Minime. 106



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 106 del 31 maggio 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. All'osteria de la sora Nocenza
2. "Anche tu col naso all'aria?". Un volantino genovese
3. Margherita Bebi: Per il sessantaduesimo compleanno di Aung San Suu Kyi
4. Augusto Cavadi: Lotta alla mafia, solitudine e solidarieta'
5. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
6. Roberta Ascarelli presenta "Diari e lettere" di Arthur Schnitzler
7. Letture: Ossip K. Flechtheim, Hans-Martin Lohmann, Karl Marx.
Introduzione al suo pensiero
8. Riedizioni: Giommaria Monti, Falcone e Borsellino
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. LE ULTIME COSE. ALL'OSTERIA DE LA SORA NOCENZA

Se io fossi meno vecchio e meno stracco, grugnendo sbotto' allora Annibale
Scarpaccia, oggi non altre che queste direi cose:
Che facendo la politica di Berlusconi si fa vincere Berlusconi.
Che una sinistra prostituita ai padroni e agli assassini non e' piu' una
sinistra, ma una congrega di sinistri figuri.
Che chi ancora da' retta ai corrotti e ai totalitari, perde i suoi zecchini
e finisce impiccato.
Che chi blatera di nonviolenza e sostiene la guerra, merita di specchiarsi
nel suo stesso volto.
*
Poi passava la mano e l'avanbraccio sul grezzo legno del tavolino
traballante e in una greve strusciata faceva piazza pulita di carte e
bicchieri (e di questi ultimi frantumi ancora), calava la testa sul braccio
e sul legno unto e odoroso di vino, e riprendeva a ronfare. A una certa
eta'...

2. DOCUMENTI. "ANCHE TU COL NASO ALL'ARIA?". UN VOLANTINO GENOVESE
[Da Norma Bertullacelli della "Rete controg8 per la globalizzazione dei
diritti" (per contatti: norma.b at libero.it) riceviamo e diffondiamo il
seguente volantino diffuso da pacifiste e pacifisti domenica 20 maggio 2007
sul lungomare di Pegli (Genova) in occasione dell'esibizione delle "Frecce
tricolori".
Norma Bertullacelli, insegnante, amica della nonviolenza, presidente del
Centro ligure di documentazione per la pace, collaboratrice di questo
foglio, e' impegnata nella "Rete controg8 per la globalizzazione dei
diritti" di Genova]

Anche tu col naso all'aria a guardare le frecce tricolori?
Anche tu quasi commossa/o nel vedere le scie bianche rosse e verdi?
Anche tu ammirata/o da tanta perizia e tecnologia?
Allora sappi che:
- gli aerei che si esibiscono sono a tutti gli effetti aerei militari,
specializzati in operazioni di attacco al suolo.
- L'Italia partecipa al fianco degli Stati Uniti alla guerra in Afghanistan,
dove vere missioni di attacco avvengono quotidianamente. La maggior parte
dei morti nelle guerre moderne e' costituita da civili.
- Forse ce ne siamo dimenticati, ma ci hanno raccontato che la guerra in
Afghanistan e' iniziata per dare la caccia a Bin Laden, cui e' stata
attribuita la responsabilita' dell'attentato alle torri gemelle. Allora: o
la caccia a Bin Laden era solo un pretesto; o i generali che conducono la
guerra sono incompetenti. O tutt'e due le cose...
- Per migliorare l'efficienza delle truppe italiane in Afghanistan sono
stati stanziati in questi giorni 30 milioni di euro. Per caso, e' la stessa
cifra dei tagli alla scuola. Sai quanti insegnanti di sostegno per i ragazzi
disabili si sarebbero potuti pagare con 30 milioni di euro?
- Mentre vengono tagliate le spese per la sanita' e per la scuola, le spese
militari sono aumentate del 13%.
*
Ti e' capitato qualche volta di acquistare piante per finanziare la ricerca
sulla leucemia, o uova di Pasqua per la ricerca sul cancro, o fette di torta
per iniziative di solidarieta'?
Allora sarai d'accordo con la nostra proposta: il governo finanzi
adeguatamente e direttamente la ricerca scientifica e la solidarieta', senza
che ci sia piu' bisogno di questue. E gli ufficiali di stato maggiore delle
tre [ora quattro] armi (magari con l'aiuto dei cappellani militari) si
mettano a vendere piante, uova di pasqua e fette di torta per finanziare le
frecce tricolori e tutti i loro costosi e pericolosi "giocattoli".

3. APPELLI. MARGHERITA BEBI: PER IL SESSANTADUESIMO COMPLEANNO DI AUNG SAN
SUU KYI
[Dal notiziario "Burma news" del 29 maggio 2007 (per contatti:
burma_news at verizon.net) riprendiamo il seguente appello.
Margherita Bebi e' rappresentante di Euro-Burma Office (per contatti: Square
Gutenberg 11/2, 1000 Bruxelles, Belgium, tel. (322) 2800691 - 2802452, fax:
(322) 2800310, e-mail: burma at euro-burma.be), struttura impegnata a sostegno
dell'impegno per la democrazia in Myanmar (Birmania); traduttrice freelance,
dal 2001 lavora per l'Euro-Burma Office di Bruxelles come collegamento con
le istituzioni europee; da anni svolge attivita` di collaborazione
giornalistica su tematiche riguardanti le minoranze etniche asiatiche e la
situazione politico-sociale in Birmania.
Aung San Suu Kyi , figlia di Aung San (il leader indipendentista birmano
assassinato a 32 anni), e' la leader nonviolenta del movimento democratico
in Myanmar (Birmania) ed ha subito - e subisce tuttora - durissime
persecuzioni da parte della dittatura militare; nel 1991 le e' stato
conferito il premio Nobel per la pace. Opere di Aung San Suu Kyi: Libera
dalla paura, Sperling & Kupfer, Milano 1996, 2005; Lettere dalla mia
Birmania, Sperling & Kupfer, Milano 2007]

Cari amici,
vorremmo celebrare insieme a voi il sessantaduesimo compleanno di Aung San
Suu Kyi (19 giugno 2007) unendoci alla campagna internazionale lanciata per
la sua liberazione.
Lo scorso venerdi', nonostante le pressioni internazionali e le
manifestazioni dei suoi sostenitori, il regime militare di Myanmar contro il
quale lei si e' sempre battuta, ha deciso di prolungare la sua detenzione di
un altro anno. Degli ultimi 17 anni, Aung San Suu Kyi ne ha trascorsi circa
11 in isolamento.
Vogliamo far sapere al governo birmano che Aung San Suu Kyi ed il popolo
birmano non sono soli e che c`e` qualcuno che pensa a loro anche in Italia.
Abbiamo bisogno del vostro aiuto per far si' che la campagna abbia l`effetto
sperato. Iniziate sin da ora a spedire lettere di protesta (aggiungete un
vostro commento o augurio) e spedite il tutto all`Ambasciata birmana con
sede a Roma: Ambasciata di Myanmar presso Lo Stato Italiano, via della
Camilluccia 551, 00135 Roma.
Se volete, potete mandare il vostro messaggio di auguri tramite e-mail,
sempre all`Ambasciata birmana in Italia: meroma at tiscalinet.it
*
Per favore inoltrate questo messaggio a chiunque possa essere interessato ad
aiutarci.
Grazie  per la vostra gentile collaborazione,
Margherita Bebi

4. INIZIATIVE. AUGUSTO CAVADI: LOTTA ALLA MAFIA, SOLITUDINE E SOLIDARIETA'
[Ringraziamo Augusto Cavadi (per contatti: acavadi at alice.it) per averci
messo a disposizione questo suo articolo apparso sulla cronaca di Palermo
del quotidiano "La Repubblica" il 23 maggio 2007 col titolo "Quegli 'angeli
custodi' accanto a pentiti e testimoni".
Augusto Cavadi, prestigioso intellettuale ed educatore, collaboratore del
Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo, e'
impegnato nel movimento antimafia e nelle esperienze di risanamento a
Palermo, collabora a varie qualificate riviste che si occupano di
problematiche educative e che partecipano dell'impegno contro la mafia.
Opere di Augusto Cavadi: Per meditare. Itinerari alla ricerca della
consapevolezza, Gribaudi, Torino 1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a
questioni inevitabili, Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo,
Augustinus, Palermo 1990; Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad.
portoghese 1999; Ciascuno nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera,
Augustinus, Palermo 1991; Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad.
portoghese 1999; Le nuove frontiere dell'impegno sociale, politico,
ecclesiale, Paoline, Milano 1992; Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa
puo' fare ciascuno di noi qui e subito, Dehoniane, Bologna 1993, nuova
edizione aggiornata e ampliata Dehoniane, Bologna 2003; Il vangelo e la
lupara. Materiali su chiese e mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A
scuola di antimafia. Materiali di studio, criteri educativi, esperienze
didattiche, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo
1994; Essere profeti oggi. La dimensione profetica dell'esperienza
cristiana, Dehoniane, Bologna 1997; trad. spagnola 1999; Jacques Maritain
fra moderno e post-moderno, Edisco, Torino 1998; Volontari a Palermo.
Indicazioni per chi fa o vuol fare l'operatore sociale, Centro siciliano di
documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1998, seconda ed.; voce
"Pedagogia" nel cd- rom di AA. VV., La Mafia. 150 anni di storia e storie,
Cliomedia Officina, Torino 1998, ed. inglese 1999; Ripartire dalle radici.
Naufragio della politica e indicazioni dall'etica, Cittadella, Assisi, 2000;
Le ideologie del Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001; Volontariato
in crisi? Diagnosi e terapia, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2003; Gente
bella, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2004; Strappare una generazione alla
mafia, DG Editore, Trapani 2005; E, per passione, la filosofia, DG Editore,
Trapani 2006. Vari suoi contributi sono apparsi sulle migliori riviste
antimafia di Palermo. Indirizzi utili: segnaliamo il sito:
http://www.neomedia.it/personal/augustocavadi (con bibliografia completa)]

Anche se nell'immaginario collettivo vengono confusi, "testimoni di
giustizia" e "collaboratori di giustizia" hanno poco in comune. I primi,
infatti, sono cittadini che spontaneamente offrono la propria testimonianza
alle forze dell'ordine e alla magistratura per individuare i colpevoli di
reati (generici e mafiosi); mentre i secondi (volgarmente denominati
"pentiti") sono membri di organizzazioni criminali che, per le ragioni piu'
varie, decidono di dissociarsi e di collaborare con gli organi inquirenti.
Nonostante le radicali differenze, testimoni e collaboratori sono accomunati
spesso da uno stesso destino: lo Stato si preoccupa di dare loro una nuova
identita', una nuova residenza e una qualche forma di assistenza economica.
Per far questo e' obbligato a strapparli dal loro ambiente e non di rado
dagli affetti familiari: con conseguenze sempre dolorose, talora persino
tragiche.
La vicenda di Rita Atria  - suicidasi alla notizia della strage di via
D'Amelio perche' a suo parere con Borsellino scompariva l'unico volto umano
che le veniva offerto da uno Stato anonimamente burocratico - resta
esemplare. Senza contare le dichiarazioni giornalistiche di altri testimoni
che, delusi dalla protezione ricevuta in cambio del loro operato civico,
sostengono che  - se avessero previsto il seguito - si sarebbero astenuti
dal mettersi a disposizione del potere giudiziario.
Due anni fa il Gruppo Abele di Torino ha pubblicato una raccolta di studi
sull'argomento presentata da Gian Carlo Caselli, e l'anno scorso Alessandra
Dino, attenta sociologa palermitana, ne ha curato un'altra con le edizioni
Donzelli.
*
Solo se si e' al corrente di questo quadro nazionale si puo' apprezzare sino
in fondo la missione di un'associazione toscana, "Ezechiele 37", che da anni
si dedica proprio ad alleviare  - nei modi piu' efficaci e discreti che le
sono consentiti - la condizione di solitudine sociale e affettiva di quanti
sono costretti, in varie regioni italiane, a vivere nella clandestinita'.
Una missione che rivela lungimiranza strategica e notevole sensibilita'
umana e che la Scuola di formazione etico-politica "Giovanni Falcone" ha
deciso di premiare con la consegna della settima targa assegnata ogni anno a
singoli o gruppi che si siano distinti nella lotta al sistema mafioso con
particolare intelligenza e lontano dalla ribalta mediatica.
Nel corso della cerimonia (che si e' svolta ieri sera nella chiesa di S.
Francesco Saverio all'Albergheria e che ha incluso dei momenti artistici con
il cantastorie Antonio Tarantino e la lettura di testimonianze dal vivo ad
opera dell'attrice Rosalia Billeci) si e' anche realizzata una conversazione
pubblica con Francesco Forgione nella sua qualita' di presidente della
Commissione parlamentare antimafia. Gli organizzatori hanno voluto infatti
cogliere l'occasione per accendere i riflettori su una problematica
scottante: sia perche' riguarda la quotidianita' di persone che hanno dato
sino ad ora un contributo decisivo al parziale smantellamento del sistema
mafioso, sia perche' condiziona, incoraggiando o scoraggiando, le opzioni di
quanti - innocenti o colpevoli -  saranno posti davanti al bivio se
schierarsi dalla parte dello Stato (della legalita', del diritto e dei
diritti) o meno.

5. PROPOSTA. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Si puo' destinare la quota del 5 per mille dell'imposta sul reddito delle
persone fisiche, relativa al periodo di imposta 2006, apponendo la firma
nell'apposito spazio della dichiarazione dei redditi destinato a "sostegno
delle organizzazioni non lucrative di utilita' sociale" e indicando il
codice fiscale del Movimento Nonviolento: 93100500235; coloro che si fanno
compilare la dichiarazione dei redditi dal commercialista, o dal Caf, o da
qualsiasi altro ente preposto - sindacato, patronato, Cud, ecc. - devono
dire esplicitamente che intendono destinare il 5 per mille al Movimento
Nonviolento, e fornirne il codice fiscale, poi il modulo va consegnato in
banca o alla posta.
Per ulteriori informazioni e per contattare direttamente il Movimento
Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212,
e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

6. LIBRI. ROBERTA ASCARELLI PRESENTA "DIARI E LETTERE" DI ARTHUR SCHNITZLER
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 22 maggio 2007.
Roberta Ascarelli, saggista e docente, e' ordinaria di Lingua e letteratura
tedesca all'Universita' di Siena, sede di Arezzo. Ha scritto saggi su autori
austriaci fin de siecle (Roth, Zweig, Perutz, Canetti), una monografia su
Schnitzler (Arthur Schnitzler, 1995); di Schnitzler ha curato la raccolta di
aforismi, Libro dei motti e delle riflessioni, nell'edizione della Bur; a
Hofmannsthal ha dedicato un volume, La decadenza delle buone maniere (2004)
e alcuni studi ("Die Situation des Mystiker ohne Mystik". Note sulla
prospettiva mistica di "Ein Brief", 1991; "Also spielen wir Theater".
Elementi di una drammaturgia antiaristotelica nei drammi lirici di
Hofmannsthal, 1992; Hugo von Hofmannsthal, "Andrea e i ricongiunti", 1992;
Hugo von Hofmannsthal, "Gabriele D'Annunzio", in Der uebersetzung von
Gabriele D'Annunzio. Mitgeteilt und kommentiert, 1995; Note sull'Elektra,
1998; A passo di danza con le statue. Hofmannsthal incontra le korai, 2003);
ha curato un'edizione italiana di Ieri e della Lettera di Lord Chandos. Ha
insegnato Giudaistica all'Universita' di Vienna e Cultura jiddisch
all'Universita' di Roma "La Sapienza", e ora all'Universita' di Siena, sede
di Arezzo, occupandosi soprattutto dell'autobiografia di area
ebraico-tedesca, da Glueckel von Hameln a Freud. In questo campo di ricerca,
ha pubblicato, tra l'altro: (a cura di), Oltre la persecuzione: donne,
ebraismo, memoria, Roma, 2004; "Juden", numero monografico di "Cultura
tedesca", 2003; (a cura di, con Giulio Schiavoni), Ebraismo occidentale e
orientale, Siena, 2002. E' stata responsabile di progetti di interesse
nazionale di area ebraico-tedesca. Dirige la rivista "Daf Werkstatt". E'
redattrice della rivista "Cultura tedesca". E' stata Visiting professor
nelle Universita' di Toronto, Rochester, Harvard.
Arthur Schnitzler (Vienna, 1862-1931), drammaturgo e narratore, una delle
figure maggiori della letteratura europea del "mondo di ieri", acuto
testimone della "finis Austriae" e della crisi della cultura europea. Dal
sito www.viaggio-in-germania.de riprendiamo la seguente breve scheda
biografica: "Arthur Schnitzler nasce a Vienna il 15 maggio 1862 nella
Praterstrasse, chiamata allora Jaegerzeile, al terzo piano dell'edificio
attiguo all'Hotel Europa, come lui stesso scrive nell'autobiografia
Giovinezza a Vienna. Il padre era professore universitario e direttore del
Policlinico e avvio' il figlio agli studi medici. Schnitzler si laurea in
medicina nel 1885 e inizio' la pratica nell'Imperialregio Ospedale di
Vienna. Contemporaneamente si dedica alla scrittura di poesie e novelle, ma
solo dopo la morte del padre (1893) decide di abbandonare definitivamente la
medicina. Le prime pubblicazioni sono i racconti Ricchezze (1891), Il figlio
(1892) e il ciclo di atti unici Anatol (1983). Il successo arriva con la
pubblicazione della novella Morire (1984) e la rappresentazione della
commedia Amoretto avvenuta al Burgtheater il 9 ottobre 1895. Gli anni fino
al 1918 sono molto produttivi e vedono la pubblicazione di novelle, opere
teatrali e un romanzo: Verso la liberta' (1908). Molti episodi segnarono la
sua vita e lo portarono sempre piu' ad una riflessione introspettiva: la
malattia fisica (l'otosclerosi), la seconda guerra mondiale, gli attacchi
della stampa antisemita in seguito alla rappresentazione di Girotondo, il
divorzio dalla moglie nel 1921 e, infine, l'esperienza piu' terribile della
sua vita, il suicidio della figlia nel 1928, che lui commenta nel suo diario
con queste agghiaccianti parole: 'Quel giorno di luglio la mia vita si e'
conclusa. Gli altri non lo sanno e talvolta non lo so neanche io'. Muore a
Vienna il 21 ottobre 1931 a causa di una emorragia celebrale. Riposa
nell'ala ebraica del cimitero centrale di Vienna". Opere di Arthur
Schnitzler: un'ampia raccolta delle Opere e' apparse presso Mondadori; una
recente traduzione di un'ampia selezione di Diari e lettere e' apparsa
presso Feltrinelli nel 2006]

E' disperante non avere memoria quando e' fragile il senso di se' e smodata
l'insofferenza per l'ordine della partita doppia. Come se i ricordi fossero
le uniche pietre miliari lungo una vita disinteressata, lo smemorato vi si
abbarbica per non rischiare di essere "in balia del viaggio". Si vendichera'
dell'accumulo impossibile cogliendo gli aspetti sbalorditivi del mondo, gli
errori della natura o degli uomini per compensare con l'acutezza dello
sguardo i bagagli di fatti e pensieri persi ad ogni cambio di cavalli, ad
ogni stazione ferroviaria. Sgradevole sempre, la goffa situazione di chi non
ricorda assume alla fine dell'Ottocento un carattere particolarmente
drammatico. Sono gli anni in cui Mach irride alla sostanza del Soggetto,
retrocedendolo a convenzione buona per gente della strada: e' insalvabile
dice, fragile preda delle sensazioni, fluttuante e inconsistente; sono gli
anni in cui Freud seziona la coscienza e, senza chiamare in causa
suggestioni spiritualistiche alla moda, annuncia che siamo marionette
inconsapevoli agite da un subconscio prepotente e misterioso.
*
Un geniale patologo dell'animo
In questa disfatta dell'Io c'e' chi si accanisce contro gli immemori, a
cominciare dai filosofi impegnati a costruire barricate cartacee contro il
naturalismo. Nei breviari nietzscheani, dalla seconda Inattuale alla
Genealogia della morale, la memoria e' un territorio privilegiato, il luogo
in cui nascono la conoscenza e la morale dell'Occidente, cullate da Er e dal
suo mito che "illumina l'intero orizzonte".
La memoria - ricordava borghesemente Bergson - e' il punto di intersezione
tra lo spirito e la materia. Se manca, si sviluppa una unione
indifferenziata tra soggetto e oggetto e si manifesta "cio' che solitamente
viene considerata una perturbazione della vita psicologica stessa, un
disordine interiore, una malattia della personalita'".
Arthur Schnitzler, autore viennese fin de siecle, maestro di equilibrata
avanguardia e di moderata critica sociale, geniale patologo dell'animo,
travagliato tra il determinismo della sua formazione e il didascalismo
moraleggiante di un animo buono, puo' ben sentirsi in difficolta'. Il tema
del ricordo lo ossessiona. E' la memoria di giorni lontani che affiora
improvvisa e devastante nelle opere scompaginando vite placate, e' una
rivelazione che spiazza le amnesie filistee dei personaggi obbligandoli a
fare i conti con la propria pochezza e le molte responsabilita'.
"Beati gli smemorati, perche' non hanno nulla da rimproverarsi", scriveva
Nietzsche, ma, a differenza dei suoi eroi smascherati, Schnitzler non vuole
sottrarsi alla sua storia, dimenticare i suoi impegni.
*
Cinquantadue anni di fedelta'
Non stupisce quindi la cura infinita per il diario, un romanzo
autobiografico in frammenti, fatto di vicende semplici e minimi racconti, di
pensieri sensati e dabbene, di ossessioni che ingarbugliano l'esistenza.
L'inizio e' grottesco e metaforico: "Trovato un diario. Proprio l'ultimo (in
cui si parla di Emilie)", scrive Arthur Schnitzler il 19 marzo del 1879
quando il vecchio taccuino, scoperto dal padre, aveva svelato gli amori del
sedicenne con una fanciulla di cui possiamo solo immaginare l'avvenenza.
Comincia cosi' un lavoro costante che lo accompagnera' lunghi anni.
Maniacale, non lascia spazio tra i giorni, non lascia giorni completamente
in bianco (se non nel lutto per un amore di gioventu') e registra fatti e
pensieri di 19.000 giornate, 7797 pagine redatte con cura, fino all'ultima
nota vergata poco prima di morire, il 19 ottobre del 1931.
In cinquantadue anni di fedelta' al tipo di carta e alla forma dei fogli -
in fondo era un uomo fedele - Schnitzler non cambiera' lo stile delle
annotazioni: concrete, sintetiche, veritiere e comunque leali col voto di
semplicita' che aveva fatto nel 1880: "Je veux seulement raconter d'une
maniere bien simple les evenements du jour". Troveremo allora storie di
famiglia, gli incontri con amici o con personaggi piu' o meno "alla moda"
(ma Schnitzler non e' certo malato di snobismo), la sua "impertinente
sessualita'", le cronache di un successo che a lui apparira' sempre
precario, libri scritti e letti e gli ondeggiamenti di un instabile umore
spesso attratto dalla malinconia.
Il pathos e' rigorosamente bandito, anche quando le novita' incalzano. Che
si tratti dell'assassinio dell'arciduca Franz Ferdinand o di banali
faccende, le annotazioni sono piane, accompagnate al massimo dal piacere del
grottesco. Godibili i pareri lapidari sui colleghi dell'avanguardia viennese
e l'insofferenza verso i protagonisti della cultura cittadina, da Kraus a
Herzel, a Freud. A volte l'introspezione si insinua nell'elenco distratto
degli appuntamenti e l'autocritica trionfa: "In sostanza trascorro la mia
vita in una continua angoscia; a volte pacata, a volte terribile - solo di
tanto in tanto interrotta da lavoro, mondanita', teatro, amore", scrive nel
1898. A tratti invece il diario si apre a commenti sulle questioni del
giorno ed emerge il moralista ostinatamente "dalla parte giusta". Sara'
contro la guerra, contro il sionismo, contro la germanica violenza per le
strade della capitale asburgica e predichera' la moderazione aspettando con
fede "la pace che verra'". Si intrecciano, cosi', testimonianze private
insieme agli echi della grande storia, ed e' questo "collegamento articolato
tra la realta' personale e quella del tempo in cui egli vive e agisce" che
secondo Giuseppe Farese, appassionato e geloso curatore dell'opera e della
memoria di Arthur Schnitzler, rende il diario tanto prezioso.
Dieci volumi, un meticoloso lavoro filologico durato venti anni (la
pubblicazione iniziata nel 1981 si e' conclusa in Austria nel 2000) per una
ricostruzione che, necessaria allo studioso, poco suggerisce a chi non sia
prepotentemente attratto dal voyeurismo delle autobiografie o non sia
obbligato dal mestiere e dall'accademia a guardare tra gli interstizi di una
vita. Invano cercheremo tra gli appunti i frammenti di narrazione che
troviamo in Kafka e neppure le riflessioni che rendono i diari di Hebbel una
delle letture piu' appassionanti della letteratura tedesca. Mancano la
tragicita', la visionarieta' o l'acutezza che fanno di tanti journals una
testimonianza inquietante e necessaria. Eppure Schnitzler amava i suoi
quaderni, nella loro quotidianita' disadorna, piu' di qualsiasi cosa avesse
mai composto: piu' della biografia Giovinezza a Vienna, storia canonica di
una vocazione artistica, e piu' degli scritti di teatro e delle splendide
novelle della maturita'. Era convinto che si trattasse di un'opera che
avrebbe appassionato i posteri: "Ho la sensazione che singole parti di
questo mio diario siano le uniche fra le mie cose in cui c'e' forza",
afferma all'inizio del Novecento. Il giudizio e' condiviso dagli amici e
Hofmannsthal, scrittore di memorie assai piu' ellittiche ed evasive,
sosteneva di invidiare "coloro che, dopo di noi, un giorno leggeranno i suoi
diari cosi' dettagliati e vivranno sprofondando in esso per intere
settimane". A Schnitzler piace l'immagine dei posteri impaniati nelle sue
carte e nelle disposizioni testamentarie, tanto che da' mandato di
pubblicare l'opera integrale, una commedia umana da rappresentare per
intero - scrive - perche' non si perda la sua complicata verita'.
E' una fiducia che stupisce. Per spiegarla Werner Welzig, il curatore della
edizione austriaca, ipotizza che i diari sarebbero l'arma segreta contro la
morte che tanto lo spaventava e contro lo scorrere di un tempo disorientato.
Come gli amici del circolo viennese dello "Jung Wien", Schnitzler non crede
nella evoluzione che aveva cullato e assimilato la generazione dei padri. La
ripetizione dell'identico, la struttura immutabile e primitiva dell'animo
umano, la mancanza di un qualche disegno provvidenziale sono convinzione
diffusa nel fin de siecle. Schnitzler vi aggiunge di suo una nostalgia
ottocentesca per la saldezza del reale. Ma e' una scelta disperante perche'
la stanca dea ragione sbarra il passo alle consolazioni spiritualiste.
Anche se la fascinazione del paranormale affiora in novelle ricche di
stranezze (vere protagoniste della raccolta Anime crepuscolari del 1907),
Schnitzler non condivide lo spiritualismo di Hofmannsthal o di Andrian,
l'idea di predestinazione di Beer-Hofmann o le suggestioni per l'occulto di
Bahr e di tanti minori, ne' cerchera' come loro rifugio nell'atemporalita',
aspettando la rivelazione, una epifania che squassi la minutaglia
insignificante delle esperienze e le colleghi all'assoluto. E trova ricetto
in dati concreti dell'esperienza che nulla hanno di sublime, ma nulla
neppure di sciatto. Sono "le umane/ trite cose", un bottino da flaneur da
giovane e corretti pensieri da adulto, con accenti di georgica urbana che
mette in bell'ordine, consapevole della loro forza.
La temporalita' regna statica e clandestina ad evitare che si frantumi
l'esigenza di Schnitzler di rimanere ancorato a qualcosa di certo. La sua
vicenda interiore subisce allora un addomesticamento cronologico
sottraendosi alla drammaticita' di eventi improvvidi. Non vi e' gerarchia
nell'ordine del suo diario, le note sono senza picchi, senza catarsi, senza
sangue, se non nelle vittime della storia o del caso, compiante con
compunzione.
I giorni vengono disposti gli uni accanto agli altri, sono segno
dell'immanenza fisica e corporea del linguaggio, dell'immanenza dell'essere
che si ritrova e si sovrappone in un immarcescibile presente tanto da
cancellare la storia di un corpo, delle sue inevitabili metamorfosi, del suo
declinare. Il 25 luglio 1891 scrive: "La sera ho sfogliato vecchi diari.
Quale inquietante forza ha il passato: trascina con se' anche il presente,
sicche' esso appare come passato". E quindici anni piu' tardi: "Rileggo i
miei vecchi diari e mi annoto brevi parole chiave per eventuali posteriori
memorie - Posteriori! Il tempo passa. Leggo adesso l'anno 1880... molte cose
come se fosse ieri".
Di questo materiale complicato e prezioso, giungono al lettore italiano 330
pagine seguite da una selezione di lettere scritte tra il 1875 e il 1931.
Una scelta saggia pensando a un pubblico di appassionati, che, privi del
demone della completezza, vogliono "sprofondare" solo brevemente nella vita
quotidiana di un uomo dabbene, nevrotico quanto basta e "scostumato" quanto
si conviene perche' non lo neutralizzi il grigiore dell'anonimato borghese.
Farese suggerisce una doppia lettura di queste note e delle lettere che le
accompagnano: illuminare una realta' privata e dare calore a una visione
critica del mondo che la morigeratezza di Schnitzler renderebbe opaca.
Attraverso la precisione testimoniale del diario ricostruisce una biografia
intima che potrebbe essere sfuggita ai frettolosi frequentatori delle opere
e ne fa il sismografo di una crisi, quella dell'Impero declinante e quella
delle vecchie certezze. Scegliera' allora i passaggi piu' densi, le frasi
piu' significative o le avventure piu' vivaci cassando l'incombente,
neutrale presenza del quotidiano in modo che di lui si componga una immagine
eroica. Sara' allora la coscienza critica dei suoi anni, il medico delle
malattie dell'anima, il combattente delle liberta' e dei diritti, geloso lui
stesso della propria come di ogni donna che avesse abbracciato anche solo
una volta.
*
Diffondersi per non perdersi
L'estrema condensazione delle pagine che di questi Diari ci arriva, mentre
regala una immagine ardimentosa dello scrittore austriaco, al tempo stesso
disperde il senso di quella resistenza allo smarrimento che solo chi e'
privo di memoria puo' comprendere, e che necessita di irretire in una trama
potanzialmente infinita ogni minimo dettaglio del giorno, perche' non sfugga
via. Tragico e audace ci apparira' l'autore di Anatol, Girotondo o Professor
Bernhardi nella opposizione al moralismo bigotto della societa' austriaca o
alle parole d'ordine dei nazionalisti, moderno nella sua analisi delle
passioni che anticipa e contrasta Freud e illuminista senza incertezze in
tempi bui.
D'altra parte, proprio in questa versione contratta, il lettore appassionato
potra' godere la vittoria sul tempo che Schnitzler aveva sperato. Il
presente della scrittura assorbira' ogni sua proiezione perche' sa gia' come
finiranno le molte storie che vi si intrecciano: chi vincera' la guerra,
cosa ne sara' della questione ebraica e del disagio di un assimilato, quanto
successo avranno le opere che Schnitzler sta scrivendo, come si
concluderanno le sue storie d'amore, il matrimonio e l'avventura della
paternita'.
Esiliato dall'attesa e dalla speranza, sara' pero' anche costretto a vedere
in questi frammenti di diario la cronaca di una disfatta. Non quella del suo
autore che ha avuto i drammi e i piaceri di dei non troppo irati, almeno
fino al tragico suicidio della figlia Lili, ma la sconfitta di un
intellettuale che pensa sia ancora possibile difendere con qualche astuto e
intellettualistico marchingegno il regno della ragione assediato
dall'irrazionalismo di imbelli spiritualisti e di barbari moderni.
*
Appendice
"Ho fama di essere un uomo intelligente, ma arrogante fra coloro che mi
conoscono poco; per alcuni sono un viveur ed e' questo che fa arrabbiare mio
padre; per chi mi conosce bene sono una persona ricca, molto dotata, ma
inconcludente. Eppure e' la fantasia ed essa soltanto che forse puo' farmi
diventare qualcuno". Ed e' la fantasia che scegliera' Arthur Schnitzler
lasciando la professione di medico per diventare scrittore, senza rinunciare
al desiderio di diagnosticare e di curare le malattie della societa'
austriaca, soprattutto nelle opere giovanili, dove mette alla berlina la
morale filistea e la falsa coscienza dei contemporanei. Curare con la
verita', insegnare la benevolenza e comprendere come l'anima sia "un vasto
territorio" sono il filo rosso della sua ampia produzione. Tra le opere
teatrali, il ciclo dell''Anatol', dongiovanni sempre sconfitto e sempre in
cerca di nuove avventure; Girotondo, una serie di incontri in cui il
sentimentalismo e la morale sembrano archiviati a favore della dittatura
dell'erotismo; il piu' impegnato Professor Bernhardi, in cui affronta i
problemi dell'antisemitismo; tra le prose, Il sottotenente Gustl, esempio
caustico di monologo interiore e le novelle della maturita': Il ritorno di
Casanova, La signorina Else, Gioco all'alba, Doppio sogno, Fuga nelle
tenebre, storie di smascheramenti e di ossessioni.

7. LETTURE. OSSIP K. FLECHTHEIM, HANS-MARTIN LOHMANN: KARL MARX.
INTRODUZIONE AL SUO PENSIERO
Ossip K. Flechtheim, Hans-Martin Lohmann, Karl Marx. Introduzione al suo
pensiero, Massari Editore, Bolsena (Viterbo) 2005, pp. 192, euro 9. In due
parti, la prima di Flechtheim (1908-1998) su Marx come teorico della lotta
di classe e della rivoluzione, la seconda di Lohmann su Marx come critico
dell'economia politica. Per richieste alla casa editrice: Massari Editore,
casella postale 144, 01023 Bolsena (Vt), e-mail: erre.emme at enjoy.it, sito:
www.enjoy.it/erre-emme

8. RIEDIZIONI. GIOMMARIA MONTI: FALCONE E BORSELLINO
Giommaria Monti, Falcone e Borsellino. La calunnia il tradimento la
tragedia, Editori Riuniti, Roma 1996, Nuova Iniziativa Editoriale, Roma
2007, pp. 272, euro 6,90 (in spplemento al quotidiano "L'Unita'"). Con la
stessa prefazione di Luciano Violante, l'aggiunta di due scritti
introduttivi di Maria Falcone e Rita Borsellino, un capitolo in piu', e
senza la postfazione di Liliana Ferraro del '96,  viene nuovamente
pubblicato questo libro ampiamente documentario e pubblicistico, a tratti
aspro e parziale, sovente insufficiente e ingeneroso, ma ancora utile e da
leggere (e forse piu' utile oggi che al tempo della prima edizione).

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 106 del 31 maggio 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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