[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Minime. 103
- Subject: Minime. 103
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 28 May 2007 00:12:58 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 103 del 28 maggio 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Opporsi 2. Ziya Us Salam intervista Asra Nomani 3. Prosegue la carovana contro la guerra, per la pace e il disarmo 4. Campi estivi per avvicinarsi alla nonviolenza 5. Lidia Campagnano: Un evento 6. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento 7. Mario Pezzella presenta "Dostoevskij e la filosofia" di Sergio Givone 8. Letture. Jean-Paul Sartre, Visita a Cuba 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. OPPORSI Opporsi alla guerra, al terrorismo, alle armi, alle uccisioni. Opporsi alla violenza che opprime e distrugge. Salvare le vite, riconoscere la dignita' e i diritti di ogni essere umano. Cosi' si costruisce la pace. 2. TESTIMONIANZE. ZIYA US SALAM INTERVISTA ASRA NOMANI [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione la seguente intervista ad Asra Nomani di Ziya Us Salam per "The Hindu" del 26 maggio 2007. Ziya us Salam e' giornalista, corrispondente del quotidiano "The Hindu", e critica cinematografica. Asra Nomani vive a Morgantown, in West Virginia; intellettuale femminista musulmana americana, apprezzata giornalista e scrittrice, e' autrice del volume Standing alone in Mecca; vari suoi testi sono disponibili nel sito: asranomani.com] Asra e' una creatura rara, quasi parte di una specie in pericolo di estinzione: e' infatti una femminista islamica che ricorre alle scritture religiose, alle tradizioni del Profeta ed al Corano per le sue rivendicazioni. Madre single, non sposata, Asra ha organizzato la prima sessione di preghiera mista e guidata da una donna: la prima nella storia islamica a partire dal VII secolo. Nonostante tutti gli ostacoli che le vengono messi davanti, Asra Nomani, nata a Mumbai e residente negli Usa, continua a seminare idee lungo il suo sentiero. Alcuni l'hanno lodata come la donna che ha riguadagnato il terreno perso a vantaggio delle forze patriarcali. Altri l'hanno accusata di eresia. Ma Asra resta una donna indipendente, una compiuta giornalista ed una scrittrice coraggiosa. * - Ziya Us Salam: Tu hai detto di aver reclamato la voce che il Profeta garanti' alle donne millequattrocento anni orsono. Puoi spiegarti meglio? - Asra Nomani: Le donne musulmane del VII secolo se la passavano meglio di molte donne musulmane del ventunesimo. Le donne pregavano nella moschea del Profeta, mentre oggi in tutta l'India alle donne viene persino impedito entrare nelle moschee. Non era richiesto alle donne di velarsi il viso. La prima moglie del Profeta Maometto, Cadigia, era la sua datrice di lavoro ed una donna d'affari di successo, mentre oggi il messaggio che piu' spesso arriva dal pulpito e' che le donne non devono lasciare le loro case. Penso che il Profeta piangerebbe, se vedesse le ingiustizie a cui le donne sono soggette attualmente. Invece di progredire siamo andati all'indietro. Penso sia critico, per l'Islam, ritornare ai propri valori progressisti. Ho letto il rapporto del Comitato Sachar sullo status delle popolazioni in India, e le condizioni dei musulmani sono andate persino al di sotto di quelle dei Dalit (la casta degli "intoccabili" - ndt). Non usciremo mai da questo ghetto sino a che non praticheremo i valori progressisti dell'Islam. * Ziya Us Salam: L'Islam proibisce il mischiarsi di donne ed uomini. Come pensi di riuscire ad ottenere il diritto, per una donna, di guidare le preghiere per donne ed uomini? - Asra Nomani: L'Islam non proibisce il libero incontrarsi di uomini e donne. Solo un'interpretazione puritana lo proibisce. I musulmani e i non musulmani devono imparare a riconoscere questa differenza, se vogliamo vedere il giorno in cui non sara' piu' consentito esclusivamente ai fondamentalisti definire cos'e' l'Islam o qualsiasi altra religione. Quando ho saputo che una donna musulmana, Umm Waraqa, guidava la preghiera nel VII secolo per donne ed uomini insieme ho pensato: E perche' non oggi? Sin dalla mia infanzia, non sono mai stata incoraggiata a credere di poter essere una leader per la mia comunita'. E questa mancanza, di cui soffrono le bambine, e' una perdita seria, la perdita della meta' delle risorse della comunita' musulmana. Ho organizzato la preghiera in cui la dottoressa Amina Wadud ha guidato donne ed uomini perche' era tempo, per le donne, di entrare non dal retro della moschea (quand'anche possano entrare) ma dalla porta principale: non solo nella forma, ma nello spirito. Non e' stato un evento che e' rimasto senza dar frutti. Congregazioni miste lo hanno ripetuto in tutti gli Usa e in Canada. Poiche' siamo donne, ci e' stato suggerito che non siamo abbastanza buone. Io ho sconfitto le mie stesse paure rispetto all'inadeguatezza, e sto nella mia congregazione come "la imama". * - Ziya Us Salam: Nel tuo libro piu' famoso, Standing Alone in Mecca, non dici molto della tua esperienza indiana. Puoi raccontarci qualcosa dei tuoi primi anni? - Asra Nomani: Sono nata a Bombay nel 1965. Poco dopo la mia nascita la famiglia si trasferi' a Hyderabad, e li' ho vissuto per i primi quattro anni della mia vita. Mio padre era lettore all'Universita' di Osmania, e per conseguire il dottorato in filosofia si sposto' negli Usa con mia madre. Il mio fratellino maggiore ed io restammo con i nonni, e ci ricongiungemmo a loro quando io avevo appunto quattro anni. Arrivammo all'aeroporto Kennedy di New York da soli, vestiti in modo sgargiante e identico perche' non andassimo persi in caso ci smarrissimo. Dal mio primo viaggio transatlantico ho vissuto la vita alienata di molti immigrati indiani: mi cambiavo gli abiti durante il viaggio, sull'aereo, se tornavo dai nonni per le vacanze estive, e detestavo i messaggi della mia famiglia estesa indiana, ovvero che il silenzio per una ragazza e' d'oro, che le ragazze non devono far questo e quello, eccetera. Ma c'era anche molto amore per me, e l'identita' musulmana che io ho costruito per me stessa deve molto ai valori dell'onesta', dell'etica, dell'amore e del lavoro che ho assorbito dai miei parenti indiani. * - Ziya Us Salam: Nel libro parli delle donne musulmane negli Usa, in India e Pakistan, fra le altre. Sono incastrate in una societa' patriarcale ovunque? O tutto dipende dal fatto che i chierici non permettono un libero dialogo sulle scritture? - Asra Nomani: L'Islam non ha il monopolio del sessismo. Purtroppo, esso e' virtualmente il marchio di tutte le societa'. I chierici musulmani non sono i soli a volere che la loro interpretazione da "club degli uomini" sia vissuta come legge religiosa. Se al primo posto delle lettere che ricevo, per numero, ci sono quelle delle donne musulmane, al secondo posto ci sono quelle delle donne cristiane, frustrate dalle restrizioni che si trovano ad affrontare. Frequentando i templi hindu mi immaginavo l'esperienza di una religione priva di segregazione di genere, ma non ho visto una sola donna sacerdotessa, in quei templi. Credimi, l'ordine che rende inferiori le donne e' la maledizione di tutte le societa' e noi dobbiamo sfidarlo. * - Ziya Us Salam: La comunita' musulmana statunitense come ha reagito alle tue azioni? - Asra Nomani: Per molti musulmani e' stato uno shock non solo il fatto che io abbia concepito un figlio al di fuori del matrimonio, ma anche che abbia osato parlarne apertamente, invece di passare il resto della mia vita in un angolo della moschea a pregare per il perdono. Sono stata chiamata con ogni termine possibile per offendere una donna. Non importa. Tutto quello che mi hanno detto non e' nulla di cui non avessi timore io stessa. Ho vissuto i nove mesi della gravidanza con il senso dell'illegittimita', ma quando il mio bellissimo figlio e' nato, e sul suo viso non vi era traccia delle lacrime che io avevo pianto, ho preso la decisione di vivere una vita libera dalla vergogna. Questa scelta mi ha permesso di ergermi con chiarezza e forza rispetto ai valori profondi che io credo sia necessario risuscitare nella nostra comunita' musulmana: compassione, amore, tolleranza, giustizia sociale e diritti delle donne. E sono entusiasta di poter dire che ho fatto la differenza, a livello personale e persino globale. La piu' grande organizzazione musulmana negli Usa ha rilasciato un rapporto, nel 2005, in cui testimonia tutti i modi che le moschee stanno adottando per riformarsi e diventare "amiche delle donne". Una moschea, a S. Francisco, ha abbattuto il muro dietro il quale dovevano sedere le donne. Un'altra a Chicago ha nominato per la prima volta una donna nel consiglio d'amministrazione. A Seattle, una nonna dell'Asia del sud ha sussurrato il richiamo alla preghiera nell'orecchio del suo nipotino appena nato, una tradizione che tipicamente si riserva agli uomini. La prima voce che un maschietto della nuova generazione ha udito, rispetto all'Islam, e' quella di una donna, per la prima volta nella storia della sua famiglia. Questo e' cio' che il cambiamento comporta. 3. INIZIATIVE. PROSEGUE LA CAROVANA CONTRO LA GUERRA, PER LA PACE E IL DISARMO Continua il suo percorso la "Carovana contro la guerra, per la pace e il disarmo" che seguendo tre contemporanei itinerari lungo tre direttrici (dal nord-ovest, dal nord-est, dal sud) sta attraversando l'Italia per congiungersi il 2 giugno a Roma. * Come e' scritto nell'appello di convocazione, "lo scopo della carovana e' quello di sensibilizzare la popolazione e di mettere insieme i soggetti che intendono ampliare le lotte territoriali di questi anni su punti determinanti di un impegno pacifista coerente: 1. rimozione dal territorio italiano di tutti gli ordigni nucleari e delle armi di distruzione di massa; dissociazione e disobbedienza da ogni compromissione con l'apparato dello sterminio atomico; 2. Opposizione ad ogni forma di coinvolgimento dell'Italia nella guerra globale e ritiro delle truppe da tutti i fronti bellici; 3. Per la chiusura, lo smantellamento, la bonifica e la riconversione a scopo esclusivamente civile delle basi militari Usa e Nato; 4. Obiezione alle spese militari finalizzata ad un modello di difesa alternativo e alla costituzione di Corpi civili di pace; 5. Per affermare i valori di pace dell'art. 11 della Costituzione italiana che ripudia la guerra. Per organizzare la resistenza sociale alle scelte politiche di riarmo e di interventismo militare del governo ed affermare il principio della sovranita' popolare". * Sempre nell'appello che promuove l'iniziativa si legge che "la carovana giungera' a Roma entro il 2 giugno, giornata in cui, al posto delle parate militariste, occorre fare memoria della Costituzione e del suo ripudio della guerra (art. 11). Il 2 giugno deve essere restituito alla societa' civile, per valorizzare l'intervento civile per la costruzione della pace: nei luoghi teatro di conflitto vogliamo ambasciate di pace riconosciute dalla popolazione, non 'democrazia' e 'sviluppo' a suon di bombe contro la popolazione. La carovana, raccordando reti e realta' politico-culturali differenti, rilancia questi temi unitari attraverso una iniziativa diffusa di informazione e di mobilitazione, dalle comunita' e dai territori dove le basi militari e di guerra sono presenti. Essa diffonde strumenti, iniziative e pratiche di lotta che esprimano l'opinione e la volonta' dei cittadini i quali nella stragrande maggioranza credono nei valori della pace. Essa deve servire a rilanciare la mobilitazione contro la guerra e la militarizzazione in tutti i settori sociali, sui posti di lavoro, nelle scuole, nei quartieri e nei luoghi di culto. La carovana assume la petizione popolare contro l'accordo Italia-Usa che prevede un nuovo 'scudo antimissilistico' sui nostri territori, come strumento della propria attivita' durante le sue tappe, stimolando le realta' locali a costituire comitati promotori per la raccolta delle firme". * Per ulteriori informazioni e contatti con i promotori dell'iniziativa: - Coordinamento "Fermiamo chi scherza col fuoco atomico", cell. 3495211837, e-mail: locosm at tin.it - Rete "Disarmiamoli", cell. 3381028120, e-mail: info at disarmiamoli.org - "Semprecontrolaguerra", cell. 3280339384, e-mail: semprecontrolaguerra at tiscali.it 4. INCONTRI. CAMPI ESTIVI PER AVVICINARSI ALLA NONVIOLENZA [Riproponiamo la seguente segnalazione ricevuta da Piercarlo Racca (per contatti: piercarlo.racca at fastwebnet.it) di una qualificata iniziativa di formazione. Piercarlo Racca e' uno dei militanti "storici" dei movimenti nonviolenti in Italia ed ha preso parte a pressoche' tutte le esperienze piu' vive e piu' nitide di impegno di pace; e' per unanime riconoscimento una delle voci piu' autorevoli della nonviolenza in cammino] Anche quest'anno il Movimento Internazionale della Riconciliazione e il Movimento Nonviolento del Piemonte e Valle d'Aosta propongono una serie di campi estivi per chi vuole avvicinarsi alla nonviolenza. I campi della durata di una settimana sono un'occasione di condivisione e di formazione. I campi sono autogestiti nelle loro esigenze primarie di pulizia e cucina. L'alimentazione e' vegetariana. Verso meta' settimana e' prevista una gita per visitare i luoghi che ci ospitano. I campi previsti quest'anno sono 14 di cui uno per ragazzi di eta' compresa fra 15 e 19 anni. Il costo di partecipazione e' di 85 euro a cui vanno aggiunte 35 euro di iscrizione e copertura assicurativa. E' disponibile un libretto "campi estivi 2007" contenente tutte le informazioni organizzative e le tematiche che verranno proposte in ogni campo. Il libretto dei campi estivi 2007 si puo' scaricare dal sito www.cssr-pas.org alla voce mir oppure si puo' richiedere via posta a Mir-Mn, via Garibaldi 13, 10122 Torino (tel. 011532824, e-mail: mir-mn at cssr-pas.org 5. INIZIATIVE. LIDIA CAMPAGNANO: UN EVENTO [Dal sito www.50e50.it riprendiamo il seguente intervento. Lidia Campagnano e' una prestigiosa intellettuale femminista; in una breve presentazione autobiografica di qualche anno fa cosi' si descriveva: "ho 55 anni, ho studiato filosofia all'Universita' degli Studi di Milano. Dalla paura della storia, instillatami da piccola con i racconti della potenza e dell'orrore nazista che avevano preceduto la mia nascita, sono passata alla passione politica e a quella per la parola, scritta e parlata, come possibili attivita' di cura (forse anche di consolazione) inventate dall'umanita'. Dopo il Sessantotto e la scoperta del femminismo sono diventata giornalista presso la redazione del "Manifesto", dove ho lavorato per diciassette anni (i "quaderni del Golfo", durante "quella" guerra [del 1991], li ho ideati e curati io, pensando alle persone piu' giovani o a quelle piu' disarmate e sconcertate). Ho partecipato alla fondazione di due riviste di donne: "Orsaminore", a Roma, e "Lapis", a Milano. Adesso collaboro dove capita: al "Manifesto" alla "Rinascita della sinistra", all'"Unita'" qualche volta. In passato ho condotto varie trasmissioni radiofoniche (presso la Rai) dedicate alle donne, e due trasmissioni televisive (una settimana di commenti a una notizia del Tg Tre, una trasmissione culturale del mattino presso la Rete 2). Ogni anno, in varie citta' (Milano presso la Libera universita' delle donne, Roma prossimamente, presso la Casa internazionale delle donne, Torino in occasione del Forum "Native, immigrate, cittadine del mondo", Firenze mentre bombardavano Belgrado, Lucca, Catania, in un campeggio di giovani a Policastro, Valencia, presso l'Universita', e chissa' dove ancora) cerco e trovo modo di condurre seminari, dialoghi e riflessioni collettive, soprattutto tra donne, a volte anche con la partecipazione di uomini, sui temi simili a quelli che trattiamo in quest'occasione. Ricordo anche la partecipazione a "punto G, genere e globalizzazione", a Genova, con la conduzione insieme a Barbara Romagnoli e Lea Melandri del gruppo "l'ordine sentimentale della globalizzazione". Da allora collaboro qualche volta con la rivista "Marea" diretta da Monica Lanfranco. Ho scritto vari saggi e relazioni, pubblicate in vari luoghi, mi limito a segnalare due libri interamente miei: Gli anni del disordine, pubblicato dalla Tartaruga edizioni di Milano nel 1996, una meditazione per frammenti su cio' che la fine del mondo bipolare stava producendo, soprattutto in Jugoslavia ma anche altrove, e Un dopoguerra ancora, edito nel 2000 dalle edizioni Erga di Genova, in prosa poetica. Il terzo e' in cantiere, sulle ferite inflitte nel tessuto spaziale e in quello temporale, e nel senso biografico di una donna, dalle guerre di questi nostri tempi"] Sabato 19 maggio con l'appuntamento previsto per annunciare che la proposta di legge dell'Udi per la democrazia paritaria e' stata depositata presso la Corte di Cassazione ed e' pubblicata sulla "Gazzetta Ufficiale", e' accaduto qualcosa: un evento. E gli eventi chiedono, dopo lo stupore, la riflessione. Nella storia piu' recente dell'Udi per la prima volta un'assemblea autoconvocata si e' trasformata in uno spazio pubblico davvero spalancato a tutte le donne dotate di passione politica che volessero accedervi. Per la prima volta queste donne hanno avvertito la liberta' di parlare di politica a tutto campo, dalla guerra alla sessualita', per intenderci, prendendo posizione, esponendosi, proponendo un confronto di opinioni, punti di partenza, storie assolutamente differenziate, tanto individuali quanto collettive. E per la prima volta si e' vissuto un autentico rimescolamento delle carte: si poteva essere femministe oppure no, di sinistra oppure no, esperte di politica oppure no, dotate di qualche notorieta' oppure no, diverse per acculturazione, per condizione economica, per eta'... e capaci di essere rappresentative, raccontando di "Usciamo dal silenzio", o del partito dell'Italia dei valori, o della sinistra che lavora a unirsi, o dei paesini della provincia di Modena dove una donna va a suscitare entusiasmo per la proposta di "50 e 50" e sono paesini dove "non arriva mai niente, neanche la nebbia". Si poteva essere questo ed altro, dialogando nella serena certezza di aver fatto strada, di volerne fare ancora e di non avere nulla da perdere nel metterla a disposizione di tutte, quella strada. Anche la storia, la memoria dell'Udi evocata da Pina Nuzzo nell'introduzione, memoria cosi' straordinariamente politica per spessore e per incisivita', ha potuto essere messa a disposizione di tutte e di tutti, come patrimonio da elaborare, non come monumento. Il che di solito non accade, e fa problema. O meglio, e' il problema (quello piu' nobile: ce ne sono di meno nobili) che l'intero quadro politico in subbuglio affronta per ricostruirsi, il problema delle identita' arroccate in un'autodifesa che garantisce solo il calduccio delle appartenenze, non la vitalita' efficace, fertile, nel presente e per il futuro. Ed e' cosi' che un'assemblea di donne raccolta da un'associazione di donne diventa gia', in assenza di democrazia paritaria ma nell'intento di realizzarla, un buon esempio per la politica in generale. Tanto che avrebbero potuto venire anche gli uomini ad ascoltare, e avrebbero capito. L'evento consiste nel fatto che una proposta politica, "50 e 50", si ritrova ad essere il precipitato di una corrente e di un tempo che in assenza di progetto non riuscivano a esprimersi. Dare forma, a una corrente nel tempo (corrente di vite, di desideri e necessita', di pensiero e di preoccupazioni materialissime) e' arte politica. E non si realizza a tavolino, nemmeno spendendo tutta l'intelligenza di una o di molte. E' successo che un'associazione, l'Udi, fiutando l'aria per alcuni anni con sensibilita', quasi di colpo si e' fatta lievito in un impasto. Dire che l'ha deciso ai miei occhi e' troppo: cosi' e' accaduto, e per qualsiasi organizzazione, di donne o di uomini, questa e' un'avventura, di quelle che trasformano e sollecitano trasformazione attorno. Essere lievito non e' come mettere ordine in una casa e dirla propria, e' quasi il contrario: e' contare su una uscita nel mondo di persone e di ragioni alla ricerca di un altro spazio, dove circolino insieme liberta' e responsabilita'. Ma vale la pena di fermarsi qui, perche' sara' la campagna a raccontare che cosa vuol dire essere lievito, le parole per dirlo verranno poi, nate da un'esperienza che potrebbe andare ben oltre cio' che ora immaginiamo. Un esperienza produttrice di eventi inediti, a catena, se la fiducia nelle sorprese prodotte dal coraggio politico sara' forte. E anche in questo, nel coraggio: le donne prima di tutti, e avanti a tutti? Puo' succedere. 6. PROPOSTA. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO Si puo' destinare la quota del 5 per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, relativa al periodo di imposta 2006, apponendo la firma nell'apposito spazio della dichiarazione dei redditi destinato a "sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilita' sociale" e indicando il codice fiscale del Movimento Nonviolento: 93100500235; coloro che si fanno compilare la dichiarazione dei redditi dal commercialista, o dal Caf, o da qualsiasi altro ente preposto - sindacato, patronato, Cud, ecc. - devono dire esplicitamente che intendono destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento, e fornirne il codice fiscale, poi il modulo va consegnato in banca o alla posta. Per ulteriori informazioni e per contattare direttamente il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org 7. LIBRI. MARIO PEZZELLA PRESENTA "DOSTOEVSKIJ E LA FILOSOFIA" DI SERGIO GIVONE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 5 aprile 2007. Mario Pezzella, docente universitario di estetica, studi filosofici a Pisa e a Parigi, ha curato l'edizione italiana di testi di Bachofen e su Jung, organizzato seminari e convegni di studio, ha collaborato con Remo Bodei nella progettazione della collana "Il lessico dell'estetica" presso l'editore "ll Mulino" ed e' redattore della rivista "Iride" e direttore responsabile della rivista "Controtempo". Su Sergio Givone dal sito www.emsf.rai.it riprendiamo la seguente scheda: "Sergio Givone, nato a Buronzo (Vercelli) l'11 giugno 1944, si e' laureato in filosofia a Torino con Luigi Pareyson. Ha insegnato a Perugia, Torino e Firenze, dove attualmente e' ordinario di estetica. E' stato condirettore, insieme a C. Sini, M. Cacciari e V. Vitiello della rivista "Paradosso". L'interesse di Sergio Givone per l'estetica nasce da un modo di concepire la filosofia come un discorso che trova i suoi contenuti fuori di se': nell'arte appunto, nel mito, nella rivelazione religiosa. La filosofia non e' se non interpretazione di questi contenuti, volta a rilevarne il valore universalmente comunicabile, al di la' del gusto e della fede. Questo non significa che egli si riconosca nell'area di pensiero indicata come ermeneutica. Piuttosto che autoriflessione sul carattere interpretativo del discorso filosofico, quella di Givone vuol essere interpretazione in atto di quei testi in cui arte e religione chiamano in causa la filosofia. Per questa via egli e' tornato a interrogarsi sulla portata del Romanticismo, riconoscendo in quel movimento l'origine storica di una problematizzazione del valore di verita' dell'esperienza estetica, che ancora oggi appare densa di implicazioni e tutt'altro che esaurita. Givone, infine, trova un punto di convergenza di arte e religione nella nozione di 'pensiero tragico'. Con questo termine egli non intende ripristinare una visione eroica o patetica dell'esistenza, che non puo' piu' essere nostra, ma sottolineare l'attualita' di un pensiero che non arretra di fronte al carattere irriducibilmente enigmatico dell'essere e dell'esistere". Opere di Sergio Givone: La storia della filosofia secondo Kant, Mursia, Milano 1972; Hybris e melancholia. Studi sulle poetiche del Novecento, Mursia, Milano 1974; William Blake. Arte e religione, Mursia, Milano 1978; Ermeneutica e romanticismo, Mursia, Milano 1982; Dostoevskij e la filosofia, Laterza, Roma-Bari 1984, 2006; Storia dell'estetica, Laterza, Roma-Bari 1988; Disincanto del mondo e pensiero tragico, Il Saggiatore, Milano 1988; La questione romantica, Laterza, Roma-Bari 1992; Storia del nulla, Laterza, Roma-Bari, l996; (con Maurizio Ferraris e Federico Vercellone), Estetica, Tea, Milano 1996; Favola delle cose ultime, Einaudi, Torino 1998; Eros/ethos, Einaudi, Torino 2000; Nel nome di un dio barbaro, Einaudi, Torino 2002; Prima lezione di estetica, Laterza, Roma-Bari 2003; Il bibliotecario di Leibniz. Filosofia e romanzo, Einaudi, Torino 2005] E' concepibile una decisione morale se Dio non esiste? E' l'interrogativo di molti personaggi di Dostoevskij, e in particolare di Ivan Karamazov, come ricorda Sergio Givone nel suo libro, Dostoevskij e la filosofia (Laterza). L'inesistenza di Dio e' provata, secondo Ivan, dalla sofferenza gratuita e inutile delle creature e in particolare di quelle piu' innocenti, i bambini. Simile alla concezione nietzschiana del nichilismo, quella di Dostoevskij giunge pero' a un esito diverso, componendosi di tre elementi decisivi. Intanto, lo splendore dell'istante, che caratterizza la sua estetica, e che e' espresso in primo luogo da Kirillov, nei Demoni: se Dio non esiste, ogni istante e' affidato irreversibilmente alla sua unicita' e caducita', confrontato immediatamente con la sua prossima morte. Di fronte al destino che lo sovrasta e lo cancella, ogni istante - anche il piu' doloroso - assume allora il fascino dell'irrevocabile, una giustificazione che rende superfluo ogni rinvio a un senso della vita, al di la' della vita stessa. Il secondo carattere e' la decisione senza fondamento, variante etica del nichilismo espressa soprattutto da Raskolnikov, in Delitto e castigo. Se non c'e' piu' senso della vita oltre la vita stessa, allora siamo noi a creare qui e ora il senso del presente, con la nostra azione. Nulla puo' orientarci verso un contenuto piuttosto che un altro: conta piuttosto l'efficacia e l'energia della risoluzione, la volonta' di potenza che essa e' capace di esprimere. Come la decisione di cui parleranno Schmitt e Juenger, "immediatamente, la decisione vuole se stessa. Il suo contenuto le e' indifferente" - scrive Givone. Quanto al piano teoretico-politico, un ulteriore aspetto del nichilismo sta nel totalitarismo. La sua descrizione piu' compiuta si trova nella leggenda del Santo Inquisitore, raccontata nei Fratelli Karamazov. Se non c'e' piu' alcun Dio, e dunque alcuna redenzione dal dolore presente, questo mondo diviene infinitamente mutabile e manipolabile: l'uomo senza Dio puo' concentrarsi nella creazione di uno Stato o di una Chiesa, compiutamente immanenti, da cui sia esclusa la causa maggiore di ogni infelicita': il tragico peso della liberta', la possibilita' di compiere il male piuttosto che il bene. Infine, c'e' una versione debole e derivata del nichilismo, quella esposta da Versilov nell'Adolescente, che Givone definisce "un cimiteriale rapporto con la tradizione", dove si da' per scontato il fallimento delle altre forme di nichilismo, mostrato da Dostoevskij a conclusione della parabola dei suoi personaggi: lo splendore dell'istante e' un fantasma che coincide con l'imminenza del suicidio e della malattia; la decisione infondata si rivela in realta' sorretta da una inconsapevole coazione a ripetere; lo stato totalitario si afferma come regno del Terrore. Di fronte a cio', Versiliov si rifugia nella contemplazione malinconica e disincantata del passato, sperando che la riconosciuta insensatezza del mondo porti almeno allo stemperarsi dei conflitti e ad una accettazione pacifica della mediocrita' umana. Il senso della vita non c'e', puo' essere solo decostruito quando pretende di presentarsi come tale: ma la soluzione "debole" di Versilov e' solo una pausa di stanchezza, che prelude al ripresentarsi ciclico delle altre forme di nichilismo e della sua ratio fondamentale: la manipolabilita' illimitata e arbitraria del vivente. Secondo Givone, il fallimento del nichilismo e' mostrato da Dostoevskij non meno del suo dispiegamento, e dipende dalla cancellazione di ogni senso dell'alterita' e del possibile. L'istante eternizzato di Kirillov, la decisione infondata di Raskolnikov, lo Stato totalitario di Sigalev, suppongono un abbandono radicale alla situazione e all'essere nella sua attualita' inalterabile. Che si puo' manipolare e mutare indefinitamente, nella sua sempre uguale opacita'. Protesta estrema e radicale di questa alterita' e' la fede di Dostoevskij in un Dio che assuma radicalmente su di se' il carico dell'oscurita' e del male; fino a lasciar supporre un fondo oscuro e antinomico nella sua stessa essenza, una compresenza del male e della liberta' nella sua stessa natura. Il piu' enigmatico dei personaggi di Dostoevskij, il principe Myskin dell'Idiota, viene paragonato in alcune note preparatorie e in qualche lettera di Dostoevskij a Cristo stesso; ma anche a don Chisciotte. Sembra animato da una forza che pur volendo costantemente il bene, produce immancabilmente il male. Nonostante la sua assoluta bonta', o forse proprio percio', il principe Myskin non puo' evitare la catastrofe che colpisce tutte le altre figure del romanzo. La sua non-violenza, la sua incapacita' ad assumere la piu' lieve colpa, la sua radicale forma di non resistenza al male, si traducono paradossalmente nell'accettazione dell'accadere in tutta la sua negativita'. Anch'egli e' affascinato dallo "splendore dell'istante", che pero' gli viene concesso unicamente dalla malattia di cui soffre. Privo di colpe, egli e' pero' anche incapace di un'azione responsabile, che potrebbe interrompere la catena fatale degli eventi. 8. LETTURE. JEAN-PAUL SARTRE: VISITA A CUBA Jean-Paul Sartre, Visita a Cuba. Reportage sulla rivoluzione cubana e sull'incontro con Che Guevara, Massari Editore, Bolsena (Viterbo) 2005, pp. 256, euro 11. Il vasto reportage che Sartre scrisse sulla sua visita a Cuba nel 1960 e che apparve a puntate su "France Soir" in quello stesso anno, un testo prima di questa edizione mai pubblicato in volume in Europa. Insieme ad esso un saggio su "Ideologia e rivoluzione", un colloquio con vari intellettuali cubani, e una breve intervista di alcuni anni successiva. Con un'introduzione di Gabriella Paolucci. Un libro che merita di essere letto per molti diversi motivi. Per richieste alla casa editrice: Massari Editore, casella postale 144, 01023 Bolsena (Vt), e-mail: erre.emme at enjoy.it, sito: www.enjoy.it/erre-emme 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 103 del 28 maggio 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
- Prev by Date: La domenica della nonviolenza. 113
- Next by Date: Minime. 104
- Previous by thread: La domenica della nonviolenza. 113
- Next by thread: Minime. 104
- Indice: