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Minime. 65
- Subject: Minime. 65
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 20 Apr 2007 00:56:46 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 65 del 20 aprile 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Piero Calamandrei: Epigrafi per donne, uomini e citta' della Resistenza 2. Anna Bravo: Resistenza civile (parte prima) 3. Una lettera-appello di Francesca Brezzi e Irene Giacobbe per la democrazia paritaria (2006) 4. Elena Loewenthal presenta "Due lettere sulla banalita' del male" di Hannah Arendt e Gershom Scholem 5. Riletture: Marcello Flores, L'eta' del sospetto 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento 7. Per saperne di piu' 1. MEMORIA. PIERO CALAMANDREI: EPIGRAFI PER DONNE, UOMINI E CITTA' DELLA RESISTENZA [I testi che qui ancora una volta riproponiamo sono estratti dal libro di discorsi, scritti ed epigrafi di Piero Calamandrei, Uomini e citta' della Resistenza, edito nel 1955 e successivamente ristampato da Laterza, Bari 1977 (l'edizione da cui citiamo), poi riproposto da Linea d'ombra, Milano 1994, e nuovamente da Laterza nel 2006. Piero Calamandrei, nato a Firenze nel 1889 ed ivi deceduto nel 1956, avvocato, giurista, docente universitario, antifascista limpido ed intransigente, dopo la Liberazione fu costituente e parlamentare, fondatore ed animatore della rivista "Il Ponte", impegnato nelle grandi lotte civili. Dal sito dell'Anpi di Roma (www.romacivica.net/anpiroma) riprendiamo la seguente notizia biografica su Piero Calamandrei: "Nato a Firenze nel 1889. Si laureo' in legge a Pisa nel 1912; nel 1915 fu nominato per concorso professore di procedura civile all'Universita' di Messina; nel 1918 fu chiamato all'Universita' di Modena, nel 1920 a quella di Siena e nel 1924 alla nuova Facolta' giuridica di Firenze, dove ha tenuto fino alla morte la cattedra di diritto processuale civile. Partecipo' alla Grande Guerra come ufficiale volontario combattente nel 218mo reggimento di fanteria; ne usci' col grado di capitano e fu successivamente promosso tenente colonnello. Subito dopo l'avvento del fascismo fece parte del consiglio direttivo dell'"Unione Nazionale" fondata da Giovanni Amendola. Durante il ventennio fascista fu uno dei pochi professori che non ebbe ne' chiese la tessera continuando sempre a far parte di movimenti clandestini. Collaboro' al "Non mollare", nel 1941 aderi' a "Giustizia e Liberta'" e nel 1942 fu tra i fondatori del Partito d'Azione. Assieme a Francesco Carnelutti e a Enrico Redenti fu uno dei principali ispiratori dei Codice di procedura civile del 1940, dove trovarono formulazione legislativa gli insegnamenti fondamentali della scuola di Chiovenda. Si dimise da professore universitario per non sottoscrivere una lettera di sottomissione al duce che gli veniva richiesta dal Rettore del tempo. Nominato Rettore dell'Universita' di Firenze il 26 luglio 1943, dopo l'8 settembre fu colpito da mandato di cattura, cosicche' esercito' effettivamente il suo mandato dal settembre 1944, cioe' dalla liberazione di Firenze, all'ottobre 1947. Presidente del Consiglio nazionale forense dal 1946 alla morte, fece parte della Consulta Nazionale e della Costituente in rappresentanza del Partito d'Azione. Partecipo' attivamente ai lavori parlamentari come componente della Giunta delle elezioni della commissione d'inchiesta e della Commissione per la Costituzione. I suoi interventi nei dibattiti dell'assemblea ebbero larga risonanza: specialmente i suoi discorsi sul piano generale della Costituzione, sugli accordi lateranensi, sulla indissolubilita' del matrimonio, sul potere giudiziario. Nel 1948 fu deputato per "Unita' socialista". Nel 1953 prese parte alla fondazione del movimento di "Unita' popolare" assieme a Ferruccio Parri, Tristano Codignola e altri. Accademico nazionale dei Lincei, direttore dell'Istituto di diritto processuale comparato dell'Universita' di Firenze, direttore con Carnelutti della "Rivista di diritto processuale", con Finzi, Lessona e Paoli della rivista "Il Foro toscano" e con Alessandro Levi del "Commentario sistematico della Costituzione italiana", nell'aprile del 1945 fondo' la rivista politico-letteraria "Il Ponte". Mori' a Firenze nel 1956". Tra le opere di Piero Calamandrei segnaliamo particolarmente Uomini e citta' della Resistenza, edito nel 1955 e successivamente ristampato da Laterza, Roma-Bari 1977, poi riproposto da Linea d'ombra, Milano 1994, e nuovamente ripubblicato da Laterza recentemente] VIVI E PRESENTI CON NOI FINCHE' IN LORO CI RITROVEREMO UNITI MORTI PER SEMPRE PER NOSTRA VILTA' QUANDO FOSSE VERO CHE SONO MORTI INVANO (In limine al libro Uomini e citta' della Resistenza) * DA QUESTA CASA OVE NEL 1925 IL PRIMO FOGLIO CLANDESTINO ANTIFASCISTA DETTE ALLA RESISTENZA LA PAROLA D'ORDINE NON MOLLARE FEDELI A QUESTA CONSEGNA COL PENSIERO E COLL'AZIONE CARLO E NELLO ROSSELLI SOFFRENDO CONFINI CARCERI ESILII IN ITALIA IN FRANCIA IN SPAGNA MOSSERO CONSAPEVOLI PER DIVERSE VIE INCONTRO ALL'AGGUATO FASCISTA CHE LI RICONGIUNSE NEL SACRIFICIO IL 9 GIUGNO 1937 A BAGNOLES DE L'ORNE MA INVANO SI ILLUSERO GLI OPRESSORI DI AVER FATTO LA NOTTE SU QUELLE DUE FRONTI QUANDO SPUNTO' L'ALBA SI VIDERO IN ARMI SU OGNI VETTA D'ITALIA MILLE E MILLE COL LORO STESSO VOLTO VOLONTARI DELLE BRIGATE ROSSELLI CHE SULLA FIAMMA RECAVANO IMPRESSO GRIDO LANCIATO DA UN POPOLO ALL'AVVENIRE GIUSTIZIA E LIBERTA' (Epigrafe sulla casa dei fratelli Rosselli, in Firenze, via Giusti n. 38) * GIUSTIZIA E LIBERTA' PER QUESTO MORIRONO PER QUESTO VIVONO (Epigrafe sulla tomba dei fratelli Rosselli, nel cimitero di Trespiano - Firenze) * NON PIU' VILLA TRISTE SE IN QUESTE MURA SPIRITI INNOCENTI E FRATERNI ARMATI SOL DI COSCIENZA IN FACCIA A SPIE TORTURATORI CARNEFICI VOLLERO PER RISCATTARE VERGOGNA PER RESTITUIR DIGNITA' PER NON RIVELARE IL COMPAGNO LANGUIRE SOFFRIRE MORIRE NON TRADIRE (Epigrafe sulla villa di via Bolognese, a Firenze - dove fu la sede della banda Carita' - nella quale Enrico Bocci fu torturato: e che fu chiamata in quei mesi "Villa triste") * GIANFRANCO MATTEI DOCENTE UNIVERSITARIO DI CHIMICA NELL'ORA DELL'AZIONE CLANDESTINA FECE DELLA SUA SCIENZA ARMA PER LA LIBERTA' COMUNIONE COL SUO POPOLO SILENZIOSA SCELTA DEL MARTIRIO SU QUESTA CASA OVE NACQUE RIMANGANO INCISE LE ULTIME PAROLE SCRITTE NEL CARCERE QUANDO SOTTRASSE AL CARNEFICE E INVITTA CONSEGNO' ALL'AVVENIRE LA CERTEZZA DELLA SUA FEDE "SIATE FORTI - COME IO LO FUI" Milano 11 dicembre 1916 - Roma febbraio 1944 (Epigrafe sulla casa di Milano, ove nacque l'11 dicembre 1916 Gianfranco Mattei) * LA MADRE QUANDO LA SERA TORNAVANO DAI CAMPI SETTE FIGLI ED OTTO COL PADRE IL SUO SORRISO ATTENDEVA SULL'USCIO PER ANNUNCIARE CHE IL DESCO ERA PRONTO MA QUANDO IN UN UNICO SPARO CADDERO IN SETTE DINANZI A QUEL MURO LA MADRE DISSE NON VI RIMPROVERO O FIGLI D'AVERMI DATO TANTO DOLORE L’AVETE FATTO PER UN'IDEA PERCHE' MAI PIU' NEL MONDO ALTRE MADRI DEBBAN SOFFRIRE LA STESSA MIA PENA MA CHE CI FACCIO QUI SULLA SOGLIA SE PIU' LA SERA NON TORNERETE IL PADRE E' FORTE E RINCUORA I NIPOTI DOPO UN RACCOLTO NE VIENE UN ALTRO MA IO SONO SOLTANTO UNA MAMMA O FIGLI CARI VENGO CON VOI (Epigrafe dettata per il busto, collocato nella sala del consiglio del Comune di Campegine, di Genoveffa Cocconi, madre dei sette fratelli Cervi, morta di dolore poco dopo la loro fucilazione) * A POCHI METRI DALL'ULTIMA CIMA AVVOLTA NEL NEMBO QUALCUNO PIU' SAGGIO DISSE SCENDIAMO MA LIVIO COMANDA QUANDO UN'IMPRESA SI E' COMINCIATA NON VALE SAGGEZZA A TUTTI I COSTI BISOGNA SALIRE DALLA MONTAGNA NERA DOPO DIECI ANNI DAL PRIMO CONVEGNO S'AFFACCIANO LE OMBRE IN VEDETTA L'HANNO RICONOSCIUTO SVENTOLANO I VERDI FAZZOLETTI RICANTAN LE VECCHIE CANZONI E' LIVIO CHE SALE E' IL LORO CAPO CHE PER NON RINUNCIARE ALLA VETTA TRA I MORTI GIOVANI GIOVANE ANCH'EGLI E' VOLUTO RESTARE ASCIUGHIAMO IL PIANTO GUARDIAMO SU IN ALTO IN CERCA DI TE COME TI VIDERO I TEDESCHI FUGGENTI FERMO SULLA RUPE LE SPALLE QUADRATE MONTANARE LA MASCHIA FRONTE OSTINATA L'OCCHIO ACCESO DI DOLCE FIEREZZA FACCI UN CENNO LIVIO SE VACILLEREMO A TUTTI I COSTI BISOGNA SALIRE ANCHE SE QUESTO E' MORIRE (Epigrafe per la morte di Livio Bianco avvenuta nel luglio del 1953, per una sciagura di montagna) * DALL'XI AGOSTO MCMXLIV NON DONATA MA RICONQUISTATA A PREZZO DI ROVINE DI TORTURE DI SANGUE LA LIBERTA' SOLA MINISTRA DI GIUSTIZIA SOCIALE PER INSURREZIONE DI POPOLO PER VITTORIA DEGLI ESERCITI ALLEATI IN QUESTO PALAZZO DEI PADRI PIU' ALTO SULLE MACERIE DEI PONTI HA RIPRESO STANZA NEI SECOLI (Epigrafe apposta dopo la liberazione sulla parete di Palazzo Vecchio che guarda Via dei Gondi, a Firenze) * SULLE FOSSE DEL VOSTRO MARTIRIO NEGLI STESSI CAMPI DI BATTAGLIA O SUPPLIZIATI DI BELFIORE O VOLONTARI DI CURTATONE E MONTANARA DOPO UN SECOLO MANTOVA VI AFFIDA QUESTI SUOI CADUTI DELLA GUERRA PARTIGIANA COME VOI SONO ANDATI INCONTRO ALLA MORTE A FRONTE ALTA CON PASSO SICURO SENZA VOLTARSI INDIETRO ACCOGLIETELI OMBRE FRATERNE SONO DELLA VOSTRA FAMIGLIA MUTANO I VOLTI DEI CARNEFICI RADETZKY O KESSELRING VARIANO I NOMI DELLE LIBERAZIONI RISORGIMENTO O RESISTENZA MA L'ANELITO DEI POPOLI E' UNO NELLA STORIA DOVE I SECOLI SONO ATTIMI LE GENERAZIONI SI TRASMETTONO QUESTA FIAMMA RIBELLE PATIBOLI E TORTURE NON LA SPENGONO DOPO CENT'ANNI QUANDO L'ORA SPUNTA I CIMITERI CHIAMANO LIBERTA' DA OGNI TOMBA BALZA UNA GIOVANE SCHIERA L'AVANZATA RIPRENDE FINO A CHE OGNI SCHIAVITU' SARA' BANDITA DAL MONDO PACIFICATO (Epigrafe murata nella sala del Palazzo Provinciale di Mantova nel primo decennale della Resistenza, giugno 1954) * RITORNO DI KESSELRING NON E' PIU' VERO NON E' PIU' VERO O FUCILATI DELLA RESISTENZA O INNOCENTI ARSI VIVI DI SANT'ANNA E DI MARZABOTTO NON E' PIU' VERO CHE NEL ROGO DEI CASALI DIETRO LE PORTE INCHIODATE MADRI E CREATURE TORCENDOSI TRA LE FIAMME URLAVANO DISPERATAMENTE PIETA' AI CAMERATI GUASTATORI CHE SI GLORIARONO DI QUELLE GRIDA SIA RESA ALFINE GIUSTIZIA RIPRENDANO TORCE ED ELMETTI SI SCHIERINO IN PARATA ALTRI ROGHI DOVRANNO ESSERE ACCESI PER LA FELICITA' DEL MONDO NON PIU' FIORI PER LE VOSTRE TOMBE SONO STATI TUTTI REQUISITI PER FARE LA FIORITA SULLE VIE DEL LORO RITORNO LI COMANDERA' ANCORA COLL'ONORE MILITARE CUCITO IN ORO SUL PETTO IL CAMERATA KESSELRING IL VOSTRO ASSASSINO * IL MONUMENTO A KESSELRING LO AVRAI CAMERATA KESSELRING IL MONUMENTO CHE PRETENDI DA NOI ITALIANI MA CON CHE PIETRA SI COSTRUIRA' A DECIDERLO TOCCA A NOI NON COI SASSI AFFUMICATI DEI BORGHI INERMI STRAZIATI DAL TUO STERMINIO NON COLLA TERRA DEI CIMITERI DOVE I NOSTRI COMPAGNI GIOVINETTI RIPOSANO IN SERENITA' NON COLLA NEVE INVIOLATA DELLE MONTAGNE CHE PER DUE INVERNI TI SFIDARONO NON COLLA PRIMAVERA DI QUESTE VALLI CHE TI VIDE FUGGIRE MA SOLTANTO COL SILENZIO DEI TORTURATI PIU' DURO D'OGNI MACIGNO SOLTANTO CON LA ROCCIA DI QUESTO PATTO GIURATO FRA UOMINI LIBERI CHE VOLONTARI SI ADUNARONO PER DIGNITA' NON PER ODIO DECISI A RISCATTARE LA VERGOGNA E IL TERRORE DEL MONDO SU QUESTE STRADE SE VORRAI TORNARE AI NOSTRI POSTI CI RITROVERAI MORTI E VIVI COLLO STESSO IMPEGNO CHE SI CHIAMA ORA E SEMPRE RESISTENZA (Lapide murata nel Palazzo Comunale di Cuneo il 21 dicembre 1952) * ALL'OMBRA DI QUESTE MONTAGNE IL 12 SETTEMBRE 1943 POCHI RIBELLI QUI CONVENUTI ARMATI DI FEDE E NON DI GALLONI FURONO LA PRIMA PATTUGLIA DELLA RESISTENZA PIEMONTESE CHE DOPO DUE INVERNI CON DUCCIO E LIVIO AL COMANDO PER OGNI CADUTO CENTO SOPRAGGIUNTI DIVENTO' L'ESERCITO DI GIUSTIZIA E LIBERTA' DILAGANTE VITTORIOSO IN PIANURA NEL PRIMO DECENNALE I VIVI SALUTANO I MORTI DORMITE IN PACE COMPAGNI L’IMPEGNO DI MARCIARE INSIEME VERSO L'AVVENIRE NON E' CADUTO (Epigrafe murata sulla Chiesa di Madonna del Colletto, inaugurata il 27 settembre 1953 con un discorso di Ferruccio Parri) * CONTRO OGNI RITORNO INERMI BORGATE DELL'ALPE ASILO DI RIFUGIATI PRESE D'ASSALTO COI LANCIAFIAMME ARSI VIVI NEL ROGO DEI CASALI I BAMBINI AVVINGHIATI ALLE MADRI FOSSE NOTTURNE SCAVATE DAGLI ASSASSINI IN FUGA PER NASCONDERVI STRAGI DI TRUCIDATI INNOCENTI QUESTO VI RIUSCI' S. TERENZIO BERGIOLA ZERI VINCA FORNO MOMMIO TRAVERDE S. ANNA S. LEONARDO SCRIVETE QUESTI NOMI SON LE VOSTRE VITTORIE MA ESPUGNARE QUESTE TRINCEE DI MARMO DI DOVE IL POPOLO APUANO CAVATORI E PASTORI E LE LORO DONNE STAFFETTE TUTTI ARMATI DI FAME E DI LIBERTA' VI SFIDAVA BEFFARDO DA OGNI CIMA QUESTO NON VI RIUSCI' ORA SUL MARE SON TORNATI AL CARICO I VELIERI E NELLE CAVE I BOATI DELLE MINE CHIAMAN LAVORO E NON GUERRA MA QUESTA PACE NON E' OBLIO STANNO IN VEDETTA QUESTE MONTAGNE DECORATE DI MEDAGLIE D'ORO AL VALORE PARTIGIANO TAGLIENTI COME LAME IMMACOLATO BALUARDO SEMPRE ALL'ERTA CONTRO OGNI RITORNO (Epigrafe scolpita sul marmo della stele commemorativa delle Fosse del Frigido, inaugurata il 21 ottobre 1954) * FANTASMI NON RAMMARICATEVI DAI VOSTRI CIMITERI DI MONTAGNA SE GIU' AL PIANO NELL'AULA OVE FU GIURATA LA COSTITUZIONE MURATA COL VOSTRO SANGUE SONO TORNATI DA REMOTE CALIGINI I FANTASMI DELLA VERGOGNA TROPPO PRESTO LI AVEVAMO DIMENTICATI E' BENE CHE SIANO ESPOSTI IN VISTA SU QUESTO PALCO PERCHE' TUTTO IL POPOLO RICONOSCA I LORO VOLTI E SI RICORDI CHE TUTTO QUESTO FU VERO CHIEDERANNO LA PAROLA AVREMO TANTO DA IMPARARE MANGANELLI PUGNALI PATIBOLI VENT'ANNI DI RAPINE DUE ANNI DI CARNEFICINE I BRIGANTI SUGLI SCANNI I GIUSTI ALLA TORTURA TRIESTE VENDUTA AL TEDESCO L'ITALIA RIDOTTA UN ROGO QUESTO SI CHIAMA GOVERNARE PER FAR GRANDE LA PATRIA APPRENDEREMO DA FONTE DIRETTA LA STORIA VISTA DALLA PARTE DEI CARNEFICI PARLERANNO I DIPLOMATICI DELL'ASSE I FIERI MINISTRI DI SALO' APRIRANNO I LORO ARCHIVI SEGRETI DI OGNI IMPICCATO SAPREMO LA SEPOLTURA DI OGNI INCENDIO SI RITROVERA' IL PROTOCOLLO CIVITELLA SANT'ANNA BOVES MARZABOTTO TUTTE IN REGOLA SAPREMO FINALMENTE QUANTO COSTO' L'ASSASSINIO DI CARLO E NELLO ROSSELLI MA FORSE A QUESTO PUNTO PREFERIRANNO RINUNCIARE ALLA PAROLA PECCATO QUESTI GRANDI UOMINI DI STATO AVREBBERO TANTO DA RACCONTARE (Epigrafe pubblicata sul "Ponte" dopo le elezioni politiche del 7 giugno 1953) 2. MEMORIA. ANNA BRAVO: RESISTENZA CIVILE (PARTE PRIMA) [Nuovamente riproponiamo il seguente saggio di Anna Bravo (che nuovamente ringraziamo per avercelo messo a disposizione) originariamente pubblicato come voce "Resistenza civile", in Enzo Collotti, Renato Sandri, Frediano Sessi (a cura di), Dizionario della Resistenza, 2 voll., Einaudi, Torino 2000-2001. Anna Bravo, storica e docente universitaria, vive e lavora a Torino, dove ha insegnato Storia sociale. Si occupa di storia delle donne, di deportazione e genocidio, resistenza armata e resistenza civile, cultura dei gruppi non omogenei, storia orale; su questi temi ha anche partecipato a convegni nazionali e internazionali. Ha fatto parte del comitato scientifico che ha diretto la raccolta delle storie di vita promossa dall'Aned (Associazione nazionale ex-deportati) del Piemonte; fa parte della Societa' italiana delle storiche, e dei comitati scientifici dell'Istituto storico della Resistenza in Piemonte, della Fondazione Alexander Langer e di altre istituzioni culturali. Opere di Anna Bravo: (con Daniele Jalla), La vita offesa, Angeli, Milano 1986; Donne e uomini nelle guerre mondiali, Laterza, Roma-Bari 1991; (con Daniele Jalla), Una misura onesta. Gli scritti di memoria della deportazione dall'Italia, Angeli, Milano 1994; (con Anna Maria Bruzzone), In guerra senza armi. Storie di donne 1940-1945, Laterza, Roma-Bari 1995, 2000; (con Lucetta Scaraffia), Donne del novecento, Liberal Libri, 1999; (con Anna Foa e Lucetta Scaraffia), I fili della memoria. Uomini e donne nella storia, Laterza, Roma-Bari 2000; (con Margherita Pelaja, Alessandra Pescarolo, Lucetta Scaraffia), Storia sociale delle donne nell'Italia contemporanea, Laterza, Roma-Bari 2001; Il fotoromanzo, Il Mulino, Bologna 2003] I. Forme di lotta Con la significativa eccezione delle enclaves di alto prestigio e potere, non esistono nella resistenza compiti o settori dove non compaiano donne. E' cosi' nello scontro armato, nel lavoro di informazione, approvvigionamento e collegamento, nella stampa e propaganda, nel trasporto di armi e munizioni, nell'organizzazione sanitaria e ospedaliera, nel Soccorso rosso, la struttura delegata a sostenere i militanti in difficolta' e le loro famiglie. Dello schieramento resistenziale fanno parte anche le militanti dei Gruppi di difesa della donna e per l'assistenza ai combattenti della liberta', l'organizzazione femminile di massa fondata nell'autunno '43 da alcune esponenti dei partiti del Cln. Nell'opera dei Gruppi, e in una certa misura anche delle partigiane, rientrano molte pratiche tipiche della resistenza civile, un termine oggi usato per indicare l'area dei comportamenti conflittuali delle popolazioni che in tutta l'Europa sotto dominio nazista accompagnano, a volte precedono, la resistenza armata, e che si valgono non delle armi ma di strumenti immateriali come il coraggio morale, l'inventiva, la duttilita', le tecniche di aggiramento della violenza, la capacita' di manovrare le situazioni, di cambiare le carte in tavola ai danni del nemico. Ma le donne attive in questo campo sono molte di piu' di quelle integrate nella resistenza e riconosciute come tali. Il punto di inizio della resistenza civile italiana sono i giorni successivi all'8 settembre, quando i tedeschi si sono ormai impadroniti dei 4/5 del paese e decine di migliaia di soldati si sbandano sul territorio cercando di sfuggire alla caccia degli occupanti. Ne nascono storie splendide, uscite dall'anonimato solo di recente. Come quella di M. S., una non piu' giovane donna torinese di classe operaia, che non esita a accogliere e rivestire in borghese i primi militari che bussano alla sua porta, ma che subito si rende conto del carattere di massa dell'emergenza. Fa allora incetta di indumenti borghesi in tutto il quartiere, da conoscenti e vicini fino alle suore di un istituto di carita', e trasforma la propria casa in un efficientissimo centro di raccolta dove sull'onda del passaparola gli sbandati si presentano sempre piu' numerosi. M. S. li sfama, li fa riposare in un dormitorio improvvisato nelle cantine, li riveste da capo a piedi, preccupandosi persino di tingere in nero le scarpe militari, punto debole di ogni travestimento. Poi li accompagna uno per uno alla stazione, dove cerca di eludere i controlli polizieschi baciandoli e abbracciandoli come fossero parenti in visita (Bravo-Bruzzone 1995). Sebbene sia raro incontrare altrettanto spirito imprenditorale e altrettanta cura per la verosiglianza, in quei giorni un numero imprecisato ma vastissimo di donne - anche se non solo di donne - si impegna in una mobilitazione che imprime il suo segno nel paesaggio. Come scrive Luigi Meneghello, uno dei maggiori protagonisti/interpreti della resistenza, si vedevano "file praticamente continue di gente (...) tutti abbastanza giovani, dai venti ai trentacinque, molti in divisa fuori ordinanza, molti in borghese, con capi spaiati, bluse da donna, sandali, scarpe da calcio. Abbondavano i vestiti da prete (...) Pareva che tutta la gioventu' italiana di sesso maschile si fosse messa in strada, una specie di grande pellegrinaggio di giovanotti, quasi in maschera, come quelli che vanno alla visita di leva" (Meneghello 1986). E' una gigantesca operazione di salvataggio, forse la piu' grande della nostra storia (Galli Della Loggia 1991), che viene condotta in assenza di direttive politiche e in gran parte ad opera di donne cosiddette comuni; un fenomeno che non si ripetera' piu' con queste caratteristiche e dimensioni. Ma nei venti mesi successivi, la resistenza civile italiana prende altre forme. Tra queste, sabotaggi e scioperi per ostacolare lo sfruttamento delle risorse nazionali perseguito dai nazisti; tentativi di impedire la distruzione di cose e beni essenziali per il dopo; lotte in difesa delle condizioni di vita; isolamento morale del nemico, una pratica decisiva per minarne la tenuta psicologica; rifiuto da parte di magistrati e altri dipendenti pubblici di prestare giuramento alla repubblica di Salo'. Spicca anche, ed e' probabilmente l'aspetto piu' diffuso, la protezione verso chi e' in pericolo: basta ricordare la lunga ospitalita' offerta ai prigionieri alleati evasi dai campi di concentramento italiani dopo l'armistizio (Absalom 1991); l'aiuto agli ebrei, banco di prova della resistenza civile in tutta Europa; e, certo non da ultimo, l'appoggio alle formazioni partigiane attraverso infinite piccole e grandi iniziative - sarebbe dunque assurdo considerare la resistenza civile come separata e contrapposte a quella armata, anche perche' almeno in alcuni casi non di rifiuto delle armi si tratta, ma dell'impossibilita' di procurarsele. E' vero invece che il termine abbracccia un ventaglio di comportamenti eterogenei, apparentati essenzialmente dal fatto di essere compiuti senza armi e ad opera di soggetti a loro volta cosi' diversi che a accomunarli e' quasi solo la condizione di cittadini di uno stesso paese: sono uomini di varia eta', ceto, cultura, posizione professionale, politicizzati e non; a volte bambine e bambini; religiosi/e; ma soprattutto donne, proletarie e aristocratiche, contadine e borghesi, spinte all'esterno dalla necessita' di provvedere a se stesse e alla famiglia e spesso piu' capaci di esporsi, anche perche' contano, a volte illudendosi, sul minore sospetto che tradizionalmente desterebbe la figura femminile. Riflettono questa molteplicita' le motivazioni: contano la fede e le indicazioni politiche, ma spesso contano di piu' la stanchezza della guerra, la pietas cristiana, l'odio per tedeschi e fascisti, la solidarieta', a volte l'orgoglio patriottico, di gruppo, di mestiere, ideali anarchici e antimilitaristi, spirito di insubordinazione e di avventura. L'8 settembre per le donne c'e' una sfumatura particolare: gli sbandati sono giovani uomini in pericolo che si rivolgono loro come a figure forti e salvifiche, vale a dire materne. E proprio a causa di questa vulnerabilita', le donne li considerano spesso figli virtuali, e per proteggerli danno vita a un maternage di massa che rappresenta una delle espressioni specificamente femminili della resistenza civile italiana. Al suo interno spicca l'azione individuale. C'e' chi opera in modo estemporaneo, come la parrucchiera che durante una retata nasconde un partigiano fra le clienti. Chi in modo continuativo, come la diciottenne impiegata di uno stabilimento ausiliario che va regolarmente al comando tedesco a chiedere i lasciapassare per gli operai, e regolarmente inserisce nell'elenco partigiani e qualche ebreo; se la sua collaborazione con il Cln resta informale, in altri casi il medesimo incarico puo' portare all'inserimento negli organici, a dimostrazione di quanto sia difficile in quell'orizzonte concitato e frammentato applicare criteri omogenei. Frutto ora di una tessitura minuziosa, ora di precipitazioni impreviste, le lotte collettive sono per lo piu' non violente, ma non sempre: lo testimoniano gli assalti ai magazzini viveri e a treni carichi di derrate o combustibili e alcune aggressioni contro esponenti e favoreggiatori di Salo' - in quest'ultimo caso pero' e' difficile distinguere tra i fatti, le dicerie, le versioni amplificate. Variano di molto le modalita' organizzative. La mobilitazione puo' riecheggiare le parole d'ordine dei partiti antifascisti o dei Gruppi di difesa, puo' esserne il risultato diretto, puo' valersi dei loro canali; altre volte - e' il caso di M. S. - nasce da forme di concertazione informale lontane dal circuito politico e fondate su un tessuto sociale di paese, di quartiere, di parrocchia, su reti parentali, di colleganza, di amicizia. Variano anche i risultati: si salvano persone e si vanificano i piani nazisti, come quando le donne di Carrara resistono agli ordini di sfollamento totale emanati nel luglio '44 per garantire alle truppe tedesche una via di ritirata attraverso territori sgombri (Commissione pari opportunita' Massa-Carrara 1994); si strappano miglioramenti delle condizioni di vita e si delegittimano le istituzioni di Salo'. Ma l'azione e' in ogni caso frutto di una decisione personale non meno difficile della scelta partigiana. Cosi' come solo una minoranza prende le armi, solo una minoranza si impegna infatti nella lotta senza armi, e sarebbe ingiusto usarla per accreditare il mito di un'unanime mobilitazione antifascista e antinazista - vale invece la pena sottolineare che da noi la solidarieta' verso gli ebrei scatta nel momento in cui e' chiaro che e' la loro vita a essere in pericolo, ma anche che la Germania ha ormai perso la guerra. Su questo sfondo, il significato della resistenza civile trova ancora piu' risalto. Si tratta nel suo insieme di un enorme lavoro di tutela e trasformazione dell'esistente, vite, rapporti, cose, che si contrappone sul piano sia materiale sia simbolico alla terra bruciata perseguita dagli occupanti; di un rifiuto di sottomettersi le cui conseguenze possono andare dalla denuncia alla deportazione e alla pena di morte per chi fornisca documenti falsi ai ricercati, dia aiuto a partigiani o, recita un decreto di Salo' del 9 ottobre 1943, dia rifugio a prigionieri e militari alleati o ne faciliti la fuga. Alcune donne di Carrara vengono arrestate; alcune/i soccorritori dei prigionieri di guerra sono uccisi. La piemontese quindicenne Natalina Bianco, "colpevole" di aver portato viveri ai fratelli partigiani, finira' a Ravensbruck; cosi' la studentessa padovana Milena Zambon, attiva in una rete che fa passare in Svizzera i prigionieri alleati (Gios 1987). Del resto, nell'ordine senza diritto imposto dall'occupazione, basta un rifiuto occasionale di obbedienza a innescare ritorsioni gravi. L'impegno nella resistenza civile puo' dunque contare e costare quanto quello nella resistenza armata. Ma dei suoi protagonisti e del loro destino sappiamo ancora poco, e quel poco a volte emerge per caso, come avviene nel '98 con la storia dell'agente di custodia di san Vittore Andrea Schivo, deportato e ucciso a Flossemburg per aver "agevolato i detenuti politici ebrei coi loro bambini (...) soccorrendoli con delle uova, marmellata, frutta, di tutto quanto poteva essere possibile e utile" (Laudi 1998). * (parte prima - segue) 3. HERI DICEBAMUS. UNA LETTERA-APPELLO DI FRANCESCA BREZZI E IRENE GIACOBBE PER LA DEMOCRAZIA PARITARIA (2006) [Dal sito della Casa internazionale delle donne (www.casainternazionaledelledonne.org) riprendiamo il seguente testo dei primi mesi del 2006. Come e' noto, e' attualmente in corso la campagna di sensibilizzazione e di promozione della proposta di legge "50 e 50 ovunque si decide" per una presenza paritaria di donne ed uomini nelle istituzioni democratiche (per informazioni, documentazione e contatti si visiti il sito www.50e50.it). Francesca Brezzi e' docente di filosofia morale e teoretica all'Universita' di Roma III. Tra le opere di Francesca Brezzi: Filosofia e interpretazione, Bologna 1969; Fenelon, filosofo della religione, Perugia 1979; Inquieta limina, tra filosofia e religione, Roma 1992; A partire dal gioco. Per i sentieri di un pensiero ludico, Genova 1992; Dizionario dei concetti filosofici, Roma 1995; La passione di pensare. Angela da Foligno, Maddalena de' Pazzi, Jeanne Guyon, Roma 1998; Ricoeur. Interpretare la fede, Padova 1999; Francesca Brezzi, Introduzione a Ricoeur, Laterza, Roma-Bari 2006. Irene Giacobbe, intellettuale femminista, fa parte dell'Associazione Assolei Sportello Donna] "Noi sottoscritte, desolate e preoccupate dalle ultime vicende relative alla sottovalutazione ed emarginazione della presenza delle donne dalla politica attiva, consapevoli che la nuova legge elettorale discrimina e danneggia ancora di piu' tale partecipazione, se non arginata da una decisa volonta' politica di non esclusione, dichiariamo che daremo il nostro voto solo ed unicamente alle liste dell'Unione che pongano le donne nella testa di lista alternando candidata e candidato, in maniera paritaria. Ci adopereremo per diffondere capillarmente questa proposta". * Eccolo il breve testo dell'appello che Francesca Brezzi, delegata alle Pari Opportunita' all'Universita' di Roma Tre, e Irene Giacobbe, dell'Isfol, Associazione Assolei Sportello Donna, invieranno ai partiti dell'Unione perche', prima del 5 marzo [2006], data di presentazione delle liste elettorali per le prossime elezioni politiche, assumano finalmente una decisione coerente: la decisione di porre fine "senza se e senza ma" ad un politica discriminatoria che potrebbe, senza timore, essere definita di vero e proprio "apartheid". L'idea - nata tra le docenti e le partecipanti al Master sulle pari opportunita' che l'Universita' Roma Tre propone annualmente - nasce da una considerazione lapalissiana (ovviamente nel campo del centrosinistra, perche' la destra ha gia dimostrato quel che pensa - vedi trattamento di Prestigiacomo): se, per ogni collegio, per ogni comprensorio, passeranno 2 o 3 o 4 o 5 candidati della lista tale o della talaltra, con questo sistema dovrebbero essere presenti per la sinistra, nella peggiore delle ipotesi, un quarto di deputate donne: diciamo tra 70 (ipotesi peggiore) e 150 (o piu'). Per le adesioni e per la diffusione: aggiungete il vostro nome alla lista Inviatelo ad altre/altri destinatari. Inserite in copia l'indirizzo brezzi at uniroma3.it e quello i.giacobbe at isfol.it * Prime sottoscrizioni: Francesca Brezzi, docente Universita' Roma Tre; Irene Giacobbe, Isfol Roma, Associazione Assolei Sportello donna; Federica Giardini, docente Universita' Roma Tre; Marina Praturlon, Universita' Roma Tre; Camilla Briganti, Universita' Roma Tre; Isabella Peretti, Associazione Generi e Generazioni; Laura Moschini, Isfol, Universita' Roma Tre; Franca Rotondi, docente scuola media; Maria Rotondi, pensionata; Carla Borromeo, Acea Roma; Margherita Arrigoni, Cora Roma, esperta in orientamento, formatrice; Laura Mazzolari, Associazione Orientamento Lavoro Onlus Milano; Marina Cavallini, Associazione Orientamento Lavoro Onlus Milano; Valentina Menegatti, ricercatrice giuslavorista, Isfol Roma, Mariella Melchiorri, Project Manager, Icie; M. Grazia Rossilli, Universita' di Parma, Societa' delle storiche; M. Gabriella Guidetti, presidenza Affi; Dalila Novelli, presidente Assolei Sportello Donna; M. Rosaria Cagnazzo, personale Tab Universita' Roma Tre; Angela Scarparo, rivista online www.ilpostodeilibri.it; Annalisa Bruni, Mestre (Venezia); Paola Schiattarella, mediatrice linguistico-culturale Roma; Maria Verdoliva, impiegata Roma; Marisa Giuliani, giornalista Bruxelles; Patrizia Ciccarelli, amministrazione Icie soc. coop.; Giovanna Providenti, Universita' Roma Tre; Vicky Franzinetti, Universita' di Torino; Anna Misciatelli Riccardini, pensionata Universita' Roma Tre; Agnese Placidi, imprenditrice; Luciana Abate, operatrice socio-culturale, sociologa; Loreta Pandolfi, Consulta femminile XI municipio, Roma; Caterina Giardinelli, agenzia di stampa "Delta" (www.deltanews.it); Roberta Corbo, agenzia di stampa "Delta"; Annalisa Turchini, ricercatrice Isfol - politiche sociali; Giovanna Linfante, ricercatrice Isfol - politiche del lavoro; Eva Panitteri, giornalista free-lance; Paola Piva, Studio Come, Roma; Luigia Giovannini, Associazione Assolei sportello donna; Annalisa Bruni, bibliotecaria alla Marciana, scrittrice; Sabina Gainotti, ricercatore a contratto, Universita' cattolica, Roma; Alessandra Lo Scalzo, Assr, Roma; Maria Colagrossi, divisione rapporti con il Pubblico Universita' Roma Tre; Alessia Panzeca, consulente marketing e comunicazione; Giovanna de Giacomi, epidemiologa, Agenzia servizi sanitari regionale, Roma; Silvia Colitti, Master Profea - Cnesps - Iss; Laura Ferrari Ruffino, Cora Onlus; Stefania Santini, Universita' Roma Tre; Ines Valanzuolo, insegnante in pensione, pubblicista; Edda Billi, presidente Affi (Associazione federativa femminista internazionale); Barbara Mapelli, docente Universita' Milano Bicocca; Sabina Gainotti, ricercatore a contratto Universita' cattolica; Claudia Farina, personale Tab, Universita' Roma Tre; Ilaria Moroni, master sulle apri opportunita' Universita' Roma Tre; Monica Pepe, Universita' Roma Tre; Antonia Sani, docente, Wilpf (Lega Internazionale delle donne per la pace e la liberta'); Maria Sandias, insegnante in pensione; Stefania Santini, personale Tab Universita' Roma Tre; Maria Rosa La Porta, Universita' Roma Tre; Arianna Molinari, Universita' Roma Tre; Wilma Plevano, docente, Pescara; Stefania Bartoloni, docente Universita' Roma Tre; Paola Bassi; Margherita Brunetti, Ministero del lavoro e delle politiche sociali; Tiziana Alti, dipendente pubblica .amministrazione - organi costituzionali; Carla Di Veroli, capogruppo lista civica Veltroni, XI Municipio, Roma; Martina Silvestri, studentessa di giurisprudenza, Universita' di Ferrara; Serena Torboli; Michela Martini, Roma; Guendalina di Sabatino, Universita' di Teramo. Sostengono l'iniziativa: Angelo Andreozzi, webmaster; Francesco Marchetti, Libri Alice; Saverio De Luca, studente Cocopro; Alessio Panitteri, consulente Informatico; Fulvio Ciucciarelli, Filtea-Cgil; Mimmo Porcelli, tecnico laboratorio Ucsc; Manfredo Guerriera, economista e docente. 4. LIBRI. ELENA LOEWENTHAL PRESENTA "DUE LETTERE SULLA BANALITA' DEL MALE" DI HANNAH ARENDT E GERSHOM SCHOLEM [Dal supplemento librario settimanale "Tuttolibri" del quotidiano "La stampa" del 14 aprile 2007 riprendiamo il seguente articolo (disponibile anche nel sito: www.lastampa.it). Elena Loewenthal, limpida saggista e fine narratrice, acuta studiosa; nata a Torino nel 1960, lavora da anni sui testi della tradizione ebraica e traduce letteratura d'Israele, attivita' che le sono valse nel 1999 un premio speciale da parte del Ministero dei beni culturali; collabora a "La stampa" e a "Tuttolibri"; sovente i suoi scritti ti commuovono per il nitore e il rigore, ma anche la tenerezza e l'amista' di cui sono impastati, e fragranti e nutrienti ti vengono incontro. Nel 1997 e' stata insignita altresi' del premio Andersen per un suo libro per ragazzi. Tra le opere di Elena Loewenthal: segnaliamo particolarmente Gli ebrei questi sconosciuti, Baldini & Castoldi, Milano 1996, 2002; L'Ebraismo spiegato ai miei figli, Bompiani, Milano 2002; Lettera agli amici non ebrei, Bompiani, Milano 2003; Eva e le altre. Letture bibliche al femminile, Bompiani, Milano 2005; con Giulio Busi ha curato Mistica ebraica. Testi della tradizione segreta del giudaismo dal III al XVIII secolo, Einaudi, Torino 1995, 1999; per Adelphi sta curando l'edizione italiana dei sette volumi de Le leggende degli ebrei, di Louis Ginzberg. Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l ’anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell’edizione originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen (1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2. 1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita' e giudizio, Einaudi, Torino 2004, e la recente Antologia, Feltrinelli, Milano 2006. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001; Julia Kristeva, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 2005. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000. Gershom Scholem (Berlino 1897 - Gerusalemme 1982) e' stato un illustre studioso della mistica ebraica e docente universitario. Opere di Gershom Scholem: Le grandi correnti della mistica ebraica (1941), Einaudi, Torino 1993; La Qabbalah e il suo simbolismo (1960), Einaudi, Torino 1980; Walter Benjamin e il suo angelo (1972), Adelphi, Milano 1978; Walter Benjamin. Storia di un'amicizia (1975), Adelphi, Milano 1992; Da Berlino a Gerusalemme, Einaudi, Torino 2004 (nuova edizione); Tre discorsi sull'ebraismo, La Giuntina, Firenze 2005. Interviste a Gershom Scholem: Scholem/Shalom. Due conversazioni con Gershom Scholem su Israele, gli ebrei e la Qabbalah, Quodlibet, Macerata 2001. Carteggi e opere su Gershom Scholem: Walter Benjamin, Gershom Scholem, Teologia e utopia. Carteggio 1933-1940, Einaudi, Torino 1987; Jacob Taubes, Il prezzo del messianismo. Lettere di Jacob Taubes a Gershom Scolem e altri scritti, Quodlibet, Macerata 2000; vedi anche la discussione epistolare con Hannah Arendt in Hannah Arendt, Ebraismo e modernita', Unicopli, Milano 1986, Feltrinelli, Milano 1993. Nella rete telematica sono disponibili ampi brani della notevole tesi di laurea di Flavia Piperno su Gershom Scholem e il rapporto tra sionismo e Kabbala', Roma 2002 (www.morasha.it/tesi/pprn/index.html)] Nell'estate del 1963, all'indomani del processo Eichmann e de La banalita' del male, con tutti gli strascichi polemici che questo libro desto' fra un continente e l'altro, Hannah Arendt e Gershom Scholem si scambiarono due lettere. Questo viaggio epistolare attraverso Mediterraneo e Oceano Atlantico, da Gerusalemme a New York e viceversa, esempla mirabilmente la distanza, non solo geografica, fra un luogo e l'altro. Fra modi di pensare ed esperienze diverse. Fra scelte di vita - opposte si', ma forse solo all'apparenza. Pubblicato in un minuscolo volume da Nottetempo (pp. 39, euro 3, sulla base di una traduzione anonima comparsa in "Fine secolo" il 28 settembre 1985), questo carteggio e' una formidabile sintesi dei dilemmi e delle questioni inevitabilmente aperte che l'ebraismo contemporaneo (e non solo quello), si trova ad affrontare. Queste due lettere erano uscite gia' nel 1978 in un volume francese che raccoglieva criticamente alcuni saggi di Gershom Scholem su Fidelite' et utopie. Essais sur le judaisme contemporain (Calmann Levy). In effetti e' lo studioso di mistica, "salito" in terra d'Israele dalla Germania in tempo per non essere inghiottito dallo sterminio, a contestare ad Hannah Arendt una visione spietata della storia ebraica, cosi' come emerge dalla sua cronaca del processo Eichmann. Fra l'altro, e' interessante notare come di fronte all'ideatore della soluzione finale, incarnato in un uomo dall'aria meschina e innocua, Arendt si pronunci a favore di un'inevitabile esecuzione capitale mentre Scholem invochi una sorta di grazia intesa come un atto di pieta' conforme alla natura etica dell'ebraismo. Ma la cosa strabiliante, in queste poche pagine, non e' tanto la distanza nei punti di vista fra questi due grandi pensatori - anzi costruttori dell'ebraismo contemporaneo. Il fatto e' che proprio le loro divergenze ci narrano il tessuto piu' profondo, complesso ma non incoerente, dell'ebraismo. Entrambi lo esprimono. Anzi, esprimono proprio i diversi e compositi "collanti" che hanno tenuto insieme, per secoli e millenni, l'identita' d'Israele. La fede incrollabile e il bisogno costante di quell'incertezza che si fa continua interrogazione: del mondo e di se stessi. L'esercizio instancabile della parola ma anche la capacita' di sospendere la parola, la' dove non resta che dire il silenzio. Lo spirito critico fino allo spasimo, ma anche la resa di fronte all'ingiudicabile. Scholem esclama: come si puo' criticare chi era dentro la Shoah in quel momento? Arendt replica: io c'ero. O meglio era come se ci fossi perche' io "sono" il popolo ebraico. Anche gli estremi di questa sofferta discussione s'incontrano. Fra queste pagine Arendt ci offre una sintesi perfetta di cio' che intende per banalita' del male: "Il mio parere e' che il male non sia mai 'radicale', che sia solo estremo, e che non possieda ne' profondita' ne' dimensione demoniaca. Esso puo' invadere tutto e devastare il mondo intero precisamente perche' si propaga come un fungo. Esso 'sfida il pensiero'. E' qui la sua 'banalita''. Solo il bene ha profondita' e puo' essere radicale". In modo quasi speculare a questa interpretazione del male, Scholem rivendica un concetto difficile da definire e tuttavia ben concreto, che noi chiamiamo Ahavat Israel, "l'amore del popolo ebraico", e rimprovera Arendt di ignorare questo sentimento. Lei risponde di non potere amare se stessa: l'appartenenza negherebbe, secondo lei, la possibilita' stessa di "amare" il proprio popolo. Con cio', chiama implicitamente in causa quel principio di condivisione del destino che e' in fondo alla radice stessa di questo approccio sentimentale all'identita'. 5. RILETTURE. MARCELLO FLORES: L'ETA' DEL SOSPETTO Marcello Flores, L'eta' del sospetto. I processi politici della guerra fredda, Il Mulino, Bologna 1995, pp. 338, lire 36.000. Un libro acuto e appassionante. 6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell’uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 7. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 65 del 20 aprile 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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