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Minime. 59
- Subject: Minime. 59
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 14 Apr 2007 00:17:03 +0200
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 59 del 14 aprile 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Peppe Sini: La pena di morte al dettaglio e all'ingrosso 2. Una parabola di Annibale Scarpante 3. Emergency: Una lettera aperta al governo italiano 4. Maso Notarianni intervista Gino Strada 5. "Un ponte per...": Nawal Al Sa'dawi e' in pericolo 6. Comitato promotore della campagna "50e50": Domande e risposte 7. Antonella Sinopoli: Un incontro con Muhammad Yunus 8. Due incontri con Lennart Parknas a Bologna 9. A Firenze un training di formazione all'azione diretta nonviolenta 10. Francesca Pedroni presenta "L'arte della danza" di isadora Duncan 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento 12. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. PEPPE SINI: LA PENA DI MORTE AL DETTAGLIO E ALL'INGROSSO Il governo e il parlamento italiano ripetutamente si sono dichiarati contrari all'uccisione di un singolo essere umano da parte di uno stato qualsiasi. Ed e' retta opinione. Il governo e il parlamento italiano ripetutamente hanno deliberato a favore dell'uccisione di molti esseri umani da parte dello stato italiano e degli stati suoi alleati, ad esempio finanziando la partecipazione italiana alla guerra afgana che tuttora perdura, finanziando tuttora mercenari in Iraq, finanziando la produzione e quindi l'uso di armi onnicide, consentendo la produzione e la vendita di armi dall'Italia a regimi e potentati assassini, e cosi' via. Ed e' agire criminale. Il governo e il parlamento italiano sembrano quindi essere contro la pena di morte al dettaglio ed a favore della pena di morte all'ingrosso. Cosi' si invera una volta di piu' quell'antica constatazione: che in carcere trovi talora chi ha ucciso una persona, e quasi sempre al governo chi ne ha uccise molte. 2. FAVOLE. UNA PARABOLA DI ANNIBALE SCARPANTE Se fossimo nella Spagna del Seicento la storia di seguito raccontata sarebbe ambientata in Polonia, se fossimo in Inghilterra sarebbe ambientata in Danimarca o in Italia. Ma noi non siamo ne' in Spagna ne' in Inghilterra, e non siamo neppure nel Seicento. * Fu chiesto al buon Margite di esprimere il suo parere di antico dubbio eroe che non ne azzeccava una, e il buon Margite allora volle dire: "Gli spudorati assassini che hanno reiteratamente deliberato la partecipazione militare alla guerra afgana e che poi dicono che vogliono anch'essi - ohibo' - salvare le vite, ebbene, prendiamoli in parola: salvate le vite, dunque cessate di fare la guerra. Cessate di fare la guerra, tornate in parlamento e deliberate la cessazione immediata della partecipazione militare alla guerra afgana; e convertite quei fondi stanziati per uccidere, convertite quei fondi stanziati per il riarmo, convertite quei fondi destinati alla politica militare e alla macchina omicida, convertiteli in opere di pace: e se non sapete come fare - giacche' di opere di pace sembra ve ne intendiate poco, se chiamate 'missione di pace' le guerre terroriste e stragiste -, dateli a Emergency, perche' ne facciano ospedali, cura delle persone ferite, salvezza di umane vite. Fate insomma per una volta una cosa buona". * Ed aggiungeva ancora il buon Margite: "Fate per una volta una cosa buona. E poi dimettetevi - tutti quelli che avete votato per la guerra - dalle cariche pubbliche in cui avete dato si' pessima prova, e ritiratevi in penitenza a vita di vagabondaggio e di elemosina. Accettate il fatto che dopo aver commesso un si' orrendo crimine come aver deliberato la partecipazione alla guerra in violazione della legalita' costituzionale, in violazione del diritto internazionale, in violazione di ogni umano sentimento, non altro vi resta da fare che allontanarvi per sempre dal governo della cosa pubblica". * Cosi' diceva Margite, che forse non e' mai esistito e che comunque pare non ne azzeccasse una. Questo mi raccontava il vecchio Annibale Scarpante l'altra sera all'osteria di Auerbach. E a me che gli chiedevo: ma t'illudi forse che lo faranno mai - fosse pure uno solo di essi? Rispondeva Annibale serafico: Di quel che faranno loro alla coscienza loro risponderanno (e alle leggi dello stato quando si trovera' un magistrato disposto ad incriminarli per attentato alla Costituzione e complicita' in stragi e terrorismo); ma noi, noi questo dobbiamo dirlo, e non stancarci mai di dirlo, ed agire affinche' essi provati assassini cessino di avere il potere di continuare ad assassinare, e ad assassinare usurpando la rappresentanza della volonta' del popolo di questo paese che se fossimo nella Spagna nel Seicento eccetera. * Ma tu, interloquiva allora un altro ubriacone li' vicino, ma tu allora non li perdoneresti se riconoscessero di aver sbagliato? No, rispondeva il vecchio Annibale Scarpante, poiche' il perdono e' una prerogativa della vittima del torto: ma le vittime della guerra sono state uccise, esse non possono piu' perdonare l'offensore, e poiche' non vi e' piu' chi puo' perdonare quel crimine, gli autori di quel crimine non possono piu' essere perdonati da nessuno. Del resto, mi sembra di essere ben piu' mite di loro corrotti e stragisti, poiche' io chiedo soltanto che si dimettano per sempre dal governo e da ogni pubblico ufficio, loro ad altri esseri umani hanno contribuito a strappare la vita. 3. AFGHANISTAN. EMERGENCY: UNA LETTERA APERTA AL GOVERNO ITALIANO [Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.it) riprendiamo la seguente lettera aperta dello staff italiano di Emergency al governo italiano del 12 aprile 2007] Noi collaboratori italiani di Emergency ci sentiamo direttamente lesi, nella nostra dignita' professionale ed umana, dalle aggressioni che provengono da membri influenti delle Istituzioni afgane e dall'inquietante reticenza di quelle italiane. Consideriamo gravissimo che il nostro governo non abbia immediatamente smentito le infamanti illazioni che descrivono Emergency come fiancheggiatrice di terroristi e di Al-Qaeda. Accuse non confutate neanche nella odierna relazione del Ministro degli Esteri alla Camera dei Deputati. Lo sdegno e' rivolto anche agli esponenti della maggioranza e dell'opposizione (nostri rappresentanti) nonche' a quei mezzi di informazione che in questi giorni vergognosamente hanno indirizzato specifiche ed infondate accuse contro di noi ed il nostro lavoro. Questo, in qualunque parte del mondo si svolga, e' finalizzato insieme a quello di medici ed infermieri, alla cura quotidiana di tutte le vittime delle guerre e delle violenze terroristiche. Nel caso di Emergency, accusando l'associazione si accusano tutte le singole persone che con essa collaborano. Al nostro collega Rahmatullah, a tutti i nostri colleghi in Afghanistan, a tutti gli afgani che in questi anni abbiamo conosciuto e che ci hanno conosciuto esprimiamo la nostra solidarieta': nessuna distanza potra' alterare questo legame affettivo e professionale. Noi, da cittadini italiani, chiediamo al nostro governo se, in quanto collaboratori di Emergency, ci ritenga "fiancheggiatori di terroristi". 4. AFGHANISTAN. MASO NOTARIANNI INTERVISTA GINO STRADA [Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo la seguente intervista del 9 aprile 2007. Maso Notarianni, giornalista, e' impegnato nell'esperienza dell'organizzazione umanitaria Emergency e dirige "Peacereporter". Gino Strada, medico chirurgo impegnato in aree di guerra, fondatore dell'associazione umanitaria "Emergency", e' una delle voci piu' nitide e influenti del movimento pacifista italiano; tra le sue pubblicazioni: Pappagalli verdi. Cronache di un chirurgo di guerra, Feltrinelli, Milano 2000; Buskashi'. Viaggio dentro la guerra, Feltrinelli, Milano 2002; (con Howard Zinn), La guerra giusta, Charta, 2005. Rahmatullah Hanefi (Rahmat per le persone amiche), manager dell'ospedale di Emergency a Lashkargah, artefice fondamentale della salvezza della vita di Gabriele Torsello e di Daniele Mastrogiacomo, e' stato sequestrato dai servizi segreti afgani] Rahmatullah Hanefi coinvolto nel rapimento di Daniele Mastrogiacomo, Adjmal Nashkbandi e di Sayed Agha. A lanciare l'accusa, e' Said Ansari, il portavoce dei servizi segreti afgani guidati da Amrullah Saleh, l'uomo che per conto del comandante Massud gestiva i rapporti con gli statunitensi e in particolare con la Cia. A commentare questa accusa e' lo stesso Gino Strada: "Abbiamo conosciuto Rahmatullah Hanefi all'inizio del 2000 - racconta il chirurgo - ha cominciato a lavorare per Emergency come autista. Si e' poi occupato in particolare delle operazioni di cross border, cioe' di accompagnare lo staff di Emergency attraverso la linea del fronte che allora separava i talebani dall'Alleanza del Nord e che era all'altezza di Mir Bacha Kot, a poche decine di chilometri a nord di Kabul". * - Maso Notarianni: Sono plausibili, o verosimili, le accuse che i servizi gli muovono? - Gino Strada: Nella maniera piu' assoluta no. Nel 2001 Rahmat si trovava nel centro chirurgico di Emergency a Kabul quando, il 17 maggio, la polizia religiosa dei talebani ha fatto irruzione nell'ospedale. L'aggressione, a loro dire, era motivata dalla non rigida separazione tra uomini e donne all'interno dell'ospedale. Rahmatullah fu arrestato dalla polizia religiosa dei talebani e trattenuto per una decina di giorni, infine rilasciato anche grazie all'iniziativa dell'allora ambasciatore italiano in Pakistan, Raffaele De Ceglie. A seguito dell'aggressione all'ospedale e allo staff, il centro chirurgico di Kabul e' stato chiuso. Rahmatullah Hanefi e' la stessa persona che, nel novembre del 2001 e dopo mesi di estenuanti negoziati con i talebani affinche' garantissero le condizioni per riaprire l'ospedale, e' andato a prendere lo staff di Emergency sotto le bombe dei B-52 statunitensi, per consentire la ripresa dell'attivita' del centro chirurgico di Kabul, di cui la popolazione aveva disperatamente bisogno. * - Maso Notarianni: Una figura chiave, dunque. - Gino Strada: Emergency e' debitrice a Rahmat del grande contributo che ha dato nelle operazioni di costruzione e di avvio dell'ospedale di Lashkargah, nel 2003. Dall'apertura dell'ospedale, Rahmat ne e' diventato il capo del personale. La sua serieta', la sua professionalita', la sua dedizione a questo lavoro hanno permesso di raggiungere gli elevati standard dell'ospedale com'e' oggi. * - Maso Notarianni: Ma perche' proprio Rahmat in questa vicenda? - Gino Strada: Rahmat e' di Lashkargah, gestisce il personale dell'ospedale, ma il suo ruolo era anche quello di garantire all'ospedale la sicurezza. E siccome, in Afghanistan come ovunque, non sono le armi ma la conoscenza, la parola, la diplomazia a garantire la sicurezza, era suo compito avere relazioni con tutti. E le relazioni Emergency le ha garantite dal lavoro che svolge, dall'aver curato oltre un milione e duecentomila afgani. La disponibilita' dimostrata da Rahmat, infine, nell'acconsentire alle richieste che Emergency gli ha fatto per conto del governo italiano durante la gestione delle crisi che hanno visto protagonisti Gabriele Torsello prima e Daniele Mastrogiacomo poi, ha dimostrato ancora una volta la sua affidabilita' e il suo attaccamento ai valori di Emergency. Per questo le accuse nei suoi confronti sono semplicemente assurde. 5. APPELLI. "UN PONTE PER...": NAWAL AL SA'DAWI E' IN PERICOLO [Dalla ong "Un ponte per..." (per contatti: comunicazione at unponteper.it) riceviamo e diffondiamo il seguente appello. Nawal al Sa'dawi e' nata nel 1932 in un villaggio sul Nilo non lontano dal Cairo; laureata in medicina e psichiatra, autrice di rilevanti saggi e romanzi, impegnata per i diritti delle donne, ha subito gravissime persecuzioni. Tra le sue opere segnaliamo particolarmente Firdaus. Storia di una donna egiziana, Giunti, Firenze 2001] Nawal al Saídawi, donna simbolo del movimento femminista egiziano, e' in pericolo. Contro di lei le autorita' dell'universita al Azhar del Cairo hanno montato una campagna politica e religiosa. Basandosi su una sua commedia teatrale intitolata "Dio rassegna le dimissioni all'incontro al vertice", pubblicata lo scorso gennaio 2007 nella capitale egiziana, e' stata accusata di apostasia e di mancanza di rispetto dei principi dell'Islam. Nawal al Sa'dawi e' nata nel 1931, in un paesino vicino al Cairo, in Egitto; nonostante le limitazioni imposte alle donne dalle autorita' religiose, frequenta l'universita' del Cairo e si laurea nel 1955 in medicina e psichiatria. Inizia ad esercitare la professione con il marito, Sherif Hetata, anch'esso psichiatra, in uno studio al Cairo. Non e' la prima volta che le autorita' egiziane prendono di mira la scrittrice. Sono ormai trent'anni che, a causa del suo coraggioso impegno, Sa'dawi subisce attacchi. Il suo primo libro ("Woman and Sex" del 1972) e' un atto di denuncia contro l'infibulazione femminile, e le costa la persecuzione dei religiosi e la cacciata dal Ministero della Sanita'. L'episodio non la ferma nella sua lotta per il riconoscimento dei diritti delle donne: la sua produzione letteraria si lega sempre piu' alla lotta sociale. Saggi, romanzi e racconti, i suoi volumi sono tradotti in diverse lingue e ottengono diffusione a livello mondiale, anche se in molti paesi arabi si scontrano con la censura. Nel 1981 viene incarcerata senza processo sotto il regime di Sadat, assieme ad altri 1.600 esponenti politici e intellettuali egiziani "scomodi". Anche il marito viene arrestato, e recluso per tredici anni nel carcere di massima sicurezza del Cairo. In prigione Nawal al Sa'dawi scrive l'opera che diventera' poi cosi' famosa da essere tradotta in dodici lingue: "Memorie dal carcere delle donne"; lo scrive con una matita kajal per occhi su fogli di carta igienica, perche' si rifiutano di fornirle carta e penna. Viene rilasciata solo dopo Sadat, sempre nel 1981. Ma le sue opinioni non sono di intralcio solo alle istituzioni: nel 1992 e' costretta all'esilio in Olanda, perche' il suo nome compare nella lista della morte di un gruppo fondamentalista. Rientrata in patria, nel 2001 e' stata salvata da un processo per apostasia e dal divorzio forzato dal marito, solo grazie ad una grande mobilitazione internazionale. Sempre critica nei confronti del governo egiziano, continua a spendersi a favore della liberta' di espressione, cosi' come dichiara in un'intervista: "Democrazia significa liberta' di espressione, possibilita' di dar vita a movimenti e partiti che non siano solo una filiazione fittizia del regime". E' per questo motivo che si e' candidata in maniera provocatoria in contrapposizione a Mubarak alle scorse elezioni del 2001. Nawal al Sa'dawi e suo marito Sherif Hetata, hanno partecipato lo scorso novembre 2006 a "Medlink", il primo incontro della societa' civile del Mediterraneo, organizzato da "Un ponte per..." e svoltosi a Roma. Dal comitato promotore di Medlink, che si unisce alla societa' civile internazionale, parte la richiesta della firma di una petizione a sostegno di Nawal al Sadawi, nel tentativo di fermare questa nuova e pesante accusa che pesa sul suo conto. Per contatti e informazioni: - www.medlinknet.org - http://nawalsaadawi.net 6. MATERIALI. COMITATO PROMOTORE DELLA CAMPAGNA "50E50": DOMANDE E RISPOSTE [Dal sito www.50e50.it riprendiamo il seguente nuovo documento del comitato promotore, pubblicato su "Delt@News" il 10 aprile 2007, con la seguente presentazione: "Non una minoranza da discriminare ma l'altra parte del genere umano necessaria affinche' l'umanita' possa essere se stessa. Un'affermazione che ha portato l'Udi a lanciare la proposta di legge di iniziativa popolare "50E50", che si basa sul principio dell'articolo 51 della Costituzione. Una proposta articolata in 5 articoli che prevede che in tutte le assemblee elettive le candidature siano costituite da un numero uguale di uomini e di donne, disposti in ordine alternato per sesso, pena l'esclusione automatica della lista dalla prova elettorale. La norma dovrebbe trovare applicazione per tutti i tipi di elezioni, da quelle per le Circoscrizione comunali a quelle per i candidati italiani al Parlamento europeo, passando per le elezioni di Comuni, Citta' metropolitane, Province, Regioni a statuto ordinario, Camera e Senato. Un nuovo documento del comitato promotore di 50E50 prova a fugare ogni dubbio, spiegando innanzi tutto..."] Che cosa si intende per democrazia paritaria? Alla base della democrazia moderna c'e' l'idea di uguaglianza ma abbiamo visto che se pretendiamo di essere uguali veniamo assimilate agli uomini, se dichiariamo di essere differenti questo diventa un pretesto per discriminarci: bisogna organizzare una democrazia fondata sulla cittadinanza duale. Questo e' cio' che chiamiamo democrazia paritaria. * Che differenza c'e' con l'idea delle quote? Pensare le donne come minoranza discriminata bisognosa di tutela ha generato l'idea delle quote, che proprio per questo e' stata sempre percepita con fastidio. Le donne nell'umanita' non sono una minoranza da non discriminare, sono soggetti di una cittadinanza che va inscritta nella norma per rifondare l'uguaglianza e che va praticata per realizzare la democrazia. Quindi non il 50 per cento di un intero gia' dato, ma 50e50 di una democrazia da rifondare. * E' una cosa che interessa solo quelle che vogliono fare carriera politica? Le donne sono dappertutto ma poco ai livelli decisionali delle rispettive professioni, e lo sopportano sempre meno. Non saranno piu' elette ad aprire la strada a piu' donne nella nostra societa', ma e' esattamente il contrario: sono le donne sempre piu' attive e presenti nella societa' a non poter piu' sopportare la rappresentazione di un Parlamento in giacca e cravatta. La nostra proposta di legge raccoglie questa insofferenza e ne fa una questione politica ovunque. 50e50 ovunque si decide. * Chi ci dice che le donne siano migliori? Le donne non sono ne' meglio ne' peggio: occorre un meccanismo, una norma, che non escluda in partenza le donne che vogliono candidarsi in qualunque competizione elettorale. Oggi le donne elette sono cosi' poche che siamo tentate o di essere troppo indulgenti in nome della solidarieta' di sesso, o troppo severe in nome di un eccesso di aspettativa. Percio' proponiamo che siano dichiarate irricevibili le liste che non abbiano un numero uguale di donne e di uomini disposti in ordine alternato per sesso ( e non tutti gli uomini in testa e tutte le donne in fondo). * Come si fa a garantire che le donne siano elette? Questa proposta di legge non lo fa, sarebbe troppo semplice. Vogliamo garantire che chi vuole possa giocarsi la partita, il resto dipende dalla scelta degli elettori. * Le elette rappresentano le donne? Finora - proprio perche' poche - le elette sono costrette (che lo vogliano o no, che lo sappiano o no) a testimoniare per l'intero genere. Siamo invece convinte che una maggiore presenza delle donne puo' dare alle elette la liberta' di non essere indistinte, di non sentirsi appiattite sul genere, ma anche la liberta' di esprimere un senso di appartenenza, di occuparsi percio' autorevolmente delle donne. La democrazia paritaria esclude una rappresentanza di genere. Vogliamo semplicemente che ovunque si decide, come recita l'articolo 51 della Costituzione, si affermi e si realizzi la presenza paritaria dell'uno e dell'altro sesso, in condizioni di uguaglianza. L'attuale piccolo numero di donne autorizza gli uomini a sentirsi tranquillamente rappresentanti dell'intera umanita'. * E se vengono messe in lista donne che non mi piacciono? Il problema non e' se ci piacciono o no, se hanno le nostre stesse idee politiche o no. Attualmente le donne candidate sono talmente poche che non siamo neppure messe nella condizione di scegliere. Le elette non hanno la disinvoltura di essere veramente avversarie ne' eventualmente alleate, percio' sono confuse nello schieramento politico di appartenenza. * Perche' possono firmare anche gli uomini? Perche' la democrazia paritaria e' interesse di tutti i cittadini. La mancanza di partecipazione e l'insoddisfazione nei confronti dei meccanismi rappresentativi, la critica alla invasivita' dei partiti politici sono sentimenti molto diffusi anche tra gli uomini. La democrazia paritaria costringerebbe a modificare profondamente i tempi, l'agenda, la concezione stessa della politica. 50e50 assume la radicalita' del conflitto tra i sessi, detto, non taciuto, non rimosso, per realizzare una nuova responsabilita' dei generi verso se stessi, verso l'altro e verso gli altri. * Ma siamo sicure che le donne vogliano fare politica? Non tutte le donne vogliono fare politica. Non tutti gli uomini vogliono fare politica. Crediamo che ci siano abbastanza donne - e abbastanza donne competenti - da coprire i posti necessari in tutte le istituzioni. Finche' sanno di essere usate come fiore all'occhiello, oppure quando non si sa piu' a che santo votarsi per risolvere conflitti maschili (do you remember e se ci mettessimo una donna?) le donne si terranno distanti e si sentiranno estranee. La legge che proponiamo vuole darci almeno l'opportunita' reale di gareggiare. * Non bastavano le pari opportunita'? L'idea delle pari opportunita' (e gli organismi conseguenti), appartiene a un determinato periodo storico. Non ha funzionato, in sostanza. Il momento e' maturo per pensare altro e oltre. * Se il Parlamento finira' per votare una legge che prevede per esempio il 40%... Questo dipendera' dalle forze che riusciremo a mettere in campo per creare un'opinione pubblica favorevole e dai rapporti attualmente presenti in Parlamento. Se il Parlamento approvasse una quota, sia pure alta, vorra' dire che non si tratta di democrazia paritaria. Ne trarremo le conseguenze. 7. ECONOMIA. ANTONELLA SINOPOLI: UN INCONTRO CON MUHAMMAD YUNUS [Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo il seguente articolo del 6 aprile 2007. Antonella Sinopoli e' giornalista e saggista. Muhammad Yunus e' l'ideatore e fondatore della Grameen Bank; nato e cresciuto a Chittagong, principale porto mercantile del Bangladesh, economista, docente universitario negli Usa poi in Bangladesh; fondatore nel 1977 della Grameen Bank, un istituto di credito indipendente che pratica il microcredito senza garanzie, grazie a cui centinaia di migliaia di persone - le piu' povere tra i poveri - si sono affrancate dalla miseria e dall'usura e sono riuscite a prendere nelle proprie mani il proprio destino. Opere di Muhammad Yunus: Il banchiere dei poveri, Feltrinelli, Milano 1998. Opere su Muhammad Yunus e la Grameen Bank: Federica Volpi, Il denaro della speranza, Emi, Bologna 1998. Una intervista a Muhammad Yunus e' nel n. 396 de "La nonviolenza e' in cammino", un'altra nel n. 1473. Dal quotidiano "Il manifesto" del 2 novembre 2006 riprendiamo la seguente scheda: "Muhammad Yunus, inventore della Grameen Bank, ha ricevuto il Premio Nobel 2006 per la pace come riconoscimento ai suoi 'sforzi per creare sviluppo economico e sociale a partire dal basso'. Nato nel 1940 nell'attuale Bangladesh, si e' laureato in economia nel 1969 alla Vanderbilt University di Nashville. Dopo una breve esperienza di insegnamento in Tennessee e Colorado, torna in patria nel 1971 per dirigere il Dipartimento di economia rurale dell'universita' di Chittagong. Del 1974 e' l'ideazione di una forma di governo rurale, il primo passo verso il sistema dei microcrediti. Vista l'indisponibilita' delle banche, inizio' con il prestare l'equivalente di 30 euro a testa a 42 donne che non potevano acquistare la materia prima per creare i loro oggetti d'artigianato. Il buon esito dell'esperimento incoraggio' Yunus ad allargare il sistema. Nel 1983 nasce la Grameen Bank (banco rurale, o del villaggio). Oggi le cifre raccontano il successo strepitoso dell'iniziativa: 1.084 filiali nel mondo dove lavorano 12.500 persone. Oltre 7 milioni i clienti, sparsi in 37.000 villaggi. Il 94% sono donne. Negli ultimi 20 anni l'istituto ha erogato prestiti per oltre 2.000 miliardi di euro. Tasso di restituzione oltre il 90%"] Poverta' e guerra, poverta' e terrorismo, poverta' e abbrutimento. Sono binomi che si incrociano, vivono sulle medesime terre e coinvolgono milioni di persone. Solo quando una delle due relazioni sara' estirpata allora la pace sara' possibile senza neanche accordi o trattati ma semplicemente come un dato di fatto. E' un concetto che il Premio Nobel per la pace 2006, Muhammad Yunus, non si stanchera' mai di ripetere e che ha sottolineato anche nel corso di una recente visita in Italia organizzata dall'Universita' di Bologna. Muhammad Yunus era in Italia per tenere a battesimo il primo Osservatorio internazionale sul microcredito, ma l'occasione e' stata ancora una volta utile per ascoltare una voce che in maniera semplice, da tempo, come fece in occasione del conferimento del Nobel, ripete: "Credo che il terrorismo non possa essere sconfitto dall'azione militare". Per sconfiggerlo, avverte Yunus, "dobbiamo aggredirne le cause" e dunque "investire risorse per migliorare le condizioni di vita dei poveri e' una strategia migliore che non la spesa in armamenti". Lui lo ha fatto creando una banca per i poveri, la Grameen Bank o banca del villaggio. Lo ha fatto nel suo Paese, il Bangladesh, uno dei piu' poveri del mondo e che oggi puo' dire al mondo piu' povero "provateci, potete riuscirci anche voi". Oggi la Grameen concede prestiti a quasi 7 milioni di poveri in 73.000 villaggi del Bangladesh e il 97% di queste persone sono donne. Ha cominciato vent'anni fa, in un Paese in cui il 40% della popolazione non arriva a soddisfare i bisogni alimentari minimi giornalieri e l'analfabetismo raggiunge il 90%. Lo ha fatto con il piglio dell'economista e il cuore di un uomo che guardava la sua gente morire di fame. Cosa difficile solo da immaginare per gran parte del mondo visto che come spesso ci sentiamo ricordare meta' della popolazione mondiale vive con due dollari al giorno. Oggi il sistema Grameen e' stato esportato in decine di altri Paesi nel mondo tra cui ghetti di nazioni considerate ricche. Nell'incontrare il Premio Nobel partiamo da quella che e' la sua convinzione piu' profonda: "la poverta' e' l'assenza di tutti i diritti umani", e gli chiediamo come e' possibile ristabilire questi diritti. "Il microcredito - risponde - si muove sulla fiducia e non sulle garanzie". Fiducia nelle potenzialita' degli esseri umani, nella certezza di poter cambiare le cose. Perche' le donne sono le protagoniste di questa forma di credito? "Prestare denaro a una donna e dunque la gestione dell'economia familiare e il futuro dei figli vuole dire anche fare il primo passo perche' alla donna siano restituiti i diritti di essere umano a partire dall'interno della famiglia". E a cambiare molte vite sono bastati spesso solo 100 Taka, cioe' poco piu' di un euro. Certo, ricorda l'economista bengalese, era ovvio che partendo dalle donne, costrette ad indossare il purdah, il velo, ci si sarebbe attirati contro una serie di proteste (e cosi' fu da parte dei leader religiosi) ma si sarebbero anche determinate positive conseguenze sociali. Si immagini quando si decise che per concedere un prestito per la casa la donna avrebbe dovuto dimostrare di essere proprietaria del terreno dove questa sarebbe stata costruita. Alla fine i mariti dovettero accettare di passare la proprieta' alla moglie e fu naturale anche che verso queste mogli diminuissero le violenze domestiche e i facili ripudi che la legge concede ai mariti in Bangladesh. Oggi Yunus ha un nuovo sogno (e di fatto lo sta gia' realizzando): togliere migliaia di mendicanti dalle strade. Anche per loro e' nato un programma di piccoli prestiti per piccole vendite porta a porta, snack, penne, giocattoli, per scoprire che la vita puo' dare anche di piu'. 8. INCONTRI. DUE INCONTRI CON LENNART PARKNAS A BOLOGNA [Da Paolo Patruno (p.patruno at iperbole.bologna.it) riceviamo e diffondiamo. Paolo Patruno e' formatore alla nonviolenza. Lennart Parknas, prestigioso pedagogista e psicologo svedese, da circa venticinque anni lavora sulla formazione alla nonviolenza; in Italia ha collaborato tra gli altri con Ezio Ponzo, con Alberto L'Abate, con Fancesco Tullio, con la Casa per la pace di San Gimignano e il Centro Studi Difesa Civile di Roma; conduce molti seminari con persone impegnate nei movimenti pacifisti e nonviolenti. Opere di Lennart Parknas: Attivi per la pace, La Meridiana, Molfetta (Bari) 1998] Comunichiamo due iniziative che si terranno presso la Cisl di Bologna con il formatore svedese Lennart Parknas. * La prima e' "Condurre riunioni partecipate (per promuovere la partecipazione e' necessario aver rispetto e cura dei processi emotivi delle persone)" e si terra' mercoledi' 18 aprile 2007 dalle ore 10 alle 16 in via Milazzo 16 (Sala Biagi) a Bologna. Nel workshop lavoreremo, in particolare, sulle tecniche e gli strumenti per condurre riunioni nelle quali invitiamo le persone a discutere dei problemi della comunita' locale e/o che li riguardano. Il tema di fondo e' "Come possiamo far si' che le persone si mobilitino e non restino spettatori passivi?". Costo del workhop: 40 euro. * La seconda e' "La violenza (sottile) fuori e dentro di noi. Strumenti e processi che aiutano a trasformare la violenza in energia positiva" e si terra' giovedi' 19 aprile 2007 dalle ore 17,30 alle 20,30, in via Milazzo 16 (Sala Biagi) a Bologna. I temi su cui lavoreremo: la discrepanza tra i nostri valori di pace, rispetto, riconoscimento, ecc., a cui ci ispiriamo, e la loro attuazione concreta nei nostri ambienti di vita e lavoro.(ad es.:tra il lavoro ad es. nel movimento nonviolento, e la violenza interiore); la violenza dentro di noi per capire come essa influisce sul mondo esterno.; alcuni strumenti e processi che consentono di trasformare la violenza in energia positiva (e' possibile trasformare la violenza interiore in amore e pace?); e' possibile usare questa energia trasformata (amore e pace) nella nostra vita privata e nel lavoro? Costo del seminario: 20 euro. ^* Per informazioni e iscrizioni: tel. 051461228 - 3381910613, e-mail: Andrea.arnone at gmail.com 9. INCONTRI. A FIRENZE UN TRAINING DI FORMAZIONE ALL'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA [Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo. Emiliano Piredda, formatore alla nonviolenza, opera presso il corso di laurea "Operatori di pace, mediazione e gestione dei conflitti" dell'Universita' di Firenze. Pierluigi Ontanetti (per contatti: p.u at libero.it), formatore alla nonviolenza, gia' responsabile nazionale dell'Agesci sui temi "pace, nonviolenza, solidarieta'", e' attualmente particolarmente impegnato nella Rete "Verso i Corpi civili di pace", nel Movimento Nonviolento e nella "Fucina per la nonviolenza" di Firenze] Si svolgera' a Firenze il 28 E 29 aprile 2007 un training di formazione all'azione diretta nonviolenta. I promotori sono amici e amiche della nonviolenza della "Fucina per la nonviolenza" e del Mvimento Nonviolento fiorentino. Questa vuole essere un'opportunita' concreta per conoscere e sperimentare il metodo con cui si prepara un'azione diretta nonviolenta in piccoli e grandi gruppi. Una vera e propria simulazione nella quale i partecipanti sono chiamati a confrontarsi con se stessi e gli altri. Il training si svolgera' a Firenze presso l'l'ostello Santa Monaca in via Santa Monaca 6 (quartiere di S. Frediano, dieci minuti a piedi dalla stazione ferroviaria di Santa Maria Novella). Sabato 28 aprile ritrovo presso l'ostello entro le ore 14, inizio training alle ore 14,30 con sospensione dei lavori alle ore 21, cena inclusa. Domenica 29 aprile inizio della prosecuzione dei lavori alle ore 8,30 fino alle ore 14,30, pranzo incluso. * Per i pasti ognuno provvedera' personalmente. E' possibile pernottare presso l'ostello prenotando per tempo (tel. 055268338, e-mail: info at ostello.it, sito: www.ostello.it) dite che siete i partecipanti al training. Quota di iscrizione: 10 euro a persona. Numero dei partecipanti ammessi: da 19 a 35. L'iscrizione deve avvenire entro domenica 22 aprile, mandando una e-mail, un fax o telefonando a Gigi Ontanetti: tel. 0556531328 - 335 8083559, e-mail: p.u at libero.it I trainers sono: Emiliano Piredda, del corso di laurea operatori di pace, mediazione e gestione dei conflitti dell'Universita' di Firenze; Pierluigi Ontanetti, del Movimento Nonviolento e della Fucina per la nonviolenza. 10. LIBRI. FRANCESCA PEDRONI PRESENTA "L'ARTE DELLA DANZA" DI ISADORA DUNCAN [Dal quotidiano "Il manifesto" del primo aprile 2007. Francesca Pedroni, critica e storica di danza, insegna Storia della danza e del balletto alla Scuola di ballo dell'Accademia del Teatro alla Scala; scrive per "Il manifesto", "Danza&Danza", "Musica", "Il giudizio universale", "MarieClaire" e "Grazia" ed e' consulente per la danza del canale televisivo Classica. Opere di Francesca Pedroni: Alwin Nikolais, L'Epos, Palermo 2000. Isadora Duncan (San Francisco,1878 - Nizza, 1927), danzatrice sublime e liberatrice. Opere di Isadora Duncan: La mia vita, Dino Audino Editore, Roma 2003; L'arte della danza, L'Epos, Palermo 2007. Patrizia Veroli e' studiosa e saggista di danza. Opere di Patrizia Veroli: (con John E. Bowlt, Eugenia Casini Ropa), I Sakharoff. Un mito della danza. Fra teatro e avanguardie artistiche, Bora, 1991; Milloss. Un maestro della coreografia tra espressionismo e classicita', Lim, 1996; Baccanti e dive dell'aria. Donne, danza e societa' in Italia 1900-1945, Edimond, 2001; (con Augusto Traina), Gabriele D'Annunzio. Le immagini di un mito, L'Epos, 2003; (con Giuliano Ghelli), La bella addormentata nel bosco, L'Epos, 2003. Eleonora Barbara Nomellini, nipote di Plinio, da anni cura a Firenze l'Archivio Nomellini; ha curato vari eventi culturali] Isadora Duncan e' stata avvolta per anni da un alone utopico non privo di sentimentalismo romantico. Un simbolo dell'immaginario, confinato in una visione di pepli leggeri, piedi nudi danzanti tra le colonne dei templi greci e quella leggendaria sciarpa rossa che si impiglio' nelle ruote dell'auto strangolando la divina danzatrice avventuriera. Ma chi e' stata in realta' Isadora? Riscoprirne il pensiero e la visione dell'arte alla luce degli studi critici nati soprattutto negli Stati Uniti e' l'approccio scientifico che sta alla base della ristampa in Italia de L'arte della danza, raccolta di scritti di Isadora pubblicata per la prima volta nel 1928 sotto il titolo The Art of Dance, riedita per L'Epos di Palermo nella nuova collana "Studi & documenti" diretta da Patrizia Veroli. Storica di danza e di teatro e co-autrice per la stessa casa editrice del prezioso libro in corso di stampa Il balletto romantico, Veroli cura il volume con Eleonora Barbara Nomellini, nipote del pittore Plinio Nomellini che ritrasse piu' volte Isadora nei primi anni del Novecento. * Analizzare Duncan attraverso la prospettiva dei piu' recenti dance studies comporta uno scarto intrigante che, come spiega Veroli nella densa introduzione "Una pioniera del modernismo", taglia con l'impostazione teologica della storia e la mitizzazione acritica dei fatti. Uno sguardo che mette la danza in relazione alla pratica sociale e politica e alle condizioni storiche e che, nel caso di Duncan, riposiziona il modernismo di inizio Novecento in una luce piu' articolata. A differenza della edizione italiana del 1980 uscita con la Usher, l'attuale ristampa segue l'ordine originale della raccolta che aveva tra l'altro in apertura uno dei testi piu' legati alla visione sociale-politica della Duncan. E' lo scritto "Vedo l'America danzare", datato 1927, anno della morte dell'artista. Uno scritto patriottico, legato alla poesia di Walt Whitman, eppure, rileva ancora Veroli, dettato dal dispiacere della danzatrice bollata dal proprio paese come comunista durante la sua ultima tournee negli Stati Uniti. Uno scritto nel quale gli atteggiamenti progressisti si intrecciano tuttavia a rigidita' di pensiero etnocentriche come l'osteggiamento di Duncan verso il jazz e verso la sensualita' delle danze afro-americane in nome della sua danza idealizzata, armonica e spirituale. Compagna del riformatore del teatro Gordon Craig, dell'industriale Singer (figlio dell'inventore della macchina per cucire), del poeta Esenin, Duncan fu anche il simbolo di una nuova visione della donna. Il suo ruolo pubblico mette anche in luce una societa' femminile alla ricerca di un nuovo ruolo, di una nuova visibilita'. Emerge con Duncan la missione della donna artista, una donna che assume su di se' anche ruoli solitamente maschili (maestri di ballo, scenografi, coreografi ecc.) in un'esaltazione in prima persona della bellezza "naturale" dell'armonia femminile in contrasto con le costrizioni del balletto. * La ristampa italiana de L'Epos presenta pero' altri elementi preziosi. Barbara Nomellini cura il capitolo dedicato al rapporto di Duncan con l'Italia, soffermandosi sul viaggio di Isadora nella penisola del 1913. Un momento tragico successivo alla morte dei figli annegati nella Senna durante il quale, in Versilia, Eleonora Duse fece conoscere a Isadora Plinio Nomellini. Il volume raccoglie per la prima volta sedici disegni del pittore che ritraggono Isadora, a partire da Gioia tirrena finito nel 1914, con Duncan sulla riva del mare, e i molti studi di danzatrice a matita del 1913. Scrivera' il pittore a Eleonora Duse nel 1914, dopo che Isadora perse anche il figlio concepito in Versilia con Romano Romanelli: "Il fato di Isadora? E' tragico! Mi e' ritornata il quadro della Gioia che avevo a Roma; e' ravvolto, non lo dispiego alla carezza della luce, e' qui come una bandiera; e questa bandiera non la dispieghero' se non nel giorno della vittoria". Artista, Duncan, che affido' a piu' di una sua danza temi di rinascita, di lotta e di vittoria. Come nella Marseillaise presentata nel 1917 a New York e nelle altre danze di liberta' ideate dopo l'abdicazione dello zar da una donna che in Russia voleva portare l'arte ai lavoratori, rendendo il teatro gratuito per tutti. 11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell’uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 12. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 59 del 14 aprile 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html e anche alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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