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La domenica della nonviolenza. 106
- Subject: La domenica della nonviolenza. 106
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 8 Apr 2007 11:48:19 +0200
- Importance: Normal
============================== LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 106 dell'8 aprile 2007 In questo numero: 1. Una proposta di civilta' 2. Unione donne in Italia: La proposta di legge 3. Unione donne in Italia: Note alla proposta di legge 4. Unione donne in Italia: Cosa e' l'iniziativa "50e50" 5. Unione donne in Italia: 50 e 50 ovunque si decide 6. Unione donne in Italia: Un lungo processo 7. Unione donne in Italia: Verso i centri di raccolta delle firme 8. Unione donne in Italia: Prime scadenza dell'iniziativa "50e50" 9. Unione donne in Italia: Per sostenere l'iniziativa "50e50" 1. EDITORIALE. UNA PROPOSTA DI CIVILTA' Che le istituzioni democratiche non siano piu' dimidiate, ovvero luoghi in cui ha voce pressoche' solo la meta' maschile dell'umanita', quella meta' responsabile di una lunghissima e perdurante feroce oppressione nei confronti dell'altra meta' e quindi dell'umanita' intera. Che le istituzioni democratiche divengano quindi effettualmente democratiche, ovvero pienamente rappresentative dell'umanita' tutta, pienamente impegnate contro la violenza che diritti e dignita' umana denega. Perche' le istituzioni democratiche divengano tali, occorre equilibrare la presenza in esse di donne e uomini. Occorre che almeno finche' non sia cessata l'oppressione maschilista nella societa' almeno le istituzioni pubbliche elettive siano composte paritariamente di donne e di uomini. In questa direzione muovono da tempo esperienze e riflessioni sempre piu' condivise. Qui di seguito presentiamo una proposta a questo fine intesa, formulata dall'Unione donne in Italia, cui esprimiamo anche il nostro sostegno. 2. INIZIATIVE. UNIONE DONNE IN ITALIA: LA PROPOSTA DI LEGGE [Dal sito www.50e50.it] Le sottoscritte cittadine italiane e i sottoscritti cittadini italiani presentano - ai sensi dell'art. 71, comma 2, Cost. ed in applicazione della legge 25 maggio 1970, n. 352 e successive modificazioni - la seguente proposta di legge: "Norme di democrazia paritaria per le assemblee elettive". * Art. 1. Finalita' In attuazione dell'art.51 della Costituzione italiana, la presente legge detta norme di democrazia paritaria per l'accesso di cittadini e cittadine alle assemblee elettive in condizioni di uguaglianza. * Art. 2. Ambito di applicazione Le presenti norme si applicano alle competizioni elettorali relative alle assemblee elettive di: Circoscrizioni nei Comuni, Comuni, Citta' Metropolitane, Province, Regioni a statuto ordinario, nonche' alle elezioni di Camera dei Deputati, Senato della Repubblica e dei componenti del Parlamento Europeo spettanti all'Italia. * Art. 3. Candidature in liste o gruppi In ogni lista o gruppo di candidati, le candidature sono costituite da un numero uguale di donne e uomini, sono disposte in ordine alternato per sesso e, in caso di disparita' numerica, lo scarto e' di una unita'. Liste o gruppi di candidati che non rispettano le predette norme sono irricevibili. * Art. 4. Candidature in collegi uninominali In ogni circoscrizione dove le candidature sono proposte in collegi uninominali, le candidature complessive contraddistinte dal medesimo contrassegno sono costituite da un numero uguale di donne e uomini e, in caso di disparita' numerica, lo scarto e' di una unita'. Partiti, movimenti o coalizioni di partiti recanti il medesimo contrassegno nella circoscrizione che non rispettano le predette norme non sono ammessi alla competizione elettorale in quella circoscrizione. * Art. 5. Norma abrogativa di chiusura Ogni disposizione in contrasto con le norme di democrazia paritaria contenute nella presente legge e' abrogata. 3. INIZIATIVE. UNIONE DONNE IN ITALIA: NOTE ALLA PROPOSTA DI LEGGE [Dal sito www.50e50.it] "Noi dobbiamo tracciare anche le vie dell'avvenire, ponendo le mete che oggi vogliamo siano raggiunte domani" (Assemblea Costituente 4 marzo 1947) L'articolo 51 della Costituzione Italiana inizia con questa frase: "Tutti i cittadini dell'uno e dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di uguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge". E' l'unico articolo, tra quelli riguardanti i rapporti politici, che dopo la locuzione "tutti i cittadini" aggiunge "dell'uno e dell'altro sesso". Una precisa scelta di natura storico-giuridica operata dai Costituenti e che, quanto all'origine, accomuna l'art. 51 e l'art. 48. Sia che fosse guardata come una concessione, sia che fosse propugnata come una conquista, quella natura ci dice, all'origine, che la Costituzione afferma il diritto all'elettorato attivo e a quello passivo sia in capo a soggetti di diritto di sesso maschile sia a soggetti di diritto di sesso femminile. Intanto, ci dice questo. Non era cosa da poco affermare quei diritti nel 1946-'48 nella Costituzione di un popolo reduce dallo Statuto Albertino, quanto a Carte, e piegato dal fascismo, quanto a storia. "Dell'uno e dell'altro sesso": la scelta di questa locuzione e della congiunzione "e", arriva al termine di un iter travagliato, dopo averne scartate molte altre, dai lavori preparatori in poi. In un anno e mezzo dal giugno del 1946 alla fine del 1947, dopo molte sedute, nelle sottocommissioni, nella commissione dei 75 e poi nell'assemblea plenaria, i costituenti si sono resi protagonisti di una scelta che va oltre le vicissitudini dei gruppi, le diatribe filologiche, le distanze tra le appartenenze. Col tempo, i significati e i significanti giuridici che accomunavano l'art. 48 e l'art 51 si sono differenziati sempre di piu' tra loro. Col tempo, ancora, supremo regolatore della storia come del diritto come di molto altro, quella locuzione scelta per l'art. 51 ha acquistato un senso piu' pieno, non un senso paritario, si badi, visto che quell'art. 51 parlava gia' nel 1948 di uguaglianza, bensi' un senso democratico. Quel senso oggi nel 2007 informa la proposta di legge di iniziativa popolare dell'Udi, con una scelta precisa e consapevole anche di quelle vie dell'avvenire di cui parlava un liberale, nel 1947. Nella proposta dichiariamo le norme in attuazione dell'art. 51 della Costituzione del 1948, dove il termine attuazione ha un significato storico oltre che di forma giuridica. Nel diritto, diceva Piero Calamandrei, la forma e' sostanza. La nostra proposta, sul piano politico, prescinde anche dalle sorti - incluse quelle di revisione con aggiunta di una seconda frase al primo comma - che ha avuto l'art. 51 negli ultimi tempi, anche se le tiene doverosamente presenti, sul piano giuridico. I costituenti ci danno conto, con l'evoluzione delle loro stesse parole, di quanto avvenuto nell'arco di poco piu' di un anno. La storia, in questi sessanta anni, ha detto ancora altro, in Italia e nel mondo. Le donne non sono una minoranza da non discriminare, sono presenti in tutte le minoranze, in tutte le maggioranze, in tutti gli strati sociali, in tutte le razze. Le donne sono l'altra parte del genere umano necessaria affinche' l'umanita' possa essere se stessa. Inoltre, sono ormai consolidate nell'arco degli ultimi venti anni le acquisizioni contenute in documenti di istituzioni democratiche europee ai quali ha contribuito anche la rappresentanza italiana, dove si afferma la presenza paritaria di uomini e donne nei contesti decisionali come una esigenza della democrazia. L'Udi e' stata protagonista in Italia di tutte le lotte per l'emancipazione della donna, nei diritti, nella societa', nel lavoro, nella famiglia. Si e' trattato, sempre, di lotte che hanno prodotto un avanzamento dell'intera societa' italiana, nel suo complesso. Le donne organizzate hanno posto problemi, anche di natura giuridica, sul tavolo della politica. Le donne non sono mai state "il problema", neanche quando hanno chiesto alla politica diritti per le donne. Questa semplice verita' puo' essere contrastata solo da chi pensa la politica come luogo di carriere istituzionalizzate, o peggio come acquisizione di potere ad oltranza che ha tra le sue priorita' non le esigenze del proprio Paese, ma quelle della propria conservazione. L'Udi ha deciso di promuovere questa iniziativa di democrazia paritaria, perche' i partiti in Italia non hanno avuto la capacita' gestire autonomamente il riequilibrio della rappresentanza. Vi sono stati tentativi contraddittori di introdurre le "quote". Anche quelli recenti, venuti dopo la revisione della Costituzione, si sono rivelati in alcuni casi poco piu' che palliativi, in altri casi sono miseramente naufragati. Alla riforma dell'art. 51 della Costituzione si e' giunti nell'illusione che cio' avrebbe promosso le pari opportunita'. Col senno di poi, l'8 marzo 2003 - giorno di entrata in vigore della revisione - si e' consumata una beffa della eemocrazia, prima ancora che un torto alle pari opportunita'. A quella revisione ha parzialmente risposto solo la legislazione riguardante i componenti del Parlamento Europeo spettanti all'Italia, nel 2004, introducendo le quote di un terzo e sanzioni rivelatesi poco piu' che un graffio nel bilancio delle formazioni politiche. La ragione di fondo di tutto cio' risiede nel fatto che a quella revisione, in quelle forme, a differenza ad esempio di quanto avvenuto in Francia, si e' giunti come si puo' arrivare ad una regalia, senza una presa di coscienza diffusa, senza un dibattito reale e profondo nel Paese sulle motivazioni, di cui, per la sua parte, anche l'Udi assume la propria responsabilita'. Cio' ha comportato un irrigidimento delle posizioni nei vertici dei partiti, da un lato, e il rafforzarsi dell'idea che le donne, quale minoranza discriminata, andavano aiutate con misure ad hoc, ma in un processo graduale, che non disturbasse piu' di tanto gli apparati al potere. Queste contraddizioni si sono andate sempre piu' cristallizzando, con la protervia di chi intende difendere le posizioni acquisite in apparati e lobby, mostrandosi refrattario ad ogni sia pur minima messa in discussione, dal proprio interno, dei meccanismi di selezione delle candidature. La legge statale che nel 2004 ha prescritto norme generali per la legislazione regionale delle Regioni ordinarie non solo non ha rispettato la lieve revisione del 2003, ma ha violato il dettato introdotto ad hoc con la riforma dell'art. 117 Cost. nel 2001. Nella recente riforma elettorale per Camera e Senato, al di la' di come il suo stesso estensore l'ha qualificata, l'assoluto mancato rispetto dell'art. 51 e' solo uno dei molti aspetti di incostituzionalita' denunciati. La proposta dell'Udi giunge in un momento di crisi della politica a piu' livelli e di dibattito per una riforma elettorale tutta ancora avvolta nelle nebbie di proposte che i massimi dirigenti di alcune formazioni rilanciano quotidianamente sui giornali e in televisione, senza comunicare all'elettorato la volonta' reale di aprire un dibattito generale. La consapevolezza che l'approvazione di una norma dipende, in fondo, da accordi a monte operati da quegli stessi soggetti non puo' e non deve scoraggiare la volonta' di aprire un dibattito di cui si sente impellente l'urgenza democratica. La presenza paritaria nelle assemblee elettive e' un'esigenza della democrazia in attuazione della Costituzione (art. 1) e in quanto tale deve potersi imporre, se necessario, anche per legge, con norme che prevedano sanzioni adeguate all'importanza di quelle norme. Si puo' essere candidati e candidate in una lista, in un gruppo, oppure, laddove si reintroducessero, in collegi uninominali di circoscrizione. Per questo motivo, la presente proposta formula due ipotesi generali distinte, con una ratio che resta la stessa per tutte le candidature: un numero uguale di uomini e donne in ogni ambito che si riconduca ad un medesimo contrassegno di lista o di formazione, con lo scarto di una sola unita' in caso di totale dispari (artt. 3 e 4). Cio' consente di applicare il principio di democrazia paritaria nelle candidature per tutte le assemblee elettive, da quelle circoscrizionali a quelle per il Parlamento Europeo. Trattandosi di norma prescrittiva generale a garanzia della democraticita' di base delle candidature, non e' possibile usare due pesi e due misure, a seconda che si parli di Consigli Circoscrizionali o, ad esempio, del Senato della Repubblica (art. 2). Abbiamo incluso nella previsione generale anche le citta' metropolitane, in quanto questi organismi sono, dal 2001, inseriti nella Costituzione e sono ancora in attesa di norme che regolino le modalita' dell'elezione dei propri rappresentanti (art. 2). Al carattere fondamentale e all'importanza della norma consegue la valenza della sanzione per il suo mancato rispetto. La sanzione non puo' essere ne' pecuniaria, ne' sottoposta a condizioni, bensi', nel primo caso, quello di liste o gruppi (art. 3) sara' data dalla irricevibilita' ad opera degli organi di controllo preposti, nell'altro (art. 4) consistera' nella mancata ammissione dello schieramento o formazione che con un determinato contrassegno ha presentato nella circoscrizione con collegi uninominali un numero complessivo di candidature che non rispetta la parita' numerica. L'Udi con questa proposta intende aprire un dibattito dentro e fuori le Istituzioni perche' la democrazia paritaria venga riconosciuta come un aspetto fondamentale del vivere civile e politico nel nostro Paese. Auspichiamo che questa proposta sia accolta favorevolmente da uomini e donne di buona volonta', presenti in tutti gli schieramenti politici. Questa proposta si inserisce in una campagna complessiva che l'Udi ha promosso fin dagli inizi del 2006, denominata "50e50 ovunque si decide", affinche' la democrazia nel nostro Paese sia compiuta in ogni ambito decisionale, non solo quelli determinati da una elezione. Vogliamo che ovunque si decide sia affermata e realizzata la presenza paritaria dell'uno e dell'altro sesso, in condizioni di uguaglianza. Come recita l'art. 51 della Costituzione. 4. INIZIATIVE. UNIONE DONNE IN ITALIA: COSA E' L'INIZIATIVA "50E50" [Dal sito www.50e50.it riprendiamo il seguente estratto da un documento dell'Udi del dicembre 2006] L'Udi - Unione Donne in Italia - si trova oggi in una fase di compimento e di verifica dell'assetto politico e degli obiettivi scaturiti dal XIV congresso. Nel corso dell'ultima autoconvocazione, novembre 2006, e' stata formalmente promossa un'azione politica, denominata "50e50", che si appresta ad essere, per il 2007, una vera campagna nazionale, unificante delle varie fisionomie e delle finalita' essenziali della nostra associazione, che peraltro ha riletto e modificato, con motivazioni politiche, il suo stesso nome. La valenza nazionale di questa azione politica dell'Udi non e' dovuta alle iniziative diffuse al riguardo in varie regioni o alla sua capacita' di mobilitare un grande numero di donne, quanto alla modalita' con cui essa intende istruire le questioni che oggi toccano tutte noi. Sara' nazionale se saremo anche capaci di sperimentare nuove relazioni politiche con le quali ragionare sulle condizioni da costruire oggi nel campo dei diritti, della rappresentanza politica, del lavoro e della sicurezza, perche' si possa parlare di effettiva liberta' delle donne. L'opzione del "50e50" ovvero di una rappresentanza paritaria di donne e uomini in tutti gli organismi elettivi di governo del paese e' pertanto il passo conseguente a questa comune lettura del fenomeno. Ma e' anche la risposta minima e allo stesso tempo irrinunciabile per denunciare uno squilibrio e promuovere una parita'. Si tratta di un approccio minimo nella direzione di scardinare un deficit di democrazia per denunciare l'indecenza di un sistema politico e culturale che discrimina le cittadine di sesso femminile in quanto tali. Si intende andare incontro alla voglia di fare politica istituzionale e alla legittima ambizione di alcune di entrare in quei luoghi dove alcuni sono gia' presenti da tempo. * In cosa consiste il "50e50" Si chiede ad una legge dello Stato di imporre meccanismi paritari nella indicazione delle candidature, attraverso una raccolta di firme per la presentazione di una proposta in tale direzione. Il "50e50" non e' una proposta per rappresentare di piu' e/o meglio le donne in Italia. Se per rappresentanza delle donne intendiamo quante sono - e quante invece noi vogliamo che siano - le donne presenti in un luogo decisionale, siamo tutte d'accordo. Siamo anche d'accordo sul fatto che la quantita', anche da sola, col tempo, sposta equilibri, cambia agende, impone modalita' differenti. L'obiettivo del "50e50" in qualunque organismo elettivo o consultivo di fatto condizioni la nostra vita, consiste nell'iscrivere nell'orizzonte della politica non tanto le nostre tematiche quanto le nostre modalita' di istruzione delle sue questioni e delle sue priorita'. Ogni luogo di rappresentanza politica costituito per meta' da donne non va visto, infatti, come un accomodamento o una spartizione in grado di abolire l'antagonismo tra i generi, ma come uno spazio in cui, contando anche numericamente, non piu' solamente reclamare o negoziare, ma costruire delle risposte. Questo scenario presuppone una comunicazione tra donne che garantisca anche la possibilita' di fronteggiarci senza disconoscerci nell'identita' collettiva e una comunicazione con gli uomini che non eluda l'antagonismo tra i generi, ma lo usi come modalita' non distruttiva di confronto e scambio di esperienze, punti di vista e modalita' di intervento sul mondo. Nell'incontro del 2 dicembre 2006 abbiamo cominciato a predisporre le iniziative opportune e i materiali necessari per avviare il nostro lavoro che vedra' coinvolta l'associazione tutta e quante vorranno lavorare insieme a noi... 5. INIZIATIVE. UNIONE DONNE IN ITALIA: 50 E 50 OVUNQUE SI DECIDE [Dal sito www.50e50.it riprendiamo il seguente estratto da un documento dell'Udi del febbraio 2007] Con l'iniziativa politica "50e50" vogliamo scrivere nuove relazioni politiche che sappiano intercettare desideri e saperi di un numero ampio di donne, oltre gli schieramenti partitici e le diverse appartenenze. E sfidare gli uomini a confrontarsi con noi perche', in un futuro non piu' lontano, i tempi e l'agenda della politica siano definiti insieme. Fino a quando sara' un solo genere a decidere cosa viene prima, la materialita' della vita rimarra' fuori dalla politica. Intanto assistiamo alla quotidiana voglia di rivincita dei maschi di fronte all'affermazione della liberta' femminile. Assistiamo al ritorno di un fondamentalismo patriarcale violento, sessuofobico, incentrato sulla ricerca di una nuova virilita' politica che rafforza le sue protesi artificiali come la guerra e il mercato della prostituzione che, in tempi di globalizzazione, e' stato promosso direttamente a schiavitu' di donne e bambini. "50e50" assume la radicalita' del conflitto tra i sessi, detto, non taciuto, non rimosso per realizzare una nuova responsabilita' dei generi verso se stessi, verso l'altro e verso gli altri. Una responsabilita' su cui rifondare insieme il sistema democratico a partire da autentiche relazioni umane e politiche. Rimettere al centro della riflessione la presenza delle donne e' dare corpo e voce alla pluralita' e, forse, risanare una relazione violata. Se le donne non ci sono il rischio e' che un unico soggetto, un unico genere incarni il bisogno di tutti e di tutte, il rischio e' che si senta legittimato a una rappresentazione del femminile che confina le donne, quelle vere, nell'insignificanza. Il sistema politico ha elaborato strategie di esclusione che hanno mandato in soffitta la questione femminile di vecchia memoria. La prima e la piu' efficace tra tutte e' stata quella di attribuirsi la funzione di rappresentare le necessita' e le aspettative delle donne. E' cresciuto uno stile che ha contaminato anche il linguaggio e la prassi di altri ambiti, quello comunicativo come quello legislativo, dove al riferimento ai generi e alla conflittualita' di interessi, si e' sostituito un nuovo "neutro" che solo apparentemente salvaguarda la persona, oltre le differenze. L'abitudine ormai consolidata nel sistema politico, nel centrodestra come nel centrosinistra, di rimandare, di spostare le questioni che costringono a una frontalita' esplicita e trasparente del confronto e' un atteggiamento che induce piu' agli accomodamenti possibili che alle soluzioni praticabili. La presenza delle donne, paritaria, e' la prima barriera vera alla continuita' di questo progressivo svuotamento di senso, percio' e' necessario che "50e50" mantenga il carattere complesso del progetto politico e non sia ridotto a una contrattazione. La nostra e' una proposta che, non volendo mascherare il conflitto tra i generi, ma volendolo riportare ad un confronto e alla condivisione, parla anche agli uomini. Ascoltare e sostenere un nuovo desiderio delle donne di esserci e di contare in luoghi quasi esclusivamente maschili come le istituzioni politiche ed economiche e' una sfida anche per noi, e' un modo non ancora praticato di darci credito. Cominciamo raccogliendo 50.000 firme per un nuovo articolato della legge elettorale che imponga meccanismi paritari alla indicazione delle candidature. Cominciamo trovando in ognuna di noi entusiasmo e coraggio, ben sapendo che potremo incontrare diffidenza e magari derisione e accuse di poco realismo. Stara' a noi dimostrare che fuori dalla realta', nella situazione attuale, e' un sistema politico sempre piu' autoreferenziale e sempre piu' autorappresentativo. Passione e responsabilita' sono risorse che possediamo, e che sono comuni a tante donne. Ci auguriamo di avere il loro sostegno. 6. INIZIATIVE. UNIONE DONNE IN ITALIA: UN LUNGO PROCESSO [Dal sito www.50e50.it] La realizzazione della democrazia paritaria sara' un processo lungo per il quale dovremo spendere energia e inventiva. Il consenso e l'appoggio delle altre sara' significativo, non solo per la raccolta delle firme, ma anche per la tenuta nel tempo del dibattito e del confronto tra le donne e con gli uomini. Per questo pensiamo di costruire la prima giornata dell'autoconvocazione nazionale dell'Udi, gia' fissata per il 19-20 maggio, come un evento aperto a tutte le donne che vogliono condividere questo cammino. Sabato 19 maggio 2007 sara' ufficialmente costituito il "Consiglio delle donne 50e50" ovunque si decide composto da donne dell'Udi e da quante in questa fase si sono rese disponibili. Il "Consiglio delle donne 50e50" ovunque si decide non sara' la sommatoria delle rappresentanze, ma uno spazio condiviso con le altre, quindi non e' necessario riprodurlo automaticamente nelle sedi locali, ma solo dove le condizioni politiche lo permettono. 7. INIZIATIVE. UNIONE DONNE IN ITALIA: VERSO I CENTRI DI RACCOLTA DELLE FIRME [Dal sito www.50e50.it] Stiamo verificando le possibilita' di una data di partenza per la raccolta delle firme, che tecnicamente coincide con la vidimazione dei primi moduli. In vista di cio', e' assolutamente necessario cominciare a costruire rapporti e contatti sul territorio per avviare i centri di raccolta. Sabato 21 aprile alle ore 11 si terra' a Roma, in via dell'Arco di Parma 15, l'incontro per costituire il centro di raccolta nazionale. I centri saranno strumenti operativi e dovranno coordinarsi attraverso la sede nazionale e il sito web www.50e50.it Alle potenzialita' fornite dal sito affidiamo una funzione fondamentale sia per la comunicazione dei vari dati che per l'organizzazione degli stessi e la fornitura del materiale possibile (con il download...). Sara' ovviamente determinante anche tutta la rete di rapporti, la pratica, la tradizione politica dell'Udi e delle donne che parlano la lingua delle donne. I dati relativi al centro di raccolta locale devono pervenire alla sede nazionale, con l'indicazione di almeno due responsabili, l'indirizzo e i riferimenti telefonici. centri di raccolta possono essere avviati anche da donne che non sono dell'Udi, purche' in stretto collegamento con la sede nazionale o con la sede Udi piu' vicina. * Importante: per inviare i dati sui centri di raccolta non scrivete a udinazionale at tin.it per non intasare la posta principale. Utilizzare solo il seguente indirizzo di posta elettronica: 50e50udinazionale at gmail.com oppure tramite posta a: Udi nazionale, via Arco di Parma 15, 00186 Roma. 8. INIZIATIVE. UNIONE DONNE IN ITALIA: PRIME SCADENZE DELL'INIZIATIVA "50E50" [Dal sito www.50e50.it] 21 aprile, ore 11, Roma: costituzione del centro nazionale di raccolta. 18 maggio, ore 10, Roma: sit-in in piazza Cavour. 19-20 maggio, Roma: autoconvocazione nazionale. 19 maggio, Roma: costituzione del consiglio delle donne. 9. INIZIATIVE. UNIONE DONNE IN ITALIA: PER SOSTENERE L'INIZIATIVA "50E50" [Dal sito www.50e50.it] Per contattare L'Udi: Unione Donne in Italia, via dell'Arco di Parma 15, 00186 Roma, tel. 066865884, e-mail: udinazionale at tin.it (generale) e 50e50udinazionale at gmail.com (specifica per la campagna), sito: www.udinazionale.org (generale) e www.50e50.it (specifico per la campagna). Per sostenere la campagna: inviare contributi con la causale: "50e50 ovunque si decide, cc postale n. 53230009; cc bancario n. 14763 Banca Popolare Etruria e Lazio ABI 5390 - CAB 03201 - AG. 042 - CIN H. E nella dichiarazione dei redditi non dimenticate il cinque per mille all'Udi. ============================== LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 106 dell'8 aprile 2007 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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