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Nonviolenza. Femminile plurale. 96
- Subject: Nonviolenza. Femminile plurale. 96
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 5 Apr 2007 14:19:21 +0200
- Importance: Normal
============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 96 del 5 aprile 2007 In questo numero: 1. "Via Dogana", una rivista che pensa 2. Sommario di "Via Dogana" n. 77 3. Sommario di "Via Dogana" n. 78 4. Sommario di "Via Dogana" n. 79 5. Sommario di "Via Dogana" n. 80 1. RIVISTE. "VIA DOGANA", UNA RIVISTA CHE PENSA [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo la seguente presentazione - del dicembre 2006 - di "Via Dogana", storica rivista femminista] "Via Dogana" e' una rivista che pensa. Quindici anni fa, nel giugno del 1991, e' uscito il primo numero di "Via Dogana", la rivista della Libreria delle donne di Milano, che si e' aperta piu' di trent'anni fa, il 15 ottobre 1975. Tanto per dire che non siamo effimere, ma contingenti si' che lo siamo, perche' la politica lo e' (e "Via Dogana" e' una rivista di politica, politica delle donne che non esclude gli uomini). Che cosa vuol dire? Che l'essenziale e' sempre in gioco e che si tratta di tradurre quello che c'e' e che capita per necessita' o per caso, in una possibilita' di esistenza libera, mirando non alla conquista del potere ma al poter essere e agire liberamente nella convivenza. La rivista continuera' a uscire, quattro numeri all'anno, e a pubblicare i Quaderni di approfondimento. Succedono cose che ci danno piu' di una ragione di esistere. Segolene Royal vince alla grande le primarie per la presidenza della repubblica francese e dice a quelli che l'hanno votata: "Scegliendo una donna avete fatto un atto rivoluzionario". L'universita' La Sapienza di Roma ospitera' nel 2007 una conferenza internazionale con questa premessa: "quello che e' successo negli ultimi trent'anni rappresenta una svolta epocale nel corso della storia umana". Che cosa sarebbe? Che "le donne hanno cominciato a entrare a far parte della cerchia di coloro che decidono i destini della cosa pubblica". Si comincia dunque a sapere che e' capitato qualcosa di grande e a cercare come dirlo e quali conseguenze trarne. Va bene, benissimo. Noi pero' sappiamo che il cambiamento, se riguarda la liberta' femminile e non la spartizione del potere, si sviluppa con la presa di coscienza e questa ha la stessa natura del fuoco, si accende, si alimenta e non diventa possesso. Da questo punto di vista, anche la retorica della "svolta epocale" puo' fare ingombro. Davanti al protagonismo appariscente di alcune come a quello diffuso e crescente di molte, specialmente nel lavoro e nella tessitura della convivenza, davanti al perdurante silenzio di moltissime, il criterio per noi e' sempre uno, che ci sia liberta' e parola di donna in prima persona, che sia lei a dire, che sia lei a decidere e non altre o altri al suo posto. (Invece del Parlamento, chi vuole governare, secondo noi, dovrebbe aprire un Ascoltamento). Questa concezione della politica, favorire il protagonismo delle persone singole, in questi anni non ha fatto che guadagnare terreno ma ha contro di se', da una parte il potere economico che usa i desideri per i suoi interessi deformando la voglia di protagonismo, e dall'altra la logica del potere politico che strumentalizza le relazioni e pretende di chiamarsi "realismo". Insomma, si continua con "Via Dogana" e si raccolgono abbonamenti, che sono in pratica la sua fonte di finanziamento. Vi ricordiamo che ogni numero della rivista prende avvio da un incontro aperto, la cosiddetta redazione allargata, le cui date si puo' conoscere contattando Clara Jourdan (e-mail: c.jourdan at tiscalinet.it), Annarosa Buttarelli, Luisa Muraro e le altre della redazione. L'abbonamento e' annuale, per anno solare: la rivista esce in marzo, giugno, settembre, dicembre. Il costo: in Italia 25 euro, negli altri paesi 35 euro, e non e' proibito dare di piu'. Conto corrente postale 26601203 intestato a Circolo coop. delle donne "Sibilla Aleramo", via Possevino 14, 46100 Mantova. Bonifico dall'estero: Libreria delle donne, codice Iban: IT 68 F 01030 01603 000000 896057, codice Bic o Swift: PASCITMMMI3. Bonifico dall'Italia: Libreria delle donne, Mps ag. 3 - CIN F - c/c 8960.57 - Abi 01030 - Cab 01603. Per informazioni, tel. 3356780668. Ci si puo' abbonare anche venendo in libreria: la Libreria delle donne e' in via Pietro Calvi 29, Milano, tel. 0270006265, ed e' aperta dalle 10 alle 13 e dalle 15,30 alle 19,30, dal lunedi' pomeriggio al sabato. Vi aspettiamo. 2. MATERIALI. SOMMARIO DI "VIA DOGANA" N. 77 [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo i seguenti estratti da "Via Dogana", n. 77, giugno 2006] E' uscito il numero 77 di "Via Dogana": Sfera pubblica * Da Guardare indietro, di Vita Cosentino: Sfera pubblica prosegue quell'apertura e continua a leggere questo mondo/campo di battaglia, in cui si possono incontrare donne che si danno da fare per sz" e, al tempo stesso, per gli altri e il mondo ("VD" 76). Il tema e' in corso d'opera e delinea terreni e contese di spazio pubblico nel lavoro, nella concezione del tempo, nella convivenza quotidiana urbana, nel volontariato, nell'amore per la cultura... E' nuovo e allo stesso tempo richiama molto da vicino la politica prima, con cui si nomina nel "Sottosopra rosso". E' accaduto non per caso quell'intenso lavorio di relazioni di donne e anche di uomini che fanno si' che la vita associata non si sfasci e resti viva. E' politica. * Da sfera pubblica, di Marina Terragni: Con quel poco di buon senso giornalistico che ho, ho intuito che sull'ultimo numero di "Via Dogana" e' scritto qualcosa che puo' accendere l'interesse di molte e molti. Li' si e' parlato di un'altra politica, di un altro spazio pubblico, di polis spaccata. Si e' detto con definitiva chiarezza che le manovre paritaristiche, le quote, le strategie di inclusione delle singole interessano davvero a poche, e non risolverebbero quasi niente. Ne ho scritto per "Io donna", allegato femminile del "Corriere della Sera". La direttora Fiorenza Vallino e' una donna che ama la politica, e il ragionamento l'ha seguito con attenzione: e' vero quella politica non va, e' macchinosa, infantile, egoriferita, complicata. Bisogna ricominciare a criticarla apertamente, riconoscere che c'e' resistenza femminile alla politica della rappresentanza, e che quella scena, con la sua scarsa presenza di donne, non e' la sola possibile. Ma poi? Mi domanda Fiorenza. Con i suoi modi da sarda brusca e leale mi dice che una via d'uscita la si deve indicare, che a lei non piace frustrare le aspettative di chi legge. Che bisogna parlare in una lingua ben comprensibile. Che se nell'aria c'e' qualche buona idea alternativa, allora la si tiri fuori. * Da Intervista a Rita Borsellino, a cura di Anna Di Salvo e Mirella Clausi: La sua figura di donna positiva che guarda davanti a se' fiduciosa del suo sapere e della sua esperienza femminile ci invoglia a essere presenti e a farle sentire che puo' contare sul sostegno e sulla collaborazione di donne e uomini che credono nella verita' e nella possibilita' di una Sicilia restituita alle sue possibilita'. * Da Mondo donna, di Silvia Marastoni: Enza e Lelia - mia madre - si sono conosciute nel 1988 a un convegno sulle scuole materne. Interessata dall'esperienza raccontata da Lelia, a lungo coordinatrice delle scuole di un comune dell'hinterland milanese a forte tradizione democratica e dalle sue riflessioni sulla zona di Milano in cui si era trasferita, Enza l'ha avvicinata, le ha parlato e infine proposto di partecipare al Comitato di Quartiere. * Da Il volontariato nella capitale del lavoro, di Pasqua Teora: Da un po' di tempo, la politica purtroppo non infiamma i cuori e induce nella maggioranza di noi, a torto o a ragione, un senso di impotenza e di stallo; soprattutto inibisce un investimento emozionale, quasi sentimentale, un movimento energetico e creativo che agevoli la partecipazione di massa e la voglia di fare insieme la politica con l'idea fissa di rendere il mondo luogo migliore di come ce lo hanno consegnato. * Da Florence e Marcella - mai l'una senza l'altra, di Daniela Riboli: Solo ri-orientando lo sguardo, infatti, si coglie come Florence Nightingale (1820-1910), la nota fondatrice della moderna professione infermieristica nonche' fautrice della riforma dell'assistenza sanitaria inglese, sia stata in primis fondatrice della eroicita' della sua vita. Una vita che, con determinazione adamantina, orienta al togliere il desiderio femminile dalla indicibilita' e impercorribilita' cui sembrava destinato per farlo vivere in modo originale nel mondo dato. * Da Un armadio pieno di camicie da notte colorate, di Chiara Pergola: Nel giugno 2003, quando ho lasciato la multinazionale per cui lavoravo da sei anni, il mio curriculum vitae, dell'ultima posizione che ho occupato, diceva cosi': In qualita' di Package Performance Manager dirigo l'attivita' di un laboratorio di Packaging Design, per l'ideazione di prodotti innovativi; sono inoltre a capo dei laboratori di Controllo Qualita' e dell'area Ricerche di Mercato. Tale incarico comprende l'affiancamento di Product Mgrs. e Project Mgrs. dall'ideazione all'industrializzazione dei nuovi prodotti, attivita' di benchmarking, auditing su tematiche di qualita'. Il mio team garantisce la continuita' di obiettivi tra Marketing e Ricerca e sviluppo all'interno di un'organizzazione strutturata per processi. * Da Inchiodate al presente, di Lorena Melchiorre: AAA. Giovani donne cercano lavoro. E il guaio e' che lo trovano, ma solo a certe condizioni. A volte lo trovano prima dei loro coetanei maschi, ma quasi sempre al di sotto delle loro aspirazioni e competenze. Lo cercano perche' non si puo' vivere senza, almeno se si vuole raggiungere quell'autonomia economica e relazionale, indispensabile per la crescita equilibrata di se'. Lo cercano perche' sanno che nel lavoro si gioca la questione di liberta' piu' importante: col lavoro si ha accesso allo spazio pubblico, si esce dalla cameretta adolescenziale, dal letto matrimoniale, per entrare in uno spazio piu' grande dove dovrebbe acquisire piu' senso l'azione e una maggiore gittata la parola. E in una societa' come la nostra, che ha fatto del lavoro la sfera pubblica per eccellenza, si puo' intuire che la loro scelta non solo e' orientata, e' obbligata. Se una sola porta ci e' dato aprire, quella apriamo. * Da La resurrezione dei tempi morti, di Sabina Baral: Un giorno una mia cara amica mi ha detto che alla domanda "che lavoro fai?" non era in grado di rispondere. Perche' dietro a quella che puo' essere una normale professione si nasconde un vero e proprio percorso di riflessione, contraddistinto da un intreccio di desideri spesso contrastanti, da rinunce, da scelte patite nel senso di profondamente pensate e vissute. E tutto questo puo' essere difficile da raccontare, quanto meno richiede un'attenta capacita' di ascolto che mal si coniuga con la velocita' del nostro tempo. * Da Io ti salvero' dal mercato, di Liliana Rampello: Se guardiamo al lavoro come sfera pubblica oggi ampiamente conquistata dalle donne, sembra che la differenza sia tra noi, le madri, certe del lavoro e con un lavoro certo, e le figlie, tramortite da un precariato che distrugge ogni possibilita' di senso del e sul lavoro fin dentro ogni piega della vita. * Da Esercizi di liberta' nello spaziotempo, di Sandra Bonfiglioli: Racconto tracce di esperienza che provengono dall'avere osservato per lunghi anni l'essere delle donne nella sfera del lavoro. E' una riflessione attorno allo spazio pubblico delle donne, quello cioe' aperto dalla nostra iniziativa politica ed espressione della costruzione di noi stesse come soggetto. Tre temi di riflessione. Di ciascun tema traccio uno schizzo per sollecitare il nostro lavoro teorico. * Da Vivre sa vie, un racconto di Gloria Zanardo: Non voleva essere da meno, da meno di nessuno. Questa era la questione, questa era stata da sempre la sua questione. Non pretendeva mari o monti, sebbene di talento certo non mancasse, ne' voleva chissa' quali tributi e onori, ma quello che e' giusto e' giusto e la sua fetta di torta la voleva intera, per niente ridimensionata da quella degli altri. 3. MATERIALI. SOMMARIO DI "VIA DOGANA" N. 78 [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo i seguenti estratti da "Via Dogana", n. 78, settembre 2006] E' uscito il numero 78 di "Via Dogana": Appuntamenti * Dare e prendere appuntamenti, di Luisa Muraro * Da La societa' in rosa, tratto da Monde des Femmes, di Alain Touraine: In Occidente le donne stanno assumendo un ruolo centrale nel tentativo di combattere gli effetti negativi della modernizzazione, le fratture tra corpo e mente, interesse ed emozione, diverso e simile: non agiscono in quanto movimento collettivo, ma come forza di trasformazione culturale. * Da L'annus horribilis delle pari opportunita', di Chiara Saraceno: A giochi chiusi, l'annus horribilis delle pari opportunita' tra donne e uomini in Italia potrebbe essere archiviato come una secca sconfitta per le donne e come una ennesima dimostrazione della arroganza e del potere maschile - o, meglio, degli uomini in posizione di potere... Il primo dato da cui partire e' che non sono solo i politici maschi a non considerare rilevante ne' l'elettorato ne' l'opinione pubblica femminile. Anche le donne in politica, le donne nei partiti, ne fanno, nel migliore dei casi, un uso del tutto retorico. * Da Vivarosy, di Liliana Rampello: Il 24 giugno scorso "la Repubblica" ha pubblicato un'intervista di Maria Novella De Luca alla neoministra Rosy Bindi... La sfida della Ministra, nelle parole della giornalista, ha come protagonisti "i soggetti piu' deboli, gli anziani, i non autosufficienti, le donne, i bambini, le giovani coppie". Questo tipo di linguaggio fa un bel po' della solita confusione fra sessi , categorie, eta' ecc. e fa pensare a un ministero con compiti di sostegno e "aiuto", prevalentemente economico. La risposta della Bindi al contrario delinea un orizzonte diverso. * Da Intelligenza del presente ricchezze del passato, di Vita Cosentino e Federica Giardini: Quanta voglia di autoriforma circola oggi! L'idea e' nata nella politica delle donne - come proposta rivolta anche agli uomini - agli inizi degli anni Novanta, in un movimento che e' partito dall'universita' per estendersi poi nelle scuole. Forma politica nuova, che non somiglia a nessuna organizzazione esistente perche' implica la soggettivita' e i suoi movimenti, ha conosciuto anche andamenti carsici, quando non momenti di vera eclissi, come e' successo per un lungo periodo all'universita'. Una politica centrata sulla soggettivita' e sulle relazioni sa pero' accettare e mettere a frutto che la durata costante nel tempo non e' garantita, perche' non e' oggettiva, e si fa piuttosto cogliendo di volta in volta le occasioni. * Da Riunioni, di Chiara Pergola: La differenza per me e' stata qualcosa di molto concreto, che ho imparato nell'infanzia. Andavo con mio padre alle riunioni del "circolo Panzieri", che non sapevo bene cosa fossero, per che ragioni ci si riunisse a parlare; e chissa' poi chi era quel signore il cui nome mi era divenuto famigliare per abitudine a sentirlo. Ma sapevo che questo accadeva in un posto strano, sicuramente sporco, con odore di inchiostro misto a vecchio misto a polvere... Poi a un certo punto ho cominciato ad andare con mia madre a tutto un altro tipo di riunioni, in un luogo che si chiamava "casa delle donne", dove c'era anche un poster con su scritto dalla parte delle bambine che mi lasciava di stucco, perche' non mi era mai capitato prima di essere chiamata in causa direttamente; pensavo che l'universo della politica e quello dell'infanzia, da me abitato, non avessero punti di contatto. * Da Care amiche, figlie nostre, di Sandra Bonfiglioli: Questo mondo mutante non e' un uni-verso (cosi' l'ha pensato la fisica moderna) ma un multi-verso ambiguo, "impastato" anche con le trasformazioni che abbiamo voluto e abbiamo praticato con la nostra capacita' di presenza e con una concezione originale di pratica politica che va oltre i programmi dei politici di professione. Abbiamo saputo esercitare pratica politica per una generazione, con una liberta' di pensiero che era anche trasformazione del nostro pensiero, della consapevolezza di noi come soggetto e della forma dell'azione. E questo ha cambiato la fisica del mondo, la polis. Piu' profondamente di quanto abbia saputo registrare la politica istituzionale. * Da Il neonato si sveglio' di soprassalto: sognava Dio in transito, di Pasqua Teora: La settimana scorsa una donna di quarant'anni che abita nel mio condominio, nella porzione terra-cielo di proprieta' del Comune di Bergamo, e' venuta a suonare al mio studio (situato al piano terra dello stesso complesso) quasi con l'affanno, piccolina con uno zainetto sulle spalle come fosse una bambina. Io ero in seduta e interruppi per andare ad aprire alla inaspettata visitatrice: "Sono stata promossa! Ce l'ho fatta! Sono uscita con 63, ho la maturita' artistica!". * Da Angeli del passato e poveri diavoli di mediatica periferia, di Cinzia Soldano: Lo scorso 4 luglio ho assistito alla proiezione di Ther's No Business Like Showbusiness (Follie dell'anno), capolavoro del musical americano diretto nel 1954 da Walter Lang, con una appena affermata Marilyn Monroe... Si conclude qui la grande stagione del cinema hollywoodiano dei due decenni precedenti, che aveva messo a tema il sapere delle relazioni tra uomini e donne... Perche' accade questo e perche' proprio questo rende cosi' eccitante l'incontro tra un uomo e una donna in questi film? Quello che viene in luce ed e' considerato il punto focale non e' la figura dello scambio, cosi' rassicurante e "civile" quando si parla di relazioni, ma qualcosa di piu' radicale e arduo, sconvolgente e doloroso sotto il velo della brillantezza di dialoghi insuperabili: l'impercettibile aprirsi di un pertugio che, attraverso l'eccitazione sessuale, promette una forma inaspettata di sviluppo dell'essere di ciascuno, aperto si' dalla differenza ma che lascia ciascuno alla solitudine della propria reciproca irriducibilita'; una possibilita' che il piu' delle volte produce disastri, ma quando funziona si riconosce per un unico, raro effetto che in altro modo non saprei chiamare se non: sedersi affiancati al banchetto della vita. * Da Avvertiamole, di Barbara Verzini: Sento una grande responsabilita' nello scrivere questo articolo ma e' una responsabilita' che ho voluto e desidero assumermi perche' non voglio rimanere in silenzio di fronte all'ondata di violenza che si sta abbattendo sulle donne. Questa responsabilita' lungi dall'avvicinarsi ad una qualsiasi forma di dovere e' il segnale di una chiamata ad uno sbilanciamento, ad un esserci pubblicamente. Qualcosa fa eco in me e muove i miei desideri, mi fa fare un passo avanti, un passo politico che vorrei tanto fosse corale. * Da La carne e' debole ma il frate e' forte, di Franca Fortunato: Non conoscevo padre Fedele, ignoravo completamente la sua esistenza, fino a quando un giorno sulla stampa appare la notizia del suo arresto, in seguito alla denuncia di una religiosa, che dice di essere stata violentata, legata, bendata, filmata... Spinta dalla madre superiora e sostenuta dalle consorelle, la religiosa decide di rendere pubblica l'accusa, affidandosi al diritto e a una avvocata. Rifiuta, cosi', sia la strada del silenzio per coprire la violenza e sia quella, piu' prevedibile, di una soluzione interna alla Chiesa, forse perche' non si fidava. La strada scelta, fin dall'inizio si dimostra impervia e difficile per una donna, anche se religiosa, nel conquistarsi la simpatia e il rispetto di donne e uomini. Il suo gesto, infatti, non ha suscitato - come invece era accaduto contro la mafia, con le giovani e i giovani di Locri, dopo l'uccisione del presidente del consiglio regionale Francesco Fortugno - un moto di sdegno e di sostegno generalizzato, di donne e uomini, contro la cultura dello stupro. Da parte degli uomini c'e' stato, in generale, un tirarsi fuori, quando non un solidarizzare con il frate, reo al massimo di aver tradito il giuramento di castita'. Da parte delle donne c'e' stato, per lo piu', silenzio. * Da Amore e riconoscimento: la violenza maschile e il senso delle nostre relazioni, di Marco Deriu: Negli ultimi mesi le cronache quotidiane ci hanno raccontato una triste sequela di delitti di coppie... Per quanto riguarda gli omicidi di coppia, ad esempio, in Italia negli ultimi tempi si registrano circa un centinaio di casi all'anno. In alcuni casi sono semplicemente mariti che uccidono mogli e compagne per liti di qualsiasi genere. Ma sempre piu' spesso dietro questi omicidi di donne c'e' di mezzo anche l'esperienza della separazione, del rifiuto, della scelta dell'ex compagna di costruirsi un'altra vita. Da questo punto di vista nelle cronache quotidiane nessuno si e' azzardato finora a sottolineare che siamo di fronte ad una nuova e irrimandabile "questione maschile" che rimane in verita' ancora da comprendere nel suo significato sociale e relazionale. 4. MATERIALI. SOMMARIO DI "VIA DOGANA" N. 79 [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo i seguenti estratti da "Via Dogana", n. 79, dicembre 2006] E' uscito il numero 79 di "Via Dogana": Parla con lui * Da Guardare indietro (rubrica) di Vita Cosentino: Parla con lui esprime la postura sottesa a questo numero, che mostra lo stato delle cose tra donne e uomini, il continuum di violenza politica e impolitica nel mondo e nella storia recente, ma con la diversa lettura dell'oggi. Fa parlare soprattutto uomini, attori piu' o meno consapevoli di un tempo segnato dalla liberta' femminile. I numeri d'obbligo di "VD", da richiamare per intero, sono almeno due. E non per una lettura veloce, ma per soffermarsi di nuovo sulle loro idee portanti, colte nel momento sorgivo e tuttora presenti nella tessitura della rivista: La fine del patriarcato ("VD" 23), questa idea si fa posto nella nostra mente, spesso ingombra di analisi del presente inteso solo in termini di "brutture"; e Lingua corrente ("VD" 67), nella cui apertura Luisa Muraro propone di restare terra terra, come fa l'acqua che scorre dai monti al mare irrigando la crosta terrestre, di prestare un ascolto piu' libero al significarsi del nostro essere donne e uomini. * Da In bordo, di Stefano Sarfati Nahmad: Parla con lui dunque. Che puo' essere un'apertura all'altro, l'uomo questo sconosciuto essere che sale in macchina alle due di notte infila un viale di periferia e tira su' una rumena o albanese o nigeriana o un travestito brasiliano. Ma anche fallo parlare, questo sconosciuto marito che ti sta di fianco per decenni senza che tu abbia mai capito veramente che cosa vuole, mentre le altre cose sono chiarissime ovvie anzi scontate addirittura noiose. * Da Un coito ogni tanto, di Stefano Sarfati Nahmad: Noi uomini dobbiamo - di tanto in tanto - avere un coito. Pensando alla mia esperienza, mi pare si tratti di un misto di bisogno fisico e simbolico, infatti a volte mi spaventa il vuoto sessuale che c'e' stato ed e' forse questa paura che mi spinge a cercare un coito. Mi sono anche capitati lunghi (per me) periodi senza, perche' semplicemente non ci pensavo, ma dopo un certo tempo mi succedeva di avere delle piccole "perdite" portandomi a credere che un qualche bisogno fisico c'e'. Ma queste perdite non sono nulla di importante, potrei benissimo non darci peso, invece mi rimandano al mio bisogno simbolico, nel senso che per sentire la mia virilita', per non temere di perderla, sento di dover avere un coito. Un uomo che non ha coiti puo' sentirsi un uomo? * Da "Ti prego aprimi la mente, dammi la chiave!" Uomini al confessionale di una donna, di Pasqua Teora: Ho intervistato un certo numero di uomini, alcuni miei pazienti, altri no; l'invito era a mettersi autenticamente dalla parte dell'uomo per osservare e commentare insieme il problema della violenza esercitata dagli uomini, a danno delle donne: quella violenza che puo' anche arrivare allo stupro e in certi casi all'uccisione della donna. Il nostro sguardo congiunto sarebbe stato autenticamente interessato a osservare e comprendere il maschile violento sia sul piano del simbolico e del fantasmatico che su quello interattivo nella relazione reale con la donna. Benche' gli intervistati, incontrati uno per volta, abbiano precisato che loro non avevano mai agito quella violenza estrema sulle donne, tutti hanno mostrato di gradire molto l'argomento, come se venisse esaudito un desiderio non espresso ma in loro pulsante. * Da "Portare le figlie" Intervista a mio marito di M. B.: So di non dire una cosa particolarmente nuova, ma intorno a me osservo due tipologie di uomini nella situazione presente: quelli che si sentono ancora perfettamente a loro agio nelle categorie patriarcali tipiche e cioe' innanzitutto quella del potere raggiunto attraverso la lotta - anche muscolare - negli ambiti dove questo tipo di lotta e' ancora lo strumento principale per arrivare in alto (quello della politica e quello degli "affari") e quelli che rifuggono o per scelta o per incapacita' da questa lotta. Io ho sposato un appartenente a questa seconda categoria e ho cercato di interrogarlo in questa specie di intervista. Mio marito e' del 1959: l'osservatorio e' quindi quello di uno che ha visto la condizione delle donne e quella del rapporto tra i sessi cambiare nello stesso momento in cui diventava adulto (piu' o meno). * Da Ragazzi di oggi: molte emozioni, pochi desideri, di Gian Piero Bernard: Spesso si dice che la violenza, tutta la violenza, ma soprattutto quella che e' esercitata da singoli su singoli individui, in particolare quella che i maschi infliggono alle donne, sia determinata dall'aver subito violenza. Non mi sembra che sia sempre vero. Ho vissuto l'adolescenza in una societa' patriarcale rigida e autoritaria, intrisa di violenza, spesso piu' minacciata che praticata, ma che incombeva anche quando non veniva subita. Chi fra i giovani maschi si sentiva estraneo a quella violenza, chi se ne sentiva oppresso o colpito, poteva allontanarsene. La percezione di una violenza maschile che era in tutte le relazioni, sia con gli adulti sia fra pari e che colpiva anche noi, che ci vedeva inermi, mi ha spinto in passato ad allontanarmi dalla violenza. * Da Onore dolore pudore, di Marina Terragni: Un giorno ho sentito due civilissimi signori parlare tra loro e usare impudicamente la parola "onore". Era davvero tanto che non la sentivo. Onore e' una parola obsoleta, inattuale, consumata dal suo abuso, messa definitivamente al bando dalla political e sexual correctness. In primo piano mettiamo il fatto che in nome dell'onore sono state fatte cose che la morale corrente giudica inaccettabili. Un infinito numero di volte i codici dell'onore hanno offerto un ordine simbolico, con relativo sconto di pena, al terribile disordine della violenza maschile sulle donne. Quei codici oggi sono in disuso, mentre sangue e violenza restano piu' in uso che mai. Per un marito o un fidanzato che ammazzano la compagna oggi la sociologia ricorre all'ossimoro "delitti d'amore", ma secondo Anna Baldry, studiosa del fenomeno, la definizione "delitti d'onore" andrebbe ancora benissimo in gran parte dei casi. * Da La mala vita, di Francois Fleury: Sono psicoterapeuta a Losanna, Svizzera; con parecchi altri abbiamo creato un luogo d'accoglienza per persone arrivate qui come migranti. In questi ultimi anni la migrazione si e' sviluppata in seguito a conflitti intra o extranazionali che spingono popolazioni intere lontano dalle loro case. Queste persone portano con se' perdite, violenze patite o agite sotto altri cieli. I diritti umani, nella loro applicazione, sottovalutano questi aspetti, ponendosi piuttosto come un prolungamento del diritto territoriale costruito sul timore dell'invasione e della perdita identitaria. La lentezza delle procedure, lo stato di attesa, per non parlare del razzismo, sono componenti di quella violenza istituzionale che, con la sua inerzia ai cambiamenti, colloca l'altro in un confinamento che puo' portarlo al "mal-essere" o spingerlo verso altre forme di violenza, in questo caso domestica, o entrambe le cose. Ad ognuna di queste tappe, le donne sono le prime vittime, durante la guerra, in una prigione, nel recinto di un campo profughi o isolate in un appartamento. * Da Un Angelo dopo l'altro. Frammenti di vita anni Settanta e oltre, di Claudio Muraro: Che fossimo abituati, se non inclini, alla violenza, non era nulla di strano. Gli uomini sulle donne, le donne sui bambini, i bambini sulle bestie: questa era la norma d'uso. I maestri esaltavano quella eroica delle guerre, i professori quella ribelle della Resistenza. Una volta cresciuti, la nostra, quella giovanile degli anni Settanta del nordest italiano, era gioiosa come quella delle periferie francesi di un anno fa - immagino; non si cercava il sangue. Era solo un fuoco d'artificio di irrispettosa disobbedienza verso chi aveva messo regole anguste e tristi al vivere. * Da L'assassino preferisce il rosa, di Daniele Cini: Qualche anno fa mi e' capitato di lavorare con un noto scrittore di gialli in una trasmissione di cronaca nera. L'ottanta per cento dei casi trattati riguardavano orrendi delitti contro giovani donne, scaraventate con violenza contro un muro, ripetutamente accoltellate, alcune strangolate e seviziate, una poveretta addirittura straziata con un trapano elettrico. I soli maschi uccisi erano omosessuali. * Da Dopo il 14 ottobre per un cambio di civilta'. Resoconto di uno scambio tra uomini e donne attorno al tema della violenza, di Marco Deriu: L'incontro promosso a Roma il 14 ottobre dai firmatari del documento "La violenza contro le donne ci riguarda: prendiamo parole come uomini" ha visto la partecipazione di un centinaio di uomini e di donne... Questo incontro ha avuto il primo significato di rispondere alla necessita' di un'iniziativa pubblica maschile contro la violenza da cui siamo partiti nella consapevolezza che la violenza contro le donne sia qualcosa che ci riguarda come maschi, che non riguarda figure marginali e devianti, ma uomini che si muovono all'interno di categorie del maschile generalmente condivise, di cui rappresentano l'epifenomeno estremo ma non spurio; che la violenza sia un corollario di un condizionamento profondo. Avevamo quindi ben chiara l'esigenza di interrogare prima di tutto gli uomini, dando spazio a modalita' di confronto che non riproducessero i consueti schemi frontali (relatori da una parte, pubblico dall'altra) ma che invitassero a parlare partendo da se'. * Da La regina, di Cinzia Soldano: Ho avuto la fortuna di vedere The Queen di Stephen Frears (Gran Bretagna, Francia e Italia, 2006), in lingua originale corredato da sottotitoli... In questo film "dalla parte della regina", poco importa che i personaggi corrispondano in modo veritiero alle persone reali (in un duplice senso, in questo caso!), anche se la suggestione della rappresentazione e' tale che viene da crederlo. La sua grandezza sta nell'intuizione di Stephen Frears che quei fatti contenessero una verita' ancora da rivelare e che fosse necessario ripercorrerli: l'inestimabile valore, in questa nostra epoca di esibizionismo mediatico banalizzante, di qualcuno che, da una posizione sociale di massima visibilita', riaffermi il bisogno umano fondamentale e inascoltato di una dimensione autenticamente intima della propria vita. * Da Ai libri non si resiste (rubrica) di Liliana Rampello: Come si scrive della morte, della mancanza, del dolore? Come si trova un tono, il calibro della propria emozione? Di cosa parla il silenzio? La prima impressione che ho avuto leggendo L'anno del pensiero magico di Joan Didion (il Saggiatore 2006) e' stata una grande ammirazione per la difficile sfida di riuscire a esprimere la propria umanita' senza tradirla, senza quelle sbavature sempre in agguato quando ci si mostra nella propria fragilita', quando si sceglie di metterla a nudo. 5. MATERIALI. SOMMARIO DI "VIA DOGANA" N. 80 [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo i seguenti estratti da "Via Dogana", n. 80, marzo 2007] E' uscito il numero 80 di "Via Dogana": Questo femminismo non ci basta * Da Guardare indietro (rubrica) di Vita Cosentino: Questo femminismo non ci basta, vuole stare nel presente, in questo mondo veramente cambiato, con interrogativi, malintesi, polemiche, scontenti che diventano pretese. Diventando cape di governi, di citta', di tribunali, sono donne a definire i campi di contesa e la posta in gioco oppure si fanno includere nel potere maschile? Stiamo andando all'estinzione della differenza femminile o a un cambio di civilta'? Le donne piu' giovani assumono protagonismo la' dove sono o "sono assunte"? Con quali occhi guardare a quello che sta capitando? Come assumerne la grandezza? * Da Milano senza maiuscole, di Lia Cigarini e Luisa Muraro: Due amiche romane, una sera a cena hanno voluto salutare con una bottiglia di champagne la candidatura di Segolene Royal alla presidenza dello Stato. Le amiche volevano cosi' festeggiare il di piu' di visibilita' che la lotta delle donne ne avrebbe ricavato. Mi sono chiesta perche' non siano ancora arrivate a Milano con un'intera cassetta di champagne. In questa citta', infatti, molta parte del potere maschile si trova in mani femminili: la sindaca (la quale ha coerentemente dichiarato di voler essere chiamata "sindaco", anzi "signor sindaco") Letizia Moratti; la capa dell'opposizione di centro-sinistra Marilena Adami; la presidente della potente Confindustria degli industriali lombardi, Diana Bracco (che ha voluto dichiarare, con gesto eloquente, che deve tutto agli insegnamenti del padre, fondatore della dinastia industriale Bracco); la segretaria generale della Cgil lombarda, Susanna Camusso; la presidente del tribunale, Livia Pomodoro; la direttora regionale dell'istruzione, dott.ssa Dominici, e persino la rettora delle scuole dei gesuiti. Non siamo in presenza di singole che, com'e' gia' successo in passato, sono emerse qua e la' nel mondo, portate in posti eminenti dalla loro ambizione e dalle circostanze, ma di un'intera leva di donne che contemporaneamente ha occupato le articolazioni del potere in un'unica citta'. Non c'e' dubbio che il femminismo c'entri, ma come? * Da Ma io ci spero, di Marina Terragni: A me pare che il momento sia politicamente molto eccitante, e confido, come al mio solito, nel meglio. Detto tra parentesi, non ho alcuna antipatia per le emancipate piu' riuscite: le guardo con ammirazione e interesse, i loro successi mi fanno un gran piacere, mi sono molto simpatiche, anche se ho la sensazione che si tratti di un modello in scadenza, che presto o tardi sara' ritirato dal mercato. Vedo certe ragazze che si arrabattano a vivere e a cercare il loro posto e un po' di felicita' nel mondo, senza passare sotto le forche caudine dell'emancipazione, e mi pare che stiano un passo avanti, che costituiscano il modello nuovo. E quindi forse per la prima volta le donne "comuni", le madri "normali", hanno un vantaggio simbolico rispetto alle emancipate, anche se forse guadagnano meno soldi: ma sul fatto che il denaro sia una misura simbolica relativa ci siamo gia' dette molto. * Da E gli uomini?, di Sabina Baral: In questo tempo di protagonismo femminile, a costo che cio' risulti un po' paradossale, io mi ritrovo a preoccuparmi per gli uomini, per la loro latitanza. Perche' li vedo smarriti sul fronte della vita personale, come chi ha perso familiarita' con cio' che lo circonda e tremendamente deboli sul versante della vita pubblica. Relativamente a questa ultima sembrano assistere desolati alla fine della politica, del loro apparato concettuale, senza capacita' di reinventarsi. Allora non vorrei che il nostro protagonismo fosse in parte l'ovvia conseguenza del loro ritrarsi, della terra desolata in cui sono caduti; nessuna gentile concessione, insomma, ma l'ultimo gesto della loro impotenza. Ora mi chiedo: non e' sempre quello che molte di noi hanno auspicato? L'uomo che, finalmente, sapesse disidentificarsi dalla polis. Ma che ne sara' di una societa' scarsa di uomini e senza il loro bagaglio di pensiero forte? Non vorrei che tutto cio' rischiasse di divenire il rimosso di un certo femminismo. * Da Niente e tutto, di Francesca Spano: Un anno e mezzo fa, i giornali hanno sottolineato "l'evento" nella piccola casa dei protestanti italiani: l'elezione della pastora Maria Bonafede alla carica di Moderatore della Tavola valdese, l'organo di gestione dell'unione delle chiese valdesi e metodiste in Italia... Cosa accadra' allora alla nostra chiesa che si e' trovata ad eleggere una Moderatora? Assolutamente niente e assolutamente tutto. Niente se verificheremo che un ruolo da sempre svolto da un uomo e' stato svolto da una donna che per sentirsi all'altezza ha cercato di adeguarsi a quel ruolo pensato non certo per lei; niente se affideremo una possibile trasformazione solo alle capacita', ai talenti, alla forza di questa singola donna; niente se ci rapporteremo a lei come se fosse un lui. Tutto se la sapremo guardare, se sapremo guardare il suo corpo riconoscendolo come corpo di donna (per corpo intendo tutto: fisicita', modalita' di lavoro, di costruzione del pensiero e delle relazioni, difetti, doni) e se il nostro guardarla permettera' a lei di vedersi e riconoscersi come donna anche in quel ruolo; tutto, se le donne con cui lei pensa e lavora non la lasceranno sola a pensare e ad agire, ma costruiranno insieme a lei quel "pensiero in relazione", che solo ci salva dal prometeismo delle donne in carriera e dalla irrilevanza politica delle donne che non osano esporsi. * Da La responsabilita' di esserci sulla Terra, di Antonella Nappi: E' stato il femminismo negli anni Sessanta e Settanta a dare spessore alle esperienze personali contro il dominio ideologico, a invertire la rotta della tolleranza delle donne per agire con loro una scelta e un giudizio quotidiani. Prima, l'esercizio giornaliero di responsabilita' era banalizzato dalla dimensione collettiva dell'agire e la soggettivita' era schiacciata dall'immanenza di dimensioni strutturate e vissute come naturali, giuste, uniche (Marita Rampazi per il Convegno di Ais di Napoli del 10 novembre 2005). Il femminismo ha smascherato la funzionalita' dell'agire personale e quotidiano alla costruzione politica e ha fatto della responsabilita' di ciascuna uno strumento politico innovativo (volontario). Ma le logiche del dominio si rinnovano. Aperti spazi di liberta' nella societa', mosso pluralmente un pensiero critico soggettivo, di nuovo molte realta' strutturate obbligano pensieri e azioni impersonali, nuovi modelli autoritari vedono le persone aderirvi senza che siano riuscite a riconoscerli e valutarli. * Da Parlo per me, di Lorena Melchiorre: I grandi dilemmi della vita si palesano, a volte, fin dalla prima infanzia e da li' non ti abbandonano piu'. Il mio e' stato: ammazzare il padre o abbandonare la madre al proprio destino. Ad oggi non ho compiuto ne' l'uno ne' l'altro gesto, ma ho maturato la convinzione che le grandi rivoluzioni private e sociali avvengono cosi'. * Da Sole & Luna, di Chiara Pergola: Sole: Per raggiungere l'indipendenza ognuna di noi sa qual e' il prezzo da pagare. Luna: Ma questo non c'entra con il fatto di non sentirsi protagoniste. In effetti questa sensazione non e' mai dipesa dalle condizioni materiali. Ed e' proprio questa la vera indipendenza: non far dipendere dalle condizioni esterne il senso ed il valore del proprio agire. * Da La solitudine nei campi di battaglia, di Marta Pastorino: Immaginate una bambina. Immaginatela nascere nel 1978 e crescere tra sorelle, amiche, mamme, nonne. I papa' sono al lavoro, oppure sono stanchi, davanti alla televisione. Un pomeriggio, sulla poltrona in salotto, la nonna le fa posare la testa sul suo grosso petto, e le sussurra all'orecchio: ricordati che i libri sono i veri amici dell'essere umano. Tenendo la piccola mano tra le sue rugose, piu' tardi, la bimba scende con la nonna ai giardini, file di panchine sono occupate da altre signore incappottate, nonne come lei. Vedi quelle? - dice alla nipote, non fanno che sparlare degli altri, sono donne senza letteratura. Mentre lei gioca con i legnetti nella terra, la nonna siede in solitudine su una panchina poco lontana, e, probabilmente, pensa. * Da Protagoniste, ma di quale racconto?, di Emma Schiavon: No, in effetti non ci sentiamo protagoniste. E' soprattutto perche' per avere delle protagoniste e' necessaria un storia, una storia nel senso di un racconto comune e almeno in parte condiviso, prima ancora che una Storia con la S maiuscola. Un racconto che giri e dia senso a quelle esperienze politicamente e culturalmente significative che abbiamo fatto nel corso del tempo, anche se nessuna di noi si aspetta un rispecchiamento tout court nelle altre. Noi non possiamo credere a identita' comuni, a fusionalita' che non appartengono al nostro vissuto. Pensiamo anzi che per affrontare il neopatriarcato che ci circonda, proteiforme e insidioso piu' che mai, sia necessario approntare strumenti diversi, variamente temperati. Le nostre diversita' sono un vantaggio, potranno piu' difficilmente prenderci le misure. Ma anche questo va narrato, fatto valere, immesso in un circuito di comunicazione piu' ampio, messo a punto e teorizzato. Tipico del nostro paese e' invece una specie di blocco narrativo, una paralisi della memoria per cui il racconto dell'esperienza politica continua a involgersi sempre sullo stesso ristretto momento, che va indicativamente dal 1967 (anno della mia nascita) al 1975-'76. * Da Il sorriso di Robert, di Cinzia Soldano: Il 1968, si sa, e' un anno fondamentale nella storia della seconda meta' del secolo scorso. Anno di rottura, di scoppio, di grande apertura per le speranze di quegli esseri umani, uomini e donne, che stavano al mondo col desiderio di cambiarlo. Uno dei (grandi) meriti del meraviglioso film di Emilio Estevez, Bobby, e' quello di farci comprendere che non di un inizio si tratto', ma di una fine. Una fine di cui ancora noi, che ci ostiniamo a pensare che comprendere l'esperienza reale al di la' delle sue rappresentazioni correnti sia un modo di agire la trasformazione politica, facciamo parte. Il film racconta, trasfigurando e con cio' cogliendone appieno il senso, quello che accadde durante l'ultimo giorno di vita del senatore Robert Kennedy presso l'Hotel Ambassador di Los Angeles, quartier generale della sua campagna elettorale. * Da Ai libri non si resiste (rubrica) di Liliana Rampello: E' sempre interessante scoprire che un uomo sa voler bene a una donna, sa vedere dietro la sua vita pazza e poco decifrabile una qualita' che non vuole vada perduta, la preserva, la presenta perche' tutti la possano ammirare. E' quello che ha fatto William Maxwell introducendo i racconti di Maeve Brennan, (Il principio dell'amore, Bur, 2006), un libro bellissimo, scritto da un'autrice molto apprezzata da Alice Munro e Paula Fox, due scrittrici dallo sguardo altrettanto naturalmente spietato sulla realta'. ============================== NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE ============================== Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 96 del 5 aprile 2007 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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