Voci e volti della nonviolenza. 54



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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 54 del 27 marzo 2007

In questo numero:
1. Maso Notarianni intervista Gino Strada
2. Et coetera

1. MASO NOTARIANNI INTERVISTA GINO STRADA
[Dal sito di "Peacereporter" (www.peacereporter.net) riprendiamo la seguente
intervista del 24 marzo 2007]

Gino Strada in questi giorni ha un altro prigioniero da liberare:
Rahmatullah Hanefi, manager dell'ospedale di Emergency a Lashkargah. E stato
portato via da uomini dei servizi segreti afgani martedi' 20, all'alba, da
allora non se ne hanno notizie: nessuna informazione sulle sue condizioni,
sulla sua "detenzione" o sui motivi che l'hanno determinata e' stata
comunicata alla sua famiglia o a Emergency. Non sono state formulate accuse
contro di lui ne' e' stato prodotto alcun documento ufficiale che spieghi
perche', da martedi' mattina, Rahmatullah Hanefi si trovi nella sede dei
servizi segreti a Lashkargah senza possibilita' di comunicare con l'esterno.
Grazie a Rahmatullah, Daniele Mastrogiacomo e' oggi a casa tranquillo.
Eppure, non si percepisce grande attenzione sulla sua sorte e impegno
istituzionale per liberarlo. Come fosse, e sono in molti a sostenerlo, che
Emergency e Gino Strada avessero strappato e gestito autonomamente la
trattativa con i talebani.
"Non siamo noi ad essere intervenuti", dice seccamente Gino Strada. "Ci e'
stato chiesto, mi e' stato chiesto di intervenire, di provare a fare qualche
cosa. E tutto quel che ho fatto o detto e' stato concordato".
*
- Maso Notarianni: Quando ti e' stato chiesto di intervenire? E chi te lo ha
chiesto?
- Gino Strada: Ero in Sudan, a Kartoum, dove stiamo per aprire un centro di
cardiochirurgia di altissimo livello che cerchera' di soddisfare -
gratuitamente per tutti - il fabbisogno di una regione vasta piu'
dell'Europa intera. Decisamente in tutt'altre faccende affaccendato, quando
ho ricevuto la prima telefonata.
*
- Maso Notarianni: Chi ti ha chiamato?
- Gino Strada: Prima mi ha chiamato "la Repubblica", il direttore Ezio
Mauro. Poi sono stato contattato dal governo italiano. Entrambi, il giornale
e il governo, mi hanno chiesto di attivarmi per portare a casa Daniele.
Sapevano del ruolo di Emergency, del rapporto che Emergency ha con la
popolazione afgana, della stima e dell'affetto che ci circondano in questo
paese. E io mi sono subito attivato, ovviamente. Salvare vite umane e'
importante sempre e comunque.
*
- Maso Notarianni: Come?
- Gino Strada: Ho avvisato la sede di Milano, e ho attivato immediatamente
Rahmatullah Hanefi, il manager dell'ospedale di Lashkargah. Lavorando
laggiu', ero certo che avrebbe trovato la strada per raggiungere il mullah
Dadullah. E infatti l'ha trovata. E da subito ci e' stato chiarito che
l'unico canale praticabile per portare i messaggi di Dadullah e le risposte
del governo italiano sarebbe stato il nostro. Proprio per il credito che
Emergency ha acquisito con il suo lavoro e la sua professionalita'.
*
- Maso Notarianni: Chi ve lo ha "chiarito"?
- Gino Strada: I talebani.
*
- Maso Notarianni: Ma che ruolo avete avuto? Diciamolo una volta per tutte.
- Gino Strada: Il nostro ruolo e' stato quello, semplice per modo di dire,
di postini, di portaparola. Ovvio che una parola portata da
un'organizzazione come Emergency, proprio per quello che fa in Afghanistan
dal 1999, vale piu' della parola portata da altri. Che nella migliore delle
ipotesi sono dei perfetti sconosciuti. Nella peggiore e piu' realistica sono
visti come dei nemici. Come coloro che stanno, ancora una volta, portando
guerra in questo martoriato paese.
*
- Maso Notarianni: Ma avete trattato voi?
- Gino Strada: Non ci saremmo mai permessi di trattare. Non e' il nostro
compito, non e' il nostro ruolo, non e' nel nostro potere farlo. Eravamo
pronti a chiedere un gesto umanitario, nel caso la situazione fosse
precipitata. Ma piu' che quello non avremmo potuto fare. Ci siamo limitati a
trasmettere i messaggi da un protagonista all'altro, tra il governo e i
rapitori.
*
- Maso Notarianni: Quindi non avete posto condizioni, come l'uscita di scena
dei servizi italiani?
- Gino Strada: Assolutamente no. Abbiamo prima consigliato che il loro ruolo
fosse il piu' discreto possibile. Solo perche' sapevamo che la pretesa della
parte talebana era di trattare attraverso Emergency. E perche' sappiamo
quanto controllino effettivamente il territorio. In seguito e' stato proprio
Dadullah, in una telefonata che ci e' arrivata domenica 18, a dirci che
sapeva dell'arrivo di alcuni italiani a Kandahar. "Se non spariscono - ci ha
detto - Daniele e il suo interprete sono morti". Ci siamo limitati a
riferirlo immediatamente.
*
- Maso Notarianni: Ma tu non hai mai avuto a che fare con i servizi o si'?
- Gino Strada: Io no di certo. Ma so che in Italia c'era chi, per Emergency,
stava in contatto con dei funzionari costantemente. E so che anche il loro
ruolo e' stato importante. Da quanto mi hanno detto dall'Italia, sono stati
loro a gestire i rapporti con i servizi "alleati" ottenendo che non si
commettessero imprudenze.
*
- Maso Notarianni: Tipo dei blitz armati?
- Gino Strada: Non lo so. Ma immagino che ci fossero alcuni che spingevano
per questa soluzione.
*
- Maso Notarianni: Ma tu sai quanti canali sono stati aperti da altri, o
hanno tentato di aprire altri?
- Gino Strada: No, ma so che c'e' stato un momento - un altro momento in cui
Daniele e il suo interprete hanno rischiato la vita - in cui persino gli
afgani hanno provato ad aprire dei canali. Che ovviamente sono stati
rifiutati, e hanno causato problemi.
*
- Maso Notarianni: Una delle critiche che sono state fatte e' stata
l'eccessiva publicita' data alla vicenda e alle varie fasi della trattativa.
- Gino Strada: Noi avevamo chiesto l'assoluto riserbo. Sono stati altri a
parlare di "canali umanitari". Ed era ovvio a quali canali si riferissero.
Tant'e' che i centralini della sede di Milano sono diventati roventi, dopo
quella frase sui canali umanitari. Abbiamo chiesto da subito un
comportamento responsabile della stampa. Ma non sempre il mondo
dell'informazione ha capito quanto fosse rischioso accreditare le notizie
piu' strampalate. Si e' addirittura detto che Daniele era libero, ad un
certo punto. E anche questo ha messo a rischio la sorte dei prigionieri dei
talebani.
*
- Maso Notarianni: Ti riferisci a quando i talebani hanno poi rilanciato
chiedendo cinque persone invece che tre?
- Gino Strada: Uno dei tre che avrebbero dovuto uscire ha preferito rimanere
in carcere. Temeva che una volta fuori, volessero ucciderlo. Per questo
Dadullah ha cambiato le sue richieste.
*
- Maso Notarianni: Cosa ti ha lasciato questa storia?
- Gino Strada: Cosa mi ha tolto, semmai. Un fondamentale collaboratore. Un
grande amico, di cui non ho notizie da tre giorni. Per adesso quel che
rimane, oltre alla gioia per la liberazione di Daniele, e' l'amarezza per la
morte del suo autista, la grande preoccupazione per Rahmat e Adjmal
Nashkbandi, entrambi scomparsi. E l'amarezza nel constatare che non per noi,
ma per altri in Italia, la sorte di due afgani, uno dei quali indispensabile
alla liberazione di Daniele, non e' poi cosi' importante.

2. ET COETERA

Maso Notarianni, giornalista, e' impegnato nell'esperienza
dell'organizzazione umanitaria Emergency e dirige "Peacereporter".
Gino Strada, medico chirurgo impegnato in aree di guerra, fondatore
dell'associazione umanitaria "Emergency", e' una delle voci piu' nitide e
influenti del movimento pacifista italiano; tra le sue pubblicazioni:
Pappagalli verdi, Feltrinelli, Milano; Buskashi', Feltrinelli, Milano.

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Numero 54 del 27 marzo 2007

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