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Minime. 23
- Subject: Minime. 23
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 9 Mar 2007 00:45:08 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 23 del 9 marzo 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Il sangue, le mani 2. La vita, la liberta' 3. Un appello contro la guerra 4. Giancarla Codrignani ricorda Adele Faccio 5. Giovanna Providenti: Maria Giudice, socialista 6. Riletture: Vladimir Jankelevitch, Henri Bergson 7. Riletture: Italo Mancini, Bonhoeffer 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento 9. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. IL SANGUE, LE MANI Senza farla tanto lunga: l'Italia continua a partecipare alla guerra afgana, una guerra terrorista e stragista che sta alimentando e portando il terrorismo e le stragi in tutto il mondo. Senza farla tanto lunga: ai sensi della Costituzione della Repubblica Italiana questa guerra e' illegale. Senza farla tanto lunga: la guerra oggi minaccia l'intera civilta' umana, l'intero genere umano. Nessuno puo' fingere di non saperlo. * Sostengono autorevoli istituti di statistica che la maggioranza della popolazione italiana e' contraria alla guerra, e' contraria a questa guerra; e' contraria alle stragi, e' contraria a queste stragi; e' contraria al terrorismo, e' contraria a questo terrorismo. Invece il parlamento e' totalitariamente a favore della guerra. E la politica del governo attuale, in esplicita continuita' con la politica del governo precedente, e' per la guerra, e' per il riarmo onnicida, fa della violenza militarista ed imperialista la chiave della politica internazionale del nostro paese. * Questa politica assassina, questa politica nemica dell'umanita', questa politica che viola la Costituzione, questa politica immorale e criminale, questa politica bellicista, riarmista, militarista, stragista, razzista, imperialista, va contrastata. Va contrastata con la forza della legalita', della democrazia, del diritto. Va contrastata con la forza della nonviolenza. 2. L'ORA. LA VITA, LA LIBERTA' [Daniele Mastrogiacomo, giornalista, e' stato rapito alcuni giorni fa in Afghanistan] Sia salva la vita di Daniele Mastrogiacomo. Sia restituito a liberta'. Cessi la guerra in Afghanistan. Si salvino tutte le vite, a tutti gli esseri umani sia restituita la liberta' negata. 3. APPELLI. UN APPELLO CONTRO LA GUERRA [Dal sito di Peacelink (www.peacelink.it) riprendiamo pressoche' integralmente il seguente appello che in queste settimane ha gia' raccolto migliaia di adesioni (per aderire: nobasenoguerra at gmail.com)] Siamo donne e uomini impegnati da sempre per la pace. Abbiamo marciato in questi anni nelle straordinarie manifestazioni contro la guerra globale divampata in Iraq ma nata nel 2001 in Afghanistan. Lo abbiamo fatto nella convinzione che la guerra deve uscire dalla storia e che la politica si riduce a gestione tecnica se non fa di questo obiettivo, di questa grande aspirazione umana la sua bussola regolatrice. Quando nel 2006 abbiamo contribuito, ciascuna e ciascuno nel suo ambito e con le modalita' proprie, a sconfiggere Berlusconi e le destre lo abbiamo fatto anche in nome della pace di quell'impegno, con la speranza che si sarebbe potuto iniziare a cambiare strada. Il ritiro dei soldati italiani dall'Iraq ce lo ha fatto sperare. E invece oggi guardiamo con sconcerto alle scelte dell'attuale governo in politica estera e militare: mantenimento delle truppe in Afghanistan, al seguito della guerra statunitense. Piena fedelta' alla Nato, aumento spropositato delle spese militari fino alla sciagurata decisione di permettere la costruzione di una nuova base (e non allargamento!) Usa a Vicenza; intesa di assemblare in Italia, presso Novara, i micidiali bombardieri Joint Strike Fighter, acquistati dagli Stati Uniti per la bellezza di 13 miliardi di euro! La Costituzione dice che l'Italia ripudia la guerra (...). E allora che cosa ce ne facciamo di aerei d'attacco e distruzione che possono trasportare testate atomiche? Bisogna fermarsi, fermarsi e riflettere. Bisogna ricostruire una connessione con il proprio popolo e il proprio elettorato. Crediamo che la sacrosanta protesta della popolazione di Vicenza vada non solo sostenuta ma ascoltata e indurre il governo a cambiare idea. Cosi' come crediamo che l'avventura senza ritorno della guerra in Afghanistan debba cessare. Invitiamo il governo e i politici tutti ad ascoltare queste parole e invitiamo i deputati e i senatori che hanno creduto alla lotta per la pace di essere conseguenti con le loro idee votando no al rifinanziamento della missione in Afghanistan. Se qualcuno pensa che dalla base di Vicenza debbano partire le forze d'azione per ogni tipo di guerra mediorientale ed esportare "un cimitero di pace e democrazia" in cambio di petrolio e di quotidiani massacri, noi pensiamo che dalla guerra bisogna invece cominciare a uscire. * Primi firmatari: Teresa Mattei, partigiana e membro della Costituente, padre Alex Zanotelli, Vauro, Gianni Mina', Giorgio Cremaschi, Marco Revelli, Beppe Grillo, Moni Ovadia, Mario Monicelli, Giulietto Chiesa, Silvano Agosti, Paolo Rossi, Valentino Parlato, Dario Fo, Jacopo Fo, Stefano Benni, Stefano Tassinari, Manlio Dinucci, padre Alberto Maggi, Margherita Rubino, Aldo Ferrara, Silvia Ferrara, Domenico Losurdo, Angelo d'Orsi, Sabina Guzzanti, Francesco (Pancho) Pardi, Maria Ricciardi Giannoni, Ascanio Celestini, Gianni Tamino, Alessanfro Fo, Massimo Zucchetti, Anna Nufrio, don Andrea Gallo, Beppe Castronovo e moltissime altre persone. 4. MEMORIA. GIANCARLA CODRIGNANI RICORDA ADELE FACCIO [Da "Noi donne", marzo 2007 (disponibile anche nel sito "www.noidonne.org"). Giancarla Codrignani (per contatti: giancodri at libero.it), presidente della Loc (Lega degli obiettori di coscienza al servizio militare), gia' parlamentare, saggista, impegnata nei movimenti di liberazione, di solidarieta' e per la pace, e' tra le figure piu' rappresentative della cultura e dell'impegno per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Giancarla Codrignani: L'odissea intorno ai telai, Thema, Bologna 1989; Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le altre, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994; L'amore ordinato, Edizioni Com nuovi tempi, Roma 2005. Adele Faccio (Pontebba, Udine, 13 novembre 1920 - Roma, 8 febbraio 2007), partigiana, scrittrice, pittrice, militante politica, attivista per i diritti civili, parlamentare, e' stata una grande intellettuale e militante per i diritti delle donne, per la giustizia sociale e per la pace. Nipote della scrittrice Sibilla Aleramo, studio' all'Universita' di Genova, fu partigiana in Liguria, poi docente di lingue a Genova e a Barcellona per quindici anni, lavoro' poi nell'editoria alla Mondadori, negli anni '70 condusse grandi lotte per i diritti civili; Il 26 gennaio 1975 - all'epoca era presidente del Partito Radicale - ad una manifestazione tenuta al Teatro Adriano a Roma dichiaro' pubblicamente di aver interrotto volontariamente una gravidanza: fu immediatamente arrestata dalla polizia; fu poi parlamentare per piu' legislature, e fondatrice del Verdi Arcobaleno. Sul "Corriere della sera" del 10 febbraio 2007 cosi' la ricorda Maria Laura Rodota': "Era, per chi la conosceva, 'la buonissima Adele Faccio'. Una signora non giovanissima gia' negli anni Settanta; per niente curata alla maniera delle politiche di oggi; pesantemente presa in giro perche' non era una pinup, oggetto di continue battute per il suo nasone. Era, non c'e' che dire, coraggiosa. Nel gennaio 1975, aveva gia' 54 anni, parlando a una manifestazione dei radicali al teatro Adriano di Roma racconto' di aver abortito. Allora l'aborto in Italia era un reato. Lei fu subito arrestata. Marco Pannella digiuno' per la sua scarcerazione. L'aborto fu dichiarato parzialmente non incostituzionale dalla Corte l'anno dopo. La legge sull'interruzione volontaria di gravidanza fu approvata nel 1978. Oggi l'Adriano e' una multisala, e di Adele Faccio non si ricordava piu' nessuno, fino a ieri. Adesso forse qualcuno/qualcuna sapra' o si ricordera' chi e', e scoprira' un personaggio italiano anomalo; una donna di fondo quieta, parecchio avanti per i suoi tempi. Coltissima, determinata, indipendente e protestataria dalla nascita. ´Tutti i bambini nascono facendo ue' ue', ma tu sei nata gridando no!' scriveva in un suo libro, e parlava di se stessa. Nata a Pontebba, in provincia di Udine, nel 1920, da madre piemontese e padre genovese anarchico, si era laureata a Genova in lettere, era stata staffetta partigiana, era andata a stare a Barcellona, vivendo con un pittore, partecipando alla vita culturale e alla resistenza contro Franco; appassionandosi alle forme di resistenza non violenta. Tornata a Genova nel 1953, si era messa a insegnare. E, racconto' poi un ex allievo 'ha conquistato gli studenti. Ha parlato il linguaggio delle fabbriche. Ha parlato di antifascismo e di resistenza, di lotte per l'avvenire'. Argomenti oggi demode', da lei illustrati in perfetto francese. A pensarci, tutta la sua storia oggi e' fuori moda, anche troppo. Salutati gli studenti, era andata a Milano, da prof militante a certificata bohemienne di sinistra. Bohemienne vera, non benestante curiosa: viveva in una sgarrupata casa di ringhiera, traduceva Che Guevara e gli scrittori sudamericani, scriveva su riviste culturali con nomi espliciti come 'Il disincanto' o surreali come 'Il canguro'. Alla fine degli anni Cinquanta - non un periodo ideale per le madri singole - fece un figlio da sola. Non aveva voluto che il padre lo riconoscesse, e diceva: 'Eravamo liberi tutti e due ma non ci sentivamo di sposarci, tutto qui'. Tutto qui, o forse no; comunque tiro' su il figlio da sola e quando arrivo' il femminismo divento' femminista, anzi lo era sempre stata. Nel collettivo di Brera, nell'Aied, che propagandava la contraccezione, nella Lega per il divorzio; e poi nel Cisa, centro italiano sterilizzazione e aborto, fondato nel 1973. In quegli anni molte ragazze di sinistra e non che avevano bisogno di abortire andavano a Londra se abbienti o 'dai radicali' se meno abbienti o se non potevano dirlo ai genitori. Ma la fondatrice e presidente non faceva aborti, si faceva arrestare. Arrivo' apposta dalla Francia a Roma; passo' trentaquattro giorni nel carcere di Santa Verdiana a Firenze, faceva propaganda tra le detenute, protestava perche' al compagno di partito Gianfranco Spadaccia era permesso leggere i giornali e usare la macchina per scrivere mentre a lei era stato detto che essendo donna, l'unica macchina consentita era quella per cucire. Un anno e mezzo dopo era deputata radicale, insieme a Pannella e ad Emma Bonino. Seguirono alcuni anni di grande casino, proteste clamorose, imbavagliamenti in aula; per lei, erano soprattutto anni di battaglia per la legge sull'aborto. Rilasciava educate interviste in cui spiegava che era favorevole proprio perche' non entusiasta della pratica, cercava di sensibilizzare l'opinione pubblica sugli aborti clandestini, fu delusa dalla versione finale della 194. La considerava poco rispettosa delle esigenze delle donne. Rimase in Parlamento senza troppo entusiasmo fino all'87. Ne usci' dopo anni di battutacce sul suo aspetto, e con l'artrite. 'Colpa della funesta aria di Montecitorio', raccontava anni dopo in un'intervista. Funesta politicamente e umanamente, e pessima per la salute, 'e' tarata per seicento deputati mentre se va bene si e' in sessanta e si gela'. Era silenziosamente delusa, lasciata l'aria funesta non sentiva piu' gli amici radicali. Negli anni Novanta scriveva come sempre poesie (nel 1980, da innamorata, compose 'Farfalla spaurita/ le ali vibrano/ come il cuore quando/ fa qualcosa che incombe'); aveva ripreso a dipingere, aveva fatto delle mostre, diceva di non avere nostalgia della politica, anzi. E chi ha fatto politica con lei la ricorda appassionata e per niente astuta: 'Era di un candore totale, non potevi volergliene anche se pensavi stesse dicendo una gran fesseria'. E ora la ricorda con affetto anche chi, come Francesco Rutelli, col tempo ha cambiato idea. Lei fu benevola anche con lui, in un'intervista di qualche anno fa, spiegando che se ne era andato perche' 'spesso i giovani si scocciavano di Pannella'. Era la buonissima Faccio, lei, la combattente nonviolenta per l'aborto, e ci aveva messo molto piu' tempo a scocciarsi"] Non dico addio, perche' anche lei non ha voluto congedi definitivi e ci ha fatto sapere dopo che era gia' andata via. E' bene che lo sappiano anche quelle che non l'hanno conosciuta: tutte le donne del nostro paese hanno imparato da lei e le sono debitrici. Era una radicale, la sola che avesse fatto la Resistenza; aveva il senso dello Stato, ma senza indulgenze per quello che di non conforme ai diritti partiti e governi disponevano. Ma il suo massimo impegno era soprattutto a favore delle donne. Sullo strazio di vita e di dignita' rappresentato dalle centinaia di migliaia di aborti clandestini che avvenivano nel nostro paese, ha alzato la denuncia al massimo livello, finendo in carcere per aver dichiarato, in una pubblica manifestazione, un'interruzione di gravidanza mai avvenuta. Quello scandalo apri' la breccia per tutte e risveglio' nella societa' la responsabilita' di fronte alla cosi' vasta e rimossa piaga sociale. Io, come tante, ero rimasta una "ragazza perbene", che conosceva l'esistenza dell'aborto, ma non si era mai resa conto che, forse, una compagna di scuola aveva vissuto quel dramma nel silenzio. La testimonianza di Adele mi fece capire: partecipai al movimento e, poi, fui sua compagna in Parlamento, nell'impegno per la legge sull'interruzione volontaria di gravidanza e, poi, per la campagna referendaria. Se la legge rimase, difesa da due terzi dei votanti - un esito che dimostro' il peso dell'autorita' femminile nelle famiglie, in cui anche i cattolici votarono con i laici - e' per quello scandalo voluto da Adele. Credo di averla conosciuta bene, nel rigore appassionato e nella dolcezza; e quando ascoltavamo i suoi interventi a Montecitorio, tra le critiche maligne dei maschi, sapevamo di avere davanti davvero una "bella" figura di donna. Una carezza, Adele, a nome di tutte. 5. MEMORIA. GIOVANNA PROVIDENTI: MARIA GIUDICE, SOCIALISTA [Da "Noi donne", febbraio 2007 (disponibile anche nel sito "www.noidonne.org"). Giovanna Providenti (per contatti: g.providenti at uniroma3.it) e' ricercatrice nel campo dei peace studies e women's and gender studies presso l'Universita' Roma Tre, saggista, si occupa di nonviolenza, studi sulla pace e di genere, con particolare attenzione alla prospettiva pedagogica. Ha due figli. Partecipa al Circolo Bateson di Roma. Scrive per la rivista "Noi donne". Ha curato il volume Spostando mattoni a mani nude. Per pensare le differenze, Franco Angeli, Milano 2003, e il volume La nonviolenza delle donne, "Quaderni satyagraha", Firenze-Pisa 2006; ha pubblicato numerosi saggi su rivista e in volume, tra cui: Cristianesimo sociale, democrazia e nonviolenza in Jane Addams, in "Rassegna di Teologia", n. 45, dicembre 2004; Imparare ad amare la madre leggendo romanzi. Riflessioni sul femminile nella formazione, in M. Durst (a cura di), Identita' femminili in formazione. Generazioni e genealogie delle memorie, Franco Angeli, Milano 2005; L'educazione come progetto di pace. Maria Montessori e Jane Addams, in Attualita' di Maria Montessori, Franco Angeli, Milano 2004. Scrive anche racconti e ha in cantiere un libro dal titolo Donne per, sulle figure di Jane Addams, Mirra Alfassa e Maria Montessori. Maria Giudice (1880-1953) e' stata una straordinaria militante del movimento operaio, pacifista, antifascista. Goliarda Sapienza (Catania 1924 - Roma 1996), nata in una famiglia di prestigiosi militanti del movimento operaio, attrice teatrale, intellettuale, scrittrice. Opere di Goliarda Sapienza: L'universita' di Rebibbia, Rizzoli, 1984, 2006; Le certezze del dubbio, Pellicanolibri, 1987; Lettera aperta, Sellerio, 1997; Destino coatto, Empiria, 2002; Il filo di mezzogiorno, La Tartaruga, 2003; L'arte della gioia. Nuovi Equilibri, 2003, 2006] La socialista rivoluzionaria Maria Giudice (1880-1953) sara' in futuro nota per essere stata la madre dell'autrice de L'arte della gioia, in Francia gia' un best seller. Ma ancora non e' cosi', e mentre Goliarda Sapienza e' conosciuta piu' all'estero che in Italia, il nome di sua madre appare nei testi storiografici sul socialismo italiano precedente al fascismo, ed e' una voce sia nel Dizionario biografico degli italiani che ne Le donne Italiane del '900, curato da Miriam Mafai. In quest'ultimo, nonostante imbarazzino le lacune (non e' detto che fu la prima donna a dirigere la Camera del lavoro di Torino ne' si accenna al lungo periodo siciliano), Maria Giudice viene giustamente alla luce per il suo antimilitarismo e antifascismo, e non solo come "figura minore" del socialismo del tempo. * Ancora giovanissima, maestra a Voghera, cura "La Donna che piange" in appendice alla rivista socialista "L'uomo che ride", e tra il 1902 e il 1924 scrive su varie riviste socialiste. Nel 1904 nasce il primo dei suoi otto figli, i cui primi sette nati dalla libera unione con Carlo Civardi: al momento del parto si trova esiliata in Svizzera, dove fonda, insieme ad Angelica Balabanoff, il giornale "Su' compagne!". Rientrata in Italia, dopo 15 mesi, cura la rubrica "La posta di Magda" ne "La difesa delle lavoratrici". Nel 1916 la sua "carriera" politica ha un'incredibile impennata dovuta al fatto che gli uomini sono richiamati alle armi e le donne li devono sostituire in tutte le professioni, persino quelle direttive. Cosi la troviamo a capo della sezione socialista provinciale e della Camera del lavoro di Torino, e a dirigere, subito prima di Gramsci, il giornale "Il grido del popolo". Il breve periodo di questa sua direzione sembra caratterizzato dal "ritorno alle masse" e da una decisa opposizione alla guerra. Ai comizi in piazza invita le donne a manifestare per la pace e a rifiutarsi di svolgere lavori di ausilio alla guerra (trasporti, industrie belliche, etc). Nel 1917 verra' condannata per propaganda disfattista a tre anni di carcere, che diventeranno uno grazie all'amnistia del 1918. * Quello che piu' colpisce a proposito di Maria Giudice, donna non carismatica ma caparbia, e' la sua capacita' di farsi capire dalle donne e uomini del proletariato, ai quali Maria sapeva parlare, con un linguaggio semplice e rivolto ai reali interessi di chi l'ascoltava. Nella monografia a lei dedicata Vittorio Poma scrive: "Dovunque si rechi la Giudice raccoglie consensi e suscita entusiasmi. Colpisce il tono suadente e famigliare dell'argomentare, il linguaggio semplice ma vibrante, la fermezza e il vigore nell'affermare i principi. Chi corre ad ascoltarla rimane colpito dalla tempra di questa donna che, affascinata e rapita, parla del socialismo come di una religione, gli occhi lucidi di gioia se di fronte a lei gli operai e le operaie sfiancati dal lavoro chiedono una parola di aiuto e di speranza. Quando le domandano ingenuamente: Cos'e' il socialismo? risponde sorridente: E' una dottrina, una idea; e' soprattutto una fede". Maria Giudice e' stata una personalita' complessa, ricca di luci ed ombre: una idealista che per trent'anni si e' dedicata interamente alla politica attiva; una pensatrice politica dai toni talvolta manichei, tesa a "leggere piu' nel libro della vita che in quello della teoria"; e soprattutto una donna persuasa che fosse possibile che il mondo cambiasse grazie all'impegno di persone come lei. Maria non si aspettava che una forza miracolosa si levasse e spazzasse tutte le ingiustizie bensi' lavorava seriamente affinche' questa forza divenisse coscienza prima individuale e poi collettiva. Nella rubrica "piccola, breve, umile, ma libera e consapevole" che teneva ne "La difesa delle lavoratrici", il 3 marzo 1912 scriveva: "Cosi' s'intessera' davvero fra di noi, quella ideale catena che, ora fragile e breve, andra' man mano rafforzandosi e prolungandosi in una raccolta e modesta ma costante e cosciente preparazione del futuro nucleo di coloro che - educati seriamente alla palestra del socialismo - l'avranno prima fatto trionfare in loro stessi, per poi imporlo al mondo tutto". E ancora: "Non si fanno le rivoluzioni se non vi sono le masse pronte e coscienti". * Nel 1920 si trasferisce in Sicilia in cui la lotta socialista era fermata a colpi di lupara mafiosa, colpi che proprio nel 1919 uccidevano il sindacalista Giuseppe Rumore e subito dopo il capolega Nicolo' Aloni. Ma a Maria non mancavano entusiasmo e temerarieta' e cosi', investita del compito ufficiale di "sanare il profondo divario fra i gruppi dirigenti del sindacato da una parte e la classe lavoratrice dall'altra", si trasferisce a Catania, con cinque dei suoi sette figli, nella casa di Peppino Sapienza, un avvocato socialista, fondatore dell'"Unione" e direttore de "L'idea". Dopo quattro anni di intensa e non facile attivita' politica (di cui otto mesi trascorsi in carcere in seguito alla rivolta di Lentini del 1922) Maria da' alla luce la futura autrice de L'arte della gioia. Nei testi di Goliarda, Maria Giudice appare sia come madre sia come personaggio storico: una socialista importante, un'antifascista che ha portato avanti la sua resistenza dai margini, contrapponendosi fin dagli inizi alle leggi antilibertarie e alla politica e cultura rappresentate da Mussolini; una donna dalla esasperata fede politica alla quale sacrifica se stessa e i figli. Durante il Ventennio il nome di Maria Giudice e' iscritto nel casellario politico giudiziario, ma per via dei molti figli ("di cui due in tenerissima eta'") le viene concesso di rimanere nella casa di Catania, da cui pero' non puo' spostarsi. Relegata in casa si dedica a cio' che negli anni della militanza giovanile non aveva avuto tempo di fare: studiare letteratura, latino e storia. Ma non rinuncia a lasciare tracce e testimonianza della sua "fede" insegnando ai molti giovani che bazzicavano casa Sapienza, tra figli e amici, a perorare la "causa degli umili" e ad assumersi le proprie responsabilita' nei confronti dei mali sociali. A non rincorrere la felicita' personale. Scriveva nel 1924: "Oh, io mi vergogno di essere una madre felice. Oh, io mi adiro con tutte le madri felici. E dico che e' una maternita' sorda e cieca, questa, che pensa s'affanna e provvede soltanto alla propria creatura. Non siamo tutti, forse, una carne sola, un sol sangue, una unica umanita'? ... E torno a casa e bacio la mia piccola bambina, e tremo d'angoscia perche' penso che non ho il diritto di essere una madre felice". A parere di Maria Giudice, le "rovine" della societa' non sono da attribuire al Mussolini ed Hitler del momento, bensi' alla responsabilita' politica di ogni singolo individuo che ratifica "la cattiva, pericolosa, pazzesca, attuale organizzazione sociale". Non basta che cadano nazismo e fascismo per mettere in crisi un tale sistema perverso: bisogna "scardinare e rifare, dalle basi, l'organizzazione sociale... e buttare subito le fondamenta di quella unica che - poste le premesse e seguita la prassi della fratellanza umana e della solidarieta' universale - porra' fine, per la sua stessa struttura ed essenza, alla guerra, per sempre ed aprira' un'era di sicura [pace] e di civilta' verace". Queste cose Maria le scriveva nel 1945. E per lei non vi sara' stato posto tra i "vincitori", neanche tra i compagni dell'amato partito. Lo si capisce gia' quando la nuova redazione dell'"Avanti" censura un suo articolo dal titolo "Siamo tutti responsabili", in cui veniva raccontata la storia di una donna disperata, e infine suicidatasi, per non poter nutrire i suoi figli. * Gli ultimi anni della vita di Maria Giudice trascorreranno in parte a Roma e in parte a Catania, spesso in preda a terribili collassi nervosi. Muore a Roma il 5 febbraio 1953 e il giorno dopo, nella sorpresa di tutto il vicinato, molte delle personalita' politiche piu' eminenti, tra cui Umberto Terracini, Giuseppe Saragat e Sandro Pertini, vanno a renderle omaggio. In breve tempo una folla sempre piu' numerosa si raccoglie davanti al portone e centinaia di bandiere rosse seguono il suo carro funebre. 6. RILETTURE. VLADIMIR JANKELEVITCH: HENRI BERGSON Vladimir Jankelevitch, Henri Bergson, Morcelliana, Brescia 1991, pp. 388, lire 40.000. Un grande filosofo ricostruisce il pensiero di un grande filosofo. Un saggio che e' anche un contributo per un'etica della Resistenza, un appello alla lotta in difesa dei diritti e della dignita' di tutti gli esseri umani. 7. RILETTURE. ITALO MANCINI: BONHOEFFER Italo Mancini, Bonhoeffer, Vallecchi, Firenze 1969, Morcelliana, Brescia 1995, pp. 488, lire 45.000. Un grande filosofo e teologo racconta la vita e il pensiero di un grande teologo. Un saggio che e' anche un contributo per un'etica della Resistenza, un appello alla lotta in difesa dei diritti e della dignita' di tutti gli esseri umani. 8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell’uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 9. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 23 del 9 marzo 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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