Minime. 17



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 17 del 3 marzo 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Danilo Dolci: Anche il pianto
2. Se giovasse a qualcosa ripetere le cose
3. Osvaldo Caffianchi: Una lieve cabaletta
4. Luciano Bonfrate: Qualche misero ottonario
5. Riletture: Monica Lanfranco, Maria G. Di Rienzo (a cura di), Donne
disarmanti
6. Riletture: Giovanna Providenti (a cura di), La nonviolenza delle donne
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. MAESTRI. DANILO DOLCI: ANCHE IL PIANTO
[Da Danilo Dolci, Dal trasmettere al comunicare, Edizioni Sonda,
Milano-Torino 1988, p. 206.
Danilo Dolci e' nato a Sesana (Trieste) nel 1924, arrestato a Genova nel '43
dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'esperienza di
Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce nella Sicilia occidentale
(Trappeto, Partinico) in cui promuove indimenticabili lotte nonviolente
contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la dignita'.
Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, e' tra le figure di
massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso sul finire del
1997. Di seguito riportiamo una sintetica ma accurata notizia biografica
scritta da Giuseppe Barone (comparsa col titolo "Costruire il cambiamento"
ad apertura del libriccino di scritti di Danilo, Girando per case e
botteghe, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2002): "Danilo Dolci nasce il
28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste. Nel 1952, dopo aver
lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a
Trappeto, a meta' strada tra Palermo e Trapani, in una delle terre piu'
povere e dimenticate del paese. Il 14 ottobre dello stesso anno da' inizio
al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la
denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le autorita' si
impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la
costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a
Partinico, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le
disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro
intenso, talvolta frenetico: le iniziative si susseguono incalzanti. Il 2
febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con centinaia di
disoccupati - subito fermati dalla polizia - impegnati a riattivare una
strada comunale abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958)
si costituisce il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione".
Centinaia e centinaia di volontari giungono in Sicilia per consolidare
questo straordinario fronte civile, "continuazione della Resistenza, senza
sparare". Si intensifica, intanto, l'attivita' di studio e di denuncia del
fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle
accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della
vita politica siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro Bernardo
Mattarella (si veda la documentazione raccolta in Spreco, Einaudi, Torino
1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966). Ma mentre si moltiplicano gli
attestati di stima e solidarieta', in Italia e all'estero (da Norberto
Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a
Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm), per tanti avversari Dolci
e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare, denigrare, sottoporre a
processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero rivoluzionario e' il suo
metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non propina verita'
preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare, fare. E'
convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento,
dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso non
nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze locali. Diversi
libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si interroga,
impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere
e pianificare. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico
sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi
nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E' proprio nel corso di
alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo l'idea di
costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un futuro
economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che
faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento
di dominio sui cittadini. Ancora una volta, pero', la richiesta di acqua per
tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo: saranno
necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi digiuni,
per veder realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne sono sorte
successivamente in tutta la Sicilia), e ha modificato la storia di decine di
migliaia di persone: una terra prima aridissima e' ora coltivabile;
l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e
cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile.
Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del lavoro precedente, cresce
l'attenzione alla qualita' dello sviluppo: il Centro promuove iniziative per
valorizzare l'artigianato e l'espressione artistica locali. L'impegno
educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre
connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando
di comprenderne appieno le potenzialita'. Col contributo di esperti
internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto,
frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di ricerca, condotto con
numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso: muovendo dalla
distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci
evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre societa' connessi
al procedere della massificazione, all'emarginazione di ogni area di
effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione
capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza della
complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico, propone
"all'educatore che e' in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti, a
tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul "reciproco
adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli esiti piu'
recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare Nessi fra
esperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993; La struttura maieutica
e l'evolverci, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; e Comunicare, legge
della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997). Quando la mattina del 30
dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un infarto lo
spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie residue, nel
portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua vita".
Tra le molte opere di Danilo Dolci, per un percorso minimo di accostamento
segnaliamo almeno le seguenti: una antologia degli scritti di intervento e
di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; tra i libri di
poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i libri di
riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988;
La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996. Tra le
opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze
1984; Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988
(sull'opera poetica di Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore,
Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1992; Giuseppe
Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo critico di Danilo
Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000, 2004 (un lavoro
fondamentale); Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e
la via della nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005. Tra i materiali
audiovisivi su Danilo Dolci cfr. il dvd di Alberto Castiglione, Danilo
Dolci. Memoria e utopia, 2004. Tra i vari siti che contengono molti utili
materiali di e su Danilo Dolci segnaliamo almeno www.danilodolci.net,
www.danilodolci.toscana.it, danilo1970.interfree.it, www.nonviolenti.org]

Anche il pianto comunica: dolendo o nel commuoversi gioioso, prima di ogni
parola scioglie nodi.

2. EDITORIALE. SE GIOVASSE A QUALCOSA RIPETERE LE COSE

L'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana, ripetiamolo
ancora una volta, recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di
offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali; consente, in condizioni di parita' con gli
altri Stati, alle limitazioni di sovranita' necessarie ad un ordinamento che
assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le
organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
*
Dei "Principi fondamentali" (artt. 1-12) della Costituzione italiana, questo
e' l'articolo che definisce i criteri della politica internazionale del
nostro paese.
Esso si compone di tre parti: la prima stabilisce il criterio del ripudio
della guerra, di ogni guerra che non sia meramente difensiva; la seconda
stabilisce la disponibilita' ad accettare limti alla propria sovranita' per
assicurare pace e giustizia fra le Nazioni; la terza stabilisce l'impegno a
promuovere e favorire le organizzazioni internazionali finalizzate alla pace
e alla giustizia.
Chiunque vede che la seconda e la terza parte non contraddicono affatto la
prima parte dell'articolo, ma anzi la rafforzano (e del resto non potrebbe
essere altrimenti, poiche' sarebbe una ben strana legge quella che in un
articolo affermasse qualcosa e il suo contrario).
Chiunque vede che la seconda parte dell'articolo non solo conferma il
ripudio della guerra, ma lo sviluppa nell'impegno a rinunciare anche a quote
di sovranita' se cio' serve "ad un ordinamento che assicuri la pace e la
giustizia fra le Nazioni".
E chiunque vede che la terza ed ultima parte consiste nell'affermazione del
sostegno alle organizzazioni internazionali impegnate per la pace e la
giustizia.
*
E' evidente che la partecipazione italiana alla sciagurata guerra afgana si
trova in flagrante, insanabile contraddizione con l'articolo 11 della
Costituzione.
E quindi il governo e il parlamento che hanno reiteratamente deliberato la
partecipazione militare italiana alla guerra afgana sono palesemente fuori
della legalita' costituzionale.
*
Queste cose vanno dette. Vanno dette senza equivoci.
Certo e' doloroso sapere che nel parlamento italiano non vi e' una sola
forza politica fedele alla Costituzione della Repubblica Italiana, e che
anzi tutte le forze politiche li' presenti sono oggi coalizzate nel violare
la Costituzione e nel mandare soldati italiani ad uccidere e morire in
Afghanistan come truppe di occupazione in una guerra terrorista e stragista
che viola ogni principio di diritto, ogni criterio di legalita'.
Certo e' doloroso vedere che quei pochissimi parlamentari restati fedeli
alla legge fondamentale del nostro ordinamento giuridico vengono ogni giorno
offesi e aggrediti per il solo fatto di rispettare la legge mentre un'orda
di golpisti spadroneggia totalitariamente al governo e in parlamento.
E' doloroso, ma sarebbe infame chiudere gli occhi mentre questo crimine si
consuma. Tacere significherebbe farsi complici dei golpisti, degli
assassini. Resistere occorre.
Queste cose vanno dette. Vanno dette senza equivoci.
*
Vanno dette quando al governo ci sono Berlusconi e la sua coalizione
eversiva; e vanno dette quando al governo ci sono Prodi e la sua coalizione
che ha vinto le elezioni in nome della legalita', della pace, della
democrazia e della civilta' fondata sul riconoscimento dei diritti umani, ed
invece sta svolgendo una politica internazionale di guerra, di riarmo, di
militarismo, di razzismo, che e' in flagrante contraddizione con il
riconoscimento dei diritti umani, la democrazia, la pace, la legalita'
costituzionale: una politica barbara, una politica criminale.
Queste cose vanno dette. Vanno dette senza equivoci.
*
Difendere la Costituzione.
Denunciare l'eversione dall'alto.
Opporsi alla guerra, al riarmo, al militarismo.
Opporsi a tutti i terrorismi, opporsi a tutte le uccisioni.
Solo la nonviolenza invera la democrazia, solo la nonviolenza puo' salvare
l'umanita'.

3. MINUZIE. OSVALDO CAFFIANCHI: UNA LIEVE CABALETTA

Il parlamento degli assassini
ama i bagliori delle battaglie
purche' distanti, e ridotti a frattaglie
siano i corpi di altri meschini.

Il parlamento degli assassini
ama il clamore delle fanfare
purche' a morire, a cadere, a immolare
le loro vite sian altri tapini.

Il parlamento degli assassini
vota zelante il riarmo e la guerra
purche' a macchiare di rosso la terra
sia sempre il sangue di altri omarini.

Il parlamento degli assassini
lindi, azzimati, sportivi, eleganti,
callidi, pingui, voraci briganti,
dall'altrui morte trae lauti bottini.

4. MINUZIE. LUCIANO BONFRATE: QUALCHE MISERO OTTONARIO

Al servizio della guerra
tanti cadono asserviti
ne son ben retribuiti
dai signori della guerra.

Nella gora della guerra
tanti cadono stecchiti
fiera offa ai laidi riti
dei signori della guerra.

Delle vittime di guerra
menan vanto assai impettiti
sulle salme e sui detriti
i signori della guerra.

E dei frutti della guerra
tra i cadaveri anneriti
i profitti son graditi
ai signori della guerra.

5. RILETTURE. MONICA LANFRANCO, MARIA G. DI RIENZO (A CURA DI): DONNE
DISARMANTI
Monica Lanfranco, Maria G. Di Rienzo (a cura di), Donne disarmanti. Storie e
testimonianze su nonviolenza e femminismi, Edizioni Intra Moenia, Napoli
2003, pp. 288, euro 13. Un libro utilissimo, con testi, oltre che delle
curatrici, di Vandana Shiva, Starhawk, Tiziana Plebani, Lidia Menapace,
Rosangela Pesenti, Imma Barbarossa e interviste a Dawn Peterson, Luisa
Morgantini, Giancarla Codrignani. Per richieste: Edizioni Intra Moenia,
piazza Bellini 70, 80138 Napoli, tel. 081290988 - 081290720, fax:
0814420177, e-mail: awander at tin.it, sito: www.intramoenia.it

6. RILETTURE. GIOVANNA PROVIDENTI (A CURA DI): LA NONVIOLENZA DELLE DONNE
Giovanna Providenti (a cura di), La nonviolenza delle donne, "Quaderni
Satyagraha" - Libreria editrice fiorentina, Pisa-Firenze 2006, pp. 288, euro
16. Un libro utilissimo con contributi, oltre che della curatrice, di Lidia
Menapace, Luisa Muraro, Valeria Ando', Patrizia Caporossi, Fabrizia Abbate,
Debora Tonelli, Elisabetta Donini, Luisa Del Turco, Ada Donno, Federica
Ruggiero, Sandra Endrizzi, Luana Pistone, Itala Ricaldone, Diego Marani,
Cecilia Brighi, Adriana Chemello, Monica Lanfranco, Giancarla Codrignani,
Maria G. Di Rienzo, Elena Zdravomyslova, Livia Alga. Per richieste: presso
la casa editrice Libreria Editrice Fiorentina, via Giambologna 5, 50132
Firenze, tel. 055579921, fax: 0553905997, e-mail: editrice at lef.firenze.it; o
anche presso la redazione dei "Quaderni satyagraha", Centro Gandhi, via
Santa Cecilia 30, 56127 Pisa, tel. 050542573, e-mail:
roccoaltieri at interfree.it, sito: www.centrogandhi.it

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell’uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 17 del 3 marzo 2007

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