[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Minime. 12
- Subject: Minime. 12
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 26 Feb 2007 00:14:33 +0100
- Importance: Normal
NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 12 del 26 febbraio 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Sommario di questo numero: 1. Taluni 2. Brevissima parabola del bicchiere 3. Benito D'Ippolito: Un distico superstite 4. Franca Ongaro Basaglia: Man mano 5. Marco Revelli presenta "Lager italiani" di Marco Rovelli 6. Chiara Zamboni presenta "La diferencia sexual en la historia" di Milagros Rivera Garretas 7. Letture: Claude Levi-Strauss, Razza e storia. Razza e cultura 8. Riletture: Albert Memmi, Il razzismo 9. Riletture: Renate Siebert, Il razzismo 10. Riletture: Pierre-Andre' Taguieff, Il razzismo 11. Riletture: Michel Wieviorka, Il razzismo 12. La "Carta" del Movimento Nonviolento 13. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. TALUNI Taluni dimenticavano che la guerra uccide, uccide esseri umani. Taluni pretendevano che degli assassini tutti fossimo complici. Taluni credevano di poter chiamare pace la guerra, democrazia l'oppressione, liberta' il razzismo, sicurezza il terrore, nonviolenza la violenza. * Diciamolo semplicemente: noi ci opponiamo a tutte le uccisioni. Ci e' cara la vita e la dignita' di ogni essere umano. Noi ci opponiamo ad ogni potere assassino. E ci e' grato sapere che la Costituzione della Repubblica Italiana nei suoi principi fondamentali afferma le nostre stesse convinzioni. Forse i signori che siedono in parlamento farebbero bene a rileggerla. 2. MINUZIE. BREVISSIMA PARABOLA DEL BICCHIERE Il bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno. Di sangue. 3. LETTERE DA OSSIRINCO. BENITO D'IPPOLITO: UN DISTICO SUPERSTITE Tu non temere altro male che il male. Tu non cercare altro bene che il bene. 4. MAESTRE. FRANCA ONGARO BASAGLIA: MAN MANO [Da Franca Ongaro Basaglia, Manicomio perche'?, Emme Edizioni, Milano 1982, p. 27. Franca Ongaro Basaglia, intellettuale italiana di straordinario impegno civile, pensatrice di profondita', finezza e acutezza straordinarie, insieme al marito Franco Basaglia e' stata tra i protagonisti del movimento di psichiatria democratica; e' deceduta nel gennaio 2005. Tra i suoi libri segnaliamo particolarmente: Salute/malattia, Einaudi, Torino 1982; Manicomio perché?, Emme Edizioni, Milano 1982; Una voce: riflessioni sulla donna, Il Saggiatore, Milano 1982; Vita e carriera di Mario Tommasini burocrate scomodo narrate da lui medesimo, Editori Riuniti, Roma 1987; in collaborazione con Franco Basaglia ha scritto La maggioranza deviante, Crimini di pace, Morire di classe, tutti presso Einaudi; ha collaborato anche a L’istituzione negata, Che cos'e' la psichiatria, e a molti altri volumi collettivi. Ha curato l’edizione degli Scritti di Franco Basaglia. Dalla recente antologia di scritti di Franco Basaglia, L'utopia della realta', Einaudi, Torino 2005, da Franca Ongaro Basaglia curata, riprendiamo la seguente notizia biobibliografica, redatta da Maria Grazia Giannichedda, che di entrambi fu collaboratrice: "Franca Ongaro e' nata nel 1928 a Venezia dove ha fatto studi classici. Comincia a scrivere letteratura infantile e i suoi racconti escono sul "Corriere dei Piccoli" tra il 1959 e il 1963 insieme con una riduzione dell'Odissea, Le avventure di Ulisse, illustrata da Hugo Pratt, e del romanzo Piccole donne di Louise May Alcott. Ma sono gli anni di lavoro nell'ospedale psichiatrico di Gorizia, con il gruppo che si sta raccogliendo attorno a suo marito Franco Basaglia, a determinare la direzione dei suoi interessi e del suo impegno. Nella seconda meta' degli anni '60 scrive diversi saggi con Franco Basaglia e con altri componenti del gruppo goriziano e due suoi testi - "Commento a E. Goffman. La carriera morale del malato di mente" e "Rovesciamento istituzionale e finalita' comune" - fanno parte dei primi libri che documentano e analizzano il lavoro di apertura dell'ospedale psichiatrico di Gorizia, Che cos'e' la psichiatria (1967) e L'istituzione negata (1968). E' sua la traduzione italiana dei testi di Erving Goffman Asylums e Il comportamento in pubblico, editi da Einaudi rispettivamente nel 1969 e nel 1971 con saggi introduttivi di Franco Basaglia e Franca Ongaro, che traduce e introduce anche il lavoro di Gregorio Bermann La salute mentale in Cina (1972). Dagli anni '70 Franca Ongaro e' coautrice di gran parte dei principali testi di Franco Basaglia, da Morire di classe (1969) a La maggioranza deviante (1971), da Crimini di pace (1975) fino alle Condotte perturbate. Nel 1981 e 1982 cura per Einaudi la pubblicazione dei due volumi degli Scritti di Franco Basaglia. Franca Ongaro e' anche autrice di volumi e saggi di carattere filosofico e sociologico sulla medicina moderna e le istituzioni sanitarie, sulla bioetica, la condizione della donna, le pratiche di trasformazione delle istituzioni totali. Tra i suoi testi principali, i volumi Salute/malattia. Le parole della medicina (Einaudi, Torino 1979), raccolta delle voci di sociologia della medicina scritte per l'Enciclopedia Einaudi; Una voce. Riflessioni sulla donna (Il Saggiatore, Milano 1982) che include la voce "Donna" dell'Enciclopedia Einaudi; Manicomio perche'? (Emme Edizioni, Milano 1982); Vita e carriera di Mario Tommasini burocrate scomodo narrate da lui medesimo (Editori Riuniti, Roma 1987). Tra i saggi, Eutanasia, in "Democrazia e Diritto", nn. 4-5 (1988); Epidemiologia dell'istituzione psichiatrica. Sul pensiero di Giulio Maccacaro, in Conoscenze scientifiche, saperi popolari e societa' umana alle soglie del Duemila. Attualita' del pensiero di Giulio Maccacaro, Cooperativa Medicina Democratica, Milano 1997; Eutanasia. Liberta' di scelta e limiti del consenso, in Roberta Dameno e Massimiliano Verga (a cura di), Finzioni e utopie. Diritto e diritti nella societa' contemporanea, Angelo Guerrini, Milano 2001. Dal 1984 al 1991 e' stata, per due legislature, senatrice della sinistra indipendente, e in questa veste e' stata leader della battaglia parlamentare e culturale per l'applicazione dei principi posti dalla riforma psichiatrica, tra l'altro come autrice del disegno di legge di attuazione della "legge 180" che diventera', negli anni successivi, testo base del primo Progetto obiettivo salute mentale (1989) e di diverse disposizioni regionali. Nel luglio 2000 ha ricevuto il premio Ives Pelicier della International Academy of Law and Mental Health, e nell'aprile 2001 l'Universita' di Sassari le ha conferito la laurea honoris causa in Scienze politiche. E' morta nella sua casa di Venezia il 13 gennaio 2005"] La violenza e la pericolosita' si riducevano man mano che si riducevano le costrizioni e le minacce, e man mano che aumentavano le possibilita' di vita e di espressione. 5. LIBRI. MARCO REVELLI PRESENTA "LAGER ITALIANI" DI MARCO ROVELLI [Dal quotidiano "Il manifesto" del 13 febbraio 2006. Marco Revelli, storico e saggista, figlio di Nuto Revelli, e' docente di scienza della politica all'Universita' del Piemonte Orientale. Opere di Marco Revelli: Lavorare in Fiat, Garzanti, Milano 1989; (con Giovanni De Luna), Fascismo/antifascismo, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1995; Le due destre, Bollati Boringhieri, Torino 1996; La sinistra sociale, Bollati Boringhieri, Torino 1997; Fuori luogo, Bollati Boringhieri, Torino 1999; Oltre il Novecento, Einaudi, Torino 2001; La politica perduta, Einaudi, Torino 2003; (con Fausto Bertinotti e Lidia Menapace), Nonviolenza. Le ragioni del pacifismo, Fazi, Roma 2004; Carta d'identita', Intra Moenia - Carta, Napoli-Roma 2005. Ha anche curato l'edizione italiana del libro di T. Ohno, Lo spirito Toyota, Einaudi, Torino 1993; un suo importante saggio e' in Pietro Ingrao, Rossana Rossanda, Appuntamenti di fine secolo, Manifestolibri, Roma 1995. Marco Rovelli, scrittore, musicista (cantante e autore nel gruppo musicale Les Anarchistes), ricercatore sociale, insegna storia e filosofia nei licei. Tra le opere di Marco Rovelli: Atlante storico, Garzanti, Milano 2003; Lager Italiani, Bur-Rcs, Milano 2006] Appena una "e", cioe' un nulla - una semplice vocale su dodici lettere - mi distingue da Marco Rovelli. Per questo mi accade a volte che qualcuno mi attribuisca per errore la paternita' del suo libro, Lager italiani (Bur Rizzoli, pp. 283, euro 9,80). Il che non mi dispiace affatto perche' il suo e' davvero un libro che avrei voluto scrivere. Un libro - come dire? - "giusto". Intanto e' un libro di storie. Questa e' la sua forza. Tante vite che prendono la parola e si raccontano. Volti. Persone. Biografie che graffiano come lame. * Le fogne della coscienza C'e' Ali', algerino. E Carlos, equadoregno ("Il mio paese e' terra libera... Qui, invece... tutta l'Italia e' una galera"). E Abdelali, marocchino, che quando l'hanno messo nel Cpt stava gia' morendo, vomitava sangue e nessuno lo guardava ("Sono un giudice, non un dottore", disse il magistrato, magari uno che votava per l'"Italia dei valori") e alla fine ha avuto il suo permesso di soggiorno in ospedale, poco prima di spirare. E Jihad, nato in Palestina, vissuto in un campo profughi, 21 anni di galera a Rebibbia, che pero' dice: "Trovarmi in un Cpt e' stata l'esperienza piu' traumatica di tutto il mio percorso di vita". E Samir, a cui hanno strappato il Corano. E Lilia, 30 anni, moldava, badante. Vanno avanti per 185 pagine le loro parole, in lunga fila scura come i sentieri dei migranti. Se qualcuno si stupisce per il titolo, se quell'espressione lager italiani gli sembra fuori luogo, in qualche modo blasfema - Erri De Luca li chiama "fogne della coscienza" -, si legga queste storie. Non necessariamente tutte. E neanche tutte di seguito. Le scelga anche in modo casuale, il risultato non cambia. Sono - tutte - storie di soprusi. Di violenza. Di umiliazione. Soprattutto di botte. Tante botte. Somministrate da uomini in divisa, protetti dalla Legge e dallo Stato, su corpi indifesi. Spogliati di tutto. Al grado zero dei diritti. Gente uscita da percorsi infernali, da odissee di pericolo e di paura. Vita nuda, senza neanche il fragile involucro della "cittadinanza" a proteggerla. Ascoltate Carlos, per esempio, quando racconta del trasbordo da Genova a Bologna: "C'era il fascismo. I finestrini del pullman erano oscurati. Un marocchino ha aperto la finestra, un poliziotto gli ha gridato di chiuderla. 'No - ha detto il marocchino -. Voglio vedere mia moglie e mio figlio'. Loro erano la' fuori, sotto il pullman, il bambino piangeva, gli portavano via il papa' e nessuno sapeva dove lo portavano. 'Voglio vederli', implorava il marocchino. Allora lo hanno preso, gli hanno messo un braccio dietro la schiena, e hanno incominciato a picchiarlo con i manganelli. Un inferno. In quel momento era un inferno. E tutto per un documento". * La parola ai manganelli E poi Ali', il suo racconto su cosa avvenne a Crotone, una mattina come le altre, dopo un tentativo di fuga: "Entra di corsa un'altra guardia, e' il capo, da' l'ordine, 'picchiate..., fateli allontanare!'. E' lui che da' l'esempio, afferra un ragazzo egiziano, avra' quindici anni, e' li' che guarda, non e' tra quelli che hanno provato a scappare, ma il capo e' li' per dare l'esempio, lo sbatte per terra, due guardie lo tengono fermo, lui lo colpisce sul viso con un bastone di ferro, le due guardie fanno da contrappunto, obbedienti, i loro anfibi colpiscono il volto del ragazzo, ripetutamente, finche' dal sangue non si vede piu' la faccia. Poi lo trascinano via. Sparisce. Nessuno le vedra' piu'". Nei giorni seguenti saranno riportati alla spicciolata al campo alcuni di quelli che erano riusciti a prendere il largo. Molti hanno sulle mani, delle bruciature. Altri segni scuri sul ventre: i segni delle scariche elettriche cui erano stati sottoposti al posto di polizia. O, ancora, andatevi a leggere le pagine sul Cpt di Pantelleria, Italia, anno di grazia 2005: "I cessi, senza porte al centro del campo, sono ricoperti dalla melma. Non c'e' angolo che non sia invaso dalla puzza. L'acqua arriva direttamente dal mare, e manca per diverse ore al giorno, cosi' si suda e non ci si puo' lavare. C'e' una bottiglia al giorno da bere, il cibo e' scarso, dopo un'ora la fame ricomincia a strizzare lo stomaco". Leggetele, senza dimenticarvi che quei buchi neri della civilta' sono stati istituiti da una legge che porta le firme congiunte di Livia Turco e di Giorgio Napolitano. Tenetevele bene in mente, quelle storie, quando sentite le patinate parole che da uno studio Rai o dal piu' alto seggio della Repubblica, ministro e presidente ci rivolgono, le prediche sulle virtu' civiche o sulla memoria della Shoah. Dalla distanza che separa quei linguaggi e quei racconti - il racconto che muove nell'alto dei cieli delle istituzioni, fatto anche da esponenti di un "governo amico", anche da amici essi stessi, e il racconto che muove nei territori infetti della realta', nell'inferno dove le buone intenzioni ricadono sui corpi nudi, e tagliano e feriscono; da quello scarto linguistico e semantico che pesa piu' di un confine fisico, di un deserto o di un oceano, potrete misurare l'abisso che ormai separa la politica dalla vita nuda. I luoghi (e i volti) del comando e i luoghi (e i corpi) su cui quel comando si scarica, cieco e ottuso nella sua violenza. * I buchi dello spirito Lager italiani e' stato presentato e discusso nell'edizione dello scorso autunno di "Torino spiritualita'", e qualcuno si sara' certo chiesto - senza aver letto il libro - cosa c'entrasse una storia di corpi, e di nudita' fisica, con le questioni dell'anima (con la "spiritualita'", appunto). Lette le prime pagine si converra', senza dubbio, che c'entra. Eccome, se c'entra! Perche' ci dice, senza troppa teologia, come si possa perdere l'anima pur continuando a credersi "persone per bene". Come la si possa perdere individualmente, semplicemente passando di fronte a una cancellata col filo spinato e voltandosi dall'altra parte. E collettivamente, come "popolo" - si diceva cosi' un tempo - o come "sistema Paese", come la pessima neolingua contemporanea lo chiama, formulando e accettando una legislazione concentrazionaria. Elaborando uno spazio nel quale la vita nuda diventa "cosa" di cui disporre per deportarla, spezzarla, possederla o abbandonarla senza quel limite minimo del rispetto che - per effetto del riconoscimento - l'uomo dovrebbe all'uomo. Non per niente nell'introduzione si parla di "buchi dello spirito": terre di nessuno dove il residuo rispetto di se' di un paese si perde. E Moni Ovadia, con tutta la sua autorita', ci parla, al proposito, del "nazismo che e' in noi". Mentre Erri De Luca, nella Premessa, ci ammonisce che questa "e' la nostra storia delle colonne infami". E che "un giorno dei figli chiederanno certo conto ai padri di quello che hanno lasciato fare, permesso, incoraggiato col silenzio". 6. LIBRI. CHIARA ZAMBONI PRESENTA "LA DIFERENCIA SEXUAL EN LA HISTORIA" DI MILAGROS RIVERA GARRETAS [Dalla rivista telematica della comunita' filosofica femminile Diotima "Per amore del mondo", n. 4, autunno 2006 (disponibile nel sito www.diotimafilosofe.it), riprendiamo la seguente recensione. Chiara Zamboni e' docente di filosofia del linguaggio all'Universita' di Verona, partecipa alla comunita' filosofica femminile di "Diotima". Tra le opere di Chiara Zamboni: Favole e immagini della matematica, Adriatica, 1984; Interrogando la cosa. Riflessioni a partire da Martin Heidegger e Simone Weil, IPL, 1993; L'azione perfetta, Centro Virginia Woolf, Roma 1994; La filosofia donna, Demetra, Colognola ai Colli (Vr) 1997. Maria-Milagros Rivera Garretas, pensatrice femminista, storica, docente universitaria di Storia medioevale a Barcellona, animatrice del Centre de recerca de dones e della rivista "Duoda", da anni collabora con la rivista italiana "Via Dogana" e con la comunita' filosofica femminile Diotima. Dalla rivista "Via Dogana" riprendiamo la seguente scheda di presentazione: "Maria-Milagros Rivera Garretas vive a Barcellona, dove insegna Storia medievale all'Universita', portando la sua passione ben oltre le mura dell'istituzione. La rete di relazioni che ha saputo creare con il Centre de recerca de dones e con la rivista 'Duoda' si e' allargata alla Rete mondiale con un master on line e con un cd-rom sulle memorie di Leonor Lopez de Cordoba, la prima autobiografia conosciuta in lingua spagnola di una donna vicina alla regina di Castiglia tra il 1404 e il 1412. In italiano possiamo leggere Nominare il mondo al femminile (trad. di Emma Scaramuzza, Editori Riuniti 1998). Da anni ha un intenso rapporto di scambio con 'Via Dogana' e con [la comunita' filosofica femminile] Diotima, anche come traduttrice: e' in gran parte a lei che dobbiamo la conoscenza nei paesi di lingua spagnola del pensiero italiano della differenza sessuale". Tra le opere di Maria-Milagros Rivera Garretas: Nominare il mondo al femminile, Editori Riuniti, 1998; Mujeres en relacion. Feminismo 1970-2000, Icaria Editorial, 2003; La diferencia sexual en la historia, Universitat de Valencia, 2005] Milagros Rivera e' storica del medioevo e insegna all'Universita' di Barcellona. Quando lei si presenta, aggiunge di se' di avere una figlia e di amare la lingua materna. Queste quattro qualita' sono tutte essenziali per entrare nel suo ultimo libro, e cioe' La diferencia sexual en la historia (ed. Universitat de Valencia, 2005). Vedremo in che senso. Il primo passo da storica con una formazione femminista e' di fare i conti con un passato recente che l'accomuna ad altre storiche. Si tratta per lei di prendere le distanze da un paradigma scientifico che fa coincidere la storia con la storia sociale. E' un paradigma discusso e costruito dagli studiosi che si sono raccolti attorno alla rivista francese "Annales". Ora a partire dagli anni '70 e' avvenuto che questa coincidenza di storia e storia sociale sia stata ampiamente ripresa dalle donne che scrivevano di storia. Permetteva loro infatti, nell'ambito della loro disciplina, di parlare della vita, delle lettere, dei diari, degli scritti di donne, che, pur non avendo partecipato alla storia ufficiale, pure avevano avuto una vita famigliare, una presenza sociale molto ricca. Dava loro la possibilita' di renderle visibili. Il prezzo pagato non e' stato da poco. Intrecciando questo paradigma con il pensiero di Foucault, i meccanismi sociali sono stati visti come forme di vita determinate da codici di potere, tecniche di costruzione della soggettivita', e il potere sociale come dispositivo di produzione di azioni e di sentimenti. Nessuna liberta' di invenzione. Cosi' gli studi femminili di storia hanno prodotto, seguendo tale paradigma, ottimi studi descrittivi della vita e delle pratiche femminili, ma senza poter capire da dove provenisse la loro creativita' e senza che la differenza femminile fosse vista come segno a sua volta produttivo di modificazioni. * Milagros Rivera afferma che la storia sociale indubbiamente esiste, ma che piu' comprensiva della storia sociale e piu' significativa e' la storia che tiene conto del simbolico. Con questo intende "il senso proprio della vita e delle relazioni espresso nella lingua materna, la lingua che parliamo" (p. 22). Imparando a parlare da nostra madre abbiamo imparato la differenza tra essere donne e uomini. Fare storia riparte da qui, dal filo del simbolico che dice e ridice la differenza sessuale, non come un dato ontologico o antropologico, bensi' come un significato messo in circolo dalla lingua di ogni giorno, e che, proprio percio', ha bisogno di interpretazione. Infatti la lingua quotidiana cambia nel tempo e costantemente si trasforma. Fare storia significa allora dare conto e allo stesso tempo interpretare tali modificazioni, che trascinano con se' elementi del passato. Non si tratta di fare delle metanarrazioni, rendere conto delle narrazioni degli avvenimenti, ma essere dentro il processo stesso di modificazione, che non puo' essere guardato dall'alto e dall'esterno, perche' comunque riguarda la donna che ne sta scrivendo, se pure per mediazioni non proprio immediate. E' nel suo coinvolgimento personale che una storica va a leggere e a capire i rapporti tra i sessi che si mostrano in un certo periodo preso in esame, avendo la consapevolezza del fatto che cambiano nel tempo. E che dunque si modifica anche il senso di tali rapporti. Non si e' una bambina o un bambino oggi in modo simile al secolo scorso. Un uomo del XII secolo e' ben diverso da quello contemporaneo. Le relazioni tra donne e uomini sono determinanti e determinate dalla loro differenza. E occorre che anche gli uomini incomincino a fare storia tenendo conto della loro implicazione personale e della differenza. Questo e' un libro rivolto non solo alle donne, ma anche agli uomini. Da storica medievale Milagros Rivera ricorda che la cultura medievale ha avuto una particolare attenzione per la differenza sessuale, per il rapporto simbolico tra le donne e gli uomini e le forme di espressione che poteva prendere. Si e' andata poi perdendo, in particolare a partire dall'instaurarsi del paradigma scientifico del Rinascimento. Il fatto e' che la cultura medievale aveva una grande attenzione per gli aspetti passivi della vita e per le forme di accoglienza dell'altro, diverso da se'. Il paradigma scientifico rinascimentale legge si' la realta', ma attraverso l'esperimento, mettendo l'accento sulla costruzione della conoscenza, sul gesto attivo. Ed invece la differenza sessuale ha qualcosa di non scelto, di passivo: capita a caso di essere donna o uomo. Lo si puo' accettare e significare, piuttosto che prenderlo come qualcosa da costruire. La differenza sessuale e' piu' del piano dell'essere creatura creata che creatore. * Su questa linea l'autrice legge diverse epoche storiche. Ma se si vuole valutare al meglio quel che intende per scrivere di storia essendo dentro i processi di trasformazione dei rapporti tra donne e uomini, penso che l'esempio migliore che lei porta sia quello dell'universita' dalla seconda meta' del '900 ad oggi. Questa questione e' per lei una passione sofferta, che le fa leggere le modificazioni dei rapporti all'universita' con partecipazione e lucidita'. Le universita' furono fondate nell'Europa medievale tagliando via ed escludendo qualsiasi sapere d'esperienza, fedele alla lingua materna. Rappresentarono uno "specchio per fare scienza e produrre conoscere di uomini e tra uomini" (p. 151). Furono soprattutto ecclesiastici a fondarle, e dunque la cultura universitaria nacque celibe. Ne perdettero in ricchezza simbolica le donne, che non vi erano ammesse, ma anche gli uomini, che, escludendo le donne, tagliavano via dalla conoscenza universitaria il sapere materno e femminile, costruendo con le proprie scelte qualcosa di monco, di mancante. Impoverendo se stessi. Si noti da questo esempio come Milagros Rivera sia attenta agli effetti storici che le scelte compiute dalle donne e dagli uomini riguardano entrambi contemporaneamente e in modo diverso. Cio' che avviene all'altro sesso ha effetti sul proprio e viceversa. Ora e' con il XX secolo che le donne entrano all'universita'. La loro semplice presenza tuttavia non cambia l'universita' maschile e celibe. Soltanto se le donne portano all'universita' la loro fedelta' all'ordine materno, allora questa puo' cambiare, perche' gli uomini stessi allora possono interagire con donne che non imitano il loro paradigma e stile, ma ne mostrano un altro. Cosa significa poi la fedelta' a tale ordine? Per Milagros Rivera e' parlare e scrivere in lingua materna. Questo non e' solo la leva per trasformare l'universita', ma anche per aprire nuovi giochi nella disciplina storica, cosa che le sta particolarmente a cuore. E' molto interessante il ragionamento, per passaggi, seguito per mostrare come si modifichi il paradigma storico. Parte dall'idea che la madre, quando insegna a parlare, insegna implicitamente il sentimento della realta' del mondo e il senso della sua verita'. La fiducia implicita che il mondo sia e il sentimento semplice della verita' dipende dal legame indiscusso tra le parole e le cose, di cui e' garante la madre. I bambini vivono l'esperienza che le cose possano essere nominate da quelle parole e solo da quelle. Ora, chi scrive di storia desidera a sua volta dire la verita', cosi' come chi legge vuole ascoltarla. In questo senso scrivere e leggere di storia si riallaccia a quella esperienza dell'infanzia. (Si veda pag. 57 in particolare). * Eppure rimane aperta una questione che l'autrice non chiude in modo affrettato, e di cui e' consapevole. Questa via di modificazione del fare storia si incrocia con il fatto che la lingua materna non e' immediatamente a disposizione. E' vero, l'abbiamo imparata da piccole e da piccoli, ma poi l'abbiamo in gran parte e a volte del tutto persa, sostituita dalle lingue standard, dalle lingue che la scuola e l'universita' ci hanno insegnato. Come fare a ritrovarla? Milagros Rivera suggerisce una via pratica: ascoltare quando risuona la verita' per un rimando tra le parole e le cose. Si avverte allora un sentimento di felicita'. Ed e' questo genere di felicita' a segnalarci che siamo di fronte ad una epifania del reale. Che il mondo viene donato nuovamente a noi per una evocazione della relazione prima con nostra madre. 7. LETTURE. CLAUDE LEVI-STRAUSS: RAZZA E STORIA. RAZZA E CULTURA Claude Levi-Strauss, Razza e storia. Razza e cultura, Einaudi, Torino 2002, pp. XVIII + 118, euro 14. Il volume raccoglie due celebri interventi levi-straussiani per l'Unesco, Razza e storia (1952) e Razza e cultura (1971), con una prefazione di Michel Izard e in appendice un colloquio tra Levi-Strauss e Marcello Massenzio del 2000. Un'ottima occasione per rileggere i due saggi (che gia' ebbero ampia circolazione in passato inseriti in altri volumi) ed ancora una volta avvalerci del contributo del grande antropologo alla riflessione e all'impegno antirazzista. 8. RILETTURE. ALBERT MEMMI: IL RAZZISMO Albert Memmi, Il razzismo. Paura dell'altro e diritti della differenza, Costa & Nolan, Genova 1989, pp. 176, lire 20.000. Un'acuta introduzione alla riflessione e all'impegno antirazzista. 9. RILETTURE. RENATE SIEBERT: IL RAZZISMO Renate Siebert, Il razzismo. Il riconoscimento negato, Carocci, Roma 2003, pp. 172, euro 17,20. Un'acuta introduzione alla riflessione e all'impegno antirazzista. 10. RILETTURE. PIERRE-ANDRE' TAGUIEFF: IL RAZZISMO Pierre-Andre' Taguieff, Il razzismo. Pregiudizi, teorie, comportamenti, Raffaello Cortina Editore, Milano 1999, pp. VI + 128, lire 16.000. Un'acuta introduzione alla riflessione e all'impegno antirazzista. 11. RILETTURE. MICHEL WIEVIORKA: IL RAZZISMO Michel Wieviorka, Il razzismo, Laterza,Roma-Bari 2000, pp. VIII + 152, euro 8,26. Un'acuta introduzione alla riflessione e all'impegno antirazzista. 12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell’ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell’uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 13. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 12 del 26 febbraio 2007 Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
- Prev by Date: Minime. 11
- Next by Date: Minime. 13
- Previous by thread: Minime. 11
- Next by thread: Minime. 13
- Indice: