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La nonviolenza e' in cammino. 1460
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1460
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 26 Oct 2006 01:17:39 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1460 del 26 ottobre 2006 Sommario di questo numero: 1. La scelta dell'umanita' 2. Umberto Santino: Per una storia dell'impunita' 3. Laura Minguzzi: Una donna sola 4. Virginia Woolf: Pareti 5. Rosa Luxemburg: L'ordine 6. Enrico Peyretti presenta "L'antibarbarie" di Giuliano Pontara 7. Riletture: Svetlana Aleksievic, Incantati dalla morte 8. Riletture: Svetlana Aleksievic, Preghiera per Cernobyl' 9. Riletture: Svetlana Aleksievic, Ragazzi di zinco 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento 11. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. LA SCELTA DELL'UMANITA' [Gabriele Torsello, giornalista, fotografo e documentarista freelance, collaboratore di movimenti umanitari, impegnato contro la guerra e contro le violazioni dei diritti umani, e' stato rapito in Afghanistan sabato 14 ottobre 2006] Sia liberato Gabriele Torsello. Cessi la guerra in Afghanistan. * La guerra e' questa barbarie: ne' i vivi ne' i morti rispetta, ma tutto devasta e impietrisce, ma tutti uccide ed imbestia. Trasforma in porci gli umani, per sempre le anime spezza, rompe i corpi, i volti frantuma. La guerra che e' sempre nemica di tutta l'umanita'. * L'Italia faccia tutto il possibile per salvare la vita di Gabriele Torsello. Ma faccia anche cio' che e' necessario ed urgente per salvare anche le infinite altre vite che la guerra minaccia e distrugge. E cio' che e' necessario e' che l'Italia cessi immediatamente di partecipare alla guerra; che esplicitamente si opponga alle stragi commesse dalla Nato, coalizione di cui fa parte, e le faccia cessare; che si impegni per la smilitarizzazione del conflitto e il disarmo delle parti; che rechi aiuti umanitari con interventi rigorosamente disarmati e nonviolenti. * Cessi la guerra in Afghanistan. Sia liberato Gabriele Torsello. 2. RIFLESSIONE. UMBERTO SANTINO: PER UNA STORIA DELL'IMPUNITA' [Dal sito del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo (per contatti: via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 091348997, e-mail: csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it) riprendiamo il testo dell'introduzione di Umberto Santino alla nuova edizione di AA. VV., Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio, Editori Riuniti, Roma 2001, 2006. Umberto Santino ha fondato e dirige il Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo. Da decenni e' uno dei militanti democratici piu' impegnati contro la mafia ed i suoi complici. E' uno dei massimi studiosi a livello internazionale di questioni concernenti i poteri criminali, i mercati illegali, i rapporti tra economia, politica e criminalita'. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia difficile, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano 1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000; La cosa e il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000. Su Umberto Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su questo stesso foglio nei nn. 931-934. Giuseppe Impastato nato nel 1948, militante della nuova sinistra di Cinisi (Pa), straordinaria figura della lotta contro la mafia, di quel nitido e rigoroso impegno antimafia che Umberto Santino defini' "l'antimafia difficile", fu assassinato dalla mafia il 9 maggio 1978. Scritti di Peppino Impastato: Lunga e' la notte. Poesie, scritti, documenti, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, seconda edizione Palermo 2003. Opere su Peppino Impastato: Umberto Santino (a cura di), L'assassinio e il depistaggio, Centro Impastato, Palermo 1998; Salvo Vitale, Nel cuore dei coralli, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995; Felicia Bartolotta Impastato, La mafia in casa mia, La Luna, Palermo 1986; Claudio Fava, Cinque delitti imperfetti, Mondadori, Milano 1994. Tra le pubblicazioni recenti: AA. VV., Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio, Editori Riuniti, Roma 2001, 2006 (pubblicazione della relazione della commissione parlamentare antimafia presentata da Giovanni Russo Spena; con contributi di Giuseppe Lumia, Nichi Vendola, Michele Figurelli, Gianfranco Donadio, Enzo Ciconte, Antonio Maruccia, Umberto Santino); Marco Tullio Giordana, Claudio Fava, Monica Zapelli, I cento passi, Feltrinelli, Milano 2001 (sceneggiatura del film omonimo). Ma cfr. anche le molte altre ottime pubblicazioni del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato"] La prima edizione di questo libro e' uscita nel maggio del 2001, pochi mesi dopo l'approvazione della relazione della Commissione parlamentare antimafia sul "caso Impastato". Da allora sono passati cinque anni e il "caso Impastato" e' diventato una delle narrazioni esemplari della storia del nostro Paese. Esemplare e' la vicenda esistenziale e politica di Peppino Impastato, un caso unico nella storia delle lotte contro la mafia, per la sua provenienza da una famiglia mafiosa e la rottura radicale con il padre e la parentela che e' alla base delle sue scelte, anche se l'icona mediatica, modellata sul titolo del film (I cento passi), che lo ha fatto conoscere a centinaia di migliaia di persone, e' schiacciata sullo stereotipo della vicinanza e della contiguita'. Esemplare la scelta della madre e del fratello di rompere con la cultura mafiosa della vendetta e di attivarsi per chiedere verita' e giustizia. Esemplare la decisione di alcuni compagni di militanza di continuare sul cammino intrapreso con Peppino, quando ormai si respirava aria di riflusso e di resa. Esemplare l'azione del Centro siciliano di documentazione, nato nel 1977 e successivamente dedicato a Impastato, che ha avuto un ruolo decisivo nel salvare la memoria di Peppino, quando quasi tutti lo consideravano un terrorista e un suicida, legando al suo nome l'attivita' di ricerca e di mobilitazione, da trent'anni condotta con le scarse risorse dei soci. Esemplare l'attivita' della Commissione parlamentare che in soli due anni ha ricostruito una vicenda complessa e spinosa, mettendo a nudo le responsabilita' dei depistatori, rimaste fuori dai procedimenti giudiziari che nei mesi successivi all'approvazione della relazione, dopo quasi venticinque anni dal delitto, hanno individuato e condannato i mafiosi incriminati: Gaetano Badalamenti e il suo vice Vito Palazzolo, successivamente deceduti. Purtroppo e' esemplare anche il dopo. Nella introduzione alla prima edizione scrivevo che la Relazione poteva essere il primo capitolo di una storia dell'impunita' nel nostro Paese dal dopoguerra a oggi e davo qualche indicazione sui possibili capitoli successivi, "dagli omicidi dei militanti del movimento contadino (a cominciare dall'inchiesta sull'assassinio di Accursio Miraglia, del gennaio 1947, con due sentenze contraddittorie) ai fatti piu' recenti, guardando al ruolo che hanno avuto le istituzioni nella legittimazione del delitto, garantendo l'impunita' e attivandosi solo dopo i delitti eclatanti e le stragi, e solo in un'ottica di emergenza, cioe' di risposta alla violenza mafiosa". * Questa storia non si e' potuta scrivere, anzi si e' cercato di scriverne un'altra. Il quinquennio da cui stiamo uscendo, lentamente e a fatica, ha visto una gestione del potere che rimanda a un modello culturale e antropologico che ha fatto dell'illegalita' una risorsa e dell'impunita' un programma e una bandiera. In tale quadro la mafia non poteva non essere declassata a mera criminalita', con la mitizzazione della figura di Provenzano, latitante per 43 anni a due passi da casa, e l'antimafia a retorica celebrativa, in cui la commemorazione dei morti serviva per assolvere o condannare i vivi. Cosi' abbiamo assistito a riti funerari che santificavano magistrati come Falcone e Borsellino officiati da ministri che tacciavano come "toghe rosse" i magistrati impegnati sullo stesso fronte. Il rapporto mafia-politica, storicamente e attualmente costitutivo del fenomeno mafioso, e' stato negato e marchiato come invenzione di una magistratura politicizzata e nel contempo venivano candidati ed eletti uomini sotto processo per mafia, presentati come martiri di una giustizia persecutoria e distorta. Prima, anche nei tempi piu' bui della storia del nostro Paese, non si era mai arrivati a tanto. In questa operazione di riscrittura della storia e di autoassoluzione di un ceto politico, forse il piu' squallido e sfrontato della storia nazionale, la Commissione parlamentare antimafia ha avuto il suo ruolo e si deve dire che lo ha assolto interamente e diligentemente. Gia' nella relazione del 2001 la maggioranza della Commissione parlamentare dichiarava che il rapporto mafia-politica non esisteva e per avallare tale affermazione venivano utilizzate anche le critiche di chi scrive rivolte a contestare come parziale e riduttiva l'icona del "terzo livello" (secondo cui ci sarebbe un edificio a tre piani: in basso i gregari, al centro i capimafia, in vetta una sorta di supercupola massonico-finanziaria), formulate nel contesto di una prospettiva analitica fondata sulla centralita' dell'interazione tra mafia e politica, ben piu' complessa e articolata di quella rappresentazione mediatica. Nella relazione finale della maggioranza questa concezione, infondata e interessata, viene ribadita e corredata da una lettura del processo Andreotti smaccatamente falsa: si ignora che il rapporto con i mafiosi dell'ex presidente del Consiglio e' stato accertato fino al 1980 ma prescritto e che l'assoluzione riguarda soltanto il periodo successivo. Una sentenza bifronte, emblematicamente "all'italiana", fatta per salvare capra e cavoli, cioe' Procura e imputato, che pero' veniva omologata a un'analisi che vorrebbe il fenomeno mafioso unidimensionale e spoliticizzato. * Le vicende della Commissione, con una maggioranza che eseguiva un compito che le era stato affidato, e un'opposizione che si lasciava paralizzare, mi hanno portato nel febbraio del 2005 a presentare le dimissioni da consulente, incarico che avevo accettato confidando che almeno qualche frammento di quella storia dell'impunita' potesse essere tratteggiato, anche soltanto da parte di un'opposizione non imbrigliata. La relazione di minoranza e' venuta troppo tardi, quando i guasti erano gia' fatti e solo qualche rappresentante della magistratura, sempre piu' isolato e disarmato, insisteva nel porre l'accento sulle relazioni tra mafia e politica, utilizzando anche espressioni di chi scrive, per molto tempo messe all'indice. Una per tutte: "borghesia mafiosa", che non ha mai voluto significare, nel corpo delle mie ricerche, criminalizzazione in blocco ma attenta e documentata, o documentabile, analisi di un sistema relazionale, intessuto di rapporti con soggetti del mondo delle professioni, dell'imprenditoria, della pubblica amministrazione, della politica e delle istituzioni, che condividono con i capimafia interessi e codici comportamentali e senza di cui i boss di Cosa Nostra sarebbero soltanto dei criminali primitivi e semianalfabeti. Tali sono i personaggi che sono stati indicati come "capi dei capi", Toto' Riina e Bernardo Provenzano, fermi alle prime classi delle scuole elementari, vissuti nel ristretto orizzonte locale e pure, grazie a quel sistema di rapporti, proiettati nei traffici internazionali, nel controllo di settori strategici come l'uso del denaro pubblico, degli appalti, della sanita'. Anche le loro lunghe latitanze non si spiegano senza quel sistema di rapporti, non sempre configurabili come reati e che dovrebbero essere analizzati non solo da studiosi di buona volonta' ma da soggetti istituzionali intenzionati a decriminalizzare un apparato di potere il cui funzionamento e' in aperta contraddizione con la Costituzione democratica. Cosa diventa la democrazia se non una spoglia procedurale quando il delitto condiziona scelte e decisioni, seleziona alleanze ed esclusioni, come e' avvenuto con la strage di Portella della Ginestra che ebbe un ruolo importante se non decisivo nella rottura della coalizione antifascista e nella nascita del centrismo a Roma e a Palermo, nonostante la prima e ultima vittoria delle sinistre nelle elezioni regionali del 20 aprile 1947? E quale e' stato il ruolo della violenza, mafiosa-neofascista-piduista, nel determinare o condizionare la vita politica del nostro Paese? E quale peso hanno avuto i rapporti con la mafia e la cultura dell'illegalita' nella nascita e nell'affermazione del berlusconismo? Domande che non hanno avuto e difficilmente avranno una risposta in sede giudiziaria. * La pubblicazione della nuova edizione della Relazione sul caso Impastato ripropone queste domande e riapre un cammino interrotto. Il nuovo governo e la nuova Commissione antimafia saranno in grado di scrivere altri capitoli di quella storia dell'impunita' che nel 2001 si fermo' alle prime pagine? 3. MEMORIA. LAURA MINGUZZI: UNA DONNA SOLA [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it). Laura Minguzzi, di origini ravennati, insegna lingue straniere in licei milanesi; femminista storica, ha promosso insieme ad altre una "Comunita' di pratica e di riflessione pedagogica e di ricerca storica" che si ispira alla pratica politica della Libreria delle donne di Milano, di cui fa parte; e' autrice di varie pubblicazioni. Anna Politkovskaja, giornalista russa, nata a New York nel 1958, impegnata nella denuncia delle violazioni dei diritti umani con particolar riferimento alla guerra cecena, e' stata assassinata nell'ottobre 2006. Opere di Anna Politkovskaja disponibili in italiano: Cecenia. Il disonore russo, Fandango, 2003; La Russia di Putin, Adelphi, 2005] Anna Politkovskaja era famosa per le sue inchieste in Cecenia. Ma la "Novaja Gazieta" la ricorda ripubblicando un articolo su un amico speciale, il suo cane Van Gogh. Vi consiglio di leggerlo. La verita' come un cane malato, disprezzato, picchiato, abbandonato. E' il triste destino che hanno subito i numerosi cani randagi di Mosca, oggetto dei capricci dei nuovi ricchi. Usa e getta contestuale. E' risaputo che in ogni casa russa ci sono cani, gatti, uccellini che vivono insieme pacificamente, amati e accuditi. Questo era almeno fino all'arrivo della modernizzazione accelerata degli anni Novanta. Anna Politkovskaja ha curato, amato e accudito la verita' dei fatti come il cane malato che l'ha implorata di prenderlo con se'. Vivere per la verita' e' un rischio assunto consapevolmente che in Russia non interessa quasi nessuno. In Cecenia vanno a combattere i figli della povera gente, non i figli della classe medio-alta. A me colpisce e angoscia la facilita' con cui ogni giorno si uccide chi lotta per portare la verita' in ogni luogo, nelle banche, nei giornali, nei campi di battaglia. Una voce viva, forte e libera, quella di Anna, fuori dal coro della manipolazione dei fatti, dall'autocensura. Ma isolata e sola, per questo e' stato tanto facile farla fuori sotto gli occhi delle telecamere che hanno filmato il volto del killer, affittato da un mandante che non sara' mai trovato. Di questo sono sicuri i moscoviti, i russi in generale. Che la verita' non si sapra' mai. Sfiducia, rassegnazione, vita frenetica per andare avanti. Pero' adesso con Putin e grazie al caro prezzo del petrolio e del gas gli stipendi e le pensioni sono pagati puntualmente e si puo' fare shopping. A Milano c'e' il turismo alla giapponese, mordi e fuggi. Incontro spesso gruppi di turisti e turiste che provengono da varie citta' e regioni (Mosca, Pietroburgo, Kalingrad, Vologda...) che fanno acquisti in Corso Vittorio Emanuale, da Furla, alla Rinascente, da Vuitton. Madri che accompagnano le figlie a comprare borse e borsette firmate da mostrare a casa alle amiche e agli amici... Per questo Putin e' popolare: garantisce stabilita'. E' una nuova situazione ma in cui resta sempre attuale il grido di dolore, che e' anche il titolo di una celebre commedia dell'Ottocento di Aleksandr Griboedov "Che disgrazia l'ingegno!" in cui lo scrittore denunciava la censura e l'assolutismo autocratico dello zar Nicola I e la vita grama e difficile di chi aveva il coraggio di dire la verita'. 4. MAESTRE. VIRGINIA WOOLF: PARETI [Da Virginia Woolf, Diario di una scrittrice, Minimum fax, Roma 2005, p. 432: e' un frammento dal diario del 24 luglio 1940. Virginia Woolf, scrittrice tra le piu' grandi del Novecento, nacque a Londra nel 1882, promotrice di esperienze culturali ed editoriali di grande rilievo, oltre alle sue splendide opere narrative scrisse molti acuti saggi, di cui alcuni fondamentali anche per una cultura della pace. Mori' suicida nel 1941. E' uno dei punti di riferimento della riflessione dei movimenti delle donne, di liberazione, per la pace. Opere di Virginia Woolf: le sue opere sono state tradotte da vari editori, un'edizione di Tutti i romanzi (in due volumi, comprendenti La crociera, Notte e giorno, La camera di Jacob, La signora Dalloway, Gita al faro, Orlando, Le onde, Gli anni, Tra un atto e l'altro) e' stata qualche anno fa pubblicata in una collana ultraeconomica dalla Newton Compton di Roma; una pregevolissima edizione sia delle opere narrative che della saggistica e' stata curata da Nadia Fusini nei volumi dei Meridiani Mondadori alle opere di Virginia Woolf dedicati (ai quali rinviamo anche per la bibliografia). Tra i saggi due sono particolarmente importanti per una cultura della pace: Una stanza tutta per se', Newton Compton, Roma 1993; Le tre ghinee, Feltrinelli, Milano 1987 (ma ambedue sono disponibili anche in varie altre edizioni). Numerosissime sono le opere su Virginia Woolf: segnaliamo almeno Quentin Bell, Virginia Woolf, Garzanti, Milano 1974; Mirella Mancioli Billi, Virginia Woolf, La Nuova Italia, Firenze 1975; Paola Zaccaria, Virginia Woolf, Dedalo, Bari 1980. Segnaliamo anche almeno le pagine di Erich Auerbach, "Il calzerotto marrone", in Mimesis, Einaudi, Torino 1977] Tutte le pareti, queste pareti che proteggono e rispecchiano, diventano tremendamente sottili in questa guerra. 5. MAESTRE. ROSA LUXEMBURG: L'ORDINE [Da Rosa Luxembug, Scritti scelti, Einaudi, Torino 1975, 1976, p. 676: e' un frammento dall'articolo "L'ordine regna a Berlino", apparso su "Die Rote Fahne" del 14 gennaio 1919, l'ultimo articolo che Rosa Luxemburg pubblico' prima di essere uccisa. Rosa Luxemburg, 1871-1919, e' una delle piu' limpide figure del movimento dei lavoratori e dell'impegno contro la guerra e contro l'autoritarismo. Assassinata, il suo cadavere fu gettato in un canale e ripescato solo mesi dopo; ci sono due epitaffi per lei scritti da Bertolt Brecht, che suonano cosi': Epitaffio (1919): "Ora e' sparita anche la Rosa rossa, / non si sa dov'e' sepolta. / Siccome ai poveri ha detto la verita' / i ricchi l'hanno spedita nell'aldila'"; Epitaffio per Rosa Luxemburg (1948): "Qui giace sepolta / Rosa Luxemburg / Un'ebrea polacca / Che combatte' in difesa dei lavoratori tedeschi, / Uccisa / Dagli oppressori tedeschi. Oppressi, / Seppellite la vostra discordia". Opere di Rosa Luxemburg: segnaliamo almeno due fondamentali raccolte di scritti in italiano: Scritti scelti, Einaudi, Torino 1975, 1976; Scritti politici, Editori Riuniti, Roma 1967, 1976 (con una ampia, fondamentale introduzione di Lelio Basso). Opere su Rosa Luxemburg: Lelio Basso (a cura di), Per conoscere Rosa Luxemburg, Mondadori, Milano 1977; Paul Froelich, Rosa Luxemburg, Rizzoli, Milano 1987; P. J. Nettl, Rosa Luxemburg, Il Saggiatore 1970; Daniel Guerin, Rosa Luxemburg e la spontaneita' rivoluzionaria, Mursia, Milano 1974; AA. VV., Rosa Luxemburg e lo sviluppo del pensiero marxista, Mazzotta, Milano 1977] "L'ordine regna a Varsavia!", "L'ordine regna a Parigi!", "L'ordine regna a Berlino!". Cosi' si rincorrono a distanza di mezzo secolo gli annunzi dei guardiani dell'"ordine" da un centro all'altro della lotta storico-mondiale. E i "vincitori" tripudianti non considerano che un "ordine" che ha bisogno di essere mantenuto con periodici sanguinosi massacri, va inevitabilmente incontro al suo destino storico, al suo tramonto. 6. LIBRI. ENRIC0 PEYRETTI PRESENTA "L'ANTIBARBARIE" DI GIULIANO PONTARA [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questa recensione. Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio, da ultimo nei fascicoli 1093-1094; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.info e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario. Giuliano Pontara (per contatti: giuliano.pontara at philosophy.su.se) e' uno dei massimi studiosi della nonviolenza a livello internazionale, riproduciamo di seguito una breve notizia biografica gia' apparsa in passato sul nostro notiziario (e nuovamente ringraziamo di tutto cuore Giuliano Pontara per avercela messa a disposizione): "Giuliano Pontara e' nato a Cles (Trento) il 7 settembre 1932. In seguito a forti dubbi sulla eticita' del servizio militare, alla fine del 1952 lascia l'Italia per la Svezia dove poi ha sempre vissuto. Ha insegnato Filosofia pratica per oltre trent'anni all' Istituto di filosofia dell'Universita' di Stoccolma. E' in pensione dal 1997. Negli ultimi quindici anni Pontara ha anche insegnato come professore a contratto in varie universita' italiane tra cui Torino, Siena, Cagliari, Padova, Bologna, Imperia, Trento. Pontara e' uno dei fondatori della International University of Peoples' Institutions for Peace (Iupip) - Universita' Internazionale delle Istituzioni dei Popoli per la Pace (Unip), con sede a Rovereto (Tn), e dal 1994 al 2004 e' stato coordinatore del Comitato scientifico della stessa e direttore dei corsi. Dirige per le Edizioni Gruppo Abele la collana "Alternative", una serie di agili libri sui grandi temi della pace. E' membro del Tribunale permanente dei popoli fondato da Lelio Basso e in tale qualita' e' stato membro della giuria nelle sessioni del Tribunale sulla violazione dei diritti in Tibet (Strasburgo 1992), sul diritto di asilo in Europa (Berlino 1994), e sui crimini di guerra nella ex Jugoslavia (sessioni di Berna 1995, come presidente della giuria, e sessione di Barcellona 1996). Pontara ha pubblicato libri e saggi su una molteplicita' di temi di etica pratica e teorica, metaetica e filosofia politica. E' stato uno dei primi ad introdurre in Italia la "Peace Research" e la conoscenza sistematica del pensiero etico-politico del Mahatma Gandhi. Ha pubblicato in italiano, inglese e svedese, ed alcuni dei suoi lavori sono stati tradotti in spagnolo e francese. Tra i suoi lavori figurano: Etik, politik, revolution: en inledning och ett stallningstagande (Etica, politica, rivoluzione: una introduzione e una presa di posizione), in G. Pontara (a cura di), Etik, Politik, Revolution, Bo Cavefors Forlag, Staffanstorp 1971, 2 voll., vol. I, pp. 11-70; Se il fine giustifichi i mezzi, Il Mulino, Bologna 1974; The Concept of Violence, Journal of Peace Research , XV, 1, 1978, pp. 19-32; Neocontrattualismo, socialismo e giustizia internazionale, in N. Bobbio, G. Pontara, S. Veca, Crisi della democrazia e neocontrattualismo, Editori Riuniti, Roma 1984, pp. 55-102; tr. spagnola, Crisis de la democracia, Ariel, Barcelona 1985; Utilitaristerna, in Samhallsvetenskapens klassiker, a cura di M. Bertilsson, B. Hansson, Studentlitteratur, Lund 1988, pp. 100-144; International Charity or International Justice?, in Democracy State and Justice, ed. by. D. Sainsbury, Almqvist & Wiksell International, Stockholm 1988, pp. 179-93; Filosofia pratica, Il Saggiatore, Milano 1988; Antigone o Creonte. Etica e politica nell'era atomica, Editori Riuniti, Roma 1990; Etica e generazioni future, Laterza, Bari 1995; tr. spagnola, Etica y generationes futuras, Ariel, Barcelona 1996; La personalita' nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996; Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996; Breviario per un'etica quotidiana, Pratiche, Milano 1998; Il pragmatico e il persuaso, Il Ponte, LIV, n. 10, ottobre 1998, pp. 35-49; L'Antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2006. E' autore delle voci Gandhismo, Nonviolenza, Pace (ricerca scientifica sulla), Utilitarismo, in Dizionario di politica, seconda edizione, Utet, Torino 1983, 1990 (poi anche Tea, Milano 1990, 1992). E' pure autore delle voci Gandhi, Non-violence, Violence, in Dictionnaire de philosophie morale, Presses Universitaires de France, Paris 1996, seconda edizione 1998. Per Einaudi Pontara ha curato una vasta silloge di scritti di Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, nuova edizione, Torino 1996, cui ha premesso un ampio studio su Il pensiero etico-politico di Gandhi, pp. IX-CLXI". Una piu' ampia bibliografia degli scritti di Giuliano Pontara (che comprende circa cento titoli) puo' essere letta nel n. 380 di questo foglio. Mohandas K. Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va mitizzato, e che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione, della sua opera. Opere di Gandhi: essendo Gandhi un organizzatore, un giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton; Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento; La cura della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef (traduzione del primo, e fondamentale, libro di Gandhi: Satyagraha in South Africa). Altri volumi sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verita'; Feltrinelli ha recentemente pubblicato l'antologia Per la pace, curata e introdotta da Thomas Merton. Altri volumi ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi: tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori. Tra gli studi cfr. Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e' quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L. Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci, Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma 1999; tra le piu' recenti pubblicazioni segnaliamo le seguenti: Antonio Vigilante, Il pensiero nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004; Mark Juergensmeyer, Come Gandhi, Laterza, Roma-Bari 2004; Roberto Mancini, L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Enrico Peyretti, Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Fulvio Cesare Manara, Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006] Nell'ambito del sesto Salone dell'editoria della pace, a Venezia, Giuliano Pontara (docente emerito di filosofia pratica nell'Universita' di Stoccolma) ha presentato il suo libro L'Antibarbarie, che esce in novembre presso le Edizioni Gruppo Abele di Torino, col sottotitolo La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo. E' un ampio studio che mostra nel lascito di Gandhi, nel suo pensiero e nella sua azione, un antidoto profondo alla violenza profondamente intrinseca al sistema mondiale attuale. Giovane studente a Stoccolma, Pontara ebbe tra i suoi maestri Harald Ofstad, autore di un libro del 1971, mai tradotto in italiano, Our Contempt for Weakness (Il nostro disprezzo per la debolezza). Ofstad riconosceva alcune tendenze naziste presenti in noi, nei nostri modi di vivere, precedenti e seguenti il nazismo storico. Da quel lontano spunto, oggi Pontara individua, riassuntivamente, otto componenti di questa vecchia e nuova "barbarie": 1. la visione del mondo come teatro di una spietata lotta per la supremazia; 2. il diritto assoluto del piu' forte; 3. lo svincolamento da ogni limite morale; 4. l'elitismo (diritto di dominio che una elite si attribuisce in quanto "superiore"); 5. il disprezzo per il debole; 6. la glorificazione della violenza; 7. il dovere assoluto di obbedienza; 8. il dogmatismo fanatico. Le nuove violenze del XXI secolo sono espressione di queste tendenze. La globalizzazione della violenza e la nazificazione del mondo hanno chiuso il XX secolo. Si sono costruite follemente una quantita' di armi di distruzione di massa, da parte di molti, e anzitutto dagli Stati Uniti, che prevedono di nuovo nei documenti pubblici della loro strategia l'impiego di armi termonucleari. La paura e' alimentata e utilizzata per il dominio. La democrazia e' sempre piu' corrosa. E' impressionante pensare che la democrazia di Pericle, ad Atene, duro' circa novant'anni, poi distrutta appunto da tendenze "naziste", e che le nostre democrazie attuali hanno circa novant'anni, e sono minacciate dalle stesse tendenze. Gandhi ha dato un contributo alla trasformazione dei conflitti, ha promosso metodi incruenti di resistenza alla barbarie, metodi il piu' possibile liberi dall'imitazione della violenza. Egli sapeva di indicare una via difficile, ma praticabile a livello di massa, a certe condizioni empiricamente verificabili. Egli vide il nesso storico tra la globalizzazione violenta armata e il processo di occidentalizzazione del mondo da cinque secoli in qua (scoperte geografiche ed espansione europea), grazie alla potenza militare, economica, mediatica. Gandhi definiva "tortura prolungata" la violenza strutturale. Le due guerre mondiali del Novecento sono state causate dalla "brama di spartizione del mondo da parte delle potenze occidentali". Nel 1942 Gandhi scrive: "Usa e Gran Bretagna non hanno diritto di parlare di democrazia e civilta' fino a quando il cancro della supremazia dei bianchi non sara' distrutto". Ricordiamo che Gandhi nel 1940 scriveva che "la democrazia occidentale, nelle sue attuali caratteristiche, e' una forma diluita di nazismo o di fascismo": un giudizio severo, ma che neppure oggi possiamo liquidare in fretta. Kant diceva: "Rimarra' sempre sconcertante il fatto che le generazioni precedenti portino il fardello per le successive, e che queste abitino nell'edificio completato da quelle". Oggi pare proprio il contrario: i posteri pagheranno per le distruzioni che una parte crescente dell'umanita' attuale sta compiendo. Gandhi opponeva un duro rifiuto al macchinismo, allo sfruttamento, ai consumi sfrenati: "un sistema che denuda il mondo al modo delle locuste". "Nel mondo ci sono risorse sufficienti per i bisogni di tutti, non per l'avidita' di alcuni". Egli propugnava un socialismo nonviolento, su base di solidarieta', di risparmio e non di spreco, di scambi commerciali equi e non un mercato senza regole, di controlli democratici su tutte le decisioni collettive, anche economiche. Proponeva all'India una socializzazione democratica, secondo l'idea e il metodo sarvodaya, benessere di tutti, bene sociale, interesse pubblico. Concepiva la proprieta' come "amministrazione fiduciaria", gestita nell'interesse di tutti. Le risorse del pianeta sono un bene comune, usabili a patto che ne rimangano a sufficienza e in misura altrettanto buona per le generazioni successive. Oggi questa concezione guida i movimenti gandhiani, la vera risorsa umana e politica per resistere e opporsi alla violenza strutturale, al grande apartheid globale, che tiene divisa l'umanita' sotto un unico impero. Nonostante le tendenze naziste, nel mondo di oggi sono in corso importanti lotte nonviolente, anche senza conoscenza di Gandhi: lotte di indigeni in America Latina, lotta antinucleare in Italia. Contro la violenza culturale, il fanatismo, contro i fondamentalismi non solo religiosi ma anche laici (il mito assoluto del mercato; l'ideologia neo-cons), da Gandhi viene un saggio fallibilismo: quello che ora, con buone ragioni, ci pare vero, puo' non essere vero. Percio' Gandhi defini' la propria vita come "storia dei suoi esperimenti con la verita'". In lui il fallibilismo sta insieme alla "fermezza nella verita'" (satyagraha), che tuttavia e' sempre correggibile. Poiche' siamo fallibili, dobbiamo sempre essere aperti a dialogo, tolleranza, perdono, e fare continua ricerca sui fatti. Poiche' possiamo sbagliare, non possiamo mai imporre con la violenza le nostre visioni e interessi. E' la violenza culturale, e poi fisica, che assolutizza la mia convinzione. Contro la logica imperiale che tutto assorbe, dobbiamo assumere l'atteggiamento ecumenico, il dialogo interculturale. Gandhi riconobbe dolorosamente, nel 1948, che nel conflitto indo-musulmano la nonviolenza era fallita, con le stragi, con la divisione tra India e Pakistan. Gia' nel 1921 diceva: osservare la dottrina nonviolenta in un mondo di passioni e violenze e' difficile. Ma rimase sempre "prigioniero della speranza" (titolo del libro di J. M. Brown, Il Mulino, 1995), speranza che le tendenze naziste non portino alla distruzione dell'umanita'. Gandhi fondava questa speranza sull'idea religiosa dell'unita' di tutto il reale, per cui le forze del bene come del male sono in tutti noi, anche in Hitler. Percio' possiamo sviluppare e usare le risorse positive che fanno appello a uguali risorse presenti nell'avversario. Cosi' Gandhi fece tanto bene agli inglesi quanto agli indiani. Questo libro di Giuliano Pontara, che ho potuto leggere in anteprima, e' uno dei piu' importanti e approfonditi nella interessante serie di libri di e su Gandhi che la cultura e l'editoria piu' attenta sta producendo in questo periodo. 7. RILETTURE. SVETLANA ALEKSIEVIC: INCANTATI DALLA MORTE Svetlana Aleksievic, Incantati dalla morte, Edizioni e/o, Roma 2005, pp. 272, euro 16. Con la tecnica tipica dei grandi libri dell'autrice, che raccoglie storie di vita lasciando parlare gli interlocutori, testimoni di vicende drammatiche ricostruite attraverso un tessuto di racconti corali dal basso, facendo emergere la loro intima verita', il libro (pubblicato nel 1993, e frutto - come tutti i libri della Aleksievic - di lunghe e pazienti ricerche, di un attento, sincero, profondo disporsi all'ascolto delle vive voci, degli altrui volti) e' una straordinaria raccolta di testimonianze di e su persone che si sono suicidate o hanno tentato il suicidio dopo il crollo dell'Urss, schiacciate dal peso della perdita di senso, del dolore del fare i conti con un passato oppressivo e un presente tormentoso o incomprensibile. "Il gigantesco continente socialista sta scomparendo sotto gli occhi di coloro che l'hanno costruito e popolato. Ne rimangono soltanto dei crateri morti e spenti, le ceneri impalpabili di passioni e pregiudizi svaniti. Tutto questo nell'arco di una sola vita umana. La cui strada ancora fumante non e' semplicemente quella di un cammino di cinquanta o settant'anni, ma per taluni e' la giovinezza, e' 'una vita cosparsa di compagni'. Quelli che ci hanno lasciato la vita, durante la guerra civile nel 1922, o nel Gulag nel '37, o sotto Smolensk nel '41. Le idee non soffrono. Ma si prova compassione per gli uomini. Noi pero' ci siamo troppo identificati coi nostri miti, divenendo un tutt'uno con essi. Tanto da non riuscire a staccarcene. Se c'e' qualcosa che i miti davvero non temono, e' il tempo. Il tempo agisce su di essi come l'acqua sul cemento, conferendgli anzi una certa 'patina' storica, rendendoli addirittura attraenti, anche quelli piu' terribili. I miti temono una cosa sola: le vive voci delle persone. Le testimonianze. Perfino le piu' timide... Se pure oggi non abbiamo il coraggio di ascoltarle, raccogliamole almeno e custodiamole. Affinche' il nostro anello non scompaia, non risulti mancante nella catena della storia..." (pp. 9-10). Dal militante iscritto al partito dal 1920 che solo il partito dice di aver amato nella sua vita, alla bambina figlia di perseguitati e deportati cresciuta nel gulag e nelle istituzioni totali, una sofferente polifonia di voci che occorre ascoltare ancora. 8. RILETTURE. SVETLANA ALEKSIEVIC: PREGHIERA PER CERNOBYL' Svetlana Aleksievic, Preghiera per Cernobyl', Edizioni e/o, Roma 2002, 2004, pp. 360, euro 8,50. Questa straordinaria raccolta di testimonianze (pubblicata in volume nel 1997 e frutto di anni di lavoro) e' a nostro avviso la piu' rilevante opera sulla catastrofe di Cernobyl': costituisce una lettura indispensabile, e vivissimamente ancora una volta la raccomandiamo. 9. RILETTURE. SVETLANA ALEKSIEVIC: RAGAZZI DI ZINCO Svetlana Aleksievic, Ragazzi di zinco, Edizioni e/o, Roma 2003, pp. 320, euro 16. Nella voce dei sopravvissuti e dei congiunti delle vittime, una straordinaria raccolta di testimonianze sulla tragedia della guerra dell'Armata rossa in Afghanistan tra 1979 e 1989. L'autrice aveva gia' pubblicato alla meta' degli anni '80 due libri di testimonianze sulla seconda guerra mondiale: La guerra non ha un volto di donna, che raccoglieva voci di donne, e fu bloccato per anni dalla censura; e Ultimi testimoni, frutto dei colloqui con persone che all'epoca erano bambini. Questo libro sulla guerra afgana e le sue vittime (lo zinco del titolo e' quello delle bare, chiuse nelle quali le spoglie dei soldati sovietici uccisi tornano in patria), un libro che vivissimamente consigliamo, e' un antidoto alla retorica assassina dei governi (anche quello italiano) che la guerra stragista e terrorista (ed alimentatrice di ulteriore stragismo e terrorismo) contro il popolo afgano tuttora continuano. "Ho il sospetto che di questo non vogliamo neanche parlare, ne' sapere nulla. Ma in ogni guerra, chiunque e per qualsiasi motivo la conduca - sia esso Giulio Cesare o Iosif Stalin - ci sono persone che ammazzano altre persone. Questo si chiama omicidio, ma nel nostro paese preferiamo non approfondire certi problemi" (pp. 12-13). Una nota dell'ottimo traduttore di tutti i libri della Aleksievic apparsi in italiano, Sergio Rapetti, ricostruisce le vicende del libro (concluso nel 1989 ed apparso in volume nel 1991 dopo parziali anticipazioni in periodici) e la persecuzione giudiziaria che per averlo pubblicato l'autrice ha dovuto subire. 10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 11. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1460 del 26 ottobre 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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