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Voci e volti della nonviolenza. 41
- Subject: Voci e volti della nonviolenza. 41
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 26 Sep 2006 13:00:54 +0200
============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 41 del 26 settembre 2006 In questo numero: 1. Luisa Muraro: Ritorno al regno di generazione 2. Et coetera 1. LUISA MURARO: RITORNO AL REGNO DI GENERAZIONE [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo l'intervento di Luisa Muraro al festival di filosofia di Modena del 16 settembre 2006] Comincero' come Luce Irigaray, con il mito della caverna di Platone, che lei commenta nella terza parte di Speculum, un libro del 1974 che ha cambiato il paesaggio della storia della filosofia attraversandolo con un impensato, la pensante differenza sessuale: "E' dal mito della caverna che si puo' ripartire, per esempio o in modo esemplare", scrive Luce Irigaray "per leggerlo, questa volta, come la metafora (...) dell'antro o matrice o ustera o terra. Tentativo di metaforizzazione, processo di sviamento, che prescrive, silenziosamente, la metafisica occidentale"... Ustera: ventre, utero. Nel mito, ricordo, si parla di uomini che vivono in un antro come prigionieri, guardando ombre che prendono per cose vere, e di uno che si libera, esce alla luce, vede le cose, vede il sole. L'antro e' il simbolo del mondo del divenire dominato dalle apparenze, il regno di generazione (in greco con la stessa parola si dice "divenire" e "essere generati"); il sole e' il simbolo del bene che brilla al centro dell'essere e lo rende veramente conoscibile, spiega Socrate. Che poi si sofferma a ragionare sulla condizione di quell'uno che e' uscito dall'antro, qualora ritornasse in mezzo ai prigionieri, per fare quello che secondo Socrate e' il suo dovere, governarli ("curarli e custodirli"): proprio per aver contemplato il sole della verita' e della giustizia, tra quegli uomini abituati a stare nell'ombra egli apparirebbe goffo, incerto e strano, un disadattato. Si delinea cosi' l'intento principale del mito, tracciare la parabola di una vocazione politica, come l'intendeva Platone che a capo dello stato voleva mettere uomini tutt'altro che ambiziosi, uomini innamorati della verita' e del bene, tanto che all'impegno politico bisognera' costringerli. Sulla scorta di Luce Irigaray, tuttavia, e senza lasciar cadere la lettura politica, attraverso l'allegoria della caverna possiamo leggere la vicenda del nostro venire al mondo e alla luce. Dell'esperienza della nascita parlano, senza veli allegorici, anche le emozioni che accompagnano il duplice viaggio del prigioniero liberato, dalla caverna al sole, dalla luce del sole alla caverna: dolore del cambiamento e senso d'insicurezza nella situazione mutata, che egli prova in entrambe le situazioni. Io comincero', piu' esattamente con una domanda che Socrate formula ragionando su questo mito: quando incontriamo un'anima confusa, turbata, che non si rende esattamente conto di questo e di quello, dobbiamo chiederci: non ci vede bene perche' viene dalle tenebre, e questa nostra luce, pur scarsa, l'abbaglia, oppure perche' viene da grandissima luce e questa nostra per lei e' oscurita'? Oppure, facendo una variante: quando la nostra mente e' confusa e non sappiamo bene che cosa dire, che cosa fare, cio' significa che veniamo dalle tenebre e questa poca luce (del sapere scientifico, dei discorsi intellettuali, delle carriere politiche, dei soldi...) ci abbaglia, o che veniamo da grandissima luce e questa al confronto e' oscurita'? Veniamo al mondo indigenti o ci veniamo troppo dotati per la meschina situazione che ci tocchera' vivere? Siamo re o siamo mendicanti? L'una e l'altra cosa, io risponderei. L'anima insicura e confusa che noi siamo viene da grande luce e da profonda oscurita', ci obbliga a pensarlo la nostra stessa esistenza, combattuta tra avere bisogno di tutto e non essere contenta di niente. Non intendo con cio' suggerire una nuova interpretazione del mito di Platone, lo sto usando, semplicemente, perche' arriviamo a concepire l'agire politico - nel senso completo della parola che comprende l'impegno che mettiamo quotidianamente per rendere abitabile questo mondo - concepirlo non nel senso della realizzazione di un ideale ma di un ritorno e di una ripresa comune di quella vicenda che e' cominciata con la nascita, tenendo presente sullo sfondo la relazione materna: e' questa che ci introduce al mondo dandoci vita e parola, insieme - perche' solo insieme le prendiamo per buone - e che ci accomuna tutte e tutti, tutti nati di donna. * Un inciso, riguardo alla presenza della madre nelle opere dei grandi filosofi. La prova di questa presenza io la scorgo nell'agio con cui essi si disancorano dal senso comune e si danno a disfare il mondo per restituircelo, antico e nuovo. Non tutti, s'intende, i grandi. Sembrano viaggiatori allucinati e ti accorgi che ti stanno raccontando quello che avevi davanti agli occhi, non visto. Non potrebbero, io dico, senza l'assistenza materna, perche' quello che fanno e' stare nella prossimita' di cio' che non ha forma e dargliela, ignorando o disfacendo le mediazioni correnti per proporne di nuove. Il nome appropriato per questa opera non e' contemplazione e neanche lavoro, ma generazione. Ma di cio' i filosofi non rendono conto. A sprazzi, qualcuno lo fa: il figlio della levatrice, si', da non confondere con il Socrate di Platone, o anche sant'Agostino, nelle Confessioni, e meglio di tutti Nietzsche nell'aforisma 552 di Aurora, dove la condizione della gestante, la donna in placida attesa, e' il modello di un pensare e di un agire in vista di qualcosa di grande e, nell'attesa, nutrirlo dentro di se'. Varrebbe la pena di leggerlo tutto, mi limito ad una breve citazione: "Sia che s'attenda un pensiero o un'azione - non abbiamo nessun'altro rapporto con quanto e' essenziale realizzazione, se non quello della gravidanza, e dobbiamo disperdere al vento il pretenzioso discorrere di 'volere' e 'creare'!". Il silenzio dei filosofi sull'opera materna stupisce doppiamente se confrontiamo le loro opere con quelle degli artisti: in queste ultime la prossimita' con il materno si e' tradotta spessissimo in figure esplicite, magnifiche. Al che mi si risponde che l'arte fiorisce in un'effettiva vicinanza con il sentire-pensare dell'infanzia, a differenza del pensiero ragionante che si avvale di operazioni mentali piu' evolute e complesse. Ma e' proprio questo il punto, che i filosofi dovrebbero imparare dagli artisti, infatti l'arte ci mostra qualcosa che potrebbe essere altrettanto vero ma misconosciuto per il pensiero ragionante. Il quale ultimo pretende di svilupparsi al suo meglio emancipandosi da ogni forma di dipendenza, senza considerare che la relazione materna e' la condizione stessa della nostra umanita', o, detto in meno parole, la nostra condizione umana. Il risultato si vede, purtroppo, la reticenza dei filosofi sull'opera materna non e' senza conseguenze sullo sviluppo del pensiero, che diventa sviluppo unilaterale e deciso ad alimentarsi da solo. Che cosa c'e' di progredito, io domando, nei ragionamenti con cui in politica si giustificano i sempre piu' facili bombardamenti della popolazione civile, dalla Serbia in avanti? C'e' piuttosto che la mente si e' spopolata di esseri viventi e ragiona come se le case e le citta' fossero a loro volta spopolate. Ricerca di una definizione di cio' che ci fa umani, grande varieta' di risposte, nati di donna potrebbe bastare... la scienza, prima ha seguito e poi sorpassato l'erranza filosofica, tanto da aver portato la filosofia a ragionare sugli embrioni confezionati in laboratorio come se fossero esseri umani. La concezione del pensiero ragionante come qualcosa d'indipendente dal materno, si trova rinforzata anche dal modello di un rapporto evolutivo tra bambino e adulto, modello fuorviante se non del tutto sbagliato, io sostengo, nella misura in cui giustifica che, per ragionare meglio, ci separiamo da quel livello mentale che e' sensibile al grido della vita, come puo' esserlo l'orecchio di una madre anche nel colmo della notte. Prendiamo i discorsi che si fanno sulla relazione adulta improntata alla parita' e alla reciprocita', che dovrebbe subentrare alla asimmetria del rapporto adulto-bambino, e assegnano alla psicoanalisi il compito etico di rendere gli adulti consapevoli che non sono piu' bambini, ecc. (V. Adriana Cavarero/Judith Butler, Condizione umana contro 'natura', su "Micromega"..., p. 142) Nei discorsi e argomenti di questo tipo, io vedo proiettarsi un'ansia - o un'idea platonica, chi lo sa - di necessaria separazione dalla madre per rendere cosi' possibile l'affermazione dell'essere adulto - neutromaschile, quasi per definizione - alla pari con tutti i suoi simili. Non sarebbe meglio tornare all'idea che troviamo nel vangelo o nello Specchio di Margherita Porete, di prendere esempio dalle creature piccole? Non abbiamo da imparare qualcosa e molto dalla storia di una bambina, Natascha Kampusch, sequestrata per dieci anni, che si e' liberata con le sue forze dalla prigionia e ne e' uscita sana di mente? Non c'e' reciprocita' nelle cose della vita, lo sappiamo; la reciprocita' possiamo instaurarla con l'aiuto del diritto, ma ora che l'economia e la politica sono tornate a mescolarsi con la vita, piu' che il diritto ci soccorre l'invenzione di scambi asimmetrici in cui tutti trovino il loro guadagno. * Sopra ho suggerito di considerare un unico movimento quello che Platone espone prima come un'ascensione verso l'essere e cio' che piu' brilla in esso, il bene, e poi come un ritorno verso l'impegno politico. Il mio intento era di far nascere in chi legge un pensiero non disilluso circa la possibilita' del vero e del buono, farlo nascere dal contatto e nella familiarita' con quei pensieri che abbiamo nelle contingenze della vita, dalle piu' ordinarie alle piu' tragiche, in forza di una mediazione vivente. Intendo, la mediazione fatta in prima persona e in contesto, che va verso la realizzazione nutrendo dentro di se' e nello sguardo che porta alle cose, la loro possibilita' di cambiare in meglio. Etty Hillesum l'ha praticata, come anche Nelson Mandela. Io non saprei immaginare un complemento etico della politica ne' un complemento eticopolitico della tecnoscienza. Riesco invece ad immaginare un cambiamento verso un pensiero, anche scientifico, anche politico, che non lascia indietro l'esperienza elementare della vita. Altrimenti, con tutta la buona volonta' del mondo, il risultato sara', non che arriviamo al sole di giustizia e verita', ma che diventiamo stupidi e insani. Lo dico perche' e' gia' capitato con la prima guerra mondiale che, nel giro di pochi mesi, fece dell'Europa un'immensa fabbrica di feriti, morti e mutilati, edificata a forza di organizzazione, strategia, scienza e industria - tutto il meglio della modernita'. Sonno della ragione? Al contrario, fossero andati a dormire e avessero potuto sognare, sarebbe stato meglio per tutti. Alcuni imputano i disastri del secolo breve ai sogni comunisti di un mondo migliore, per invitarci ad una politica essenzialmente tecnica e amministrativa, ispirata da una ragione che non si lascia riscaldare dalle emozioni: costoro hanno dimenticato la prima guerra mondiale (Joachim Fest, Il sogno distrutto, Garzanti). * In un libro di filosofia scritto da uno che non e' contato tra i filosofi, Apprendere dall'esperienza di Wilfred R. Bion, il sospetto di una follia insita nel pensiero ragionante si trova chiaramente formulato. Chi tratta con la complessita' della mente umana, dice l'autore che si occupa professionalmente di persone dal pensiero gravemente disturbato, non deve fidarsi di alcun metodo scientifico, anche il piu' accreditato, perche' puo' nascondere una debolezza non diversa da quella del pensiero psicotico, l'uno e l'altro essendo prodotti nell'assenza di contatto con il vivente, conformati ad un universo popolato di oggetti inanimati. Sono affermazioni che compaiono nel contesto di una teoria del pensare come funzione dell'intera personalita', non riconducibile, dunque, ad un Io pensante ma esposto alle derive delle emozioni e alle peripezie della vita relazionale. Dalla psicoanalisi classica Bion riprende il decentramento dell'esperienza adulta ad opera del pensiero dell'infanzia. Ma, diversamente da Freud, nella sua teoria non ci sono processi primari e secondari. Tutto comincia e si sviluppa, bene o male, insieme, sui due versanti del conscio e dell'inconscio, sentire e ragionare sono come gli occhi della vita mentale e ogni loro sconnessione equivale a un inizio di follia. In altre parole, mie, pensiero ed esperienza sono fra loro legati come presenza e rappresentazione, mediazione e immediato, in un circolo di reciproco incremento al quale partecipano i sentimenti non meno delle parole, il sonno non meno della veglia, i corpi non meno delle idee. Da cio' possiamo ricavare l'idea di una politica che non sia una pura gestione del potere e si sviluppi invece come pratica relazionale, com'e' stato agli inizi della vita per ciascuno, nel contatto con le esigenze della vita, nella consapevolezza della dipendenza e della gratitudine che ci lega agli altri. Questi temi, oggi, gia' sono presenti in una parte della riflessione filosofica e cominciano a circolare nella migliore cultura politica. Allora, io dico, proviamo a fare un passo ulteriore. Non e' necessario che si continui a parlare dei limiti della ragione, come se questa potesse valere per se' dentro ai suoi limiti, e a condizione di starci. Dobbiamo piuttosto pensare che, se essa e' sola, se in essa non risuonano le emozioni della condizione umana, e' orba e il suo valore e' minato. E viceversa, non ci sono limiti al suo sviluppo, sviluppo potenzialmente infinito, se essa riprende e porta con se' l'esperienza della condizione che ci fa umani. Con l'appello ai limiti della ragione ci difendiamo dallo scatenarsi di passioni politiche distruttive, storicamente esemplificate da fatti storici come il Terrore o il regime di Pol Pot in Cambogia, passioni ispirate da ideali assoluti e impraticabili. Non si dimentichi pero' che, all'interno di simili scatenamenti, agiva, non so dire in quale misura, anche una crudelta' che e' specifica e propria del pensiero ragionante, quando si separa dai sentimenti propri della condizione umana, e che questa crudelta' pervade la nostra societa' in forme non appariscenti e tanto piu' insidiose. Insomma, sarebbe gran tempo, a me pare, che ci emancipiamo dal criticismo kantiano e dalla sua antimetafisica, cui ci siamo obbligati per parare minacce che possiamo piu' efficacemente sconfiggere convertendo le nostre pretese in una capacita' di attesa che conosce il dolore e il dubbio. Adorno ha descritto questa conversione immaginando la situazione di qualcuno che ama ma viene offeso e messo da parte, e facendone un paradigma di umanita': "Egli ha subito un torto e di qui deduce un'esigenza del diritto, che - nello stesso tempo - e' costretto a respingere, poiche' cio' che desidera non puo' nascere che dalla liberta'. In tale angustia il respinto diventa umano" (Minima moralia. Meditazioni dalla vita offesa, cit. da Judith Butler, Critica della violenza etica, p. 137). Non e' questo forse il destino di ogni creatura che viene al mondo, di desiderare e di amare piu' di quello che potra' mai ricevere? * Oggi i detentori del potere usano come arma politica la paura, e funziona perche' entra in risonanza con la paura che abbiamo dentro di noi, paura degli estremi in conflitto che ci sono congeniti. E siamo cosi' spinti, in filosofia, al ragionamento critico sempre piu' sofisticato, che non finisce mai come la tela di Penelope, e in politica alla moderazione e al differimento. Affidiamoci piuttosto alla qualita' delle mediazioni, in un crescendo che da' e prende alimento dal desiderio. La stessa intuizione del filosofo di Francoforte, sia pure in termini diversi, ha ispirato a Simone Weil quel passo dei Quaderni che comincia con "Non credere di avere dei diritti". Queste parole formeranno il titolo di un libro apparso nel 1987 e dedicato alla politica delle donne: le abbiamo scelte (io sono fra le autrici) per raccontare la nostra ricerca di liberta' e di giustizia nelle peripezie di una condizione segnata da insormontabile e feconda asimmetria: condizione femminile che si fa paradigma di umanita'. 2. ET COETERA Luisa Muraro, una delle piu' influenti pensatrici viventi, ha insegnato all'Universita' di Verona, fa parte della comunita' filosofica femminile di "Diotima"; dal sito delle sue "Lezioni sul femminismo" riportiamo la seguente scheda biobibliografica: "Luisa Muraro, sesta di undici figli, sei sorelle e cinque fratelli, e' nata nel 1940 a Montecchio Maggiore (Vicenza), in una regione allora povera. Si e' laureata in filosofia all'Universita' Cattolica di Milano e la', su invito di Gustavo Bontadini, ha iniziato una carriera accademica presto interrotta dal Sessantotto. Passata ad insegnare nella scuola dell'obbligo, dal 1976 lavora nel dipartimento di filosofia dell'Universita' di Verona. Ha partecipato al progetto conosciuto come Erba Voglio, di Elvio Fachinelli. Poco dopo coinvolta nel movimento femminista dal gruppo "Demau" di Lia Cigarini e Daniela Pellegrini e' rimasta fedele al femminismo delle origini, che poi sara' chiamato femminismo della differenza, al quale si ispira buona parte della sua produzione successiva: La Signora del gioco (Feltrinelli, Milano 1976), Maglia o uncinetto (1981, ristampato nel 1998 dalla Manifestolibri), Guglielma e Maifreda (La Tartaruga, Milano 1985), L'ordine simbolico della madre (Editori Riuniti, Roma 1991), Lingua materna scienza divina (D'Auria, Napoli 1995), La folla nel cuore (Pratiche, Milano 2000). Con altre, ha dato vita alla Libreria delle Donne di Milano (1975), che pubblica la rivista trimestrale "Via Dogana" e il foglio "Sottosopra", ed alla comunita' filosofica Diotima (1984), di cui sono finora usciti sei volumi collettanei (da Il pensiero della differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987, a Il profumo della maestra, Liguori, Napoli 1999). E' diventata madre nel 1966 e nonna nel 1997". Luce Irigaray, nata in Belgio, direttrice di ricerca al Cnrs a Parigi, e' tra le piu' influenti pensatrici degli ultimi decenni. Tra le opere di Luce Irigaray: Speculum. L'altra donna, Feltrinelli, Milano 1975; Questo sesso che non e' un sesso, Feltrinelli, Milano 1978; Amante marina. Friedrich Nietzsche, Feltrinelli, Milano 1981; Passioni elementari, Feltrinelli, Milano 1983; Etica della differenza sessuale, Feltrinelli, Milano 1985; Sessi e genealogie, La Tartaruga, Milano 1987; Il tempo della differenza, Editori Riuniti, Roma 1989; Parlare non e' mai neutro, Editori Riuniti, Roma 1991; Io, tu, noi, Bollati Boringhieri, Torino 1992; Amo a te, Bollati Boringhieri, Torino 1993; Essere due, Bollati Boringhieri, Torino 1994; La democrazia comincia a due, Bollati Boringhieri, Torino 1994; L'oblio dell'aria, Bollati Boringhieri, Torino 1996. Adriana Cavarero e' docente di filosofia politica all'Università di Verona; dal sito "Feminist Theory Website: Zagreb Woman's Studies Center" ospitato dal Center for Digital Discourse and Culture at Virginia Tech University (www.cddc.vt.edu/feminism), copyright 1999 Kristin Switala, riportiamo questa scheda bibliografica delle sue opere pubblicate in volume: a) libri: Dialettica e politica in Platone, Cedam, Padova 1974; Platone: il filosofo e il problema politico. La Lettera VII e l'epistolario, Sei, Torino 1976; La teoria politica di John Locke, Edizioni universitarie, Padova 1984; L'interpretazione hegeliana di Parmenide, Quaderni di Verifiche, Trento 1984; Nonostante Platone, Editori Riuniti, Roma1990. (traduzione tedesca: Platon zum Trotz, Rotbuch, Berlin 1992; traduzione inglese: In Spite of Plato, Polity, Cambridge 1995, e Routledge, New York 1995); Corpo in figure, Feltrinelli, Milano 1995; Platone. Lettera VII, Repubblica: libro VI, Sei, Torino 1995; Tu che mi guardi, tu che mi racconti, Feltrinelli, Milano 1997; Adriana Cavarero e Franco Restaino (a cura di), Le filosofie femministe, Paravia, Torino 1999; A piu' voci. Filosofia dell'espressione vocale, Feltrinelli, Milano 2003. b) saggi in volumi collettanei: "Politica e ideologia dei partiti in Inghilterra secondo Hume", in Per una storia del moderno concetto di politica, Cleup, Padova 1977, pp. 93-119; "Giacomo I e il Parlamento: una lotta per la sovranita'", in Sovranita' e teoria dello Stato all'epoca dell'Assolutismo, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma 1980, pp. 47-89; "Hume: la politica come scienza", in Il politico. Da Hobbes a Smith, a cura di Mario Tronti,Feltrinelli, Milano 1982, vol. II, pp. 705-715; "Il principio antropologico in Eraclito", in Itinerari e prospettive del personalismo, Ipl, Milano 1987, pp. 311-323; "La teoria contrattualistica nei Trattati sul Governo di John Locke", in Il contratto sociale nella filosofia politica moderna, a cura di Giuseppe Duso, Il Mulino, Bologna 1987, pp. 149-190; "Per una teoria della differenza sessuale", in Diotima. Il pensiero della differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987, pp. 43-79. (traduzioen tedesca: "Ansatze zu einer Theorie der Geschlechterdifferenz", in Diotima. Der Mensch ist Zwei, Wiener Frauenverlag, Wien 1989); "L'elaborazione filosofica della differenza sessuale", in La ricerca delle donne, Rosenberg & Sellier, Torino 1987, pp. 173-187. (traduzione inglese: "The Need for a Sexed Thought", in Italian Feminist Thought, ed. by S. Kemp and P. Bono, Blackwell, Oxford 1991); "Platone e Hegel interpreti di Parmenide", in La scuola Eleatica, Macchiaroli, Napoli 1988, pp. 81-99; "Dire la nascita", in Diotima. Mettere al mondo il mondo, La Tartaruga, Milano 1990, pp. 96-131. (traduzione spagnola: "Decir el nacimiento", in Diotima. Traer al mundo el mundo, Icaria y Antrazyt, Barcelona 1996); "Die Perspective der Geschleterdifferenz", in Differenz und Gleicheit, Ulrike Helmer Verlag, Frankfurt 1990, pp. 95-111; "Equality and Sexual Difference: the Amnesias of Political Thought", in Equality and Difference: Gender Dimensions of Political Thought, Justice and Morality, edited by G. Bock and S. James, Routledge, London 1991, pp. 187-201; "Il moderno e le sue finzioni", in Logiche e crisi della modernita, a cura di Carlo Galli, Il Mulino, Bologna 1991, pp. 313-319; "La tirannia dell'essere", in Metamorfosi del tragico fra classico e moderno, a cura di Umberto Curi, Laterza, Rma-Bari 1991, pp. 107-122; "Introduzione" a: B. Head, Una questione di potere, El, Roma 1994, pp. VII-XVIII; "Forme della corporeita'", in Filosofia, Donne, Filosofie, Milella, Lecce 1994, pp. 15-28; "Figures de la corporeitat", Saviesa i perversitat: les dones a la Grecia Antiga, coordinacio de M. Jufresa, Edicions Destino, Barcelona 1994, pp. 85-111; "Un soggetto femminile oltre la metafisica della morte", in Femminile e maschile tra pensiero e discorso, Labirinti 12, Trento, pp. 15-28; "La passione della differenza", in Storia delle passioni, a cura di Silvia Vegetti Finzi, Laterza, Roma-Bari 1995, pp. 279-313; "Il corpo e il segno. Un racconto di Karen Blixen", in Scrivere, vivere, pensare, a cura di Francesca Pasini, La Tartaruga, Milano 1997, pp. 39-50; "Schauplatze der Einzigartigkeit", in Phaenomenologie and Geschlechterdifferenz, edd. Silvia Stoller und Helmuth Vetter, WUV-Universitatsverlag, Wien 1997, pp. 207-226; "Il pensiero femminista. Un approccio teoretico", in Le filosofie femministe, a cura di Franco Restaino e Adriana Cavarero, Paravia, Torino 1999, pp. 111-164; "Note arendtiane sulla caverna di Platone", in Hannah Arendt, a cura di Simona Forti, Bruno Mondadori, Milano 1999, pp. 205-225. Judith Butler, pensatrice femminista americana, nata nel 1956, insegna attualmente retorica e letteratura comparata all'Universita' di Berkeley, California; e' figura di primo piano del dibattito contemporaneo su sessualita', potere e identita'; le sue ricerche rappresentano uno dei contributi piu' originali all'interno dei cultural studies e della queer theory. Dal quotidiano "Il manifesto" del 24 marzo 2003 riprendiamo questa presentazione di Judith Butler scritta da Ida Dominijanni: "Judith Butler e' una delle massime figure di spicco nel panorama internazionale della teoria femminista. Docente di filosofia politica all'universita' di Berkeley in California, ha pubblicato nell'87 il suo primo libro (Subjects of Desire) e nel '90 il secondo, Gender Trouble, testo tuttora di culto nei campus americani, cruciale per la messa a fuoco delle categorie del sesso, del genere e dell'identita'. Del '93 e' Bodies that matter (Corpi che contano, Feltrinelli, Milano 1995), del '97 The Psychic Life of Power. Filosofa di talento e di solida formazione classica, Butler appartiene a quello stile di pensiero post-strutturalista che intreccia la filosofia politica con la psicoanalisi, la linguistica, la critica testuale; e a quella generazione del femminismo americano costitutivamente attraversata e tormentata dalle differenze sociali, etniche e sessuali fra donne e dalla frammentazione dell'identita' che ne consegue. Decostruzione dell'identita', analisi del corpo fra materialita' e linguaggio, critica della norma eterosessuale e dei dispositivi di inclusione/esclusione che essa comporta, critica del potere e del biopotere sono gli assi principali del suo lavoro, che sul piano politico sfocia in una strategia di radicalita' democratica basata sulla destabilizzazione e lo shifting delle identita'. Fin da subito attenta ai nefasti effetti dell'11 settembre e della reazione antiterrorista sulla democrazia americana, Butler e' fra gli intellettuali americani maggiormente imegnati nel movimento no-war. 'La rivista del manifesto' ha pubblicato sul n. 35 dello scorso gennaio il suo Modello Guantanamo, un atto d'accusa del passaggio di sovranita' che negli Stati Uniti si va producendo all'ombra dell'emergenza antiterrorista: fine della divisione dei poteri, progressivo svincolamento del potere politico dalla soggezione alla legge, crollo dello stato di diritto con le relative conseguenze sul piano del diritto penale (demolizione delle garanzie processuali) e del diritto internazionale (violazione di trattati e convenzioni). A dimostrazione di come la guerra in nome della liberta' e la soppressione delle liberta' si saldino in un'unica offensiva di abiezione dei 'corpi che non contano', per le strade di Baghdad e nelle gabbie di Guantanamo". Opere di Judith Butler disponibili in italiano: Corpi che contano, Feltrinelli, Milano 1995; La rivendicazione di Antigone, Bollati Boringhieri, Torino 2003; Vite precarie. Contro l'uso della violenza in risposta al lutto collettivo, Meltemi, Roma 2004; Scambi di genere. Identita', sesso e desiderio, Sansoni, Firenze 2004; Critica della violenza etica, Feltrinelli, Milano 2006. Etty Hillesum e' nata a Middelburg nel 1914 e deceduta ad Auschwitz nel 1943, il suo diario e le sue lettere costituiscono documenti di altissimo valore e in questi ultimi anni sempre di piu' la sua figura e la sua meditazione diventano oggetto di studio e punto di riferimento per la riflessione. Opere di Etty Hillesum: Diario 1941-1943, Adelphi, Milano 1985, 1996; Lettere 1942-1943, Adelphi, Milano 1990, 2001. Opere su Etty Hillesum: AA. VV., La resistenza esistenziale di Etty Hillesum, fascicolo di "Alfazeta", n. 60, novembre-dicembre 1996, Parma; Nadia Neri, Un'estrema compassione, Bruno Mondadori Editore, Milano 1999; Pascal Dreyer, Etty Hillesum. Una testimone del Novecento, Edizioni Lavoro, Roma 2000; Sylvie Germain, Etty Hillesum. Una coscienza ispirata, Edizioni Lavoro, Roma 2000; Wanda Tommasi, Etty Hillesum. L'intelligenza del cuore, Edizioni Messaggero, Padova 2002; Maria Pia Mazziotti, Gerrit Van Oord (a cura di), Etty Hillesum. Diario 1941-1943. Un mondo 'altro' e' possibile, Apeiron, Sant'Oreste (Roma) 2002; Maria Giovanna Noccelli, Oltre la ragione, Apeiron, Sant'Oreste (Roma) 2004. Nelson Mandela e' il piu' grande rappresentante vivente della lotta contro il razzismo, per la dignita' di ogni essere umano; nato nel 1918, tra i leader principali dell'African National Congress, nel 1964 e' condannato all'ergastolo dal regime razzista sudafricano; non accetta nessun compromesso, nel corso dei decenni la sua figura diventa una leggenda in tutto il mondo; uscira' dal carcere l'11 febbraio 1990 come un eroe vittorioso; premio Nobel per la pace nel 1993, primo presidente del Sudafrica finalmente democratico. Opere di Nelson Mandela: fondamentale e' l'autobiografia Lungo cammino verso la liberta', Feltrinelli, Milano 1995; tra le raccolte di scritti ed interventi pubblicate prima della liberazione cfr. La lotta e' la mia vita, Comune di Reggio Emilia, 1985; La non facile strada della liberta', Edizioni Lavoro, Roma 1986; tra le raccolte pubblicate successivamente alla liberazione: Tre discorsi, Centro di ricerca per la pace, Viterbo 1991; Contro ogni razzismo, Mondadori, Milano 1996; Mai piu' schiavi, Mondadori, Milano 1996 (il volume contiene un intervento di Nelson Mandela ed uno di Fidel Castro). Opere su Nelson Mandela: Mary Benson, Nelson Mandela: biografia, Agalev, Bologna 1988; François Soudan, Mandela l'indomabile, Edizioni Associate, Roma 1988; Jean Guiloineau, Nelson Mandela, Mondadori, Milano 1990; John Vail, I Mandela, Targa Italiana, Milano 1990; Fatima Meer, Il cielo della speranza, Sugarco, Milano 1990. Si vedano anche Winnie Mandela, Finche' il mio popolo non sara' libero, Sugarco, Milano 1986; Nancy Harrison, Winnie Mandela, Jaca Book, Milano 1987. Joachim Fest, storico tedesco, nato a Berlino nel 1926 e deceduto a Kronberg im Taunus nel 2006, di famiglia cattolica antifascista (suo padre, preside di liceo, era stato licenziato per "attivita' antistatale" per essersi rifiutato di iscriversi al partito nazista), studi di legge, storia, germanistica, sociologia e storia dell'arte; giornalista (anche televisivo), per vent'anni - dal 1973 al 1993 - condirettore editoriale della prestigiosa "Frankfurter Allgemeine Zeitung" e responsabile del suo supplemento culturale, e' stato soprattutto uno studioso del nazismo; si definiva "italiano nel cuore, inglese nella testa", liberale autentico, alcune sue opere avevano dato luogo a vivaci polemiche e talora a ingenerosi giudizi, ma ora che la sua vicenda terrena e' conclusa ci sembra di poter dire che la sua rettitudine ed il suo incessante sincero impegno contro tutti i totalitarismi restano nitidi, e luminosi. Tra le opere di Joachim Fest: La liberta' difficile, Garzanti, Milano 1992; Obiettivo Hitler, Garzanti, Milano 1996; Il sogno distrutto, Garzanti, Milano 1996; Hitler. Una biografia, Garzanti, Milano 1999; Speer. Una biografia, Garzanti, Milano 2000; Il volto del Terzo Reich, Mursia, Milano 2001; La disfatta, Garzanti, Milano 2005; Io no, Garzanti, Milano 2006. Wilfred Ruprecht Bion (Mathura 1897 - Oxford 1979), psicoanalista inglese; nato in india, ufficiale nella prima guerra mondiale, si laureo' poi in storia e in medicina; compi' il training analitico dapprima con John Rickman e successivamente con Melanie Klein; nel 1933 inizio' al lavorare al Tavistock Institute; nella seconda guerra mondiale insieme a Rickman lavoro' all'ospedale militare di Northfield, e da questa esperienza inizio' ad elaborare la sua riflessione sui gruppi; fu direttore della clinica psicoanalitica londinese dal 1956 al 1962 e presidente della Societa' psicoanalitica britannica dal 1962 al 1965; trasferitosi a Los Angeles nel 1968, torno' in Inghilterra pochi mesi prima di morire nel 1979. Tra le opere di Wilfred R. Bion: Esperienze nei gruppi ed altri saggi (1961), Armando, Roma 1972; Apprendere dall'esperienza (1962), Armando, Roma 1972; Gli elementi della psicoanalisi (1963), Armando, Roma 1973. Sigmund Freud, nato nel 1856, deceduto nel 1939, e' il fondatore della psicoanalisi. Opere di Sigmund Freud: ad affiancare l'edizione italiana delle Opere di Freud l'editore Boringhieri (ora Bollati Boringhieri) ha pubblicato un utile strumento di lavoro: Sigmund Freud, Compendio di tutti gli scritti, Boringhieri, Torino 1986. Opere su Sigmund Freud: per un primo orientamento cfr. Vincenzo Cappelletti, Introduzione a Freud, Laterza, Roma-Bari 1997; Silvia Vegetti Finzi, Storia della psicoanalisi, Mondadori, Milano 1986, 1994; Paul Roazen, Freud e i suoi seguaci, Einaudi, Torino 1998; oltre naturalmente alla monumentale biografia di Ernest Jones, Vita e opere di Freud, Il Saggiatore, Milano 1962. Theodor W. Adorno, nato nel 1903 a Francoforte sul Meno, costretto all'esilio dall'avvento del nazismo, acutissimo osservatore della societa' contemporanea, filosofo e musicologo, e' deceduto nel 1969. Una delle figure di massimo spicco della "scuola di Francoforte". Opere di Theodor W. Adorno: nella sua vastissima produzione segnaliamo almeno, per un primo approccio, Dialettica dell'illuminismo (con Max Horkheimer), Minima moralia, Dialettica negativa, tutti presso Einaudi, Torino. Opere su Theodor W. Adorno: si veda almeno, per un primo orientamento, Sergio Moravia, Adorno e la teoria critica della societa', Sansoni, Firenze; e Fredric Jameson, Tardo marxismo, Manifestolibri, Roma. Sulla scuola di Francoforte si vedano le monografie introduttive di Assoun (Lucarini), Bedeschi (Laterza), Jay (Einaudi), Rusconi (Il Mulino), Therborn (Laterza), Zima (Rizzoli). Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita', SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna 1997; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994. ============================== VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 41 del 26 settembre 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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