La nonviolenza e' in cammino. 1405



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1405 del primo settembre 2006

Sommario di questo numero:
1. Dall'8 all'11 settembre un convegno a Pisa
2. Verso la quinta giornata del dialogo cristiano-islamico
3. Chuck Morse intervista Janet Biehl sulla politica dell''ecologia sociale
e il municipalismo libertario (1998)
4. Indice dei numeri 1374-1404 (agosto 2006) de "La nonviolenza e' in
cammino"
5. Peregrino Crasticoni: Savoiardi (e due noiose postille)
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'

1. INCONTRI. DALL'8 ALL'11 SETTEMBRE UN CONVEGNO A PISA

Si svolgera' a Pisa dall'8 all'11 settembre 2006 un convegno internazionale
sul tema "Il potere della nonviolenza" nel centenario della nascita del
satyagraha (11 settembre 1906).
Il convegno e' promosso dalla prestigiosa rivista "Quaderni satyagraha" e
dal Centro Gandhi di Pisa; partecipano molte autorevoli personalita' della
riflessione e dell'impegno nonviolento.
Per informazioni, adesione e partecipazione contattare il Centro Gandhi di
Pisa, tel. 3355861242, fax: 1782205126, e-mail:
11settembre.nonviolenza at centrogandhi.it, sito: www.centrogandhi.it

2. INIZIATIVE. VERSO LA QUINTA GIORNATA DEL DIALOGO CRISTIANO-ISLAMICO
[Dagli amici del comitato organizzatore della quinta giornata del dialogo
cristiano-islamico (per contatti: e-mail: redazione at ildialogo.org, sito:
www.ildialogo.org) riceviamo e volentieri diffondiamo]

Care amiche, cari amici,
in vista della quinta giornata del dialogo cristiano-islamico che quest'anno
si celebrera' il prossimo 20 ottobre 2006, abbiamo preparato una locandina
che potrete scaricare, in formato Pdf, e riprodurre dal seguente indirizzo
internet:
http://www.ildialogo.org/islam/dialogo2006/locandina20ottobre2006.pdf
All'inizio della prossima settimana sara' disponibile un numero speciale per
la quinta giornata del dialogo cristiano-islamico, scaricabile in formato
pdf sempre dal sito http://www.ildialogo.org
Nel frattempo gia' sono state programmate alcune iniziative per quella data.
Segnaliamo quelle del "gruppo islam diocesano" di Padova, il cui programma
troverete alla pagina www.ildialogo.org/islam/cristianoislamico.htm nella
colonna appuntamenti.
Vi invitiamo a segnalarci tutte le iniziative che man mano deciderete in
modo da poter dare ad esse la massima diffusione.
Sappiamo bene che le difficolta' a cui andiamo incontro sono molte. Ma vi
invitiamo a riflettere sul fatto che questa iniziativa e' nata, nel novembre
del 2001, proprio per cercare di far fronte alle difficolta' enormi
provocate dai tragici eventi dell'11 settembre di quell'anno.
Dobbiamo percio' sforzarci di utilizzare le difficolta' come stimolo per
fare di piu', per non far prevalere la logica della guerra e della caccia
allo straniero: dobbiamo avere la consapevolezza che se a livello sociale si
innescasse tale meccanismo, nessuno piu' potrebbe vivere sonni tranquilli.
Non lasciamoci scoraggiare o peggio intimidire dagli eventi e dalle troppe
bugie che purtroppo nei periodi bellici condiscono la vita pubblica. Buon
dialogo a tutte e a tutti.
Con un fraterno e cordiale saluto di shalom, salaam, pace
Il comitato organizzatore
*
Sottoscrivono e promuovono l'appello le seguenti riviste e associazioni:
Adista, Confronti, Cem-Mondialita', Cipax - Centro interconfessionale per la
pace, Emin- Editrice missionaria italiana, Forum internazionale civilta'
dell'amore, Agnese Ginocchio, cantautrice per la pace, Il dialogo, Isola
nera - Casa di poesia e letteratura, La nonviolenza e' in cammino, Missione
oggi, Mosaico di pace, Notam - Lettera agli amici del Gruppo del Gallo di
Milano, Qol - una voce per il dialogo tra le religioni e le culture, Tempi
di fraternita', Volontari per lo sviluppo.
Per l'elenco completo dei firmatari dell'appello, per tutti i materiali ad
esso relativi e per le iniziative in corso si puo' visitare il sito:
www.ildialogo.org, per contatti e-mail: redazione at ildialogo.org

3. RIFLESSIONE. CHUCK MORSE INTERVISTA JANET BIEHL SULLA POLITICA
DELL'ECOLOGIA SOCIALE E IL MUNICIPALISMO LIBERTARIO (1998)
[Da "A. rivista anarchica", anno 28, n. 247, estate 1998 (disponibile anche
nel sito www.arivista.org) rirendiamo la traduzione - di Sandro
Lagomarsino - della seguente intervista pubblicata sul numero della
primavera '98 di "Perspectives on anarchist theory", rivista dell'Institute
for Anarchist Studies, P. O. Box 7050, Albany, Ny 12225, Usa. Nell'edizione
italiana la rivista e' presentata dalla seguente nota redazionale: "A fine
agosto si tiene a Lisbona un Convegno internazionale di studi sulla
'Politica dell'ecologia sociale: il municipalismo libertario', promosso da
studiosi e militanti anarchici tra i quali Janet Biehl, che qui spiega il
senso del loro progetto".
Su Janet Biehl dalla medesima fonte riprendiamo la seguente scheda: "Janet
Biehl e' sempre andata controcorrente. Nata nel 1953 a Cincinnati,
nell'Ohio, non ha partecipato ai movimenti degli anni Sessanta come molti
dei suoi coetanei. Parlando di se stessa in quel periodo si definisce una
persona senza grilli per la testa. Invece, all'inizio degli anni Settanta,
quando molti abbandonavano le posizioni del radicalismo culturale, Biehl fu
attirata dai gruppi teatrali d'avanguardia come il Living Theatre e
successivamente si laureo' in teatro alla Wesleyan University. Desiderando
fare l'attrice, si trasferi' a New York, dove comincio' a interessarsi delle
teorie radicali e di politica. Anche se la Nuova Sinistra apparteneva oramai
al passato, l'elezione di Ronald Reagan e il crescente disincanto nei
confronti dell'arte la spinsero a fare la scelta piu' naturale. Mentre
preparava un master in scienze umane al centro Cuny, venne a conoscenza
dell'opera di Murray Bookchin e nel 1986 frequento' l'Institute for Social
Ecology. Il lavoro di Bookchin le servi' per dare un senso piu' completo al
suo impegno politico. Poco dopo si trasferi' a Burlington, nel Vermont, per
lavorare a stretto contatto con Bookchin, diventandone la compagna e la piu'
stretta collaboratrice. Oggi vive e lavora con lui e si mantiene con
l'attivita' di redattrice indipendente. A differenza di molti della sua
generazione, la cui biografia e' un continuo arretramento rispetto al
radicalismo giovanile, Janet Biehl si e' mossa con coerenza nella direzione
opposta"]

- Chuck Morse: Il tuo e' un libro sostanzialmente programmatico: inserisci
il municipalismo libertario in un contesto storico e offri suggerimenti
concreti per la pratica. Quali frangenti politici ti hanno soprattutto
spinto a scriverlo proprio adesso?
- Janet Biehl: In quanto dimensione politica dell'ecologia sociale (il cui
corpo teorico e' stato elaborato da Murray Bookchin fin dagli anni
Cinquanta) il municipalismo libertario e' una politica libertaria di
rivoluzione politica e sociale. Esso ha un contenuto teorico e pratico
rivolto alla costruzione di un movimento rivoluzionario, il cui fine ultimo
e' il raggiungimento di una societa' fatta di uguaglianza, giustizia e
liberta'. Il mio libro non vuole essere altro che un'articolazione di queste
idee, che sono gia' state esposte altrove da Bookchin.
Per riassumere per i lettori che non lo conoscono, il municipalismo
libertario aspira alla creazione di una vita politica per comunita'
autogestite a livello comunale: il livello di paese, di quartiere, di
cittadina o grande centro urbano. La vita politica prenderebbe forma in
istituzioni di democrazia diretta: assemblee cittadine, assemblee popolari o
riunioni urbane. Dove queste istituzioni sono gia' presenti, e' possibile
ampliarne il potenziale e la forza democratica in esse sottesa; dove
esistevano un tempo, possono essere riportate in vita; dove non c'erano,
andrebbero create da zero. Al loro interno, comunque, il popolo, o meglio i
cittadini, potrebbero gestire le faccende delle proprie comunita' in prima
persona, invece di affidarsi alle elite statali, arrivando alle decisioni
politiche attraverso processi di democrazia diretta.
Per affrontare i problemi che travalicano i confini del singolo comune, i
comuni democratizzati di una data regione formerebbero una confederazione e
invierebbero i propri delegati a un consiglio confederale. La confederazione
non sarebbe uno Stato, perche' dipenderebbe integralmente dalle assemblee
cittadine. I delegati inviati da queste assemble avrebbero solo la facolta'
di presentare le delibere delle rispettive assemblee, agirebbero
esclusivamente su mandato e sarebbero facilmente revocabili.
Con lo sviluppo del movimento municipalista libertario, man mano che sempre
piu' comuni si democraticizzano e si confederano in questo modo, le
confederazioni acquisterebbero la forza sufficiente per costituirsi come
potere alternativo, che alla fine entrerebbe in concorrenza con lo
Stato-nazione. A quel punto seguirebbe uno scontro, oppure tutta la
cittadinanza abbandonerebbe il vecchio sistema per il nuovo, in grado di
assicurare a ognuno il totale controllo sulla propria esistenza, enucleando
da se' il potere della Stato-nazione. Nello stesso tempo i comuni
strapperebbero il controllo della vita economica alle grandi imprese
private, espropriando gli espropriatori. A quel punto sarebbe possibile dare
vita a una societa' razionale, libertaria, ecologica, in cui il potere
strutturale sarebbe in mano alle assemblee di democrazia diretta, animate da
una cittadinanza attiva e vivace.
Il mio libro delinea i passi concreti con cui sarebbe possibile formare un
movimento capace di creare questa democrazia diretta e sottolinea il ruolo
fondamentale di un gruppo preparato di persone impegnate che, grazie allo
studio collettivo e a campagne nelle elezioni locali costruisca un
movimento, diffondendo queste idee nelle rispettive comunita'.
Di un libro del genere c'era bisogno da molto tempo e mi spiace soltanto che
non l'avevamo pronto quando lavoravamo insieme nella Left Green Network.
Quanto servisse lo si capisce dal fatto che, solo poche settimane dopo la
pubblicazione, i compagni di altre parti del mondo si organizzavano per
tradurlo in cinque lingue europee e oggi si sta decidendo di tradurlo in
molte altre.
*
- Chuck Morse: Tu collochi il municipalismo libertario nel solco della
tradizione anarchica e ne condividi le finalita' antistatali e
anticapitaliste. Tuttavia, mettendo in primo piano il conflitto tra comuni e
Stato (contrapposto al conflitto tra lavoro e capitale) ti distacchi da
molte tendenze prevalenti in seno a questa tradizione. Perche' ritieni
importante questa rottura?
- Janet Biehl: Prima permettimi di chiarire che Bookchin non contrappone
affatto il municipalismo libertario al conflitto capitale-lavoro. Anzi, la
sua intenzione e' quella di allargare la lotta di classe collegandola al
conflitto comune-Stato; introducendo nelle formulazioni della lotta di
classe elementi che attraversano le classi (soprattutto rispetto al dominio
gerarchico e alle dislocazioni ecologiche). Vuole poi dare alla lotta di
classe una base di democrazia diretta che si fondi su una cultura politica e
civile di autogestione. Il municipalismo libertario e' un tentativo di
portare la lotta di classe sul terreno dei conflitti civili accanto a quello
dei conflitti sindacali e di lavoro. La cosa, in realta', non e' tanto
strana: dopo tutto gli scontri di classe rivoluzionari, storicamente, hanno
sempre trovato una base nei comuni. Le rivolte di Parigi del 1848 e del
1870-'71 hanno visto gli scontri svolgersi sulle barricate nei quartieri.
Nella Pietroburgo rossa del 1917, come nella Barcellona del 1936-'37, la
presenza di forti culture urbane nei quartieri e' stata fondamentale per le
rispettive rivoluzioni.
Nella tradizione anarchica, il conflitto comune-Stato risale almeno al 1836,
quando usci' il libro di Proudhon sul federalismo che auspicava la nascita
di una federazione di comuni autonomi. Bakunin ha ripreso questa prospettiva
e l'ha messa al centro dei programmi redatti nel decennio 1860-1870. In
quegli stessi anni queste idee si diffondevano tra gli oppositori di Napoleo
ne III e della sua politica accentratrice in Francia. Cosi', nel 1871,
quando la Prussia sconfisse la Francia e il governo napoleonico crollo',
queste stesse idee erano gia' presenti e ispirarono la Comune di Parigi che
sorse dalle rovine del Secondo Impero. Dopo poche settimane di vita la
Comune ando' incontro a una fine disastrosa, eppure molti radicali (e non
solo quelli avversi allo Stato, ma anche Marx per un certo tempo)
s'ispirarono al suo audace esempio e considerarono la federazione di comuni
autonomi il modello politico adatto per una societa' libera e autogestita.
Alla fine di quel decennio, l'idea passo' nei programmi della federazione
del Jura, che vedeva nella federazione di comuni un elemento integrante
della societa' post-rivoluzionaria.
Il municipalismo libertario prende spunto dal comunalismo storico, nella
versione anarchica come in quella marxiana, come pure dalla sua tradizioni
concreta nella storia rivoluzionaria, a partire dalla rivoluzione francese
del 1789. Nello stesso tempo, gli fa fare dei passi in avanti. Mentre le
prime teorie attribuivano ai comuni sostanzialmente le funzioni
amministrative e di erogazione di "servizi pubblici" affidando il potere
decisionale alle societa' operaie (la cui federazione doveva essere
parallela a quella dei comuni federati), il municipalismo libertario
concepisce il comune come uno strumento di democrazia diretta che ha il
controllo sull'economia. E, mentre gli anarchici comunalisti pensavano che
le masse avrebbero formato spontaneamente i comuni, dopo che lo Stato fosse
crollato per qualche altra via, il municipalismo libertario prevede una fase
di transizione rivoluzionaria durante la quale la federazione dei comuni si
afferma come potere alternativo contro lo Stato-nazione.
Quello che voglio dire e' che la tradizione comunalista, di cui il
municipalismo libertario e' uno sviluppo, non e' affatto estranea alla
tradizione anarchica, anzi e' presente fin dall'inizio.
*
- Chuck Morse: Gli anarchici si sono distinti dalle altre componenti
presenti nel solco della tradizione socialista, in quanto sottolineano, fra
l'altro, l'importanza , per una strategia rivoluzionaria complessiva, delle
controculture e delle contro-istituzioni. Qual e', secondo te, il rapporto
tra questi tentativi e la battaglia tesa a creare istituzioni politiche
radicali di democrazia diretta come quelle di cui parli nel tuo libro?
- Janet Biehl: E' stato di grave pregiudizio per il movimento anarchico e
per la sinistra in generale il fatto che negli ultimi tempi si sia data
tanta importanza al cambiamento culturale a spese del cambiamento politico,
al punto che oggi questa tendenza ha messo in ombra addirittura la teoria
politica. Con cio' non voglio dire che il lavoro culturale sia destituito di
significato politico, ma che non sta in piedi da solo: deve rappresentare un
aspetto di un piu' ampio movimento politico. L'arte, la cultura, le
espressioni individuali non intaccano l'ordine sociale esistente, perche' di
per se' sono facilmente assorbibili e mercificabili. Infatti l'alienazione e
il dissenso che un'opera d'arte radicale riesce a esprimere in certe
occasioni la rendono piu' facilmente vendibile, come tutto cio' che fa
provare il brivido del proibito.
Senza un movimento politico che si opponga alla mercificazione in quanto
tale (e quindi al capitalismo) oltre che al dominio gerarchico, anche l'arte
si trasforma troppo facilmente in merce. E' noto come la controcultura degli
anni Sessanta si sia corrotta trasformadosi in nostalgiche operazioni di
marketing e in spiritualita' New Age, con ampi sbocchi commerciali, mentre
la pubblicita' piu' accorta ne ha assorbito i contenuti di sensibilita'
(vedi la recente antologia Commodity Your Dissent). Per fare qualche
esempio, la "rivoluzione" dei Beatles e' oramai sfruttata per vendere le
scarpe da ginnastica e il negozio di bici sotto casa mia ha in vetrina degli
occhiali da sole marca "Anarchy". All'interno del movimento anarchico c'e'
sempre piu' la tendenza a mettere in primo piano la cultura, le
manifestazioni individuali e lo stile di vita a spese di una politica
rivoluzionaria (nel senso di autogestione di un collettivo) al punto che i
sostenitori dell'ecologia sociale hanno sentito la necessita' di
distinguersi da queste tendenze, cercando di conservare all'anarchismo un
elemento centrale di socialismo e di trasformazione della societa' a livello
delle istituzioni politiche e sociali e non solo della sensibilita'.
*
- Chuck Morse: Tu affermi che per creare una societa' libera dobbiamo
democratizzare e allargare il campo della politica. In quest'ottica, quale
ruolo svolge la lotta antigerarchica, spesso relegata alla sfera privata,
per esempio la lotta al patriarcato o alla supremazia dei bianchi?
- Janet Biehl: Nel corso di una rivoluzione politica e sociale non c'e'
dubbio che il carattere delle persone cambia, soprattutto grazie
all'esperienza della solidarieta' in una battaglia comune, nella lotta per
un ideale comune e non per interessi personali, e tutto questo da' loro una
maggiore consapevolezza in campo sociale. Nel corso di queste esperienze
possiamo immaginarci che il sessismo e il razzismo si attenuino. Ma finche'
sopravvivono, anche solo come atteggiamenti mentali o nelle convenzioni
sociali, i membri della comunita' (nel campo politico, nelle assemblee
democratiche dei cittadini) decideranno come affrontarli nel modo che
riterranno piu' opportuno.
Esiste sempre il rischio che una comunita' faccia scelte politiche che siano
sessiste o razziste, ma non sarebbe razionale che una societa' che si fonda
sull'espletamento delle potenzialita' di tutti i suoi membri soffochi le
potenzialita' di qualcuno. Uno dei principi fondamentali dell'ecologia
sociale, di cui il municipalismo libertario e' la dimensione politica, e' la
condanna di ogni genere di gerarchia sociale e di norma classista e
l'appello alla loro dissoluzione.
*
- Chuck Morse: Il concetto di potenzialita' attraversa tutto il tuo libro.
Tu parli di "potenziale politico del comune", di "potenzialita'
esclusivamente umana" di realizzare una societa' razionale, e cosi' via.
Puoi dirmi qualcosa di piu' riguardo a questo tema?
- Janet Biehl: Questa domanda tocca la dimensione filosofica dell'ecologia
sociale, il naturalismo dialettico, un tema troppo complesso che non e'
possibile discutere approfonditamente in questa sede: io rimanderei i
lettori interessati all'opera di Murray Bookchin, Philosophy of Social
Ecology. Mi accontentero' di dire, in breve, che, in quanto filosofia dello
sviluppo (contrapposta a una filosofia analitica) il naturalismo dialettico
concentra la sua attenzione sui processi che si svolgono sia nell'evoluzione
naturale sia nella storia sociale, soprattutto quella che tende, sia pure in
modo ambiguo e tortuoso, e addirittura con taluni arretramenti, verso una
maggiore liberta', una piu' forte coscienza di se' e una piu' ampia
capacita' d'introspezione.
In quanto tale, il naturalismo dialettico utilizza termini che rispecchiano
i processi di sviluppo: potenzialita', emergenza, svolgimento, crescita,
attualizzazione, compimento. Mentre la filosofia analitica presuppone la
fissita', la filosofia dialettica presuppone il movimento, non semplice
kinesis, ma il movimento che ha una direzione.
Concentrandosi sulle potenzialita' di una situazione, la razionalita'
dialettica ci spinge a esaminare il genere di futuro che puo' emergere
logicamente da quella situazione. Cosi', il comune come esiste oggi contiene
le potenzialita' per democratizzarsi e per diventare una componente di una
societa' razionale. L'affermazione di una societa' municipalista libertaria
sarebbe il segno che questa potenzialita' si e' concretizzata e attuata.
*
- Chuck Morse: Tu lanci un appello per abbattere il capitalismo e lo Stato e
a creare una societa' libera, caratterizzata dalla ragione, dalla
solidarieta' e dall'ethos di cittadinanza. Tuttavia, dal modo in cui parli
della colonizzazione della vita sociale da parte del capitalismo,
dell'attacco alle comunita', della dissoluzione del politico, sembra che tu
descriva la distruzione delle forze su cui dovremmo basare la costruzione di
un'alternativa sociale. Stando cosi' le cose, dove trovare le forze e le
idee per creare una societa' libera?
- Janet Biehl: La societa' odierna, con la sua ricerca di una gratificazione
immediata, ci invia in continuazione messaggi che dicono che il nostro scopo
e' di puntare alla massima felicita' individuale nell'ambito del
capitalismo, ma non offre che poco o nessun sostegno culturale per
subordinare le immediate esigenze personali al perseguimento di finalita'
piu' grandi. Inaridisce la nostra fantasia, impedendole di muoversi in ogni
direzione e di immaginarsi un mondo migliore, sommergendola in una marea di
questioni di sopravvivenza pratica e di consumo di oggetti e di servizi. Ci
sottrae sistematicamente quella che nei secoli passati sarebbe stata
chiamata la nostra natura migliore.
Questo sistema sociale non solo ci mercifica e di sfrutta, ma riesce anche
ad annebbiare la nostra memoria storica e ad istupidirci. Vorrebbe che ci
dimenticassimo che per secoli gli uomini hanno partecipato a tentativi di
trasformazione sociale che non avrebbero portato nessun frutto durante la
loro esistenza. Non solo non ricercavano una gratificazione immediata, ma
non se l'aspettavano nemmeno ed erano disposti a rischiare esilio e pene,
capendo che sarebbe servito per creare una societa' migliore.
Per questo dobbiamo renderci conto che la gratificazione immediata del
desiderio e' una componente del sistema che noi combattiamo. Dobbiamo
mantenere la nostra memoria storica, opporci all'amnesia sociale. Dobbiamo
essere disposti, a un certo punto, a mettere la causa della creazione di una
societa' migliore al di sopra di quella di avere una macchina per il caffe'
espresso sul ripiano della cucina.
Se non troviamo la forza di resistere e di conservare i nostri ideali, anche
la nostra esistenza perdera' di senso e diventeremo banali e insignificanti.
Come ha detto William James, ci capitera' di "ripiombare nel sonno
dell'inesistenza da cui eravamo momentaneamente usciti".
Percio' dobbiamo metterci alla ricerca di persone che, come noi, aspirano a
conservare la dignita' umana e che capiscono che il problema piu' grave che
ha di fronte a se' la nostra societa' non e' quello del Nino o
dell'incompetenza delle baby sitter, ma quello dello stesso ordine sociale.
Noi combattiamo quest'ordine perche' non potremmo sopportare una riduzione
della nostra umanita' e delle nostre migliori aspirazioni.
*
- Chuck Morse: Marx sosteneva che il comunismo sarebbe emerso dalla
maturazione delle contraddizioni interne del capitalismo. Tu consideri la
creazione di una societa' municipalista libertaria un atto di volonta' o il
culmine di un processo storico di piu' vasta portata?
- Janet Biehl: E' entrambe le cose. Ma non ho dubbi sul fatto che la nostra
societa' sia avviata a una crisi: il solo dubbio e' se la causa immediata
sara' di natura sociale o ecologica. Come ha rilevato Marx nel Capitale, le
aziende capitaliste devono massimizzare i profitti e quindi espandersi,
oppure soccombere alla concorrenza e perire: crescere o morire. Bookchin ha
aggiunto che questo imperativo mette il capitalismo in rotta di collisione
con il mondo della natura. E mentre l'effetto serra e' destinato a provocare
enormi devastazioni nel prossimo secolo, la forbice tra ricchi e poveri
continua ad allargarsi. Per massimizzare i profitti su scala globale, il
capitalismo emargina interi strati della popolazione: secondo un calcolo
circa tre quinti della popolazione mondiale.
Penso anche che dovremmo riconsiderare la tesi marxiana
dell'"impoverimento". Marx sosteneva che la logica del capitalismo portava a
ridurre i salari al livello minimo possibile; una volta che il popolo fosse
completamente immiserito, pensava, sarabbe stato spinto a ribellarsi allo
sfruttamento della borghesia. Questa previsione non si e' realizzata, in
parte perche' le realizzazioni del welfare state hanno in un certo modo
ammorbidito l'impatto del capitalismo. Ora che molti dei vantaggi dello
stato sociale su cui si basa la pace sociale vengono gradualmente
cancellati, la previsione secondo cui l'immiserimento portera' alla
rivoluzione sociale potrebbe risultare ancora valida.
Qualunque sia la causa della crisi, quando questa si sviluppa
effettivamente, produce risultati sulla societa' che non sono
necessariamente quelli che portano a una societa' razionale, ecologica,
libertaria. Il risultato potrebbe essere la dittatura, il caos. Se la crisi
deve portare all'emancipazione, e' necessario che prima di essa siano gia'
presenti alcuni elementi di coscienza dell'alternativa di liberazione.
In questo senso e' importante l'intervento soggettivo. I periodi
prerivoluzionari sono in genere molto brevi. E' probabile che non ci sia
molto tempo per fare quell'opera approfondita e dettagliata di formazione,
indispensabile per un movimento di liberazione. E' questo il lavoro che
dovremmo fare adesso: soprattutto per costruire un movimento municipalista
libertario che mostri come sia possibile prendere in mano la propria
esistenza politica e sociale, per realizzare una societa' che consenta di
riaffermare la propria umanita'. C'e' bisogno d'infinita pazienza, ma lo si
deve fare. Altrimenti, la crisi che verra' produrra' una tirannia.
*
- Chuck Morse: Di questi tempi non e' facile trovare un teorico radicale che
non si sia sistemato in qualche istituto universitario. Tu sei un'eccezione:
hai di proposito scelto di tenerti fuori dell'universita'. Come mai?
- Janet Biehl: L'altra sera mi e' capitato di leggere un passo di Bakunin,
in cui si parla della "storia di tutte le accademie". "Dal momento in cui
diventa un docente universitario", scriveva Bakunin, "anche il piu' grande
genio scientifico piomba inevitabilmente nell'indolenza. Perde la
spontaneita', l'arditezza rivoluzionaria, quell'energia tormentata e
selvaggia caratteristica del genio, sempre tesa a distruggere i termini
vecchi e cadenti e a porre le basi dei nuovi. Senza dubbio diventa piu'
beneducato, acquista un maggiore senso pratico e utilitaristico, ma a
scapito dell'originalita'. In una parola, si corrompe". Io penso che questo
passo sia fin troppo duro. Molti docenti, di diverso orientamento politico,
cercano di avere un ruolo nella cultura politica, scrivono libri, opere
educative, articoli destinati al vasto pubblico popolare. La ricerca che gli
storici di sinistra fanno sui movimenti rivoluzionari e sulle idee
socialiste-anarchiche e' senza dubbio preziosissima per chi cerca di
realizzare qualcosa partendo da quella tradizione.
Ma per un professore universitario non e' facile scrivere qualcosa che
faccia avanzare direttamente i movimenti rivoluzionari, opere che formino e
ispirino gli attivisti e gli intellettuali rivoluzionari. All'universita'
gran parte di quello che si scrive serve a consolidare la propria carriera,
soprattutto a dimostrare le proprie qualita' di studiosi e di ricercatori.
Scrivere qualcosa che fa sorgere un movimento, invece, puo' addirittura
danneggiare la carriera. Per questo i cattedratici hanno come referenti gli
altri cattedratici e non il pubblico in generale, tanto meno un pubblico
rivoluzionario. In questo paese, l'esodo di massa della sinistra, che ha
abbandonato la vita pubblica per le universita, ha senza dubbio fatto dei
danni alla cultura politica radicale.
*
- Chuck Morse: Parlami del tuo lavoro futuro. Hai nuovi progetti in vista o
nuovi temi che intendi analizzare?
- Janet Biehl: Sono contenta di dire che The Murray Bookchin Reader, un
libro da me curato, e' oggi in distribuzione negli Stati Uniti. Al momento
collaboro con Bookchin a un'antologia di interviste e di saggi recenti che
si dovrebbe intitolare Anarchism, Marxism, and the Future of the Left e che
uscira' l'anno prossimo per i tipi della A. K. Press.
A qualcuno dei vostri lettori interessera' sapere che nell'agosto del 1998
si terra' in Portogallo una conferenza internazionale sul municipalismo
libertario, con lo scopo di discutere e di portare avanti le idee illustrate
in questo libro e negli scritti dello stesso Bookchin. Gli interessati
possono rivolgersi agli organizzatori, scrivendo al P. O. Box 111,
Burlington, Vt 05401, Usa, o a blakrose at web.net oppure a
bookchin at igc.apc.org

4. MATERIALI. INDICE DEI NUMERI 1374-1404 (AGOSTO 2006) DE "LA NONVIOLENZA
E' IN CAMMINO"

* Numero 1374 del primo agosto 2006: 1. Aldo Capitini: Teoria della
nonviolenza (parte prima); 2. Riletture: Germaine Greer, L'eunuco femmina;
3. Riletture: Germaine Greer, La donna intera; 4. Ristampe: Giovanni Verga,
I grandi romanzi; 5. Riedizioni: Jean-Selim Kanaan, La mia guerra
all'indifferenza; 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 7. Per saperne di
piu'.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 33 del primo agosto 2006: 1.
Lalla Romano; 2. Rigano l'aria le rondini; 3. Simile a un fiore il cielo; 4.
Inverno, lenta stagione; 5. L'abbraccio; 6. Il pianto; 7. Stagione; 8.
Silenzio; 9. Il vento; 10. Et coetera.
* Numero 1375 del 2 agosto 2006: 1. Aldo Capitini: Teoria della nonviolenza
(parte seconda e conclusiva); 2. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 3.
Per saperne di piu'.
* Numero 1376 del 3 agosto 2006: 1. Pierre Vidal-Naquet; 2. Nouhad Moawad:
Un messaggio nella notte; 3. Enrico Peyretti: Guerre e silenzi; 4. Uri
Avnery: Il risultato; 5. Giulio Vittorangeli: Bologna, 2 agosto 1980; 6.
Giovani d'mpegno missionario: Un appello; 7. "Beati i costruttori di pace":
Le elezioni in Congo; 8. Angela Pascucci presenta "Il nuovo ordine cinese"
di Wang Hui; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di
piu'.
* "Nonviolenza. Femminile plurale", numero 75 del 3 agosto 2006: 1. Virginia
Woolf: Pensieri di pace durante un'incursione aerea; 2. Sveva Haertter
intervista Peretz Kidron; 3. Marina Forti: Teheran tra atomo e Libano; 4.
Annamaria Rivera ricorda Pierre Vidal-Naquet; 5. Maria Zambrano: L'effetto;
6. Silvia Calamandrei presenta "Un passato che ritorna" di Valerio
Castronovo.
* Numero 1377 del 4 agosto 2006: 1. Giuliano Pontara: Definizione di
violenza e nonviolenza nei conflitti sociali (parte prima); 2. La "Carta"
del Movimento Nonviolento; 3. Per saperne di piu'.
* Numero 1378 del 5 agosto 2006: 1. Benito D'Ippolito: Nozze di sangue a
Cana; 2. Il cane di Alcibiade; 3. Giuliano Pontara: Definizione di violenza
e nonviolenza nei conflitti sociali (parte seconda e conclusiva); 4. Un
appello del Consiglio comunale di Alba; 5. Letture: Bruna Peyrot, La
cittadinanza interiore; 6. Ristampe: Donatien Alphonse Francois de Sade,
Opere; 7. Riedizioni: Carlo Bernari, Tre operai; 8. Riedizioni: Baldassare
Castiglione, Giovanni Della Casa, Opere; 9. Riedizioni: Franco Modigliani,
Consumo, risparmio, finanza; 10. Riedizioni: Ottiero Ottieri, Donnarumma
all'assalto; 11. Riedizioni: Vilfredo Pareto: Corso di economia politica;
12. Riedizioni: Giovanni Pascoli, Opere; 13. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 14. Per saperne di piu'.
* Numero 1379 del 6 agosto 2006: 1. Cindy Sheehan: Perche'? 2. Severino
Vardacampi: Chi si rivede, monsieur Jourdain; 3. Un piccolo passo; 4.
Annalena Di Giovanni intervista Dov Khenin; 5. Emanuele Fiano: Questa scia
di morte deve finire; 6. Peppe Sini, Tomas Stockmann: Un'obiezione al testo
che precede; 7. Nanni Salio: Il pacifismo e' morto? 8. Luciano Bonfrate: A
chi si e' arreso; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne
di piu'.
* "La domenica della nonviolenza", numero 85 del 6 agosto 2006: 1. Dal 6 al
9 agosto nell'anniversario delle atomiche su Hiroshima e Nagasaki; 2.
Guenther Anders: Comandamenti dell'era atomica; 3. Hannah Arendt: In catene;
4. Simone Weil: Uscire dalla caverna; 5. Eduardo Galeano: Alcune scintille
da "Memoria del fuoco"; 6. Letture: Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo
Capitini; 7. Riletture: Assia Djebar, La donna senza sepoltura; 8.
Riletture: Silvia Vegetti Finzi (a cura di), Psicoanalisi al femminile; 9.
Riedizioni: Lodovico Antonio Muratori: Opere.
* Numero 1380 del 7 agosto 2006: 1. La scelta; 2. Massimo Ortalli: Leggere
l'anarchismo (parte quinta); 3. Massimo Ortalli: Leggere l'anarchismo (parte
sesta); 4. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 5. Per saperne di piu'.
* Numero 1381 dell'8 agosto 2006: 1. Peppe Sini, Tomas Stockmann: Non ci
sono sottouomini; 2. Anne Penketh e Kim Sengupta: Bambini; 3. Giulio
Vittorangeli: Dov'e' il mondo? E dove siamo noi? 4. Brenda Gazzar: Donne
contro la guerra; 5. Johan Galtung: Il Medio Oriente e il modello
dell'Unione Europea come soluzione; 6. Giobbe Santabarbara: Una netta
opposizione ad alcune parti del testo che precede; 7. Riedizioni: Giordano
Bruno, Tommaso Campanella, Opere; 8. Luciano Bonfrate: Ai vecchi compagni;
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 34 dell'8 agosto 2006: 1. Rocco
Scotellaro; 2. Campagna; 3. La benedizione del padre; 4. Sempre nuova e'
l'alba; 5. In autunno; 6. Il morto; 7. La felicita'; 8. I viaggi; 9.
Primavera; 10. Le strade vanno all'infinito; 11. Autoritratto; 12. Et
coetera.
* Numero 1382 del 9 agosto 2006: 1. Cindy Sheehan: La connessione dei cuori;
2. Robi Damelin: Non ci sono vincitori, solo cuori spezzati; 3. Barbara
Spinelli: Il sonno dogmatico; 4. Da una lettera di Sinide Corinzio all'amica
sua Eleuteria; 5. Zia Jaffrey: Una storia vera a Johannesburg; 6. Rosa
Luxemburg: La cosa piu' fatale; 7. Agnes Heller: Quattro massime; 8. La
"Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'.
* Numero 1383 del 10 agosto 2006: 1. "Una citta'" intervista Pierre
Vidal-Naquet; 2. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 3. Per saperne di
piu'.
* "Nonviolenza. Femminile plurale", numero 76 del 10 agosto 2006: 1. Luisa
Muraro: Ignorarla non serve; 2. Wilpf: Pace per le popolazioni di Israele,
Palestina e Libano; 3. Alcune necessarie integrazioni al testo che precede;
4. Lidia Menapace: Per un'Europa di pace, neutrale, disarmata, nonviolenta;
5. Lidia Menapace: Ancora tre note sulla proposta dell'Europa neutrale e
attiva, costruttrice di pace con mezzi di pace; 6. Lidia Menapace: Ancora
per l'Europa neutrale e attiva, disarmata, smilitarizzata e nonviolenta; 7.
Lidia Menapace: Proposte per un'Europa di pace.
* Numero 1384 dell'11 agosto 2006: 1. Peppe Sini: La tomba di Periandro; 2.
Giuliana Sgrena: Ombre italiane; 3. La parola disonesta; 4. Parliamo
d'altro; 5. Uri Avnery: Scegliere la pace; 6. Moni Ovadia: Yad Vashem; 7.
Bia Sarasini: Julia Kristeva, tre donne di genio nel Novecento, contro il
"femminismo di massa"; 8. Bia Sarasini: Nadine Gordimer, la verita' nel
romanzo, la speranza nella vita quotidiana; 9. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 10. Per saperne di piu'.
* Numero 1385 del 12 agosto 2006: 0. Comunicazioni di servizio; 1. A Ibu
Robin Lim il premio internazionale "Alexander Langer" 2006; 2. Floriana
Lipparini: Solo la nonviolenza; 3. Osvaldo Caffianchi: Dal barbiere; 4.
Luciano Bonfrate: Domande; 5. Jean-Marie Muller: Momenti e metodi
dell'azione nonviolenta (parte prima); 6. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 7. Per saperne di piu'.
* Numero 1386 del 13 agosto 2006: 1. Jean-Marie Muller: Momenti e metodi
dell'azione nonviolenta (parte seconda e conclusiva); 2. La "Carta" del
Movimento Nonviolento; 3. Per saperne di piu'.
* "La domenica della nonviolenza", numero 86 del 13 agosto 2006: 1.
Piergiorgio Bellocchio ricorda Grazia Cherchi; 2. Camillo De Piaz ricorda
Grazia Cherchi; 3. Lalla Romano ricorda Grazia Cherchi.
* Numero 1387 del 14 agosto 2006: 1. Grazia Bellini e Flavio Lotti: Un
invito ad Assisi il 26 agosto; 2. Maria G. Di Rienzo: Cindy ricoverata; 3.
Missy Comley Beattie: Gente di pietra; 4. Katia Haddad: Hezbollah contro la
democrazia; 5. Floriana Lipparini: La negazione del femminile; 6. Lisa Foa:
Del mio passato... 7. Il "Cos in rete" di agosto; 8. La "Carta" del
Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'.
* Numero 1388 del 15 agosto 2006: 1. Peppe Sini: Il no e il si'; 2. Enzo
Mazzi ricorda Bruno Borghi; 3. Marina Forti: Aumenta la repressione in Iran;
4. Giancarla Codrignani: Per una politica di pace; 5. Lidia Menapace:
Resistenze; 6. Ristampe: Johann Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia; 7.
Riedizioni: Pietro Giannone, Opere; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento;
9. Per saperne di piu'.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 35 del 15 agosto 2006: 1. Anna
Segre: La difesa della normalita'; 2. Et coetera.
* Numero 1389 del 16 agosto 2006: 1. Prima di ricominciare la guerra di
Troia; 2. Anna Bravo presenta "La storia dell'altro" del Peace Research
Institute in the Middle East; 3. Pierre Vidal-Naquet presenta "Les
palestiniens" di Nadine Picadiou; 4. Giulio Vittorangeli: Ferragosto di
guerra e di morte; 5. Nando dalla Chiesa: Camillo De Piaz. Aria pura dalla
Valtellina; 6. Bruna Peyrot: Una nuova cultura politica; 7. Hannah Arendt:
L'enorme; 8. Un'antica storiella cinese del Settecento francese; 9. La
"Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'.
* Numero 1390 del 17 agosto 2006: 1. Severino Vardacampi: La politica delle
cannoniere e l'alternativa nonviolenta; 2. Ehren Watada: Come soldati, come
patrioti, come esseri umani ci opponiamo alla guerra illegale e criminale;
3. Padri, figlie; 4. Enrico Peyretti: Dall'Afghanistan al Libano; 5.
Gabriele De Veris: Una vita oltre la guerra; 6. Eduardo Galeano: Salvagente
di piombo; 7. Maria Antonietta Saracino presenta "Il treno di notte" di
Ruskin Bond; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di
piu'.
* "Nonviolenza. Femminile plurale", numero 77 del 17 agosto 2006: 1. Lisa
Foa, o le avventure della virtu'; 2. Lucia Ajmone Marsan ricorda Lisa Foa;
3. Guido Crainz ricorda Lisa Foa; 4. Lucyna Gebert ricorda Lisa Foa; 5.
Mariuccia Salvati ricorda Lisa Foa; 6. Lucetta Scaraffia ricorda Lisa Foa;
7. Gianni Sofri ricorda Lisa Foa.
* Numero 1391 del 18 agosto 2006: 1. Tigrin de la Sassetta: Una lettera
dalla montagna; 2. Carolyn Ho: Un appello a tutte le persone di volonta'
buona; 3. "Transnational foundation for peace and future research": Lettera
aperta al presidente dell'Assemblea generale dell'Onu; 4. Murray Bookchin;
5. Monica Lanfranco: Hina; 6. Anna Segre: Il diario; 7. La "Carta" del
Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'.
* Numero 1392 del 19 agosto 2006: 1. No al militarismo. La nonviolenza e' la
via; 2. Maria G. Di Rienzo: Fantasmi; 3. Jean-Marie Muller: Significato
della nonviolenza (parte prima); 4. Omero Dellistorti: Verso Pisa; 5. La
"Carta" del Movimento Nonviolento; 6. Per saperne di piu'.
* Numero 1393 del 20 agosto 2006: 1. Peppe Sini: Lungo le torri di guardia;
2. Odradek e i suoi fratelli; 3. Giuliana Sgrena ricorda Angelo Frammartino;
4. Ida Dominijanni ricorda Anna Ingrao; 5. Jean-Marie Muller: Significato
della nonviolenza (parte seconda e conclusiva); 6. Riedizioni: Riformatori
napoletani; 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'.
* "La domenica della nonviolenza", numero 87 del 20 agosto 2006: 1. Murray
Bookchin: Presentazione di "Comment" (1979); 2. Murray Bookchin: Lettera
aperta al movimento ecologista (1980).
* Numero 1394 del 21 agosto 2006: 1. Luca Decanacchi: Verso Pisa; 2. Enrico
Peyretti: La bibbia di tutti e' il cuore dell'uomo. Un ricordo di Michele Do
(parte prima); 3. Gianni Beretta intervista Rigoberta Menchu'; 4. La "Carta"
del Movimento Nonviolento; 5. Per saperne di piu'.
* Numero 1395 del 22 agosto 2006: 1. Omero Cajami: Una quartina a Marienbad;
2. Maria G. Di Rienzo: Cresce negli Stati Uniti l'opposizione alla guerra;
3. Enrico Peyretti: La bibbia di tutti e' il cuore dell'uomo. Un ricordo di
Michele Do (parte seconda e conclusiva); 4. Augusto Cavadi colloquia con
Serge Latouche; 5. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 6. Per saperne di
piu'.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 36 del 22 agosto 2006: 1.
Verdiana Grossi: Bertha von Suttner; 2. Et coetera.
* Numero 1396 del 23 agosto 2006: 1. Peppe Sini: La terza guerra del governo
Prodi, anzi la quarta; 2. Adonis: La scelta della convivenza, la scelta
dell'umanita'; 3. Giulio Vittorangeli: Il riarmo, la tortura; 4. Shirin
Ebadi: "Di sicuro non vengono per me"; 5. Marinella Correggia: Gli indigeni
salveranno il mondo; 6. Un convegno a Viterbo; 7. Paolo Boringhieri; 8.
Enrico Peyretti presenta "L'arte di invecchiare" di Arthur Schopenhauer; 9.
La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'.
* Numero 1397 del 24 agosto 2006: 1. Peppe Sini: Ne' illusi ne' rassegnati;
2. Nelofer Pazira: Ritorno a Kandahar; 3. Ida Dominijanni: Patriarcati
trasversali; 4. Ad Assisi il 26 agosto; 5. Tre sere a Viterbo; 6. Indice dei
numeri 1252-1281 (aprile 2006) de "La nonviolenza e' in cammino"; 7. La
"Carta" del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'.
* "Nonviolenza. Femminile plurale", numero 78 del 24 agosto 2006: 1. Zulma
Paggi: La pena in piu'; 2. Renata Sarfati ricorda Zulma Paggi.
* Numero 1398 del 25 agosto 2006: 1. Prima che vi uccidano; 2. Susanna
Camusso: Noi, Hina e le altre; 3. Benito D'Ippolito: Alle persone che
s'incontreranno ad Assisi il 26 agosto; 4. Indice dei numeri 1282-1312
(maggio 2006) de "La nonviolenza e' in cammino"; 5. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 6. Per saperne di piu'.
* Numero 1399 del 26 agosto 2006: 1. Peppe Sini: Non possiamo tacere; 2.
Hannah Arendt: "Noi"; 3. Rasha Salti: Ho perdonato ai fiori; 4. Yali
Hashash: Sorelle; 5. Simone Weil: L'opportunita'; 6. Indice dei numeri
1313-1342 (giugno 2006) de "La nonviolenza e' in cammino"; 7. La "Carta" del
Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'.
* Numero 1400 del 27 agosto 2006: 1. Bertolt Brecht: Ecco gli elmi dei
vinti, abbandonati; 2. Carla Oliva: La spirale della violenza; 3. Indice dei
numeri 1343-1373 (luglio 2006) de "La nonviolenza e' in cammino"; 4.
Ristampe: Aleksandr S. Puskin, Opere; 5. Riedizioni: Scrittori del
Risorgimento; 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 7. Per saperne di
piu'.
* "La domenica della nonviolenza", numero 88 del 27 agosto 2006: 1. Murray
Bookchin: Il marxismo come ideologia borghese (1980); 2. Severino
Vardacampi: Una postilla.
* Numero 1401 del 28 agosto 2006: 1. L'uomo nel coccodrillo; 2. Cindy
Sheehan: La mia ricerca di pace; 3. Murray Bookchin: Una sintesi di
"Tecnologia e rivoluzione libertaria" (1971); 4. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 5. Per saperne di piu'.
* Numero 1402 del 29 agosto 2006: 1. Del casarse pronto y mal; 2. Robin
Morgan: Il suo nome era Abeer; 3. Giuliana Sgrena: Il giogo patriarcale, i
crimini contro le donne, i media; 4. Renata Sarfati: L'emozione che questa
storia suscita... 5. Omero Dellistorti: Fallibili; 6. La "Carta" del
Movimento Nonviolento; 7. Per saperne di piu'.
* "Voci e volti della nonviolenza", numero 37 del 29 agosto 2006: 1. Luisa
Schippa ricorda Emma Thomas; 2. Aldo Capitini ricorda Emma Thomas; 3. Et
coetera.
* Numero 1403 del 30 agosto 2006: 1. Peppe Sini: Le scaglie sugli occhi; 2.
Giulio Vittorangeli: Empatia; 3. Antonio Mazzei: La non-cultura della
sicurezza; 4. Adriana Zarri: Rigore e pieta'. Un ricordo di Mario Gozzini;
5. Ali Rashid: Il Medio Oriente oggi; 6. Cecilia Zecchinelli intervista
Vandana Shiva; 7. Elena Loewenthal presenta "Letteratura ebraico-americana
dalle origini alla Shoa'" di Elena Mortara; 8. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 9. Per saperne di piu'.
* Numero 1404 del 31 agosto 2006: 1. Buridano e l'altra stalla; 2. Cindy
Sheehan: Elogio dell'irrilevanza; 3. Grazia Bellini e Flavio Lotti: Il primo
giorno di scuola per la pace; 4. Filippo Trasatti: Alcune voci da un lessico
minimo di pedagogia libertaria; 5. Enrico Peyretti presenta "La differenza
cristiana" di Enzo Bianchi; 6. Le stupefazioni di Giangrullo; 7. La "Carta"
del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'^
* "Nonviolenza. Femminile plurale", numero 79 del 31 agosto 2006: 1.
Annamaria Rivera: Femminicidio, sessismo, razzismo; 2. Lea Melandri: Il boia
domestico non ha patria; 3. Gabriella Paparazzo: Hina, Manem e le altre; 4.
Giuliana Sgrena: Segnali; 5. Patricia Lombroso intervista Kelly Dougherty;
6. Giovanna Providenti: Madri russe contro il militarismo; 7. Fatema
Mernissi: Certe verita'; 8. Silvia Vegetti Finzi: Un balzo di straordinaria
semplicita'.

5. LE ULTIME COSE. PEREGRINO CRASTICONI: SAVOIARDI (E DUE NOIOSE POSTILLE)

Da tutti i giornali che puzzan di petrolio brandendo a mo' d'arpione le lor
penne, da tutte le tivu' sporgendosi dentro la nostra misera stanzetta coi
loro capoccioni, ci urlano gli araldi della guerra che dobbiamo essere
realisti, realisti, realisti.
Mi devo essere un attimo distratto: pensavo fossimo in una repubblica.
*
Postilla prima
Se invece per realismo s'intende mettersi al seguito degli eserciti e al
servizio dell'industria armiera, accettare le guerre e i prelibati frutti
loro (che in lingua corrente si chiamano devastazioni e stragi), sacrificare
al culto della morte, prostituirsi ai poteri assassini, ebbene, come il buon
Bartleby preferiremmo di no.
E del resto, suvvia, vi sembra davvero cosi' realistico continuare ad
ammazzarsi l'un l'altro e a distruggere l'unico mondo che abbiamo?
*
Postilla seconda
Se affermiamo la superiorita' della civile convivenza di contro al delirio
onnicida (cosi' acutamente indagato da Elias Canetti in quel capolavoro
suo), se preferiamo i civili disarmati agli armati barbari, se scegliamo la
nonviolenza che umanizza e salva in opposizione nitida e intransigente alla
violenza che uccide e mostrifica, ebbene, sono proprio cosi' certi
lorsignori che questo ci valga la qualifica di stolidi acchiappanuvole, di
quadrinariciuti integralisti? Ma lorsignori, in confidenza, dicano: in un
vicolo di notte preferirebbero incontrare una persona amica della
nonviolenza o uno dei loro eroi muniti di sica? E dovessero loro, proprio
loro, aver bisogno d'aiuto, preferirebbero esser soccorsi da un medico col
suo - come dire: acchiappanuvole ed integralista - giuramento d'Ippocrate, o
dal killer di cui tessono le lodi tuttavia?

6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

7. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1405 del primo settembre 2006

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