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La nonviolenza e' in cammino. 1372
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1372
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 30 Jul 2006 00:26:00 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1372 del 30 luglio 2006 Sommario di questo numero: 1. Nouhad Moawad: Le strade in cui amavo passeggiare 2. "Beati i costruttori di pace": Osservatori elettorali in Congo 3. Maria G. Di Renzo: Obiettori alle spese militari 4. Lev Tolstoj: Tornate in voi 5. Mohandas K. Gandhi: La morale 6. Aldo Capitini: La prima cosa 7. Martin Luther King: Mi rifiuto 8. Ernesto Balducci: O non saranno 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. TESTIMONIANZE. NOUHAD MOAWAD: LE STRADE IN CUI AMAVO PASSEGGIARE [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente intervento. Nouhad Moawad, laureanda traduttrice all'Universita' di Beirut, dal 2 luglio e fino al prossimo 5 settembre lavora a New York in un progetto seminariale di "We News"] Il network dei professionisti arabo-americani di New York ha invitato i profughi appena arrivati dal Libano a parlare delle loro esperienze mercoledi', alla chiesa di S. Bartolomeo. Ci sono andata, sebbene avessi gia' un'idea di cosa voglia dire essere un profugo, e' una storia che ho sentito raccontare molte volte dai miei amici che vivono a Beirut. L'espressione dei volti dei quattro relatori, tre donne (due libanesi e un'iraniana che era in vacanza in Libano) e un uomo (un universitario statunitense che viveva a Beirut), rifletteva in modo eloquente cio' che hanno dovuto affrontare. Una delle donne ha pianto silenziosamente per tutta la durata della conferenza. Un'altra veniva dal centro di Beirut, dove ora si trova la mia amica, la ricorderete, la clown senza lavoro. Ha parlato del terrore, di quando gli aeroplani hanno sfrecciato accanto al suo appartamento, e l'edificio tremava e era scosso da ogni bomba lasciata cadere. Mentre lei raccontava, io pensavo che la mia amica si trova ancora nella stessa situazione, ed e' una giovane donna che ha gia' vissuto gran parte della guerra civile libanese (1975-1990): mentre le bombe esplodono di nuovo, e' probabile che lei stia rivivendo gli eventi orribili di cui e' stata testimone da bambina. Come vorrei averle potuto evitare questo. Lei non riesce neppure a raccontare nei dettagli cio' che soffri' allora. E mi e' anche tornata in mente l'esplosione del 14 febbraio 2004. Quel giorno ero in classe, all'universita', che si trova a circa 15 chilometri di distanza dall'esplosione. Al momento dell'impatto il mio banco schizzo' attraverso il pavimento e colpi' il muro. Io ero terrorizzata e mi domandavo: "Che succede? Israele sta attaccando il Libano?". Scoprii un'ora piu' tardi che non si trattava di un attacco israeliano, ma dell'esplosione che uccise l'ex primo ministro libanese Rafik Hariri e l'ex segretario del ministero dell'economia Bassel Flayhan, ed altre diciotto persone. Quel che ho provato io in quel momento e' nulla, se paragonato a cio' che vivono i libanesi ora. Alcuni esperti hanno valutato che la somma delle bombe lanciate sul Libano dal 12 luglio ad oggi eguaglia la potenza di una bomba atomica. Mi e' difficile immaginare le spiagge blu libanesi diventate nere per le perdite di petrolio, ma e' cosi'. Mi e' difficile immaginare che il profumo del Libano sia diventato quello delle pallottole, e che la morte cammini in quelle stesse strade in cui amavo passeggiare. Ma e' cosi'. 2. INIZIATIVE. "BEATI I COSTRUTTORI DI PACE": OSSERVATORI ELETTORALI IN CONGO [Da Mariagrazia Bonollo, dell'ufficio stampa dei "Beati i costruttori di pace" (per contatti: salbega at interfree.it) riceviamo e volentieri diffondiamo alcuni comunicati e testimonianze degli osservatori elettorali della societa' civile italiana nella Repubblica democratica del Congo] Bukavu, 25 luglio 2006 Sono arrivati tra ieri e l'altroieri a Bukavu, capoluogo del Sud Kivu, Repubblica Democratica del Congo, i sessantuno osservatori elettorali della societa' civile italiana, coordinati dall'associazione "Beati i costruttori di pace". Quarantotto di loro hanno viaggiato domenica mattina a bordo di un aereo messo a disposizione dal Ministero degli Esteri e decollato dall'aereoporto militare di Ciampino. A bordo del velivolo, la viceministra agli esteri con delega per l'Africa Patrizia Sentinelli, che ha voluto accompagnare personalmente la missione fino all'aereoporto internazionale di Kigali, in Rwanda. A bordo anche una troupe di Rai Educational, che realizzera' un documentario proprio sull'attivita' di osservazione elettorale del gruppo. Ad attenderli all'arrivo, l'ambasciatore italiano in Uganda e due pullman messi a disposizione dalla Monuc, la missione Onu in Congo, che hanno trasportato via terra gli osservatori dalla capitale rwandese fino a Bukavu. Gli altri tredici italiani hanno raggiunto il gruppo ieri: arrivati a Kampala, in Uganda, con volo di linea, sono stati traspostati a Bukavu con un volo messo a disposizione dalla Monuc. Subito il gruppo ha avuto incontri istituzionali con le autorita' locali e internazionali presenti a Bukavu: nella mattinata di ieri, il governatore della provincia, Deogratias Buhambahamba, ci ha tenuto a dare il benvenuto a una piccola rappresentanza degli osservatori, manifestando il proprio apprezzamento per la missione. Poi, alle 10,30, si e' tenuta la conferenza stampa con la presenza delle autorita' civili e religiose: oltre al governatore, l'arcivescovo di Bukavu Francois Xavier Maroyi e il chef du bureau della Monuc a Bukavu, mr. Alfaso. Tutti hanno espresso una valutazione positiva nei riguardi dell'iniziativa, ritenuta molto importante per favorire il passaggio storico che attende il Paese con il voto di domenica prossima. "Il tempo delle intimidazioni e delle armi e' finito - ha sottolineato l'arcivescovo -, ora e' il tempo del confronto democratico tra avversari e non piu' tra nemici". La stampa congolese, in particolare le radio (il mezzo di comunicazione piu' diffuso) ha dato ampio risalto all'arrivo degli osservatori italiani, che gia' oggi vengono identificati e salutati dalla gente per le strade di Bukavu. Nella serata di ieri i volontari italiani hanno partecipato a un incontro organizzato dagli osservatori elettorali provenienti dal Sudafrica. Oggi, martedi' 25 luglio, hanno ricevuto l'accredito della Monuc e hanno avuto due briefing sulla sicurezza presso i loro uffici, tenuti rispettivamente da personale civile e militare. Entro domani mattina, le coppie di osservatori lasceranno Bukavu alla volta dei luoghi a cui sono stati assegnati, le citta' e i villaggi del Nord e Sud Kivu. * Bukavu, 26 luglio 2006 "Il lavoro e' un diritto e un dovere sacro per ogni congolese. Lo Stato garantisce il diritto al lavoro, la protezione contro la disoccupazione e una remunerazione giusta che garantisca al lavoratore e alla sua famiglia un'esistenza conforme alla dignita' umana, completata da tutti gli altri mezzi di protezione sociale, soprattutto la pensione e il minimo vitale". "La liberta' sindacale e' riconosciuta e garantita. Tutti i congolesi hanno il diritto di fondare sindacati o di affiliarvisi liberamente". "Il diritto di sciopero e' riconosciuto e garantito". Sono passaggi tratti dalla nuova Costituzione della Repubblica democratica del Congo, approvata lo scorso 18 dicembre con un referendum popolare e in vigore da febbraio. Questi passaggi, chiaramente ispirati ai principi europei piuttosto che al modello sociale nordamericano, sono alla base del contatto nato in questi giorni tra il sindacato italiano e quelli locali. Emilio Lonati, rappresentante sindacale della Fim-Cisl, si trova in questi giorni in Congo insieme alla delegazione di osservatori elettorali della societa' civile, promossa da "Beati i costruttori di pace" e "Chiama l'Africa". La sua presenza a Bukavu, capoluogo della regione del Sud Kivu, e' stata l'occasione per due incontri con i rappresentanti sindacali locali: uno scambio informale ma fecondo tra esperienze sindacali molto diverse, un'organizzazione occidentale con decenni di esperienza da un lato e dall'altro un sindacato nascente in un paese che esce da decenni di dittatura e guerre. Il sindacalista italiano ha incontrato ieri, 27 luglio, Padyrj Kyalumba Lugano, responsabile provinciale del sindacato ufficiale Untc, l'Union nationale de travailleurs congolais. Fino al '90 esisteva infatti quest'unico sindacato nel Paese, con iscrizione obbligatoria, voluto dal dittatore Mobutu. Il quale, avvertita aria di tempesta con il crollo del muro di Berlino, decise di mettere fine al partito e al sindacato unico, aprendo cosi' al pluralismo sindacale. "Da li' - spiega Emilio Lonati - ha avuto avvio una polverizzazione, che ha portato alla nascita di 278 sindacati nel paese. Anche gli immobili di proprieta' di questo sindacato unico sono stati rivendicati dai vari gruppi e si e' arrivati a una divisione del patrimonio". Fino a quando, nel 2004, viene varata una legge per la rappresentanza sindacale che, attraverso rinnovi delle rappresentanze con elezioni periodiche, consente di identificare i sindacati maggiormente rappresentativi e ha riportato l'Untc in posizione di preminenza, insieme a una decina d'altri. La legge prevederebbe al massimo cinque sindacati e dunque c'e' ancora uno sforzo da compiere per concentrare quelli esistenti, in genere unioni sindacali che rappresentano le varie categorie. Prosegue Lonati: "Per le elezioni che si terranno domenica prossima, 30 luglio (le prime elezioni libere e multipartitiche in Congo da quarant'anni), nessuno dei candidati alla presidenza ha inserito nel programma dei punti specifici sul lavoro. Cosi' i sindacati hanno presentato il loro candidato presidente e altri due candidati per il parlamento". Dall'incontro con il responsabile dell'Untc sono scaturite non solo informazioni generali, ma anche belle storie personali: "Kyalumba Lugano ci ha raccontato che nel '92 ha guidato la lotta in un'azienda mineraria (la Sominki, un'azienda per il 70% in mano ai belgi e per il resto al governo congolese, che estraeva oro e cassiterite) ed e' stato arrestato, pur essendo nel sindacato governativo, per aver portato avanti una lotta con 54 giorni di sciopero". "Oltre alle esperienze sindacali derivanti dal vecchio regime - spiega ancora Emilio Lonati - ci sono i sindacati emergenti, ancora senza riconoscimento ufficiale ma che hanno gia' portato avanti iniziative e lotte". Nella regione del Sud Kivu in cui si trova, l'unico sindacato autonomo organizzato e' quello degli insegnanti delle scuole cattoliche, nato spontaneamente dalla base. Lonati ne ha incontrato il responsabile, Pierre. "Con il loro sindacato sono riusciti a ottenere gia' buoni risultati, primo fra tutti l'aumento della retribuzione da 8 dollari al mese a 30 dollari. Questa rivendicazione li accomuna tra l'altro a militari e polizia, le altre due categorie di lavoratori che percepiscono (quando li percepiscono) stipendi ridottissimi. Per 'ovviare', soldati e poliziotti spesso taglieggiano la gente, mentre gli insegnanti sono costretti a chiedere alle famiglie di pagare per mandare i figli a scuola, cosa che ha causato un abbandono scolastico del 40%". Un piccolo ma significativo esempio che mostra come una questione sindacale influisca in maniera decisiva sul futuro di un paese. "E' essenziale che si crei una confederalita' sindacale - commenta Lonati - perche' se non si mettono insieme, mai potranno avere forza contrattuale per fare rivendicazioni e pressione sul nuovo governo che sara' in carica nei prossimi mesi". "Mentre i sindacati che derivano dal precedente regime hanno mantenuto un minimo di struttura ed esperienza, queste nuove forme sindacali non ne hanno alcuna e per questo mi hanno chiesto la possibilita' di fare degli stage. La Cisl internazionale (la Confederazione internazionale dei sindacati dei lavoratori), che ha sede a Ginevra, dovra' seguire con attenzione l'evolversi della situazione e favorirla, perche' con la nuova Costituzione e il sindacato nascente si e' creata una condizione ottimale". "In questa fase di transizione - conclude Lonati - i sindacati sopravvivono in qualche maniera, dato che l'iscrizione obbligatoria e' stata tolta nel 2000. Qui nella regione del Sud Kivu esistono 47 grosse imprese con seimila addetti, eppure il sindacato ufficiale ha un piccolo ufficio con solo una vecchia fotocopiatrice e una macchina da scrivere anni '70, in cui riceve la gente che ogni giorno arriva con contenziosi di lavoro. L'unico pagamento che ottengono e' una piccola percentuale sulla somma che riescono eventualmente a recuperare con la trattativa con il datore di lavoro. Stanno cercando forme di mutualita' nella sanita', che sono le prime cose che il sindacato nascente ha realizzato in Europa nell'Ottocento: c'e' dunque ancora tanto cammino da fare". Giusy Baioni * Bukavu, 27 luglio 2006 Ultimo giorno di campagna elettorale, nella Repubblica democratica del Congo. Nell'est del Paese, dove sono dislocati i 61 osservatori della societa' civile italiana, le notizie sono di tono diverso rispetto a quelle della capitale. C'e' un clima di grande attesa a Bukavu, capoluogo del Sud Kivu. Le strade sono invase da gente che indossa berretti e magliette col volto dei candidati, si susseguono i comizi e le manifestazioni, tra canti e balli. Cosi' accade anche quando per la strada si incrociano due cortei a sostegno di candidati diversi, che proseguono danzando senza incidenti. Anche i manifesti elettorali restano tutti appesi ai muri e agli alberi, uno aggiunto all'altro, nessuno strappato: tutti segni di grande coscienza civica. In questa parte del Congo il consenso si coagula in altissima percentuale attorno al presidente uscente Joseph Kabila, che e' ben consapevole di avere nel Kivu il suo bacino elettorale piu' convinto. "L'artisan de la paix" e' il motto che si e' scelto per quest'ultimo scampolo di campagna elettorale. E la gente lo vede proprio cosi', come il firmatario della pace e colui che ha restituito un po' di tranquillita' alla zona del Paese che piu' e' stata martoriata dagli anni della guerra. "Non voteremo per coloro che hanno violentato le nostre mogli" dicono a mo' di slogan. Qui le attese sono tutte protese al voto di domenica, a cui probabilmente si registrera' un'affluenza altissima. Non c'e' la sfiducia che si registra all'ovest, nella capitale; la gente crede e attende le elezioni come una svolta decisiva per il Paese e un'uscita dall'empasse della formula 1+4, un presidente e quattro vicepresidenti, che di fatto blocca qualunque decisione. La presenza di osservatori internazionali e' molto ben accolta dalla popolazione, che li vede come un'ulteriore garanzia di legittimita' per il voto. In questo quadro, si inserisce l'attivita' dei sessantuno osservatori italiani, coordinati da "Beati i costruttori di pace" e "Chiama l'Africa". Ormai tutte le equipes di coppie di osservatori sono dislocate sul territorio del Nord e Sud Kivu, nelle citta' piu' importanti (Bukavu, Goma, Beni, Butembo, Uvira) e nei centri dove la tensione e' piu' alta (da Matanda a Minemwe, da Luvungi a Walungu, da Rutshuru a Masisi). Le attivita' delle equipes procedono a pieno ritmo in questi giorni: la presentazione alle autorita' del luogo, tra cui i responsabili della Commissione elettorale indipendente, e la conoscenza del territorio, in particolare dei luoghi allestiti come seggi elettorali. Da tutti loro arrivano messaggi positivi sull'accoglienza ricevuta dalla popolazione e dalle autorita'. Il clima generalmente positivo e di grande attesa che si respira nel Kivu e' in contrasto con le notizie che giungono da altre parti del Paese. In particolare, la chiesa cattolica in queste zone e' da mesi protagonista di un intenso lavoro di formazione della popolazione, a cui viene spiegato come votare e con quale criterio scegliere i candidati. Folti gruppi di volontari hanno girato per tutta la provincia, fino nei villaggi piu' remoti, per fare incontri di educazione civica. In relazione a quanto scritto da alcuni vescovi nei giorni scorsi, che hanno assunto una posizione critica verso il processo elettorale, Lisa Clark e Albino Bizzotto, responsabili di "Beati i costruttori di pace", spiegano: "Viene dato molto credito a dichiarazioni fatte a titolo personale da due vescovi, che sono diffuse come notizia principale se non unica. Tutte queste informazioni vengono pero' prontamente e sistematicamente smentite, col risultato di ottenere un'informazione distorta. Andrebbero invece maggiormente pubblicizzate le dichiarazioni collettive dei vescovi: lo sforzo della Chiesa, a tutti i livelli, nella formazione e nell'educazione civica, e' stato enorme e continua senza interruzione". Giusy Baioni * Bukavu, 28 luglio 2006 Piu' di 25 milioni di congolesi sono chiamati alle urne, domenica 30 luglio, per le prime elezioni libere e democratiche della Repubblica democratica del Congo. Oggi, alla vigilia del silenzio della campagna elettorale, la societa' civile della provincia del Sud Kivu si e' ritrovata a Bukavu per fare il punto delle iniziative promosse per insegnare alla popolazione come votare (molta parte dei congolesi e' analfabeta), come esercitare al meglio il diritto di scelta e la liberta' e la segretezza del voto. E' dall'inizio dell'anno che la societa' civile si sta muovendo in questo senso affinche' le elezioni risultino davvero libere e democratiche e vedano la partecipazione piu' ampia possibile degli aventi diritto al voto. In particolare nel Sud Kivu ha organizzato e promosso incontri, dibattiti, sessioni di approfondimento, iniziative di conoscenza con i diversi candidati locali al parlamento. Ma anche partite di calcio in cui si affrontavano squadre composte da consueti avversari (pigmei del Nord Kivu contro pigmei del Sud Kivu in alcune localita'; autorita' civili contro militari in altre) che, alla fine, vincitori o vinti, si abbracciavano comunque, fornendo una simbolica testimonianza di concordia. "Come societa' civile organizzata noi intendiamo l'insieme di associazioni civili e ong locali che si mettono insieme e lavorano in rete - hanno spiegato gli addetti al coordinamento incontrando gli osservatori internazionali della societa' civile italiana - Un movimento che comprende piu' di 1.500 organismi: ong per lo sviluppo; organizzazioni per la tutela dei diritti dell'uomo; organizzazioni di donne; organizzazioni di giovani; confessioni religiose; sindacati e gruppi professionali; intellettuali; associazioni che si occupano di sport, cultura e tempo libero; associazioni a interesse economico; associazioni caritative e umanitarie". Fondamentale la sua presenza durante la guerra per porre un limite, con strumenti nonviolenti, alla violenza dei banditi e dei ribelli che ha profondamente segnato questa parte del paese. Frutto della societa' civile congolese e' anche Renosec, la rete degli osservatori nazionali del Congo, che si e' organizzata in vista delle elezioni formando un gruppo di osservatori elettorali nazionali, che saranno dislocati anche nella provincia. Incontrando alcuni rappresentanti degli osservatori elettorali di "Beati i costruttori di pace" e "Chiama l'Africa" a Bukavu, il coordinamento della societa' civile congolese li ha ringraziati pubblicamente per la loro presenza in questo momento particolare della storia del paese e per l'accompagnamento loro offerto durante gli anni della guerra. Cinzia Agostini * Bukavu, 29 luglio 2006 Vigilia del voto, in Congo. Dopo quarantacinque anni, il Paese torna alle urne per elezioni libere e multipartitiche. Il clima che si respira e' di grande attesa, qui nel Kivu, regione a est di questo Stato grande otto volte l'Italia. Il silenzio elettorale e' stato rispettato in maniera lodevole: non solo nessun comizio e nessuno slogan per le strade, ma addirittura nella notte sono stati tolti tutti i manifesti elettorali che invadevano la citta'. La gente, che fino a ieri indossava orgogliosa la t-shirt o il cappellino del proprio candidato, oggi ha lasciato nell'armadio tutto quello che poteva alludere al voto. Anche nei quartieri popolari e periferici, fatti di baracche, questa attenzione e' stata scrupolosa, segno di una partecipazione e di una educazione civica notevoli. Nei mesi e in particolare nelle settimane scorse, sono stati infatti moltissimi gli incontri organizzati dalla societa' civile per informare, educare, spiegare come e perche' votare. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Tutto e' pronto per domani. Alla preapertura dei seggi, gli osservatori nazionali e internazionali verificano che tutto sia in regola: i centres de vote (ognuno dei quali ha circa 6.000 votanti) stanno ultimando i preparativi e l'allestimento delle cabine elettorali; i materiali elettorali sono arrivati gia' da qualche giorno, senza intoppi. Ad esempio a Cahi, quartiere popolare della periferia di Bukavu, e' stato allestito anche un bureau de vote all'interno dell'ospedale, per consentire anche ai malati di votare. Stanotte scrutatori, segretari, presidenti dormiranno nei centres de vote, cosi' da essere pronti per domattina alle 5 per le prime operazioni. I seggi si apriranno infatti alle 6 e resteranno aperti fino alle 17, dal sorgere del sole al tramonto. Poi, quando tutti gli elettori avranno votato, si procedera' subito allo spoglio e alla conta dei voti: la lunga notte del Congo al suo passaggio storico. Anche i 61 osservatori della societa' civile italiana, sparsi sul territorio del Nord e Sud Kivu, hanno compiuto oggi verifiche e ispezioni ai centres de vote assegnati loro. Dalla maggior parte delle 23 equipes giungono segnalazioni sulla regolarita' dei preparativi. Da una zona soltanto e' stato segnalato il numero non sufficiente di tamponi di inchiostro, che serviranno agli analfabeti per contrassegnare il candidato prescelto. L'attesa febbrile del voto pare aver placato anche le tensioni esistenti in questa parte di Congo al confine con il Rwanda, in una sorta di tregua. Solo da due o tre di questi luoghi sono giunte notizie di tensioni, rientrate pero' nell'arco della giornata. Giusy Baioni 3. ESPERIENZE. MARIA G. DI RIENZO: OBIETTORI ALLE SPESE MILITARI [Da "Azione nonviolenta" di gennaio-febbraio 2006 (disponibile anche nel sito: www.nonviolenti:org). Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005] Dicono che si tratta di una violazione dei loro diritti umani, e si dichiarano obiettori di coscienza. Non intendono aggiungere il denaro delle loro tasse agli oltre 6 miliardi di sterline che la Gran Bretagna ha gia' speso per la guerra in Iraq. I sette resistenti, per la maggior parte quaccheri, sostengono che il loro governo sta violando, nei loro confronti, l'articolo 9 della Convenzione europea sui diritti umani (quello che garantisce la liberta' di manifestare la propria religione o i propri convincimenti). E' probabile che il loro caso finisca alla Corte di Strasburgo. I tribunali inglesi non vogliono riconoscerli quali obiettori perche' la richiesta sarebbe stata presentata oltre i termini di legge, cosi' essi hanno a loro volta aperto un'azione legale contro il governo. I loro avvocati sostengono che "Lo stato e' obbligato a cercare di evitare di mettere i suoi cittadini in una situazione estremamente dolorosa e pesante, in cui si chiede loro di non essere leali verso i propri principi di coscienza o di violare la legge". Simon Heywood, portavoce del gruppo, spiega: "La questione tocca una parte essenziale della nostra identita', religiosa o meno, quaccheri e no. La nostra coscienza non ci consente di finanziare degli omicidi. La legge corrente non ci accetta come obiettori, e quindi chiede la nostra complicita' alla guerra, e ci dichiara criminali quando ci rifiutiamo di finanziarla. E' chiaro che tale legge deve essere cambiata. Siamo peraltro dispostissimi a versare quello stesso denaro in un fondo governativo che persegua la pace". Con uno straordinario sussulto di sincerita', il governo inglese ha fatto conoscere la sua principale preoccupazione: ovvero che tale opzione, se accettata, costituirebbe un precedente grazie al quale ad esempio gli animalisti potrebbero dichiarare la loro obiezione a tassazioni che andrebbero a finanziare esperimenti su animali. Lo scorso 26 luglio, la richiesta della revisione da parte della Corte d'appello della condanna ricevuta per non aver pagato il 10% delle tasse, e' stata rifiutata ai sette obiettori dopo tre ore di dibattimento, durante il quale il giudice ha dovuto pero' convenire su molte delle loro argomentazioni. Il punto chiave di questa sentenza, per quanto spiacevole nel suo insieme, sta nel fatto che il giudice ha riconosciuto che il caso dovrebbe essere dibattuto dalla Corte europea. I sette hanno comunque reiterato il loro rifiuto di finanziare le spese militari e la guerra. Come sapete, l'obiezione fiscale alle spese militari in questo senso ha una lunga ed onorevole storia: la novita' nella vicenda degli obiettori inglesi sta nell'aver denunciato il governo per la violazione dei propri diritti umani. Questo ha avuto parecchi effetti positivi sul sostegno da parte dell'opinione pubblica e sull'interesse dei media, che probabilmente non ci sarebbero stati se il rifiuto di pagare le tasse fosse stato contenuto all'interno della consueta cornice: obiezione fiscale, azione legale intentata dal governo, dibattimento in tribunale, condanna, conferma dell'obiezione, carcere. Mettere il proprio oppositore in condizione di doversi esso stesso scagionare da un'accusa moralmente ineccepibile (in nome di quale etica neghi la nostra sottrazione alla complicita' in delitti?), suffragata da un impegno internazionale che esso ha sottoscritto (la Convenzione europea sui diritti umani), e nel contempo offrire una via d'uscita comune (paghiamo quei soldi, se finanziano la pace), e' un esempio di come una classica azione nonviolenta sia stata produttivamente elaborata in maniera da ampliarne l'efficacia. 4. RIFLESSIONE. LEV TOLSTOJ: TORNATE IN VOI [Da Lev Tolstoj, Perche' la gente si droga? E altri saggi su societa', politica, religione, Mondadori, Milano 1988, p. 205. Lev Tolstoj, nato nel 1828 e scomparso nel 1910, non solo grandissimo scrittore, ma anche educatore e riformatore religioso e sociale, propugnatore della nonviolenza. Opere di Lev Tolstoj: tralasciando qui le opere letterarie (ma cfr. almeno Tutti i romanzi, Sansoni, Firenze 1967; e Tutti i racconti, Mondadori, Milano 1991, 2005), della gigantesca pubblicistica tolstojana segnaliamo particolarmente almeno Quale scuola, Emme, Milano 1975, Mondadori, Milano 1978; La confessione, SE, Milano 1995; Perche' la gente si droga? e altri saggio su societa', politica, religione, Mondadori, Milano 1988; Il regno di Dio e' in voi, Bocca, Roma 1894, poi Publiprint-Manca, Trento-Genova 1988; La legge della violenza e la legge dell'amore, Edizioni del Movimento Nonviolento, Verona 1998; La vera vita, Manca, Genova 1991; l'antologia Tolstoj verde, Manca, Genova 1990. Opere su Lev Tolstoj: dal nostro punto di vista segnaliamo particolarmente Pier Cesare Bori, Gianni Sofri, Gandhi e Tolstoj, Il Mulino, Bologna 1985; Pier Cesare Bori, Tolstoj, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1991; Pier Cesare Bori, L'altro Tolstoj, Il Mulino, Bologna 1995; Amici di Tolstoi (a cura di), Tolstoi il profeta, Il segno dei Gabrielli, S. Pietro in Cariano (Vr) 2000] Tornate in voi, fratelli, non ascoltate ne' quei farabutti che fin dall'infanzia vi contagiano con il diabolico spirito del patriottismo, che e' contrario al bene e alla verita', e serve soltanto a privarvi dei vostri averi, e della vostra liberta', e della vostra dignita' umana; ne' quei vecchi imbroglioni che predicano la guerra nel nome di un dio che hanno inventato loro stessi... 5. RIFLESSIONE. MOHANDAS K. GANDHI: LA MORALE [Da Mohandas K. Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino 1973, 1996, p. 354 (e' un brano da un articolo apparso su "Harijan" del 7 luglio 1947). Mohandas K. Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va mitizzato, e che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione, della sua opera. Opere di Gandhi: essendo Gandhi un organizzatore, un giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton; Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento; La cura della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef (traduzione del primo, e fondamentale, libro di Gandhi: Satyagraha in South Africa). Altri volumi sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verita'; Feltrinelli ha recentemente pubblicato l'antologia Per la pace, curata e introdotta da Thomas Merton. Altri volumi ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi: tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori. Tra gli studi cfr. Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e' quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L. Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci, Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma 1999; tra le piu' recenti pubblicazioni segnaliamo le seguenti: Antonio Vigilante, Il pensiero nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004; Mark Juergensmeyer, Come Gandhi, Laterza, Roma-Bari 2004; Roberto Mancini, L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Enrico Peyretti, Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Fulvio Cesare Manara, Una forza che da' vita. Ricominciare con Gandhi in un'eta' di terrorismi, Unicopli, Milano 2006] La morale che si puo' legittimamente trarre dalla spaventosa tragedia provocata dalla bomba atomica e' che una bomba non puo' essere distrutta da un'altra bomba, come la violenza non puo' essere eliminata dalla violenza. Il genere umano puo' liberarsi dalla violenza soltanto ricorrendo alla nonviolenza. 6. RIFLESSIONE. ALDO CAPITINI: LA PRIMA COSA [Da Aldo Capitini, Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, p. 388 (e' un frammento da un articolo del 1965). Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991; e la recentissima antologia degli scritti (a cura di Mario Martini, benemerito degli studi capitiniani) Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; Andrea Tortoreto, La filosofia di Aldo Capitini, Clinamen, Firenze 2005; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it, altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803, e-mail: azionenonviolenta at sis.it] Per noi il rifiuto della violenza, della tortura, della guerra, dell'impero (di qualsiasi Stato), e' la prima cosa. Resta poi da portare avanti instancabilmente e dappertutto il dialogo come trattativa, accordo, regolamentazione giuridica che riconosce le ragioni delle parti, e la nonviolenza come attivissima apertura amorevole... 7. RIFLESSIONE. MARTIN LUTHER KING: MI RIFIUTO [Da Martin Luther King, "I have a dream", Mondadori, Milano 2000, 2001, p. 264. Martin Luther King, nato ad Atlanta in Georgia nel 1929, laureatosi all'Universita' di Boston nel 1954 con una tesi sul teologo Paul Tillich, lo stesso anno si stabilisce, come pastore battista, a Montgomery nell'Alabama. Dal 1955 (il primo dicembre accade la vicenda di Rosa Parks) guida la lotta nonviolenta contro la discriminazione razziale, intervenendo in varie parti degli Usa. Premio Nobel per la pace nel 1964, piu' volte oggetto di attentati e repressione, muore assassinato nel 1968. Opere di Martin Luther King: tra i testi piu' noti: La forza di amare, Sei, Torino 1967, 1994 (edizione italiana curata da Ernesto Balducci); Lettera dal carcere di Birmingham - Pellegrinaggio alla nonviolenza, Movimento Nonviolento, Verona 1993; L'"altro" Martin Luther King, Claudiana, Torino 1993 (antologia a cura di Paolo Naso); "I have a dream", Mondadori, Milano 2001; cfr. anche: Marcia verso la liberta', Ando', Palermo 1968; Lettera dal carcere, La Locusta, Vicenza 1968; Il fronte della coscienza, Sei, Torino 1968; Perche' non possiamo aspettare, Ando', Palermo 1970; Dove stiamo andando, verso il caos o la comunita'?, Sei, Torino 1970. Presso la University of California Press, e' in via di pubblicazione l'intera raccolta degli scritti di Martin Luther King, a cura di Clayborne Carson (che lavora alla Stanford University). Sono usciti sinora cinque volumi (di quattordici previsti): 1. Called to Serve (January 1929 - June 1951); 2. Rediscovering Precious Values (July 1951 - November 1955); 3. Birth of a New Age (December 1955 - December 1956); 4. Symbol of the Movement (January 1957 - December 1958); 5. Threshold of a New Decade (January 1959 - December 1960); ulteriori informazioni nel sito: www.stanford.edu/group/King/ Opere su Martin Luther King: Arnulf Zitelmann, Non mi piegherete. Vita di Martin Luther King, Feltrinelli, Milano 1996; Sandra Cavallucci, Martin Luther King, Mondadori, Milano 2004. Esistono altri testi in italiano (ad esempio Hubert Gerbeau, Martin Luther King, Cittadella, Assisi 1973), ma quelli a nostra conoscenza sono perlopiu' di non particolare valore: sarebbe invece assai necessario uno studio critico approfondito della figura, della riflessione e dell'azione di Martin Luther King (anche contestualizzandole e confrontandole con altre contemporanee personalita', riflessioni ed esperienze di resistenza antirazzista in America). Una introduzione sintetica e' in "Azione nonviolenta" dell'aprile 1998 (alle pp. 3-9), con una buona bibliografia essenziale] Mi rifiuto di accettare l'idea che l'umanita' sia incatenata con nodi tragicamente indissolubili alla notte senza stelle del razzismo e della guerra. 8. RIFLESSIONE. ERNESTO BALDUCCI: O NON SARANNO [Da Ernesto Balducci, Il terzo millennio, Bompiani, Milano 1981, p. 185. Ernesto Balducci e' nato a Santa Fiora (in provincia di Grosseto) nel 1922, ed e' deceduto a seguito di un incidente stradale nel 1992. Sacerdote, insegnante, scrittore, organizzatore culturale, promotore di numerose iniziative di pace e di solidarieta'. Fondatore della rivista "Testimonianze" nel 1958 e delle Edizioni Cultura della Pace (Ecp) nel 1986. Oltre che infaticabile attivista per la pace e i diritti, e' stato un pensatore di grande vigore ed originalita', le cui riflessioni ed analisi sono decisive per un'etica della mondialita' all'altezza dei drammatici problemi dell'ora presente. Opere di Ernesto Balducci: segnaliamo particolarmente alcuni libri dell'ultimo periodo: Il terzo millennio (Bompiani); La pace. Realismo di un'utopia (Principato), in collaborazione con Lodovico Grassi; Pensieri di pace (Cittadella); L'uomo planetario (Camunia, poi Ecp); La terra del tramonto (Ecp); Montezuma scopre l'Europa (Ecp). Si vedano anche l'intervista autobiografica Il cerchio che si chiude (Marietti); la raccolta postuma di scritti autobiografici Il sogno di una cosa (Ecp); la raccolta postuma di scritti su temi educativi Educazione come liberazione (Libreria Chiari); il manuale di storia della filosofia, Storia del pensiero umano (Cremonese); ed il corso di educazione civica Cittadini del mondo (Principato), in collaborazione con Pierluigi Onorato. Opere su Ernesto Balducci: cfr. i due fondamentali volumi monografici di "Testimonianze" a lui dedicati: Ernesto Balducci, "Testimonianze" nn. 347-349, 1992; ed Ernesto Balducci e la lunga marcia dei diritti umani, "Testimonianze" nn. 373-374, 1995; un'ottima rassegna bibliografica preceduta da una precisa introduzione biografica e' il libro di Andrea Cecconi, Ernesto Balducci: cinquant'anni di attivita', Libreria Chiari, Firenze 1996; recente e' il libro di Bruna Bocchini Camaiani, Ernesto Balducci. La Chiesa e la modernita', Laterza, Roma-Bari 2002; cfr. anche almeno Enzo Mazzi, Ernesto Balducci e il dissenso creativo, Manifestolibri, Roma 2002; e AA. VV., Verso l'"uomo inedito", Fondazione Ernesto Balducci, San Domenico di Fiesole (Fi) 2004. Per contattare la Fondazione Ernesto Balducci: tel. 055599147, e-mail: feb at fol.it, sito: www.fondazionebalducci.it] Gli uomini del futuro o saranno uomini di pace o non saranno. 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1372 del 30 luglio 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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