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La nonviolenza e' in cammino. 1360
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1360
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 18 Jul 2006 00:37:31 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1360 del 18 luglio 2006 Sommario di questo numero: 1. Benito D'Ippolito: Messe alla prova 2. Se giovassero le cose ripetute (parte seconda) 3. La falsa alternativa e i morti veri 4. La politica dei due tempi. E le persone frattanto uccise 5. Manoscritto trovato in una bottiglia 6. E la Costituzione? 7. La nonviolenza, non il pacifismo 8. Vesti la giubba 9. Politica nonviolenta e nonviolenza giuriscostituente 10. Etica dell'irresponsabilita' 11. L'antipolitica degli assassini e un equivoco che si scioglie 12. Gli gnorri 13. Dell'etica della cura 14. Menzogna e pregiudizio 15. Fermare la guerra 16. Due domande 17. La guerra e' il terrorismo 18. Contando fino a tre 19. I complici, gli arresi 20. Il governo delle leggi e come la guerra porti il fascismo 21. Peppe Sini: Un recidivo 22. Protervo Villanzoni: La Costituzione a mezzo servizio 23. La "Carta" del Movimento Nonviolento 24. Per saperne di piu' 1. PAROLE NEL VENTO. BENITO D'IPPOLITO: MESSE ALLA PROVA Messe alla prova molte persone cedono ma voi dovete rimanere saldi. Continuare ad avere pieta' scegliere ancora la parte delle vitime chiamare omicidio l'omicidio. Non riconoscerete piu' vecchi compagni che avranno fatto tristo il compromesso e antichi gabbamondo finalmente avranno gettato per sempre la maschera. V'inviteranno a unirvi al laido coro all'empia teoria di ferro e zanne ebbri sul tirso straziate recando carni. Ma voi dovete rimanere forti in cio' che e' vero e che sempre resta giusto: che uccidere e' un crimine che la guerra di tutti i crimini e' il supremo che chi cede alla guerra cede al fascismo. Sara' tristissimo veder cadere ed arruolarsi amici molto cari sara' tristissimo non essere riusciti a trattenerli dal gettarsi nell'abisso. Ma voi dovete rimanere onesti: fare il male non e' cosa buona se pur tanti votano la strage quella strage resta disumano un crimine. Le fanfare cercheranno di stordirvi di distogliervi lo sguardo dalle carni lacerate degli uccisi dalle truppe. Cercheranno di convincervi che e' giusto l'assassinio quando giova a chi e' al governo e deve essere la sete degli dei soddisfatta a tempo debito. Diranno che le vittime che fa la nostra parte non avevano diritto di scampare. Vi offriranno ricche vesti e unguenti rari per un vostro lieve cenno di consenso. Messe alla prova molte persone cedono ma voi dovete rimanere integri compassionevoli dovete rimanere voi non siete tigri. 2. EDITORIALE. SE GIOVASSERO LE COSE RIPETUTE (PARTE SECONDA) Proseguiamo la riproposizione in ordine cronologico di alcuni interventi apparsi nelle ultime settimane sul nostro foglio, di cui la redazione - il Centro di ricerca per la pace di Viterbo - si assume la responsabilita' (ed e' per questo che ci pare non occorra riprodurre anche le firme con cui sono apparsi, del resto ogni lettore e lettrice puo' operare da se' i riscontri). La tesi che tutti li collega e' che nell'ormai assai prossimo voto parlamentare sul rifinanziamento della partecipazione militare italiana alla guerra afgana tre debbano essere i punti fermi: a) il rispetto scrupoloso dellaCostituzione della Repubblica Italiana che ripudia la guerra; b) la conseguente cessazione della partecipazione italiana alla guerra e l'avvio di un'iniziativa per la pace; c) la scelta di un intervento in forme rigorosamente nonviolente in aiuto alle vittime della guerra, per il disarmo di tutte le parti in conflitto, a concreto sostegno del diritto della popolazione afgana a vedersi riconosciuti tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani. La prima parte di questa raccolta di testi e' ne "La domenica della nonviolenza" n. 82 del 16 luglio 2006. 3. LA FALSA ALTERNATIVA E I MORTI VERI Cio' che e' oggi in discussione non e' la crisi del governo Prodi, che peraltro in crisi ci si mette egregiamente da se': cio' che e' in discussione e' se dobbiamo continuare a uccidere in Afghanistan, o se invece in Afghanistan dobbiamo salvare vite umane; se dobbiamo continuare una guerra immorale e criminale (e tutte le guerre lo sono, e bene lo dice la Costituzione) o se invece dobbiamo intervenire in modo nonviolento affinche' la guerra cessi, le vittime siano assistite e riconciliate, quel popolo e quel paese siano aiutati a vivere. E quindi l'alternativa non e' se sostenere un governo o abbandonarlo a se stesso (per quel che riguarda chi scrive queste righe io ho votato per la coalizione antigolpista alle elezioni parlamentari, non per un premier ne' per un'accolita di ministri di molti dei quali penso che siano dei pessimi soggetti), ma se dobbiamo continuare la guerra o no. Io sono contrario alla guerra, come sono contrario agli omicidi: se il governo e' favorevole alla guerra e agli omicidi non conti sulla mia complicita'. Le ciance di palazzo appassionano altri, a noi interessa salvare le vite umane. 4. LA POLITICA DEI DUE TEMPI. E LE PERSONE FRATTANTO UCCISE Ricordo. Nella storia del movimento operaio dirigenze burocratiche che poi si vide che fine fecero (votarono i crediti di guerra e contribuirono a scatenare la prima guerra mondiale, da cui e' seguito tutto, tutto l'orrore del secolo di Auschwitz e di Hiroshima, dei gulag e dei lager, di Bhopal e di Cernobyl) inventarono la teoria dei due tempi: vogliamo una cosa ma nel frattento ne accettiamo, anzi ne sollecitiamo un'altra, mica vogliamo sembrare "massimalisti", non sia mai; a noi ci basta il "programma minimo" (la cui traduzione era poi sovente qualche posticino nella macchina dello stato ed i finanziamenti necessari per l'apparato burocratico e propagandistico). E cosi' oggi i ministri del governo in carica dichiarano che vogliono la pace - e ci mancherebbe -, ma intanto decretano la prosecuzione della guerra. Alle persone buone che questo sofistico ministeriale ragionamento e questa sanguinaria ministeriale scelta condividono o avallano vorremmo ricordare quelle buone parole di Primo Levi: "fermatevi e considerate". 5. MANOSCRITTO TROVATO IN UNA BOTTIGLIA "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali". Perdindirindina, ma guarda che enormita' si trovano nelle bottiglie. Dovrei proprio smettere di bere. 6. E LA COSTITUZIONE? E la Costituzione? Nel letamaio, insieme ad altre perle. 7. LA NONVIOLENZA, NON IL PACIFISMO Il pacifismo in verita' e' nulla, al primo soffio del lupo viene giu'. Quello che occorre e' la nonviolenza. 8. VESTI LA GIUBBA Basta attendere sulla sponda del fiume. Dopo aver proclamato che occorreva votare per la prosecuzione della guerra perche' non si poteva mettere in pericolo l'alleanza di governo, alla prova del Dpef (il decreto di programmazione economica e finanziara) un partito della coalizione rompe il sacro unanimismo nel consiglio dei ministri e si appresta a opporsi in parlamento. Un classico. Noi concordiamo nell'opposizione ai tagli alla spesa sociale, ma ci spieghino un po' i piccoli machiavelli di turno perche' ora non valgono piu' tutte le chiacchiere fatte fino a ieri. Sperando che non sia perche' cosi' come Parigi val bene una messa, continuare ad ammazzare gli afgani era un prezzo equo per restare tutti insieme appassionatamente, mentre sui tagli - infami tagli - alla spesa sociale che danneggiano direttamente, materialmente, tante persone che votano in Italia - che votano in Italia - un diverso ragionamento prevale. * La guerra e' assassina, chi vota per essa assassino si fa. La Costituzione ripudia la guerra, il governo che vota la guerra ripudia la Costituzione. 9. POLITICA NONVIOLENTA E NONVIOLENZA GIURISCOSTITUENTE Le persone che si accostano alla nonviolenza lo fanno ciascuna muovendo da premesse diverse, originali, attraverso l'approfondimento e l'illimpidimento delle proprie opinioni. e' per questo che vi sono tante opinioni sulla nonviolenza quante sono le persone amiche della nonviolenza. Ad esempio chi scrive queste righe ritiene che o le persone amiche della nonviolenza propongono il punto di vista della nonviolenza nella politica e finanche nel diritto (per questo parla tanto di "nonviolenza giuriscostituente" e condivide con tanta passione la proposta di Lidia Menapace di lavorare per costruire la politica internazionale dell'Unione Europea sulla base della scelta della nonviolenza), oppure sara' impossibile fermare la catastrofe. E' per questo che chi scrive queste righe non ha alcuna fiducia ne' alcuna contiguita' col pacifismo roboante (fino al delirio totalitario) nei proclami e nei fatti tattico, confuso, ambiguo e subalterno del "senza se e senza ma", col pacifismo della "sinistra radicale" - che tale si dice perche' e' incerta, et pour cause, del suo essere ancora sinistra, la sinistra delle oppresse e degli oppressi in lotta per la liberazione dell'umanita' tutta e di quella di tutti e di ciascuno -, col pacifismo "antiamericano" (che pacifismo non e' ma solo complicita' con altra oppressione e violenza assassina) e via sloganeggiando. Perche' o si fa la scelta della nonviolenza o non si da' azione per la pace. Ed e' per questo che chi scrive queste righe trova essere un penoso segno dei tempi che taluni scrivano "nonviolenza attiva": non sanno che la nonviolenza o e' attiva o non e'; non hanno capito che la nonviolenza o e' lotta contro la violenza, o non e'; non riescono a cogliere che la nonviolenza e' il contrario della vilta', della rassegnazione, della subalternita', dell'indifferenza, dell'accettazione dello status quo: non hanno ancora percepito "con la mente e piu' col cor" che la nonviolenza e' la lotta piu' nitida e piu' intransigente contro le uccisioni e contro le oppressioni, contro le ingiustizie e contro le menzogne, contro lo sfruttamento e contro le devastazioni, contro la disumanizzazione e contro la servitu', contro l'ignoranza e contro l'alienazione; la nonviolenza e' lotta, lotta, lotta, la lotta la piu' coerente e la piu' concreta, la piu' civile e la piu' politica. E certo si da' sempre e solo nelle concrete condizioni della storia, attraverso l'analisi concreta delle situazioni concrete, e sempre e solo nel rispetto dell'umanita' di tutti e di ciascuno. Ma e' lotta, lotta, lotta. Ed oggi, qui e adesso, la scelta della nonviolenza e' ancora una volta opporsi alla guerra, difendere la Costituzione che ripudia la guerra, sentirsi ciascuna e ciascuno responsabile di tutto. Come ci hanno insegnato Emmanuel Levinas e Hans Jonas, Hannah Arendt e Simone Weil, e piu' di chiunque altro Virginia Woolf. 10. ETICA DELL'IRRESPONSABILITA' In questo teatrino buffo quanto tragico non manca chi evoca addirittura l'"etica della responsabilita'" (ovvero il farsi carico delle conseguenze delle proprie azioni) per sostenere la tesi che sia cosa buona e giusta continuare la guerra in Afghanistan, ovvero continuare a uccidere esseri umani. Uccidere esseri umani. Uccidere. Esseri umani. Chi leggera' un domani le parole proferite in questi giorni da certi ministri e da certi loro caudatari e araldi potra' forse sorriderne. Noi oggi ne proviamo solo orrore. 11. L'ANTIPOLITICA DEGLI ASSASSINI E UN EQUIVOCO CHE SI SCIOGLIE Quella degli assassini e' propriamente l'antipolitica, poiche' essa denega e fin annichilisce ogni possibilita' di civile convivenza fondata sul reciproco riconoscimento di umanita'. Tutti i sostenitori della guerra hanno abdicato alla politica, poiche' la guerra non e' la prosecuzione della politica con altri mezzi, iuxta la massima clausewitziana, ma della politica la morte, e la morte dell'umanita'. Un ministro che propugna la guerra non e' piu' un politico, e' un antipolitico, e peggio: un mandante della commissione di omicidi. * L'equivoco che si scioglie e' quello - invero clownesco - del pacifismo "seconda grande potenza": il pacifismo totalitario del "senza se e senza ma", il pacifismo ipocrita degli "italiani brava gente", il pacifismo nepotista e arraffone delle carriere parastatali, il pacifismo squadrista e agli squadristi ammiccante, il pacifismo della "sinistra radicale", il pacifismo ciarlatano e colluso, astratto e velleitario, ambiguo e subalterno, da salotto e da parata, ebbene, quel pacifismo confuso e dimidiato non serve a nulla, non e' mai servito a nulla, se non alle miserabili carriere di chi giunto alla prova non esita ad arrampicarsi su cataste di cadaveri pur di mantenere il proprio privilegio borghese ed accrescere le proprie borghesi fortune. La nonviolenza occorre: la nonviolenza, che e' la lotta la piu' nitida e la piu' intransigente contro tutte le uccisioni, contro tutte le oppressioni, contro tutte le devastazioni: contro la guerra, l'inquinamento, lo sfruttamento. La nonviolenza, cui ci convoca l'art. 11 della Costituzione della Repubblica italiana e l'incipit della Carta delle Nazioni Unite e la Dichiarazione universale dei diritti umani del '48. La nonviolenza. * Ma la nonviolenza non e' quell'oscena caricatura dei ciarlatani (magari anche di fama o di grido) pronti a tutte le capriole, rotti a tutte le furbizie, disonesti quanto puo' esserlo chi non si cura della vita altrui ma solo dell'incedere proprio, dereistici come tutti i totalitari. La nonviolenza e' quella umile e relativa, modesta e concreta, mite e realista, ma nitida e intransigente nel chiedere a chi le si accosta, a chi la sceglie ed invera, di farla finita per sempre con il militarismo, l'autoritarismo, il patriarcato; di farla finita per sempre con le aggressioni, le vilta' e le menzogne; di farla finita per sempre con la denegazione dell'umanita' altrui. E non possono pretendere di parlare a nome di essa coloro che irresponsabilmente hanno commesso crimini, o indotto altri a commettere crimini, o avallato che altri commettessero crimini, o non dissuaso altri dal commettere crimini. La nonviolenza e' esigente. Non fosse cosi', perche' ci starebbe a cuore? 12. GLI GNORRI I propagandisti della prosecuzione della partecipazione italiana alla guerra continuano a propalare una bugia che va smascherata. L'alternativa non e', come essi vogliono dar a bere, tra restare li' in armi o andarsene con la coda tra le gambe. L'alternativa e' tra continuare a partecipare alla guerra o cessare di partecipare alla guerra e contribuire invece a costruire la pace recando aiuto alle vittime, con interventi umanitari, con una presenza civile disarmata, con il sostegno alla lotta delle donne per i diritti di tutti, con un'azione nonviolenta di soccorso, interposizione, testimonianza, mediazione e riconciliazione. La partecipazione alla guerra significa infatti continuare a partecipare all'uccisione di esseri umani, poiche' la guerra di questo consiste. Contribuire alla pace significa invece recare soccorso alle vittime, impegnarsi perche' la guerra cessi, contrastare tutte le violenze, sostenere quante e quanti in Afghanistan lottano per il riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani. * Detto altrimenti: l'alternativa e' tra uccidere o salvare le vite. Uccidere, come fanno gli eserciti in guerra, e li' c'e' una guerra in corso ormai da decenni. Salvare le vite, come fanno gli esseri umani quando si ricordano di esserlo. * Detto ancora altrimenti: l'alternativa e' tra militarismo e nonviolenza. Il militarismo, che finanche in tempo di pace prepara la guerra, addestra ad uccidere, e quando la guerra deflagra trova la sua ora, cupa, tragica ora delle stragi e della barbarie. La nonviolenza, che alla guerra si oppone sempre, che a tutte le stragi si oppone, che si oppone a tutte le uccisioni, che si oppone a tutte le oppressioni, che della vita, i diritti, la dignita' di ogni essere umano si prende cura, si sente responsabile. * E quindi questa e' l'alternativa: o l'esercito che provoca morti o i corpi civili di pace che salvano vite; o sopprimere le persone o salvarle; o recare morte o recare aiuto. Questa e' la scelta da compiere, e non dovrebbe essere difficile capire quale dei due corni del dilemma e' buono, e quale e' un crimine. E se qualcuno fosse ancora incerto o disorientato, lo aiuta la Costituzione della Repubblica Italiana che all'articolo 11 testualmente afferma: "L'Italia ripudia la guerra". * Qui e' Rodi, qui salta. E la si faccia finita di fare gli gnorri. 13. DELL'ETICA DELLA CURA Scrive Luisella Battaglia (nel saggio "La 'voce femminile' in bioetica. Pensiero della differenza ed etica della cura", in Stefano Rodota' (a cura di), Questioni di bioetica, Laterza, Roma-Bari 1993, 1997) che "nell'etica della cura si accentua l'idea fondamentale che il contenuto di cio' che e' bene o male sotto l'aspetto morale non puo' trovare la sua reale definizione in norme generali astratte, valide senza distinzione per tutti gli uomini e per tutte le situazioni. Viceversa, la definizione del contenuto morale puo' rinvenirsi solo nella situazione concreta con la quale la persona si confronta in un rapporto esistenziale" (ivi, p. 272). Si potrebbe discutere se tale principio sia cosi' cogente, poiche' vi e' come noto una ricca casistica in relazione a cui il principio delle "norme generali astratte" sembra avere solide ragioni, ma non e' in questo ginepraio che qui vogliamo inoltrarci. Quel che qui e adesso ci preme e' proporre di prender sul serio il concetto di etica della cura (che a nostro modesto avviso e' strettamente imparentato con quello che Hans Jonas chiama "principio responsabilita'" - e che e' cosa decisamente distinta dalla comune accezione dell'"etica della responsabilita'" di weberiana memoria), e di valorizzarne la potenza ermeneutica al fine di confutare una falsa alternativa che costituisce la botola in cui troppe persone - non solo ipocrite o sprovvedute - in questi giorni sembrano propense a tuffarsi in relazione alla discussione sulla partecipazione italiana alla guerra afgana; intendiamo la falsa alternativa tra una astratta e quindi stravolta "etica delle intenzioni (o dei principii)" ed un'altrettanto astratta e quindi altrettanto stravolta "etica della responsabilita'" (nel senso, qui si', weberiano). Dal nostro modesto punto di vista di rustici insipienti il problema nella sua realta' e concretezza e' semplice, e si pone in termini rispetto a cui tanto l'etica delle intenzioni (o dei principii), se rettamente intesa ed applicata, quanto l'etica della responsabilita', se intesa ed applicata altrettanto rettamente, non possono non convergere: concretamente, l'oggetto della decisione da prendere, come l'etica della cura chiarisce perfettamente, e' il seguente: la morte o la vita delle persone che in Afghanistan subiscono una guerra che perdura da decenni. Partecipando alla guerra si decide per la loro morte. Cessando di partecipare alla guerra ed intervenendo in forme nonviolente in aiuto alle vittime si decide per la loro vita. Muovendo dall'etica della cura non dovrebbe esservi dubbio su quale sia la decisione che il Parlamento italiano dovrebbe prendere. * E non dovrebbe essere necessario aggiungere che la scelta contro la guerra e per la nonviolenza e' la sola consentita dalla Costituzione della Repubblica Italiana, dalla cui vigenza governo e parlamento ricevono effettualmente la loro autorita' (senza Costituzione, le stesse elezioni politiche perdono di significato e di fondamento, e non bastano da sole a dar luogo a un ordinamento giuridico in forma di stato di diritto, in forma di democrazia parlamentare). A maggior ragione non dovrebbe esserci bisogno di aggiungere che una volta che la Costituzione "ripudia la guerra" e' insensato e criminale il solo dibattere l'ipotesi di proseguire la partecipazione a una guerra, partecipazione in re ipsa illegale oltre che immorale. * Il solo fatto che siamo ancora costretti a ripetere queste cosi' banali cose, mentre il governo ha gia' decretato di perseverare nell'illegale e criminale partecipazione militare italiana alla guerra, e una golpista maggioranza parlamentare (praticamente tutte le forze politiche che siedono in parlamento, con pochissime individuali obiezioni di coscienza) si appresta ad avallare tale infamia, rivela ad abundantiam come la guerra porti il fascismo. Mentre in Afghanistan continua la carneficina, in Italia coloro che a quella carneficina hanno deliberato in passato di cooperare e deliberano oggi di continuare a cooperare distruggono la Costituzione, e con essa il diritto, la democrazia, le nostre comuni liberta'. 14. MENZOGNA E PREGIUDIZIO Come si fa a non vedere che il mondo e' in fiamme? Che la guerra - e il terrorismo, che e' la guerra di coloro che per uccidere non dispongono di eserciti regolari e (per ora) di armi di sterminio di massa - sta gia' devastando vaste aree del pianeta? Come si fa a non capire che e' in gioco l'esistenza stessa della civilta' umana? * Ma la guerra inebria, rende ciechi, e porta il fascismo. Un sintomo di cio' e' che in Italia si sta decidendo la prosecuzione della partecipazione militare del nostro paese alla guerra afgana. Il governo ha gia' decretato la prosecuzione della guerra, in perfetta continuita' con il governo golpista che lo ha preceduto. Il parlamento si appresta a farlo con un consenso totalitario alla guerra che coinvolge tutte le forze politiche. Il governo ha gia' decretato la violazione dell'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana che riipudia la guerra. Il parlamento si appresta a farlo. E mentre questa scellerata follia avviene, tante persone ragionevoli discettano con sussiego e compunzione quale sia il giusto prezzo in termini di afgani assassinati per un ministero, per un gabinetto: mille morti? diecimila? E - di grazia, ci dicano - il prezzo varia se a morire invece che poveri civili afgani sono soldati italiani? Novecento afgani e un italiano? A questo siamo. La guerra porta il fascismo. * Questo foglio, e il Centro di ricerca per la pace di Viterbo che lo pubblica, dubitano di molte cose, ma di tre cose no, e sono le seguenti: I. La guerra consiste di uccisioni di esseri umani: chi sostiene la guerra si fa corresponsabile dell'uccisione di esseri umani. II. La Costituzione della Repubblica italiana proibisce la partecipazione italiana alla guerra afgana: chi sostiene la partecipazione italiana alla guerra afgana viola la Costituzione e si mette fuori della legge che fonda il nostro ordinamento giuridico. III. Tutte le chiacchiere di questo mondo non valgono una vita umana. * Le persone che si esprimono a favore della guerra non dicano che lo fanno perche' vogliono la pace: e' una menzogna. E vien da pensare, poveretti loro, che abbiano introiettato a tal punto la neolingua e il bispensiero di orwelliana memoria da credere davvero che "La guerra e' pace. La liberta' e' schiavitu'. L'ignoranza e' forza". * Le persone che pensano che pur di governare loro e i loro amici si possono anche scannare un po' di poveri cristi in Afghanistan rivelano il loro pregiudizio: non solo razzista, ma del tutto antiumano. E vien da pensare, poveretti loro, che abbiano fatto proprio il capovolgimento di ogni valore proclamato dalle streghe di Macbeth. 15. FERMARE LA GUERRA Per fermare la guerra occorre opporsi alla guerra. Per fermare una guerra occore opporsi a tutte le guerre. Il pacifismo generico e astratto non basta. Occorre la nonviolenza che inveri solidarieta', realizzi giustizia e promuova riconciliazione. Occorre la nonviolenza che e' la lotta la piu' nitida e la piu' intransigente contro tutte le oppressioni. Occorre la nonviolenza che e' la convivenza tra gli esseri umani che si riconoscono come esseri umani. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'. 16. DUE DOMANDE La prima: la Costituzione della Repubblica Italiana va rispettata come legge fondamentale del nostro ordinamento giuridico (tale che se una legge confligge con essa decade in quanto incostituzionale), si' o no? E l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana recita testualmente che "L'italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' di altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali", si' o no? E la guerra in corso in Afghanistan e' una guerra, si' o no? E la partecipazione militare italiana alla guerra afgana confligge con il dettato costituzionale, si' o no? E i ministri della Repubblica hanno dovuto giurare fedelta' alla Costituzione all'atto dell'assunzione del loro incarico, si' o no? E la violazione della Costituzione e' un atto criminale, si' o no? E la criminale violazione della Costituzione da parte del governo e' un atto eversivo, si' o no? E noi dovremmo favoreggiare il crimine di un governo golpista che in totale continuita' col governo golpista precedente viola la Costituzione? * La seconda: la guerra - vietata dalla Costituzione - consiste nella commissione di omicidi di massa, si' o no? E coloro che in parlamento voteranno per la guerra - vietata dalla Costituzione - voteranno per la commissione di omcidi di massa, si' o no? E commettere omicidi di massa e' un crimine, si' o no? E noi dovremmo consentire la commissione di omicidi di massa? * Chi elude queste domande e' un triste e un tristo sofista. 17. LA GUERRA E' IL TERRORISMO Non puo' darsi una "guerra contro il terrorismo". La guerra e' il terrorismo. 18. CONTANDO FINO A TRE Uno: la Costituzione della Repubblica Italiana esplicitamente proiibisce al Parlamento italiano di deliberare la prosecuzione della partecipazione militare italiana alla guerra afgana, in quanto tale partecipazione e' del tutto illegale e criminale. Che la maggioranza parlamentare della precedente legislatura abbia deliberato in violazione della Costituzione e si sia macchiata di un infame crimine non giustifica che in quell'infame crimine e in quella violazione golpista si perseveri, la pregressa commissione di un delitto non autorizza la sua reiterazione. * Due: in Afghanistan e' in corso da decenni una guerra atroce che ha gia' provocato un numero enorme di vittime. Partecipare alla guerra, proseguire la guerra, significa aggiungere altre vittime, significa far morire altre persone ancora. Un parlamento che deliberasse la prosecuzione della partecipazione italiana alla guerra afgana con cio' stesso commetterebbe il reato di omicidio plurimo. Ed il fatto che la maggioranza parlamentare della precedente legislatura proprio questo abbia ripetutamente fatto in violazione della Costituzione dovrebbe avere come effetto non il persistere nel crimine, ma la sanzione penale per i responsabili: per le leggi italiane l'omicidio e' un reato. * Tre: ma non basta far cessare la partecipazione militare italiana alla guerra afgana: occorre intervenire positivamente per la pace, per il disarmo di tutte le parti, per assistere tutte le vittime, per aiutare la popolazione di quel paese a ricostruire cio' che la guerra ha devastato, e a costruire una civile convivenza fondata sul riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani e un'economia non dipendente dai poteri criminali; occorre promuovere educazione, assistenza, salute per tutti, sostenendo in primo luogo le inizative delle donne. Questo intervento di pace deve avvenire con mezzi di pace, deve essere caratterizzato dalla scelta nitida e intransigente della nonviolenza. 19. I COMPLICI, GLI ARRESI Scopro con sgomento che per certi signori se la Costituzione e' violata dal centrodestra e' un crimine abominevole, se e' violata dal centrosinistra e' una simpatica marachella. Se la guerra la fa Berlusconi e' un orrore, se la fa Prodi e' una gran bonta'. Se gli assassini hanno la camicia nera sono assassini, se hanno la camicia bianca o rosa o rossa sono eroi. * I piu' impudenti, o i piu' isterici, arrivano addrittura a sostenere che fare la guerra e' costruire la pace, che violare la Costituzione e' prova di responsabilita', che ammazzare la gente e' un dovere. * I piu' obnubilati - o peggio - giungono all'estremo delirio di sostenere che possa essere cosa da amici della nonviolenza sostenere la guerra, le stragi, i crimini. * A queste persone vorremmo chiedere di fare lo sforzo di rileggersi l'articolo 11 della Costituzione, che testualmente recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali". Ed alle persone che pretendono di pervertire la nonviolenza fino al suo osceno rovesciamento in complicita' con gli omicidi di massa di cui la guerra consiste vorremmo chiedere di rileggersi la Carta del Movimento Nonviolento in cui Aldo Capitini scrisse che "Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione...". * Chi vuole arrendersi alla guerra e al fascismo puo' farlo, ma non pretenda di far credere che la guerra e il fascismo siano cose buone. 20. IL GOVERNO DELLE LEGGI E COME LA GUERRA PORTI IL FASCISMO In un denso capitolo di quel denso libro che e' Il futuro della democrazia (Einaudi, Torino 1984, 1991), Norberto Bobbio esamina una delle domande che percorrono tutta la storia del pensiero politico: "Qual e' il governo migliore, quello delle leggi o quello degli uomini?". E dopo aver passato in rassegna con la consueta chiarezza ed equanimita' tutte le principali posizioni sostenute dai piu' illustri studiosi nel corso della vicenda umana, ed aver illustrato i pro ed i contra di ogni posizione, cosi' conclude: "Se poi, a conclusione dell'analisi, mi si chiede di abbandonare l'abito dello studioso e di assumere quello dell'uomo impegnato nella vita politica del suo tempo, non ho alcuna esitazione a dire che la mia preferenza va al governo delle leggi, non a quello degli uomini. Il governo delle leggi celebra oggi il proprio trionfo nella democrazia. Che cosa e' la democrazia se non un insieme di regole (le cosiddette regole del gioco) per la soluzione dei conflitti senza spargimento di sangue? e in che cosa consiste il buongoverno democratico se non, anzitutto, nel rigoroso rispetto di queste regole? Personalmente, non ho dubbi sulla risposta a queste domande. E proprio perche' non ho dubbi, posso concludere tranquillamente che la democrazia e' il governo delle leggi per eccellenza. Nel momento stesso in cui un regime democratico perde di vista questo suo criterio ispiratore, si rovescia rapidamente nel suo contrario, in una delle tante forme di governo autocratico, di cui sono piene le narrazioni degli storici e le riflessioni degli scrittori politici" (p. 193). Non si potrebbe dir meglio. E ci sembra necessario riproporre queste savie parole all'attenzione di chi ci legge proprio oggi che il governo attuale, seguendo le orme del governo golpista precedente, si appresta a nuovamente finanziare la prosecuzione dell'illegale e criminale partecipazione militare italiana alla guerra afgana, con cio' nuovamente violando - come gia' il governo golpista precedente - la Costituzione che la partecipazione italiana a quella guerra proibisce. La guerra e la violazione della Costituzione sono una cosa sola: la decisione di contribuire a far morire persone la' implica la rottura della legalita' qui, e' un unico crimine: assassinio e golpe ad un tempo. E tutte le sirene della propaganda non riusciranno mai a occultare questa terribile verita'. 21. RIFLESSIONE. PEPPE SINI: UN RECIDIVO Per essermi opposto alla guerra ed aver tentato di promuovere in forme rigorosamente nonviolente una piu' ampia sensibilizzazione e un doveroso condiviso impegno in difesa della vita delle vittime e della Costituzione della Repubblica Italiana sono stato processato nel '91, e per fortuna il processo ebbe esito a me favorevole (forse anche perche' inviarono testimonianze a mio favore tante e tanti, tra cui Ernesto Balducci, Norberto Bobbio, Franco Fortini, e perche' a difendermi c'era Alfredo Galasso...). E sono stato denunciato anche nel '99 per aver promosso l'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere della pace con cui cercar di impedire i decolli dei bombardieri che da Aviano andavano a fare stragi in Jugoslavia. E per fortuna anche in quel caso il procedimento ha avuito esito a me favorevole. Negli ultimi anni non ho subito altre denunce, anche se forse per aver scritto quel blues del treno della morte che ebbe una certa diffusione ed esortava a bloccare i treni che portavano armi che sarebbero state utilizzate per compiere le succesive stragi in Iraq una denuncia per istigazione a delinquere (giacche' in un paese il cui governo e' complice delle stragi chi cerca di impedire le stragi non puo' che essere un delinquente) poteva pur starci, ma ho avuto fortuna. E - lo dico en passant - di non aver subito in questi ultimi anni altre denunce sono assai lieto poiche', vecchierello e poveraccio come sono, ho ancora in corso alcuni dei processi promossi contro di me nel secolo scorso da una vasta congerie di politicanti corrotti, imprenditori collusi e faccendieri mafiosi che mi denunciarono ripetutamente per diffamazione per cose come aver io ripubblicato tra virgolette brani testuali di quanto su certi personaggi avevano scritto Carlo Alberto Dalla Chiesa, Pippo Fava, Rosario Livatino, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (i lettori meno giovani sanno cosa accomuni definitivamente queste eroiche persone) negli anni in cui rappresentavo le istituzioni (anni in cui mi capito' anche di esser presidente - eletto all'unanimita' dal Consiglio Provinciale di Viterbo - della Commissione d'inchiesta sulla penetrazione dei poteri criminali nell'Alto Lazio - altri tempi, e sembra quasi un'altra vita). Lo scrivo solo perche' la grandissima parte dei lettori di questo foglio ovviamente non puo' sapere - come dire - da quale pulpito il sottoscritto predichi, a cosa abbia dedicato la mia esistenza dagli anni Settanta in qua, a quante tragedie abbia assistito, e quale fatica sia stata e sia ancora cercar di resistere al male che sempre tutto pervade, e se non ti impegni anche tu per fermarlo, come puoi sperare che lo facciano altri? * Oggi la situazione mi sembra straordinariamente piu' grave che in passato, perche' piu' vasto e fin totalitario e' il consenso alla guerra e al crimine, e quindi piu' probabile la distruzione della civilta' umana. Cosicche' trovo assai penoso che qualcuno insistentemente mi chieda di capire le ragioni - ignobili, scellerate ragioni, effettuali, criminali sragioni - degli stragisti, e addirittura di provare simpatia per il loro sanguinario mestiere. Si', e' alquanto bizzarro che vi sia chi possa pensare che potremmo chiudere un occhio sulle guerre, ed anzi appoggiare i governi criminali che le fanno. Ogni guerra e' contro l'umanita' intera. Lo sapeva gia' Erasmo da Rotterdam, lo sapeva la sinistra di Zimmerwald, fino a ieri lo sapevamo in molti: oggi sembra che molti lo abbiano dimenticato. 22. LE ULTIME COSE. PROTERVO VILLANZONI: LA COSTITUZIONE A MEZZO SERVIZIO Per certa gente la Costituzione e' la legge fondamentale dello Stato quando sono all'opposizione, ed e' un orrido e ridicolo feticcio su cui espettorare col triplice cachinno quando sono al governo. Per certa gente il popolo italiano e' la pupilla dei loro occhi quando sono all'opposizione, e un servo sciocco da trattare col bastone e con la carota quando sono al governo. Per certa gente la pace e la democrazia sono sovrane virtu' e sommo bene e fonte di delizia finche' stanno all'opposizione; ma appena messo piede nel consiglio dei ministri il duce torna ad essere lo statista modello, e la guerra la sola igiene del mondo (a condizione, beninteso, che a morire sia qualcun altro). Ah, l'enigma del cuore umano. 23. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 24. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1360 del 18 luglio 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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