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La nonviolenza e' in cammino. 1359
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1359
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 17 Jul 2006 00:16:40 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1359 del 17 luglio 2006 Sommario di questo numero: 1. Peppe Sini: Il governo delle leggi e come la guerra porti il fascismo 2. Agnes Heller: Con tutto cio' 3. Vittorio Bonanni intervista Jean Ziegler 4. Una necessaria aggiunta al testo che precede 5. Fatema Mernissi: Senza frontiere 6. L'8 agosto ad Aviano 7. Un indispensabile appello in relazione alla notizia che precede 8. Luce Irigaray: Di piu', di meno 9. Giulio Vittorangeli: Nicaragua, un bagno di memoria 10. Benito D'Ippolito: La gaia guerra contro il terrorismo 11. Una regola, anzi due 12. La "Carta" del Movimento Nonviolento 13. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. PEPPE SINI: IL GOVERNO DELLE LEGGI E COME LA GUERRA PORTI IL FASCISMO In un denso capitolo di quel denso libro che e' Il futuro della democrazia (Einaudi, Torino 1984, 1991), Norberto Bobbio esamina una delle domande che percorrono tutta la storia del pensiero politico: "Qual e' il governo migliore, quello delle leggi o quello degli uomini?". E dopo aver passato in rassegna con la consueta chiarezza ed equanimita' tutte le principali posizioni sostenute dai piu' illustri studiosi nel corso della vicenda umana, ed aver illustrato i pro ed i contra di ogni posizione, cosi' conclude: "Se poi, a conclusione dell'analisi, mi si chiede di abbandonare l'abito dello studioso e di assumere quello dell'uomo impegnato nella vita politica del suo tempo, non ho alcuna esitazione a dire che la mia preferenza va al governo delle leggi, non a quello degli uomini. Il governo delle leggi celebra oggi il proprio trionfo nella democrazia. Che cosa e' la democrazia se non un insieme di regole (le cosiddette regole del gioco) per la soluzione dei conflitti senza spargimento di sangue? e in che cosa consiste il buongoverno democratico se non, anzitutto, nel rigoroso rispetto di queste regole? Personalmente, non ho dubbi sulla risposta a queste domande. E proprio perche' non ho dubbi, posso concludere tranquillamente che la democrazia e' il governo delle leggi per eccellenza. Nel momento stesso in cui un regime democratico perde di vista questo suo criterio ispiratore, si rovescia rapidamente nel suo contrario, in una delle tante forme di governo autocratico, di cui sono piene le narrazioni degli storici e le riflessioni degli scrittori politici" (p. 193). Non si potrebbe dir meglio. E ci sembra necessario riproporre queste savie parole all'attenzione di chi ci legge proprio oggi che il governo attuale, seguendo le orme del governo golpista precedente, si appresta a nuovamente finanziare la prosecuzione dell'illegale e criminale partecipazione militare italiana alla guerra afgana, con cio' nuovamente violando - come gia' il governo golpista precedente - la Costituzione che la partecipazione italiana a quella guerra proibisce. La guerra e la violazione della Costituzione sono una cosa sola: la decisione di contribuire a far morire persone la' implica la rottura della legalita' qui, e' un unico crimine: assassinio e golpe ad un tempo. E tutte le sirene della propaganda non riusciranno mai a occultare questa terribile verita'. 2. MAESTRE. AGNES HELLER: CON TUTTO CIO' [Da Agnes Heller, Etica generale, Il Mulino, Bologna 1994, p. 298. Agnes Heller, illustre filosofa ungherese, nata a Budapest nel 1929, sopravvissuta alla Shoah, allieva e collaboratrice di Lukacs, allontanata dall'Ungheria, ha poi insegnato in Australia e in America. In Italia e' particolarmente nota per la "teoria dei bisogni" su cui si ebbe nel nostro paese un notevole dibattito anche con riferimento ai movimenti degli anni '70. Su posizioni democratiche radicali, e' una interlocutrice preziosa anche laddove non se ne condividessero alcuni impianti ed esiti teorici. Dal sito della New school for social research di New York (www.newschool.edu) presso cui attualmente insegna traduciamo questa breve notizia biografica essenziale aggiornata al 2000: "Nata nel 1929 a Budapest. Sopravvissuta alla Shoah, in cui ha perso la maggior parte dei suoi familiari morti in diversi campi di concentramento. Allieva di Gyorgy Lukacs dal 1947 e successivamente professoressa associata nel suo dipartimento. Prima curatrice della 'Rivista ungherese di filosofia' nel dopoguerra (1955-'56). Destituita dai suoi incarichi accademici insieme con Lukacs per motivi politici dopo la rivoluzione ungherese. Trascorse molti anni ad insegnare in scuole secondarie e le fu proibita ogni pubblicazione. Nel 1968 protesto' contro l'invasione sovietica della Cecoslovacchia, e subi' una nuova persecuzione politica e poliziesca. Nel 1973, sulla base di un provvedimento ad personam delle autorita' del partito, perse di nuovo tutti gli incarichi accademici. 'Disoccupata per motivi politici', tra il 1973 e il 1977 lavoro' come traduttrice. Nel 1977 emigro' in Australia. A partire dall'enorme cambiamento del 1989, attualmente trascorre parte dell'anno nella nativa Ungheria dove e' stata designata membro dell'Accademia ungherese delle scienze. Nel 1995 le sono stati conferiti il 'Szechenyi National Prize' in Ungheria e l''Hannah Arendt Prize' a Brema; ha ricevuto la laurea ad honorem dalla 'La Trobe University' di Melbourne nel 1996 e dall'Universita di Buenos Aires nel 1997". Opere di Agnes Heller: nella sua vastissima ed articolata produzione segnaliamo almeno: Per una teoria marxista del valore, Editori Riuniti, Roma 1974; La teoria dei bisogni in Marx, Feltrinelli, Milano 1974, 1978; Sociologia della vita quotidiana, Editori Riuniti, Roma 1975; L'uomo del Rinascimento, La Nuova Italia, Firenze 1977; La teoria, la prassi e i bisogni, Savelli, Roma 1978; Istinto e aggressivita'. Introduzione a un'antropologia sociale marxista, Feltrinelli, Milano 1978; (con Ferenc Feher), Le forme dell'uguaglianza, Edizioni aut aut, Milano 1978; Morale e rivoluzione, Savelli, Roma 1979; La filosofia radicale, il Saggiatore, Milano 1979; Per cambiare la vita, Editori Riuniti, Roma 1980; Teoria dei sentimenti, Editori Riuniti, Roma 1980, 1981; Teoria della storia, Editori Riuniti, Roma 1982; (con F. Feher, G. Markus), La dittatura sui bisogni. Analisi socio-politica della realta' est-europea, SugarCo, Milano 1982; (con Ferenc Feher), Ungheria 1956, Sugarco, Milano 1983; Il potere della vergogna. Saggi sulla razionalita', Editori Riuniti, Roma 1985; Le condizioni della morale, Editori Riuniti, Roma, 1985; (con Ferenc Feher), Apocalisse atomica. Il movimento antinucleare e il destino dell'Occidente, Milano 1985; Oltre la giustizia, Il Mulino, Bologna, 1990; (con Ferenc Feher), La condizione politica postmoderna, Marietti, Genova 1992; Etica generale, Il Mulino, Bologna 1994; Filosofia morale, Il Mulino, Bologna, 1997; Dove siamo a casa. Pisan Lectures 1993-1998, Angeli, Milano 1999. Opere su Agnes Heller: Nino Molinu, Heller e Lukacs. Amicus Plato sed magis amica veritas: topica della moderna utopia, Montagnoli, Roma 1984; Giampiero Stabile, Soggetti e bisogni. Saggi su Agnes Heller e la teoria dei bisogni, La Nuova Italia, Firenze 1979; la rivista filosofica italiana "aut aut" ha spesso ospitato e discusso la riflessione della Heller; cfr. in particolare gli studi di Laura Boella] Con tutto cio', ci sono ancora persone buone, vale a dire persone oneste. Con tutto cio', ci sono ancora persone che si fanno portatrici della promessa del miglior mondo morale possibile. Con tutto cio', ci sono ancora persone che sono buone in un modo ed in misura possibili per tutti. E, consentitemi di aggiungerlo, tali persone sono buone in un modo e in una misura in cui tutti dovrebbero esserlo. 3. RASSEGNA STAMPA. VITTORIO BONANNI INTERVISTA JEAN ZIEGLER [Dal quotidiano "Liberazione" del 14 luglio 2006. Vittorio Bonanni e' giornalista. Jean Ziegler, sociologo, docente, parlamentare svizzero, attualmente relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto all'alimentazione, ha denunciato nelle sue opere i rapporti tra capitale finanziario, governi, poteri criminali, neocolonialismo, sfruttamento Nord/Sud. Tra le opere di Jean Ziegler: Una Svizzera al di sopra di ogni sospetto; I vivi e la morte; Le mani sull'Africa; Il come e il perche'; La Svizzera lava piu' bianco; La felicita' di essere svizzeri; La Svizzera, l'oro e i morti (sulla perdurante complicita' delle banche con la rapina nazista dei beni delle famiglie ebraiche sterminate); tutte presso Mondadori. La vittoria dei vinti, Sonda; Les seigneurs du crime, Seuil (contro le mafie); La fame nel mondo spiegata a mio figlio, Pratiche; L'impero della vergogna, Il Saggiatore] "Israele si sta rendendo responsabile di crimini contro l'umanita' e di una grave violazione del diritto internazionale e delle norme stabilite dalla Convenzione di Ginevra". Non usa mezzi termini Jean Ziegler, sociologo, studioso dei problemi del Sud del mondo, per commentare quanto sta accadendo in Medio Oriente. A Roma per partecipare al convegno "Diritto al cibo: obiettivo fallito?", organizzato da Unidea-Unicredit Foundation e dal Dipartimento di Economia dell'Universita' di Firenze, in programma oggi al Campidoglio, ha accettato un incontro con "Liberazione" per parlare del suo nuovo libro L'impero della vergogna (Marco Tropea Editore, pp. 251, euro 17,50). Ma gli avvenimenti che stanno riportando indietro l'orologio della storia di almeno vent'anni in quella tormentata regione ci costringono a discutere del sequestro e l'uccisione dei soldati israeliani per mano di Hezbollah al confine tra Israele e Libano e della durissima quanto sproporzionata reazione dell'aviazione di Tel Aviv che ha finora provocato decine di morti. "Un vero e proprio terrorismo di stato - continua lo studioso -, una punizione collettiva inflitta alla popolazione civile incompatibile con qualunque norma internazionale. Finora decine e decine di civili, e tra questi molti bambini, hanno perso la vita in Palestina come in Libano. Senza contare che sono stati distrutti ponti e centrali elettriche. Atti di barbarie che entrano in conflitto anche con quell'altra Israele, quella pacifista, che non vuole la guerra, ma della quale nessuno parla". * - Vittorio Bonanni: Ancora una volta l'Europa sembra incapace di assumere un ruolo autorevole in quell'area a noi cosi' vicina... - Jean Ziegler: L'Europa e' totalmente asservita agli Stati Uniti. Per esempio e' stato stipulato nel giugno 2002 un accordo di libero scambio tra Israele ed Unione Europea. Un'intesa valida, secondo quanto e' scritto nell'articolo 2, solo se entrambe le parti rispettano i diritti umani. In caso contrario l'accordo si deve ritenere sospeso. Il 60% delle esportazioni israeliane sono destinate all'Unione Europea. Se la Commissione di Bruxelles applicasse, anche solo per quindici giorni, l'articolo 2, Israele sarebbe obbligato a comportarsi in maniera completamente diversa. * - Vittorio Bonanni: Un'impotenza, quella del vecchio continente, le cui radici sarebbero da cercare nelle responsabilita' europee nella Shoah. Che cosa ne pensa? - Jean Ziegler: Rispondo con le parole di un esponente autorevole di quell'altra Israele della quale parlavo prima. Quel Michel Warshawski, direttore dell'Alternative information center di Gerusalemme che nell'ultimo numero della rivista del centro aveva puntato l'indice contro i generali israeliani: "Quando evocano le vittime dell'Olocausto per giustificare il massacro dei palestinesi, non fanno altro che insultare quelle vittime". E il silenzio dell'Europa e' orribile anche per quell'opposizione israeliana che si ritrova senza un punto d'appoggio, nella sua lotta contro lo strapotere della casta militare israeliana. * - Vittorio Bonanni: Veniamo ora al suo ultimo libro. Ne L'impero della vergogna lei sostiene, di fronte ad una rifeudalizzazione del mondo per mano delle grandi multinazionali del Nord, il ritorno ai valori della Rivoluzione francese, "liberte', egalite', fraternite'", visti ormai con fastidio da una parte dell'opinione pubblica occidentale. Perche' questo auspicio? - Jean Ziegler: Anche se danno fastidio questi valori sono ancora presenti nelle costituzioni nazionali quando si fa riferimento alla liberta' o alla giustizia sociale. Il capitalismo selvaggio e il neoliberismo sono invece la negazione di questi valori e di tutto cio' che fa riferimento all'Illuminismo. * - Vittorio Bonanni: Sta dunque sostenendo che il mondo del terzo millennio rischia di tornare indietro di oltre duecento anni... - Jean Ziegler: Certamente. Quando 500 tra le principali multinazionali controllano il 52% del prodotto lordo mondiale stiamo assistendo ad un processo di rifeudalizzazione del pianeta di fronte al quale lo stato-nazione non ha piu' alcun potere. * - Vittorio Bonanni: Nel suo libro lei cita con efficacia Jacques Roux, prete, rivoluzionario francese, che guido' il movimento degli "arrabbiati" (enrages) e che mori' suicida nel 1794 per non essere impiccato. Roux disse: "La liberta' non e' che un vano fantasma quando una classe di uomini puu' impunemente affamare l'altra". Oggi diremmo che la giusta battaglia per la liberta' di espressione e di stampa rischia di perdere di significato di fronte allo strapotere di pochi privilegiati... - Jean Ziegler: Come dicevano coloro che io definisco i miei amici immaginari, Roux appunto, Babeuf, Saint Just, il suffragio universale, la sovranita' popolare, le elezioni, la revoca del potere da parte del popolo, sono tutte istanze fondamentali. Alla condizione pero' che ci sia la possibilita' di sfamarsi. Sempre Roux diceva che la liberta' diventa un fantasma senza i diritti elementari. E questo oggi e' piu' vero che allora. * - Vittorio Bonanni: Max Horkheimer definisce la distruzione di Cartagine da parte delle truppe di Scipione come una "eclissi della ragione", destinata come tale a scomparire. Uno scenario che lei contrappone a quello di oggi dove la violenza sembra invece diventata un fatto comune... - Jean Ziegler: E' un elemento piu' strutturato perche' e' il capitale finanziario internazionale che decide ogni giorno chi deve vivere e chi deve morire. E la strategia dell'investimento obbedisce ora solo alla logica della massimizzazione del profitto. Non ci sono altri valori nel capitalismo. Nel passato e anche durante il secolo scorso lo scenario era invece diverso perche' gli stati nazionali e il potere statale in qualche modo arginavano gli interessi del capitalismo. Ora invece e' la Banca mondiale che stabilisce chi, tra i tanti paesi, e' in grado di produrre e di essere funzionale all'economia mondiale e chi no, creando di fatto un immenso apartheid mondiale. * - Vittorio Bonanni: Chi si puo' contrapporre oggi a questa sempre piu' preoccupante concentrazione di ricchezza? - Jean Ziegler: C'e' un nuovo attore storico che si chiama societa' civile. Certamente e' molto difficile definire questa societa' civile. Tutti i movimenti che la compongono e che hanno preso parte ai vari forum, come quelli di Porto Alegre, nascono da un imperativo morale e non per ordine di un comitato centrale. Tutti hanno la volonta' di cambiare radicalmente questo mondo e di sottrarlo alla distruzione provocata appunto dalla rifeudalizzazione. * - Vittorio Bonanni: Si tratta tuttavia di realta' ancora in via di definizione, embrionali... - Jean Ziegler: Certamente, ma, come diceva Karl Marx, i rivoluzionari devono essere capaci di sentire l'erba che cresce. E l'erba che cresce sono appunto i movimenti. * - Vittorio Bonanni: E che ruolo giocano stati come il Brasile, il Venezuela, la Bolivia, in questo contesto? - Jean Ziegler: Si tratta di esperienze interessanti, anche formidabili, ma, come disse Lula nel 2003, "noi abbiamo vinto le elezioni ma non siamo al potere, siamo al governo. Ed e' il popolo che deve cambiare il potere". E la distinzione tra il governo e il potere e' molto importante ed e' appunto il popolo, la societa' civile, che ha il compito di cambiare il potere. 4. RIFLESSIONE. UNA NECESSARIA AGGIUNTA AL TESTO CHE PRECEDE E' inaccettabile e razzista una rappresentazione della tragedia mediorientale che consideri "Israele" (senza neppure distinguere tra governo, stato, popolazione - si sa che certe sottigliezze non interessano chi ha le fiaccole pronte) come responsabile unico di ogni nequizia. Ovviamente Ziegler - il cui impegno antirazzista e' nitido e forte, e di cui si legga a conferma almeno La Suisse, l'or et les morts, 1997, e Le bonheur d'etre suisse, 1993 - non si sogna neppure di sostenere qualcosa del genere, ne' del resto chi lo intervista, e' evidente; ma una stampa e un'opinione e una militanza (che pur si ritiene o si pretende "di sinistra") assai peggio che malaccorta si'. E non si accorgono di riprodurre un antico infame pregiudizio, e di continuare una lunga vicenda di atroce persecuzione. * Sia chiaro: sono del tutto evidenti, a me sembra, le gravi responsabilita' del governo di Israele. L'occupazione dei territori su cui deve sorgere lo stato palestinese, e l'oppressione del popolo palestinese in molteplici forme esercitata, costituiscono una flagrante violazione non solo del diritto internazionale, non solo dei diritti umani, ma di ogni sia pur minima legalita'. La guerra al Libano gia' tanto martoriato, come risposta agli attacchi terroristici, e' del tutto inammissibile: con la stessa insensata e scellerata logica, mutatis mutandis, qualunque stato in cui una della mafie italiane ha commesso un delitto potrebbe decidere di bombardare Roma, Palermo, Milano. E per le persone della generazione di chi scrive resta incancellabile il ricordo degli eccidi in Libano commessi nel corso degli scorsi decenni da tante parti armate in conflitto, e per me personalmente resta indimenticabile quella denuncia di Primo Levi che nel 1982 si oppose all'operazione "Pace in Galilea" durante la quale avvennero le stragi di Sabra e Chatila compiute da milizie falangiste con la corresponsabilita' delle truppe israeliane che le stragi non impedirono, e chiese le dimissioni di Begin e di Sharon (cfr. ora Primo Levi, Conversazioni e interviste 1963-1987, Einaudi, Torino 1997, pp. 295-303; cfr. anche Idem, Opere, Einaudi, Torino 1988, vol. II, pp. 1171-1172). * Ma due cose ancora devono essere aggiunte, e decisive. La prima: e' scandaloso non vedere che la popolazione israeliana di origine ebraica e' realmente minacciata di genocidio da regimi fascisti e movimenti armati presenti negli stati che la circondano; ed e' scandaloso non percepire che per persone vittime di una bimillenaria persecuzione con esiti genocidi Israele rappresenta davvero l'ultimo rifugio che esiste nel mondo. La seconda: la pretesa degli europei di pontificare (pontificare, appunto) su cosa Israele debba o non debba fare, e' anche - non solo, ma anche - percepita da molte persone (ad esempio chi scrive queste righe) come la prosecuzione di un atteggiamento che per certi versi presenta ancora inquietanti analogie con quello dell'impero romano, dell'antiebraismo cristiano, del razzismo biologista sette-ottocentesco, dei pogrom zaristi, della violenza fascista, della Shoah, della continuazione dell'antisemitismo tanto nell'Europa occidentale quanto in quella orientale. E per dirla tutta: ho sempre trovato sconvolgente e fin ripugnante che istituzioni cristiani pretendano di continuare a dare ordini alle persone di un popolo al cui cospetto esse istituzioni cristiane per gli orrori che hanno compiuto hanno perso per sempre - per sempre - il diritto di parola. Ho sempre trovato allucinante che i governi degli stati che hanno commesso o collaborato alla Shoah pretendano di decidere ancora loro se la popolazione israeliana di origine ebraica abbia o non abbia - come del resto la popolazione palestinese - il diritto alla legittima difesa della propria esistenza. A me sembra evidente che la popolazione israeliana di origine ebraica sa e sente - come anche io sento e so (di un sapere non scientifico e astratto, certo, ma morale e per cosi' dire esistenziale) - che se essa venisse investita in forze da un'aggressione genocida, l'Europa dei potenti li lascerebbe uccidere tutti, tutti. Come dimostra senza possibilita' di smentita cio' che accadde negli anni della Shoah. * Dico queste cose perche' posso dirle senza doverci girare intorno: la mia solidarieta' con la lotta del popolo palestinese per il diritto ad avere una terra, uno stato, la liberta', e' piena - e data da quando ho raggiunto l'eta' della ragione. Ma e' piena e altrettanto longeva anche la mia solidarieta' con la popolazione ebraica dello stato di Israele nel suo diritto ad avere anch'essa una terra, uno stato, la liberta'. E sono persuaso che una solidarieta' strabica, ovvero dimezzata, non aiuta nessuno: l'unica solidarieta' autentica ed efficace e' quella che sostiene entrambi i popoli nei loro diritti, e che si oppone a tutti i razzismi, a tutte le uccisioni, a tutte le occupazioni, a tutti i terrorismi: di stato, di gruppo e individuali. Che si oppone a ogni guerra, che si oppone a tutte le violenze, che promuove il riconoscimento dell'umanita' di tutti gli esseri umani, che s'impegna per la convivenza dell'umanita' intera. Questa solidarieta' necessaria e urgente che si esprime nella scelta della nonviolenza, nel sostegno a quante e quanti in Israele e Palestina si battono con la forza della nonviolenza contro tutte le violenze e le ingiustizie. E questo e' da chiedere alla comunita' internazionale degli stati nelle sue espressioni ed articolazioni cosi' come alla cosiddetta societa' civile internazionale: di sostenere le forze di pace nonviolente israeliane e palestinesi, di sostenere le forze di pace nonviolente del Medio Oriente tutto, di fare della scelta della nonviolenza la base di una nuova politica internazionale di solidarieta' e cooperazione affinche' a tutti gli esseri umani tutti i diritti umani siano riconosciuti, e innanzitutto quello a non essere uccisi. 5. MAESTRE. FATEMA MERNISSI: SENZA FRONTIERE [Da Fatema Mernissi, Islam e democrazia; Giunti, Firenze 2002, p. 194. Fatema Mernissi (ma il nome puo' essere traslitterato anche in Fatima) e' nata a Fez, in Marocco, nel 1940, acutissima intellettuale di forte impegno civile, impegnata per i diritti delle donne, per la democrazia e i diritti umani di tutti gli esseri umani, docente universitaria di sociologia a Rabat, studiosa del Corano, saggista e narratrice; tra i suoi libri disponibili in italiano: Le donne del Profeta, Ecig, 1992; Le sultane dimenticate, Marietti, 1992; Chahrazad non e' marocchina, Sonda, 1993; La terrazza proibita, Giunti, 1996; L'harem e l'Occidente, Giunti, 2000; Islam e democrazia, Giunti, 2002; Karawan. Dal deserto al web, Giunti, 2004. Il sito internet di Fatema Mernissi e' www.mernissi.net] Questa guerra senza frontiere ha inaugurato l'era della responsabilita' senza frontiere. 6. INIZIATIVE. L'8 AGOSTO AD AVIANO [Da Tiziano Tissino (per contatti: t.tissino at itaca.coopsoc.it) riceviamo e volentieri diffondiamo. Tiziano Tissino e' impegnato nel movimento nonviolento dei "Beati i costruttori di pace" ed in numerose altre esperienze ed iniziative nonviolente; e' tra i promotori dell'azione legale contro la presenza delle bombe atomiche americane ad Aviano e del Comitato "Via le bombe" (sito: www.vialebombe.org)] Nell'ambito della serie di iniziative promosso dal movimento nonviolento dei "Beati i costruttori di pace" e dal Comitato "Via le bombe" dal 6 al 9 agosto in ricordo delle atomiche su Hiroshima e Nagasaki, martedi' 8 agosto 2006 e' in programma una "ispezione dei cittadini" alla Base Usaf di Aviano. Nel 1997, mentre l'attenzione internazionale era tutta puntata sulle ispezioni dell'Unscom in Iraq, molti pacifisti in tutto il mondo cercavano nuovi strumenti per far notare come fossero proprio le cinque potenze nucleari ufficiali (Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Usa) a violare per prime il Trattato di non proliferazione. Nacque cosi' l'idea di "Ispezioni di cittadini": in mancanza di ispettori ufficiali dell'Onu, sarebbero stati i cittadini stessi a prendersi la responsabilita' di sostenere il diritto internazionale, ispezionando i siti nucleari sul proprio territorio. "Abolition 2000", una rete mondiale che chiede l'eliminazione completa delle armi nucleari, ha elaborato un Mandato, in cui assegna ai "Citizens' Weapons Inspectors" il compito di ricercare e documentare la presenza di armi atomiche. Tale mandato si basa su quello assegnato agli Ispettori Onu in Iraq. Pertanto, anche gli "Ispettori dei cittadini" rivendicano il diritto di accedere a qualsiasi struttura militare, senza preavviso e senza necessita' di autorizzazione. Da allora, decine di "Ispezioni" si sono svolte negli Usa ed in vari paesi europei (cfr. www.motherearth.org/inspection/). Rifacendoci a questi precedenti, la giornata di martedi' 8 agosto verra' dedicata ad una "Ispezione dei cittadini" alla Base Usaf di Aviano. Verra' costituita una delegazione qualificata di cittadini-ispettori composta da parlamentari, esponenti della societa' civile e degli enti locali, tecnici e scienziati, attivisti dei movimenti per la pace e i diritti umani, che chiedera' di visitare la Base, ed in particolare gli shelters che ospitano le atomiche. Se questo ci sara' negato, cercheremo, in maniera pacifica, determinata e rigorosamente nonviolenta, di bloccare almeno per un giorno la base Usaf, con l'obiettivo di far emergere la contraddizione di quei governi che, in nome della pace, della sicurezza e della democrazia, fanno la guerra, alimentano il terrore, nascondono la verita' ai loro cittadini. Per ulteriori informazioni: associazione nazionale "Beati i costruttori di pace", via Antonio da Tempo 2, Padova, tel. 0498070699 - 3492200890, e-mail: segreteria at beati.org, sito: www.beati.org 7. APPELLI. UN INDISPENSABILE APPELLO IN RELAZIONE ALLA NOTIZIA CHE PRECEDE Nel riportare e diffondere la notizia che precede ci corre l'obbligo di chiarire la nostra posizione e di rivolgere un appello ai promotori dell'iniziativa li' annunciata. Perche' un'iniziatva abbia caratteristiche rigorosamente nonviolente e perche' sia lecito a persone amiche della nonviolenza promuoverla e sostenerla e' necessario dal nostro punto di vista che per quanto e' in potere dei promotori e dei sostenitori: - nessuna vita umana deve essere messa in pericolo; - tutto deve avvenire nella massima trasparenza, pubblicamente e senza alcuna violenza o minaccia all'incolumita' fisica e alla dignita' umana di qualunque persona a qualunque titolo coinvolta; - sia chiaro a tutti i partecipanti che la nonviolenza richiede un rigore morale assoluto e una responsabilita' che non ammette deroghe; - occorre pertanto che tutti i partecipanti seguano regole di condotta rigide, semplici e chiare, note a tutti e da tutti condivise, senza non dare alcuno spazio ad ambiguita', provocazioni, pericoli per l'incolumita' di alcuno. * A fini orientativi e documentari riportiamo di seguito le regole che furono alla base dell'azione diretta nonvioleta delle "mongolfiere della pace" che realizzammo ad Aviano nel 1999 (regole che abbiamo gia' piu' volte riproposto su questo notiziario). Quattro regole di condotta per l'azione diretta nonviolenta: I. A un'iniziativa nonviolenta possono partecipare solo le persone che accettano incondizionatamente di attenersi alle regole della nonviolenza. II. Tutti i partecipanti devono saper comunicare parlando con chiarezza, con tranquillita', con rispetto per tutti, e senza mai offendere nessuno. III. Tutti i partecipanti devono conoscere perfettamente senso, fini, modalita' e conseguenze dell'azione diretta nonviolenta; devono averne piena conoscenza, e devono esserne completamente convinti; in particolare sottolineiamo la necessita' di essere pienamente informati e consapevoli delle conseguenze cui ogni singolo partecipante puo' andare incontro, conseguenze che vanno accettate pacificamente e onestamente, ed alle quali nessuno deve cercare di sottrarsi. IV. Tutti devono rispettare i seguenti principi della nonviolenza: a) non fare del male a nessuno (se una sola persona dice o fa delle stupidaggini, o una sola persona si fa male, l'azione diretta nonviolenta e' irrimediabilmente e totalmente fallita, e deve essere immediatamente sospesa); b) spiegare a tutti (amici, autorita', interlocutori, interpositori, eventuali oppositori) cosa si intende fare, e che l'azione diretta nonviolenta non e' rivolta contro qualcuno, ma contro la violenza; c) dire sempre e solo la verita'; d) fare solo le cose decise prima insieme con il metodo del consenso ed annunciate pubblicamente (cioe' a tutti note e da tutti condivise); nessuno deve prendere iniziative personali di nessun genere; la nonviolenza richiede lealta' e disciplina; e) assumersi la responsabilita' delle proprie azioni e quindi subire anche le conseguenze che ne derivano; f) mantenere una condotta nonviolenta anche di fronte all'eventuale violenza altrui. Chi non accetta queste regole non puo' partecipare all'azione diretta nonviolenta, poiche' sarebbe di pericolo per se', per gli altri e per la riuscita dell'iniziativa che deve essere, appunto, rigorosamente nonviolenta. Per poter partecipare ad un'azione diretta nonviolenta e' necessario aver partecipato prima alla discussione ed all'organizzazione che ha portato alla sua decisione e realizzazione, ed e' altresi' assolutamente indispensabile aver partecipato ad un training di addestramento alla nonviolenza. * Sottolineiamo la necessita' che alle prime avvisaglie che l'incolumita' personale di chicchessia possa essere messa in pericolo l'azione sia sospesa: Gandhi non esito' a sospendere campagne che mobilitavano finanche milioni di persone non appena da parte di persone impegnate nell'azione nonvioletta venivano compiuti atti di violenza. Nella tragica storia dei movimenti per la pace abbiamo gia' avuto persone uccise anche per responsabilita' indiretta di scelte organizzative che non avevano saputo fare la scelta rigorosa della nonviolenza. Che simili lutti non accadano mai piu'. * Riproponiamo di seguito altresi' un ulteriore breve testo sulla necessita' dell'addestramento alla nonviolenza come necessaria condizione preliminare per poter partecipare a un'azione diretta nonviolenta (testo che riprendiamo da un piu' ampio articolo piu' volte ripubblicato su questo foglio, da ultimo nel n. 1197 a cui rinviamo per una lettura integrale che potrebbe essere utile a quanti si predispongono ad organizzare o prender parte a un'a zione diretta nonviolenta). Necessita' dell'addestramento alla nonviolenza. La nonviolenza non e' ne' un atteggiamento spontaneo, ne' un banale "volersi bene"; bensi': a) una meditata scelta etico-politica di trasformazione delle relazioni personali e sociali, b) un insieme di tecniche di lotta rigorose ed assai elaborate, c) una strategia di lotta profondamente caratterizzata, d) un progetto di relazioni umane e politiche radicalmente alternativo a quelle dominanti. Quindi la nonviolenza non e' affatto "spontanea", va conosciuta e coltivata. Nessuno si sorprende se un soldato deve addestrarsi, nessuno si sorprende se un medico deve studiare: ebbene, la nonviolenza richiede un addestramento e uno studio non inferiori ma superiori a quelli richiesti al soldato ed al medico. Senza studio non e' possibile comprendere la nonviolenza; senza addestramento non e' possibile condurre l'azione nonviolenta. Proprio perche' la nonviolenza e' una proposta morale, sociale e politica di lotta di liberazione che nel suo stesso farsi inveri la dignita' umana di ognuno e di tutti, essa richiede un impegno di conoscenza, di preparazione, di discussione, di consapevolezza e di capacita' critica e autocritica assolutamente superiore a quello richiesto in altre forme di organizzazione, in altri ambiti di studio, in altre proposte di azione. 8. MAESTRE. LUCE IRIGARAY: DI PIU', DI MENO [Da Luce Irigaray, Io tu noi. Per una cultura della differenza, Bollati Boringhieri, Torino 1992, p. 98. Luce Irigaray, nata in Belgio, direttrice di ricerca al Cnrs a Parigi, e' tra le piu' influenti pensatrici degli ultimi decenni. Opere di Luce Irigaray: Speculum. L'altra donna, Feltrinelli, Milano 1975; Questo sesso che non e' un sesso, Feltrinelli, Milano 1978; Amante marina. Friedrich Nietzsche, Feltrinelli, Milano 1981; Passioni elementari, Feltrinelli, Milano 1983; Etica della differenza sessuale, Feltrinelli, Milano 1985; Sessi e genealogie, La Tartaruga, Milano 1987; Il tempo della differenza, Editori Riuniti, Roma 1989; Parlare non e' mai neutro, Editori Riuniti, Roma 1991; Io, tu, noi, Bollati Boringhieri, Torino 1992; Amo a te, Bollati Boringhieri, Torino 1993; Essere due, Bollati Boringhieri, Torino 1994; La democrazia comincia a due, Bollati Boringhieri, Torino 1994; L'oblio dell'aria, Bollati Boringhieri, Torino 1996] Non si tratta sempre di acquisire qualcosa in piu', ma anche di essere capaci di qualcosa di meno. 9. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: NICARAGUA, UN BAGNO DI MEMORIA [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"] Ci vuole passione per avere a che fare con la storia. A volte ci vuole molto coraggio. In ogni caso si paga un prezzo. Il giusto prezzo (delle volte), un prezzo crudele (spesso), e quando ci si espone in prima persona talvolta si paga un prezzo esorbitante come la vita. Pero' a volte la crudelta' della storia cambia per un volto, per un gesto di umanita', per una poesia; per qualcosa che si inceppa o stride, per un attimo di verita' che riesce a travolgere le ipocrisie. Per l'umanita' sconfitta che fa le rivoluzioni e che porta nella sua bisaccia anche tutti gli altri universi che promettono la liberazione. * E' stato cosi' in Nicaragua il 19 luglio 1979: la rivoluzione dei poeti. Cosi' si presentava il sandinismo, ci diceva che la poesia, nei confronti della politica, non era piu' un vezzo o una debolezza, ma una componente decisiva. La poesia (lo insegnano i poeti maggiori) non e' divagazione letteraria. "La poesia e' espressione massimamente sintetica di ricerca, di tensione culturale e morale, che contrasta lo stato di cose esistente. Pensiamo al nostro Leopardi" (Valentino Parlato). Il Nicaragua sandinista ci diceva che la rivoluzione e' gioia, e' felicita': la presenza costante della poesia nell'agire politico, alla ricerca (alla definizione) del presente, all'individuazione del futuro. Ma le rivoluzioni sono fragili, basta poco (o tanto, secondo i punti di vista) per farle andare in pezzi. L'aggressione degli Usa (la Cia mino' i porti, bombardo' e fece la guerra appoggiandosi alle forze irregolari "contras", che utilizzavano le basi militari statunitensi in Honduras), porto' l'inevitabile disincanto, gli errori, dissensi aspri e dolorosi, fino al settarismo. La guerra fu un dramma enorme per il popolo nicaraguese: enorme il costo in termini di vite umane, e ancora oggi molte ferite restano aperte. Cosi' hanno rubato la speranza alla maggior parte di quella popolazione valorosa; e l'avventura della rivoluzione sandinista e' ripiegata su se stessa. I difetti del Fronte sandinista di liberazione nazionale (in sigla: Fsln) con il tempo sono cresciuti e continuano ad aumentare vistosamente, ad iniziare dal degrado del suo patrimonio etico. Agli inizi del secolo XXI ci troviamo con un Fsln che non riesce a concretizzare neanche le rivendicazioni della sinistra tradizionale. Le nuove sfide della globalizzazione hanno colto di sorpresa l'Fsln, che era gia' retrocesso di fronte a quelle piu' antiche. Tutto questo puo' essere, per chi non ha piu' venti o quanrant'anni, un bagno di memoria, anche se amaro vedendo come sono andate a finire le cose. In Nicaragua, altrove e da noi. * Pensiamo solo ai tre assunti della rivoluzione francese del 1789, "liberte', egalite', fraternite'": sono nel mondo lettera morta. Ci si riempie la bocca di una liberta' che e' falsa perche' si fonda sulla disuguaglianza delle condizioni di vita nel mondo e perche' la fraternita', ormai taciuta, e' menzogna. La liberta' senza uguaglianza e' caricatura. Cosi' la guerra, proprieta' dei potenti della terra, travolge la societa' civile nei luoghi del massacro, cancellandone i presupposti anche in quell'Occidente che ormai quando programma un intervento militare lo affianca con una collaterale e strumentale scesa in campo del cosiddetto "umanitario". Ma per chi c'e' ancora, quel piccolo paese centroamericano (scomparso ormai dalla mappa informativa mondiale) che cosa dice? Forse dice che la spinta alla solidarieta' internazionale e' una pulsione ancora presente, forte e contagiosa. Resta un lungo lavoro da fare per l'uguaglianza degli esseri umani; perche' non si puo' trattare il divario tra Nord e Sud del mondo solo attraverso discorsi globali, dimenticando o facendo passare in secondo piano le lotte quotidiane che si svolgono nei continenti impoveriti. "Se e' vero che la situazione del Nicaragua o di altri paesi dipende da un modello economico, politico e sociale oppressivo e complesso ed a cui bisogna rispondere con proposte altrettanto complesse, e' pur vero che la vita quotidiana della gente che continua a sopravvivere con meno di due dollari al giorno, la disperazione di chi muore per pesticidi o si sfianca in una zona franca, il pianto di chi a cinque anni deve lavorare in una discarica o deve sopravvivere alle violenze che subisce tutti i giorni, e' quanto di piu' reale esista. Credo che l'assoluta pecularieta' di un'associazione come Italia-Nicaragua debba proprio prendere spunto da questa realta', senza perdere di vista gli aspetti globali. Credo che il contatto con la strada, con la miseria, con lo sfruttamento, con i risultati diretti di queste politiche debba essere prioritario per noi. Credo che le esperienze di lotta che continuano a sorgere in Nicaragua, pur con tutte le loro debolezze, debbano essere un altro nostro punto di riferimento e debbano essere condivise con l'Italia": cosi' ci scrive Giorgio Trucchi da Managua. 10. HERIDAS COMO LABIOS. BENITO D'IPPOLITO: LA GAIA GUERRA CONTRO IL TERRORISMO "Insomma, lei voleva esserci perche' l'Italia non finisse ancora una volta in serie B rispetto ai paesi che contano" (Federico Rampini, in Massimo D'Alema, Kosovo. Gli italiani e la guerra. Intervista di Federico Rampini, Mondadori, Milano 1999, p. 22) Mentre gli offrono mazzi di microfoni gli addetti alla propaganda del Reich l'obliquo ministro della macelleria dismesso il grembiale sorride ironico sotto i baffi da guappo nei guanti fremono riposano gli artigli in pantofole comanda i plotoni d'esecuzione lievemente del capo con un cenno rassicurante. E quando rigidi come stoccafissi vestiti di legno i nostri ragazzi a casa torneranno dal gran gioco non manchera' di certo di commuoversi del grave pondo che e' saper governare e di come lui sappia sostenerlo splendido. Annuncia querulo il portavoce del governo: "Chiunque mangera' un brano di carne umana, un sottosegretariato in premio ricevera', ed un telecomando. Vogliamo che tutti siano felici". Batton le mani gli addetti alla security, i valletti da camera, i gentiluomini tutti. 11. LE ULTIME COSE. UNA REGOLA, ANZI DUE Imparammo alla scuola di retorica del nostro buon maestro Annibale Scarpante che a chi ti rivolge insulti e menzogne non mette mai conto di replicare. Abbiamo cose migliori da fare. * Questo foglio, che riceve centinaia e centinaia di testi ogni giorno e che ha uno spazio limitato, si attiene ferreamente alla regola di non pubblicare notizie false, di non pubblicare il turpiloquio, di non pubblicare cose illecite o immorali, di non pubblicare testi di autori la cui condotta ritiene riprovevole: ad esempio chi si e' reso responsabile, mandante o apologeta di gravi atti di violenza: costoro avranno spazio sulle televisioni, la carta stampata, i siti internet di tutto il mondo: qui no. Nei limiti del possibile - e con un lavoro che costa molta fatica, e con esiti sempre insoddisfacenti - in tutti i testi che vi compaiono tutte le notizie vengono verificate e ove necessario corrette, tutte le cose false, sciocche o sconce vengono cassate, tutti i refusi e le sgrammaticature rettificati, tutto cio' che puo' dar luogo a querele cassato o riscritto in forma che protegga per quanto possibile gli incauti autori, ed infine tutto e' ricondotto alle caratteristiche grafiche rese necessarie dalla diffusione per posta elettronica. 12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 13. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1359 del 17 luglio 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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