La nonviolenza e' in cammino. 1359



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1359 del 17 luglio 2006

Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: Il governo delle leggi e come la guerra porti il fascismo
2. Agnes Heller: Con tutto cio'
3. Vittorio Bonanni intervista Jean Ziegler
4. Una necessaria aggiunta al testo che precede
5. Fatema Mernissi: Senza frontiere
6. L'8 agosto ad Aviano
7. Un indispensabile appello in relazione alla notizia che precede
8. Luce Irigaray: Di piu', di meno
9. Giulio Vittorangeli: Nicaragua, un bagno di memoria
10. Benito D'Ippolito: La gaia guerra contro il terrorismo
11. Una regola, anzi due
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: IL GOVERNO DELLE LEGGI E COME LA GUERRA PORTI IL
FASCISMO

In un denso capitolo di quel denso libro che e' Il futuro della democrazia
(Einaudi, Torino 1984, 1991), Norberto Bobbio esamina una delle domande che
percorrono tutta la storia del pensiero politico: "Qual e' il governo
migliore, quello delle leggi o quello degli uomini?".
E dopo aver passato in rassegna con la consueta chiarezza ed equanimita'
tutte le principali posizioni sostenute dai piu' illustri studiosi nel corso
della vicenda umana, ed aver illustrato i pro ed i contra di ogni posizione,
cosi' conclude: "Se poi, a conclusione dell'analisi, mi si chiede di
abbandonare l'abito dello studioso e di assumere quello dell'uomo impegnato
nella vita politica del suo tempo, non ho alcuna esitazione a dire che la
mia preferenza va al governo delle leggi, non a quello degli uomini. Il
governo delle leggi celebra oggi il proprio trionfo nella democrazia. Che
cosa e' la democrazia se non un insieme di regole (le cosiddette regole del
gioco) per la soluzione dei conflitti senza spargimento di sangue? e in che
cosa consiste il buongoverno democratico se non, anzitutto, nel rigoroso
rispetto di queste regole? Personalmente, non ho dubbi sulla risposta a
queste domande. E proprio perche' non ho dubbi, posso concludere
tranquillamente che la democrazia e' il governo delle leggi per eccellenza.
Nel momento stesso in cui un regime democratico perde di vista questo suo
criterio ispiratore, si rovescia rapidamente nel suo contrario, in una delle
tante forme di governo autocratico, di cui sono piene le narrazioni degli
storici e le riflessioni degli scrittori politici" (p. 193).
Non si potrebbe dir meglio.
E ci sembra necessario riproporre queste savie parole all'attenzione di chi
ci legge proprio oggi che il governo attuale, seguendo le orme del governo
golpista precedente, si appresta a nuovamente finanziare la prosecuzione
dell'illegale e criminale partecipazione militare italiana alla guerra
afgana, con cio' nuovamente violando - come gia' il governo golpista
precedente - la Costituzione che la partecipazione italiana a quella guerra
proibisce.
La guerra e la violazione della Costituzione sono una cosa sola: la
decisione di contribuire a far morire persone la' implica la rottura della
legalita' qui, e' un unico crimine: assassinio e  golpe ad un tempo.
E tutte le sirene della propaganda non riusciranno mai a occultare questa
terribile verita'.

2. MAESTRE. AGNES HELLER: CON TUTTO CIO'
[Da Agnes Heller, Etica generale, Il Mulino, Bologna 1994, p. 298. Agnes
Heller, illustre filosofa ungherese, nata a Budapest nel 1929, sopravvissuta
alla Shoah, allieva e collaboratrice di Lukacs, allontanata dall'Ungheria,
ha poi insegnato in Australia e in America. In Italia e' particolarmente
nota per la "teoria dei bisogni" su cui si ebbe nel nostro paese un notevole
dibattito anche con riferimento ai movimenti degli anni '70. Su posizioni
democratiche radicali, e' una interlocutrice preziosa anche laddove non se
ne condividessero alcuni impianti ed esiti teorici. Dal sito della New
school for social research di New York (www.newschool.edu) presso cui
attualmente insegna traduciamo questa breve notizia biografica essenziale
aggiornata al 2000: "Nata nel 1929 a Budapest. Sopravvissuta alla Shoah, in
cui ha perso la maggior parte dei suoi familiari morti in diversi campi di
concentramento. Allieva di Gyorgy Lukacs dal 1947 e successivamente
professoressa associata nel suo dipartimento. Prima curatrice della 'Rivista
ungherese di filosofia' nel dopoguerra (1955-'56). Destituita dai suoi
incarichi accademici insieme con Lukacs per motivi politici dopo la
rivoluzione ungherese. Trascorse molti anni ad insegnare in scuole
secondarie e le fu proibita ogni pubblicazione. Nel 1968 protesto' contro
l'invasione sovietica della Cecoslovacchia, e subi' una nuova persecuzione
politica e poliziesca. Nel 1973, sulla base di un provvedimento ad personam
delle autorita' del partito, perse di nuovo tutti gli incarichi accademici.
'Disoccupata per motivi politici', tra il 1973 e il 1977 lavoro' come
traduttrice. Nel 1977 emigro' in Australia. A partire dall'enorme
cambiamento del 1989, attualmente trascorre parte dell'anno nella nativa
Ungheria dove e' stata designata membro dell'Accademia ungherese delle
scienze. Nel 1995 le sono stati conferiti il 'Szechenyi National Prize' in
Ungheria e l''Hannah Arendt Prize' a Brema; ha ricevuto la laurea ad honorem
dalla 'La Trobe University' di Melbourne nel 1996 e dall'Universita di
Buenos Aires nel 1997". Opere di Agnes Heller: nella sua vastissima ed
articolata produzione segnaliamo almeno: Per una teoria marxista del valore,
Editori Riuniti, Roma 1974; La teoria dei bisogni in Marx, Feltrinelli,
Milano 1974, 1978; Sociologia della vita quotidiana, Editori Riuniti, Roma
1975; L'uomo del Rinascimento, La Nuova Italia, Firenze 1977; La teoria, la
prassi e i bisogni, Savelli, Roma 1978; Istinto e aggressivita'.
Introduzione a un'antropologia sociale marxista, Feltrinelli, Milano 1978;
(con Ferenc Feher), Le forme dell'uguaglianza, Edizioni aut aut, Milano
1978; Morale e rivoluzione, Savelli, Roma 1979; La filosofia radicale, il
Saggiatore, Milano 1979; Per cambiare la vita, Editori Riuniti, Roma 1980;
Teoria dei sentimenti, Editori Riuniti, Roma 1980, 1981; Teoria della
storia, Editori Riuniti, Roma 1982; (con F. Feher, G. Markus), La dittatura
sui bisogni. Analisi socio-politica della realta' est-europea, SugarCo,
Milano 1982; (con Ferenc Feher), Ungheria 1956, Sugarco, Milano 1983; Il
potere della vergogna. Saggi sulla razionalita', Editori Riuniti, Roma 1985;
Le condizioni della morale, Editori Riuniti, Roma, 1985; (con Ferenc Feher),
Apocalisse atomica. Il movimento antinucleare e il destino dell'Occidente,
Milano 1985; Oltre la giustizia, Il Mulino, Bologna, 1990; (con Ferenc
Feher), La condizione politica postmoderna, Marietti, Genova 1992; Etica
generale, Il Mulino, Bologna 1994; Filosofia morale, Il Mulino, Bologna,
1997; Dove siamo a casa. Pisan Lectures 1993-1998, Angeli, Milano 1999.
Opere su Agnes Heller: Nino Molinu, Heller e Lukacs. Amicus Plato sed magis
amica veritas: topica della moderna utopia, Montagnoli, Roma 1984; Giampiero
Stabile, Soggetti e bisogni. Saggi su Agnes Heller e la teoria dei bisogni,
La Nuova Italia, Firenze 1979; la rivista filosofica italiana "aut aut" ha
spesso ospitato e discusso la riflessione della Heller; cfr. in particolare
gli studi di Laura Boella]

Con tutto cio', ci sono ancora persone buone, vale a dire persone oneste.
Con tutto cio', ci sono ancora persone che si fanno portatrici della
promessa del miglior mondo morale possibile. Con tutto cio', ci sono ancora
persone che sono buone in un modo ed in misura possibili per tutti. E,
consentitemi di aggiungerlo, tali persone sono buone in un modo e in una
misura in cui tutti dovrebbero esserlo.

3. RASSEGNA STAMPA. VITTORIO BONANNI INTERVISTA JEAN ZIEGLER
[Dal quotidiano "Liberazione" del 14 luglio 2006.
Vittorio Bonanni e' giornalista.
Jean Ziegler, sociologo, docente, parlamentare svizzero, attualmente
relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto all'alimentazione, ha
denunciato nelle sue opere i rapporti tra capitale finanziario, governi,
poteri criminali, neocolonialismo, sfruttamento Nord/Sud. Tra le opere di
Jean Ziegler: Una Svizzera al di sopra di ogni sospetto; I vivi e la morte;
Le mani sull'Africa; Il come e il perche'; La Svizzera lava piu' bianco; La
felicita' di essere svizzeri; La Svizzera, l'oro e i morti (sulla perdurante
complicita' delle banche con la rapina nazista dei beni delle famiglie
ebraiche sterminate); tutte presso Mondadori. La vittoria dei vinti, Sonda;
Les seigneurs du crime, Seuil (contro le mafie); La fame nel mondo spiegata
a mio figlio, Pratiche; L'impero della vergogna, Il Saggiatore]

"Israele si sta rendendo responsabile di crimini contro l'umanita' e di una
grave violazione del diritto internazionale e delle norme stabilite dalla
Convenzione di Ginevra". Non usa mezzi termini Jean Ziegler, sociologo,
studioso dei problemi del Sud del mondo, per commentare quanto sta accadendo
in Medio Oriente. A Roma per partecipare al convegno "Diritto al cibo:
obiettivo fallito?", organizzato da Unidea-Unicredit Foundation e dal
Dipartimento di Economia dell'Universita' di Firenze, in programma oggi al
Campidoglio, ha accettato un incontro con "Liberazione" per parlare del suo
nuovo libro L'impero della vergogna (Marco Tropea Editore, pp. 251, euro
17,50). Ma gli avvenimenti che stanno riportando indietro l'orologio della
storia di almeno vent'anni in quella tormentata regione ci costringono a
discutere del sequestro e l'uccisione dei soldati israeliani per mano di
Hezbollah al confine tra Israele e Libano e della durissima quanto
sproporzionata reazione dell'aviazione di Tel Aviv che ha finora provocato
decine di morti. "Un vero e proprio terrorismo di stato - continua lo
studioso -, una punizione collettiva inflitta alla popolazione civile
incompatibile con qualunque norma internazionale. Finora decine e decine di
civili, e tra questi molti bambini, hanno perso la vita in Palestina come in
Libano. Senza contare che sono stati distrutti ponti e centrali elettriche.
Atti di barbarie che entrano in conflitto anche con quell'altra Israele,
quella pacifista, che non vuole la guerra, ma della quale nessuno parla".
*
- Vittorio Bonanni: Ancora una volta l'Europa sembra incapace di assumere un
ruolo autorevole in quell'area a noi cosi' vicina...
- Jean Ziegler: L'Europa e' totalmente asservita agli Stati Uniti. Per
esempio e' stato stipulato nel giugno 2002 un accordo di libero scambio tra
Israele ed Unione Europea. Un'intesa valida, secondo quanto e' scritto
nell'articolo 2, solo se entrambe le parti rispettano i diritti umani. In
caso contrario l'accordo si deve ritenere sospeso. Il 60% delle esportazioni
israeliane sono destinate all'Unione Europea. Se la Commissione di Bruxelles
applicasse, anche solo per quindici giorni, l'articolo 2, Israele sarebbe
obbligato a comportarsi in maniera completamente diversa.
*
- Vittorio Bonanni: Un'impotenza, quella del vecchio continente, le cui
radici sarebbero da cercare nelle responsabilita' europee nella Shoah. Che
cosa ne pensa?
- Jean Ziegler: Rispondo con le parole di un esponente autorevole di
quell'altra Israele della quale parlavo prima. Quel Michel Warshawski,
direttore dell'Alternative information center di Gerusalemme che nell'ultimo
numero della rivista del centro aveva puntato l'indice contro i generali
israeliani: "Quando evocano le vittime dell'Olocausto per giustificare il
massacro dei palestinesi, non fanno altro che insultare quelle vittime". E
il silenzio dell'Europa e' orribile anche per quell'opposizione israeliana
che si ritrova senza un punto d'appoggio, nella sua lotta contro lo
strapotere della casta militare israeliana.
*
- Vittorio Bonanni: Veniamo ora al suo ultimo libro. Ne L'impero della
vergogna lei sostiene, di fronte ad una rifeudalizzazione del mondo per mano
delle grandi multinazionali del Nord, il ritorno ai valori della Rivoluzione
francese, "liberte', egalite', fraternite'", visti ormai con fastidio da una
parte dell'opinione pubblica occidentale. Perche' questo auspicio?
- Jean Ziegler: Anche se danno fastidio questi valori sono ancora presenti
nelle costituzioni nazionali quando si fa riferimento alla liberta' o alla
giustizia sociale. Il capitalismo selvaggio e il neoliberismo sono invece la
negazione di questi valori e di tutto cio' che fa riferimento
all'Illuminismo.
*
- Vittorio Bonanni: Sta dunque sostenendo che il mondo del terzo millennio
rischia di tornare indietro di oltre duecento anni...
- Jean Ziegler: Certamente. Quando 500 tra le principali multinazionali
controllano il 52% del prodotto lordo mondiale stiamo assistendo ad un
processo di rifeudalizzazione del pianeta di fronte al quale lo
stato-nazione non ha piu' alcun potere.
*
- Vittorio Bonanni: Nel suo libro lei cita con efficacia Jacques Roux,
prete, rivoluzionario francese, che guido' il movimento degli "arrabbiati"
(enrages) e che mori' suicida nel 1794 per non essere impiccato. Roux disse:
"La liberta' non e' che un vano fantasma quando una classe di uomini puu'
impunemente affamare l'altra". Oggi diremmo che la giusta battaglia per la
liberta' di espressione e di stampa rischia di perdere di significato di
fronte allo strapotere di pochi privilegiati...
- Jean Ziegler: Come dicevano coloro che io definisco i miei amici
immaginari, Roux appunto, Babeuf, Saint Just, il suffragio universale, la
sovranita' popolare, le elezioni, la revoca del potere da parte del popolo,
sono tutte istanze fondamentali. Alla condizione pero' che ci sia la
possibilita' di sfamarsi. Sempre Roux diceva che la liberta' diventa un
fantasma senza i diritti elementari. E questo oggi e' piu' vero che allora.
*
- Vittorio Bonanni: Max Horkheimer definisce la distruzione di Cartagine da
parte delle truppe di Scipione come una "eclissi della ragione", destinata
come tale a scomparire. Uno scenario che lei contrappone a quello di oggi
dove la violenza sembra invece diventata un fatto comune...
- Jean Ziegler: E' un elemento piu' strutturato perche' e' il capitale
finanziario internazionale che decide ogni giorno chi deve vivere e chi deve
morire. E la strategia dell'investimento obbedisce ora solo alla logica
della massimizzazione del profitto. Non ci sono altri valori nel
capitalismo. Nel passato e anche durante il secolo scorso lo scenario era
invece diverso perche' gli stati nazionali e il potere statale in qualche
modo arginavano gli interessi del capitalismo. Ora invece e' la Banca
mondiale che stabilisce chi, tra i tanti paesi, e' in grado di produrre e di
essere funzionale all'economia mondiale e chi no, creando di fatto un
immenso apartheid mondiale.
*
- Vittorio Bonanni: Chi si puo' contrapporre oggi a questa sempre piu'
preoccupante concentrazione di ricchezza?
- Jean Ziegler: C'e' un nuovo attore storico che si chiama societa' civile.
Certamente e' molto difficile definire questa societa' civile. Tutti i
movimenti che la compongono e che hanno preso parte ai vari forum, come
quelli di Porto Alegre, nascono da un imperativo morale e non per ordine di
un comitato centrale. Tutti hanno la volonta' di cambiare radicalmente
questo mondo e di sottrarlo alla distruzione provocata appunto dalla
rifeudalizzazione.
*
- Vittorio Bonanni: Si tratta tuttavia di realta' ancora in via di
definizione, embrionali...
- Jean Ziegler: Certamente, ma, come diceva Karl Marx, i rivoluzionari
devono essere capaci di sentire l'erba che cresce. E l'erba che cresce sono
appunto i movimenti.
*
- Vittorio Bonanni: E che ruolo giocano stati come il Brasile, il Venezuela,
la Bolivia, in questo contesto?
- Jean Ziegler: Si tratta di esperienze interessanti, anche formidabili, ma,
come disse Lula nel 2003, "noi abbiamo vinto le elezioni ma non siamo al
potere, siamo al governo. Ed e' il popolo che deve cambiare il potere". E la
distinzione tra il governo e il potere e' molto importante ed e' appunto il
popolo, la societa' civile, che ha il compito di cambiare il potere.

4. RIFLESSIONE. UNA NECESSARIA AGGIUNTA AL TESTO CHE PRECEDE

E' inaccettabile e razzista una rappresentazione della tragedia
mediorientale che consideri "Israele" (senza neppure distinguere tra
governo, stato, popolazione - si sa che certe sottigliezze non interessano
chi ha le fiaccole pronte) come responsabile unico di ogni nequizia.
Ovviamente Ziegler - il cui impegno antirazzista e' nitido e forte, e di cui
si legga a conferma almeno La Suisse, l'or et les morts, 1997, e Le bonheur
d'etre suisse, 1993 - non si sogna neppure di sostenere qualcosa del genere,
ne' del resto chi lo intervista, e' evidente; ma una stampa e un'opinione e
una militanza (che pur si ritiene o si pretende "di sinistra") assai peggio
che malaccorta si'. E non si accorgono di riprodurre un antico infame
pregiudizio, e di continuare una lunga vicenda di atroce persecuzione.
*
Sia chiaro: sono del tutto evidenti, a me sembra, le gravi responsabilita'
del governo di Israele.
L'occupazione dei territori su cui deve sorgere lo stato palestinese, e
l'oppressione del popolo palestinese in molteplici forme esercitata,
costituiscono una flagrante violazione non solo del diritto internazionale,
non solo dei diritti umani, ma di ogni sia pur minima legalita'.
La guerra al Libano gia' tanto martoriato, come risposta agli attacchi
terroristici, e' del tutto inammissibile: con la stessa insensata e
scellerata logica, mutatis mutandis, qualunque stato in cui una della mafie
italiane ha commesso un delitto potrebbe decidere di bombardare Roma,
Palermo, Milano.
E per le persone della generazione di chi scrive resta incancellabile il
ricordo degli eccidi in Libano commessi nel corso degli scorsi decenni da
tante parti armate in conflitto, e per me personalmente resta
indimenticabile quella denuncia di Primo Levi che nel 1982 si oppose
all'operazione "Pace in Galilea" durante la quale avvennero le stragi di
Sabra e Chatila compiute da milizie falangiste con la corresponsabilita'
delle truppe israeliane che le stragi non impedirono, e chiese le dimissioni
di Begin e di Sharon (cfr. ora Primo Levi, Conversazioni e interviste
1963-1987, Einaudi, Torino 1997, pp. 295-303; cfr. anche Idem, Opere,
Einaudi, Torino 1988, vol. II, pp. 1171-1172).
*
Ma due cose ancora devono essere aggiunte, e decisive.
La prima: e' scandaloso non vedere che la popolazione israeliana di origine
ebraica e' realmente minacciata di genocidio da regimi fascisti e movimenti
armati presenti negli stati che la circondano; ed e' scandaloso non
percepire che per persone vittime di una bimillenaria persecuzione con esiti
genocidi Israele rappresenta davvero l'ultimo rifugio che esiste nel mondo.
La seconda: la pretesa degli europei di pontificare (pontificare, appunto)
su cosa Israele debba o non debba fare, e' anche - non solo, ma anche -
percepita da molte persone (ad esempio chi scrive queste righe) come la
prosecuzione di un atteggiamento che per certi versi presenta ancora
inquietanti analogie con quello dell'impero romano, dell'antiebraismo
cristiano, del razzismo biologista sette-ottocentesco, dei pogrom zaristi,
della violenza fascista, della Shoah, della continuazione dell'antisemitismo
tanto nell'Europa occidentale quanto in quella orientale.
E per dirla tutta: ho sempre trovato sconvolgente e fin ripugnante che
istituzioni cristiani pretendano di continuare a dare ordini alle persone di
un popolo al cui cospetto esse istituzioni cristiane per gli orrori che
hanno compiuto hanno perso per sempre - per sempre - il diritto di parola.
Ho sempre trovato allucinante che i governi degli stati che hanno commesso o
collaborato alla Shoah pretendano di decidere ancora loro se la popolazione
israeliana di origine ebraica abbia o non abbia - come del resto la
popolazione palestinese - il diritto alla legittima difesa della propria
esistenza.
A me sembra evidente che la popolazione israeliana di origine ebraica sa e
sente - come anche io sento e so (di un sapere non scientifico e astratto,
certo, ma morale e per cosi' dire esistenziale) - che se essa venisse
investita in forze da un'aggressione genocida, l'Europa dei potenti li
lascerebbe uccidere tutti, tutti. Come dimostra senza possibilita' di
smentita cio' che accadde negli anni della Shoah.
*
Dico queste cose perche' posso dirle senza doverci girare intorno: la mia
solidarieta' con la lotta del popolo palestinese per il diritto ad avere una
terra, uno stato, la liberta', e' piena - e data da quando ho raggiunto
l'eta' della ragione. Ma e' piena e altrettanto longeva anche la mia
solidarieta' con la popolazione ebraica dello stato di Israele nel suo
diritto ad avere anch'essa una terra, uno stato, la liberta'. E sono
persuaso che una solidarieta' strabica, ovvero dimezzata, non aiuta nessuno:
l'unica solidarieta' autentica ed efficace e' quella che sostiene entrambi i
popoli nei loro diritti, e che si oppone a tutti i razzismi, a tutte le
uccisioni, a tutte le occupazioni, a tutti i terrorismi: di stato, di gruppo
e individuali. Che si oppone a ogni guerra, che si oppone a tutte le
violenze, che promuove il riconoscimento dell'umanita' di tutti gli esseri
umani, che s'impegna per la convivenza dell'umanita' intera. Questa
solidarieta' necessaria e urgente che si esprime nella scelta della
nonviolenza, nel sostegno a quante e quanti in Israele e Palestina si
battono con la forza della nonviolenza contro tutte le violenze e le
ingiustizie.
E questo e' da chiedere alla comunita' internazionale degli stati nelle sue
espressioni ed articolazioni cosi' come alla cosiddetta societa' civile
internazionale: di sostenere le forze di pace nonviolente israeliane e
palestinesi, di sostenere le forze di pace nonviolente del Medio Oriente
tutto, di fare della scelta della nonviolenza la base di una nuova politica
internazionale di solidarieta' e cooperazione affinche' a tutti gli esseri
umani tutti i diritti umani siano riconosciuti, e innanzitutto quello a non
essere uccisi.

5. MAESTRE. FATEMA MERNISSI: SENZA FRONTIERE
[Da Fatema Mernissi, Islam e democrazia; Giunti, Firenze 2002, p. 194.
Fatema Mernissi (ma il nome puo' essere traslitterato anche in Fatima) e'
nata a Fez, in Marocco, nel 1940, acutissima intellettuale di forte impegno
civile, impegnata per i diritti delle donne, per la democrazia e i diritti
umani di tutti gli esseri umani, docente universitaria di sociologia a
Rabat, studiosa del Corano, saggista e narratrice; tra i suoi libri
disponibili in italiano: Le donne del Profeta, Ecig, 1992; Le sultane
dimenticate, Marietti, 1992; Chahrazad non e' marocchina, Sonda, 1993; La
terrazza proibita, Giunti, 1996; L'harem e l'Occidente, Giunti, 2000; Islam
e democrazia, Giunti, 2002; Karawan. Dal deserto al web, Giunti, 2004. Il
sito internet di Fatema Mernissi e' www.mernissi.net]

Questa guerra senza frontiere ha inaugurato l'era della responsabilita'
senza frontiere.

6. INIZIATIVE. L'8 AGOSTO AD AVIANO
[Da Tiziano Tissino (per contatti: t.tissino at itaca.coopsoc.it) riceviamo e
volentieri diffondiamo. Tiziano Tissino e' impegnato nel movimento
nonviolento dei "Beati i costruttori di pace" ed in numerose altre
esperienze ed iniziative nonviolente; e' tra i promotori dell'azione legale
contro la presenza delle bombe atomiche americane ad Aviano e del Comitato
"Via le bombe" (sito: www.vialebombe.org)]

Nell'ambito della serie di iniziative promosso dal movimento nonviolento dei
"Beati i costruttori di pace" e dal Comitato "Via le bombe" dal 6 al 9
agosto in ricordo delle atomiche su Hiroshima e Nagasaki, martedi' 8 agosto
2006 e' in programma una "ispezione dei cittadini" alla Base Usaf di Aviano.
Nel 1997, mentre l'attenzione internazionale era tutta puntata sulle
ispezioni dell'Unscom in Iraq, molti pacifisti in tutto il mondo cercavano
nuovi strumenti per far notare come fossero proprio le cinque potenze
nucleari ufficiali (Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Usa) a violare per
prime il Trattato di non proliferazione. Nacque cosi' l'idea di "Ispezioni
di cittadini": in mancanza di ispettori ufficiali dell'Onu, sarebbero stati
i cittadini stessi a prendersi la responsabilita' di sostenere il diritto
internazionale, ispezionando i siti nucleari sul proprio territorio.
"Abolition 2000", una rete mondiale che chiede l'eliminazione completa delle
armi nucleari, ha elaborato un Mandato, in cui assegna ai "Citizens' Weapons
Inspectors" il compito di ricercare e documentare la presenza di armi
atomiche. Tale mandato si basa su quello assegnato agli Ispettori Onu in
Iraq. Pertanto, anche gli "Ispettori dei cittadini" rivendicano il diritto
di accedere a qualsiasi struttura militare, senza preavviso e senza
necessita' di autorizzazione. Da allora, decine di "Ispezioni" si sono
svolte negli Usa ed in vari paesi europei (cfr.
www.motherearth.org/inspection/).
Rifacendoci a questi precedenti, la giornata di martedi' 8 agosto verra'
dedicata ad una "Ispezione dei cittadini" alla Base Usaf di Aviano.
Verra' costituita una delegazione qualificata di cittadini-ispettori
composta da parlamentari, esponenti della societa' civile e degli enti
locali, tecnici e scienziati, attivisti dei movimenti per la pace e i
diritti umani, che chiedera' di visitare la Base, ed in particolare gli
shelters che ospitano le atomiche.
Se questo ci sara' negato, cercheremo, in maniera pacifica, determinata e
rigorosamente nonviolenta, di bloccare almeno per un giorno la base Usaf,
con l'obiettivo di far emergere la contraddizione di quei governi che, in
nome della pace, della sicurezza e della democrazia, fanno la guerra,
alimentano il terrore, nascondono la verita' ai loro cittadini.
Per ulteriori informazioni: associazione nazionale "Beati i costruttori di
pace", via Antonio da Tempo 2, Padova, tel. 0498070699 - 3492200890, e-mail:
segreteria at beati.org, sito: www.beati.org

7. APPELLI. UN INDISPENSABILE APPELLO IN RELAZIONE ALLA NOTIZIA CHE PRECEDE

Nel riportare e diffondere la notizia che precede ci corre l'obbligo di
chiarire la nostra posizione e di rivolgere un appello ai promotori
dell'iniziativa li' annunciata.
Perche' un'iniziatva abbia caratteristiche rigorosamente nonviolente e
perche' sia lecito a persone amiche della nonviolenza promuoverla e
sostenerla e' necessario dal nostro punto di vista che per quanto e' in
potere dei promotori e dei sostenitori:
- nessuna vita umana deve essere messa in pericolo;
- tutto deve avvenire nella massima trasparenza, pubblicamente e senza
alcuna violenza o minaccia all'incolumita' fisica e alla dignita' umana di
qualunque persona a qualunque titolo coinvolta;
- sia chiaro a tutti i partecipanti che la nonviolenza richiede un rigore
morale assoluto e una responsabilita' che non ammette deroghe;
- occorre pertanto che tutti i partecipanti seguano regole di condotta
rigide, semplici e chiare, note a tutti  e da tutti condivise, senza non
dare alcuno spazio ad ambiguita', provocazioni, pericoli per l'incolumita'
di alcuno.
*
A fini orientativi e documentari riportiamo di seguito le regole che furono
alla base dell'azione diretta nonvioleta delle "mongolfiere della pace" che
realizzammo ad Aviano nel 1999 (regole che abbiamo gia' piu' volte
riproposto su questo notiziario).
Quattro regole di condotta per l'azione diretta nonviolenta:
I. A un'iniziativa nonviolenta possono partecipare solo le persone che
accettano incondizionatamente di attenersi alle regole della nonviolenza.
II. Tutti i partecipanti devono saper comunicare parlando con chiarezza, con
tranquillita', con rispetto per tutti, e senza mai offendere nessuno.
III. Tutti i partecipanti devono conoscere perfettamente senso, fini,
modalita' e conseguenze dell'azione diretta nonviolenta; devono averne piena
conoscenza, e devono esserne completamente convinti; in particolare
sottolineiamo la necessita' di essere pienamente informati e consapevoli
delle conseguenze cui ogni singolo partecipante puo' andare incontro,
conseguenze che vanno accettate pacificamente e onestamente, ed alle quali
nessuno deve cercare di sottrarsi.
IV. Tutti devono rispettare i seguenti principi della nonviolenza:
a) non fare del male a nessuno (se una sola persona dice o fa delle
stupidaggini, o una sola persona si fa male, l'azione diretta nonviolenta e'
irrimediabilmente e totalmente fallita, e deve essere immediatamente
sospesa);
b) spiegare a tutti (amici, autorita', interlocutori, interpositori,
eventuali oppositori) cosa si intende fare, e che l'azione diretta
nonviolenta non e' rivolta contro qualcuno, ma contro la violenza;
c) dire sempre e solo la verita';
d) fare solo le cose decise prima insieme con il metodo del consenso ed
annunciate pubblicamente (cioe' a tutti note e da tutti condivise); nessuno
deve prendere iniziative personali di nessun genere; la nonviolenza richiede
lealta' e disciplina;
e) assumersi la responsabilita' delle proprie azioni e quindi subire anche
le conseguenze che ne derivano;
f) mantenere una condotta nonviolenta anche di fronte all'eventuale violenza
altrui.
Chi non accetta queste regole non puo' partecipare all'azione diretta
nonviolenta, poiche' sarebbe di pericolo per se', per gli altri e per la
riuscita dell'iniziativa che deve essere, appunto, rigorosamente
nonviolenta. Per poter partecipare ad un'azione diretta nonviolenta e'
necessario aver partecipato prima alla discussione ed all'organizzazione che
ha portato alla sua decisione e realizzazione, ed e' altresi' assolutamente
indispensabile aver partecipato ad un training di addestramento alla
nonviolenza.
*
Sottolineiamo la necessita' che alle prime avvisaglie che l'incolumita'
personale di chicchessia possa essere messa in pericolo l'azione sia
sospesa: Gandhi non esito' a sospendere campagne che mobilitavano finanche
milioni di persone non appena da parte di persone impegnate nell'azione
nonvioletta venivano compiuti atti di violenza.
Nella tragica storia dei movimenti per la pace abbiamo gia' avuto persone
uccise anche per responsabilita' indiretta di scelte organizzative che non
avevano saputo fare la scelta rigorosa della nonviolenza. Che simili lutti
non accadano mai piu'.
*
Riproponiamo di seguito altresi' un ulteriore breve testo sulla necessita'
dell'addestramento alla nonviolenza come necessaria condizione preliminare
per poter partecipare a un'azione diretta nonviolenta (testo che riprendiamo
da un piu' ampio articolo piu' volte ripubblicato su questo foglio, da
ultimo nel n. 1197 a cui rinviamo per una lettura integrale che potrebbe
essere utile a quanti si predispongono ad organizzare o prender parte a un'a
zione diretta nonviolenta).
Necessita' dell'addestramento alla nonviolenza.
La nonviolenza non e' ne' un atteggiamento spontaneo, ne' un banale "volersi
bene"; bensi':
a) una meditata scelta etico-politica di trasformazione delle relazioni
personali e sociali,
b) un insieme di tecniche di lotta rigorose ed assai elaborate,
c) una strategia di lotta profondamente caratterizzata,
d) un progetto di relazioni umane e politiche radicalmente alternativo a
quelle dominanti.
Quindi la nonviolenza non e' affatto "spontanea", va conosciuta e coltivata.
Nessuno si sorprende se un soldato deve addestrarsi, nessuno si sorprende se
un medico deve studiare: ebbene, la nonviolenza richiede un addestramento e
uno studio non inferiori ma superiori a quelli richiesti al soldato ed al
medico.
Senza studio non e' possibile comprendere la nonviolenza; senza
addestramento non e' possibile condurre l'azione nonviolenta.
Proprio perche' la nonviolenza e' una proposta morale, sociale e politica di
lotta di liberazione che nel suo stesso farsi inveri la dignita' umana di
ognuno e di tutti, essa richiede un impegno di conoscenza, di preparazione,
di discussione, di consapevolezza e di capacita' critica e autocritica
assolutamente superiore a quello richiesto in altre forme di organizzazione,
in altri ambiti di studio, in altre proposte di azione.

8. MAESTRE. LUCE IRIGARAY: DI PIU', DI MENO
[Da Luce Irigaray, Io tu noi. Per una cultura della differenza, Bollati
Boringhieri, Torino 1992, p. 98. Luce Irigaray, nata in Belgio, direttrice
di ricerca al Cnrs a Parigi, e' tra le piu' influenti pensatrici degli
ultimi decenni. Opere di Luce Irigaray: Speculum. L'altra donna,
Feltrinelli, Milano 1975; Questo sesso che non e' un sesso, Feltrinelli,
Milano 1978;  Amante marina. Friedrich Nietzsche, Feltrinelli, Milano 1981;
Passioni elementari, Feltrinelli, Milano 1983; Etica della differenza
sessuale, Feltrinelli, Milano 1985; Sessi e genealogie, La Tartaruga, Milano
1987; Il tempo della differenza, Editori Riuniti, Roma 1989; Parlare non e'
mai neutro, Editori Riuniti, Roma 1991; Io, tu, noi, Bollati Boringhieri,
Torino 1992; Amo a te, Bollati Boringhieri, Torino 1993; Essere due, Bollati
Boringhieri, Torino 1994; La democrazia comincia a due, Bollati Boringhieri,
Torino 1994; L'oblio dell'aria, Bollati Boringhieri, Torino 1996]

Non si tratta sempre di acquisire qualcosa in piu', ma anche di essere
capaci di qualcosa di meno.

9. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: NICARAGUA, UN BAGNO DI MEMORIA
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori
di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da
sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di
solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di
condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione
Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di
studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta'
concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione
di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra
soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha
svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e
riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti
interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui
promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra
altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre
1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara,
la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo,
Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996;
Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La
solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I
movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto
politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria,
una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra
neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della
solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno,
luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio
2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per
anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della
solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha
cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che
solidarieta'"]

Ci vuole passione per avere a che fare con la storia. A volte ci vuole molto
coraggio. In ogni caso si paga un prezzo. Il giusto prezzo (delle volte), un
prezzo crudele (spesso),  e quando ci si espone in prima persona talvolta si
paga un prezzo esorbitante come la vita.
Pero' a volte la crudelta' della storia cambia per un volto, per un gesto di
umanita', per una poesia; per qualcosa che si inceppa o stride, per un
attimo di verita' che riesce a travolgere le ipocrisie. Per l'umanita'
sconfitta che fa le rivoluzioni e che porta nella sua bisaccia anche tutti
gli altri universi che promettono la liberazione.
*
E' stato cosi' in Nicaragua il 19 luglio 1979: la rivoluzione dei poeti.
Cosi' si presentava il sandinismo, ci diceva che la poesia, nei confronti
della politica, non era piu' un vezzo o una debolezza, ma una componente
decisiva. La poesia (lo insegnano i poeti maggiori) non e' divagazione
letteraria. "La poesia e' espressione massimamente sintetica di ricerca, di
tensione culturale e morale, che contrasta lo stato di cose esistente.
Pensiamo al nostro Leopardi" (Valentino Parlato).
Il Nicaragua sandinista ci diceva che la rivoluzione e' gioia, e' felicita':
la presenza costante della poesia nell'agire politico, alla ricerca (alla
definizione) del presente, all'individuazione del futuro.
Ma le rivoluzioni sono fragili, basta poco (o tanto, secondo i punti di
vista) per farle andare in pezzi.
L'aggressione degli Usa (la Cia mino' i porti, bombardo' e fece la guerra
appoggiandosi alle forze irregolari "contras", che utilizzavano le basi
militari statunitensi in Honduras), porto' l'inevitabile disincanto, gli
errori, dissensi aspri e dolorosi, fino al settarismo.
La guerra fu un dramma enorme per il popolo nicaraguese: enorme il costo in
termini di vite umane, e ancora oggi molte ferite restano aperte. Cosi'
hanno rubato la speranza alla maggior parte di quella popolazione valorosa;
e l'avventura della rivoluzione sandinista e' ripiegata su se stessa.
I difetti del Fronte sandinista di liberazione nazionale (in sigla: Fsln)
con il tempo sono cresciuti e continuano ad aumentare vistosamente, ad
iniziare dal degrado del suo patrimonio etico.
Agli inizi del secolo XXI ci troviamo con un Fsln che non riesce a
concretizzare neanche le rivendicazioni della sinistra tradizionale. Le
nuove sfide della globalizzazione hanno colto di sorpresa l'Fsln, che era
gia' retrocesso di fronte a quelle piu' antiche.
Tutto questo puo' essere, per chi non ha piu' venti o quanrant'anni, un
bagno di memoria, anche se amaro vedendo come sono andate a finire le cose.
In Nicaragua, altrove e da noi.
*
Pensiamo solo ai tre assunti della rivoluzione francese del 1789, "liberte',
egalite', fraternite'": sono nel mondo lettera morta. Ci si riempie la bocca
di una liberta' che e' falsa perche' si fonda sulla disuguaglianza delle
condizioni di vita nel mondo e perche' la fraternita', ormai taciuta, e'
menzogna. La liberta' senza uguaglianza e' caricatura.
Cosi' la guerra, proprieta' dei potenti della terra, travolge la societa'
civile nei luoghi del massacro, cancellandone i presupposti anche in
quell'Occidente che ormai quando programma un intervento militare lo
affianca con una collaterale e strumentale scesa in campo del cosiddetto
"umanitario".
Ma per chi c'e' ancora, quel piccolo paese centroamericano (scomparso ormai
dalla mappa informativa mondiale) che cosa dice?
Forse dice che la spinta alla solidarieta' internazionale e' una pulsione
ancora presente, forte e contagiosa. Resta un lungo lavoro da fare per
l'uguaglianza degli esseri umani; perche' non si puo' trattare il divario
tra Nord e Sud del mondo solo attraverso discorsi globali, dimenticando o
facendo passare in secondo piano le lotte quotidiane che si svolgono nei
continenti impoveriti.
"Se e' vero che la situazione del Nicaragua o di altri paesi dipende da un
modello economico, politico e sociale oppressivo e complesso ed a cui
bisogna rispondere con proposte altrettanto complesse, e' pur vero che la
vita quotidiana della gente che continua a sopravvivere con meno di due
dollari al giorno, la disperazione di chi muore per pesticidi o si sfianca
in una zona franca, il pianto di chi a cinque anni deve lavorare in una
discarica o deve sopravvivere alle violenze che subisce tutti i giorni, e'
quanto di piu' reale esista. Credo che l'assoluta pecularieta' di
un'associazione come Italia-Nicaragua debba proprio prendere spunto da
questa realta', senza perdere di vista gli aspetti globali. Credo che il
contatto con la strada, con la miseria, con lo sfruttamento, con i risultati
diretti di queste politiche debba essere prioritario per noi. Credo che le
esperienze di lotta che continuano a sorgere in Nicaragua, pur con tutte le
loro debolezze, debbano essere un altro nostro punto di riferimento e
debbano essere condivise con l'Italia": cosi' ci scrive Giorgio Trucchi da
Managua.

10. HERIDAS COMO LABIOS. BENITO D'IPPOLITO: LA GAIA GUERRA CONTRO IL
TERRORISMO

"Insomma, lei voleva esserci perche' l'Italia non finisse ancora una volta
in serie B rispetto ai paesi che contano"
(Federico Rampini, in Massimo D'Alema, Kosovo. Gli italiani e la guerra.
Intervista di Federico Rampini, Mondadori, Milano 1999, p. 22)

Mentre gli offrono mazzi di microfoni
gli addetti alla propaganda del Reich
l'obliquo ministro della macelleria
dismesso il grembiale
sorride ironico sotto i baffi da guappo
nei guanti fremono riposano gli artigli
in pantofole
comanda i plotoni d'esecuzione
lievemente del capo con un cenno
rassicurante.

E quando rigidi come stoccafissi
vestiti di legno i nostri ragazzi
a casa torneranno dal gran gioco
non manchera' di certo di commuoversi
del grave pondo che e' saper governare
e di come lui sappia sostenerlo splendido.

Annuncia querulo il portavoce del governo:
"Chiunque mangera' un brano di carne
umana, un sottosegretariato in premio
ricevera', ed un telecomando.
Vogliamo che tutti siano felici".
Batton le mani gli addetti alla security,
i valletti da camera, i gentiluomini tutti.

11. LE ULTIME COSE. UNA REGOLA, ANZI DUE

Imparammo alla scuola di retorica del nostro buon maestro Annibale Scarpante
che a chi ti rivolge insulti e menzogne non mette mai conto di replicare.
Abbiamo cose migliori da fare.
*
Questo foglio, che riceve centinaia e centinaia di testi ogni giorno e che
ha uno spazio limitato, si attiene ferreamente alla regola di non pubblicare
notizie false, di non pubblicare il turpiloquio, di non pubblicare cose
illecite o immorali, di non pubblicare testi di autori la cui condotta
ritiene riprovevole: ad esempio chi si e' reso responsabile, mandante o
apologeta di gravi atti di violenza: costoro avranno spazio sulle
televisioni, la carta stampata, i siti internet di tutto il mondo: qui no.
Nei limiti del possibile - e con un lavoro che costa molta fatica, e con
esiti sempre insoddisfacenti - in tutti i testi che vi compaiono tutte le
notizie vengono verificate e ove necessario corrette, tutte le cose false,
sciocche o sconce vengono cassate, tutti i refusi e le sgrammaticature
rettificati, tutto cio' che puo' dar luogo a querele cassato o riscritto in
forma che protegga per quanto possibile gli incauti autori, ed infine tutto
e' ricondotto alle caratteristiche grafiche rese necessarie dalla diffusione
per posta elettronica.

12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

13. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1359 del 17 luglio 2006

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

Per non riceverlo piu':
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web
http://web.peacelink.it/mailing_admin.html
quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su
"subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196
("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing
list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica
alla pagina web:
http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web:
http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html

L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la
redazione e': nbawac at tin.it