La nonviolenza e' in cammino. 1352



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1352 del 10 luglio 2006

Sommario di questo numero:
1. Rosa Luxemburg: Un affare di tutti i giorni
2. Giobbe Santabarbara: L'antipolitica degli assassini e un equivoco che si
scioglie
3. Giulio Vittorangeli: La guerra
4. Da una lettera di Stratone di Corinto all'amico suo Silesio Polilogoteta
5. Enrico Peyretti: Messe
6. Una lettera al governo di alcuni movimenti nonviolenti su difesa popolare
nonviolenta e servizio civile
7. Una notizia biobibliografica su Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri
8. Silvia Calamandrei presenta "L'amnistia Togliatti" di Mimmo Franzinelli
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. MAESTRE. ROSA LUXEMBURG: UN AFFARE DI TUTTI I GIORNI
[Da Rosa Luxemburg, Scritti politici, Editori Riuniti, Roma 1967, 1976, p.
438. Rosa Luxemburg, 1871-1919, e' una delle piu' limpide figure del
movimento dei lavoratori e dell'impegno contro la guerra e contro
l'autoritarismo. Assassinata, il suo cadavere fu gettato in un canale e
ripescato solo mesi dopo; ci sono due epitaffi per lei scritti da Bertolt
Brecht, che suonano cosi': Epitaffio (1919): "Ora e' sparita anche la Rosa
rossa, / non si sa dov'e' sepolta. / Siccome ai poveri ha detto la verita' /
i ricchi l'hanno spedita nell'aldila'"; Epitaffio per Rosa Luxemburg (1948):
"Qui giace sepolta / Rosa Luxemburg / Un'ebrea polacca / Che combatte' in
difesa dei lavoratori tedeschi, / Uccisa / Dagli oppressori tedeschi.
Oppressi, / Seppellite la vostra discordia". Opere di Rosa Luxemburg:
segnaliamo almeno due fondamentali raccolte di scritti in italiano: Scritti
scelti, Einaudi, Torino 1975, 1976; Scritti politici, Editori Riuniti, Roma
1967, 1976 (con una ampia, fondamentale introduzione di Lelio Basso). Opere
su Rosa Luxemburg: Lelio Basso (a cura di), Per conoscere Rosa Luxemburg,
Mondadori, Milano 1977; Paul Froelich, Rosa Luxemburg, Rizzoli, Milano 1987;
P. J. Nettl, Rosa Luxemburg, Il Saggiatore 1970; Daniel Guerin, Rosa
Luxemburg e la spontaneita' rivoluzionaria, Mursia, Milano 1974; AA. VV.,
Rosa Luxemburg e lo sviluppo del pensiero marxista, Mazzotta, Milano 1977]

Lo sterminio di massa e' diventato un affare di tutti i giorni...

2. EDITORIALE. GIOBBE SANTABARBARA: L'ANTIPOLITICA DEGLI ASSASSINI E UN
EQUIVOCO CHE SI SCIOGLIE

Quella degli assassini e' propriamente l'antipolitica, poiche' essa denega e
fin annichilisce ogni possibilita' di civile convivenza fondata sul
reciproco riconoscimento di umanita'.
Tutti i sostenitori della guerra hanno abdicato alla politica, poiche' la
guerra non e' la prosecuzione della politica con altri mezzi, iuxta la
massima clausewitziana, ma della politica la morte, e la morte
dell'umanita'.
Un ministro che propugna la guerra non e' piu' un politico, e' un
antipolitico, e peggio: un mandante della commissione di omicidi.
*
L'equivoco che si scioglie e' quello - invero clownesco - del pacifismo
"seconda grande potenza": il pacifismo totalitario del "senza se e senza
ma", il pacifismo ipocrita degli "italiani brava gente", il pacifismo
nepotista e arraffone delle carriere parastatali, il pacifismo squadrista e
agli squadristi ammiccante, il pacifismo della "sinistra radicale", il
pacifismo ciarlatano e colluso, astratto e velleitario, ambiguo e
subalterno, da salotto e da parata, ebbene, quel pacifismo confuso e
dimidiato non serve a nulla, non e' mai servito a nulla, se non alle
miserabili carriere di chi giunto alla prova non esita ad arrampicarsi su
cataste di cadaveri pur di mantenere il proprio privilegio borghese ed
accrescere le proprie borghesi fortune.
La nonviolenza occorre: la nonviolenza, che e' la lotta la piu' nitida e la
piu' intransigente contro tutte le uccisioni, contro tutte le oppressioni,
contro tutte le devastazioni: contro la guerra, l'inquinamento, lo
sfruttamento.
La nonviolenza, cui ci convoca l'art. 11 della Costituzione della Repubblica
italiana e l'incipit della Carta delle Nazioni Unite e la Dichiarazione
universale dei diritti umani del '48.
La nonviolenza.
*
Ma la nonviolenza non e' quell'oscena caricatura dei ciarlatani (magari
anche di fama o di grido) pronti a tutte le capriole, rotti a tutte le
furbizie, disonesti quanto puo' esserlo chi non si cura della vita altrui ma
solo dell'incedere proprio, dereistici come tutti i totalitari.
La nonviolenza e' quella umile e relativa, modesta e concreta, mite e
realista, ma nitida e intransigente nel chiedere a chi le si accosta, a chi
la sceglie ed invera, di farla finita per sempre con il militarismo,
l'autoritarismo, il patriarcato; di farla finita per sempre con le
aggressioni, le vilta' e le menzogne; di farla finita per sempre con la
denegazione dell'umanita' altrui.
E non possono pretendere di parlare a nome di essa coloro che
irresponsabilmente hanno commesso crimini, o indotto altri a commettere
crimini, o avallato che altri commettessero crimini, o non dissuaso altri
dal commettere crimini.
La nonviolenza e' esigente. Non fosse cosi', perche' ci starebbe a cuore?

3. EDITORIALE. GIULIO VITTORANGELI: LA GUERRA
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori
di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da
sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di
solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di
condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione
Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di
studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta'
concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione
di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra
soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha
svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e
riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti
interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui
promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra
altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre
1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara,
la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo,
Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996;
Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La
solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I
movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto
politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria,
una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra
neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della
solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno,
luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio
2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per
anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della
solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha
cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che
solidarieta'"]

La cosiddetta globalizzazione ci fa retrocedere al peggiore progetto
"civilizzatore" in Occidente, quello del colonialismo, l'oppressione dei
popoli, la disoccupazione, la morte per fame, le guerre continue.
Non solo, la globalizzazione amplifica la miseria spirituale. Mutila
l'essere umano. La lotta per avere non gli permette di essere. Il potere
economico globalizzato ritiene che questo mondo e' una grande impresa ove
milioni di lavoratori sono superflui e bisogna licenziarli.
Intanto i versi di un grande poeta, Bertolt Brecht, continuano ad ammonirci:
"Ecco gli elmi dei vinti
e quando un colpo
ce li ha sbalzati dalla testa
non fu allora la disfatta
fu quando obbedimmo e li mettemmo in testa".
Purtroppo la guerra permanente, nelle sue due versioni militare e
terroristica, e' diventata la principale forma della politica, ridotta a
esercizio o lotta di potere. La novita' e' nella nuova dislocazione del
senso della guerra, non piu' solo strumento di conquista e potenza, ma di
affermazione di principi.
Cosi' le spedizioni militari si possono chiamare "missioni di pace".
Cosi' si puo' pensare di continuare a finanziare la partecipazione militare
italiana alla guerra in corso in Afghanistan; ancora una volta calpestando
la Costituzione della Repubblica Italiana che ripudia la guerra.
Certo, poi per coerenza e spirito di "modernizzazione", si puo' pensare di
riprendere insieme al centrodestra la strada per cambiare la costituzione
materiale del paese e avviare la demolizione della sua costituzione formale;
alla faccia dei milioni di persone che hanno votato al recente referendum
costituzionale.
*
E' in questo stravolgimento che la pace diventa, dovrebbe diventare, un
valore in se'.
Perche' dentro la guerra ci siamo tutti, anche se in forme diverse, e dei
suoi crimini ed orrori tutti ne portiamo la responsabilita'.
La guerra con i suoi "protagonisti": le vittime e i carnefici, quelli che la
guerra la fanno; poi i giornalisti, quelli che la guerra la testimoniano, la
osservano da vicino; infine noi, gli spettatori e lettori, quelli che la
guerra la vedono su uno schermo e la scoprono sui giornali a migliaia di
chilometri di distanza.
Ma come vanno realmente le cose nei conflitti odierni?
Costruzione delle notizie, manipolazione dell'opinione pubblica, terrorismo,
atrocita' (non ultima la tortura) verso la popolazione civile.
Una realta' dove vero e falso, pace e guerra, giustizia e sopraffazione si
scambiano fluidamente di posizione, dominate da una retorica postmoderna che
fabbrica pensiero unico, propaganda e consumo.
Cosi' giorno per giorno, una realta', anzi un'irrealta' bugiarda e
consolatoria, ci rende inconsapevoli complici. Cecchini della visione.
Del resto il mondo della storia e' cosi' come lo fanno gli esseri umani.
"Il mondo e' quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai
malfattori, ma per l'inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno li' a
guardare". Firmato Albert Einstein.
*
Nessuno percio' puo' tirarsi fuori dal gioco sporco della storia in
generale, della guerra in particolare, perche' ogni nostro comportamento
compromette il mondo, se nega la speranza, se rimane indifferente.
E non c'e' cosa che neghi la speranza piu' della guerra.
Nessuno puo' ritenersi neutrale e non coinvolto nei processi della storia. A
ciascuno compete l'onere di credere in un mondo migliore e la volonta' di
realizzarlo. Cio' che e' piu' importante e' misurare questa forza, queste
potenze della distruzione e della morte, alla luce di qualche cosa che le
capovolge radicalmente, alla luce di una speranza, di una possibilita' di
vita che e' l'esatto contrario di tutto cio' che oggi domina. Certo,
costruire una dinamica della speranza sembra oggi un compito utopistico.
Ma nessun regime, anche il piu' totalitario dei regimi autoritari
novecenteschi quanto quelli massmediatici del duemila, e' riuscito sinora ad
impedire che attraverso le sue crepe ed incrinature respirassero i polmoni
del sogno e dell'utopia.
Per tutto questo, almeno questo foglio, almeno noi, restiamo fedeli
all'osservazione di Ernesto Balducci: "Gli uomini del futuro o saranno
uomini di pace o non saranno".

4. AMICIZIE. DA UNA LETTERA DI STRATONE DI CORINTO ALL'AMICO SUO SILESIO
POLILOGOTETA

... io non appartengo al "popolo dell'Unione" (fatico gia' tanto ad
appartenere per ragioni di stato civile, di geografia e di lingua al popolo
italiano, e da quando ho raggiunto l'eta' della ragione sono un
internazionalista: della Prima Internazionale, per intenderci fra noi poveri
vecchierelli), e non mi interessa affatto quale sia l'opinione del "popolo
dell'Unione" sulla guerra: anche se esso fosse unanime nel volere le stragi
io resterei contrario.
E per mia fortuna nel nostro paese c'e' una buona legge, nata dal sangue
versato dai martiri della Resistenza, che ripudia la guerra: e' la legge
fondamentale del nostro ordinamento giuridico, la legge infrangendo la quale
non siamo piu' ne' una democrazia, ne' uno stato di diritto, ne' un popolo
libero.
Non ci sono consultazioni da fare, c'e' solo da rispettare quella legge. E
chi non la rispetta e' un criminale.
E coloro che avendo il potere di governare e di fare le leggi deliberano la
guerra sono criminali due volte: perche' violano la Costituzione, e perche'
assassini. La guerra in questo e non in altro consistendo: nell'uccidere
esseri umani. E secondo il nostro modesto modo di vedere uccidere esseri
umani e' un crimine, il piu' grave, il piu' abietto.

5. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: MESSE
[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questo
intervento. Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di
questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno
di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha
fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il
foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel
Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian
Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro
Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo
comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione
col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento
Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora
a varie prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del
"non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto
il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la
guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei
Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e
politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile
nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza
guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di
cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie
Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico
Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte
riproposta anche su questo foglio, da ultimo nei fascicoli 1093-1094; vari
suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e
alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu'
ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731
del 15 novembre 2003 di questo notiziario]

Zapatero non va alla messa del papa. Lo accoglie e lo saluta, ma alla messa
non ci va. Mi pare giusto. Alla messa ci va chi crede nel significato
dell'eucarestia. Non e' una cerimonia civile, che riguardi tutti i
cittadini. Il papa dovrebbe ringraziare Zapatero per il bel chiarimento che
fa rispetto alle messe di stato, tricolori (per lo piu' funerali), che
sembrano, da noi, la cosa piu' normale del mondo, con personaggi compunti (e
annoiati) in prima fila, diversi dei quali sono li' per tutt'altro motivo da
quello che disse Gesu', la vigilia della sua cattura e condanna
politico-religiosa: "Ecco il mio corpo e il mio sangue, dati per voi. Fate
questo in memoria di me". Semmai, e' un altro il punto del vangelo che li
riguarda: Matteo 6, 5.

6. LETTERE. UNA LETTERA AL GOVERNO DI ALCUNI MOVIMENTI NONVIOLENTI SU DIFESA
POPOLARE NONVIOLENTA E SERVIZIO CIVILE
[Da Paolo Candelari (per contatti: paolocand at libero.it) riceviamo e
volentieri diffondiamo. Paolo Candelari, presidente del Movimento
Internazionale della Riconciliazione, e' una delle piu' conosciute e stimate
figure della nonviolenza in Italia]

Torino 7 luglio 2006
Al Presidente del Consiglio
Al Ministro della solidarieta' sociale
*
Egregio Presidente, Signor Ministro,
siamo movimenti che si richiamano alla nonviolenza e che si interessano alle
tematiche relative all'obiezione di coscienza ed al servizio civile da
sempre, essendo stati tra i primi a battersi per il riconoscimento giuridico
dell'obiezione di coscienza, e crediamo che la difesa civile non armata e
nonviolenta sia una credibile alternativa a quella militare per la difesa
del proprio paese e per la risoluzione dei conflitti internazionali.
Ci spinge a scrivere questa lettera la preoccupazione che lo stretto legame
tra le tematiche della difesa nonviolenta e quelle del servizio civile non
venga penalizzato dallo spostamento di competenze del Servizio civile
nazionale dalla Presidenza del Consiglio al Ministero della solidarieta'
sociale.
A cio' si unisce la constatazione dell'inadeguatezza delle risorse
complessive destinate ad esso, dato che sono rimasti esclusi dal
finanziamento piu' di 3.000 progetti. I criteri di valutazione usati
andrebbero rivisti, poiche' molti Enti che sottolineano il legame,
originario e fondante, con l'obiezione di coscienza e i suoi possibili
sviluppi come corpi civili di pace e difesa nonviolenta, hanno visto i loro
progetti, relativi alla pace ed alla nonviolenza, cioe' quelli piu' legati
ai temi della difesa, approvati ma non finanziati.
In particolare ci preoccupa la sorte che potrebbe subire il Comitato per la
difesa civile non armata e nonviolenta, istituito in base alla legge
sull'obiezione di coscienza ed il servizio civile, approvata dal suo
precedente governo nel 1998. Tale comitato consultivo ha il prezioso compito
di sviluppare la ricerca e l'applicazione in questo nuovo settore, relativo,
come e' evidente, alla difesa e non alla semplice solidarieta' sociale.
Riteniamo invece indispensabile che il servizio civile sia conforme a quanto
stabilito dalla lettere a dallo spirito delle leggi e della giurisprudenza
(sentenze della Corte Costituzionale) in materia. In quanto discendente
dell'obiezione di coscienza, infatti, il servizio civile risponde, seppure
in altra maniera, al dovere costituzionale di difesa della Patria, come e'
chiaramente ribadito anche nell'art. 1 lettera a) ("concorrere, in
alternativa al servizio militare obbligatorio, alla difesa della Patria con
mezzi ed attivita' non militari") della legge istitutiva del Servizio civile
nazionale (2001) e non e' semplicemente un modo di contribuire ad alleviare
il disagio sociale.
Per questo, signor Presidente e signor Ministro, siamo ad offrire il nostro
contributo di proposta e di impegno per migliorare sempre piu' la gestione
del servizio civile, che rappresenta una fondamentale occasione di crescita
democratica per tanti giovani e per l'intero Paese.
*
Agenzia per la pace (axp at agenziaperlapace.it)
Gavci (gavci at iperbole.bologna.it)
Movimento internazionale della riconciliazione (Segreteria at miritalia.org)
Movimento nonviolento ( mao at sis.it)

7. MAESTRE. UNA NOTIZIA BIOBIBLIOGRAFICA SU MARIATERESA FUMAGALLI BEONIO
BROCCHIERI
[Dal sito di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri (www.mtfbb.com)
riprendiamo la seguente scheda biobibliografica essenziale]

Professoressa ordinaria di storia della filosofia medievale all'Universita'
degli studi di Milano, libera docente in storia della filosofia, membro
della redazione e gia' direttrice responsabile della "Rivista di storia
della filosofia" fondata da Mario Dal Pra, condirettrice della Collana di
Storia della Filosofia (Franco Angeli, Milano), condirettrice di "Doctor
Virtualis", rivista online e su carta di storia della filosofia medievale,
membro del comitato scientifico della rivista "Nuova civilta' delle
macchine". Direttrice, con Luca Bianchi e Massimo Parodi, della collana
Quodlibet (Lubrina, Bergamo). Visiting Professor alla Universita' di
Pennsylvania (Philadelphia), alla U. B. A. (Buenos Aires), alla Universita'
Ebraica di Gerusalemme. Coordinatrice di alcuni progetti di ricerca.
Collaboratrice, dal 1988 al 2003, all'inserto culturale de "Il Sole 24 Ore".
*
Bibliografia di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri: Cristiani in armi.
Da sant'Agostino a papa Wojtyla, Roma-Bari, Laterza, 2006; Lettere di due
amanti. Abelardo ed Eloisa?, prefazione di Mariteresa Fumagalli Beonio
Brocchieri, traduzione di Claudio Fiocchi, Milano, Rcs Libri, 2006; Numero
monografico della "Rivista di Storia della Filosofia" sul tema Filosofie e
teologie nel medioevo, a cura di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri,
con contributi di Claudio Fiocchi, Stefano Simonetta, Massimo Parodi et
alii, Nuova serie 61 (2006 - I), Milano, Franco Angeli; Premessa, in Rivista
di Storia della Filosofia - Nuova serie 61 (2006 - I), Milano, Franco
Angeli; Federico II. Ragione e fortuna, Roma-Bari, Laterza, 2004; Il
filosofo e la citta' nel Medioevo, in Atti del convegno "I filosofi e la
citta'", Francavilla al Mare 16-18 novembre 2000, a cura di Carlo
Tatasciore, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici - Societa' Filosofica
Italiana, Sezione di Francavilla al Mare, La Citta' del Sole, 2003, pp.
51-66; AA. VV., John Wyclif: logica, politica, teologia. Atti del Convegno
Internazionale - Milano, 12-13 febbraio 1999, a cura di Mariateresa
Fumagalli Beonio Brocchieri e Stefano Simonetta, premessa di Mariateresa
Fumagalli Beonio Brocchieri, Firenze, Sismel - Edizioni del Galluzzo, 2003;
Guerra, per i cristiani era il simbolo della Caduta, in "Reset" 76 (Marzo -
Aprile 2003); Profilo del pensiero medievale, in collaborazione con Gianluca
Briguglia, Roma-Bari, Laterza, 2002; L'estetica medievale, Bologna, Il
Mulino, 2002; Ma e' possibile moderare l'Onnipotente? in "Reset" 69
(Gennaio - Febbraio 2002); Marsilio da Padova, Il difensore della pace,
introduzione di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, traduzione e note
di Mario Conetti, Claudio Fiocchi, Stefano Radice e Stefano Simonetta,
Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 2001; Il meraviglioso, in Milano.
Meraviglie. Miracoli. Misteri, a cura di Roberta Cordani, Milano, Casa
Editrice Libreria Internazionale Partipilo, 2001, pp. 6-7; Tre storie
gotiche. Idee e uomini del Medioevo, Bologna, Il Mulino, 2000; Il pensiero
politico medievale, con la collaborazione di Mario Conetti e Stefano
Simonetta, Roma-Bari, Laterza, 2000; Ildegarda di Bingen. Invito alla
lettura di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, traduzione dei brani di
Claudio Fiocchi, Cinisello Balsamo (Milano), San Paolo, 2000; Potentia
absoluta - potentia ordinata: une longue histoire au moyen-age, in Potentia
Dei. L'onnipotenza divina nel pensiero dei secoli XVI e XVII, a cura di
Guido Canziani, Miguel A. Granda, Yves Charles Zarka, Milano, Franco Angeli,
2000, pp. 13-23; Pico della Mirandola, Casale Monferrato, Piemme, 1999; Le
due chiese. Progetti di riforma politico-religiosa nei secoli XII-XV, a cura
di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Milano, Unicopli, 1998
(Introduzione alle pp. 9-78); Riccardo da Bury, Philobiblon, o l'amore per i
libri, introduzione di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, traduzione e
note di Riccardo Fedriga, Milano, Rizzoli, 1998; Guglielmo d'Ockham, La
spada e lo scettro. Due scritti politici, introduzione di Mariateresa
Fumagalli Beonio Brocchieri; traduzione, note e schede di Stefano Simonetta,
Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 1997; Numero monografico della
"Rivista di Storia della Filosofia" sul pensiero politico medievale a cura
di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Nuova serie, 52 (1997 - I),
Milano, Franco Angeli; Premessa. Venti generazioni fa, in "Rivista di Storia
della Filosofia", Nuova serie, 52 (1997 - I), Milano, Franco Angeli, pp.
7-15; Lettere di Abelardo e Eloisa, a cura di Mariateresa Fumagalli Beonio
Brocchieri (con introduzione della curatrice), trad. di Cecilia Scerbanenco,
Milano, Rizzoli, 1996; Platone e Aristotele nel Medioevo, in Aristotelismo e
Platonismo nella cultura del Medioevo, a cura di Arianna Arisi Rota e
Massimiliano De Conca, Pavia, Collegio Ghislieri, Ibis, 1996, pp. 33-43;
Genoveffa e il drago. L'avventura di una donna medievale, in collaborazione
con Cecilia Scerbanenco, Roma-Bari, Laterza, 1995; Sant'Agostino, La
felicita'. La liberta', introduzione di Mariateresa Fumagalli Beonio
Brocchieri, traduzione e note di Riccardo Fedriga e Sara Puggioni, Milano,
Rizzoli, 1995 (riedizioni 1997 e 2001); L'amore passione assoluta, in Storia
delle passioni, a cura di Silvia Vegetti Finzi, Roma-Bari, Laterza, 1995
(nuova edizione 2000, pp. 75-100); The feminine mind in medieval mysticism,
in Creative women in medieval and early modern Italy, a cura di E. Ann
Matter e John Coakley, University of Pennsylvania Press, 1995; Logica e
linguaggio nel Medioevo, a cura di Riccardo Fedriga e Sara Puggioni; con una
premessa di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Milano, Led, 1993;
L'eta' filosofica di Matteo d'Acquasparta, in Matteo d'Acquasparta,
francescano, filosofo, politico. Atti del XXIX Convegno storico
internazionale. Todi, 11-14 ottobre 1992, Centro Italiano di Studi sull'Alto
Medioevo, Spoleto 1993, pp. 1-17 (discorso inaugurale); Anselmo d'Aosta:
logica e dottrina, Numero monografico della "Rivista di Storia della
Filosofia" a cura di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Nuova serie,
XLVIII (1993 - III), Milano, Franco Angeli; Anselmo d'Aosta: logica e
dottrina. Premessa, in "Rivista di Storia della Filosofia" - Nuova serie,
XLVIII (1993 - III), Milano, Franco Angeli, pp. 453-455; In una aria
diversa. La sapienza di Ildegarda di Bingen, Milano, Mondadori, 1992; Pietro
Abelardo, Dialogo tra un filosofo, un giudeo e un cristiano, introduzione di
Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, traduzione e note di Cristina
Trovo', Milano, Rizzoli, 1992; Le enciclopedie, in Lo spazio letterario del
Medioevo, Roma, 1992, I. Il Medioevo latino, Vol. I. La produzione del
testo, tomo II, pp. 635-657; L'universita': le idee, in Antiche universita'
d'Europa. Storia e personaggi degli atenei nel Medio Evo, a cura di Franco
Cardini e Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Milano, G. Mondadori,
1991, pp. 10-27; Luca Bianchi, Eugenio Randi, Le verita' dissonanti:
Aristotele alla fine del Medioevo, prefazione di Mariateresa Fumagalli
Beonio Brocchieri, Roma-Bari, Laterza, 1990; Ricordo di Eugenio Randi
1957-1990, in "Rivista di Storia della Filosofia", nuova serie, XLV (1990 -
IV), Milano, Franco Angeli, pp. 825-826; Storia della filosofia medievale.
Da Boezio a Wyclif, con Massimo Parodi, Roma-Bari, Laterza, 1989 (terza
edizione 1996, quarta edizione 2002); Eloisa, l'intellettuale, in F.
Bertini, F. Cardini, C. Leonardi, Mt. Fumagalli Beonio Brocchieri, Medioevo
al femminile, Roma-Bari, Laterza, 1989 (terza edizione nella collana "Storia
e societa'" 1992; prima edizione nella collana "Economica Laterza" 1996;
terza edizione nella collana "Economica Laterza" 2001, pp. 121-144);
Ildegarda, la profetessa, in F. Bertini, F. Cardini, C. Leonardi, Mt.
Fumagalli Beonio Brocchieri, Medioevo al femminile, Roma-Bari, Laterza, 1989
(terza edizione nella collana "Storia e societa'" 1992; prima edizione nella
collana "Economica Laterza" 1996; terza edizione nella collana "Economica
Laterza" 2001, pp. 145-169); Le bugie di Isotta. Immagini della mente
medievale, Roma-Bari, Laterza, 1987 (seconda edizione 2002);
L'intellettuale, in L'uomo medievale, a cura di Jacques Le Goff, Roma-Bari,
Laterza, 1987, (riedizione nella collana "Economica Laterza", Roma-Bari
1993, pp. 203-233), poi in Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri - Eugenio
Garin, L'intellettuale tra Medioevo e Rinascimento, Roma-Bari, Laterza,
1994; Il pensiero di John Wyclif nel quadro della filosofia del suo secolo,
in AA. VV., John Wiclif e la tradizione degli studi biblici in Inghilterra,
Genova 1987, pp. 45-59; Peter Dronke, Donne e cultura nel Medioevo:
scrittrici medievali dal II al XIV secolo, prefazione di Mariateresa
Fumagalli Beonio Brocchieri, traduzione di Eugenio Randi, Milano, Il
saggiatore, 1986; Sopra la volta del mondo. Onnipotenza e potenza assoluta
di Dio tra Medioevo e eta' moderna, a cura di Mariateresa Beonio Brocchieri,
Bergamo, Lubrina, 1986; Piu' cose in cielo e in terra, in AA. VV., Sopra la
volta del mondo. Onnipotenza e potenza assoluta di Dio tra Medioevo e eta'
moderna, a cura di Mariateresa Beonio Brocchieri, Bergamo, Lubrina (collana
Quodlibet), 1986, pp. 17-31; Momenti e modelli nella storia
dell'enciclopedia. Il mondo musulmano, ebraico e latino a confronto sul tema
dell'organizzazione del sapere, Numero monografico della "Rivista di Storia
della Filosofia" a cura di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, nuova
serie, XL (1985 - I), Milano, Franco Angeli; Momenti e modelli nella storia
dell'enciclopedia. Il mondo musulmano, ebraico e latino a confronto sul tema
dell'organizzazione del sapere. Premessa, in "Rivista di Storia della
Filosofia", nuova serie, XL (1985 - I), Milano, Franco Angeli, pp. 3-6; Due
enciclopedie dell'Occidente medievale: Alessandro Neckam e Bartolomeo
Anglico, con Massimo Parodi, in "Rivista di Storia della Filosofia", nuova
serie, XL (1985 - I), Milano, Franco Angeli, pp. 51-90; Giovanni di
Salisbury, Policraticus. L'uomo di governo nel pensiero medievale,
presentazione di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, introduzione di
Luca Bianchi, traduzione di L. Bianchi e P. Feltrin, Milano, Jaca Book,
1984; Il gentile uomo innamorato. Note sul "De amore", in AA. VV., La storia
della filosofia come sapere critico. Studi offerti a Mario Dal Pra, Milano,
Franco Angeli, 1984, pp. 36-51; Eloisa e Abelardo: parole al posto di cose,
Milano, A. Mondadori, 1984; Inos Biffi, Costante Marabelli, Invito al
Medioevo, conversazioni con Mariateresa Beonio Brocchieri e altri, Milano,
Jaca Book, 1982; Le enciclopedie dell'occidente medioevale, Torino,
Loescher, 1981; Perche' il Medioevo? Il Medioevo nei romanzi contemporanei,
in "Quaderni medievali", 12 (1981), p. 174-178; Marsilio e Wyclif:
analogie?, in "Medioevo", 6 (1980), pp. 569-575; Numero monografico della
"Rivista critica di Storia della Filosofia" sul pensiero di Abelardo a cura
di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, XXXIV (1979 - IV), Milano,
Franco Angeli; Sull'unita' dell'opera abelardiana, in "Rivista critica di
Storia della Filosofia", XXXIV (1979 - IV), Milano, Franco Angeli, pp.
429-438; La Chiesa invisibile: riforme politico-religiose nel basso
Medioevo, a cura di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Milano,
Feltrinelli, 1978; Wyclif: il comunismo dei predestinati, Firenze, Sansoni,
1975; Dalla "Sacra Doctrina" alla "Theologia": Pietro Abelardo (cap. X, pp.
201-235), Filosofia della natura e fede: le scuole di Chartres e di S.
Vittore (cap. XI, pp. 237-257), Giovanni di Salisbury, Alano di Lilla e
Nicola di Amiens (cap. XII, pp. 259-271), in Storia della filosofia, diretta
da Mario Dal Pra, vol. quinto ("La filosofia medievale. dal sec. VI al sec.
XII"), Milano, Casa Editrice Dr. Francesco Vallardi - Societa' Editrice
Libraria, 1975-1976; Ratio, sensus e auctoritas nelle opere di Adelardo di
Bath, in Pierre Abelard et Pierre le Venerable. Les courants philosophiques,
litteraires et artistiques en occident au milieu du XIIe siecle, a cura di
Rene' Louis, Jean Jolivet e Jean Chatillon (Abbaye de Cluny, 2 au 9 juillet
1972. Actes et memoires des colloques internationaux du Centre National de
la Recherche Scientifique 546), Paris 1975, pp. 631-638, discussione pp.
639-640; Introduzione a Abelardo, Roma-Bari, Laterza, 1974 (seconda edizione
1988, terza edizione 2000); La relation entre logique, physique et
theologie, in Peter Abelard. Proceedings of the International Conference,
Louvain, 10-12 maggio 1972, a cura di E. M. Buytaert, Leuven The Hague 1974,
pp. 153-162; Etienne Gilson, La filosofia nel Medioevo. Dalle origini
patristiche alla fine del XIV secolo, traduzione di Maria Assunta del Torre,
aggiornamento bibliografico di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri,
Firenze, La Nuova Italia, 1973; Durando di S. Porziano. Elementi filosofici
della terza redazione del "Commento alle Sentenze", Firenze, La nuova
Italia, 1969; Note per una indagine del concetto di retorica in Abelardo, in
AA. VV., Arts liberaux et philosophie au Moyen Age, Montreal-Paris 1969, pp.
829-832; La logica di Abelardo, Firenze, La nuova Italia, 1964 (seconda
edizione 1969); Note sulla logica di Abelardo. V. L'"Argumentatio", in
"Rivista critica di Storia della Filosofia", XVIII (1963 - II), Milano,
Franco Angeli, pp. 131-146; Note sulla logica di Abelardo. IV. Il
significato della "propositio", in "Rivista critica di Storia della
Filosofia", XV (1960 - I), Milano, Franco Angeli, pp. 14-21; Note sulla
logica di Abelardo. III. Il significato dei nomi universali, in "Rivista
critica di Storia della Filosofia", XIV (1959 - I), Milano, Franco Angeli,
pp. 3-27; Note sulla logica di Abelardo. II. Il problema del significato, in
"Rivista critica di Storia della Filosofia", XIII (1958 - III), Milano,
Franco Angeli, pp. 280-290; Note sulla logica di Abelardo. I. La concezione
abelardiana della logica, in "Rivista critica di Storia della Filosofia",
XIII (1958 - I), Milano, Franco Angeli, pp. 12-26.

8. LIBRI. SILVIA CALAMANDREI PRESENTA "L'AMNISTIA TOGLIATTI" DI MIMMO
FRANZINELLI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 4 luglio 2006.
Silvia Calamandrei, storica, ricercatrice, saggista, figlia del partigiano,
giornalista, saggista e militante del movimento operaio Franco Calamandrei e
quindi nipote dell'illustre giurista Piero Calamandrei, ha curato la
pubblicazione di vari testi di e su Piero Calamandrei.
Mimmo Franzinelli, storico, ha studiato in particolare vari aspetti del
periodo fascista. Opere di Mimmo Franzinelli: Il riarmo dello spirito. I
cappellani militari nella seconda guerra mondiale, Pagus, 1991; Stellette,
croce e fascio littorio, Angeli, Milano 1995; I tentacoli dell'Ovra, Bollati
Boringhieri, Torino 1999; Delatori, Mondadori, Milano 2001; Le stragi
nascoste, Mondadori, Milano 2002, 2003; Squadristi, Mondadori, Milano 2003.
Piero Calamandrei, nato a Firenze nel 1889 ed ivi deceduto nel 1956,
avvocato, giurista, docente universitario, antifascista limpido ed
intransigente, dopo la Liberazione fu costituente e parlamentare, fondatore
ed animatore della rivista "Il Ponte", impegnato nelle grandi lotte civili.
Dal sito dell'Anpi di Roma (www.romacivica.net/anpiroma) riprendiamo la
seguente notizia biografica su Piero Calamandrei: "Nato a Firenze nel 1889.
Si laureo' in legge a Pisa nel 1912; nel 1915 fu nominato per concorso
professore di procedura civile all'Universita' di Messina; nel 1918 fu
chiamato all'Universita' di Modena, nel 1920 a quella di Siena e nel 1924
alla nuova Facolta' giuridica di Firenze, dove ha tenuto fino alla morte la
cattedra di diritto processuale civile. Partecipo' alla Grande Guerra come
ufficiale volontario combattente nel 218mo reggimento di fanteria; ne usci'
col grado di capitano e fu successivamente promosso tenente colonnello.
Subito dopo l'avvento del fascismo fece parte del consiglio direttivo
dell'"Unione Nazionale" fondata da Giovanni Amendola. Durante il ventennio
fascista fu uno dei pochi professori che non ebbe ne' chiese la tessera
continuando sempre a far parte di movimenti clandestini. Collaboro' al "Non
mollare", nel 1941 aderi' a "Giustizia e Liberta'" e nel 1942 fu tra i
fondatori del Partito d'Azione. Assieme a Francesco Carnelutti e a Enrico
Redenti fu uno dei principali ispiratori dei Codice di procedura civile del
1940, dove trovarono formulazione legislativa gli insegnamenti fondamentali
della scuola di Chiovenda. Si dimise da professore universitario per non
sottoscrivere una lettera di sottomissione al duce che gli veniva richiesta
dal Rettore del tempo. Nominato Rettore dell'Universita' di Firenze il 26
luglio 1943, dopo l'8 settembre fu colpito da mandato di cattura, cosicche'
esercito' effettivamente il suo mandato dal settembre 1944, cioe' dalla
liberazione di Firenze, all'ottobre 1947. Presidente del Consiglio nazionale
forense dal 1946 alla morte, fece parte della Consulta Nazionale e della
Costituente in rappresentanza del Partito d'Azione. Partecipo' attivamente
ai lavori parlamentari come componente della Giunta delle elezioni della
commissione d'inchiesta e della Commissione per la Costituzione. I suoi
interventi nei dibattiti dell'assemblea ebbero larga risonanza: specialmente
i suoi discorsi sul piano generale della Costituzione, sugli accordi
lateranensi, sulla indissolubilita' del matrimonio, sul potere giudiziario.
Nel 1948 fu deputato per "Unita' socialista". Nel 1953 prese parte alla
fondazione del movimento di "Unita' popolare" assieme a Ferruccio Parri,
Tristano Codignola e altri. Accademico nazionale dei Lincei, direttore
dell'Istituto di diritto processuale comparato dell'Universita' di Firenze,
direttore con Carnelutti della "Rivista di diritto processuale", con Finzi,
Lessona e Paoli della rivista "Il Foro toscano" e con Alessandro Levi del
"Commentario sistematico della Costituzione italiana", nell'aprile del 1945
fondo' la rivista politico-letteraria "Il Ponte". Mori' a Firenze nel 1956".
Tra le opere di Piero Calamandrei segnaliamo particolarmente Uomini e citta'
della Resistenza, edito nel 1955 e successivamente ristampato da Laterza,
Roma-Bari 1977, poi riproposto da Linea d'ombra, Milano 1994, e nuovamente
ripubblicato da Laterza recentemente]

Sollecita interrogativi e interpretazioni il rigoroso sforzo documentario di
Mimmo Franzinelli che nel suo ultimo saggio L'amnistia Togliatti. 22 giugno
1946. Colpo di spugna sui crimini fascisti (Mondadori, pp. 381, euro 19)
fornisce una dettagliata ricostruzione di una vicenda, quella appunto
dell'amnistia del giugno '46, che coincide con l'avvio dei lavori
dell'Assemblea costituente e che si pone dunque tra i momenti fondanti della
nostra repubblica. Proprio mentre si avviava la costruzione del nuovo
edificio istituzionale, vennero gettate passerelle che avrebbero consentito
al passato di perpetuarsi e di premere con la sua inerzia sulla crescita
della nuova democrazia, rimettendo in questione la cesura degli anni
'43-'45, e quindi la battaglia della Resistenza.
Esplicitata gia' nel titolo, la tesi di Franzinelli e' che l'operazione sia
di marca togliattiana, anche se Togliatti tese a ridimensionare le proprie
responsabilita' nell'elaborazione e nella gestione dell'applicazione della
legge, soprattutto dopo le sue dimissioni da guardasigilli e tanto piu' dopo
l'estromissione dei comunisti dal governo: Togliatti tendera' infatti a
rigettare su De Gasperi le responsabilita' nella formulazione ambigua della
legge e sulla magistratura l'interpretazione faziosa a favore dei gerarchi
fascisti e contro i partigiani.
*
La ricostruzione di Franzinelli e' particolarmente utile, come e' gia' stato
evidenziato in altre sedi, per ristabilire una visione equilibrata del
secondo dopoguerra, che si tende ora a presentare come dominato dalla furia
vendicativa partigiana e comunista. La mancata Norimberga italiana segno' la
gestazione della nuova repubblica garantendo impunita' e continuita' con il
ventennio fascista. E Franzinelli giustamente richiama l'attenzione sulla
necessita' di vagliare con cura il succedersi delle diverse fasi con cui a
mano a mano ci si accosto' alla sanzione dei crimini fascisti e
all'epurazione, e a tale scopo fornisce una preziosa cronologia dal giugno
1946 al dicembre 1947.
Per meglio evidenziare la cesura dell'amnistia del giugno 1946, sarebbe
stato tuttavia forse utile retrodatare la cronologia all'adozione da parte
del governo Bonomi del decreto legislativo luogotenenziale del 27 luglio
1944, n. 159. In effetti tale decreto, che istituiva l'Alta corte di
giustizia per le sanzioni contro il fascismo e l'Alto commissariato con
compiti di istruttoria e di accusa, era basato sul presupposto di una
rottura della legalita' costituzionale con la marcia su Roma e il colpo di
stato del 3 gennaio 1925 e dunque ne sanzionava i responsabili e coloro che
avevano "contribuito con atti rilevanti a mantenere in vigore il regime
fascista". Venivano dichiarate inefficaci le amnistie proclamate durante il
fascismo, mentre l'articolo 5 perseguiva il collaborazionismo coi tedeschi
dopo l'8 settembre. Contro le sentenze dell'Alta corte non era ammessa
impugnazione. Tale fase straordinaria - ispirata ai criteri indicati dagli
Alleati e alle posizioni che avrebbero condotto al processo di Norimberga -
si concluse nell'aprile del 1945 con la soppressione dell'Alta corte e il
passaggio dei procedimenti pendenti prima a corti d'assise straordinarie e
poi a sezioni speciali delle corti d'assise (restate in funzione fino al
1947), in un processo di normalizzazione e di progressivo svuotamento delle
scelte iniziali.
Come ben sottolinea Franzinelli, inoltre, non avendo funzionato l'epurazione
della magistratura, e la sua defascistizzazione, l'affidamento alla
magistratura ordinaria dei procedimenti pendenti resto' soggetto alla sua
interpretazione, con il risultato dell'assoluzione della grande maggioranza
degli imputati e la vanificazione delle primitive sentenze.
*
L'approccio del decreto 159 venne subito contestato da una serie di giuristi
che firmarono un manifesto contro la retroattivita' invocando il principio
nullum crimen sine lege. Ad essi rispose nell'agosto del 1944 Piero
Calamandrei con tre articoli sull'"Italia libera", organo del Partito
d'Azione, su Le leggi contro i delitti fascisti, opponendo il principio
della giustizia a quello di legalita' strettamente intesa. Con la marcia su
Roma e il colpo di stato del 3 gennaio 1925, il fascismo - sostiene
Calamandrei - ha rappresentato una rottura della legalita': si e' trattato
di un'insurrezione armata contro lo Stato, punibile in base al diritto
vigente. La sconfitta del fascismo porta dunque a un ripristino della
legalita' e alla necessita' di punire una associazione a delinquere durata
molti anni. Lasciarne impuniti i delitti sarebbe aberrante, perche' si
tratterebbe di un incitamento a farsi giustizia da se': "Chi volesse...
lasciar che gli assassini di vent'anni fa continuino a circolare
indisturbati per le vie dell'Italia liberata, dovrebbe arrivare all'assurda
conseguenza di lasciar violare quel principio sommo di legalita' che e' il
divieto di farsi giustizia da se'".
Calamandrei esprime dunque la preoccupazione che, se lo stato non mantiene
nelle sue mani la funzione punitiva, la giustizia pubblica "sia spodestata
dalla furia sanguinaria delle vendette private". E questi argomenti
Calamandrei riprende nel luglio del 1945 sul "Ponte", in risposta
all'articolo di Jemolo Le sanzioni contro il fascismo e la legalita',
sottolineando soprattutto il rischio che altrimenti "le vendette individuali
dilagherebbero in guerra civile". Le obiezioni di Jemolo non riguardano il
collaborazionismo ne' i delitti squadristici, bensi' "l'attivita' puramente
politica svolta dai gerarchi fascisti nel periodo che va dal 28 ottobre 1922
al 25 luglio 1943", mentre Calamandrei insiste sulla rottura dell'ordine
costituzionale ad opera del fascismo e sulla necessita' di andare oltre la
legalita' per fare giustizia.
Sul concetto di giustizia tornera' commentando le condanne al processo di
Norimberga nel novembre 1946, nell'articolo intitolato Le leggi di Antigone.
Agli "scrupoli legalitari" di coloro che sono tormentati da dubbi di
procedura, contrappone le leggi non scritte nei codici, "le leggi
dell'umanita'", la cui violazione finalmente trova un tribunale per
sanzionarla.
Ma gia' nell'ottobre Calamandrei aveva dovuto registrare la "desistenza" in
corso in Italia: "Cio' che ci turba non e' il vedere circolare di nuovo per
le piazze queste facce note; il pericolo non e' li'; non saranno i vecchi
fascisti che rifaranno il fascismo. Che tornino in liberta' i torturatori e
i collaborazionisti e i razziatori, puo' essere una incresciosa necessita'
di pacificazione che non cancella il disgusto". Il pericolo e' piuttosto
nell'oblio e nella continuita' col passato. Calamandrei non rimette in
discussione subito l'amnistia, ma l'ultimo numero del "Ponte" del 1947 sara'
dedicato a La crisi della resistenza e a una disamina spietata,
nell'articolo di Carlo Galante Garrone, del bilancio negativo delle sanzioni
contro il fascismo. Questo articolo, a cui Franzinelli attinge
abbondantemente, e' parallelo a quello di Calamandrei che stigmatizza la
"fiacchezza e sciatteria legislativa che ha aperto il varco alla
restaurazione clandestina", attribuendola alla "ostentata svalutazione delle
forme giuridiche che e' di prammatica nei comunisti" e allo "spirito
cattolico accomodante e servile" dei democristiani. Dunque non tanto la
"doppiezza" di Togliatti ma la doppia fragilita' del senso del diritto e
della capacita' legislativa dei due grandi partiti di massa.
Calamandrei ricorda che i giudici ordinari sono i custodi delle leggi che
trovano in vigore: "Se i legislatori saliti al potere dopo la liberazione
non hanno avuto il coraggio o l'accortezza di sconfessare apertamente la
vecchia legalita' e di crearne una nuova, non c'e' da meravigliarsi se i
magistrati... si siano fatti senza volerlo i restauratori della legalita'
fascista", trovando in essa "gli argomenti per assolvere i militi delle
brigate nere o per condannare i partigiani". In conclusione tuttavia si
avverte una nota di ottimismo, perche' la Costituente ha prodotto una carta
costituzionale "strumento democratico di liberta' e di rinnovamento sociale,
del quale solo in avvenire... si potra' misurare il significato sociale ed
il valore costruttivo". La preoccupazione non e' dunque solo per la
continuita' dell'apparato statale garantita dall'amnistia, ma perche' in
Italia "e' avvenuto questo singolarissimo fenomeno: che, mentre nel campo
istituzionale c'e' stata, come s'e' visto, una vera rivoluzione e per di
piu', in un certo periodo, l'avanzata rivoluzionaria si era iniziata in
campo aperto anche sul terreno economico e sociale, e' poi mancata ai
legislatori l'accortezza tecnica e la rapidita' necessaria per dare stabile
sistemazione a quelle conquiste: e il contrattacco dei vinti, su quel
terreno ancora scoperto e indifeso, e' stato agevole".

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1352 del 10 luglio 2006

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