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La nonviolenza e' in cammino. 1342
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1342
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 30 Jun 2006 00:09:47 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1342 del 30 giugno 2006 Sommario di questo numero: 1. Peppe Sini: Due cose chiare 2. Simone Weil: La servitu' 3. L'associazione Archivio delle donne in Piemonte 4. Iolanda Guardi: Islam e discorso di genere 5. Augusto Cavadi: Filosofare, insieme 6. Rosa Luxemburg: Fenomenologia dell'opportunismo 7. Massimo Ortalli presenta l'Epistolario di Luigi Fabbri 8. Ristampe: Giovanni Verga, Tutte le novelle 9. Riedizioni: Benedetto Croce, Filosofia poesia storia 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento 11. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. PEPPE SINI: DUE COSE CHIARE La prima: e' a tutti evidente che non possiamo permetterci la caduta del governo (un governo che pure non rappresenta affatto molti di noi, ad esempio chi scrive queste righe): e' un crimine che alcuni gia' commisero nel '98, e si e' visto cosa ne e' seguito nel '99 e nel 2001. Cerchiamo di non dimenticarci che la vittoria contro i golpisti ottenuta assai a fatica nelle elezioni politiche di aprile e nel referendum costituzionale di pochi giorni fa e' tutt'altro che irreversibile. Niente sciocchezze, per favore. * La seconda: in Afghanistan e' in corso una guerra. La Costituzione italiana proibisce al nostro paese di prendervi parte. Tutto qui. Non c'e' nulla da aggiungere, c'e' solo da prenderne atto e trarne le dovute conseguenze: innanzitutto riportare subito a casa i soldati italiani inviati li' dal governo dei golpisti in flagrante violazione della legge fondamentale del nostro ordinamento giuridico. Questo non significa affatto rinunciare a una politica internazionale da parte dello stato italiano; al contrario, e' la premessa per una vera e degna e saggia e utile politica internazionale: una politica internazionale fondata su interventi civili, di coperazione allo sviluppo, di assistenza umanitaria, di solidarieta' tra gli ordinamenti giuridici, i popoli e le persone, di azione nonviolenta contro tutte le violenze. Vi e' una sola umanita'. 2. MAESTRE. SIMONE WEIL: LA SERVITU' [Da Simone Weil, Sulla Germania totalitaria, Adelphi, Milano 1990, pp. 254-255. Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita', SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna 1997; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994] La servitu' a cui erano sottomessi i sudditi di Roma non tardo' ad estendersi agli stessi Romani. La cosa accadde con facilita'. Dopo la morte dei Gracchi, a parte forse Catone, non si trova piu' a Roma un carattere saldo, ne' alcuna fierezza. La fierezza romana sussisteva solo verso gli stranieri, perche' in essi era possibile vedere dei vinti almeno in potenza; eppure consoli, pretori proscritti da Ottaviano e Antonio non disdegnarono, secondo Appiano, di cadere ai piedi dei loro schiavi chiamandoli salvatori e padroni. Sessant'anni dopo la distruzione di Cartagine, Roma subiva da parte di Mario e Silla, dei loro soldati e dei loro schiavi, tutti gli oltraggi inflitti a una citta' conquistata, ma taceva e si sottometteva. Quindi Cicerone poteva giocare a suo agio al cittadino, Bruto poteva credersi il liberatore del mondo per aver liberato con un delitto alcune centinaia di migliaia di uomini avidi e crudeli come lui stesso. Non c'era piu' modo di evitare la servitu', e quelli che erano chiamati cittadini erano pronti a mettersi in ginocchio anche prima di avere un padrone. Infine l'idea fissa del dominio, la crudelta', la bassezza d'animo hanno prodotto cio' che oggi chiamiamo Stato totalitario. 3. ESPERIENZE. L'ASSOCIAZIONE "ARCHIVIO DELLE DONNE IN PIEMONTE" [Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) riprendiamo e diffondiamo la seguente nota dell'Ufficio Stampa del Centro studi e documentazione pensiero femminile di Torino (per contatti: Daniela Finocchi, tel. e fax: 0114476283, cell. 3474592117, e-mail: d.finocchi at tiscali.it); per contatti con l'Archivio delle donne in Piemonte: tel. 0118122519, e-mail: ardp_2006 at libero.it] Erano tante, rappresentanti delle associazioni femminili piemontesi e singole donne interessate al progetto, nello studio della notaia dove e' stato firmato lo statuto dell'Archivio delle donne in Piemonte: un archivio unitario che in Piemonte raccogliera' la storia e la memoria delle donne. E' dai primi mesi del 2005 che si e' costituito un Comitato promotore cui hanno via via aderito numerose associazioni e singole donne, convinte che dal movimento emancipazionista a quello neofemminista, dall'azione svolta nei partiti, nelle associazioni, nel mondo del lavoro e della cultura, alle scelte di vita delle singole, le donne sono state il soggetto che nei decenni recenti ha fatto emergere le piu' profonde capacita' di cambiamento delle vite, dei rapporti interpersonali, di quelli sociali, dell'intero assetto del mondo. Il Comitato ha lavorato nella convinzione che sia di interesse collettivo non solo conservarne la memoria, ma farla agire come un bene comune, una risorsa cui possono rifarsi altre ed altri, per frequentarla e studiarla, per riprenderne gli spunti, per continuarne il cammino sul piano culturale, politico, sociale. Se la storia delle donne resta occultata, manca una componente fondamentale anche per la comprensione del presente. L'Archivio delle donne in Piemonte e' stato pensato tanto come un luogo fisico in cui confluiscano scritti, opere d'arte, testimonianze di cultura materiale (depositate da singole o da associazioni e altri enti) quanto come un nodo di raccordo virtuale con altri archivi o fondi presenti altrove, attraverso un sistema di collegamento in rete a livello regionale che valorizzi nel suo complesso quanto attiene alla storia delle donne. Nello stesso tempo, quel luogo e quella rete vengono prefigurati come soggetti interessati a prendere iniziative per saldare la memoria del passato ai sempre nuovi processi che vedono le donne protagoniste sul territorio. Il progetto e' stato presentato all'assessora regionale alle Pari opportunita' che ha espresso il suo interesse per l'iniziativa e ha sottolineato l'importanza del coinvolgimento di tutto il territorio piemontese. I contatti con il Consiglio regionale del Piemonte e la Consulta femminile regionale hanno portato all'istituzione di due borse di studio per la ricognizione e il censimento dei fondi archivistici e documentari esistenti in Piemonte di interesse per la storia delle donne e del movimento delle donne; tale iniziativa e' stata presa in collaborazione tra la Consulta femminile regionale del Piemonte, il Comitato promotore dell'Archivio e il Cirsde (Centro interdisciplinare di ricerche e studi delle donne dell'Universita' di Torino). La costituzione dell'associazione Archivio delle donne in Piemonte (in sigla: Ardp, sede provvisoria presso la Casa delle donne in via Vanchiglia 3 a Torino, tel. 0118122519, e-mail: ardp_2006 at libero.it) rappresenta lo sbocco del percorso compiuto finora. 4. RIFLESSIONE. IOLANDA GUARDI: ISLAM E DISCORSO DI GENERE [Dal sito www.comune.pisa.it/casadonna riprendiamo il seguente testo. Iolanda Guardi, docente di lingua e letteratura araba, prestigiosa ricercatrice e saggista, e' direttrice della rivista "Quaderni asiatici"] E' sempre difficile affrontare un discorso di genere legato al mondo musulmano. Il problema principale consiste nel fatto che, solitamente, viene richiesta una panoramica generale che abbracci paesi che vanno dal Marocco all'Indonesia come se il modo di vita, le societa' e le idee presenti in questo ideale arco geografico potessero essere uniformi. Qui sta un errore di fondo: affrontare lo studio delle societa' musulmane come se rappresentassero un blocco monolitico che propone un unico modello da contrapporre a un altrettanto unico schema, rappresentato dall'Occidente o dall'Europa, limando, anche in questo caso, le sfumature, che fanno tuttavia di due paesi come l'Italia e la Finlandia, ad esempio, due realta' profondamente differenti riguardo al modo di affrontare le tensioni presenti nel tessuto sociale relativamente al discorso di genere. In una panoramica onnicomprensiva potremo dunque evidenziare solamente alcune linee di pensiero di carattere generale che andranno poi pero' calate, di volta in volta, con i dovuti "aggiustamenti", nelle singole realta'. La questione che si pone e' quella dell'atteggiamento mentale dell'occidentale - singolo, studioso o istituzione - che osserva l'altro: quando si tratta di donna musulmana pur animati dalle migliori intenzioni non si riesce a superare quel "muro in testa" - per riprendere il titolo di un testo di Peter Handke - che fa si' che si parta sempre da un concetto errato di confronto, introducendo un ordinamento gerarchico: le donne nelle societa' musulmane vivono una condizione inferiore. Questo assioma, dato spesso per scontato, falsa qualsiasi discorso, poiche' confronti e paragoni dovrebbero avvenire fra elementi considerati allo stesso livello, posti dall'osservatore sullo stesso piano. Questo atteggiamento porta, inoltre, a incentrare l'attenzione su elementi esteriori quali l'abbigliamento come se automaticamente velare il capo comportasse velare anche il cervello. Abbiamo accennato al fatto che il mondo musulmano e' molto vasto e proprio ai limiti dei suoi confini, Pakistan, Indonesia, Bangladesh, Afghanistan, zone normalmente designate dagli studiosi come Islam "periferico" (1) - a partire dal centro di diffusione spirituale che e' La Mecca - si sono sviluppati negli ultimi anni movimenti e tendenze innovativi. Non che le donne algerine, egiziane o marocchine non abbiano contribuito o non contribuiscano al dibattito relativo alle istanze rivendicate dalle donne, al contrario; ma forse il recente contributo delle musulmane asiatiche - spinte alla riflessione dalle condizioni fortemente penalizzanti nei loro paesi di origine - proprio perche' poco o per nulla legate all'identita' araba, risulta essere originale e puo' fornire nuova vitalita' a movimenti e linee di pensiero che a volte faticano a superare lo stato di denuncia di situazioni restrittive (2). Le intellettuali musulmane di cui andiamo dicendo e ricordiamo - e che dietro di esse esiste un'amplissima base che quotidianamente lotta - si caratterizzano per porre qualsiasi discorso migliorativo delle condizioni della donna all'interno del proprio paese nel quadro dell'ortodossia musulmana. Qualunque sia la posizione espressa questo e' l'ambito in cui ci si muove. * Un Dio a-patriarcale Fatte queste premesse, possiamo entrare un po' piu' nello specifico. Le donne che scrivono di religione in Occidente insistono sul fatto che ogni discorso di genere in campo religioso deve cominciare dall'inizio analizzando gli archetipi. La domanda da porsi e' semplice: cosa ci dice l'immagine di Dio sul ruolo dell'uomo e della donna nella societa'? Un approccio interessante, ad esempio, e' quello di Rosemary Ruether che nel suo Sexism and God-Talk discute due modi nei quali le metafore cristiane sulla mascolinita' di Dio vengono prese letteralmente (3). L'autrice sostiene, ad esempio, che la proibizione dell'idolatria contenuta nel Decalogo deve essere estesa anche alle immagini verbali. Se il termine Dio viene utilizzato letteralmente a significare che Egli e' uomo e non donna, o viene rappresentato da immagini di uomo e non di donna, allora la parola diventa idolatria. Ruether propone, come soluzione, quella di forgiare un linguaggio inclusivo (4), di modo che a Dio ci si possa riferire sia come "Dea" che con il pronome "Ella". Questa tesi, pur se interessante, e' stata confutata da Mary Daly. Nel suo Beyond God the Father, Daly rifiuta anche la possibilita' metaforica del linguaggio tradizionale. Chiamare Dio Padre, insiste, e' chiamare i padri Dio. Quale matrice generatrice del mondo Dio e', al contrario, per definizione femminile (5). Luce Irigaray osserva che e' "in Occidente che il genere di Dio guardiano di ogni soggetto e discorso e' sempre paterno e maschile". La teologia musulmana, ad esempio, si fa notare per la spettacolare assenza di un dio con marca di genere. Una teologia che rivela il divino attraverso l'incarnazione in un corpo la colloca per forza di cose in un genere e inevitabilmente fornisce giudizi sul genere opposto. Una teologia che colloca la manifestazione divina in un libro (il Corano, ricordiamo, e' verbum mentis di Dio, Dio fattosi libro) non fornisce alcun giudizio sul genere. In arabo il riferimento al divino e' il termine huwa (egli), ma i grammatici e gli esegeti concordano nel ritenere che non e' allegorico: l'arabo non possiede il neutro e l'uso del maschile e' normale in arabo per vocaboli neutri, non esiste un'implicazione di preponderanza maschile tanto quanto non esiste un'implicazione di preponderanza femminile nel genere grammaticale femminile di plurali neutri. E' ancora una donna, Sartaz Aziz, pakistana, a esprimere al meglio il concetto: "Sono profondamente grata al fatto che la mia prima idea di Dio sia stata formata dall'Islam, perche' sono stata capace di pensare al divino come qualcosa di completamente senza sesso o razza e pertanto completamente a-patriarcale" (6). Cio' non significa che il genere sia assente dalla metafisica musulmana. Gli studiosi di kalam lo hanno bandito dal mondo non fisico. Ma i mistici, i sufi, lo leggono in tutto il creato: il Dio fenomenico si manifesta non in uno ma nei due generi. L'aspetto femminile di Dio ha permesso a quasi tutti i principali autori sufi di riferirsi ad esso come layla - l'amato celestiale - un termine che normalmente significa "notte". Layla e' il dio velato sconosciuto che porta la vita e la cui bellezza, una volta rivelata incanta l'amante. L'espressione piu' interessante a questo riguardo e' quella del movimento della teologia femminista musulmana, movimento che si inserisce in quello della teologia femminista, intra- e super-religioso, e che possiamo far risalire a Margherita Porete in Occidente, antesignana della rilettura al femminile dei testi sacri (7), le cui principali esponenti provengono proprio dall'Islam non arabo (8). Le teologhe femministe musulmane - sono le studiose stesse a definirsi cosi' - riscrivono l'esegesi coranica, movendosi, in larga maggioranza, all'interno del sistema. Ghazala Anwar (9), un'esponente di spicco di questo movimento, ci fornisce una definizione di musulmano: "definisco musulmano una persona che si abbandona alla pace e definisco la pace come un'assenza di carenza". Per chi, occidentale, cerca sempre nuove traduzioni per questa parola, muslim, eccone una che spazza via tutte le altre (e', tra l'altro interessante notare il legame donna-pace presente in altri movimenti femministi come quello tedesco, ad esempio, tutt'altro che religiosi). Nel trattare della donna un altro aspetto molto interessante emerge alla lettura di queste pensatrici: la distinzione uomo-donna viene considerata troppo ristretta per le finalita' di liberazione umana perseguite dal femminismo, poiche' i due sessi non bastano a definire tutti coloro che appartengono alla razza umana; queste due categorie vengono usate solo per comodita' di studio (e questo e' veramente rivoluzionario nel pensiero islamico) (10). * Nuove strade per l'interpretazione al femminile del Corano Le riflessioni della teologia moderna, in particolare dopo la pubblicazione, a meta' degli anni '60, del testo Metodologia islamica della storia di Fazlur Rahman (11), tendono a privilegiare o incentrarsi sul solo Corano, e in questo senso possiamo distinguere cinque approcci diversi alcuni dei quali non specifici delle donne, ma adottati anche da altri movimenti: - una posizione apologetica, che si inserisce nel filone di quei movimenti di base che sostengono che l'Islam, cosi' come tramandato nel libro divino, fornisce ai due sessi tutti i diritti di cui hanno bisogno per il proprio benessere. Si tratta solo di applicarli. Il vantaggio di questa posizione e' che non viene percepita come una minaccia dai conservatori. - Una posizione riformista, secondo la quale la distinzione piu' significativa e' quella fra i testi autoritativi e le loro interpretazioni. Per i riformisti la parola di Dio e' stata compresa in modo inadeguato e/o male interpretata. Questa corrente mette in questione le interpretazioni ma non la parola divina. - Una posizione trasformazionista, che e' quella che riveste maggior interesse per quanto andiamo dicendo. Nel Corano, al versetto 7 della sura III troviamo la distinzione fra versetti muhkama (chiari) e versetti mutasabiha (elusivi): "Egli e' Colui che ti ha rivelato il Libro: esso contiene versetti chiari, che sono la Madre del Libro, e versetti elusivi. Ma quelli che hanno il cuor traviato seguono cio' che v'e' di elusivo, bramosi di portar scisma e di interpretare fantasiosamente, mentre la vera interpretazione di quei passi non la conosce che Dio...". Si notera' come in questo versetto si affermi che vi sono versetti di questi due tipi senza che venga specificato quali siano. Generalmente vengono considerati chiari quelli che sembrano avere una valenza legale. Questa posizione della teologia femminista ribalta completamente quest'ottica considerando elusivi quelli considerati finora chiari e viceversa. Con una brillante mossa ermeneutica lascia intatta la tradizione pur consentendo illimitate possibilita' di trasformazione dal suo interno. - La posizione razionalista ritiene che, poiche' Dio e' giusto e misericordioso, le sue parole possano essere interpretate solo in consonanza con queste qualita' divine. Cio', tuttavia, implica l'applicazione di un criterio di giustizia sul Corano, anziche' considerare giusto tutto cio' che dice. Posizione extracoranica tuttavia, poiche' prende alcuni versetti a norma e la scelta di quali e' personale. - Infine e' da segnalare anche la posizione di totale rifiuto. Le appartenenti a questa corrente rifiutano di riconoscere al Corano l'autorita' di imporre discriminazioni contro le donne. Appartiene a questa corrente, ad esempio, Taslima Nasreen (12). Anche le donne afghane propongono una rilettura del testo. Zieba Shorish-Shamley, presidente della Wapha (13), sostiene che oggi, nel mondo, la religione musulmana sia stata fortemente politicizzata, abusata ideologicamente e distorta, diventando ostaggio di gruppi fanatici che deprivano il popolo dei suoi principali diritti. Le donne musulmane, dunque, incidono nel tentativo di trasformare la tradizione, e questa non potra' fare a meno di cambiare o rispondere. * Note 1. Questo termine viene utilizzato con una leggerissima ma presente sfumatura in senso sminuente a significare che l'Islam per cosi' dire centrale e' quello dei paesi arabi; se cio' e' in parte giustificabile per motivi storici, oggi non e' piu' possibile parlare in questi termini: il paese a maggior numero di musulmani e', del resto, l'Indonesia. Uno studioso come von Grunebaum afferma ad esempio: "Di solito lo studioso della storia generale dell'islamismo sottovaluta il posto che spetta nel quadro d'insieme della storia dei popoli islamici al subcontinente indopakistano, considerandolo una semplice area marginale dell'islam". In G. E. von Grunebaum, a cura di, L'Islamismo II, Feltrinelli, Milano 1972, pag. 227. 2. Si vedano J. Guardi, Lingua e linguaggio al femminile: il mondo arabo, in A. Delle Fave, a cura di, Trasmissione culturale e linguaggi al femminile, Istituto Universitario di Lingue Moderne, Milano novembre 1999, e Donna e trasmissione della cultura, in "dwf donnawomanfemme", n. 2, gennaio-marzo 1997. 3. Rosemary Radford Ruether, Sexism and God-Talk, Beacon Press, Boston 1993. Ruether si occupa in particolare di donne e giustizia sociale nella storia della teologia. 4. Ruehter fa riferimento a Luce Irigaray e al suo Parlare non e' mai neutro, Editori Riuniti, Roma 1991. 5. Mary Daly, Beyond the God Father: Towards a Philosophy of Women's Liberation, Beacon Press, Boston 1985. 6. Thomas Cleary, Sartar Aziz, Twilight goddess: spiritual feminism and feminine spiritualism, Shambala, Boston 2000. In questo testo gli autori suggeriscono come il concetto del divino femminile sebbene soppresso nelle culture patriarcali, non sia mai del tutto scomparso e si manifesti inevitabilmente in modi ovvi o nascosti. 7. Per la figura di Porete si veda L. Muraro, Lingua materna, scienza divina. Scritti sulla filosofia mistica di Margherita Porete, D'Auria, Napoli 1995; M. Porete, Lo specchio delle anime semplici, S. Paolo, Milano 1994. 8. Per alcune problematiche inerenti quanto andiamo dicendo si veda Z. Shorish-Shamley, Women's position, role and rights in Islam, per gentile concessione dell'autrice. In campo letterario, un riferimento all'Islam periferico in relazione alle donne, in senso geografico e simbolico e' riscontrabile nelle opere di A. Djebar, Lontano da Medina, Giunti, Firenze 1993, e Figlie di Ismaele nel vento e nella tempesta, Giunti, Firenze 2000. 9. Ghazala Anwar, dopo aver compiuto studi scientifici in Pakistan e di economia al College negli Stati Uniti, si e' specializzata in lingua e letteratura araba all'Universita' di Aligarh in India e in religione e lingua araba all'Universita' di Chicago. E' Ph. D. alla Temple University in Studi Religiosi (specializzazione Islam). E' autrice di numerose pubblicazioni relative alla teologia femminista musulmana e si occupa di problematiche di genere e di minoranze sessuali. Attualmente insegna presso l'Universita' di Canterbury. 10. Si segnala l'esistenza della Al-Fatiha Foundation, un'organizzazione internazionale "dedicata a musulmani gay e lesbiche, bisessuali e transgeneri, inclusi coloro che si interrogano sul proprio orientamento sessuale e/o identita' di genere e ai loro amici". Scopo dell'organizzazione e' la creazione di spazi sicuri e forum per i musulmani nei quali scambiare le proprie esperienze. Secondo Anwar, la situazione degli omosessuali nell'Islam e' dovuta "all'interpretazione selettiva e letterale delle fonti musulmane da parte di coloro che non hanno nessuna esperienza personale della presenza di Dio e della Sua compassione che supera tutti gli altri attributi" (intervento alla Prima Conferenza Americana Lgbtq Muslims & Friends, 28-31 maggio 1999, New York). Recentemente si e' svolto a Parigi per la prima volta un convegno organizzato da omosessuali musulmani europei. 11. Fazlur Rahman, pakistano, e' stato uno dei primi pensatori a sostenere la storicita' del testo coranico, aspetto da tener distinto dal messaggio, eterno. Di F. Rahman sono reperibili in lingua inglese: A study of Islamic Fundamentalism: Revival and Reform in Islam, 1999; Islam, 1966; Islam and Modernity: Transformation of an Intellectual Tradition, 1982, tutti editi dalla University of Chicago Press; e Revival and reform in Islam, Oneworld publications, 1999. 12. Non potendo affrontare in questa sede "il caso Nasreen", rimandiamo alla vastissima rassegna stampa sull'argomento. Si vedano inoltre N. R. Keddie, Women, and religious politics in "Isim Newsletter", 3/99, p. 7; A. Najmabadi, Writing history as if women and gender mattered, in ivi, 3/99, p. 23; A. Parla, Feminism, nationalism, modernity, in ivi, 2/99, p. 28. 13. Women's Alliance for Peace and Human Rights in Afghanistan (Wapha), P. O. Box 77057 Washington, DC 20013-7057, www.wapha.org 5. INCONTRI. AUGUSTO CAVADI: FILOSOFARE, INSIEME [Ringraziamo Augusto Cavadi (per contatti: acavadi at lycos.com) per averci messo a disposizione questo suo testo apparso sulla rivista "Diogene. Filosofare oggi", II, 4, giugno-agosto 2006 (per informazioni e abbonamenti: www.diogene.cc). Augusto Cavadi, prestigioso intellettuale ed educatore, collaboratore del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo, e' impegnato nel movimento antimafia e nelle esperienze di risanamento a Palermo, collabora a varie qualificate riviste che si occupano di problematiche educative e che partecipano dell'impegno contro la mafia. Opere di Augusto Cavadi: Per meditare. Itinerari alla ricerca della consapevolezza, Gribaudi, Torino 1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a questioni inevitabili, Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo, Augustinus, Palermo 1990; Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad. portoghese 1999; Ciascuno nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera, Augustinus, Palermo 1991; Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad. portoghese 1999; Le nuove frontiere dell'impegno sociale, politico, ecclesiale, Paoline, Milano 1992; Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa puo' fare ciascuno di noi qui e subito, Dehoniane, Bologna 1993, nuova edizione aggiornata e ampliata Dehoniane, Bologna 2003; Il vangelo e la lupara. Materiali su chiese e mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A scuola di antimafia. Materiali di studio, criteri educativi, esperienze didattiche, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Essere profeti oggi. La dimensione profetica dell'esperienza cristiana, Dehoniane, Bologna 1997; trad. spagnola 1999; Jacques Maritain fra moderno e post-moderno, Edisco, Torino 1998; Volontari a Palermo. Indicazioni per chi fa o vuol fare l'operatore sociale, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1998, seconda ed.; voce "Pedagogia" nel cd- rom di AA. VV., La Mafia. 150 anni di storia e storie, Cliomedia Officina, Torino 1998, ed. inglese 1999; Ripartire dalle radici. Naufragio della politica e indicazioni dall'etica, Cittadella, Assisi, 2000; Le ideologie del Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001; Volontariato in crisi? Diagnosi e terapia, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2003; Gente bella, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2004; Strappare una generazione alla mafia, DG Editore, Trapani 2005; E, per passione, la filosofia, DG Editore, Trapani 2006. Vari suoi contributi sono apparsi sulle migliori riviste antimafia di Palermo. Indirizzi utili: segnaliamo il sito: http://www.neomedia.it/personal/augustocavadi (con bibliografia completa)] Filosofare come esperienza di gruppo Chi ritiene che la filosofia non sia solo - e neppure principalmente - una questione di dispute accademiche e di conventicole d'iniziati, apprezzera' senz'altro una raccolta di articoli e brevi saggi di Ran Lahav che e' stata tradotta in italiano col titolo Comprendere la vita. La consulenza filosofica come ricerca della saggezza (Apogeo, Milano 2004). Lahav si e' formato negli Stati Uniti d'America, insegna presso l'universita' israeliana di Haifa e gestisce, sin dal 1992, uno studio privato di consulente filosofico. Ho avuto modo di conoscerlo a Roma alla fine del febbraio del 2005 nell'ambito del primo convegno nazionale dell'associazione Phronesis sul tema "Lo specifico filosofico della consulenza filosofica". Come quasi sempre accade con i filosofi, l'incontro da persona a persona dice molto piu' di qualsiasi testo scritto. E' stato infatti interessante cio' che ha sostenuto quando ha provato a rispondere alla domanda "Where is philosophy in philosophical practice?". Ma ancor piu' interessante mi e' sembrato il modo con cui, nel corso della relazione e soprattutto della discussione amichevole, si e' rapportato ai presenti: con semplicita' di vocabolario, con tono pacato, sempre su un registro interlocutorio, senza la minima traccia di arroganza intellettuale. Rispondendo ad una domanda specifica, Lahav ha avuto modo di dichiarare che, dopo oltre dieci anni di esperienza professionale in cui aveva adottato un assetto molto simile alle sedute psicoterapeutiche, era arrivato alla conclusione di dover superare quella modalita' e di voler mettere in pratica un sogno: trascorrere, almeno una volta l'anno, con i suoi "consultanti", una settimana fra i monti in situazione di convivenza. A suo parere, infatti, la tradizione filosofica - da Socrate in poi - parla chiaro: la filosofia e' una scintilla che scocca piu' facilmente in un ambito di vita comunitaria piuttosto che in un dialogo a due. Molto simpaticamente, Andrea Poma - presidente a quella data dell'associazione organizzatrice - ha fatto notare, col suo solito sorriso divertito, la presenza in sala di un collega italiano che, da piu' di venti anni, sperimentava quella formula di riflessione filosofica. Dal 1983, infatti, prima in quanto responsabile per la formazione giovanile di un'associazione di docenti di filosofia, poi - dopo una pausa di alcuni anni - con la collaborazione decisiva di altri amici a titolo privato, ho avuto modo di proporre, in periodi estivi, le "vacanze filosofiche per non filosofi". Ne ho gia' raccontato le linee essenziali in un libro dedicato, appunto, alla consulenza filosofica (Quando ha problemi chi e' sano di mente, Rubbettino 2003), ma mi piacerebbe integrare quelle pagine con qualche informazione supplementare. * Cosa si fa Cominciamo dai dati elementari. Come si struttura una delle nostre "settimane filosofiche" ? L'idea-guida e' di coniugare la serieta' di un'esperienza intellettuale con l'esigenza dello svago, del rilassamento, del divertimento. Dunque posti belli (La Verna, Norcia, il Passo della Mendola, Erice, Subiaco, Piano Battaglia nelle Madonie, Crespano del Grappa...) e orari comodi (un incontro dalle 9 alle 10,30 la mattina, poi tempo libero sino al secondo incontro dalle 18 alle 19,30). Le lunghe ore a disposizione ognuno le spende come preferisce: passeggiare, fare turismo nei dintorni, leggere in silenzio, conversare con altri partecipanti o - piu' semplicemente - stare al sole ad abbronzarsi. E' consuetudine, dopo la cena del primo giorno, riunirsi per rompere il ghiaccio: presentazione da parte degli organizzatori del tema dell'anno e del metodo, ma anche - e soprattutto - delle persone. E' il momento di uno scambio informale introduttivo: ciascuno e' invitato a lasciarsi provocare dalla parola-chiave di quell'edizione ("felicita'", "verita'", "dolore", "liberta'"...) e ad esprimere quale concetto o immagine o simbolo essa gli evoca. E, nell'esternare questa impressione, a comunicare al gruppo - se vuole - chi sia e con quali aspettative si sia iscritto al seminario. Poi, dal giorno successivo, ogni incontro e' introdotto da un addetto ai lavori (un docente di filosofia che abbia facile comunicativa e che sappia parlare, senza narcisismi, non ai pochi colleghi presenti ma alla maggioranza degli ascoltatori): a lui il compito, con le tecniche espositive piu' congeniali, di offrire l'input alla discussione comune. Appartiene infatti al dna delle vacanze filosofiche giocare una scommessa di fondo: si puo' riuscire a pensare con rigore, senza pero' scadere in tecnicismi? Si puo' abbinare, in altri termini, la serieta' del conversare filosofico (dunque di chi puo' avanzare qualsiasi tesi, ma sostenendola con argomenti razionali) con un linguaggio accessibile all'uomo - e alla donna - della piazza? Questo stile comunicativo e' strettamente richiesto dall'intento dell'iniziativa: che - a differenza di seminari scolastici o di congressi universitari - non e' l'acquisizione di nuove conoscenze, bensi' l'attivazione di processi interiori ed esistenziali. Ci sono molte occasioni per approfondire lo studio della storia della filosofia: qui si tratta di verificare se questa o quell'altra idea filosofica (indipendentemente da chi l'abbia formulata e quando e dove e come) possa aiutare il non-filosofo di professione ad orientarsi davanti all'enigma dell'amore o della morte o della giustizia. * Con chi lo si fa Ovviamente non si tratta di riprodurre l'assetto di una psicoterapia di gruppo. Anzi, a ben vedere, non si tratta neppure di creare un "gruppo" che in qualche modo si delimiti rispetto all'esterno e si interpreti autoreferenzialmente come una sorta di club elitario. Il fatto che ogni anno ci sia un avvicendamento di iscritti (alcuni tornano dopo anni, altri sono del tutto nuovi) favorisce questa fluidita' relazionale: a nessuno interessa fondare la setta iniziatica dei pensatori estivi... Un'ulteriore garanzia che l'appuntamento annuale non dia luogo a sclerotizzazioni istituzionali e' data dalla varieta' dei partecipanti. Sinora, infatti, si sono iscritti - un po' da tutta Italia, qualche volta anche dall'estero - persone (raggiunte quasi sempre col tam-tam fra amici e conoscenti) dalle piu' diverse provenienze geografiche, eta' anagrafiche, storie di vita, orientamenti religiosi, opinioni politiche. E gli stessi "facilitatori" sono scelti dal piccolo comitato promotore in maniera da assicurare, per quanto possibile, una rosa di posizioni filosofiche significativa. Cio' che davvero non puo' mancare - ne' ai partecipanti ne' tanto meno agli esperti di mestiere - e' soltanto la voglia di comunicare in spirito dialogico: dunque non solo per parlare, ma anche per ascoltare; non solo per convincere, ma anche per mettere in discussione le proprie convinzioni; non solo con la franchezza di chi si esprime liberamente perche' sa di non essere sotto esame, ma anche con la delicatezza di chi si astiene dal giudizio sugli altri. Sulle persone degli altri, non certo sulle idee: chi accetta di fare questa esperienza, deve pretendere e offrire rispetto per il travaglio della ricerca, ma senza dimenticare che se non accettasse di sottoporre a critica le proprie tesi cancellerebbe uno dei tratti piu' specifici della filosofia. D'altronde, se tutti ci dessero sempre e soltanto ragione, potremmo maturare il sospetto di essere onniscienti. Oppure un po' matti. * La prossima edizione delle "vacanze filosofiche per non filosofi" e' programmata a Macugnaga (Verbania), sulle Alpi piemontesi, dal 21 al 28 agosto 2006. I seminari, sul tema "Alla ricerca dell'uomo", saranno introdotti da Elio Rindone, Maurizio Pancaldi, Alberto Biuso, Augusto Cavadi e moderati da Mario Trombino. Per informazioni e iscrizioni telefonare (dalle 17 alle 22) allo 065835765 o scrivere all'indirizzo di posta elettronica: acavadi at alice.it 6. MAESTRE. ROSA LUXEMBURG: FENOMENOLOGIA DELL'OPPORTUNISMO [Da Rosa Luxemburg, Scritti scelti, Einaudi, Torino 1975, 1976, p. 154. Rosa Luxemburg, 1871-1919, e' una delle piu' limpide figure del movimento dei lavoratori e dell'impegno contro la guerra e contro l'autoritarismo. Assassinata, il suo cadavere fu gettato in un canale e ripescato solo mesi dopo; ci sono due epitaffi per lei scritti da Bertolt Brecht, che suonano cosi': Epitaffio (1919): "Ora e' sparita anche la Rosa rossa, / non si sa dov'e' sepolta. / Siccome ai poveri ha detto la verita' / i ricchi l'hanno spedita nell'aldila'"; Epitaffio per Rosa Luxemburg (1948): "Qui giace sepolta / Rosa Luxemburg / Un'ebrea polacca / Che combatte' in difesa dei lavoratori tedeschi, / Uccisa / Dagli oppressori tedeschi. Oppressi, / Seppellite la vostra discordia". Opere di Rosa Luxemburg: segnaliamo almeno due fondamentali raccolte di scritti in italiano: Scritti scelti, Einaudi, Torino 1975, 1976; Scritti politici, Editori Riuniti, Roma 1967, 1976 (con una ampia, fondamentale introduzione di Lelio Basso). Opere su Rosa Luxemburg: Lelio Basso (a cura di), Per conoscere Rosa Luxemburg, Mondadori, Milano 1977; Paul Froelich, Rosa Luxemburg, Rizzoli, Milano 1987; P. J. Nettl, Rosa Luxemburg, Il Saggiatore 1970; Daniel Guerin, Rosa Luxemburg e la spontaneita' rivoluzionaria, Mursia, Milano 1974; AA. VV., Rosa Luxemburg e lo sviluppo del pensiero marxista, Mazzotta, Milano 1977] Basto' che l'opportunismo aprisse bocca perche' dimostrasse di non aver nulla da dire. 7. LIBRI. MASSIMO ORTALLI PRESENTA L'EPISTOLARIO DI LUIGI FABBRI [Da "A. rivista anarchica", anno 36, n. 316, aprile 2006 (disponibile anche nel sito: www.arivista.org). Massimo Ortalli (per contatti: massimo.ortalli at acantho.it), storico, saggista, studioso e militante del movimento libertario, e' impegnato nell'Archivio storico della Federazione anarchica italiana di Imola. Luigi Fabbri, nato a Fabriano nel 1877, e' stato uno dei piu' prestigiosi militanti e teorici dell'anarchismo; autore di un'intensa attivita' pubblicistica e promotore instancabile di iniziative in difesa della dignita' umana, nitido oppositore del fascismo, fu costretto all'esilio, dapprima a Parigi, poi in Uruguay, dove mori' nel 1935. Per un avvio alla conoscenza cfr. innanzitutto il libro a lui dedicato dalla figlia, l'indimenticabile, geniale, generosissima Luce Fabbri: Luigi Fabbri. Storia d'un uomo libero, Bfs, Pisa 1996] Indubbiamente Luigi Fabbri ha dato molto all'anarchismo. In quasi quarant'anni di attivita' nel movimento anarchico, l'elenco dei suoi articoli e interventi, come si sa, e' lunghissimo, e non ci fu, ai suoi tempi, periodico anarchico nazionale o internazionale, di tendenza sociale e organizzatrice, che non lo abbia visto fra i collaboratori. E da questa produzione intellettuale che Fabbri, con intelligenza e lucidita', mise a disposizione di un movimento spesso attraversato da confuse fughe in avanti o da drammatiche incertezze, viene fuori una figura di pensatore e di militante che ha pochi riscontri nell'intero movimento anarchico internazionale. Ma questo Fabbri, in fondo, gia' lo conoscevamo, e ancor piu' ne abbiamo potuto apprezzare l'apporto all'anarchismo e al pensiero libertario nel recente convegno internazionale a lui dedicato, tenutosi a Fabriano nel dicembre scorso. Ora, a integrare questa conoscenza patrimonio degli storici che ne hanno studiato l'opera e dei militanti che cercano di continuare, sulle stesse posizioni, la sua lotta per la liberta', si viene ad aggiungere il preziosissimo Epistolario ai corrispondenti italiani ed esteri (1900-1935), (pp. 528, 20 euro) magistralmente curato da Roberto Giulianelli e pubblicato dalla Biblioteca Franco Serantini di Pisa con il contributo del Comune di Fabriano. Si potrebbe azzardare che questo ponderoso volume di oltre 500 pagine, presentato ancora fresco di stampa da Maurizio Antonioli e dal curatore in apertura del convegno fabrianese, lasci intuire, gia' al tatto, la sua importanza. E non solo perche' aggiunge un altro tassello agli studi sull'anarchismo dei primi decenni del Novecento, ma perche' permette anche di accostarsi alle dinamiche culturali che resero vivaci e interessanti quegli anni. Trecentocinquantasette, indirizzate ad oltre settanta corrispondenti, sono le lettere raccolte fra i vari archivi e puntualmente annotate da Giulianelli. E fra i destinatari, accanto ai grandi nomi dell'anarchismo che non potevano mancare - da Malatesta a Guillaume, da Bertoni a Berneri, da Borghi ad Abad de Santillan, da Berkman a Nettlau e Tresca - compaiono anche alcune delle intelligenze piu' acute degli ambienti laici e progressisti, spesso compagni di strada del pensiero libertario. Ecco quindi le lettere ai fratelli Rosselli, ad Arcangelo Ghisleri, a Oliviero Zuccarini, ad Angelo Tasca, a Jacques Mesnil, a Roberto Michels e a tanti altri, a dimostrazione di quanto Luigi Fabbri fosse sempre attento a cogliere, e a interloquire con i fermenti intellettuali del suo tempo. Come si diceva, e' un altro ritratto di Fabbri, quello che emerge da questa raccolta. Davvero impagabile, perche' ci permette di conoscere non solo l'uomo pubblico o il raffinato intellettuale che sappiamo, ma anche, come e' frequente quando ci si imbatte in questo genere letterario, i suoi tratti piu' intimi e privati: il padre e il marito affettuoso, l'amico ancor piu' che il compagno degli anarchici a lui vicini, il collezionista di opuscoli e vecchi giornali, il curatore degli scritti di Malatesta, l'editore attento e pignolo, il consulente a cui lo studioso si rivolge per notizie e precisazioni. E' poi interessante notare, anche se non deve sorprendere, che in queste pagine mai la penna di Fabbri cede all'invettiva o al disprezzo. E che nemmeno quando scrive a compagni distanti, se non addirittura avversari, quanto a concezione organizzativa e sociale della lotta, si lascia andare a considerazioni sgradevoli od offensive, mantenendo sempre, al contrario, una impostazione dialettica sostenuta dall'affetto istintivo per il compagno di fede. E questo, in anni nei quali non era purtroppo raro che le polemiche trascendessero con facilita', spiega perche' sia sempre stato circondato dalla stima di tutti gli anarchici. Naturalmente, conoscendo l'affetto filiale che Fabbri porto' a Malatesta, e' all'anarchico campano che sono indirizzate molte delle lettere qui raccolte. Piu' che a chiunque altro. E in quelle che lui ed Errico si scambieranno negli ultimi anni traspare indelebile la profonda tristezza causata non solo dalla lontananza imposta loro dal fascismo, ma anche dalla sconsolata analisi su una situazione sociale che sembra non lasciare speranze. E pensare che solo un anno - Fabbri muore nel 1935 - impedira' a questa esistenza, completamente dedicata all'edificazione del progetto anarchico, di vederne la piena realizzazione nella entusiasmante Spagna rivoluzionaria del 1936. 8. RISTAMPE. GIOVANNI VERGA: TUTTE LE NOVELLE Giovanni Verga, Tutte le novelle, Mondadori, Milano 1979, 2006, pp. XLII + 1084, euro 12,90 (in suppl. a vari periodici Mondadori). Il "meridiano" della narrativa breve verghiana. Ci capita talvolta di pensare che se tanti giornalisti e militanti avessero avuto la bonta' di leggere e ruminare almeno alcuni dei racconti di Verga (e non diciamo solo "Liberta'", ma certo "Liberta'" prima di ogni altro), quante sciocchezze di meno verrebbero oggi scritte, dette, fatte. 9. RIEDIZIONI. BENEDETTO CROCE: FILOSOFIA POESIA STORIA Benedetto Croce, Filosofia poesia storia, Biblioteca Treccani - Il Sole 24 ore, Milano 2006, 2 voll. di complessive pp. CXVI + 1296, euro 12,90 a volume (in suppl. a "Il sole 24 ore"). Dalla classica Letteratura Italiana Ricciardi l'antologia crociana curata da Croce medesimo e gia' apparsa per Ricciardi nel 1951, poi per Adelphi nel 1996 (con introduzione e apparati di Giuseppe Galasso). Una lettura, vorremmo dire, indispensabile: leggere Croce - anche, naturalmente, nel dissenso quando, ma raramente, occorre - e' sempre una gioia e una festa della lingua, dello spirito e del gusto, e un'immersione nel flusso della grande cultura europea alla prova delle tragedie della storia. 10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 11. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1342 del 30 giugno 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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