La nonviolenza contro la mafia. 4



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LA NONVIOLENZA CONTRO LA MAFIA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 4 del 26 maggio 2006

In questo numero:
1. Rita Borsellino: Una testimonianza pronunciata nella parrocchia di S.
Melania a Roma il 14 marzo 2001 (parte prima)
2. Marcella Bravetti: Con Rita Borsellino
3. Nadia Cervoni e Micaela Serino: Con Rita Borsellino
4. Fausto Concer: Con Rita Borsellino
5. Domenico Cortese: Con Rita Borsellino
6. Marta Ghezzi: Con Rita Borsellino
7. Antonella Litta: Con Rita Borsellino
8. Lidia Maggi: Con Rita Borsellino
9. Luigi Manconi: Con Rita Borsellino
10. Alessandro Marescotti: Con Rita Borsellino
11. Silvana Pisa: Con Rita Borsellino
12. Rosario Ragusa: Con Rita Borsellino
13. Barbara Rigoli: Con Rita Borsellino
14. Renato Solmi: Con Rita Borsellino
15. Giovanna Romualdi intervista Rita Borsellino
16. Un profilo di Rita Borsellino

1. RITA BORSELLINO: UNA TESTIMONIANZA PRONUNCIATA NELLA PARROCCHIA DI S.
MELANIA A ROMA IL 14 MARZO 2001 (PARTE PRIMA)
[Dal sito della parrocchia di S. Melania a Roma (www.santamelania.it)
riprendiamo la trascrizione dalla viva voce e non rivista dall'autrice (i
titoli sono redazionali)  di questo intervento di Rita Borsellino del 14
marzo 2001. La testimonianza di Rita Borsellino era stata preceduta dalla
seguente introduzione di don Andrea Lonardo: "Vi do il benvenuto per questo
incontro e soprattutto do' il benvenuto alla signora Rita Borsellino e a don
Roberto, uno dei cappellani di Rebibbia. Grazie a lui, alla signora Assunta
Paolella e a tutta la sua famiglia, abbiamo l'onore di avere lei qui questa
sera. Faccio solo una brevissima introduzione, per dire come tre delle
persone uccise dalla mafia, proprio per la loro testimonianza di vita
cristiana, sono state inserite nell'elenco dei nuovi martiri presentato al
papa nel grande anno giubilare. Sono dn Puglisi, che sara' il primo ad
essere proclamato beato dalla Chiesa, Rosario Livatino, e appunto suo
fratello Paolo Borsellino. Siamo dinanzi alla testimonianza, da un lato, di
un amore grande per cio' che e' la cosa pubblica, la 'res publica', lo
Stato - cosa difficile oggi ma importantissima, che alcune persone vivono a
rischio della loro stessa vita perche' altri possano vivere in onesta', in
liberta', in giustizia, secondo dei valori di rispetto -, dall'altro di una
esplicita scelta di questo in nome della propria fede cristiana. Diceva il
magistrato Rosario Livatino, parlando dell'altissimo compito di chi e'
chiamato a giudicare: 'Il compito del magistrato e' quello di decidere.
Orbene decidere e' scegliere e a volte tra numerose cose, o strade o
soluzioni, e scegliere e' una delle cose piu' difficili che l'uomo sia
chiamato a fare. Ed e' proprio in questo scegliere per decidere, decidere
per ordinare, che il magistrato credente puo' trovare un rapporto con Dio,
un rapporto diretto perche' il rendere giustizia e' realizzazione di se', e'
preghiera, e' dedizione di se' a Dio, un rapporto indiretto per il tramite
dell'amore verso la persona giudicata'. Voglio riportare anche alcune
espressioni in cui Paolo Borsellino raccontava di Giovanni Falcone, da poco
ucciso: 'Giovanni lavorava con perfetta coscienza che la forza del male, la
mafia, lo avrebbe un giorno ucciso. Perche' non e' fuggito, perche' ha
accettato questa tremenda situazione, perche' non si e' turbato? Per amore.
La sua vita e' stata un atto d'amore verso questa sua citta'. Se e' morto
nella carne ma e' vivo nello spirito come la fede ci insegna, le nostre
coscienze, se non si sono svegliate, debbono svegliarsi. Occorre dare un
senso alla sua morte, alla morte della moglie e dei valorosi uomini della
scorta, testimoniando i valori in cui crediamo'. Ecco, la ringraziamo
veramente per essere qui. Ci ha raccontato che le e' capitato piu' volte di
parlare sia nelle scuole, sia nelle comunita' cristiane e anche, per la
prima volta, grazie a don Roberto, a Rebibbia, nelle carceri, incontrando
proprio le persone che dall'altra parte, quella della malavita, hanno
vissuto la sua stessa realta'. Anche noi l'accogliamo e la ringraziamo"]

Grazie, grazie di questa accoglienza. In una giornata che per me e' un po'
particolare. Stamattina, sono arrivata da Napoli, dove mi trovo da diversi
giorni, per preparare quella che con la nostra associazione, Libera,
chiamiamo la "Giornata della memoria e dell'impegno", in cui ricordiamo
tutte le vittime della violenza mafiosa e anche di tutte le mafie, per
prendere poi a partire da li' degli impegni concreti, impegni per operare
nella vita, nella societa', per fare si' che tutto questo abbia un senso,
per fare che tutto questo non accada piu'.
*
L'omicidio del vicequestore Ninni Cassara' e del suo agente di scorta
Roberto Antiochia, nel ricordo della madre Saveria
Mi trovavo la', dicevo, con tanti amici dell'associazione Libera, con don
Luigi Ciotti, in questo impegno forte di sensibilizzazione nelle scuole,
presso le amministrazioni e l'altro ieri, proprio il primo giorno di lavoro
in Campania, dove si svolgera' quest'anno questa giornata, a Torre
Annunziata, ci ha raggiunto la notizia che una delle nostre amiche piu'
care, una delle persone piu' care a noi, al nostro cuore, all'associazione
tutta, ci aveva lasciati, era morta lunedi' mattina, Saveria Antiochia.
E mi piace qui ricordarla come abbiamo fatto in questi giorni in tutti i
luoghi in cui siamo andati e continueremo ad andare fino al 21 marzo.
Saveria Antiochia e' una donna - ne parlo al presente, perche' mi riesce
difficile parlarne al passato -, e' una donna di quasi ottanta anni, avrebbe
compiuto 80 anni quest'anno. E' la mamma di un agente di scorta, Roberto
Antiochia, un agente della polizia di Stato, che scortava il vicequestore
Ninni Cassara'.
Nel 1985, anno caldissimo per i delitti mafiosi nella nostra citta' di
Palermo, era gia' stato ucciso il commissario Montana, era un periodo
difficile anche per i rapporti tra gli uomini delle istituzioni. Ci sono
questi periodi in cui il rapporto tra uomini delle istituzioni, tra pezzi
delle istituzioni, diventa difficile, complicato, contraddittorio e tutto
questo crea un terreno molto fertile per la mafia che quando vede qualcuno
che resta isolato, specialmente se e' un suo nemico giurato, ha il gioco
piu' facile anche ad eliminarlo. Cosi' era per Ninni Cassara', in quel
periodo, questo vicequestore, uomo intelligentissimo, uomo dal grande acume,
dalla grande professionalita', che aveva collaborato in maniera forte,
fattiva, determinante vorrei dire, con Giovanni Falcone in particolare e
anche con Paolo. Grandi erano i risultati che era riuscito ad ottenere e
quindi i contrasti, come sempre succede dopo i grandi risultati, all'interno
degli organi stessi, che dovrebbero invece collaborare tra di loro. Si era
creata intorno a lui una situazione di grande isolamento. C'erano grandi
scontri all'interno della questura, tra Questura e uomini delle istituzioni,
tra Palermo e Roma. Era un periodo particolarmente difficile come tanti ne
abbiamo vissuti.
Roberto Antiochia era un uomo della polizia di Stato - mi viene difficile
chiamarlo uomo, aveva solo 23 anni -, era un ragazzo della Polizia di Stato,
aveva una grande dedizione al suo lavoro, una grande stima, un grande
affetto, un grande amore per il suo commissario. E' in ferie, e' estate e
lui sa quali sono le difficolta' all'interno della questura di Palermo, si
rende conto che il suo commissario e' isolato, e' solo, che c'e' difficolta'
addirittura ad organizzare le scorte per tutelarlo, accompagnarlo nel suo
lavoro, nei pericoli che corre, e chiede di rientrare in servizio,
volontariamente. Entra di nuovo nella scorta di Ninni Cassara'.
Durera' poco questo suo impegno di amore straordinario, perche' mentre
accompagna il suo commissario a casa, un commando gia' organizzato, gia'
pronto, gia' appostato, viene allertato da una telefonata di normalita',
perche' come ricordo con le parole di Paolo, certi gesti ti aiutano a vivere
nella normalita'.
Ninni Cassara', alle 3 del pomeriggio dopo una giornata di lavoro, telefona
alla moglie e dice: "Sto arrivando". Qualcuno ascolta quella telefonata,
intercetta quella telefonata che e' partita da dentro la questura e
organizza il gruppo di fuoco.
Appena Ninni Cassara' e Roberto scendono dalla macchina davanti
all'abitazione di Cassara', una quantita' di proiettili inverosimile li
annientera' proprio davanti alla porta dell'abitazione di Ninni Cassara'.
La moglie sente gli spari, capisce e si affaccia con la bimba piccola in
braccio, vede questa scena terribile del marito che, ormai morente, si
trascina verso il portone di casa. Avra' il tempo di scendere
precipitosamente le scale, bussando a tutte le porte per poter lasciare la
bimba. Nessuno le apre, perche' hanno paura, hanno sentito gli spari, non
sanno chi bussa. Nessuno apre la porta. E cosi' lei arriva giu', arriva
soltanto a raccogliere l'ultimo respiro del marito. Roberto e' morto subito,
perche' con il suo corpo ha cercato di proteggere il suo commissario.
La madre viene raggiunta dalla notizia attraverso la radio - stava stirando,
come facciamo quando assolviamo i nostri compiti di madri di famiglia - e
sente alla radio il nome di Ninni Cassara'. Sa che con lui c'e' Roberto,
anche se la radio dice soltanto: "Ninni Cassara' ed un agente di scorta".
Questa e' la sorte di questi uomini e di queste donne straordinari che fanno
questo lavoro rischiosissimo di scortare, considerando la vita di chi
scortano piu' importante della propria - perche' e' questo che fanno, e lo
fanno, spesso almeno si faceva, per poco piu' di un milione al mese. Lo
fanno perche' ci credono - altrimenti non potrebbero farlo - lo fanno
perche' ci mettono dentro tutto l'amore, tutto il rispetto, tutta la voglia
di collaborare perche' la giustizia possa veramente avere il sopravvento.
Lei sente soltanto parlare di un agente di scorta, ma sa che e' Roberto
quello che e' morto con il suo commissario.
*
Dopo questi fatti non possiamo piu' tirarci indietro
Non si lascia annientare da questo dolore - io so che cosa avviene, ne
abbiamo parlato tante volte con Saveria.
Subentra un meccanismo strano, un meccanismo che ti da' una forza
straordinaria, il dolore c'e', e' forte, e' violento, potrebbe annientarti,
ma si trasforma in una forza straordinaria. Una forza che ancora una volta
e' la forza dell'amore - non ho esitazioni a usare questo termine, perche'
di questo si tratta. Perche' quello che ci spinge, che spinge tanti
familiari delle vittime della violenza a mettersi in gioco, a mettersi in
cammino, a partire subito dopo, anche se prima non si e' fatto niente, ad
entrare in questo meccanismo straordinario che e' quello di incontrare gli
altri per cercare di comunicare qualcosa, per cercare di costruire qualcosa,
per dare un senso al sacrificio dei propri cari, e' amore, e' voglia di far
continuare quello che i nostri cari stavano facendo.
Paolo, Roberto, lavoravano per la giustizia, per la legalita', subentra
questo meccanismo per cui tu ti dici: "Ma e' mai possibile che soltanto
perche' qualcuno ha pensato di poterli fermare pigiando sui tasti di un
telecomando, schiacciando il grilletto di un kalashnikov, questo possa
annientare tutto quello che era la loro carica vitale, la loro carica di
amore, di emozioni, di valori, per cui hanno voluto sacrificare la loro
vita?". Perche' Paolo, Roberto e tutti gli altri sapevano di andare incontro
a questo. Paolo non diceva: "Se un giorno mi ammazzeranno"; Paolo diceva:
"Quando un giorno mi ammazzeranno", con la consapevolezza forte che quello
che faceva, cosi' come lo faceva, lo avrebbe portato a trovare una morte
violenta lungo la strada. Ma lo aveva accettato. Lo aveva accettato perche'
non aveva scelta, non poteva venire meno a quello che erano i suoi ideali,
il suo credo, il suo amore per gli altri, il suo amore per la giustizia, non
poteva scendere a compromessi, ma non solo per gli altri ma neanche con se
stesso, neanche con la sua coscienza. Allora, fatta questa scelta, si
accetta tutto, anche la morte. Non solo si accetta, ma tanto grande e' la
forza che emana da tutto questo che anche chi gli sta attorno, se gli vuole
bene, condivide tutto questo. Cosi' lo avevamo accettato tutti noi familiari
, i fratelli, la madre, la moglie, i figli. Tutti sapevamo e tutti
accettavamo, perche' lui voleva cosi', perche' gli avremmo reso la vita piu'
difficile se avessimo manifestato le nostre paure, che c'erano, che ci
accompagnavano sempre.
Cosi' scatta questo meccanismo per cui tu pensi proprio questo: "Ma devo
dargliela vinta? Ma e' possibile che dobbiamo dargli ragione, che facendo
questo finisce tutto? Li hanno ammazzati e non c'e' piu' nulla, non resta
piu' nulla di Paolo Borsellino, di Roberto Antiochia, di tutti quelli che
sono morti cosi'. E' mai possibile che non debba restare piu' nulla?".
Allora ci si mette in cammino, ci si mette in gioco, per cercare di
continuare, per cercare di dare un senso a quello che e' accaduto, per
cercare di trasmettere ancora quello che noi abbiamo vissuto, che abbiamo
vissuto intensamente e dolorosamente negli anni in cui tutto questo si e'
preparato e nel momento in cui poi questa morte si e' materializzata.
E si comincia ad andare, si comincia a incontrare persone, si comincia a
sentire - Paolo diceva - "la bellezza del fresco profumo di liberta'". E'
proprio vero, e' il silenzio che puzza, la complicita', anche soltanto la
contiguita', anche soltanto il girare la testa dall'altra parte, e' quello
che puzza di morte. La liberta', la voglia di giustizia hanno un profumo
bellissimo che ti contagia, di cui non puoi piu' fare a meno. Se incontri
gente e senti che chi ti incontra condivide, che chi ti incontra e' con te,
che e' solidale, che si sensibilizza probabilmente per una parola che tu non
sai neanche che puo' ottenere questo effetto, per un sorriso, per una
stretta di mano. Se tu sai che questo accade e puo' accadere e puo' accadere
ancora, sai che regali momenti di vita alla persona che non c'e' piu', la
tieni in vita, la fai palpitare ancora, fai in modo che quello per cui e'
morta rimanga vivo e diventi di piu', si moltiplichi e si sviluppi in ogni
nuova persona che incontri e questo ti da' un senso straordinario, quasi di
liberazione, ti libera dalla voglia di cedere al dolore, alla disperazione,
ti aiuta a sentire meno la mancanza fisica della persona a cui hai voluto
bene, perche' chiunque ti abbracci o ti stringa la mano o ti dica una parola
di solidarieta', e' come se ti restituisse un po' dell'affetto della persona
che hai perso. La ritrovi nelle parole di qualcuno che ti racconta qualcosa,
un episodio, qualcosa che ha vissuto. Lo rivivi nell'abbraccio, magari nelle
lacrime di qualcuno che condivide quello che tu senti, quello che tu provi.
Puoi ripartire - non solo - diventa per te una necessita', diventa un
impegno di vita e se devi dire di no a qualcuno che ti chiede di parlare ti
senti in colpa e dici: "Ma che diritto ho io, di restarmene chiusa anche
nella mia stanchezza, anche nel mio dolore, nei momenti di cedimento, nei
momenti di scoraggiamento, che diritto ho io se c'e' qualcuno che vuole
ascoltare, che vuole condividere, che vuole capire e che mi chiede di farlo
insieme? Io non posso dire di no, i nostri cari non si sono mai tirati
indietro, mai, neanche davanti alla morte, che diritto abbiamo allora noi di
tirarci indietro?".
E' questa la molla che ci spinge, e Saveria si era lasciata prendere
completamente da questo impegno e lo aveva fatto sin dal primo momento con
una forza e una dignita' straordinaria.
*
Il bisogno di verita'
Questa sera, a "Il fatto" di Enzo Biagi, Saveria e' stata ricordata, ed e'
stata ricordata da Giancarlo Caselli che ha avuto un'espressione bellissima
che mi ha fatto riflettere, ha detto: "La forza soave di Saveria Antiochia".
Era cosi' Saveria, forte e serena, con una grande serenita' e una grande
capacita' di dire chiara la verita', di pretendere la verita', di
pretenderla con la forza della giustizia, dell'amore per la giustizia che
Roberto le aveva lasciato, le aveva tramandato in qualche modo. Si diventa
quasi depositari di un mandato, non ci si puo' tirare indietro, non ci si
vuole anche tirare indietro.
Saveria lo aveva fatto per tanti anni, Roberto e' morto nel 1985, gli anni
passavano certamente, la stanchezza era tanta, spesso le delusioni, a volte
la rabbia quando si sentiva presa in giro da esponenti delle istituzioni che
pensavano di trattarla da povera vecchia, perche' quasi la blandivano, la
prendevano con le buone, raccontandole qualche bugia per tenerla buona
quando lei andava a pretendere che il processo andasse avanti piu'
celermente, che la verita' fosse verita' e non mezza verita', che le si
dicesse chiaro in faccia come stavano le cose, che non ci fossero mezze
misure per nessuno. Saveria lo chiedeva. Lei era capace, con il sorriso
sulle labbra, di battere il pugno sul tavolo, a chiunque appartenesse quel
tavolo, dove al Capo della Polizia, dove a un Procuratore della Repubblica,
o a chiunque. Batteva forte il pugno sul tavolo e, davanti a quel pugno
battuto con forza sul tavolo col sorriso sulle labbra, le persone
riflettevano.
Quante persone ha fatto riflettere Saveria, quante persone ha portato a
guardarsi dentro, prima di tutto, a non dire piu' mezze verita'. Ha fatto in
tempo con la sua forza e la sua caparbieta' a vedere la fine del processo.
Quest'anno i colpevoli sono stati assicurati alla giustizia, come si dice. I
colpevoli sono stati condannati, i processi sono finiti, e' finito l'andare
e venire faticoso, come un pellegrinaggio di Saveria da Roma dove abitava, a
Palermo. Aveva delle difficolta' economiche, in cui si dibatteva, era vedova
e viveva della sua piccola pensione, doveva fare i conti ogni giorno e non
sempre si poteva permettere di prendere l'aereo per andare a Palermo. Doveva
sobbarcarsi 12 ore in treno per andare e 12 per tornare, ma non e' mai
mancata ad un'udienza del processo - sapete - non perche' voleva vendetta -
non voleva vendetta Saveria - voleva la giustizia, voleva la verita', e non
c'e' giustizia senza verita'.
Lo diceva stamattina don Luigi Ciotti celebrando il funerale di Saveria, un
funerale dove, e' vero, non c'era tanta gente, ma c'erano gli amici veri di
Saveria, c'erano le persone che veramente le volevano bene, quelli che le
sono stati accanto, che l'hanno sostenuta e che hanno condiviso tutto
questo. Non c'erano grandi personalita', c'era qualcuno del mondo
istituzionale che aveva capito il valore e la forza di questa grande donna,
l'aveva saputa apprezzare e aveva saputo starle vicino nella sua ricerca
della verita'. Ma c'erano tanti amici, c'erano soprattutto tanti ragazzi,
che quando Saveria aveva cominciato a stare male, facevano a gara per starle
vicino, per farle compagnia, forse per farle sentire meno la mancanza di
Roberto.
Roberto e' rimasto giovane, e' rimasto a 23 anni. Hanno questo vantaggio i
nostri morti, non invecchiano piu'. Restano la' in quell'eta' in cui la loro
vita e' stata spezzata e si mantengono cosi', Paolo ha ancora oggi 52 anni.
Mi trovo in una situazione strana, io sono la sorella piu' piccola di Paolo
e mi e' sempre piaciuto questo ruolo di sorella piccola che lui coccolava un
po'. Oggi spesso provo la tristezza e l'amarezza di pensare che sono piu'
grande di lui. Paolo ha ancora 52 anni, e' giovane, energico, e' pieno di
voglia di vivere, e cosi' Roberto. Roberto ha 23 anni. Per la sua mamma era
rimasto cosi'. Allora tutti questi ragazzi che si stringevano intorno a lei,
le facevano compagnia, l'aiutavano a lavorare, fino all'ultimo, perche' non
ha mai smesso di occuparsi di quello di cui si era occupata in tutti questi
anni, erano un po' tante immagini di Roberto che lei aveva fatto vivere. Lei
con le sue parole, con il suo entusiasmo, con la sua forza, li aveva
incontrati, conquistati, li aveva portati con se' in questo cammino
straordinario che percorreva ormai da tanti anni. C'erano tutti questi
ragazzi, piu' o meno giovani e quando don Luigi ha detto: "Portiamola noi,
noi di Libera, portiamola sulle spalle, accompagniamola noi", erano in tanti
che si sono fatti avanti per accompagnarla, per sostenerla, per restituirle
un po' di quella forza che lei in questi anni ci ha dato.
Saveria, dicevo, voleva giustizia e cercava la verita', l'ha sempre cercata
con grande forza. Non ho mai sentito parole d'odio o di vendetta dalla sua
bocca, mai, e la conosco ormai da tanti anni. Ma sempre e' in una ricerca
forte e puntuale della giustizia. Guai a cercare di prenderla in giro, guai
a cercare di raccontarle mezze verita'. Si arrabbiava Saveria e aveva
ragione e gli altri temevano queste sue arrabbiature perche' lei sapeva
incutere la soggezione della donna forte, della donna vera, della donna
onesta. Aveva dentro di se' la forza di Roberto che la guidava.
*
Verita', non vendetta
Noi non chiediamo vendetta. Non solo non la chiediamo, non la sentiamo
proprio dentro.
Io ho sempre detto che ho avuto un grandissimo dono da Dio. Non ho mai
provato odio nei confronti di nessuno e ho quasi paura di questo sentimento,
ho quasi paura di poter provare odio nei confronti di qualcuno, perche'
penso che debba essere un sentimento devastante che ti debba far male
dentro, che ti debba far vivere male, che ti debba far stare male. Una volta
sentivo durante un dibattito la vedova di uno che era stato ucciso dalle
Brigate Rosse e lei diceva: "Non posso perdonare perche' sto troppo male".
Io le dissi: "Tu stai troppo male perche' non riesci a perdonare". Perche'
e' vero, perche' se tu riesci a entrare in questa ottica particolarissima
del perdono di cui adesso vorrei chiarire insieme a voi i termini, se non si
riesce ad entrare in questa ottica, in questo meccanismo del perdono, si sta
male, si deve stare proprio male, secondo me non si trova pace neanche per
un momento. Ho visto persone dichiarare proprio di volere vendetta, di
odiare coloro che gli avevano fatto del male e li ho visti sempre stare
male, male, male, soffrire in una maniera tormentosa davvero.
Io ringrazio Dio perche' non ho mai provato questo. Perche' non ho mai
provato odio e ho quasi paura di potere chissa', qualche volta, scivolare in
questa tentazione. Non l'ho mai provato, ma non e' merito mio. Credo che sia
un dono di Dio perche' mi ha aiutato ad accettare questa situazione con
serenita', non con rassegnazione. Attenzione, perche' questo e'
assolutamente diverso.
Non mi sono mai rassegnata alla morte di mio fratello, fin dal primo
momento, quando mi sono resa conto perfettamente che questa morte che veniva
sbandierata quasi come una morte inevitabile, non lo era affatto. E' che
nessuno aveva fatto niente per evitarla - il che e' diverso, profondamente
diverso. Quando un mese e mezzo prima era stato ucciso Giovanni Falcone, si
sapeva chiaramente - lo sapevano tutti, lo dicevano, lo diceva anche Paolo -
che la prossima vittima sarebbe stata lui, che il prossimo bersaglio sarebbe
stato lui. Non e' possibile che dopo un mese e mezzo Paolo Borsellino venga
ucciso esattamente nello stesso modo in cui era stato ucciso Giovanni
Falcone. Salta un pezzo di autostrada quando viene ucciso Falcone, salta una
strada intera, quattro palazzi, 140 appartamenti in via D'Amelio, quando
viene ucciso Borsellino.
Erano in pochi insieme a Paolo Borsellino, i quattro uomini e una donna che
lo proteggevano come aveva fatto Roberto Antiochia con il suo commissario,
stringendosi attorno a lui, quasi abbracciandolo. Dei corpi di questi
ragazzi non e' rimasto nulla, ma ci hanno fatto il grande dono di conservare
quasi intatto il corpo di Paolo, lasciando intatto sul suo viso quel sorriso
che era la sua caratteristica piu' bella. Quel sorriso che e' stato per me
quasi un messaggio di resurrezione.
E' stato pensando a quel sorriso sopravvissuto alla morte che ho cercato di
guardare avanti, era come se Paolo mi indicasse una strada da seguire. Come
se Paolo mi dicesse che oltre quella morte c'era qualcosa che valeva la pena
di essere vissuto, qualche cosa che si doveva far vivere, si doveva far
continuare. E questo qualcosa era prima di tutto la giustizia, quella
giustizia che lui non aveva amministrato, ma aveva vissuto, aveva incarnato
veramente, e che era un'esigenza della sua coscienza, della sua anima,
quella di cercare giustizia.
E' bella anche quell'espressione che usa Rosario Livatino, sono molto
simili, infatti, si volevano bene, si erano incontrati. Ricordo il dolore
violento di Paolo quando gli arrivo' la notizia dell'uccisione di Rosario e
ando' la' sulla strada per Agrigento a vedere, ritorno' sconvolto e disse:
"Il povero Rosario e' stato ucciso come un coniglio, l'hanno inseguito per
la campagna. Lui che chiedeva perche', mentre il killer gli puntava la
pistola addosso, a lui arrivarono soltanto parole di oltraggio, parole di
insulto, come Gesu' Cristo sulla croce".
Paolo aveva dentro tutto questo, tutti questi morti che aveva visto sul suo
cammino, tutti questi amici, questi colleghi, persone cadute sulla sua
stessa strada. E ogni volta per lui era un impegno ancora piu' forte a
scoprire questa verita', a fare verita', a fare giustizia. Aveva preso lo
stesso impegno forte quando Falcone gli mori' fra le braccia con il corpo
ormai martoriato e Paolo gli promise: "Faro' giustizia". Non gli disse: "Ti
vendichero'", non lo avrebbe mai pensato, mai voluto, tanto e' vero che a
trenta giorni dalla morte di Giovanni Falcone, davanti a circa 30.000
ragazzi, scout che venivano da tutta Italia, pronuncia questa splendida
orazione funebre da cui e' tratto questo brano che don Andrea ha letto. E'
un messaggio d'amore. E' soltanto un messaggio d'amore. Come un messaggio
d'amore trasmette la morte, la vita, il lavoro di Giovanni Falcone. A questi
ragazzi da' un messaggio di forza, di giustizia, di amore per la verita'. Io
c'ero quel giorno, era la prima volta che partecipavo a una manifestazione
pubblica.
(Parte prima - segue)

2. MARCELLA BRAVETTI: CON RITA BORSELLINO
[Ringraziamo Marcella Bravetti (per contatti: donnemondo1 at interfree.it) per
questo intervento]

Nel momento che scrivo questa mia breve dichiarazione a sostegno di Rita
Borsellino, sta partendo per la Sicilia la giovane segretaria del Comitato
internazionale 8 marzo, studentessa a Perugia, per andare a votare.
"La Borsellino non me la perdo" mi ha detto in risposta al sorriso che mi
era spuntato nell'apprendere che questa volta per lei valeva la pena di
affrontare il viaggio e la spesa, non come altre volte dove le alternative
al potere esistente erano molto scolorite, tanto da non desiderare di
recarsi a votare.
Credo che solo il fatto di vedere rifiorire la fiducia nelle giovani
generazioni sarebbe gia' di per se sufficiente per dire: "Siciliane e
siciliani, diamoci una speranza, cambiare e' possibile".

3. NADIA CERVONI E MICAELA SERINO: CON RITA BORSELLINO
[Ringraziamo Nadia Cervoni (per contatti: giraffan at tiscali.it) per averci
inviato questo intervento suo e di Micaela Serino che estraiamo da una piu'
ampia lettera]

A due giorni da un altro importante appuntamento elettorale, da parte nostra
che non siamo candidate, buona fortuna a sinistra, a tutte e tutti, non
potendo fare a meno pero' di augurarci che siano elette tante, tantissime
donne, a partire da Rita Borsellino candidata alla presidenza della Regione
Sicilia.

4. FAUSTO CONCER: CON RITA BORSELLINO
[Ringraziamo Fausto Concer (per contatti: faustoconcer at libero.it) per questo
intervento]

Rita Borsellino, un nome un simbolo. La storia ci ha insegnato che i simboli
sono fondamentali, ma da soli non bastano. Infatti Rita Borsellino e' molto
piu' di un simbolo, molto piu' della sorella di un martire (e questo termine
che va usato con molta parsimonia e senza retorica, in questo caso e'
perfettamente calzante) della lotta alla mafia.
Rita Borsellino e' una donna straordinaria che quotidianamente si batte
contro lo strapotere mafioso, la sua cultura ed i suoi legami. Rita ora ha
deciso di trasferire la sua lotta civile anche sul terreno politico
istituzionale. Ha deciso di mettersi in gioco e di sfidare il potere
politico asfittico siciliano, che pero' imperversa nell'isola, dopo averla
ridotta come fin troppo bene sappiamo. Per questo dobbiamo sostenerla,
appoggiarla ed aiutarci a vincere questa sfida.
Perche' con la mafia non si puo' convivere, come vorrebbe qualche ex
ministro della nostra repubblica; la mafia va sconfitta sul piano culturale,
politico e sociale. E la vittoria di Rita Borsellino sara' un passo
importante.

5. DOMENICO CORTESE: CON RITA BORSELLINO
[Ringraziamo Mimmo Cortese (per contatti: domecort at tin.it) per questo
intervento]

Ho conosciuto Rita Borsellino a Brescia, due anni fa, nel trentennale della
strage di Piazza della Loggia. In sala, tra chi non l'aveva mai ascoltata,
come il sottoscritto, c'era qualche perplessita'. Cosa poteva accomunare,
oltre l'incommensurabile dolore, storie cosi' distanti e diverse, sia pure
altrettanto tragiche?
Rita Borsellino inzio' a parlare lentamente, quasi con un filo di voce, e
racconto' la sua esperienza, la sua vita prima della tragedia (una persona
normale che non si occupava molto ne' di politica ne' di mafia) e quella
dopo l'assassinio di suo fratello. Passo' del tempo, dopo la scomparsa del
fratello, prima che Rita Borsellino decise che doveva fare qualcosa. Il
primo contatto avvenne con bambini e i ragazzi delle scuole palermitane e
li' si rese conto - cosi' ci racconto' quel giorno - del valore e
dell'esercizio della memoria attraverso il racconto, la trasmissione
dell'esperienza diretta.
Dop un po' sembrava che il suo tono di voce fosse diventato piu' netto, piu'
incisivo: non era cosi', la sala era tutta assorta nel piu' assoluto
silenzio. Le parole di quella persona venivano, allo stesso tempo,
direttamente dal cuore, dal profondo di un'esperienza vissuta, e da una
riflessione che partiva dal rispetto e dal valore cui ogni vita ha diritto.
Cosi' parlo' a noi, alla nostra memoria, alla nostra tragedia come da anni
nessuno aveva mai fatto.
Non ricordo a tutt'oggi un applauso cosi' lungo, cosi' sincero, cosi' carico
di commozione.
*
Rita Borsellino quella giornata non parlo' per niente di nonviolenza, non so
nemmeno se lo abbia mai fatto. La ritengo pero' una delle persone piu'
vicine alla nonviolenza che abbia mai conosciuto.
Mi auguro che la sua vittoria e quella della coalizione che la sostiene
siano per davvero una svolta per quella meravigliosa terra che e' la
Sicilia.

6. MARTA GHEZZI: CON RITA BORSELLINO
[Ringraziamo Marta Ghezzi (per contatti: martatullio at virgilio.it) per questo
intervento]

Mi aggiungo volentieri al coro di Forza Rita, non solo perche' donna, ma
perche' donna "normale " che si e' offerta alla politica con dignita',
coraggio, impegno, serieta', umanita'.
Non sono siciliana ma amo la Sicilia da sempre e vorrei che si superassero
tutti gli steretipi che la collegano fatalmente alla mafia, ai morti
ammazzati, all'arroganza, a personaggi come  Mangano, Sindona, Dell'Utri,
ecc.
La Sicilia e' anche parole, libri, letteratura, arte, musica e ci ha
regalato menti illustri e persone di valore, tra cui anche Rita Borsellino
che va ricordata non solo perche' sorella di un uomo giusto assassinato ma
proprio perche' dimostra che una donna vale di per se', non solo perche'
figlia, moglie, madre, sorella.
La Rita che non ha piu' lacrime ma parole e scritti che sono pietre, come
dice Vincenzo Consolo, non promette favori a nessuno ma sa ridare giustizia
e onore alla umiliata e disastrata Sicilia.
Ricordo che dopo l'uccisione di Falcone e Borsellino la Cgil aveva
noleggiato una vecchia nave e ci aveva portato a Palermo per una
manifestazione antimafia. C'erano alcuni lenzuoli bianchi e finestre chiuse,
poca gente per strada a vedere il nostro corteo con molti cartelli... Mi
piacerebbe tornare ancora a Palermo per festeggiare Rita governatrice della
Sicilia.
Con la mafia  non si puo' convivere, non si deve piu' essere complici. E
questo ce lo puo' garantire solo la candidata Rita che non e' disponibile a
compromessi e cedimenti e che e' gia' diventata un simbolo di integrita' e
di riscatto.
La sua elaborazione del lutto non e' fatta di pianti e di desiderio di
vendetta, ma di reazione positiva, nonviolenta e costruttiva.

7. ANTONELLA LITTA: CON RITA BORSELLINO
[Ringraziamo Antonella Litta (per contatti: antonella.litta at libero.it) per
questo intervento]

Sostengo la candidatura di una donna fragile e gentile nell'aspetto ma che
concentra in se' la voglia, la determinazione e tutta la forza delle persone
siciliane che da sempre subiscono oltre alla mafia la beffa di essere
identificate con essa ogni volta che si oltrepassano I confini della Sicilia
e dell'Italia.
Sono con loro e con Rita Borsellino.
Forse stavolta possiamo farcela.

8. LIDIA MAGGI: CON RITA BORSELLINO
[Ringraziamo Lidia Maggi (per contatti: lidia.maggi at ucebi.it) per questo
intervento]

Come potrei non sentirmi fiera della candidatura di Rita Borsellino. Il
lavoro che lei e Libera hanno portato avanti in tutta Italia, puntando sulla
formazione, sui giovani, mi ha commosso e affascinato.
La presenza di Rita sulla scena politica guarisce quel senso di sfiducia nei
confronti del governo, locale e nazionale, che da un po' di tempo ci soffoca
e paralizza, demone tentatore che ci spinge a "gettare la spugna",
dimenticando la necessita' di un impegno in prima persona. La canditatura di
Rita Borsellino mette le ali alla politica e la nobilita. Le restituisce i
lineamenti deformati da chi nelle cariche pubbliche ha cercato il proprio
guadagno.
Questa sera ero alla Feltrinelli di Milano. Ascoltavo l'intervista e la
musica di Carmen Consoli. Poi e' arrivato quell'appello, essenziale,
disarmante. Carmen Conosoli ha parlato a tutti i siciliani presenti
chiedendo di andare a votare e di votare Rita Borsellino. Proprio la Carmen
che, con i suoi testi intimisti, non ha mai parlato di politica ha sentito
la necessita' di urlare e sostenere questa candidatura esemplare.
A Rita va tutta la mia stima e solidarieta' per il lavoro svolto nelle
scuole, per la passione e l'attenzione che ha dimostrato verso i nostri
ragazzi.
Un gruppo di giovani di Lodi qualche mese fa, ha organizzato una cena per
finanziare "Libera". Era commovente sentirli parlare di mafia, di legalita',
di responsabilita'...

9. LUIGI MANCONI: CON RITA BORSELLINO
[Ringraziamo Luigi Manconi (per contatti: luigi.manconi at giustizia.it) per
questo intervento]

Mi auguro con tutto il cuore che domenica prossima Rita Borsellino vinca il
confronto elettorale in Sicilia. E non perche' e' "la sorella di", ma
perche' e' lei.
Ovvero perche' e' Rita Borsellino: una donna siciliana, con le idee chiare e
molta determinazione, appassionata ai diritti e alle liberta', rigorosa ma
non giustizialista.
E perche', in questi dieci anni, ha svolto uno straordinario lavoro di
pedagogia civile tra i ragazzi siciliani.
Luigi Manconi, sottosegretario Ministero della Giustizia

10. ALESSANDRO MARESCOTTI: CON RITA BORSELLINO
[Ringraziamo Alessandro Marescotti (per contatti: a.marescotti at peacelink.it)
per questo intervento]

Ritengo importante, giusto e anzi doveroso esprimere una dichiarazione di
sostegno a Rita Borsellino, candidata alla presidenza della Regione
Siciliana.
A volte la politica si esprime in forme di lontananza dalla societa' e dalla
gente. A volte incarna invece un'idea che si colloca a meta' fra la realta'
e il sogno. Ecco: coltiviamo un sogno. Il sogno di una Sicilia che si libera
dalla mafia e si riappropria della legalita'. Di quella legalita' che serve
alla gente, che la difende e che la libera.
Pieno sostegno a Rita Borsellino.

11. SILVANA PISA: CON RITA BORSELLINO
[Ringraziamo Silvana Pisa (per contatti: pisa_s at posta.senato.it) per questo
intervento]

La presenza di Rita Borsellino sullo scenario politico siciliano rappresenta
ed e' una straordinaria dirompenza morale prima che politica: perche' e'
donna - ancora quasi scandalo nella cultura siciliana - e perche' porta
nella sua vita, nella sua memoria - nella sua carne - le ferite che sul
corpo del popolo siciliano e sulla sua terra sono state inferte dalla mafia
ma anche dalla politica quando questa, anziche' essere servizio e strumento
per il bene comune e' stata alleata e serva dei poteri mafiosi a beneficio
dei potenti e contro gli interessi dei cittadini.
Rita Borsellino ci ricorda questo dramma che non puo' essere archiviato
perche' vi sono implicate e intrecciate troppe vite umane e aspetti della
societa', della politica, della morale, della religione.
Senza memoria non c'e' giustizia, non c'e' futuro, non c'e' liberta'. Rita
Borsellino incarnando questa memoria porta con se' e con le migliaia di
donne e uomini siciliani che la stanno sostenendo i germi vitalissimi di un
futuro possibile e concreto. Il clima di speranza che Rita Borsellino ha
riacceso in Sicilia puo' sconfiggere non solo in Sicilia ma nell'intero
Paese la mafia, la corruzione politica, la rassegnazione fatalistica di
molta popolazione, la paura.
Per questo oggi tutti speriamo in Rita Borsellino e il mio sostegno a lei e'
un voto per gli uomini e le donne della Sicilia e  per tutta l'Italia.

12. ROSARIO RAGUSA: CON RITA BORSELLINO
[Attraverso Fabio Alberti (per contatti: fabio.alberti at tiscali.it) riceviamo
questo intervento di Rosario Ragusa]

Di 'n giuria facissi sariddu 'n tilla (mio trisnonno faceva il tilannaru a
Chiusa Sclafani). Sono nato a Palazzo Adriano (nel palermitano) 51 anni fa.
I miei genitori sono emigrati ad Asti nel '62. Eppure, malgrado i lustri
trascorsi, il legame con la mia terra d'origine resta fortissimo. Ho perso
qualche "supporto" parentale nell'infanzia. Ma fici largasia... i miei
cugini stanno meglio; ho percorso un pezzo della mia vita, diversamente da
come l'avrei vissuta al cozzo di San Nicola.
In Piemonte fare politica e' meno rischioso, e' piu' facile "denunciare"
(anche a Palazzo si sente un po' di "fetu di sulfaru"). Qui non darebbero
fuoco al mio grano, non ruberebbero il mio bestiame, come accade a Libera.
Cioe' non devo portare la mano alla coppola per esigere qualche diritto: sia
ben chiaro: non e' il bengodi, nessuno ti regala nulla, pero' e' un'altra
cosa.
Ho qualche complesso di colpa: come se fossi fuggito, come se fossi scampato
all'ineluttabile sdirrupu di chi denuncia; sono stato a Comiso contro i
missili ma sono triste per aver potuto fare poco; neanche al funerale di
Peppino sono riuscito ad andare.
Ora sarebbe possibile fare campagna per Rita Borsellino. Ho perso la vista
dei fichi d'india e dei mandorli in fiore, l'odore dell'origano e dei
finocchi selvatici, il gusto del pecorino e delle olive. Ho perso anche la
possibilita' di votarla. Peccato, comunque spero che mi dia ragioni tali da
potermene pentire davvero.

13. BARBARA RIGOLI: CON RITA BORSELLINO
[Ringraziamo Barbara Rigoli (per contatti: bababa at infinito.it) per questo
intervento]

Sono totalmente a favore di Rita Borsellino e la appoggio profondamente...

14. RENATO SOLMI: CON RITA BORSELLINO
[Ringraziamo Renato Solmi (per contatti: rsolmi at tin.it) per questo
intervento]

Mi associo all'iniziativa a favore della candidatura di Rita Borsellino alla
Presidenza della Regione Sicilia, non solo per la straordinaria prospettiva
che la sua vittoria potrebbe aprire nell'ambito concreto e immediato delle
vicende politiche dell'isola, ma anche per il valore che un evento
eccezionale come questo potrebbe avere come segno di una possibilita' di
redenzione e di guarigione per il nostro paese nel suo complesso, che si
trova tuttora invischiato in una vicenda il cui esito e' tutt'altro che
garantito, e che ha bisogno, come in tante altre circostanze della nostra
storia, dell'apporto decisivo che puo' essere rappresentato dal risveglio e
dalla partecipazione attiva delle forze vitali di questa parte essenziale di
esso.

15. GIOVANNA ROMUALDI INTERVISTA RITA BORSELLINO
[Dal sito de "Il paese delle donne" (www.womenews.net/spip/) riprendiamo la
seguente intervista]

- Giovanna Romualdi: Finita la campagna elettorale per le elezioni
politiche, e mentre ci si prepara alla scadenza delle elezioni
amministrative, giunge la notizia del Fatto: l'arresto di Provenzano dopo 43
anni di latitanza. Come valuta questo fatto rispetto al suo impegno? Puo'
essere un segnale positivo anche per il suo impegno di questi mesi?
- Rita Borsellino: E' sicuramente un segnale positivo. Ma la cattura di
Provenzano rappresenta, probabilmente, il tramonto di un capo, non
certamente quella della mafia. Adesso e' necessario che la magistratura
faccia luce sugli intrecci e sulle connivenze che gli hanno consentito una
latitanza di quarantatre anni. Non bisogna commettere l'errore di abbassare
la guardia. Tornando alla mia candidatura, i mafiosi sanno perfettamente che
cosa significa. Sanno che questa candidatura e' anche in contrapposizione a
loro, nel senso che io cerchero' di contrastare questa loro sovranita'
recuperando allo Stato democratico il territorio. Certo, non io da sola, ma
forte del consenso di chi mi vota. Se io saro' eletta, vorra' dire che la
maggior parte della Sicilia si vuole liberare del controllo mafioso, vorra'
dire che la maggior parte dei siciliani avranno scelto di riprendersi il
proprio territorio e che mi chiederanno di rappresentarli in questo
percorso. Questo e' un fatto: lo sa la mafia, lo sa chi mi vota, lo sa il
resto d'Italia.
*
- Giovanna Romualdi: Molte donne, singole ed associazioni in tutta Italia,
hanno appoggiato la sua candidatura: in Sicilia, come hanno accompagnato il
suo attuale percorso politico, quale contributo hanno dato o possono dare?
- Rita Borsellino: Le donne sono protagoniste, con i giovani e gli uomini
che mi sostengono (che sono tantissimi) in quanto portatrici di una cultura
che puo' affermarsi unicamente nella convivenza laica e nelle relazioni
costruite fuori dalla sopraffazione mafiosa. La mafia e' fortemente
strutturata in senso patriarcale e da donne non possiamo che avere tutto da
guadagnare nello sconfiggere le oppressioni occulte e manifeste. E poi c'e'
la cultura del buon governo e della trasparenza, che e' storicamente legato
alla pratica politica delle donne, essendone la motivazione piu'
qualificante. Io sono circondata da donne che mi accompagnano costantemente
in questo mio percorso. Il loro contributo e' molto prezioso. Noi donne
abbiamo la grande capacita' di risolvere piu' problemi contemporaneamente,
senza lasciarci sopraffare da stati confusionali. Questo ci deriva dal fatto
di essere mogli, madri e lavoratrici, tutto nello stesso tempo. La Sicilia
si trova in una situazione drammatica dalla quale bisogna uscire fuori. Ed
io sono convinta che il ruolo di noi donne potra' essere fondamentale.
*
- Giovanna Romualdi: A partire da questa sua esperienza, come valuta la
richiesta che viene da molte donne di una loro maggiore presenza nel
governo, sia nazionale sia regionale?
- Rita Borsellino: Ho sempre considerato le quote rose come una gabbia. La
donna va considerata in quanto risorsa e non numero. In Sicilia un governo
di soli uomini ha prodotto una situazione di totale sfascio. E' il momento
di cambiare. Ritengo che la presenza delle donne, in un governo, sia non
solo auspicabile, ma necessaria, proprio per quel valore aggiunto che noi
rappresentiamo. Ne sono tanto convinta che a Palermo, nella mia lista, ho
deciso di inserire il 50 per cento di donne.

16. UN PROFILO DI RITA BORSELLINO

Rita Borsellino, sorella del magistrato Paolo Borsellino assassinato dalla
mafia, e' da molti anni insieme a don Luigi Ciotti la principale animatrice
dell'associazione "Libera", la principale rete dei movimenti della societa'
civile impegnati contro la mafia. Per coordinare e diffondere le
informazioni sulla campagna a sostegno della candidatura di Rita Borsellino
a presidente della Regione Sicilia e' attivo il sito: www.ritapresidente.it
*
Dal sito della Wikipedia (http://it.wikipedia.org) riprendiamo la seguente
piu' ampia notizia biobibliografica: "Rita Borsellino (Palermo, 2 giugno
1945) e' una cittadina siciliana nota per il suo impegno in campo politico e
sociale. Sorella del magistrato Paolo Borsellino, nel 1967 si laureo' in
farmacia all'Universita' degli Studi di Palermo, esercitando la professione
di farmacista nel capoluogo siciliano per vari anni. E' divenuta, in seguito
all'assassinio del fratello, testimone della lotta alle criminalita'
organizzate. Nel 1995 divenne vicepresidente di Libera, associazione
antimafia fondata da don Luigi Ciotti, di cui e' stata nominata
presidentessa onoraria nel 2005. Con Libera ha contribuito in maniera
determinante allíapprovazione delle legge 109/96 sull'uso sociale dei beni
immobili confiscati alle mafie e sostiene attivamente il progetto Libera
Terra. Dal 1992 e' impegnata attivamente nella societa' civile nel campo
dell'educazione alla legalita' democratica, nel diffondere una cultura di
giustizia e solidarieta', non solo per tener vivo il ricordo del fratello e
di tutte le vittime della mafia, ma soprattutto perche' in particolare le
nuove generazioni attraverso la conoscenza dei fatti acquistino
consapevolezza dei propri diritti, del valore della legalita' e della
democrazia, una coscienza critica e responsabile che, una volta adulte,
consenta loro di fare scelte giuste e coerenti per il bene loro e della
collettivita' nella quale sono chiamate a vivere. Dal 1994 assieme all'Arci
Sicilia e in seguito con la collaborazione di Libera contribuisce
all'ideazione e alla crescita dell'iniziativa della Carovana Antimafie,
un'esperienza ormai di carattere internazionale che mira a "portare per
tutte le strade" l'esperienza di un'antimafia propositiva che vuole incidere
positivamente sulla realta' economica, sociale, amministrativa dei luoghi
che attraversa stringendo intrecci solidali ed etici tra i cittadini, le
istituzioni e le diverse realta' della societa' civile organizzata presenti
sui territori. Dal 1998 e' presidentessa della 'Associazione Piera Cutino -
guarire dalla talassemia', associazione senza scopo di lucro che promuove la
ricerca medica contro la talassemia. Numerose sono state le sue iniziative
contro le attivita' mafiose ed in favore dell'emancipazione delle donne. Tra
le sue opere, impregnate proprio di questi temi, si ricordano Nonostante
Donna. Storie civili al femminile (1996); La fatica della legalita' (1999);
I ragazzi di Paolo. Parole di resistenza civile (2002); Fare memoria. Per
non dimenticare e per capire (2003); Rita Borsellino - Il sorriso di Paolo
(2005). Alla fine del 2005 si e' intensificato il suo impegno politico
accettando la proposta, veicolata dalla coalizione di centrosinistra, di
candidarsi alla presidenza della Regione Sicilia nelle amministrative della
primavera 2006. La sua candidatura e' stata sancita dallo svolgimento di
elezioni primarie (il 4 dicembre), nelle qualiha ottenuto il 66,9% dei
consensi... E' sposata dal 1969 e ha tre figli".
*
Tre siti particolarmente utili:
- Rita Borsellino Presidente: www.ritapresidente.it
- Comitati per Rita Borsellino Presidente: www.comitatixrita.it
- Rita-express: www.ritaexpress.it

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LA NONVIOLENZA CONTRO LA MAFIA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 4 del 26 maggio 2006

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