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La nonviolenza contro la mafia. 4
- Subject: La nonviolenza contro la mafia. 4
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 26 May 2006 10:45:31 +0200
============================== LA NONVIOLENZA CONTRO LA MAFIA ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Numero 4 del 26 maggio 2006 In questo numero: 1. Rita Borsellino: Una testimonianza pronunciata nella parrocchia di S. Melania a Roma il 14 marzo 2001 (parte prima) 2. Marcella Bravetti: Con Rita Borsellino 3. Nadia Cervoni e Micaela Serino: Con Rita Borsellino 4. Fausto Concer: Con Rita Borsellino 5. Domenico Cortese: Con Rita Borsellino 6. Marta Ghezzi: Con Rita Borsellino 7. Antonella Litta: Con Rita Borsellino 8. Lidia Maggi: Con Rita Borsellino 9. Luigi Manconi: Con Rita Borsellino 10. Alessandro Marescotti: Con Rita Borsellino 11. Silvana Pisa: Con Rita Borsellino 12. Rosario Ragusa: Con Rita Borsellino 13. Barbara Rigoli: Con Rita Borsellino 14. Renato Solmi: Con Rita Borsellino 15. Giovanna Romualdi intervista Rita Borsellino 16. Un profilo di Rita Borsellino 1. RITA BORSELLINO: UNA TESTIMONIANZA PRONUNCIATA NELLA PARROCCHIA DI S. MELANIA A ROMA IL 14 MARZO 2001 (PARTE PRIMA) [Dal sito della parrocchia di S. Melania a Roma (www.santamelania.it) riprendiamo la trascrizione dalla viva voce e non rivista dall'autrice (i titoli sono redazionali) di questo intervento di Rita Borsellino del 14 marzo 2001. La testimonianza di Rita Borsellino era stata preceduta dalla seguente introduzione di don Andrea Lonardo: "Vi do il benvenuto per questo incontro e soprattutto do' il benvenuto alla signora Rita Borsellino e a don Roberto, uno dei cappellani di Rebibbia. Grazie a lui, alla signora Assunta Paolella e a tutta la sua famiglia, abbiamo l'onore di avere lei qui questa sera. Faccio solo una brevissima introduzione, per dire come tre delle persone uccise dalla mafia, proprio per la loro testimonianza di vita cristiana, sono state inserite nell'elenco dei nuovi martiri presentato al papa nel grande anno giubilare. Sono dn Puglisi, che sara' il primo ad essere proclamato beato dalla Chiesa, Rosario Livatino, e appunto suo fratello Paolo Borsellino. Siamo dinanzi alla testimonianza, da un lato, di un amore grande per cio' che e' la cosa pubblica, la 'res publica', lo Stato - cosa difficile oggi ma importantissima, che alcune persone vivono a rischio della loro stessa vita perche' altri possano vivere in onesta', in liberta', in giustizia, secondo dei valori di rispetto -, dall'altro di una esplicita scelta di questo in nome della propria fede cristiana. Diceva il magistrato Rosario Livatino, parlando dell'altissimo compito di chi e' chiamato a giudicare: 'Il compito del magistrato e' quello di decidere. Orbene decidere e' scegliere e a volte tra numerose cose, o strade o soluzioni, e scegliere e' una delle cose piu' difficili che l'uomo sia chiamato a fare. Ed e' proprio in questo scegliere per decidere, decidere per ordinare, che il magistrato credente puo' trovare un rapporto con Dio, un rapporto diretto perche' il rendere giustizia e' realizzazione di se', e' preghiera, e' dedizione di se' a Dio, un rapporto indiretto per il tramite dell'amore verso la persona giudicata'. Voglio riportare anche alcune espressioni in cui Paolo Borsellino raccontava di Giovanni Falcone, da poco ucciso: 'Giovanni lavorava con perfetta coscienza che la forza del male, la mafia, lo avrebbe un giorno ucciso. Perche' non e' fuggito, perche' ha accettato questa tremenda situazione, perche' non si e' turbato? Per amore. La sua vita e' stata un atto d'amore verso questa sua citta'. Se e' morto nella carne ma e' vivo nello spirito come la fede ci insegna, le nostre coscienze, se non si sono svegliate, debbono svegliarsi. Occorre dare un senso alla sua morte, alla morte della moglie e dei valorosi uomini della scorta, testimoniando i valori in cui crediamo'. Ecco, la ringraziamo veramente per essere qui. Ci ha raccontato che le e' capitato piu' volte di parlare sia nelle scuole, sia nelle comunita' cristiane e anche, per la prima volta, grazie a don Roberto, a Rebibbia, nelle carceri, incontrando proprio le persone che dall'altra parte, quella della malavita, hanno vissuto la sua stessa realta'. Anche noi l'accogliamo e la ringraziamo"] Grazie, grazie di questa accoglienza. In una giornata che per me e' un po' particolare. Stamattina, sono arrivata da Napoli, dove mi trovo da diversi giorni, per preparare quella che con la nostra associazione, Libera, chiamiamo la "Giornata della memoria e dell'impegno", in cui ricordiamo tutte le vittime della violenza mafiosa e anche di tutte le mafie, per prendere poi a partire da li' degli impegni concreti, impegni per operare nella vita, nella societa', per fare si' che tutto questo abbia un senso, per fare che tutto questo non accada piu'. * L'omicidio del vicequestore Ninni Cassara' e del suo agente di scorta Roberto Antiochia, nel ricordo della madre Saveria Mi trovavo la', dicevo, con tanti amici dell'associazione Libera, con don Luigi Ciotti, in questo impegno forte di sensibilizzazione nelle scuole, presso le amministrazioni e l'altro ieri, proprio il primo giorno di lavoro in Campania, dove si svolgera' quest'anno questa giornata, a Torre Annunziata, ci ha raggiunto la notizia che una delle nostre amiche piu' care, una delle persone piu' care a noi, al nostro cuore, all'associazione tutta, ci aveva lasciati, era morta lunedi' mattina, Saveria Antiochia. E mi piace qui ricordarla come abbiamo fatto in questi giorni in tutti i luoghi in cui siamo andati e continueremo ad andare fino al 21 marzo. Saveria Antiochia e' una donna - ne parlo al presente, perche' mi riesce difficile parlarne al passato -, e' una donna di quasi ottanta anni, avrebbe compiuto 80 anni quest'anno. E' la mamma di un agente di scorta, Roberto Antiochia, un agente della polizia di Stato, che scortava il vicequestore Ninni Cassara'. Nel 1985, anno caldissimo per i delitti mafiosi nella nostra citta' di Palermo, era gia' stato ucciso il commissario Montana, era un periodo difficile anche per i rapporti tra gli uomini delle istituzioni. Ci sono questi periodi in cui il rapporto tra uomini delle istituzioni, tra pezzi delle istituzioni, diventa difficile, complicato, contraddittorio e tutto questo crea un terreno molto fertile per la mafia che quando vede qualcuno che resta isolato, specialmente se e' un suo nemico giurato, ha il gioco piu' facile anche ad eliminarlo. Cosi' era per Ninni Cassara', in quel periodo, questo vicequestore, uomo intelligentissimo, uomo dal grande acume, dalla grande professionalita', che aveva collaborato in maniera forte, fattiva, determinante vorrei dire, con Giovanni Falcone in particolare e anche con Paolo. Grandi erano i risultati che era riuscito ad ottenere e quindi i contrasti, come sempre succede dopo i grandi risultati, all'interno degli organi stessi, che dovrebbero invece collaborare tra di loro. Si era creata intorno a lui una situazione di grande isolamento. C'erano grandi scontri all'interno della questura, tra Questura e uomini delle istituzioni, tra Palermo e Roma. Era un periodo particolarmente difficile come tanti ne abbiamo vissuti. Roberto Antiochia era un uomo della polizia di Stato - mi viene difficile chiamarlo uomo, aveva solo 23 anni -, era un ragazzo della Polizia di Stato, aveva una grande dedizione al suo lavoro, una grande stima, un grande affetto, un grande amore per il suo commissario. E' in ferie, e' estate e lui sa quali sono le difficolta' all'interno della questura di Palermo, si rende conto che il suo commissario e' isolato, e' solo, che c'e' difficolta' addirittura ad organizzare le scorte per tutelarlo, accompagnarlo nel suo lavoro, nei pericoli che corre, e chiede di rientrare in servizio, volontariamente. Entra di nuovo nella scorta di Ninni Cassara'. Durera' poco questo suo impegno di amore straordinario, perche' mentre accompagna il suo commissario a casa, un commando gia' organizzato, gia' pronto, gia' appostato, viene allertato da una telefonata di normalita', perche' come ricordo con le parole di Paolo, certi gesti ti aiutano a vivere nella normalita'. Ninni Cassara', alle 3 del pomeriggio dopo una giornata di lavoro, telefona alla moglie e dice: "Sto arrivando". Qualcuno ascolta quella telefonata, intercetta quella telefonata che e' partita da dentro la questura e organizza il gruppo di fuoco. Appena Ninni Cassara' e Roberto scendono dalla macchina davanti all'abitazione di Cassara', una quantita' di proiettili inverosimile li annientera' proprio davanti alla porta dell'abitazione di Ninni Cassara'. La moglie sente gli spari, capisce e si affaccia con la bimba piccola in braccio, vede questa scena terribile del marito che, ormai morente, si trascina verso il portone di casa. Avra' il tempo di scendere precipitosamente le scale, bussando a tutte le porte per poter lasciare la bimba. Nessuno le apre, perche' hanno paura, hanno sentito gli spari, non sanno chi bussa. Nessuno apre la porta. E cosi' lei arriva giu', arriva soltanto a raccogliere l'ultimo respiro del marito. Roberto e' morto subito, perche' con il suo corpo ha cercato di proteggere il suo commissario. La madre viene raggiunta dalla notizia attraverso la radio - stava stirando, come facciamo quando assolviamo i nostri compiti di madri di famiglia - e sente alla radio il nome di Ninni Cassara'. Sa che con lui c'e' Roberto, anche se la radio dice soltanto: "Ninni Cassara' ed un agente di scorta". Questa e' la sorte di questi uomini e di queste donne straordinari che fanno questo lavoro rischiosissimo di scortare, considerando la vita di chi scortano piu' importante della propria - perche' e' questo che fanno, e lo fanno, spesso almeno si faceva, per poco piu' di un milione al mese. Lo fanno perche' ci credono - altrimenti non potrebbero farlo - lo fanno perche' ci mettono dentro tutto l'amore, tutto il rispetto, tutta la voglia di collaborare perche' la giustizia possa veramente avere il sopravvento. Lei sente soltanto parlare di un agente di scorta, ma sa che e' Roberto quello che e' morto con il suo commissario. * Dopo questi fatti non possiamo piu' tirarci indietro Non si lascia annientare da questo dolore - io so che cosa avviene, ne abbiamo parlato tante volte con Saveria. Subentra un meccanismo strano, un meccanismo che ti da' una forza straordinaria, il dolore c'e', e' forte, e' violento, potrebbe annientarti, ma si trasforma in una forza straordinaria. Una forza che ancora una volta e' la forza dell'amore - non ho esitazioni a usare questo termine, perche' di questo si tratta. Perche' quello che ci spinge, che spinge tanti familiari delle vittime della violenza a mettersi in gioco, a mettersi in cammino, a partire subito dopo, anche se prima non si e' fatto niente, ad entrare in questo meccanismo straordinario che e' quello di incontrare gli altri per cercare di comunicare qualcosa, per cercare di costruire qualcosa, per dare un senso al sacrificio dei propri cari, e' amore, e' voglia di far continuare quello che i nostri cari stavano facendo. Paolo, Roberto, lavoravano per la giustizia, per la legalita', subentra questo meccanismo per cui tu ti dici: "Ma e' mai possibile che soltanto perche' qualcuno ha pensato di poterli fermare pigiando sui tasti di un telecomando, schiacciando il grilletto di un kalashnikov, questo possa annientare tutto quello che era la loro carica vitale, la loro carica di amore, di emozioni, di valori, per cui hanno voluto sacrificare la loro vita?". Perche' Paolo, Roberto e tutti gli altri sapevano di andare incontro a questo. Paolo non diceva: "Se un giorno mi ammazzeranno"; Paolo diceva: "Quando un giorno mi ammazzeranno", con la consapevolezza forte che quello che faceva, cosi' come lo faceva, lo avrebbe portato a trovare una morte violenta lungo la strada. Ma lo aveva accettato. Lo aveva accettato perche' non aveva scelta, non poteva venire meno a quello che erano i suoi ideali, il suo credo, il suo amore per gli altri, il suo amore per la giustizia, non poteva scendere a compromessi, ma non solo per gli altri ma neanche con se stesso, neanche con la sua coscienza. Allora, fatta questa scelta, si accetta tutto, anche la morte. Non solo si accetta, ma tanto grande e' la forza che emana da tutto questo che anche chi gli sta attorno, se gli vuole bene, condivide tutto questo. Cosi' lo avevamo accettato tutti noi familiari , i fratelli, la madre, la moglie, i figli. Tutti sapevamo e tutti accettavamo, perche' lui voleva cosi', perche' gli avremmo reso la vita piu' difficile se avessimo manifestato le nostre paure, che c'erano, che ci accompagnavano sempre. Cosi' scatta questo meccanismo per cui tu pensi proprio questo: "Ma devo dargliela vinta? Ma e' possibile che dobbiamo dargli ragione, che facendo questo finisce tutto? Li hanno ammazzati e non c'e' piu' nulla, non resta piu' nulla di Paolo Borsellino, di Roberto Antiochia, di tutti quelli che sono morti cosi'. E' mai possibile che non debba restare piu' nulla?". Allora ci si mette in cammino, ci si mette in gioco, per cercare di continuare, per cercare di dare un senso a quello che e' accaduto, per cercare di trasmettere ancora quello che noi abbiamo vissuto, che abbiamo vissuto intensamente e dolorosamente negli anni in cui tutto questo si e' preparato e nel momento in cui poi questa morte si e' materializzata. E si comincia ad andare, si comincia a incontrare persone, si comincia a sentire - Paolo diceva - "la bellezza del fresco profumo di liberta'". E' proprio vero, e' il silenzio che puzza, la complicita', anche soltanto la contiguita', anche soltanto il girare la testa dall'altra parte, e' quello che puzza di morte. La liberta', la voglia di giustizia hanno un profumo bellissimo che ti contagia, di cui non puoi piu' fare a meno. Se incontri gente e senti che chi ti incontra condivide, che chi ti incontra e' con te, che e' solidale, che si sensibilizza probabilmente per una parola che tu non sai neanche che puo' ottenere questo effetto, per un sorriso, per una stretta di mano. Se tu sai che questo accade e puo' accadere e puo' accadere ancora, sai che regali momenti di vita alla persona che non c'e' piu', la tieni in vita, la fai palpitare ancora, fai in modo che quello per cui e' morta rimanga vivo e diventi di piu', si moltiplichi e si sviluppi in ogni nuova persona che incontri e questo ti da' un senso straordinario, quasi di liberazione, ti libera dalla voglia di cedere al dolore, alla disperazione, ti aiuta a sentire meno la mancanza fisica della persona a cui hai voluto bene, perche' chiunque ti abbracci o ti stringa la mano o ti dica una parola di solidarieta', e' come se ti restituisse un po' dell'affetto della persona che hai perso. La ritrovi nelle parole di qualcuno che ti racconta qualcosa, un episodio, qualcosa che ha vissuto. Lo rivivi nell'abbraccio, magari nelle lacrime di qualcuno che condivide quello che tu senti, quello che tu provi. Puoi ripartire - non solo - diventa per te una necessita', diventa un impegno di vita e se devi dire di no a qualcuno che ti chiede di parlare ti senti in colpa e dici: "Ma che diritto ho io, di restarmene chiusa anche nella mia stanchezza, anche nel mio dolore, nei momenti di cedimento, nei momenti di scoraggiamento, che diritto ho io se c'e' qualcuno che vuole ascoltare, che vuole condividere, che vuole capire e che mi chiede di farlo insieme? Io non posso dire di no, i nostri cari non si sono mai tirati indietro, mai, neanche davanti alla morte, che diritto abbiamo allora noi di tirarci indietro?". E' questa la molla che ci spinge, e Saveria si era lasciata prendere completamente da questo impegno e lo aveva fatto sin dal primo momento con una forza e una dignita' straordinaria. * Il bisogno di verita' Questa sera, a "Il fatto" di Enzo Biagi, Saveria e' stata ricordata, ed e' stata ricordata da Giancarlo Caselli che ha avuto un'espressione bellissima che mi ha fatto riflettere, ha detto: "La forza soave di Saveria Antiochia". Era cosi' Saveria, forte e serena, con una grande serenita' e una grande capacita' di dire chiara la verita', di pretendere la verita', di pretenderla con la forza della giustizia, dell'amore per la giustizia che Roberto le aveva lasciato, le aveva tramandato in qualche modo. Si diventa quasi depositari di un mandato, non ci si puo' tirare indietro, non ci si vuole anche tirare indietro. Saveria lo aveva fatto per tanti anni, Roberto e' morto nel 1985, gli anni passavano certamente, la stanchezza era tanta, spesso le delusioni, a volte la rabbia quando si sentiva presa in giro da esponenti delle istituzioni che pensavano di trattarla da povera vecchia, perche' quasi la blandivano, la prendevano con le buone, raccontandole qualche bugia per tenerla buona quando lei andava a pretendere che il processo andasse avanti piu' celermente, che la verita' fosse verita' e non mezza verita', che le si dicesse chiaro in faccia come stavano le cose, che non ci fossero mezze misure per nessuno. Saveria lo chiedeva. Lei era capace, con il sorriso sulle labbra, di battere il pugno sul tavolo, a chiunque appartenesse quel tavolo, dove al Capo della Polizia, dove a un Procuratore della Repubblica, o a chiunque. Batteva forte il pugno sul tavolo e, davanti a quel pugno battuto con forza sul tavolo col sorriso sulle labbra, le persone riflettevano. Quante persone ha fatto riflettere Saveria, quante persone ha portato a guardarsi dentro, prima di tutto, a non dire piu' mezze verita'. Ha fatto in tempo con la sua forza e la sua caparbieta' a vedere la fine del processo. Quest'anno i colpevoli sono stati assicurati alla giustizia, come si dice. I colpevoli sono stati condannati, i processi sono finiti, e' finito l'andare e venire faticoso, come un pellegrinaggio di Saveria da Roma dove abitava, a Palermo. Aveva delle difficolta' economiche, in cui si dibatteva, era vedova e viveva della sua piccola pensione, doveva fare i conti ogni giorno e non sempre si poteva permettere di prendere l'aereo per andare a Palermo. Doveva sobbarcarsi 12 ore in treno per andare e 12 per tornare, ma non e' mai mancata ad un'udienza del processo - sapete - non perche' voleva vendetta - non voleva vendetta Saveria - voleva la giustizia, voleva la verita', e non c'e' giustizia senza verita'. Lo diceva stamattina don Luigi Ciotti celebrando il funerale di Saveria, un funerale dove, e' vero, non c'era tanta gente, ma c'erano gli amici veri di Saveria, c'erano le persone che veramente le volevano bene, quelli che le sono stati accanto, che l'hanno sostenuta e che hanno condiviso tutto questo. Non c'erano grandi personalita', c'era qualcuno del mondo istituzionale che aveva capito il valore e la forza di questa grande donna, l'aveva saputa apprezzare e aveva saputo starle vicino nella sua ricerca della verita'. Ma c'erano tanti amici, c'erano soprattutto tanti ragazzi, che quando Saveria aveva cominciato a stare male, facevano a gara per starle vicino, per farle compagnia, forse per farle sentire meno la mancanza di Roberto. Roberto e' rimasto giovane, e' rimasto a 23 anni. Hanno questo vantaggio i nostri morti, non invecchiano piu'. Restano la' in quell'eta' in cui la loro vita e' stata spezzata e si mantengono cosi', Paolo ha ancora oggi 52 anni. Mi trovo in una situazione strana, io sono la sorella piu' piccola di Paolo e mi e' sempre piaciuto questo ruolo di sorella piccola che lui coccolava un po'. Oggi spesso provo la tristezza e l'amarezza di pensare che sono piu' grande di lui. Paolo ha ancora 52 anni, e' giovane, energico, e' pieno di voglia di vivere, e cosi' Roberto. Roberto ha 23 anni. Per la sua mamma era rimasto cosi'. Allora tutti questi ragazzi che si stringevano intorno a lei, le facevano compagnia, l'aiutavano a lavorare, fino all'ultimo, perche' non ha mai smesso di occuparsi di quello di cui si era occupata in tutti questi anni, erano un po' tante immagini di Roberto che lei aveva fatto vivere. Lei con le sue parole, con il suo entusiasmo, con la sua forza, li aveva incontrati, conquistati, li aveva portati con se' in questo cammino straordinario che percorreva ormai da tanti anni. C'erano tutti questi ragazzi, piu' o meno giovani e quando don Luigi ha detto: "Portiamola noi, noi di Libera, portiamola sulle spalle, accompagniamola noi", erano in tanti che si sono fatti avanti per accompagnarla, per sostenerla, per restituirle un po' di quella forza che lei in questi anni ci ha dato. Saveria, dicevo, voleva giustizia e cercava la verita', l'ha sempre cercata con grande forza. Non ho mai sentito parole d'odio o di vendetta dalla sua bocca, mai, e la conosco ormai da tanti anni. Ma sempre e' in una ricerca forte e puntuale della giustizia. Guai a cercare di prenderla in giro, guai a cercare di raccontarle mezze verita'. Si arrabbiava Saveria e aveva ragione e gli altri temevano queste sue arrabbiature perche' lei sapeva incutere la soggezione della donna forte, della donna vera, della donna onesta. Aveva dentro di se' la forza di Roberto che la guidava. * Verita', non vendetta Noi non chiediamo vendetta. Non solo non la chiediamo, non la sentiamo proprio dentro. Io ho sempre detto che ho avuto un grandissimo dono da Dio. Non ho mai provato odio nei confronti di nessuno e ho quasi paura di questo sentimento, ho quasi paura di poter provare odio nei confronti di qualcuno, perche' penso che debba essere un sentimento devastante che ti debba far male dentro, che ti debba far vivere male, che ti debba far stare male. Una volta sentivo durante un dibattito la vedova di uno che era stato ucciso dalle Brigate Rosse e lei diceva: "Non posso perdonare perche' sto troppo male". Io le dissi: "Tu stai troppo male perche' non riesci a perdonare". Perche' e' vero, perche' se tu riesci a entrare in questa ottica particolarissima del perdono di cui adesso vorrei chiarire insieme a voi i termini, se non si riesce ad entrare in questa ottica, in questo meccanismo del perdono, si sta male, si deve stare proprio male, secondo me non si trova pace neanche per un momento. Ho visto persone dichiarare proprio di volere vendetta, di odiare coloro che gli avevano fatto del male e li ho visti sempre stare male, male, male, soffrire in una maniera tormentosa davvero. Io ringrazio Dio perche' non ho mai provato questo. Perche' non ho mai provato odio e ho quasi paura di potere chissa', qualche volta, scivolare in questa tentazione. Non l'ho mai provato, ma non e' merito mio. Credo che sia un dono di Dio perche' mi ha aiutato ad accettare questa situazione con serenita', non con rassegnazione. Attenzione, perche' questo e' assolutamente diverso. Non mi sono mai rassegnata alla morte di mio fratello, fin dal primo momento, quando mi sono resa conto perfettamente che questa morte che veniva sbandierata quasi come una morte inevitabile, non lo era affatto. E' che nessuno aveva fatto niente per evitarla - il che e' diverso, profondamente diverso. Quando un mese e mezzo prima era stato ucciso Giovanni Falcone, si sapeva chiaramente - lo sapevano tutti, lo dicevano, lo diceva anche Paolo - che la prossima vittima sarebbe stata lui, che il prossimo bersaglio sarebbe stato lui. Non e' possibile che dopo un mese e mezzo Paolo Borsellino venga ucciso esattamente nello stesso modo in cui era stato ucciso Giovanni Falcone. Salta un pezzo di autostrada quando viene ucciso Falcone, salta una strada intera, quattro palazzi, 140 appartamenti in via D'Amelio, quando viene ucciso Borsellino. Erano in pochi insieme a Paolo Borsellino, i quattro uomini e una donna che lo proteggevano come aveva fatto Roberto Antiochia con il suo commissario, stringendosi attorno a lui, quasi abbracciandolo. Dei corpi di questi ragazzi non e' rimasto nulla, ma ci hanno fatto il grande dono di conservare quasi intatto il corpo di Paolo, lasciando intatto sul suo viso quel sorriso che era la sua caratteristica piu' bella. Quel sorriso che e' stato per me quasi un messaggio di resurrezione. E' stato pensando a quel sorriso sopravvissuto alla morte che ho cercato di guardare avanti, era come se Paolo mi indicasse una strada da seguire. Come se Paolo mi dicesse che oltre quella morte c'era qualcosa che valeva la pena di essere vissuto, qualche cosa che si doveva far vivere, si doveva far continuare. E questo qualcosa era prima di tutto la giustizia, quella giustizia che lui non aveva amministrato, ma aveva vissuto, aveva incarnato veramente, e che era un'esigenza della sua coscienza, della sua anima, quella di cercare giustizia. E' bella anche quell'espressione che usa Rosario Livatino, sono molto simili, infatti, si volevano bene, si erano incontrati. Ricordo il dolore violento di Paolo quando gli arrivo' la notizia dell'uccisione di Rosario e ando' la' sulla strada per Agrigento a vedere, ritorno' sconvolto e disse: "Il povero Rosario e' stato ucciso come un coniglio, l'hanno inseguito per la campagna. Lui che chiedeva perche', mentre il killer gli puntava la pistola addosso, a lui arrivarono soltanto parole di oltraggio, parole di insulto, come Gesu' Cristo sulla croce". Paolo aveva dentro tutto questo, tutti questi morti che aveva visto sul suo cammino, tutti questi amici, questi colleghi, persone cadute sulla sua stessa strada. E ogni volta per lui era un impegno ancora piu' forte a scoprire questa verita', a fare verita', a fare giustizia. Aveva preso lo stesso impegno forte quando Falcone gli mori' fra le braccia con il corpo ormai martoriato e Paolo gli promise: "Faro' giustizia". Non gli disse: "Ti vendichero'", non lo avrebbe mai pensato, mai voluto, tanto e' vero che a trenta giorni dalla morte di Giovanni Falcone, davanti a circa 30.000 ragazzi, scout che venivano da tutta Italia, pronuncia questa splendida orazione funebre da cui e' tratto questo brano che don Andrea ha letto. E' un messaggio d'amore. E' soltanto un messaggio d'amore. Come un messaggio d'amore trasmette la morte, la vita, il lavoro di Giovanni Falcone. A questi ragazzi da' un messaggio di forza, di giustizia, di amore per la verita'. Io c'ero quel giorno, era la prima volta che partecipavo a una manifestazione pubblica. (Parte prima - segue) 2. MARCELLA BRAVETTI: CON RITA BORSELLINO [Ringraziamo Marcella Bravetti (per contatti: donnemondo1 at interfree.it) per questo intervento] Nel momento che scrivo questa mia breve dichiarazione a sostegno di Rita Borsellino, sta partendo per la Sicilia la giovane segretaria del Comitato internazionale 8 marzo, studentessa a Perugia, per andare a votare. "La Borsellino non me la perdo" mi ha detto in risposta al sorriso che mi era spuntato nell'apprendere che questa volta per lei valeva la pena di affrontare il viaggio e la spesa, non come altre volte dove le alternative al potere esistente erano molto scolorite, tanto da non desiderare di recarsi a votare. Credo che solo il fatto di vedere rifiorire la fiducia nelle giovani generazioni sarebbe gia' di per se sufficiente per dire: "Siciliane e siciliani, diamoci una speranza, cambiare e' possibile". 3. NADIA CERVONI E MICAELA SERINO: CON RITA BORSELLINO [Ringraziamo Nadia Cervoni (per contatti: giraffan at tiscali.it) per averci inviato questo intervento suo e di Micaela Serino che estraiamo da una piu' ampia lettera] A due giorni da un altro importante appuntamento elettorale, da parte nostra che non siamo candidate, buona fortuna a sinistra, a tutte e tutti, non potendo fare a meno pero' di augurarci che siano elette tante, tantissime donne, a partire da Rita Borsellino candidata alla presidenza della Regione Sicilia. 4. FAUSTO CONCER: CON RITA BORSELLINO [Ringraziamo Fausto Concer (per contatti: faustoconcer at libero.it) per questo intervento] Rita Borsellino, un nome un simbolo. La storia ci ha insegnato che i simboli sono fondamentali, ma da soli non bastano. Infatti Rita Borsellino e' molto piu' di un simbolo, molto piu' della sorella di un martire (e questo termine che va usato con molta parsimonia e senza retorica, in questo caso e' perfettamente calzante) della lotta alla mafia. Rita Borsellino e' una donna straordinaria che quotidianamente si batte contro lo strapotere mafioso, la sua cultura ed i suoi legami. Rita ora ha deciso di trasferire la sua lotta civile anche sul terreno politico istituzionale. Ha deciso di mettersi in gioco e di sfidare il potere politico asfittico siciliano, che pero' imperversa nell'isola, dopo averla ridotta come fin troppo bene sappiamo. Per questo dobbiamo sostenerla, appoggiarla ed aiutarci a vincere questa sfida. Perche' con la mafia non si puo' convivere, come vorrebbe qualche ex ministro della nostra repubblica; la mafia va sconfitta sul piano culturale, politico e sociale. E la vittoria di Rita Borsellino sara' un passo importante. 5. DOMENICO CORTESE: CON RITA BORSELLINO [Ringraziamo Mimmo Cortese (per contatti: domecort at tin.it) per questo intervento] Ho conosciuto Rita Borsellino a Brescia, due anni fa, nel trentennale della strage di Piazza della Loggia. In sala, tra chi non l'aveva mai ascoltata, come il sottoscritto, c'era qualche perplessita'. Cosa poteva accomunare, oltre l'incommensurabile dolore, storie cosi' distanti e diverse, sia pure altrettanto tragiche? Rita Borsellino inzio' a parlare lentamente, quasi con un filo di voce, e racconto' la sua esperienza, la sua vita prima della tragedia (una persona normale che non si occupava molto ne' di politica ne' di mafia) e quella dopo l'assassinio di suo fratello. Passo' del tempo, dopo la scomparsa del fratello, prima che Rita Borsellino decise che doveva fare qualcosa. Il primo contatto avvenne con bambini e i ragazzi delle scuole palermitane e li' si rese conto - cosi' ci racconto' quel giorno - del valore e dell'esercizio della memoria attraverso il racconto, la trasmissione dell'esperienza diretta. Dop un po' sembrava che il suo tono di voce fosse diventato piu' netto, piu' incisivo: non era cosi', la sala era tutta assorta nel piu' assoluto silenzio. Le parole di quella persona venivano, allo stesso tempo, direttamente dal cuore, dal profondo di un'esperienza vissuta, e da una riflessione che partiva dal rispetto e dal valore cui ogni vita ha diritto. Cosi' parlo' a noi, alla nostra memoria, alla nostra tragedia come da anni nessuno aveva mai fatto. Non ricordo a tutt'oggi un applauso cosi' lungo, cosi' sincero, cosi' carico di commozione. * Rita Borsellino quella giornata non parlo' per niente di nonviolenza, non so nemmeno se lo abbia mai fatto. La ritengo pero' una delle persone piu' vicine alla nonviolenza che abbia mai conosciuto. Mi auguro che la sua vittoria e quella della coalizione che la sostiene siano per davvero una svolta per quella meravigliosa terra che e' la Sicilia. 6. MARTA GHEZZI: CON RITA BORSELLINO [Ringraziamo Marta Ghezzi (per contatti: martatullio at virgilio.it) per questo intervento] Mi aggiungo volentieri al coro di Forza Rita, non solo perche' donna, ma perche' donna "normale " che si e' offerta alla politica con dignita', coraggio, impegno, serieta', umanita'. Non sono siciliana ma amo la Sicilia da sempre e vorrei che si superassero tutti gli steretipi che la collegano fatalmente alla mafia, ai morti ammazzati, all'arroganza, a personaggi come Mangano, Sindona, Dell'Utri, ecc. La Sicilia e' anche parole, libri, letteratura, arte, musica e ci ha regalato menti illustri e persone di valore, tra cui anche Rita Borsellino che va ricordata non solo perche' sorella di un uomo giusto assassinato ma proprio perche' dimostra che una donna vale di per se', non solo perche' figlia, moglie, madre, sorella. La Rita che non ha piu' lacrime ma parole e scritti che sono pietre, come dice Vincenzo Consolo, non promette favori a nessuno ma sa ridare giustizia e onore alla umiliata e disastrata Sicilia. Ricordo che dopo l'uccisione di Falcone e Borsellino la Cgil aveva noleggiato una vecchia nave e ci aveva portato a Palermo per una manifestazione antimafia. C'erano alcuni lenzuoli bianchi e finestre chiuse, poca gente per strada a vedere il nostro corteo con molti cartelli... Mi piacerebbe tornare ancora a Palermo per festeggiare Rita governatrice della Sicilia. Con la mafia non si puo' convivere, non si deve piu' essere complici. E questo ce lo puo' garantire solo la candidata Rita che non e' disponibile a compromessi e cedimenti e che e' gia' diventata un simbolo di integrita' e di riscatto. La sua elaborazione del lutto non e' fatta di pianti e di desiderio di vendetta, ma di reazione positiva, nonviolenta e costruttiva. 7. ANTONELLA LITTA: CON RITA BORSELLINO [Ringraziamo Antonella Litta (per contatti: antonella.litta at libero.it) per questo intervento] Sostengo la candidatura di una donna fragile e gentile nell'aspetto ma che concentra in se' la voglia, la determinazione e tutta la forza delle persone siciliane che da sempre subiscono oltre alla mafia la beffa di essere identificate con essa ogni volta che si oltrepassano I confini della Sicilia e dell'Italia. Sono con loro e con Rita Borsellino. Forse stavolta possiamo farcela. 8. LIDIA MAGGI: CON RITA BORSELLINO [Ringraziamo Lidia Maggi (per contatti: lidia.maggi at ucebi.it) per questo intervento] Come potrei non sentirmi fiera della candidatura di Rita Borsellino. Il lavoro che lei e Libera hanno portato avanti in tutta Italia, puntando sulla formazione, sui giovani, mi ha commosso e affascinato. La presenza di Rita sulla scena politica guarisce quel senso di sfiducia nei confronti del governo, locale e nazionale, che da un po' di tempo ci soffoca e paralizza, demone tentatore che ci spinge a "gettare la spugna", dimenticando la necessita' di un impegno in prima persona. La canditatura di Rita Borsellino mette le ali alla politica e la nobilita. Le restituisce i lineamenti deformati da chi nelle cariche pubbliche ha cercato il proprio guadagno. Questa sera ero alla Feltrinelli di Milano. Ascoltavo l'intervista e la musica di Carmen Consoli. Poi e' arrivato quell'appello, essenziale, disarmante. Carmen Conosoli ha parlato a tutti i siciliani presenti chiedendo di andare a votare e di votare Rita Borsellino. Proprio la Carmen che, con i suoi testi intimisti, non ha mai parlato di politica ha sentito la necessita' di urlare e sostenere questa candidatura esemplare. A Rita va tutta la mia stima e solidarieta' per il lavoro svolto nelle scuole, per la passione e l'attenzione che ha dimostrato verso i nostri ragazzi. Un gruppo di giovani di Lodi qualche mese fa, ha organizzato una cena per finanziare "Libera". Era commovente sentirli parlare di mafia, di legalita', di responsabilita'... 9. LUIGI MANCONI: CON RITA BORSELLINO [Ringraziamo Luigi Manconi (per contatti: luigi.manconi at giustizia.it) per questo intervento] Mi auguro con tutto il cuore che domenica prossima Rita Borsellino vinca il confronto elettorale in Sicilia. E non perche' e' "la sorella di", ma perche' e' lei. Ovvero perche' e' Rita Borsellino: una donna siciliana, con le idee chiare e molta determinazione, appassionata ai diritti e alle liberta', rigorosa ma non giustizialista. E perche', in questi dieci anni, ha svolto uno straordinario lavoro di pedagogia civile tra i ragazzi siciliani. Luigi Manconi, sottosegretario Ministero della Giustizia 10. ALESSANDRO MARESCOTTI: CON RITA BORSELLINO [Ringraziamo Alessandro Marescotti (per contatti: a.marescotti at peacelink.it) per questo intervento] Ritengo importante, giusto e anzi doveroso esprimere una dichiarazione di sostegno a Rita Borsellino, candidata alla presidenza della Regione Siciliana. A volte la politica si esprime in forme di lontananza dalla societa' e dalla gente. A volte incarna invece un'idea che si colloca a meta' fra la realta' e il sogno. Ecco: coltiviamo un sogno. Il sogno di una Sicilia che si libera dalla mafia e si riappropria della legalita'. Di quella legalita' che serve alla gente, che la difende e che la libera. Pieno sostegno a Rita Borsellino. 11. SILVANA PISA: CON RITA BORSELLINO [Ringraziamo Silvana Pisa (per contatti: pisa_s at posta.senato.it) per questo intervento] La presenza di Rita Borsellino sullo scenario politico siciliano rappresenta ed e' una straordinaria dirompenza morale prima che politica: perche' e' donna - ancora quasi scandalo nella cultura siciliana - e perche' porta nella sua vita, nella sua memoria - nella sua carne - le ferite che sul corpo del popolo siciliano e sulla sua terra sono state inferte dalla mafia ma anche dalla politica quando questa, anziche' essere servizio e strumento per il bene comune e' stata alleata e serva dei poteri mafiosi a beneficio dei potenti e contro gli interessi dei cittadini. Rita Borsellino ci ricorda questo dramma che non puo' essere archiviato perche' vi sono implicate e intrecciate troppe vite umane e aspetti della societa', della politica, della morale, della religione. Senza memoria non c'e' giustizia, non c'e' futuro, non c'e' liberta'. Rita Borsellino incarnando questa memoria porta con se' e con le migliaia di donne e uomini siciliani che la stanno sostenendo i germi vitalissimi di un futuro possibile e concreto. Il clima di speranza che Rita Borsellino ha riacceso in Sicilia puo' sconfiggere non solo in Sicilia ma nell'intero Paese la mafia, la corruzione politica, la rassegnazione fatalistica di molta popolazione, la paura. Per questo oggi tutti speriamo in Rita Borsellino e il mio sostegno a lei e' un voto per gli uomini e le donne della Sicilia e per tutta l'Italia. 12. ROSARIO RAGUSA: CON RITA BORSELLINO [Attraverso Fabio Alberti (per contatti: fabio.alberti at tiscali.it) riceviamo questo intervento di Rosario Ragusa] Di 'n giuria facissi sariddu 'n tilla (mio trisnonno faceva il tilannaru a Chiusa Sclafani). Sono nato a Palazzo Adriano (nel palermitano) 51 anni fa. I miei genitori sono emigrati ad Asti nel '62. Eppure, malgrado i lustri trascorsi, il legame con la mia terra d'origine resta fortissimo. Ho perso qualche "supporto" parentale nell'infanzia. Ma fici largasia... i miei cugini stanno meglio; ho percorso un pezzo della mia vita, diversamente da come l'avrei vissuta al cozzo di San Nicola. In Piemonte fare politica e' meno rischioso, e' piu' facile "denunciare" (anche a Palazzo si sente un po' di "fetu di sulfaru"). Qui non darebbero fuoco al mio grano, non ruberebbero il mio bestiame, come accade a Libera. Cioe' non devo portare la mano alla coppola per esigere qualche diritto: sia ben chiaro: non e' il bengodi, nessuno ti regala nulla, pero' e' un'altra cosa. Ho qualche complesso di colpa: come se fossi fuggito, come se fossi scampato all'ineluttabile sdirrupu di chi denuncia; sono stato a Comiso contro i missili ma sono triste per aver potuto fare poco; neanche al funerale di Peppino sono riuscito ad andare. Ora sarebbe possibile fare campagna per Rita Borsellino. Ho perso la vista dei fichi d'india e dei mandorli in fiore, l'odore dell'origano e dei finocchi selvatici, il gusto del pecorino e delle olive. Ho perso anche la possibilita' di votarla. Peccato, comunque spero che mi dia ragioni tali da potermene pentire davvero. 13. BARBARA RIGOLI: CON RITA BORSELLINO [Ringraziamo Barbara Rigoli (per contatti: bababa at infinito.it) per questo intervento] Sono totalmente a favore di Rita Borsellino e la appoggio profondamente... 14. RENATO SOLMI: CON RITA BORSELLINO [Ringraziamo Renato Solmi (per contatti: rsolmi at tin.it) per questo intervento] Mi associo all'iniziativa a favore della candidatura di Rita Borsellino alla Presidenza della Regione Sicilia, non solo per la straordinaria prospettiva che la sua vittoria potrebbe aprire nell'ambito concreto e immediato delle vicende politiche dell'isola, ma anche per il valore che un evento eccezionale come questo potrebbe avere come segno di una possibilita' di redenzione e di guarigione per il nostro paese nel suo complesso, che si trova tuttora invischiato in una vicenda il cui esito e' tutt'altro che garantito, e che ha bisogno, come in tante altre circostanze della nostra storia, dell'apporto decisivo che puo' essere rappresentato dal risveglio e dalla partecipazione attiva delle forze vitali di questa parte essenziale di esso. 15. GIOVANNA ROMUALDI INTERVISTA RITA BORSELLINO [Dal sito de "Il paese delle donne" (www.womenews.net/spip/) riprendiamo la seguente intervista] - Giovanna Romualdi: Finita la campagna elettorale per le elezioni politiche, e mentre ci si prepara alla scadenza delle elezioni amministrative, giunge la notizia del Fatto: l'arresto di Provenzano dopo 43 anni di latitanza. Come valuta questo fatto rispetto al suo impegno? Puo' essere un segnale positivo anche per il suo impegno di questi mesi? - Rita Borsellino: E' sicuramente un segnale positivo. Ma la cattura di Provenzano rappresenta, probabilmente, il tramonto di un capo, non certamente quella della mafia. Adesso e' necessario che la magistratura faccia luce sugli intrecci e sulle connivenze che gli hanno consentito una latitanza di quarantatre anni. Non bisogna commettere l'errore di abbassare la guardia. Tornando alla mia candidatura, i mafiosi sanno perfettamente che cosa significa. Sanno che questa candidatura e' anche in contrapposizione a loro, nel senso che io cerchero' di contrastare questa loro sovranita' recuperando allo Stato democratico il territorio. Certo, non io da sola, ma forte del consenso di chi mi vota. Se io saro' eletta, vorra' dire che la maggior parte della Sicilia si vuole liberare del controllo mafioso, vorra' dire che la maggior parte dei siciliani avranno scelto di riprendersi il proprio territorio e che mi chiederanno di rappresentarli in questo percorso. Questo e' un fatto: lo sa la mafia, lo sa chi mi vota, lo sa il resto d'Italia. * - Giovanna Romualdi: Molte donne, singole ed associazioni in tutta Italia, hanno appoggiato la sua candidatura: in Sicilia, come hanno accompagnato il suo attuale percorso politico, quale contributo hanno dato o possono dare? - Rita Borsellino: Le donne sono protagoniste, con i giovani e gli uomini che mi sostengono (che sono tantissimi) in quanto portatrici di una cultura che puo' affermarsi unicamente nella convivenza laica e nelle relazioni costruite fuori dalla sopraffazione mafiosa. La mafia e' fortemente strutturata in senso patriarcale e da donne non possiamo che avere tutto da guadagnare nello sconfiggere le oppressioni occulte e manifeste. E poi c'e' la cultura del buon governo e della trasparenza, che e' storicamente legato alla pratica politica delle donne, essendone la motivazione piu' qualificante. Io sono circondata da donne che mi accompagnano costantemente in questo mio percorso. Il loro contributo e' molto prezioso. Noi donne abbiamo la grande capacita' di risolvere piu' problemi contemporaneamente, senza lasciarci sopraffare da stati confusionali. Questo ci deriva dal fatto di essere mogli, madri e lavoratrici, tutto nello stesso tempo. La Sicilia si trova in una situazione drammatica dalla quale bisogna uscire fuori. Ed io sono convinta che il ruolo di noi donne potra' essere fondamentale. * - Giovanna Romualdi: A partire da questa sua esperienza, come valuta la richiesta che viene da molte donne di una loro maggiore presenza nel governo, sia nazionale sia regionale? - Rita Borsellino: Ho sempre considerato le quote rose come una gabbia. La donna va considerata in quanto risorsa e non numero. In Sicilia un governo di soli uomini ha prodotto una situazione di totale sfascio. E' il momento di cambiare. Ritengo che la presenza delle donne, in un governo, sia non solo auspicabile, ma necessaria, proprio per quel valore aggiunto che noi rappresentiamo. Ne sono tanto convinta che a Palermo, nella mia lista, ho deciso di inserire il 50 per cento di donne. 16. UN PROFILO DI RITA BORSELLINO Rita Borsellino, sorella del magistrato Paolo Borsellino assassinato dalla mafia, e' da molti anni insieme a don Luigi Ciotti la principale animatrice dell'associazione "Libera", la principale rete dei movimenti della societa' civile impegnati contro la mafia. Per coordinare e diffondere le informazioni sulla campagna a sostegno della candidatura di Rita Borsellino a presidente della Regione Sicilia e' attivo il sito: www.ritapresidente.it * Dal sito della Wikipedia (http://it.wikipedia.org) riprendiamo la seguente piu' ampia notizia biobibliografica: "Rita Borsellino (Palermo, 2 giugno 1945) e' una cittadina siciliana nota per il suo impegno in campo politico e sociale. Sorella del magistrato Paolo Borsellino, nel 1967 si laureo' in farmacia all'Universita' degli Studi di Palermo, esercitando la professione di farmacista nel capoluogo siciliano per vari anni. E' divenuta, in seguito all'assassinio del fratello, testimone della lotta alle criminalita' organizzate. Nel 1995 divenne vicepresidente di Libera, associazione antimafia fondata da don Luigi Ciotti, di cui e' stata nominata presidentessa onoraria nel 2005. Con Libera ha contribuito in maniera determinante allíapprovazione delle legge 109/96 sull'uso sociale dei beni immobili confiscati alle mafie e sostiene attivamente il progetto Libera Terra. Dal 1992 e' impegnata attivamente nella societa' civile nel campo dell'educazione alla legalita' democratica, nel diffondere una cultura di giustizia e solidarieta', non solo per tener vivo il ricordo del fratello e di tutte le vittime della mafia, ma soprattutto perche' in particolare le nuove generazioni attraverso la conoscenza dei fatti acquistino consapevolezza dei propri diritti, del valore della legalita' e della democrazia, una coscienza critica e responsabile che, una volta adulte, consenta loro di fare scelte giuste e coerenti per il bene loro e della collettivita' nella quale sono chiamate a vivere. Dal 1994 assieme all'Arci Sicilia e in seguito con la collaborazione di Libera contribuisce all'ideazione e alla crescita dell'iniziativa della Carovana Antimafie, un'esperienza ormai di carattere internazionale che mira a "portare per tutte le strade" l'esperienza di un'antimafia propositiva che vuole incidere positivamente sulla realta' economica, sociale, amministrativa dei luoghi che attraversa stringendo intrecci solidali ed etici tra i cittadini, le istituzioni e le diverse realta' della societa' civile organizzata presenti sui territori. Dal 1998 e' presidentessa della 'Associazione Piera Cutino - guarire dalla talassemia', associazione senza scopo di lucro che promuove la ricerca medica contro la talassemia. Numerose sono state le sue iniziative contro le attivita' mafiose ed in favore dell'emancipazione delle donne. Tra le sue opere, impregnate proprio di questi temi, si ricordano Nonostante Donna. Storie civili al femminile (1996); La fatica della legalita' (1999); I ragazzi di Paolo. Parole di resistenza civile (2002); Fare memoria. Per non dimenticare e per capire (2003); Rita Borsellino - Il sorriso di Paolo (2005). Alla fine del 2005 si e' intensificato il suo impegno politico accettando la proposta, veicolata dalla coalizione di centrosinistra, di candidarsi alla presidenza della Regione Sicilia nelle amministrative della primavera 2006. La sua candidatura e' stata sancita dallo svolgimento di elezioni primarie (il 4 dicembre), nelle qualiha ottenuto il 66,9% dei consensi... E' sposata dal 1969 e ha tre figli". * Tre siti particolarmente utili: - Rita Borsellino Presidente: www.ritapresidente.it - Comitati per Rita Borsellino Presidente: www.comitatixrita.it - Rita-express: www.ritaexpress.it ============================== LA NONVIOLENZA CONTRO LA MAFIA ============================== Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 4 del 26 maggio 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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