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La nonviolenza e' in cammino. 1295
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1295
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 14 May 2006 00:12:36 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1295 del 14 maggio 2006 Sommario di questo numero: 1. Un appello al Presidente della Repubblica affinche' il 2 giugno sia festa della Costituzione. Senza parata militare 2. Mariuccia Ciotta: Qualcuno che conosci 3. A Napoli un protocollo contro la violenza sulle donne 4. Pratiche di nonviolenza a Firenze. Oggi 5. Il 21 maggio ricordando Aldo Capitini 6. Un incontro con Hillel Cohen a Torino 7. Emiliano Brancaccio ricorda John Kenneth Galbraith 8. Francesca Corrao: Mondi arabi in traduzione 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. APPELLI. UN APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA AFFINCHE' IL 2 GIUGNO SIA FESTA DELLA COSTITUZIONE. SENZA PARATA MILITARE [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questo appello, gia' sottoscritto anche da altre autorevoli personalita'. Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio, da ultimo nei fascicoli 1093-1094; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario] Signor Presidente della Repubblica, insieme ai nostri vivi auguri per il Suo alto compito, Le rivolgiamo una calda richiesta, che viene dal popolo della pace, di festeggiare il prossimo 2 giugno come vera festa della Costituzione, come festa del voto popolare che ha voluto la Repubblica e eletto la Costituente, e niente affatto come festa militare. Ammessa, per amore di dialogo, e non concessa la necessita' dell'esercito - che noi come tale discutiamo (tra esercito e polizia democratica la differenza e' essenziale, come tra la violenza e la forza, la forza omicida e la forza non omicida) - esso non e' assolutamente il simbolo piu' bello e vero della patria, non e' l'esibizione giusta per il giorno della festa della Repubblica: nell'ipotesi piu' benevola, e' soltanto una triste necessita'. La parata militare e' brutta tristezza e non e' festa. La parata delle armi non festeggia la vita e le istituzioni civili del popolo, non dimostra amicizia verso gli altri popoli, non e' saggezza politica. Non e' neppure un vero rispetto per chi, sotto le armi, ha perso la vita. Rispettando le diverse opinioni, e' un fatto inoppugnabile che l'esercito non ha avuto alcuna parte nell'evento storico del 2 giugno 1946, quando unico protagonista e' stato il popolo sovrano e l'azione democratica disarmata: il voto. Nella festa del 2 giugno l'esercito e' fuori luogo, occupa un posto che non e' suo. * Primi firmatari: Enrico Peyretti, insegnante Lidia Menapace, senatrice Anna Bravo, storica, docente Giancarla Codrignani, gia' parlamentare, saggista Angela Dogliotti Marasso, insegnante Alberto L'Abate, docente, sociologo Marco Revelli, docente, saggista Luigi Sonnenfeld, prete operaio * Per aderire: scrivere al Presidente della Repubblica (all'indirizzo di posta elettronica: presidenza.repubblica at quirinale.it, ricordando che si deve firmare con il proprio nome, cognome e indirizzo completo, altrimenti le lettere non vengono prese in considerazione) e comunicando a "La nonviolenza e' in cammino" (e=mail: nbawac at tin.it) di avere scritto al Presidente. 2. RIFLESSIONE. MARIUCCIA CIOTTA: QUALCUNO CHE CONOSCI [Dal quotidiano "Il manifesto" dell'11 maggio 2006. Mariuccia Ciotta e' giornalista del quotidiano "Il manifesto"; e' altresi' acuta studiosa di cinema e autrice di innumerevoli articoli e saggi, sovente illuminanti] Qualcuno che conosci. Il sospetto numero uno di violenze e omicidi, secondo la statistica dei crimini, e' qualcuno di molto vicino, un famigliare. Nei peggiori incubi letterari - la sepolta viva di Egdar Allan Poe - l'horror estremo e' costituito dall'amico che ti azzanna alla gola, e si fa disumano. Nessuno sconosciuto tagliagole produce lo stesso effetto devastante, tranne che sulla Corte d'appello di Cagliari che da violenza sessuale, maltrattamenti e lesioni e' passata all'accusa di "molestie" nella sentenza a carico di un uomo che per anni ha seviziato la moglie, costringendola con le botte ai "doveri coniugali". La condanna a 4 anni e 8 mesi e' stata cosi' ridotta a 2 anni perche' il fatto e' di "lieve entita'" e l'uomo ha ottenuto la condizionale. Libero, liberi tutti, di ricominciare. Per avere giustizia, la signora, che ha trovato finalmente il coraggio di denunciare il marito, dovra' farsi violentare da un estraneo. Proprio cosi': "Il danno psicologico derivante dalla violenza subita da parte del coniuge e' inferiore a quello provocato da un estraneo". Per essere coerenti, la serie di orrendi atti criminali contro le donne che hanno sconvolto l'Italia in questi ultimi giorni vanno tutti riconsiderati. La signora che ha avuto la testa tagliata dal marito dovrebbe, se potesse, sentirsi sollevata. Infatti, se a decapitarla fosse stato un passante avrebbe subito un trauma superiore. Il caso della ventenne al nono mese di gravidanza, soffocata dalla terra in cui l'ha seppellita viva l'amante, dovrebbe passare dalla categoria di omicidio di primo grado al terzo comma dell'art. 609 bis del Codice penale, lo stesso della sentenza di Cagliari. Anche qui si e' trattato di una "questione famigliare". Ogni parente che abusa dei bambini, per la stessa logica, andrebbe visto con maggiore indulgenza, in fondo il piccolo conosce il suo stupratore, ci gioca insieme, e' gia' intimo. Contro l'aberrazione di questa sentenza risuona un'eco lontana, la voce delle donne e dei bambini di tutto il mondo, sostenute da uomini diversi dai giudici che hanno "assolto" il violentatore, e che da decenni, da sempre e in questo momento stanno lottando contro l'abuso di padri, mariti, padroni. E' una battaglia contro la cultura del potere che dispone del corpo e della mente di essere umani considerati proprieta' privata. 3. INCONTRI. A NAPOLI UN PROTOCOLLO CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE [Da Stefania Cantatore (per contatti: stefi49 at libero.it) riceviamo e volentieri diffondiamo. Stefania Cantatore, impegnata nel movimento delle donne e promotrice di molte iniziative per la pace e i diritti umani, e' una delle animatrici dell'Udi (Unione donne in Italia) di Napoli] Giovedi' 11 maggio presso la Libreria Evaluna di Piazza Bellini a Napoli si e' svolta una conferenza stampa di presentazione del protocollo contro la violenza sulle donne e dell'iniziativa di mercoledi' 17 alle 17,30 (sempre presso Evaluna) con le candidate alle amministrative per la consegna delle priorita'. Porre fine alla colpevole inerzia, contrastare il femminicidio e la violenza contro le donne: una priorita' che deve essere assunta in modo chiaro e concreto dalle istituzioni politiche centrali e locali. I reati per i quali le donne sono vittime di violenze ed uccisioni sono in vertiginoso aumento, pur rappresentando una costante per tutte le stagioni politiche. Sono reati commessi in ragione dell'appartenenza ad un genere: uomini che uccidono, stuprano, intimidiscono l'altra da se', con modalita' che sistematicamente sfuggono alle maglie del controllo sociale ed istituzionale. Il complesso delle norme e delle provvidenze vigente ha finora fallito gli obiettivi minimi delle garanzie dovute alle cittadine. La marginalita' che fino ad oggi ha contrassegnato l'azione dei governi centrali e locali su questa materia, ha permesso la strutturazione delle cause che la determinano in modo ampio e pervasivo di tutti i settori della vita civile: dalla relazione familiare a quella lavorativa. Le complesse cause che configurano i reati di "violenza e femminicidio" sono perlopiu' ignorate e tollerate a causa dell'irrilevanza attribuita al reato e alle chiare indicazioni provenienti dall'elaborazione teorica e pratica dei centri antiviolenza e dell'associazionismo femminista. In particolare negli ultimi anni la cultura di governo si e' orientata nella tutela di un istituto familiare chiuso ed impermeabile all'esercizio dei diritti delle donne, elaborando e promulgando leggi che indirettamente e direttamente pongono le donne in una situazione di ricattabilita' da parte del coniuge, del datore di lavoro e di quanti per posizioni di potere hanno modo di influire sull'autodeterminazione femminile. In occasione del rinnovo dell'amministrazione comunale a Napoli, le donne intendono riportare al centro del dibattito politico l'urgenza e la centralita' di azioni irrimandabili sulle quali hanno sottoscritto un protocollo comune. Nell'elaborato prodotto sono state indicate le priorita' per l'avvio di un'azione seria e concreta di contrasto ai reati di violenza e femminicidio. Il documento e' stato inviato e sottoposto alle candidate per le amministrative ed alle elette nei due rami del Parlamento. * Per la centralita' politica del contrasto al femminicidio: le donne indicano ai nuovi governi l'emergenza e le priorita'. Nella materia del contrasto alla violenza perpetrata contro le donne, storicamente e con una sorta di cinismo istituzionale, l'inefficacia ed una sostanziale tolleranza caratterizzano il rapporto finora tenuto con l'elettorato femminile. Una considerazione questa, della quale fanno fede storiche carenze d'investimento e strutturali, piu' volte denunciate nella regione Campania come nel resto del paese. La rete solidale, purtroppo nei limiti dell'esiguita' delle risorse pubbliche destinate e dell'autofinanziamento femminista, ha svolto fin qui un ruolo suppletivo, del tutto insufficiente rispetto alle dimensioni in crescita del "reato trasparente": il femminicidio in tutte le sue forme e in tutte le sue ricadute sulla prole e soggetti di cura materna. Si nota peraltro, nella sottovalutazione o tolleranza politica di questi delitti contro la persona, un atteggiamento di delega all'istituto familiare per la ricerca delle soluzioni. Questo tipo d'orientamento, nel commettere l'errore di fondo di affidare il contrasto di un reato ad un soggetto improprio (non di rado il luogo stesso dove la violenza e' perpetrata), sfugge all'ormai trentennale storia della volonta' legiferante delle donne nel nostro paese. Sono, infatti, passati trent'anni da quando le donne riuscirono a sconfiggere l'idea che stupri e violenze fossero reati contro la morale ed il buoncostume. Se e' vero che non solo in leggi e in certezza delle pene puo' sostanziarsi un vero contrasto all'odioso reato, e' vero anche che la legge d'iniziativa popolare ha dovuto attendete l'ultimo decennio del Novecento per essere discussa, ed e' altrettanto vero che le donne vittime non di rado possono incontrare ed essere vilipese e minacciate dai loro aguzzini. La complessita' e la strutturalita' della violenza contro le donne, cosi' come ampiamente documentato dagli studi di genere e dalle esperienze sul campo, e' il nodo centrale di ogni politica che voglia realmente garantire salute nelle relazioni e uno sviluppo sociale ed economico che liberi le risorse creative delle donne. La mobilita' femminile associata alla paura ed al ricatto delle violenze e' la realta' con la quale le istituzioni convivono senza alcun disagio apparente e, in assenza della soggettivita' politica femminista nelle assemblee deliberanti, dirigono il loro intervento in modo distorto ed ininfluente sul fenomeno, statisticamente e qualitativamente in crescita. Su questa complessita', ribadendo la necessita' di dare a livello parlamentare e della magistratura soluzioni che rappresentino una seria svolta, gli enti locali devono essere chiamati ad un compito non piu' eludibile predisponendo: - Case di accoglienza, congruenti per finanziamento e numero di posti disponibili. - Potenziamento del collegamento tra consultori, servizi e scuole per intervenire nelle politiche educative sulla relazione tra generi, non solo nei cosiddetti quartieri a rischio. - Concertazione con i presidi dell'ordine pubblico per una strategia dell'accoglienza della denuncia. - Sottrazione al degrado e all'abbandono dei luoghi periferici, favorendo e accogliendo l'iniziativa delle giovani e dei giovani. - La devoluzione di uno spazio pubblico alle realta' femminili tese al superamento della discriminazione culturale e politica verso le donne, colmando finalmente l'intollerabile ritardo che vede il capoluogo della regione, unica tra le grandi citta' del Sud, priva di una vera "casa delle donne". - Potenziamento ma soprattutto costituzione degli sportelli antiviolenza nelle istituende Municipalita'. - Ridefinizione di una politica sanitaria delle Asl che si faccia carico: a) di percorsi diagnostici per l''individuazione corretta delle patologie con eziologia da violenza e maltrattamento; b) di interventi terapeutici per il supporto e la cura delle vittime di violenza; c) della formazione dei medici e degli operatori sanitari. * Quanto predisposto fino ad ora va rinegoziato e rivisto, alla luce di un dato culturale evidentemente ignorato dalla cultura di governo a tutti i livelli: che il conflitto tra generi e' e rimane un dato costante in tutti i luoghi della socialita' e della politica. In questo conflitto, il superamento dell'oggettivo e procurato svantaggio femminile puo' e deve essere oggetto della costruzione della democrazia, compito e priorita' di chi si appresta ad attuare la delega delle cittadine. Le politiche dell'ultimo governo, sul femminicidio e la violenza, hanno fatto sistema intorno ad una subalternita' femminile "istituzionalizzata", ed hanno teso a veicolare la soddisfazione dei bisogni delle donne attraverso canali non soggettivi, ma attraverso la legittimazione dei capifamiglia. Leggi anacronistiche, peraltro sgrammaticate e peggiorative del quadro normativo preesistente (come nel caso del cosiddetto affido condiviso), hanno indotto un arretramento sul piano delle conquiste che le donne hanno guadagnato faticosamente per tutti. Su un altro versante leggi migliorative come quella sull'allontanamento del coniuge violento, sono spesso poco conosciute e sostanzialmente inapplicate. Su tutto poi domina la disinformazione e l'ignoranza: colpevole per quanti sono preposti al rispetto ed alla tutela dei diritti alla salute e alla sicurezza delle persone e alla gestione della cosa pubblica; incolpevole per quante patiscono e subiscono questo tipo di violenza e lesione dei diritti personali in silenzio a danno della propria integrita' personale. Si attendono, ora, azioni concrete e complessive di riscatto della politica stessa, non indulgendo piu' ai gradualismi che sono causa del clima di ricatto e pericolo nel quale le donne italiane e della Campania vivono la loro cittadinanza. Le associazioni e le realta' operative che hanno per decenni rappresentato, per competenza e continuita', l'unico riferimento per le donne vittime di violenza, nel confrontarsi e nell'orientarsi con chi si candida al governo delle citta', considerano quanto fin qui esposto priorita' irrinunciabile. * Prime adesioni: Udi di Napoli, Arcidonna, Donnesudonne, Onda Rosa, Donne laiche di sinistra, Associazione Maddalena, Spazio Aspasia, Evaluna, Associazione Pimentel, Elvira Reale, Annamaria Lamarra, Giovanna Borrello, Simona Ricciardelli. * I documenti sono pubblicati all'interno del sito di evaluna (www.evaluna.it) nella sezione "194 parole per la liberta'". Per informazioni e contatti: Evaluna, libreria delle donne, piazza Bellini 72, Napoli, tel. 081292372, e-mail: libreriadelledonne at evaluna.it, sito: www.evaluna.it 4. INCONTRI. PRATICHE DI NONVIOLENZA A FIRENZE. OGGI [Dalla Comunita' dell'Isolotto di Firenze (per contatti: comis at videosoft.it) riceviamo e volentieri diffondiamo] "Esperienze e progetti di costruzione della pace e di pratica della nonviolenza sia nei grandi conflitti sia nella conflittualita' quotidiana interpersonale": questo il tema dell'incontro comunitario alle Baracche dell'Isolotto via degli Aceri 1, a Firenze, che si svolge oggi, domenica 14 maggio 2006, con inizio alle ore 11, con la partecipazione di Guido Gabelli e di Gianni Scotto, docenti all'Universita' di Firenze, nel corso di laurea "Operazioni di pace: gestione e mediazione dei conflitti". Fra i progetti che verranno presentati c'e' la creazione in citta', nel Q4, di un punto di incontro e formazione per la gestione positiva dei conflitti quotidiani. 5. INCONTRI. IL 21 MAGGIO RICORDANDO ALDO CAPITINI [Da Massimiliano Pilati (per contatti: massi.pilati at lillinet.org) riceviamo e volentieri diffondiamo. Massimiliano Pilati fa parte del comitato di coordinamento del Movimento Nonviolento; e' impegnato nella Rete italiana per il disarmo, nel nodo trentino della Rete di Lilliput e nel gruppo di lavoro tematico "nonviolenza e conflitti" della Rete di Lilliput; e' stato tra gli animatori della campagna "Pace da tutti i balconi". Aldo Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale - ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca - bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo, Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996; segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri, Edizioni Associate, Roma 1991; e la recentissima antologia degli scritti (a cura di Mario Martini, benemerito degli studi capitiniani) Le ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di "Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i fondamentali Elementi di un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza, Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi, Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo Capitini: oltre alle introduzioni alle singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci, Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini, Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb, Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003; AA. VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta' liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia 1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; Federica Curzi, Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004; Massimo Pomi, Al servizio dell'impossibile. Un profilo pedagogico di Aldo Capitini, Rcs - La Nuova Italia, Milano-Firenze 2005; cfr. anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una bibliografia della critica cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato; numerosi utilissimi materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito dell'Associazione nazionale amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it, altri materiali nel sito www.cosinrete.it; una assai utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo Capitini possono essere richiesti scrivendo a Luciano Capitini: capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803, e-mail: azionenonviolenta at sis.it] Il Movimento Nonviolento ed il Forum trentino per la pace in collaborazione con i Comuni di Luserna, Lavarone, Folgaria e Levico e con la Provincia Autonoma di Trento, con il patrocinio della Tavola della pace, promuovono domenica 21 maggio 2006 da Passo Vezzena a Luserna lungo il "Sentiero della pace" la seconda Camminata per la pace "Ricordando Aldo Capitini". La manifestazione e' organizzata come evento trentino di "Walk the World", marcia contro la fame nel mondo promossa dal Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite. * Programma - ore 8: ritrovo dei partecipanti alle stazioni ferroviarie di Trento e di Rovereto. Si prosegue verso Passo Vezzena. - ore 9,30: partenza della Camminata dal parcheggio di Passo Vezzena; nel corso della camminata ci saranno soste per la lettura di brani pacifisti. - ore 12 circa: arrivo a Luserna, Comune per la pace e l'amicizia tra i popoli, isola linguistica cimbro-germanofona. - ore 14: saluto delle autorita', interventi (tra cui quello di un rappresentante del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite), lettura di opere partecipanti al concorso "Scrivere la pace". - ore 15: possibilita' di rientro al Passo Vezzena, con un servizio navetta pubblico e gratuito. Si ricorda di indossare calzature ed abbigliamento da montagna; portare il pranzo al sacco e riportare a valle i propri rifiuti (a Luserna saranno comunque aperti i bar e i ristoranti); praticare il car-pooling a partire da Trento e Rovereto o utilizzare i mezzi pubblici, in modo da non sovraccaricare la montagna di auto; rispettare la natura e gli altri frequentatori della montagna; non esibire simboli o bandiere di partito, come avrebbe desiderato Aldo Capitini. * Per informazioni: Movimento Nonviolento, Massimiliano Pilati, Luigi Casanova, e-mail: massi.pilati at lillinet.org, gigi.casanova at virgilio.it; Forum trentino per la pace, tel. 0461213176, e-mail: forum.pace at consiglio.provincia.tn.it, sito: www.forumpace.tn.it; Provincia Autonoma di Trento, assessorato all'istruzione e alle politiche giovanili, tel. 0461491385, e-mail: silvano.pedrini at provincia.tn.it 6. INCONTRI. UN INCONTRO CON HILLEL COHEN A TORINO [Dal Centro studi "Sereno Regis" di Torino (per contatti: info at cssr-pas.org) riceviamo e volentieri diffondiamo] Lunedi' 22 maggio 2006, con inizio alle ore 18, presso il Centro studi "Sereno Regis" in via Garibaldi 13, a Torino, si svolgera' un incontro con Hillel Cohen sul tema "Israele-Palestina: l'alternativa della nonviolenza". Hillel Cohen, storico, docente alla Hebrew University di Gerusalemme, fa parte di Ta'ayus, organizzazione nonviolenta israeliana composta da ebrei e arabi. Lavorano con gruppi nonviolenti internazionali e sono tra i principali animatori delle proteste nonviolente contro il muro e l'occupazione, come a Bilin e nel villaggio di Beit Ummar. La loro azione e' sostenuta in Italia dall'Ics, che ha organizzato il ciclo di incontri con Hillel Cohen per sostenere un progetto comune a Beit Ummar. Per informazioni: tel. 011532824, e-mail: info at cssr-pas.org 7. MEMORIA. EMILIANO BRANCACCIO RICORDA JOHN KENNETH GALBRAITH [Dal quotidiano "Liberazione" del 7 maggio 2006. Emiliano Brancaccio, economista, e' estensore della proposta di legge di Attac-Italia per la Tobin tax. John Kenneth Galbraith (1908-2006), economista, docente ad Harvard, ambasciatore, e' stato un intellettuale di forte impegno democratico. Dal sito www.emsf.rai.it riprendiamo la seguente scheda: "Nato nel 1908 a Iona Station nell'Ontario, John Kenneth Galbraith e' cittadino americano dal 1937. Dopo i primi studi all'Universita' di Toronto, ha conseguito prima il Master of Science (1931) e poi il PhD (1934) all'Universita' della California. Successivamente ha insegnato in questa universita' e a Princeton, prima di trasferirsi ad Harvard nel 1948, dove ha insegnato fino al 1975, anno del suo ritiro. Da quell'anno e' Paul M. Warburg Professor of Economics Emeritus dell'Universita' di Harvard. All'attivita' accademica e di ricerca, Galbraith ha costantemente affiancato una partecipazione attiva alla vita politica e istituzionale degli Stati Uniti. Fra i vari incarichi ricoperti, si ricorda quello di ambasciatore in India durante la presidenza Kennedy dal 1961 al 1963. Attivo nel partito democratico, ha collaborato alle campagne presidenziali di Adlai Stevenson nel 1952 e nel 1956 e, come consigliere economico, a quella di John Fitzgerald Kennedy nel 1960. Galbraith, inoltre, e' stato fra i primi oppositori all'intervento militare statunitense nel Vietnam. E' stato presidente della American Economic Association, Fellow e successivamente Honorary Fellow del Trinity College di Cambridge, Visiting Fellow dell'All Souls College di Oxford. Membro di numerose accademie statunitensi e non, e' stato insignito di piu' di quarantacinque lauree ad honorem da parte di universita' di tutto il mondo. John Kenneth Galbraith e' una figura di primissimo piano nello sviluppo del pensiero economico keynesiano e post-keynesiano. Il suo pensiero ha stimolato a piu' riprese la discussione pubblica sui temi di politica economica, indirizzandosi non solo all'ambiente accademico, ma rivolgendosi anche al piu' vasto pubblico non specializzato. Con American Capitalism ha evidenziato uno degli elementi del malessere della societa' americana: la discrepanza fra l'ideologia della competizione e la realta' delle imprese economiche su larga scala. Con questa sua analisi Galbraith ha introdotto il concetto di 'potere compensativo' (countervailing power) come antidoto a questo malessere. Nel 1958, con The Affluent Society, Galbraith ha sfatato il mito della fiducia del sistema economico statunitense nella capacita' del prodotto nazionale lordo di garantire la stabilita' sociale. Galbraith ha mostrato come, invece, le preferenze dei consumatori per i beni di lusso indirizzassero l'economia a discapito del benessere comune. Le sue ricerche in questo campo sono continuate successivamente con The New Industrial State e Economics and the Public Purpose. Tra le opere di John Kenneth Galbraith: American Capitalism, Houghton Mifflin, Boston, 1952 (trad. it.: Il capitalismo americano, Edizioni di Comunita', Milano 1965); The Great Crash, Houghton Mifflin, Boston, 1955 (trad. it.: Il grande crollo, Edizioni di Comunita', Milano 1962); Economics and the Art of Controversy, Rutgers U. P., New Brunswick, 1955; The Affluent Society Houghton Mifflin, Boston, 1958 (trad. it.: La societa' opulenta, Edizioni di Comunita', Milano 1965); The Liberal Hour, Houghton Mifflin, Boston, 1960 (trad. it.: I grandi problemi, Edizioni di Comunita', Milano 1960); The Scotch, Houghton Mifflin, Boston, 1964 (trad. it.: Scozzesi in Canada, Edizioni di Comunita', Milano 1972); The New Industrial State, Houghton Mifflin, Boston, 1967 (trad. it.: Il nuovo stato industriale, Einaudi, Torino 1968); Ambassador's Journal, Houghton Mifflin, Boston, 1969; A China Passage, Houghton Mifflin, Boston, 1973; Economics and Public Purpose, Houghton Mifflin, Boston, 1973; Money: Whence It Came. Where It Went, Houghton Mifflin, Boston, 1975 (trad. it.: La moneta: da dove viene e dove va, Mondadori, Milano 1976); The Age of Uncertainty, Houghton Mifflin, Boston, 1977 (L'eta' dell'incertezza, Euroclub, Milano 1978); Almost Everyone's Guide to Economics, Houghton Mifflin, Boston, 1978; The Nature of Mass Poverty, Harvard U. P., Cambridge (Ma), 1979; A Life in Our Times, Houghton Mifflin, Boston, 1981; The Voice of the Poor, Harvard U. P., Cambridge (Ma), 1983; The Anatomy of Power, Houghton Mifflin, Boston, 1983; A View from the Stands, Houghton Mifflin, Boston, 1986; Economics in Perspective, Houghton Mifflin, Boston, 1987 (trad. it.: Storia dell'economia, Rizzoli, Milano 1988); (con S. Menshikov) Capitalism, Communism and Coexistence, Houghton Mifflin, Boston, 1988 (trad. it.: Le nuove prospettive dell'economia mondiale, Rizzoli, Milano 1989); The Culture of Contentment, Houghton Mifflin, Boston, 1992; A Journey Through Economic Time, Houghton Mifflin, Boston, 1994; The Good Society, Houghton Mifflin, Boston, 1996; Letters to Kennedy, Harvard U. P., Cambridge (Ma), 1998. Ha pubblicato numerosi saggi su riviste scientifiche e articoli divulgativi su periodici quali la "New York Review of Books", il "New Yorker" e il "New York Times Magazine". Ha anche scritto due romanzi: The Triumph, Houghton Mifflin, Boston, 1968 (trad. it.: Il trionfo, Mondadori, Milano 1968) e A Tenured Professor, Houghton Mifflin, Boston, 1990 (trad. it.: Il professore di Harvard, Rizzoli, Milano 1990)"] "L'Antitrust e' uno strumento assolutamente innocuo, del tutto inoffensivo". Una verita' che forse farebbe gelare il sangue a Bersani, a Letta e a molti altri esponenti del centrosinistra, non solo in Italia. Eppure "il gigante" John Kenneth Galbraith, morto all'eta' di 97 anni a Cambridge, Massachusetts, non aveva alcun timore di rivelarla. Esponente di punta dell'istituzionalismo americano, politicamente un liberal alle soglie del socialismo, Galbraith non e' mai stato tenero con i pasdaran del cosiddetto "capitalismo regolamentato". Ben pochi tra gli esponenti "moderati" del centrosinistra sarebbero dunque scampati alla sua critica, sempre elegantissima e spietata. E la ragione e' che in fondo Galbraith non credeva nel mercato, essenzialmente per due ordini di motivi: la profonda, strutturale irrazionalita' dello stesso, e la tendenza a privilegiare sistematicamente i soggetti in posizione di dominio. Si potrebbe obiettare che se un sistema tutela i piu' forti non si puo' dire che almeno dal loro punto di vista non sia razionale. Ma la questione e' proprio questa. La critica di Galbraith era infatti rivolta alla versione apologetica del concetto di razionalita', quella secondo cui l'azione della concorrenza sul libero mercato avrebbe condotto il sistema economico lungo un sentiero di sviluppo equilibrato, in grado di assicurare il massimo benessere per tutti e non solo per pochi. * Un'idea, questa, alla quale i suoi colleghi di Harvard e di Princeton dedicavano l'intera loro carriera accademica, e che Galbraith si divertiva invece a smontare pezzo per pezzo, con l'aiuto del realismo storico molto piu' che della logica formale. In tema di irrazionalita' del mercato, una delle piu' efficaci massime di Galbraith e' contenuta non in un saggio ma in un suo breve, godibilissimo romanzo: Il professore di Harvard (A Tenured Professor, 1990), dove si legge che "l'irrazionale e' reale". Su questa parafrasi hegeliana l'economista di origine canadese aveva del resto gia' lungamente meditato, come dimostra una delle sue opere piu' significative: Il grande crollo (The Great Crash, 1955), dedicato alla crisi degli anni '30. In esso Galbraith svelo' con dovizia di particolari la meccanica profonda del mercato borsistico, la presenza sistematica e squilibrante, all'interno dello stesso, di "pastori" che fanno i prezzi e di "greggi" che li subiscono, ma soprattutto i rischi di crisi cumulativa impliciti nel meccanismo della leva finanziaria, guarda caso adoperato oggi ben piu' di allora. Il libro e' oltretutto ricco di aneddoti istruttivi, come quello dedicato a Charles Ponzi, un affarista di origine italiana inventore della famosa "catena" omonima. Questa consiste nell'attirare masse di incauti risparmiatori promettendo loro remunerazioni stratosferiche, che verranno poi effettivamente erogate adoperando i risparmi provenienti dalle successive ondate di investitori. Il sistema si regge quindi su un ciclo monetario del tutto virtuale, senza alcun bisogno di finanziare investimenti realmente produttivi. Basti pensare che Ponzi attirava la sua clientela sostenendo di vendere quote immobiliari di una citta' della Florida definita "in piena espansione", ma che in realta' non era altro che un paludoso acquitrino. Un simile meccanismo ovviamente tiene finche' l'afflusso di risparmiatori attirati dalle facili promesse del Ponzi di turno eccede il numero dei vecchi clienti i cui titoli sono venuti in scadenza, e che vanno quindi ripagati. L'abilita' del mazziere sta quindi nel prenotare un volo per le Isole Vergini prima che il suo castello di carta gli crolli addosso. A tal proposito Ponzi ebbe evidentemente un attimo di esitazione e fini' pertanto i suoi giorni in galera. Ma la procedura da allora si e' fortemente affinata, e di catene del genere si scoprono versioni sempre piu' sofisticate e inquietanti. * Il mercato e' dunque innanzitutto un luogo di esercizio del potere: quello di sopraffare il prossimo attraverso un migliore controllo dell'informazione, delle relazioni sociali, persino della psiche degli individui. Operando nel solco della migliore tradizione istituzionalista, Galbraith si e' in tal senso lungamente dedicato ai meccanismi di manipolazione delle preferenze individuali da parte delle grandi corporazioni, al fine di dimostrare l'assoluto irrealismo del concetto di "liberta'" del singolo, sia esso consumatore, risparmiatore oppure lavoratore. Il sistema, lasciato all'azione dei "poteri forti" che operano al suo interno, tende cioe' a generare effetti perversi, che sembrano di fatto operare in direzione esattamente opposta alle piu' elementari aspirazioni umane. Mostrando una spiccata sensibilita' ante litteram nei confronti dell'ambiente e di quelli che oggi chiameremmo beni comuni, nel suo bestseller La societa' opulenta (The Affluent Society, 1958) Galbraith sostenne infatti che senza opportuni contrappesi il capitalismo avrebbe fatto sprofondare l'umanita' in una infelice esistenza, dominata dall'opulenza privata e dallo squallore pubblico. * Per evitare un simile destino la strada, per Galbraith, e' sempre stata una soltanto: costituire dei "contropoteri" in grado di bilanciare la forza soverchiante delle grandi imprese, dei grandi investitori, dei cartelli e dei monopoli (American Capitalism, 1961). In parole povere, bisognerebbe favorire il pieno sviluppo dei sindacati dei lavoratori, delle associazioni dei consumatori e dell'apparato pubblico, sostenendo a questo scopo anche misure espressamente definite "socialiste", come l'amministrazione dei prezzi e le nazionalizzazioni. Opinioni, queste, che negli Stati Uniti non hanno mai goduto di largo seguito, nonostante l'estrema notorieta' di Galbraith ed i ruoli significativi da lui assunti presso le Amministrazioni democratiche degli anni '50 e '60. Ed e' certamente indicativo che oggi simili proposte incontrino fortissime resistenze anche nel vecchio continente, in quella Europa che Galbraith aveva spesso indicato come un invidiabile punto di riferimento sociale e culturale. I contropoteri, insomma, hanno bilanciato molto meno di quanto Galbraith sperasse, e negli ultimi decenni sono stati costretti persino ad arretrare. In una intervista di alcuni anni fa, il nostro cerco' di avanzare una possibile spiegazione per questo drammatico regresso: i contropoteri non si sono sviluppati quanto avrebbero dovuto, nel senso che non sono mai stati in grado di coinvolgere gli strati marginali della societa', non sono cioe' mai riusciti a farsi portatori delle istanze dei giovani dei ghetti, dei poveri delle aree rurali, dei lavoratori situati nei settori residuali e nelle zone periferiche. I gruppi marginali hanno pertanto finito per tramutarsi in un micidiale strumento nelle mani della reazione. Il loro disagio e' infatti divenuto un implicito atto d'accusa nei confronti dei lavoratori sindacalizzati, di quella sinistra pensante e garantita che pure negli Usa ha avuto nei decenni passati un decisivo ruolo di indirizzo e di mobilitazione. Una lettura, questa, forse tautologica e troppo politicista, che espone probabilmente il fianco alle piu' classiche delle critiche marxiste. Prima ancora di puntare l'indice sulle manchevolezze dei sindacati organizzati bisognerebbe infatti indagare sulle condizioni strutturali che solo in certi ambiti ne hanno permesso la costituzione e il rafforzamento. Cio' nonostante, sembra difficile non ammettere che Galbraith su questo punto abbia intuito qualcosa di significativo. In un'epoca in cui la sinistra non appare piu' in grado di parlare al popolo, in cui larghissimi strati sociali sono lasciati in balia del mercato da un lato e delle peggiori pulsioni plebiscitarie dall'altro, il monito del grande economista risulta quanto mai attuale. 8. LIBRI. FRANCESCA CORRAO: MONDI ARABI IN TRADUZIONE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 25 aprile 2006. Francesca Maria Corrao e' docente di lingua e letteratura araba all'Istituto Universitario Orientale di Napoli, acuta saggista e fine traduttrice. Tra le opere di Francesca Maria Corrao: Giufa' il furbo, lo sciocco, il saggio, Mondadori, Milano 1991; (diretta da), Antologia della poesia araba, E-ducation.it - Gruppo editoriale L'Espresso, Firenze-Roma 2004] Sin dai tempi di Jubran Khalil Jubran [solitamente traslitterato in Gibran - ndr], gli intellettuali arabi della diaspora, pur vivendo in paesi lontani, hanno dato un grande contributo allo sviluppo della loro cultura. Gia' nei primi decenni del ventesimo secolo, quando i luoghi di emigrazione privilegiati erano soprattutto le due Americhe, i gruppi di scrittori e poeti che vi si stabilirono diedero vita ad associazioni letterarie, riviste e giornali culturali. E anche in Europa, dove l'afflusso di emigrati dal Medioriente si e' intensificato a partire dagli anni Settanta, la maggioranza degli scrittori arabi, turchi e persiani (e in particolare degli autori che, spesso scontrandosi con l'indifferenza della grande editoria, hanno continuato a scrivere nelle lingue d'origine) ha mantenuto un legame con i circoli letterari dei paesi di provenienza. Negli ultimi venti anni, pero', la situazione e' cambiata. Se da un lato le distanze si sono accorciate grazie alla diffusione di internet e delle televisioni satellitari che consentono un contatto continuo con i problemi e la vita quotidiana dei paesi d'origine, dall'altro e' emerso un gruppo di giovani autori che, spesso giunti in Europa in cerca di una maggiore liberta' di espressione, appaiono decisi a farsi conoscere da un pubblico piu' ampio e a superare le barriere linguistiche. Ne e' un esempio fra gli altri il trentacinquenne algerino Amara Lakhous, arrivato in Italia nel 1995 e autore di un romanzo appena pubblicato da e/o, Scontro di civilta' per un ascensore a piazza Vittorio (pp. 192, euro 12), in cui la satira di costume si fonde con il genere giallo sullo sfondo del piu' multietnico dei quartieri romani. Scritto inizialmente in arabo (e pubblicato ad Algeri nel 2003 con il titolo Come farti allattare dalla lupa senza che ti morda), il libro e' stato poi ritradotto, o meglio riscritto, da Lakhous in italiano. Come in altre opere di autori immigrati, anche in questo testo - caratterizzato da uno stile assai fresco, fortemente influenzato dalla scrittura giornalistica - si avverte il disagio di chi arriva in un paese pieno di contraddizioni come il nostro, a volte accogliente, e piu' spesso disorganizzato e ostile. Cosi', il racconto dell'autore si lascia afferrare soprattutto dal presente, dalle mille piccole storie che si intrecciano all'interno di un mondo ancora non del tutto esplorato, dove ci si sente insieme estranei e locali. Vivere al di fuori della propria comunita' di origine non e' infatti semplice, come di recente ha sottolineato lo scrittore iracheno Fu'ad al-Takarli, intervenuto a Galassia Gutenberg per presentare il suo romanzo L'altro volto, pubblicato da Jouvence nella traduzione di Sara Triulzi (pp. 120, euro 12). Forse anche per questo altri autori mediorientali della diaspora preferiscono ambientare le loro narrazioni nel passato (anche remoto) dei loro paesi di provenienza, pur utilizzando - spesso con grande sapienza - la lingua d'adozione. E' questo il caso di Calila e Dimna dell'iraniano (trapiantato in Olanda) Kader Abdolah, che e' stato recentemente proposto da Iperborea per le cure di Elisabetta Svaluto Moreolo (pp. 264, euro 14,50). Gia' autore del fortunato Scrittura cuneiforme, Abdolah ha rielaborato in questo nuovo volume un libro di racconti medievali di matrice indiana, scritti per educare il principe a regnare virtuosamente: si tratta dello stesso libro che dieci secoli fa a Baghdad il persiano Ibn al-Muqaffa' aveva tradotto in arabo per far conoscere ai nuovi conquistatori musulmani l'antica grandezza del pensiero del suo popolo, sottomesso ma orgoglioso della propria cultura (la versione araba e' stata proposta in italiano nel 1991 da Andrea Borruso e Mirella Cassarino con il titolo Il libro di Kalila e Dimna per i tipi di Salerno). Allo stesso modo, proponendo oggi in una nuova lingua questo classico della letteratura persiana, Abdolah sembra voler ricordare all'occidente l'altra faccia della sua antica civilta' nel tentativo di mitigare i messaggi negativi degli stereotipi trasmessi dai media. Anche il siriano Rafik Schami, che da diversi anni vive in Germania, offre nell'ampio romanzo Il lato oscuro dell'amore - uscito per Garzanti nella traduzione di Rossella Zeni (pp. 847, euro 22) - uno straordinario viaggio nel passato ricco e complesso del suo paese. Utilizzando come cornice narrativa le travagliate vicende di una famiglia siriana dal tempo della decadenza ottomana sin quasi ai giorni nostri, Schami inanella una serie di racconti che si incastrano come tessere di un mosaico, vago ricordo delle Mille e una notte, per descrivere i difficili rapporti con un potere patriarcale e spesso autoritario e al tempo stesso per mettere in luce l'emergere di una straordinaria classe intellettuale che e' stata capace di affrancarsi, in meno di un secolo, dalla cultura medioevale e dal giogo coloniale. 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1295 del 14 maggio 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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