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La nonviolenza e' in cammino. 1283
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1283
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 2 May 2006 00:15:45 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1283 del 2 maggio 2006 Sommario di questo numero: 1. Daniele Lugli e Mao Valpiana: Nonviolenza e politica. Un invito a Firenze 2. Il programma del convegno del Movimento Nonviolento a Firenze 3. Enrico Peyretti: La Costituzione non consente pena di morte e guerra 4. Ida Dominijanni: Le carte per tenere la rotta 5. Augusto Cavadi: La rivoluzione che parte dai commercianti antipizzo 6. Monica Frassoni: Cernobyl. Per non dimenticare 7. Elisabetta Caravati: Per Lidia Presidente della Repubblica 8. Letizia Lanza: Per Lidia Presidente della Repubblica 9. Ettore Masina: Per Lidia Presidente della Repubblica 10. Giorgio Montagnoli: Per Lidia Presidente della Repubblica 11. Otto cose che si possono fare a sostegno della proposta di Lidia Menapace al Quirinale 12. Tre buone idee per cui impegnarsi adesso 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento 14. Per saperne di piu' 1. INCONTRI. DANIELE LUGLI E MAO VALPIANA: NONVIOLENZA E POLITICA. UN INVITO A FIRENZE [Ringraziamo Daniele Lugli e Mao Valpiana per questo invito a tutte e tutti rivolto. Daniele Lugli (per contatti: daniele.lugli at libero.it) e' il segretario nazionale del Movimento Nonviolento, figura storica della nonviolenza, unisce a una lunga e limpida esperienza di impegno sociale e politico anche una profonda e sottile competenza in ambito giuridico ed amministrativo, ed e' persona di squisita gentilezza e saggezza grande. Mao (Massimo) Valpiana (per contatti: mao at sis.it, e anche presso la redazione di "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 di questo notiziario] Si svolgera' il 5, 6, 7 maggio a Firenze il convegno su "Nonviolenza e politica" promosso dal Movimento Nonviolento. Il Convegno fa parte di un percorso iniziato con la Marcia Perugia-Assisi "Mai piu' eserciti e guerre" del 2000, proseguito con la camminata Assisi-Gubbio "In cammino per la nonviolenza" del 2003, e poi con il nostro Congresso "Nonviolenza e' politica" del 2004. Come punti di riferimento abbiamo scelto le dieci parole della nonviolenza (forza della verita', coscienza, amore, festa, sobrieta', giustizia, liberazione, potere di tutti, bellezza, persuasione) e le dieci caratteristiche della personalita' nonviolenta (il ripudio della violenza; la capacita' di identificare la violenza; l'empatia; il rifiuto dell'autorita'; la fiducia negli altri; la disposizione al dialogo; la mitezza; il coraggio; l'abnegazione; la pazienza). Dunque sara' una riflessione non improvvisata, ma certamente aperta al dialogo con tutte le persone e le organizzazioni amiche della nonviolenza. Le strade possono essere diverse, ma la meta e' comune. Indubbiamente la politica ha bisogno di essere ripensata, e non da oggi, e noi siamo convinti che la nonviolenza sia la strada giusta anche per la rigenerazione della politica: quella che cresce dal basso e quella delle istituzioni. L'orizzonte ce l'ha indicato bene Aldo Capitini: e' quello del "potere di tutti". Abbiamo pensato a Firenze come citta' emblematica per la storia della nonviolenza italiana: da Giorgio La Pira ad Alexander Langer, da padre Ernesto Balducci e don Lorenzo Milani, dalla rivista "Il Ponte" al Centro di Orientamento Sociale di Aldo Capitini. Firenze, citta' di pace, laica e religiosa. Nel convegno ci sara' spazio per il confronto fra tante iniziative concrete che sono cresciute in questi anni, per riconoscere e rafforzare le radici storiche, e per costruire nuovi momenti comuni di iniziative di movimento. Inizieremo il venerdi' sera con una presentazione aperta alla citta'. La mattina del sabato concentreremo l'attenzione su "nonviolenza e politica: partiti e istituzioni", mentre il pomeriggio sara' dedicato a "nonviolenza e politica: movimenti e alternative". La domenica ci sara' una camminata in citta' per visitare luoghi della nonviolenza, partendo da Piazza della Signoria. I temi che si intrecceranno nei tre giorni fiorentini saranno molti: dalle campagne per il disarmo ai corpi civili di pace, dall'opposizione al nucleare civile e militare alle richieste al nuovo governo, dalla politica internazionale alle campagne ecologiste, dal movimento No-Tav all'educazione alla pace, dalla scuola all'informazione, e altro ancora. Il metodo di lavoro sara' quello dei Cos [i Centri di orientamento sociale promossi da Capitini - ndr]: ascoltare e parlare. Esperienze ed idee saranno presentate da ognuno in forma sintetica per un confronto comune sulle proposte di una politica nonviolenta e di una nonviolenza politica. Arrivederci a Firenze. Daniele Lugli, segretario del Movimento Nonviolento Mao Valpiana, direttore di "Azione nonviolenta" 2. INCONTRI. IL PROGRAMMA DEL CONVEGNO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO A FIRENZE Nonviolenza e politica. Firenze, 5, 6 e 7 maggio 2006 Firenze citta' di pace, sulle orme di: Aldo Capitini, Giorgio La Pira, Fioretta Mazzei, Enzo Enriquez Agnoletti, Lorenzo Milani, Ernesto Balducci, Alexander Langer. * Venerdi' 5 maggio, ore 21, Biblioteca Comunale Centrale in via Sant'Egidio 21. Serata di presentazione alla citta', intervengono: padre Alex Zanotelli, missionario comboniano; Daniele Lugli, segretario nazionale del Movimento Nonviolento. * Sabato 6 maggio, ore 10. Sala del Dopolavoro Ferroviario in via Alamanni (Stazione di Santa Maria Novella). Convegno sul tema, intervengono fra gli altri Nanni Salio, Lidia Menapace, Giusy Di Rienzo, Alberto L'Abate, Pasquale Pugliese, Rocco Pompeo, Alberto Trevisan, Piercarlo Racca, Adriano Moratto, Marco Baleani, Mao Valpiana, Angela Marasso, Michele Boato, Carmelo Sgandurra, Sergio Albesano, Massimiliano Pilati, Luciano Capitini, Alberto Tomiolo, ecc. * Domenica 7 maggio, ore 10. Percorso da piazza della Signoria a piazza della Signoria. Luoghi fiorentini per la nonviolenza. 1. Piazza della Signoria: "arengario", luogo dove si facevano le arringhe durante le assemblee cittadine nel periodo comunale; Palazzo vecchio sede del Comune dove La Pira e Enriquez Agnoletti hanno lavorato. 2. Via dei Benci: Chiesa Metodista dove Tartaglia ha predicato nel dopoguerra. 3. Piazza S. Croce: Cappella dei Pazzi, luogo caro ad Alexander Langer. 4. Via Oriuolo: Biblioteca Comunale, sede della Fondazione Balducci; Casa di Pio Baldelli, collaboratore di Capitini. 5. Piazza San Marco: sede dell'universita' dove insegno' Capitini; convento dove La Pira abito', sede del centro La Pira. 6. Fortezza da Basso: carcere dove Gozzini fu detenuto per la sua obiezione. 7. Piazza Signoria (termine previsto ore 13). * Pernottamento consigliato: Ostello Santa Monaca, via Santa Monaca, 6 (zona Santo Spirito), tel. 055268338, fax: 055280185 (ognuno prenota personalmente). * Per informazioni: Casa per la nonviolenza, tel. 0458009803. Per altre informazioni: www.nonviolenti.org 3. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: LA COSTITUZIONE NON CONSENTE PENA DI MORTE E GUERRA [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questa segnalazione. Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio, da ultimo nei fascicoli 1093-1094; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario. Gustavo Zagrebelsky, nato nel 1943 a San Germano Chisone (To), illustre costituzionalista, docente universitario, giudice della Corte Costituzionale (e suo presidente, quindi presidente emerito); componente dei comitati scientifici delle riviste "Giurisprudenza costituzionale", "Quaderni costituzionali", "Il diritto dell'informazione", "L'Indice dei libri", e della Fondazione Roberto Ruffilli; socio corrispondente dell'Accademia delle Scienze di Torino, gia' collaboratore del quotidiano "La Stampa"; per la casa editrice Einaudi dirige la collana "Lessico civile"; autore di vari volumi e saggi, ha collaborato al commentario alla Costituzione italiana diretto da Giuseppe Branca. Tra i suoi numerosi lavori segnaliamo particolarmente Amnistia, indulto e grazia. Problemi costituzionali,1972; Manuale di diritto costituzionale. Il sistema costituzionale delle fonti del diritto, 1974, 1978; La giustizia costituzionale,1978, 1988; Societa', Stato, Costituzione. Lezioni di dottrina dello Stato, 1979; Le immunita' parlamentari, Einaudi, Torino 1979; Il diritto mite, Einaudi, Torino 1992; Questa Repubblica, Le Monnier, Firenze 1993; Il "crucifige" e la democrazia, Einaudi, Torino 1995; (con Pier Paolo Portinaro e Joerg Luther, a cura di), Il futuro della costituzione, Einaudi, Torino 1996; La giustizia costituzionale, Il Mulino, Bologna 1996; (con Carlo Maria Martini), La domanda di giustizia, Einaudi, Torino 2003; (a cura di), Diritti e Costituzione nell'Unione europea, Laterza, Roma-Bari 2003, 2005; (con M. L. Salvadori, R. Guastini, M. Bovero, P. P. Portinaro, L. Bonanate), Norberto Bobbio tra diritto e politica, Laterza, Roma-Bari 2005; Imparare la democrazia, Gruppo editoriale L'Espresso, Roma 2005; Principi e voti, Einaudi, Torino 2005] Gustavo Zagrebelsky indica con chiarezza due fatti al di sotto e al di fuori della condivisione minima e necessaria in democrazia: la guerra e la pena di morte. "Morte e guerra sono decisioni irreversibili, dalle conseguenze irreparabili". Sono decisioni basate sulla presunzione di assoluta verita' e giustezza in materia gravissima. "Ma la democrazia e' un regime che non consente queste certezze. La democrazia e' il sistema politico che si basa sul provare e riprovare, sulla discussione in cerca delle soluzioni sempre piu' umane, adeguate ai problemi e rispettose delle ragioni degli uni e degli altri. E' il regime delle decisioni provvisorie che non contempla ragioni assolute, se non quelle della dignita' umana e dei diritti e dei doveri reciproci che ne derivano. Morte e guerra sono invece l'interruzione assoluta del logos, il ritorno allo stato belluino, il confronto reciproco non con la forza delle parole e degli argomenti, ma con la violenza distruttrice". Cosi' scrive Gustavo Zagrebelsky nell'articolo Nel libro della Costituzione non ci sono la morte e la guerra, in "La Stampa Tuttolibri", 15 aprile 2006. 4. RIFLESSIONE. IDA DOMINIJANNI: LE CARTE PER TENERE LA ROTTA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 25 aprile 2006. Ida Dominijanni, giornalista e saggista, docente a contratto di filosofia sociale all'Universita' di Roma Tre, e' una prestigiosa intellettuale femminista. Tra le opere di Ida Dominijanni: (a cura di), Motivi di liberta', Angeli, Milano 2001; (a cura di, con Simona Bonsignori, Stefania Giorgi), Si puo', Manifestolibri, Roma 2005. Stefano Rodota' e' nato a Cosenza nel 1933, giurista, docente all'Universita' degli Studi di Roma "La Sapienza" (ha inoltre tenuto corsi e seminari nelle Universita' di Parigi, Francoforte, Strasburgo, Edimburgo, Barcellona, Lima, Caracas, Rio de Janeiro, Citta' del Messico, ed e' Visiting fellow, presso l'All Souls College dell'Universita' di Oxford e Professor alla Stanford School of Law, California), direttore dele riviste "Politica del diritto" e "Rivista critica del diritto privato", deputato al Parlamento dal 1979 al 1994, autorevole membro di prestigiosi comitati internazionali sulla bioetica e la societa' dell'informazione, dal 1997 al 2005 e' stato presidente dell'Autorita' garante per la protezione dei dati personali. Tra le opere di Stefano Rodota': Il problema della responsabilita' civile, Giuffre', Milano 1964; Il diritto privato nella societa' moderna, Il Mulino, Bologna 1971; Elaboratori elettronici e controllo sociale, Il Mulino, Bologna 1973; (a cura di), Il controllo sociale delle attivita' private, Il Mulino, Bologna 1977; Il terribile diritto. Studi sulla proprieta' privata, Il Mulino, Bologna 1981; Repertorio di fine secolo, Laterza, Roma-Bari, 1992; (a cura di), Questioni di Bioetica, Laterza, Roma-Bari, 1993, 1997; Quale Stato, Sisifo, Roma 1994; Tecnologie e diritti, Il Mulino, Bologna 1995; Tecnopolitica. La democrazia e le nuove tecnologie della comunicazione, Laterza, Roma-Bari, 1997; Liberta' e diritti in Italia, Donzelli, Roma 1997. Alle origini della Costituzione, Il Mulino, Bologna, Il Mulino, 1998; Intervista su privacy e liberta', Laterza, Roma-Bari 2005] Neanche per sbaglio la parola "liberta'" e' mai comparsa nel campo di centrosinistra ne' prima ne' dopo le elezioni. Anche qui siamo alle solite, bloccati all'anno zero della discesa in campo di Berlusconi. Da allora a oggi, nessuna politica e nessuna cultura politica per contrastare lo scippo di quella parola da parte dell'omonima Casa e l'equivalenza indebita fra liberta' e liberismo (e a catena: privatismo, antipolitica, eccetera eccetera) che ne e' conseguito. Percio' cade piu' che mai opportuno il "Piccolo promemoria per difendere le liberta'" firmato ieri su "Repubblica" da Stefano Rodota', un articolo che parlamentari e ministri in pectore del centrosinistra farebbero bene a meditare nelle pause del risiko sugli incarichi. In cinque agili punti, Rodota' mette il dito su altrettante piaghe, tutte riportabili all'attacco alle liberta' e all'uguaglianza sferrato dalla destra senza adeguate contromisure a sinistra: la religione della flessibilita' che si e' imposta nel lavoro generando non liberta' ma precarieta'; la cittadinanza censitaria (servizi privatizzati accessibili solo ai ricchi) che sta sostituendo quella universalistica; l'aggressione alla magistratura, che ne erode la funzione di garanzia e tutela dei diritti; la faziosita' che impazza in campo etico e bioetico - dalla procreazione assistita ai Pacs al testamento biologico -, dove la presunzione di superiorita' del fondamentalismo cattolico e' diventata la regola ossequiata da destra e da manca; l'abuso della raccolta di informazioni, che in Italia come altrove alimenta lo spionaggio politico e istituisce dispositivi di sorveglianza e controllo in nome della sicurezza. Ce n'e' quanto basta per cambiare il profilo della cittadinanza e della comune convivenza, e si vede da qui quanto sia pesante l'eredita' del berlusconismo, in presenza o in assenza del suo titolare. Eppure non uno di questi capitoli capitali diventa posta in gioco rigida e dirimente per fare del cambio di maggioranza un netto cambio di direzione: sulla legge 30 il centrosinistra e' diviso; sui Pacs idem; della legge 40 nessuno osa piu' neanche parlare; e in campagna elettorale Berlusconi ha potuto agitare il "pericolo" dell'uguaglianza "fra il figlio dell'operaio e il figlio del professionista" senza che nessuno alzasse un sopracciglio. E non per caso nella stessa campagna elettorale - e dopo - il centrosinistra ha inabissato il tema costituzionale, a livello italiano ed europeo: non una parola sul referendum prossimo venturo che decidera' i destini della Costituzione italiana; non una parola sulla Carta dei diritti (e sul trattato costituzionale) dell'Unione europea. Eppure, osserva Rodota', basterebbe tenere ferma la rotta fra queste due Carte per ritrovare la strada. Sempre ammesso che la si voglia ritrovare. Il silenzio sul referendum, "Il manifesto" ha gia' avuto occasione di sottolinearlo, non e' un elemento di contorno del quadro politico e istituzionale malcerto in cui ci troviamo. Ne', conclude giustamente Rodota', si puo' sperare di vincerlo limitandosi a contestare gli aspetti piu' tecnici della riforma costituzionale varata dal centrodestra: "non batteranno i cuori" sulla composizione del senato delle regioni o sui poteri del premier, se qualcuno non sara' in grado di spiegare perche' quella composizione e quei poteri riguardano molto da vicino la qualita' della cittadinanza, le liberta', la vita quotidiana di tutti. E se le prime mosse della legislazione ordinaria del nuovo governo non saranno coerenti con i principi della Costituzione che Berlusconi e i suoi vogliono archiviare. In caso contrario, Berlusconi avrebbe perso una battaglia e vinto la guerra. 5. RIFLESSIONE. AUGUSTO CAVADI: LA RIVOLUZIONE CHE PARTE DAI COMMERCIANTI ANTIPIZZO [Ringraziamo Augusto Cavadi (per contatti: acavadi at lycos.com) per averci messo a disposizione questo suo articolo gia' apparso sulla cronaca palermitana del quotidiano "La Repubblica" del 28 aprile 2006. Augusto Cavadi, prestigioso intellettuale ed educatore, collaboratore del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo, e' impegnato nel movimento antimafia e nelle esperienze di risanamento a Palermo, collabora a varie qualificate riviste che si occupano di problematiche educative e che partecipano dell'impegno contro la mafia. Opere di Augusto Cavadi: Per meditare. Itinerari alla ricerca della consapevolezza, Gribaudi, Torino 1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a questioni inevitabili, Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo, Augustinus, Palermo 1990; Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad. portoghese 1999; Ciascuno nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera, Augustinus, Palermo 1991; Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad. portoghese 1999; Le nuove frontiere dell'impegno sociale, politico, ecclesiale, Paoline, Milano 1992; Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa puo' fare ciascuno di noi qui e subito, Dehoniane, Bologna 1993, nuova edizione aggiornata e ampliata Dehoniane, Bologna 2003; Il vangelo e la lupara. Materiali su chiese e mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A scuola di antimafia. Materiali di studio, criteri educativi, esperienze didattiche, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Essere profeti oggi. La dimensione profetica dell'esperienza cristiana, Dehoniane, Bologna 1997; trad. spagnola 1999; Jacques Maritain fra moderno e post-moderno, Edisco, Torino 1998; Volontari a Palermo. Indicazioni per chi fa o vuol fare l'operatore sociale, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1998, seconda ed.; voce "Pedagogia" nel cd- rom di AA. VV., La Mafia. 150 anni di storia e storie, Cliomedia Officina, Torino 1998, ed. inglese 1999; Ripartire dalle radici. Naufragio della politica e indicazioni dall'etica, Cittadella, Assisi, 2000; Le ideologie del Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001; Volontariato in crisi? Diagnosi e terapia, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2003; Gente bella, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2004; Strappare una generazione alla mafia, DG Editore, Trapani 2005. Vari suoi contributi sono apparsi sulle migliori riviste antimafia di Palermo. Indirizzi utili: segnaliamo il sito: http://www.neomedia.it/personal/augustocavadi (con bibliografia completa)] Martedi' 2 maggio, alle 10, poche ore prima dell'udienza di uno dei tanti processi che vedono imputato Bernardo Provenzano, il "Comitato Addiopizzo" taglia il primo traguardo. A un anno dal lancio della campagna "Contro il pizzo cambia i consumi", presentera', in conferenza stampa nazionale nella Sala Magna dello Steri, sede del rettorato dell'Universita' degli Studi, una lista di cento commercianti, di Palermo e provincia, che non pagano il pizzo e lo dichiarano pubblicamente. Una lista che fa da indispensabile pendant all'elenco di piu' di settemila clienti che si sono, sino ad ora, impegnati a fare consumo critico, preferendo "pagare chi non paga". Comprensibile la soddisfazione dei giovani e degli imprenditori che hanno promosso l'iniziativa (definita, da una ragazza del gruppo, "significativa quanto la cattura di Provenzano"): chi, sin dall'inizio, appariva scettico su questo primo - circoscritto - obiettivo, dovra' ricredersi. Anche in Sicilia e' possibile che una sia pur minima percentuale di cittadini alzi la testa piegata sotto il giogo mafioso. Ed e' un sintomo di gioia trasformare lo slogan iniziale ("Un intero popolo che paga il pizzo e' un popolo senza dignita'") in una formulazione al positivo: "Un intero popolo che non paga il pizzo e' un popolo Libero" (dove la maiuscola non e' errore ortografico, ma felice allusione a Libero Grassi). Alle autorita' competenti ed ai semplici cittadini, che hanno accompagnato questi ragazzi nei loro primi passi, spetta adesso l'onere di non abbandonarli: anche per evitare che la soddisfazione diventi trionfalismo e il trionfalismo delusione. Prima di tutto, sullo stesso piano in cui si e' operato sino ad ora, e' necessario moltiplicare i consensi. Ci sono ambiti in cui la quantita' fa la qualita': cento commercianti disubbidienti costituiscono un segno profetico, diecimila un fatto storico. E resistere in diecimila e' molto piu' facile che in cento. Percio' davvero noi consumatori dobbiamo preoccuparci di incrementare sensibilmente gli introiti dei negozi e delle ditte che hanno avuto il coraggio di esporsi. Dimostrando che l'antimafia puo' essere conveniente, che (secondo la lezione di Tano Grasso) i valori possono coniugarsi con gli interessi. Secondariamente, e' necessario inserire questa battaglia in una strategia economica piu' ampia. Il sistema mafioso - intendo dire - va prosciugato contemporaneamente da ogni altro canale di finanziamento. Non pagare il pizzo, o lasciare che siano sempre meno gli operatori che lo pagano, e' importante: ma non e' tutto. Occorre stroncare l'usura, la produzione e lo smercio delle droghe, il contrabbando delle sigarette, il giro delle scommesse clandestine sulle corse dei cavalli o le lotte fra i cani, lo smaltimento dei rifiuti (soprattutto tossici), l'abusivismo edilizio nei centri urbani e sui luoghi di villeggiatura, i rimborsi gonfiati alle strutture sanitarie private, l'assegnazione spartitoria degli appalti... Ciascuno di questi esempi tira in ballo istituzioni pubbliche: il sistema creditizio bancario, la normativa nazionale sulle tossicodipendenze (con la questione, non irrilevante, della depenalizzazione dell'uso personale delle droghe leggere), la vigilanza della Guardia di Finanza, dei Carabinieri e della Polizia di Stato, la tempestivita' dell'azione giudiziaria, la trasparenza dei municipi... E' del tutto evidente, dunque, che ogni strategia economica di contrasto al dominio mafioso, per quanto intesa e realizzata in senso allargato, va a sua volta inserita in un quadro complessivo ancora piu' generale. Essa, infatti, presuppone - alle spalle e davanti - un ricambio radicale del ceto politico, un aggiornamento meditato ma coraggioso della legislazione, un ripensamento dell'etica personale e pubblica. Ce n'e' abbastanza per scoraggiarsi? Forse. Non meno grave, pero', sarebbe il rischio opposto della semplificazione. Sterile, infatti, la posizione massimalista di certa sinistra che, con tono di sufficienza, deride i piccoli risultati settoriali; ma deludente la miopia dei "moderati" che procedono, di mossa in mossa, senza un progetto d'insieme. Non resta che una direzione: uno scatto di orgoglio civile che faccia vibrare, trasversalmente, gli onesti di ogni schieramento partitico e culturale. Che convinca gli elettori di sinistra, di centro e di destra della priorita' di rimandare a casa qualsiasi amministratore in rapporti, stabili e documentati, con esponenti di "Cosa nostra". Che sradichi, alla base, la possibilita' di leggere altre intercettazioni ambientali in cui un mafioso confidi ad un altro tutta la sua diffidenza verso i politici in attivita' ("Non ti fidare, e' gente poco seria"). Tra poche settimane l'apertura dei seggi elettorali consentira' questa possibilita' concentrando i consensi su una donna al di sopra di ogni sospetto: chi, legittimamente, non ne approfittera', abbia il buon gusto di non lamentarsi per i prossimi vent'anni. Da progressista non mi entusiasmo per nulla allo spettacolo di un deputato centrista che, se vuole provare ad essere coerentemente antimafioso, deve abbandonare le proprie fila. Se mi venisse in mente il modo, preferirei dargli una mano affinche' vincesse la battaglia di legalita' e di democrazia all'interno delle sue organizzazioni in nome di un conservatorismo dignitoso. Vicende del genere, da gestire con elasticita' in una prospettiva tattica, cessano di essere auspicabili in un'ottica strategica. In un'ottica che coltivi l'alberello senza dimenticare la foresta: che prenda sul serio, dunque, l'iniziativa dei ragazzi antipizzo o il disagio del deputato neodemocristiano, ma lavorando per una societa' altra in cui i mafiosi non possano piu' distinguere tanto facilmente - per cosi' dire automaticamente - i fronti avversi dagli schieramenti amici. 6. MEMORIA. MONICA FRASSONI: CERNOBYL. PER NON DIMENTICARE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 26 aprile 2006. Monica Frassoni (per contatti: mfrassoni at europarl.eu.int), parlamentare europea, tra le figure piu' note dell'impegno ecologista, e' presidente del gruppo parlamentare dei Verdi al Parlamento europeo] Il ricordo dei venti anni dal disastro di Cernobyl deve essere l'occasione per riflettere sull'apparente rinascita della moda nucleare e su come impedire che un metodo di produzione di energia sporco, costoso, non rinnovabile e pericoloso possa apparire come la soluzione magica, pulita, moderna e indolore al caro-petrolio e ai bisogni di un'economia sempre piu' energivora. * Ed e' interessante notare che fra i piu' potenti alleati dei nuclearisti c'e' anche l'Iaea, l'agenzia dell'Onu premiata dal Nobel per la pace e che invece su Cernobyl si e' applicata con vigore per ridimensionare, manipolare e nascondere gli effetti reali del piu' grande incidente nucleare della storia. Basti pensare che nell'agosto 1986, quattro mesi dopo la catastrofe di Cernobyl, Morris Rosen, allora capo della Sicurezza nucleare della Iaea, disse che "Anche se si verificasse un incidente come quello di Cernobyl ogni anno, continuerei a ritenere l'energia nucleare un tipo di produzione energetica interessante" ("Le Monde", 28 agosto 1986). All'indomani di un'esplosione che ha spedito nell'atmosfera una quantita' di radioattivita' pari a duecento volte quella delle due bombe di Hiroshima e Nagasaki messe insieme, facendo ricadere sul 40% della superficie dell'Europa cesio-137 in misura pari a 4000 becquerel/m2 (bq/m2), provocando l'evacuazione di centomila persone, il capo della Sicurezza nucleare della Iaea riteneva la ripetizione annuale di un simile evento un'ipotesi accettabile! Non stupisce quindi che i due rapporti pubblicati dalla Iaea in collaborazione con l'Oms nel settembre del 2005 sulle conseguenze dell'incidente per l'ambiente e per la salute, siano stati duramente criticati. Secondo i rapporti, il numero totale di morti "effettivi" ammonta a 39 (!), pur "ammettendo" che il numero totale di morti nei tre paesi interessati e' dell'ordine di quattromila... o novemila a seconda che si legga il comunicato stampa... o il rapporto dell'Iaea! * E' per rispondere a questa opera di propaganda nuclearista, ma anche per analizzare seriamente dal punto di visto scientifico ed economico la reale dimensione della catastrofe di Cernobyl e il suo impatto, che i Verdi europei con la Fondazione Altner, hanno organizzato a Kiev il convegno "Chernobyl + 20" ( 23-25 aprile 2006), con la partecipazione di esperti dai cinque continenti. In questa occasione e' stato presentato The other report on Chernobyl (sul sito www.greens-efa.org) di I. Fairlie e D. Sumner, secondo i quali il numero di morti (per cancro) attribuibili all'incidente di Cernobyl nel corso dei prossimi anni andra', a seconda dei modelli scelti, dalle 30.000 alle 60.000 unita' (una cifra 7 o 15 volte piu' grande di quella della Iaea). Il rapporto Fairlie-Sumner, a differenza di quello della Iaea-Oms, non si limita a valutare le conseguenze del fallout radioattivo sulle zone in cui si sono registrati piu' di 40.000 bq/m2, pari al 2,3% del territorio europeo e riferito alle aree piu' colpite in Ucraina, Bielorussia e Russia, ma tiene comunque conto del fatto che piu' della meta' della quantita' totale della radioattivita' emessa e' ricaduta su paesi al di fuori di questa area, principalmente Jugoslavia, Finlandia, Svezia, Bulgaria, Norvegia, Romania, Germania, Austria e Polonia. Le differenze tra i numeri riportati dallo studio di Fairlie-Sumner e quello della Iaea fanno riflettere su come, a vent'anni dall'esplosione del reattore numero 4 di Cernobyl, questa vicenda continui a segnalare una gravissima mancanza di trasparenza e, soprattutto, di cultura (e volonta') democratica in materia di scelte energetiche, a partire dalle bugie con cui le autorita' sovietiche hanno gestito il periodo immediatamente successivo all'incidente, passando attraverso lo scandaloso lavoro di sottovalutazione del danno della Iaea, fino all'opera di rimozione della percezione dei pericoli legati al nucleare che la lobby di questa industria sta attivamente promuovendo oggi. * Il mito del nucleare si nutre di disinformazione, non solo rispetto a Cernobyl, ma anche rispetto agli altri incidenti, come in Giappone o nel Regno Unito, rispetto ai reali costi per la collettivita' e per l'ambiente della costruzione, della produzione e dello stoccaggio delle scorie, della messa in sicurezza delle centrali, sui tempi di realizzazione. Per queste ragioni risulta particolarmente prezioso il lavoro di chi in questo ventennale si attiva con iniziative per non dimenticare, iniziative il cui scopo non e' agitare Cernobyl come uno spauracchio per provocare "irrazionali timori" nei confronti dell'energia nucleare, come sostiene la lobby del nucleare, bensi' quello di informare nel miglior modo possibile sul fatto che scegliere oggi il nucleare significa di fatto precludersi la possibilita' di fare ricerca e di sviluppare l'ecoefficienza, il risparmio energetico e le energie rinnovabili. 7. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. ELISABETTA CARAVATI: PER LIDIA PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA [Ringraziamo Elisabetta Caravati (per contatti: elisabettacaravati at libero.it) per questo intervento. Elisabetta Caravati e' impegnata nell'esperienza delle Donne in nero a Varese (sito: www.donneinnerovarese.org) ed e' autrice di acuti interventi sui temi della pace, della solidarieta', dei diritti] Aderisco anch'io all'appello per Lidia Menapace! 8. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. LETIZIA LANZA: PER LIDIA PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA [Ringraziamo Letizia Lanza (per contatti: letizialanza at libero.it) per questo intervento. Letizia Lanza e' una prestigiosa intellettuale e poetessa, da "Noi donne" di giugno 2005 (disponibile anche nel sito: www.noidonne.org) riprendiamo uno stralcio da una nota di presentazione di Letizia Lanza scritta da Luca Benassi: "Letizia Lanza si occupa di civilta' antiche. Laureata in lettere classiche a Venezia e perfezionata in scienze dell'antichita' (indirizzo filologico) a Padova, persegue da anni una ricerca portata avanti in prospettiva storico-femminile. Ha collaborato con la Fondazione scientifica Querini Stampalia Onlus di Venezia per l'organizzazione di una serie di interventi sul rapporto Antico/Moderno (Seminari Piero Treves 1995-'96. Atti, Venezia, 1999). E' nella redazione della rivista veneziana "Nexus" svolgendo attivita' di consulenza sull'antico e collabora con l'associazione "L'Araba Felice" per la quale ha gia' curato nel sito web (www.arabafelice.it) le schede di Ingeborg Bachmann, Sara Copio Sullam, Christine de Pizan, Clotilde Tambroni e Virginia Woolf. E' tra le voci di letteratura contemporanea nel sito www.letteraturaalfemminile.it/letizialanza.html. Il suo indirizzo web figura nella Libreria delle Donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) e fa parte della Fondazione Luciano Bianciardi. Sul rapporto tra letteratura e femminilita' ed in particolare sul femminile nell'antico ha pubblicato, tra le altre cose: Scritti di donna, Venezia, Supernova, 1995; Vipere e demoni. Stereotipi femminili dell'antica Grecia, Venezia, Supernova, 1997; Donne greche (e dintorni). Da Omero a Ingeborg Bachmann, Venezia, Supernova, 2001; Grecita' femminile. L'altra Penelope, Venezia, Supernova, 2001; Diabolica. Da oggi a ieri, Supernova, Venezia 2004..."] Aderisco alla proposta: Lidia Menapace Presidente della Repubblica. 9. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. ETTORE MASINA: PER LIDIA PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA [Ringraziamo Ettore Masina (per contatti: e-mail: ettore at ettoremasina.it, sito: www.ettoremasina.it) per questo intervento che estraiamo da una piu' ampia lettera personale. Ettore Masina, nato a Breno (Bs) il 4 settembre 1928, giornalista, scrittore, fondatore della Rete Radie' Resch, gia' parlamentare, e' una delle figure piu' vive della cultura e della prassi di pace. Sulle sue esperienze e riflessioni si vedano innanzitutto i suoi tre libri autobiografici: Diario di un cattolico errante. Fra santi, burocrati e guerriglieri (Gamberetti, 1997); Il prevalente passato. Un'autobiografia in cammino (Rubbettino, 2000); L'airone di Orbetello. Storia e storie di un cattocomunista (Rubbettino, 2005). Tra gli altri suoi libri: Il Vangelo secondo gli anonimi (Cittadella, 1969, tradotto in Brasile), Un passo nella storia (Cittadella, 1974), Il ferro e il miele (Rusconi, tradotto in serbo-croato), El Nido de Oro. Viaggio all'interno del terzo Mondo: Brasile, Corno d'Africa, Nicaragua (Marietti, 1989), Un inverno al Sud: Cile, Vietnam, Sudafrica, Palestina (Marietti, 1992), L'arcivescovo deve morire. Monsignor Oscar Romero e il suo popolo (Edizioni cultura della pace, 1993 col titolo Oscar Romero, poi in nuova edizione nelle Edizioni Gruppo Abele, 1995), Comprare un santo (Camunia, 1994); Il Volo del passero (San Paolo, tradotto in greco), I gabbiani di Fringen (San Paolo, 1999), Il Vincere (San Paolo, 2002). Un piu' ampio profilo di Ettore Masina, scritto generosamente da lui stesso per il nostro foglio, e' nel n. 418 de "La nonviolenza e' in cammino"] Ti prego di pubblicare la mia adesione. La proposta di candidare Lidia Menapace alla presidenza della Repubblica mi sembra un fatto eminentemente poetico, dunque di grande significato. Ne scrivero' al piu' presto sulla mia "Lettera". 10. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. GIORGIO MONTAGNOLI: PER LIDIA PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA [Ringraziamo Giorgio Montagnoli (per contatti: montagnoli at nodalisfree.it) per questo intervento. Giorgio Montagnoli (Genova, 23 giugno 1937), chimico e docente fuori ruolo di chimica e biochimica alla facolta' di Medicina veterinaria dell'Universita' di Pisa, fa parte del Cisp, Centro interdipartimentale di ricerca sulle scienze per la pace della stessa universita', ed e' garante di due insegnamenti ai due corsi di laurea in Scienze per la pace (nel corso di laurea triennale Scienze molecolari della vita, e nella specialistica Controllo delle armi chimiche e biologiche); e' autore di pubblicazioni e testi scientifici sul tema del "Riconoscimento molecolare" (ad esempio: Molecular Models of Photoresponsiveness, G. Montagnoli and B. F. Erlanger editors, Plenum Press, New York 1983), ma anche di divulgazione, in particolare sulle armi chimiche e biologiche, e infine di testi letterari indirizzati alla pace: Tre raccolte per regalo, Lucca libri, Lucca 1998, e A lato delle favole e nei sogni, Titivillus, S. Miniato 2003; ha promosso e curato il volume di AA. VV.: Osservatorio sui sistemi d'arma, la guerra e la difesa, Armi e intenzioni di guerra: rapporto 2004, Plus, Pisa 2005] Ho visto l'appello, e l'apprezzo: aderisco anche io alla campagna per Lidia Menapace Presidente della Repubblica; una donna, e politicamente impegnata fuori delle lotte personalistiche che hanno messo in crisi molti in Italia. 11. MATERIALI. OTTO COSE CHE SI POSSONO FARE A SOSTEGNO DELLA PROPOSTA DI LIDIA MENAPACE AL QUIRINALE 1. Scrivere lettere ai parlamentari per segnalare loro la proposta di eleggere Lidia Menapace a Presidente della Repubblica, le ragioni di tale proposta, i consensi che essa sta ottenendo, e per sollecitare un loro impegno in tal senso. Ovviamente occorre che siano lettere scritte con linguaggio adeguato: non proclami o peggio ancora requisitorie. Gli indirizzi di posta elettronica di tutti i parlamentari si trovano nel sito della Camera dei Deputati (www.camera.it) e in quello del Senato della Repubblica (www.senato.it). * 2. Scrivere lettere ai consiglieri regionali (come e' noto all'elezione del Presidente della Repubblica prendono parte oltre a tutti i parlamentari anche tre rappresentanti per ogni Regione) per segnalare loro la proposta di eleggere Lidia Menapace a Presidente della Repubblica, le ragioni di tale proposta, i consensi che essa sta ottenendo, e per sollecitare un loro impegno in tal senso. Ovviamente occorre che anche queste lettere siano scritte con linguaggio adeguato. Gli indirizzi di posta elettronica dei consiglieri regionali si trovano agevolmento nei siti dei relativi Consigli Regionali. * 3. Scrivere lettere ai mass-media locali e nazionali per segnalare loro l'appello per l'elezione di Lidia Menapace a Presidente della Repubblica, le ragioni di tale proposta, i consensi che ha gia' ottenuto, e per sollecitare che ne diano informazione. Ovviamente per i mass-media locali o settoriali e' preferibile che vi sia anche una specificita' locale o settoriale della notizia (ad esempio l'adesione di persone o associazioni del territorio o del campo di interessi di riferimento dello specifico giornale, radio, tv, rivista, sito, etc.). Ed altrettanto ovviamente occorre un linguaggio adeguato: conciso e chiaro; alle redazioni giornalistiche interessa ricevere notizie, non esercizi di retorica sia pur la piu' alata. * 4. Valorizzare le mailing list e i siti nel web per far circolare l'appello (chiedendo anche, a chi gestisce un sito, se sia possibile che nella home page di esso sia segnalato l'appello "Per Lidia Menapace Presidente della Repubblica" con un rinvio ad una piu' ampia notizia e possibilmente anche un link alla o alle pagine web in cui e' possibile reperire maggiori informazioni (ad esempio la pagina web da cui si possono raggiungere tutti i fascicoli di questo notiziario, che e' la seguente: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html ). * 5. Laddove possibile promuovere raccolte di adesioni nei luoghi di lavoro, di studio, di incontro, di impegno: a tal fine potra' essere utile predisporre dei volantini da affiggere ove consentito che rechino almeno: a) un testo sintetico dell'appello (ad esempio: "Ci piacerebbe un Presidente della Repubblica che avesse fatto la Resistenza. Un Presidente della Repubblica che avesse fatto la scelta della nonviolenza. Un Presidente della Repubblica femminista. Una Presidente della Repubblica. Lidia Menapace"): b) una breve notizia su Lidia (ad esempio: "Lidia Menapace (per contatti: lidiamenapace at aliceposta.it) e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti della societa' civile, della nonviolenza in cammino. Nelle elezioni politiche del 9-10 aprile 2006 e' stata eletta senatrice. La maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. Il futurismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; L'ermetismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; (a cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001; (con Fausto Bertinotti e Marco Revelli), Nonviolenza, Fazi, Roma 2004"); c) un punto di riferimento locale e come sia contattabile (ad esempio telefonicamente o per e-mail); d) l'indicazione di dove trovare ulteriori informazioni (ad esempio la pagina web - che abbiamo segnalato sopra - che ospita i fascicoli di questo notiziario, "La nonviolenza e' in cammino", in cui si da' notizia dell'iniziativa, delle sue ragioni, delle dichiarazioni di adesione fin qui rese pubbliche). * 6. Con l'avvertenza di cercar di non sommergerla di richieste, si potrebbe anche proporre a Lidia Menapace (scrivendole alla sua casella di posta elettronica, sopra segnalata) di partecipare a iniziative pubbliche (non necessariamente centrate sulla proposta di elezione al Quirinale, e' ovvio: con Lidia si possono fare appassionanti incontri su tanti argomenti). * 7 Ma soprattutto parliamone: con le persone con cui condividiamo opinioni, esperienze, interessi, impegni; con le persone che riteniamo possano essere interessate ad avere una Presidente della Repubblica come Lidia; parliamone guardandoci nei volti e reciprocamente ascoltando le nostre voci. Una proposta come questa va "elaborata", cioe' meditata e discussa superando anche alcune frequenti e comprensibili resistenze interiori: in tante e tanti l'abbiamo pensata come desiderabile, ma non c'e' dubbio che forse molte e molti esitano ad esprimerla come proposta concreta su cui impegnarsi praticamente ritenendo che non sia sufficientemente "realistico" che persone che non appartengono alle gerarchie del palazzo propongano un ragionamento e un'indicazione per la Presidenza della Repubblica: invece proprio questa rottura culturale, questa uscita dall'apatia e dalla subalternita', questo ripudio della rassegnazione, questa presa di parola per una democrazia partecipata, costituiscono uno degli aspetti piu' interessanti della proposta. * 8. Infine: saremo grati a tutte le persone che vorranno comunicarci adesioni e iniziative affinche' anche sul nostro notiziario si possa darne notizia (il nostro indirizzo di posta elettronica e': nbawac at tin.it). 12. IN CODA. TRE BUONE IDEE PER CUI IMPEGNARSI ADESSO La prima: Lidia Menapace alla presidenza della Repubblica Italiana. La seconda: Rita Borsellino alla presidenza della Regione Siciliana. La terza: vincere il referendum in difesa della Costituzione. * La nonviolenza e' la politica del XXI secolo. Ogni persona faccia la sua parte. 13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 14. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1283 del 2 maggio 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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