La nonviolenza e' in cammino. 1283



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1283 del 2 maggio 2006

Sommario di questo numero:
1. Daniele Lugli e Mao Valpiana: Nonviolenza e politica. Un invito a Firenze
2. Il programma del convegno del Movimento Nonviolento a Firenze
3. Enrico Peyretti: La Costituzione non consente pena di morte e guerra
4. Ida Dominijanni: Le carte per tenere la rotta
5. Augusto Cavadi: La rivoluzione che parte dai commercianti antipizzo
6. Monica Frassoni: Cernobyl. Per non dimenticare
7. Elisabetta Caravati: Per Lidia Presidente della Repubblica
8. Letizia Lanza: Per Lidia Presidente della Repubblica
9. Ettore Masina: Per Lidia Presidente della Repubblica
10. Giorgio Montagnoli: Per Lidia Presidente della Repubblica
11. Otto cose che si possono fare a sostegno della proposta di Lidia
Menapace al Quirinale
12. Tre buone idee per cui impegnarsi adesso
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'

1. INCONTRI. DANIELE LUGLI E MAO VALPIANA: NONVIOLENZA E POLITICA. UN INVITO
A FIRENZE
[Ringraziamo Daniele Lugli e Mao Valpiana per questo invito a tutte e tutti
rivolto.
Daniele Lugli (per contatti: daniele.lugli at libero.it) e' il segretario
nazionale del Movimento Nonviolento, figura storica della nonviolenza,
unisce a una lunga e limpida esperienza di impegno sociale e politico anche
una profonda e sottile competenza in ambito giuridico ed amministrativo, ed
e' persona di squisita gentilezza e saggezza grande.
Mao (Massimo) Valpiana (per contatti: mao at sis.it, e anche presso la
redazione di "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803, fax  0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org) e' una delle figure piu' belle e autorevoli della
nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come
assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel
Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come
metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di
coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa
della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione
Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al
servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla
campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione
della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario
nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione
diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per
"blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio
direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio
della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione
di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato
di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per
la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il
digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana
rapita in Afghanistan e poi liberata. Un suo profilo autobiografico, scritto
con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4
dicembre 2002 di questo notiziario]

Si svolgera' il 5, 6, 7 maggio a Firenze il convegno su "Nonviolenza e
politica" promosso dal Movimento Nonviolento.
Il Convegno fa parte di un percorso iniziato con la Marcia Perugia-Assisi
"Mai piu' eserciti e guerre" del 2000, proseguito con la camminata
Assisi-Gubbio "In cammino per la nonviolenza" del 2003, e poi con il nostro
Congresso "Nonviolenza e' politica" del 2004.
Come punti di riferimento abbiamo scelto le dieci parole della nonviolenza
(forza della verita', coscienza, amore, festa, sobrieta', giustizia,
liberazione, potere di tutti, bellezza, persuasione) e le dieci
caratteristiche della personalita' nonviolenta (il ripudio della violenza;
la capacita' di identificare la violenza; l'empatia; il rifiuto
dell'autorita'; la fiducia negli altri; la disposizione al dialogo; la
mitezza; il coraggio; l'abnegazione; la pazienza).
Dunque sara' una riflessione non improvvisata, ma certamente aperta al
dialogo con tutte le persone e le organizzazioni amiche della nonviolenza.
Le strade possono essere diverse, ma la meta e' comune.
Indubbiamente la politica ha bisogno di essere ripensata, e non da oggi, e
noi siamo convinti che la nonviolenza sia la strada giusta anche per la
rigenerazione della politica: quella che cresce dal basso e quella delle
istituzioni. L'orizzonte ce l'ha indicato bene Aldo Capitini: e' quello del
"potere di tutti".
Abbiamo pensato a Firenze come citta' emblematica per la storia della
nonviolenza italiana: da Giorgio La Pira ad Alexander Langer, da padre
Ernesto Balducci e don Lorenzo Milani, dalla rivista "Il Ponte" al Centro di
Orientamento Sociale di Aldo Capitini. Firenze, citta' di pace, laica e
religiosa.
Nel convegno ci sara' spazio per il confronto fra tante iniziative concrete
che sono cresciute in questi anni, per riconoscere e rafforzare le radici
storiche, e per costruire nuovi momenti comuni di iniziative di movimento.
Inizieremo il venerdi' sera con una presentazione aperta alla citta'.
La mattina del sabato concentreremo l'attenzione su "nonviolenza e politica:
partiti e istituzioni", mentre il pomeriggio sara' dedicato a "nonviolenza e
politica: movimenti e alternative".
La domenica ci sara' una camminata in citta' per visitare luoghi della
nonviolenza, partendo da Piazza della Signoria.
I temi che si intrecceranno nei tre giorni fiorentini saranno molti: dalle
campagne per il disarmo ai corpi civili di pace, dall'opposizione al
nucleare civile e militare alle richieste al nuovo governo, dalla politica
internazionale alle campagne ecologiste, dal movimento No-Tav all'educazione
alla pace, dalla scuola all'informazione, e altro ancora.
Il metodo di lavoro sara' quello dei Cos [i Centri di orientamento sociale
promossi da Capitini - ndr]: ascoltare e parlare. Esperienze ed idee saranno
presentate da ognuno in forma sintetica per un confronto comune sulle
proposte di una politica nonviolenta e di una nonviolenza politica.
Arrivederci a Firenze.
Daniele Lugli, segretario del Movimento Nonviolento
Mao Valpiana, direttore di "Azione nonviolenta"

2. INCONTRI. IL PROGRAMMA DEL CONVEGNO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO A FIRENZE

Nonviolenza e politica. Firenze, 5, 6 e 7 maggio 2006
Firenze citta' di pace, sulle orme di: Aldo Capitini, Giorgio La Pira,
Fioretta Mazzei, Enzo Enriquez Agnoletti, Lorenzo Milani, Ernesto Balducci,
Alexander Langer.
*
Venerdi' 5 maggio, ore 21, Biblioteca Comunale Centrale in via Sant'Egidio
21.
Serata di presentazione alla citta', intervengono: padre Alex Zanotelli,
missionario comboniano; Daniele Lugli, segretario nazionale del Movimento
Nonviolento.
*
Sabato 6 maggio, ore 10. Sala del Dopolavoro Ferroviario in via Alamanni
(Stazione di Santa Maria Novella).
Convegno sul tema, intervengono fra gli altri Nanni Salio, Lidia Menapace,
Giusy Di Rienzo, Alberto L'Abate, Pasquale Pugliese, Rocco Pompeo, Alberto
Trevisan, Piercarlo Racca, Adriano Moratto, Marco Baleani, Mao Valpiana,
Angela Marasso, Michele Boato, Carmelo Sgandurra, Sergio Albesano,
Massimiliano Pilati, Luciano Capitini, Alberto Tomiolo, ecc.
*
Domenica 7 maggio, ore 10. Percorso da piazza della Signoria a piazza della
Signoria. Luoghi fiorentini per la nonviolenza.
1. Piazza della Signoria: "arengario", luogo dove si facevano le arringhe
durante le assemblee cittadine nel periodo comunale; Palazzo vecchio sede
del Comune dove La Pira e Enriquez Agnoletti hanno lavorato.
2. Via dei Benci: Chiesa Metodista dove Tartaglia ha predicato nel
dopoguerra.
3. Piazza S. Croce: Cappella dei Pazzi, luogo caro ad Alexander Langer.
4. Via Oriuolo: Biblioteca Comunale, sede della Fondazione Balducci; Casa di
Pio Baldelli, collaboratore di Capitini.
5. Piazza San Marco: sede dell'universita' dove insegno' Capitini; convento
dove La Pira abito', sede del centro La Pira.
6. Fortezza da Basso: carcere dove Gozzini fu detenuto per la sua obiezione.
7. Piazza Signoria (termine previsto ore 13).
*
Pernottamento consigliato: Ostello Santa Monaca, via Santa  Monaca, 6 (zona
Santo Spirito), tel. 055268338, fax: 055280185 (ognuno prenota
personalmente).
*
Per informazioni: Casa per la nonviolenza, tel. 0458009803.
Per altre informazioni: www.nonviolenti.org

3. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: LA COSTITUZIONE NON CONSENTE PENA DI MORTE
E GUERRA
[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questa
segnalazione.
Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio,
ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di
nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con
altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio",
che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi
"Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research
Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi
per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della
rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro
Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e
del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie
prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non
uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il
Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la
guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei
Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e
politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile
nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza
guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di
cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie
Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico
Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte
riproposta anche su questo foglio, da ultimo nei fascicoli 1093-1094; vari
suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e
alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu'
ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731
del 15 novembre 2003 di questo notiziario.
Gustavo Zagrebelsky, nato nel 1943 a San Germano Chisone (To), illustre
costituzionalista, docente universitario, giudice della Corte Costituzionale
(e suo presidente, quindi presidente emerito); componente dei comitati
scientifici delle riviste "Giurisprudenza costituzionale", "Quaderni
costituzionali", "Il diritto dell'informazione", "L'Indice dei libri", e
della Fondazione Roberto Ruffilli; socio corrispondente dell'Accademia delle
Scienze di Torino, gia' collaboratore del quotidiano "La Stampa"; per la
casa editrice Einaudi dirige la collana "Lessico civile"; autore di vari
volumi e saggi, ha collaborato al commentario alla Costituzione italiana
diretto da Giuseppe Branca. Tra i suoi numerosi lavori segnaliamo
particolarmente Amnistia, indulto e grazia. Problemi costituzionali,1972;
Manuale di diritto costituzionale. Il sistema costituzionale delle fonti del
diritto, 1974, 1978; La giustizia costituzionale,1978, 1988; Societa',
Stato, Costituzione. Lezioni di dottrina dello Stato, 1979; Le immunita'
parlamentari, Einaudi, Torino 1979; Il diritto mite, Einaudi, Torino 1992;
Questa Repubblica, Le Monnier, Firenze 1993; Il "crucifige" e la democrazia,
Einaudi, Torino 1995; (con Pier Paolo Portinaro e Joerg Luther, a cura di),
Il futuro della costituzione, Einaudi, Torino 1996; La giustizia
costituzionale, Il Mulino, Bologna 1996; (con Carlo Maria Martini), La
domanda di giustizia, Einaudi, Torino 2003; (a cura di), Diritti e
Costituzione nell'Unione europea, Laterza, Roma-Bari 2003, 2005; (con M. L.
Salvadori, R. Guastini, M. Bovero, P. P. Portinaro, L. Bonanate), Norberto
Bobbio tra diritto e politica, Laterza, Roma-Bari 2005; Imparare la
democrazia, Gruppo editoriale L'Espresso, Roma 2005; Principi e voti,
Einaudi, Torino 2005]

Gustavo Zagrebelsky indica con chiarezza due fatti al di sotto e al di fuori
della condivisione minima e necessaria in democrazia: la guerra e la pena di
morte.
"Morte e guerra sono decisioni irreversibili, dalle conseguenze
irreparabili". Sono decisioni basate sulla presunzione di assoluta verita' e
giustezza in materia gravissima. "Ma la democrazia e' un regime che non
consente queste certezze. La democrazia e' il sistema politico che si basa
sul provare e riprovare, sulla discussione in cerca delle soluzioni sempre
piu' umane, adeguate ai problemi e rispettose delle ragioni degli uni e
degli altri. E' il regime delle decisioni provvisorie che non contempla
ragioni assolute, se non quelle della dignita' umana e dei diritti e dei
doveri reciproci che ne derivano. Morte e guerra sono invece l'interruzione
assoluta del logos, il ritorno allo stato belluino, il confronto reciproco
non con la forza delle parole e degli argomenti, ma con la violenza
distruttrice".
Cosi' scrive Gustavo Zagrebelsky nell'articolo Nel libro della Costituzione
non ci sono la morte e la guerra, in "La Stampa Tuttolibri", 15 aprile 2006.

4. RIFLESSIONE. IDA DOMINIJANNI: LE CARTE PER TENERE LA ROTTA
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 25 aprile 2006.
Ida Dominijanni, giornalista e saggista, docente a contratto di filosofia
sociale all'Universita' di Roma Tre, e' una prestigiosa intellettuale
femminista. Tra le opere di Ida Dominijanni: (a cura di), Motivi di
liberta', Angeli, Milano 2001; (a cura di, con Simona Bonsignori, Stefania
Giorgi), Si puo', Manifestolibri, Roma 2005.
Stefano Rodota' e' nato a Cosenza nel 1933, giurista, docente
all'Universita' degli Studi di Roma "La Sapienza" (ha inoltre tenuto corsi e
seminari nelle Universita' di Parigi, Francoforte, Strasburgo, Edimburgo,
Barcellona, Lima, Caracas, Rio de Janeiro, Citta' del Messico, ed e'
Visiting fellow, presso l'All Souls College dell'Universita' di Oxford e
Professor alla Stanford School of Law, California), direttore dele riviste
"Politica del diritto" e "Rivista critica del diritto privato", deputato al
Parlamento dal 1979 al 1994, autorevole membro di prestigiosi comitati
internazionali sulla bioetica e la societa' dell'informazione, dal 1997 al
2005 e' stato presidente dell'Autorita' garante per la protezione dei dati
personali. Tra le opere di Stefano Rodota': Il problema della
responsabilita' civile, Giuffre', Milano 1964; Il diritto privato nella
societa' moderna, Il Mulino, Bologna 1971; Elaboratori elettronici e
controllo sociale, Il Mulino, Bologna 1973; (a cura di), Il controllo
sociale delle attivita' private, Il Mulino, Bologna 1977; Il terribile
diritto. Studi sulla proprieta' privata, Il Mulino, Bologna 1981; Repertorio
di fine secolo, Laterza, Roma-Bari, 1992; (a cura di), Questioni di
Bioetica, Laterza, Roma-Bari, 1993, 1997; Quale Stato, Sisifo, Roma 1994;
Tecnologie e diritti, Il Mulino, Bologna 1995; Tecnopolitica. La democrazia
e le nuove tecnologie della comunicazione, Laterza, Roma-Bari, 1997;
Liberta' e diritti in Italia, Donzelli, Roma 1997. Alle origini della
Costituzione, Il Mulino, Bologna, Il Mulino, 1998; Intervista su privacy e
liberta', Laterza, Roma-Bari 2005]

Neanche per sbaglio la parola "liberta'" e' mai comparsa nel campo di
centrosinistra ne' prima ne' dopo le elezioni. Anche qui siamo alle solite,
bloccati all'anno zero della discesa in campo di Berlusconi. Da allora a
oggi, nessuna politica e nessuna cultura politica per contrastare lo scippo
di quella parola da parte dell'omonima Casa e l'equivalenza indebita fra
liberta' e liberismo (e a catena: privatismo, antipolitica, eccetera
eccetera) che ne e' conseguito.
Percio' cade piu' che mai opportuno il "Piccolo promemoria per difendere le
liberta'" firmato ieri su "Repubblica" da Stefano Rodota', un articolo che
parlamentari e ministri in pectore del centrosinistra farebbero bene a
meditare nelle pause del risiko sugli incarichi.
In cinque agili punti, Rodota' mette il dito su altrettante piaghe, tutte
riportabili all'attacco alle liberta' e all'uguaglianza sferrato dalla
destra senza adeguate contromisure a sinistra: la religione della
flessibilita' che si e' imposta nel lavoro generando non liberta' ma
precarieta'; la cittadinanza censitaria (servizi privatizzati accessibili
solo ai ricchi) che sta sostituendo quella universalistica; l'aggressione
alla magistratura, che ne erode la funzione di garanzia e tutela dei
diritti; la faziosita' che impazza in campo etico e bioetico - dalla
procreazione assistita ai Pacs al testamento biologico -, dove la
presunzione di superiorita' del fondamentalismo cattolico e' diventata la
regola ossequiata da destra e da manca; l'abuso della raccolta di
informazioni, che in Italia come altrove alimenta lo spionaggio politico e
istituisce dispositivi di sorveglianza e controllo in nome della sicurezza.
Ce n'e' quanto basta per cambiare il profilo della cittadinanza e della
comune convivenza, e si vede da qui quanto sia pesante l'eredita' del
berlusconismo, in presenza o in assenza del suo titolare.
Eppure non uno di questi capitoli capitali diventa posta in gioco rigida e
dirimente per fare del cambio di maggioranza un netto cambio di direzione:
sulla legge 30 il centrosinistra e' diviso; sui Pacs idem; della legge 40
nessuno osa piu' neanche parlare; e in campagna elettorale Berlusconi ha
potuto agitare il "pericolo" dell'uguaglianza "fra il figlio dell'operaio e
il figlio del professionista" senza che nessuno alzasse un sopracciglio. E
non per caso nella stessa campagna elettorale - e dopo - il centrosinistra
ha inabissato il tema costituzionale, a livello italiano ed europeo: non una
parola sul referendum prossimo venturo che decidera' i destini della
Costituzione italiana; non una parola sulla Carta dei diritti (e sul
trattato costituzionale) dell'Unione europea. Eppure, osserva Rodota',
basterebbe tenere ferma la rotta fra queste due Carte per ritrovare la
strada.
Sempre ammesso che la si voglia ritrovare. Il silenzio sul referendum, "Il
manifesto" ha gia' avuto occasione di sottolinearlo, non e' un elemento di
contorno del quadro politico e istituzionale malcerto in cui ci troviamo.
Ne', conclude giustamente Rodota', si puo' sperare di vincerlo limitandosi a
contestare gli aspetti piu' tecnici della riforma costituzionale varata dal
centrodestra: "non batteranno i cuori" sulla composizione del senato delle
regioni o sui poteri del premier, se qualcuno non sara' in grado di spiegare
perche' quella composizione e quei poteri riguardano molto da vicino la
qualita' della cittadinanza, le liberta', la vita quotidiana di tutti. E se
le prime mosse della legislazione ordinaria del nuovo governo non saranno
coerenti con i principi della Costituzione che Berlusconi e i suoi vogliono
archiviare. In caso contrario, Berlusconi avrebbe perso una battaglia e
vinto la guerra.

5. RIFLESSIONE. AUGUSTO CAVADI: LA RIVOLUZIONE CHE PARTE DAI COMMERCIANTI
ANTIPIZZO
[Ringraziamo Augusto Cavadi (per contatti: acavadi at lycos.com) per averci
messo a disposizione questo suo articolo gia' apparso sulla cronaca
palermitana del quotidiano "La Repubblica" del 28 aprile 2006. Augusto
Cavadi, prestigioso intellettuale ed educatore, collaboratore del Centro
siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo, e' impegnato
nel movimento antimafia e nelle esperienze di risanamento a Palermo,
collabora a varie qualificate riviste che si occupano di problematiche
educative e che partecipano dell'impegno contro la mafia. Opere di Augusto
Cavadi: Per meditare. Itinerari alla ricerca della consapevolezza, Gribaudi,
Torino 1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a questioni inevitabili,
Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo, Augustinus, Palermo 1990;
Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad. portoghese 1999; Ciascuno
nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera, Augustinus, Palermo 1991;
Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad. portoghese 1999; Le nuove
frontiere dell'impegno sociale, politico, ecclesiale, Paoline, Milano 1992;
Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa puo' fare ciascuno di noi qui e
subito, Dehoniane, Bologna 1993, nuova edizione aggiornata e ampliata
Dehoniane, Bologna 2003; Il vangelo e la lupara. Materiali su chiese e
mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A scuola di antimafia. Materiali di
studio, criteri educativi, esperienze didattiche, Centro siciliano di
documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Essere profeti oggi. La
dimensione profetica dell'esperienza cristiana, Dehoniane, Bologna 1997;
trad. spagnola 1999; Jacques Maritain fra moderno e post-moderno, Edisco,
Torino 1998; Volontari a Palermo. Indicazioni per chi fa o vuol fare
l'operatore sociale, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe
Impastato", Palermo 1998, seconda ed.; voce "Pedagogia" nel cd- rom di AA.
VV., La Mafia. 150 anni di storia e storie, Cliomedia Officina, Torino 1998,
ed. inglese 1999; Ripartire dalle radici. Naufragio della politica e
indicazioni dall'etica, Cittadella, Assisi, 2000; Le ideologie del
Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001; Volontariato in crisi?
Diagnosi e terapia, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2003; Gente bella, Il
pozzo di Giacobbe, Trapani 2004; Strappare una generazione alla mafia, DG
Editore, Trapani 2005. Vari suoi contributi sono apparsi sulle migliori
riviste antimafia di Palermo. Indirizzi utili: segnaliamo il sito:
http://www.neomedia.it/personal/augustocavadi (con bibliografia completa)]

Martedi' 2 maggio, alle 10, poche ore prima dell'udienza di uno dei tanti
processi che vedono imputato Bernardo Provenzano, il "Comitato Addiopizzo"
taglia il primo traguardo.
A un anno dal lancio della campagna "Contro il pizzo cambia i consumi",
presentera', in conferenza stampa nazionale nella Sala Magna dello Steri,
sede del rettorato dell'Universita' degli Studi, una lista di cento
commercianti, di Palermo e provincia, che non pagano il pizzo e lo
dichiarano pubblicamente. Una lista che fa da indispensabile pendant
all'elenco di piu' di settemila clienti che si sono, sino ad ora,  impegnati
a fare consumo critico, preferendo "pagare chi non paga".
Comprensibile la soddisfazione dei giovani e degli imprenditori che hanno
promosso l'iniziativa (definita, da una ragazza del gruppo, "significativa
quanto la cattura di Provenzano"): chi, sin dall'inizio, appariva scettico
su questo primo - circoscritto - obiettivo, dovra' ricredersi. Anche in
Sicilia e' possibile che una sia pur minima percentuale di cittadini alzi la
testa piegata sotto il giogo mafioso.  Ed e' un sintomo di gioia trasformare
lo slogan iniziale ("Un intero popolo che paga il pizzo e' un popolo senza
dignita'") in una formulazione al positivo: "Un intero popolo che non paga
il pizzo e' un popolo Libero" (dove la maiuscola non e' errore ortografico,
ma felice allusione a Libero Grassi).
Alle autorita' competenti ed ai semplici cittadini, che hanno accompagnato
questi ragazzi nei loro primi passi, spetta adesso l'onere di non
abbandonarli: anche per evitare che la soddisfazione diventi trionfalismo e
il trionfalismo delusione.
Prima di tutto, sullo stesso piano in cui si e' operato sino ad ora, e'
necessario moltiplicare i consensi. Ci sono ambiti in cui la quantita' fa la
qualita': cento commercianti disubbidienti costituiscono un segno profetico,
diecimila un fatto storico. E resistere in diecimila e' molto piu' facile
che in cento. Percio' davvero noi consumatori dobbiamo preoccuparci di
incrementare sensibilmente gli introiti dei negozi e delle ditte che hanno
avuto il coraggio di esporsi. Dimostrando che l'antimafia puo' essere
conveniente, che (secondo la lezione di Tano Grasso) i valori possono
coniugarsi con gli interessi.
Secondariamente, e' necessario inserire questa battaglia in una strategia
economica piu' ampia. Il sistema mafioso - intendo dire - va prosciugato
contemporaneamente da ogni altro canale di finanziamento. Non pagare il
pizzo, o lasciare che siano sempre meno gli operatori che lo pagano, e'
importante: ma non e' tutto. Occorre stroncare l'usura, la produzione e lo
smercio delle droghe, il contrabbando delle sigarette, il giro delle
scommesse clandestine sulle corse dei cavalli o le lotte fra i cani, lo
smaltimento dei rifiuti (soprattutto tossici), l'abusivismo  edilizio nei
centri urbani e sui luoghi di villeggiatura, i rimborsi gonfiati alle
strutture sanitarie private, l'assegnazione spartitoria degli appalti...
Ciascuno di questi esempi tira in ballo istituzioni pubbliche: il sistema
creditizio bancario, la normativa nazionale sulle tossicodipendenze (con la
questione, non irrilevante, della depenalizzazione dell'uso personale delle
droghe leggere), la vigilanza della Guardia di Finanza, dei Carabinieri e
della Polizia di Stato, la tempestivita' dell'azione giudiziaria, la
trasparenza dei municipi...
E' del tutto evidente, dunque, che ogni strategia economica di contrasto al
dominio mafioso, per quanto intesa e realizzata in senso allargato, va a sua
volta inserita in un quadro complessivo ancora piu' generale. Essa, infatti,
presuppone - alle spalle e davanti - un ricambio radicale del ceto politico,
un aggiornamento meditato ma coraggioso della legislazione, un ripensamento
dell'etica personale e pubblica.
Ce n'e' abbastanza per scoraggiarsi? Forse. Non meno grave, pero', sarebbe
il rischio opposto della semplificazione. Sterile, infatti, la posizione
massimalista di certa sinistra che, con tono di sufficienza, deride i
piccoli risultati settoriali; ma deludente la miopia dei "moderati" che
procedono, di mossa in mossa, senza un progetto d'insieme. Non resta che una
direzione: uno scatto di orgoglio civile che faccia vibrare,
trasversalmente, gli onesti di ogni schieramento partitico e culturale. Che
convinca gli elettori di sinistra, di centro e di destra della priorita' di
rimandare a casa qualsiasi amministratore in rapporti, stabili e
documentati, con esponenti di "Cosa nostra". Che sradichi, alla base, la
possibilita' di leggere altre intercettazioni ambientali in cui un mafioso
confidi ad un altro tutta la sua diffidenza verso i politici in attivita'
("Non ti fidare, e' gente poco seria").
Tra poche settimane l'apertura dei seggi elettorali consentira' questa
possibilita' concentrando i consensi su una donna al di sopra di ogni
sospetto: chi, legittimamente, non ne approfittera', abbia il buon gusto di
non lamentarsi per i prossimi vent'anni.
Da progressista non mi entusiasmo per nulla allo spettacolo di un deputato
centrista che, se vuole provare ad essere coerentemente antimafioso, deve
abbandonare le proprie fila. Se mi venisse in mente il modo, preferirei
dargli una mano affinche' vincesse la battaglia di legalita' e di democrazia
all'interno delle sue organizzazioni in nome di un conservatorismo
dignitoso. Vicende del genere, da gestire con elasticita' in una prospettiva
tattica, cessano di essere auspicabili in un'ottica strategica. In un'ottica
che coltivi l'alberello senza dimenticare la foresta: che prenda sul serio,
dunque, l'iniziativa dei ragazzi antipizzo o il disagio del deputato
neodemocristiano, ma lavorando per una societa' altra in cui i mafiosi non
possano piu' distinguere tanto facilmente - per cosi' dire automaticamente -
i fronti avversi dagli schieramenti amici.

6. MEMORIA. MONICA FRASSONI: CERNOBYL. PER NON DIMENTICARE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 26 aprile 2006. Monica Frassoni (per
contatti: mfrassoni at europarl.eu.int), parlamentare europea, tra le figure
piu' note dell'impegno ecologista, e' presidente del gruppo parlamentare dei
Verdi al Parlamento europeo]

Il ricordo dei venti anni dal disastro di Cernobyl deve essere l'occasione
per riflettere sull'apparente rinascita della moda nucleare e su come
impedire che un metodo di produzione di energia sporco, costoso, non
rinnovabile e pericoloso possa apparire come la soluzione magica, pulita,
moderna e indolore al caro-petrolio e ai bisogni di un'economia sempre piu'
energivora.
*
Ed e' interessante notare che fra i piu' potenti alleati dei nuclearisti
c'e' anche l'Iaea, l'agenzia dell'Onu premiata dal Nobel per la pace e che
invece su Cernobyl si e' applicata con vigore per ridimensionare, manipolare
e nascondere gli effetti reali del piu' grande incidente nucleare della
storia. Basti pensare che nell'agosto 1986, quattro mesi dopo la catastrofe
di Cernobyl, Morris Rosen, allora capo della Sicurezza nucleare della Iaea,
disse che "Anche se si verificasse un incidente come quello di Cernobyl ogni
anno, continuerei a ritenere l'energia nucleare un tipo di produzione
energetica interessante" ("Le Monde", 28 agosto 1986). All'indomani di
un'esplosione che ha spedito nell'atmosfera una quantita' di radioattivita'
pari a duecento volte quella delle due bombe di Hiroshima e Nagasaki messe
insieme, facendo ricadere sul 40% della superficie dell'Europa cesio-137 in
misura pari a 4000 becquerel/m2 (bq/m2), provocando l'evacuazione di
centomila persone, il capo della Sicurezza nucleare della Iaea riteneva la
ripetizione annuale di un simile evento un'ipotesi accettabile!
Non stupisce quindi che i due rapporti pubblicati dalla Iaea in
collaborazione con l'Oms nel settembre del 2005 sulle conseguenze
dell'incidente per l'ambiente e per la salute, siano stati duramente
criticati. Secondo i rapporti, il numero totale di morti "effettivi" ammonta
a 39 (!), pur "ammettendo" che il numero totale di morti nei tre paesi
interessati e' dell'ordine di quattromila... o novemila a seconda che si
legga il comunicato stampa... o il rapporto dell'Iaea!
*
E' per rispondere a questa opera di propaganda nuclearista, ma anche per
analizzare seriamente dal punto di visto scientifico ed economico la reale
dimensione della catastrofe di Cernobyl e il suo impatto, che i Verdi
europei con la Fondazione Altner, hanno organizzato a Kiev il convegno
"Chernobyl + 20" ( 23-25 aprile 2006), con la partecipazione di esperti dai
cinque continenti.
In questa occasione e' stato presentato The other report on Chernobyl (sul
sito www.greens-efa.org) di I. Fairlie e D. Sumner, secondo i quali il
numero di morti (per cancro) attribuibili all'incidente di Cernobyl nel
corso dei prossimi anni andra', a seconda dei modelli scelti, dalle 30.000
alle 60.000 unita' (una cifra 7 o 15 volte piu' grande di quella della
Iaea).
Il rapporto Fairlie-Sumner, a differenza di quello della Iaea-Oms, non si
limita a valutare le conseguenze del fallout radioattivo sulle zone in cui
si sono registrati piu' di 40.000 bq/m2, pari al 2,3% del territorio europeo
e riferito alle aree piu' colpite in Ucraina, Bielorussia e Russia, ma tiene
comunque conto del fatto che piu' della meta' della quantita' totale della
radioattivita' emessa e' ricaduta su paesi al di fuori di questa area,
principalmente Jugoslavia, Finlandia, Svezia, Bulgaria, Norvegia, Romania,
Germania, Austria e Polonia.
Le differenze tra i numeri riportati dallo studio di Fairlie-Sumner e quello
della Iaea fanno riflettere su come, a vent'anni dall'esplosione del
reattore numero 4 di Cernobyl, questa vicenda continui a segnalare una
gravissima mancanza di trasparenza e, soprattutto, di cultura (e volonta')
democratica in materia di scelte energetiche, a partire dalle bugie con cui
le autorita' sovietiche hanno gestito il periodo immediatamente successivo
all'incidente, passando attraverso lo scandaloso lavoro di sottovalutazione
del danno della Iaea, fino all'opera di rimozione della percezione dei
pericoli legati al nucleare che la lobby di questa industria sta attivamente
promuovendo oggi.
*
Il mito del nucleare si nutre di disinformazione, non solo rispetto a
Cernobyl, ma anche rispetto agli altri incidenti, come in Giappone o nel
Regno Unito, rispetto ai reali costi per la collettivita' e per l'ambiente
della costruzione, della produzione e dello stoccaggio delle scorie, della
messa in sicurezza delle centrali, sui tempi di realizzazione.
Per queste ragioni risulta particolarmente prezioso il lavoro di chi in
questo ventennale si attiva con iniziative per non dimenticare, iniziative
il cui scopo non e' agitare Cernobyl come uno spauracchio per provocare
"irrazionali timori" nei confronti dell'energia nucleare, come sostiene la
lobby del nucleare, bensi' quello di informare nel miglior modo possibile
sul fatto che scegliere oggi il nucleare significa di fatto precludersi la
possibilita' di fare ricerca e di sviluppare l'ecoefficienza, il risparmio
energetico e le energie rinnovabili.

7. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. ELISABETTA CARAVATI: PER LIDIA PRESIDENTE DELLA
REPUBBLICA
[Ringraziamo Elisabetta Caravati (per contatti:
elisabettacaravati at libero.it) per questo intervento. Elisabetta Caravati e'
impegnata nell'esperienza delle Donne in nero a Varese (sito:
www.donneinnerovarese.org) ed e' autrice di acuti interventi sui temi della
pace, della solidarieta', dei diritti]

Aderisco anch'io all'appello per Lidia Menapace!

8. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. LETIZIA LANZA: PER LIDIA PRESIDENTE DELLA
REPUBBLICA
[Ringraziamo Letizia Lanza (per contatti: letizialanza at libero.it) per questo
intervento. Letizia Lanza e' una prestigiosa intellettuale e poetessa, da
"Noi donne" di giugno 2005 (disponibile anche nel sito: www.noidonne.org)
riprendiamo uno stralcio da una nota di presentazione di Letizia Lanza
scritta da Luca Benassi: "Letizia Lanza si occupa di civilta' antiche.
Laureata in lettere classiche a Venezia e perfezionata in scienze
dell'antichita' (indirizzo filologico) a Padova, persegue da anni una
ricerca portata avanti in prospettiva storico-femminile. Ha collaborato con
la Fondazione scientifica Querini Stampalia Onlus di Venezia per
l'organizzazione di una serie di interventi sul rapporto Antico/Moderno
(Seminari Piero Treves 1995-'96. Atti, Venezia, 1999). E' nella redazione
della rivista veneziana "Nexus" svolgendo attivita' di consulenza
sull'antico e collabora con l'associazione "L'Araba Felice" per la quale ha
gia' curato nel sito web (www.arabafelice.it) le schede di Ingeborg
Bachmann, Sara Copio Sullam, Christine de Pizan, Clotilde Tambroni e
Virginia Woolf. E' tra le voci di letteratura contemporanea nel sito
www.letteraturaalfemminile.it/letizialanza.html. Il suo indirizzo web figura
nella Libreria delle Donne di Milano (www.libreriadelledonne.it) e fa parte
della Fondazione Luciano Bianciardi. Sul rapporto tra letteratura e
femminilita' ed in particolare sul femminile nell'antico ha pubblicato, tra
le altre cose: Scritti di donna, Venezia, Supernova, 1995; Vipere e demoni.
Stereotipi femminili dell'antica Grecia, Venezia, Supernova, 1997; Donne
greche (e dintorni). Da Omero a Ingeborg Bachmann, Venezia, Supernova, 2001;
Grecita' femminile. L'altra Penelope, Venezia, Supernova, 2001; Diabolica.
Da oggi a ieri, Supernova, Venezia 2004..."]

Aderisco alla proposta: Lidia Menapace Presidente della Repubblica.

9. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. ETTORE MASINA: PER LIDIA PRESIDENTE DELLA
REPUBBLICA
[Ringraziamo Ettore Masina (per contatti: e-mail: ettore at ettoremasina.it,
sito: www.ettoremasina.it) per questo intervento che estraiamo da una piu'
ampia lettera personale. Ettore Masina, nato a Breno (Bs) il 4 settembre
1928, giornalista, scrittore, fondatore della Rete Radie' Resch, gia'
parlamentare, e' una delle figure piu' vive della cultura e della prassi di
pace. Sulle sue esperienze e riflessioni si vedano innanzitutto i suoi tre
libri autobiografici: Diario di un cattolico errante. Fra santi, burocrati e
guerriglieri (Gamberetti, 1997); Il prevalente passato. Un'autobiografia in
cammino (Rubbettino, 2000); L'airone di Orbetello. Storia e storie di un
cattocomunista (Rubbettino, 2005). Tra gli altri suoi libri: Il Vangelo
secondo gli anonimi (Cittadella, 1969, tradotto in Brasile), Un passo nella
storia (Cittadella, 1974), Il ferro e il miele (Rusconi, tradotto in
serbo-croato), El Nido de Oro. Viaggio all'interno del terzo Mondo: Brasile,
Corno d'Africa, Nicaragua (Marietti, 1989), Un inverno al Sud: Cile,
Vietnam, Sudafrica, Palestina (Marietti, 1992), L'arcivescovo deve morire.
Monsignor Oscar Romero e il suo popolo (Edizioni cultura della pace, 1993
col titolo Oscar Romero, poi in nuova edizione nelle Edizioni Gruppo Abele,
1995), Comprare un santo (Camunia, 1994); Il Volo del passero (San Paolo,
tradotto in greco), I gabbiani di Fringen (San Paolo, 1999), Il Vincere (San
Paolo, 2002). Un piu' ampio profilo di Ettore Masina, scritto generosamente
da lui stesso per il nostro foglio, e' nel n. 418 de "La nonviolenza e' in
cammino"]

Ti prego di pubblicare la mia adesione.
La proposta di candidare Lidia Menapace alla presidenza della Repubblica mi
sembra un fatto eminentemente poetico, dunque di grande significato. Ne
scrivero' al piu' presto sulla mia "Lettera".

10. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. GIORGIO MONTAGNOLI: PER LIDIA PRESIDENTE DELLA
REPUBBLICA
[Ringraziamo Giorgio Montagnoli (per contatti: montagnoli at nodalisfree.it)
per questo intervento. Giorgio Montagnoli (Genova, 23 giugno 1937), chimico
e docente fuori ruolo di chimica e biochimica alla facolta' di Medicina
veterinaria dell'Universita' di Pisa, fa parte del Cisp, Centro
interdipartimentale di ricerca sulle scienze per la pace della stessa
universita', ed e' garante di due insegnamenti ai due corsi di laurea in
Scienze per la pace (nel corso di laurea triennale Scienze molecolari della
vita, e nella specialistica Controllo delle armi chimiche e biologiche); e'
autore di pubblicazioni e testi scientifici sul tema del "Riconoscimento
molecolare" (ad esempio: Molecular Models of Photoresponsiveness, G.
Montagnoli and B. F. Erlanger editors, Plenum Press, New York 1983), ma
anche di divulgazione, in particolare sulle armi chimiche e biologiche, e
infine di testi letterari indirizzati alla pace: Tre raccolte per regalo,
Lucca libri, Lucca 1998, e A lato delle favole e nei sogni, Titivillus, S.
Miniato 2003; ha promosso e curato il volume di AA. VV.: Osservatorio sui
sistemi d'arma, la guerra e la difesa, Armi e intenzioni di guerra: rapporto
2004, Plus, Pisa 2005]

Ho visto l'appello, e l'apprezzo: aderisco anche io alla campagna per Lidia
Menapace Presidente della Repubblica; una donna, e politicamente impegnata
fuori delle lotte personalistiche che hanno messo in crisi molti in Italia.

11. MATERIALI. OTTO COSE CHE SI POSSONO FARE A SOSTEGNO DELLA PROPOSTA DI
LIDIA MENAPACE AL QUIRINALE

1. Scrivere lettere ai parlamentari per segnalare loro la proposta di
eleggere Lidia Menapace a Presidente della Repubblica, le ragioni di tale
proposta, i consensi che essa sta ottenendo, e per sollecitare un loro
impegno in tal senso.
Ovviamente occorre che siano lettere scritte con linguaggio adeguato: non
proclami o peggio ancora requisitorie.
Gli indirizzi di posta elettronica di tutti i parlamentari si trovano nel
sito della Camera dei Deputati (www.camera.it) e in quello del Senato della
Repubblica (www.senato.it).
*
2. Scrivere lettere ai consiglieri regionali (come e' noto all'elezione del
Presidente della Repubblica prendono parte oltre a tutti i parlamentari
anche tre rappresentanti per ogni Regione) per segnalare loro la proposta di
eleggere Lidia Menapace a Presidente della Repubblica, le ragioni di tale
proposta, i consensi che essa sta ottenendo, e per sollecitare un loro
impegno in tal senso.
Ovviamente occorre che anche queste  lettere siano scritte con linguaggio
adeguato.
Gli indirizzi di posta elettronica dei consiglieri regionali si trovano
agevolmento nei siti dei relativi Consigli Regionali.
*
3. Scrivere lettere ai mass-media locali e nazionali per segnalare loro
l'appello per l'elezione di Lidia Menapace a Presidente della Repubblica, le
ragioni di tale proposta, i consensi che ha gia' ottenuto, e per sollecitare
che ne diano informazione.
Ovviamente per i mass-media locali o settoriali e' preferibile che vi sia
anche una specificita' locale o settoriale della notizia (ad esempio
l'adesione di persone o associazioni del territorio o del campo di interessi
di riferimento dello specifico giornale, radio, tv, rivista, sito, etc.).
Ed altrettanto ovviamente occorre un linguaggio adeguato: conciso e chiaro;
alle redazioni giornalistiche interessa ricevere notizie, non esercizi di
retorica sia pur la piu' alata.
*
4. Valorizzare le mailing list e i siti nel web per far circolare l'appello
(chiedendo anche, a chi gestisce un sito, se sia possibile che nella home
page di esso sia segnalato l'appello "Per Lidia Menapace Presidente della
Repubblica" con un rinvio ad una piu' ampia notizia e possibilmente anche un
link alla o alle pagine web in cui e' possibile reperire maggiori
informazioni (ad esempio la pagina web da cui si possono raggiungere tutti i
fascicoli di questo notiziario, che e' la seguente:
http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html ).
*
5. Laddove possibile promuovere raccolte di adesioni nei luoghi di lavoro,
di studio, di incontro, di impegno: a tal fine potra' essere utile
predisporre dei volantini da affiggere ove consentito che rechino almeno:
a) un testo sintetico dell'appello (ad esempio: "Ci piacerebbe un Presidente
della Repubblica che avesse fatto la Resistenza. Un Presidente della
Repubblica che avesse fatto la scelta della nonviolenza. Un Presidente della
Repubblica femminista. Una Presidente della Repubblica. Lidia Menapace"):
b) una breve notizia su Lidia (ad esempio: "Lidia Menapace (per contatti:
lidiamenapace at aliceposta.it) e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla
Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica
amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra
le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti
della societa' civile, della nonviolenza in cammino. Nelle elezioni
politiche del 9-10 aprile 2006 e' stata eletta senatrice. La maggior parte
degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani
e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. Il
futurismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; L'ermetismo.
Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; (a cura di), Per un movimento
politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia
Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza
sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara
Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il
papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna,
Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001; (con Fausto
Bertinotti e Marco Revelli), Nonviolenza, Fazi, Roma 2004");
c) un punto di riferimento locale e come sia contattabile (ad esempio
telefonicamente o per e-mail);
d) l'indicazione di dove trovare ulteriori informazioni (ad esempio la
pagina web - che abbiamo segnalato sopra - che ospita i fascicoli di questo
notiziario, "La nonviolenza e' in cammino", in cui si da' notizia
dell'iniziativa, delle sue ragioni, delle dichiarazioni di adesione fin qui
rese pubbliche).
*
6. Con l'avvertenza di cercar di non sommergerla di richieste, si potrebbe
anche proporre a Lidia Menapace (scrivendole alla sua casella di posta
elettronica, sopra segnalata) di partecipare a iniziative pubbliche (non
necessariamente centrate sulla proposta di elezione al Quirinale, e' ovvio:
con Lidia si possono fare appassionanti incontri su tanti argomenti).
*
7 Ma soprattutto parliamone: con le persone con cui condividiamo opinioni,
esperienze, interessi, impegni; con le persone che riteniamo possano essere
interessate ad avere una Presidente della Repubblica come Lidia; parliamone
guardandoci nei volti e reciprocamente ascoltando le nostre voci.
Una proposta come questa va "elaborata", cioe' meditata e discussa superando
anche alcune frequenti e comprensibili resistenze interiori: in tante e
tanti l'abbiamo pensata come desiderabile, ma non c'e' dubbio che forse
molte e molti esitano ad esprimerla come proposta concreta su cui impegnarsi
praticamente ritenendo che non sia sufficientemente "realistico" che persone
che non appartengono alle gerarchie del palazzo propongano un ragionamento e
un'indicazione per la Presidenza della Repubblica: invece proprio questa
rottura culturale, questa uscita dall'apatia e dalla subalternita', questo
ripudio della rassegnazione, questa presa di parola per una democrazia
partecipata, costituiscono uno degli aspetti piu' interessanti della
proposta.
*
8. Infine: saremo grati a tutte le persone che vorranno comunicarci adesioni
e iniziative affinche' anche sul nostro notiziario si possa darne notizia
(il nostro indirizzo di posta elettronica e': nbawac at tin.it).

12. IN CODA. TRE BUONE IDEE PER CUI IMPEGNARSI ADESSO

La prima: Lidia Menapace alla presidenza della Repubblica Italiana.
La seconda: Rita Borsellino alla presidenza della Regione Siciliana.
La terza: vincere il referendum in difesa della Costituzione.
*
La nonviolenza e' la politica del XXI secolo.
Ogni persona faccia la sua parte.

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

14. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1283 del 2 maggio 2006

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