La nonviolenza e' in cammino. 1252



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1252 del primo aprile 2006

Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: Una dichiarazione di voto
2. Anna Grazia Pinna: Anna Kuliscioff
3. Tommaso Di Francesco presenta "Giorno di pioggia alle Fosse" di Lia
Albertelli
4. Claudio Gorlier presenta "Walden" di Henry David Thoreau
5. Indice dei numeri 719-745 (novembre 2003) de "La nonviolenza e' in
cammino"
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: UNA DICHIARAZIONE DI VOTO
Per favore, non stiamo a parlare delle scempiaggini e delle pagliacciate con
cui il primo ministro tenta distrarre l'attenzione da cio' che conta e
ridurre tutto a suburra.
Di cio' che conta occorre parlare per giudicare, per decidere, per esprimere
un voto che salvi la cosa pubblica dalla catastrofe.
*
Decidere se siamo dalla parte della mafia o dalla parte di chi la combatte.
Decidere se siamo dalla parte degli sfruttatori o degli sfruttati.
Decidere se preferiamo la guerra di tutti contro tutti o lo stato di
diritto.
Decidere se siamo dalla parte dei razzisti e dei golpisti al potere o della
Costituzione repubblicana scaturita dalla lotta antifascista.
Decidere se della natura pensiamo che sia uno scrigno da forzare e
saccheggiare o una casa comune e un sistema vivente di cui siamo noi stessi
parte in cui vivere e convivere.
Decidere infine se deve proseguire il regime del patriarcato che nega piena
dignita' umana a meta' del genere umano o se prendiamo sul serio quella
dichiarazione secondo cui tutti gli esseri umani hanno uguale diritto alla
vita, alla liberta', alla solidarieta'.
*
A chi mi chiede per chi voto alle prossime elezioni politiche, rispondo: per
la coalizione di centrosinistra che si oppone alla coalizione berlusconiana;
e per il solo, semplice fatto che si oppone alla coalizione berlusconiana.
Perche' solo con la sconfitta della coalizione berlusconiana si potra'
difendere, salvare, promuovere la Costituzione repubblicana, la legalita',
la democrazia nel nostro paese.

2. MEMORIA. ANNA GRAZIA PINNA: ANNA KULISCIOFF
[Dal sito www.noidonne.org riprendiamo il seguente articolo apparso su "Noi
donne" di marzo 2006.
Anna Grazia Pinna scrive su "Noi donne".
Anna Kuliscioff (1854-1925) e' una delle figure piu' grandi della storia del
movimento socialista italiano ed internazionale. Opere di Anna Kuliscioff:
oltre agli interventi politici pubblici si vedano anche: Lettere d'amore a
Andrea Costa, Feltrinelli, Milano 1976; Filippo Turati, Anna Kuliscioff,
Carteggio, in piu' volumi, Einaudi, Torino. Opere su Anna Kuliscioff:
Filippo Turati (a cura di), Anna Kuliscioff, in memoria, Lazzari, Milano
1926; Alessandro Schiavi, Anna Kuliscioff, Opere nuove, Roma 1955; Maricla
Boggio, Annabella Cerliani, Anna Kuliscioff (Con gli scritti di Anna
Kuliscioff sulla condizione della donna), Marsilio, Venezia 1977; Franco
Damiani e Fabio Rodriguez (a cura di), Anna Kuliscioff, Immagini scritti
testimonianze, Feltrinelli, Milano 1978]

"In Italia non c'e' che un uomo, che in realta' e' una donna e per di piu'
russa: Anna Kuliscioff". In questo modo nel 1893 Antonio Labriola descriveva
ad Engels lo stato dell'intellighenzia italiana e quali fossero i reali
interlocutori per un vivace dibattito politico, contribuendo al
perfezionamento del mito kuliscioviano particolarmente vivo nell'immaginario
collettivo dell'epoca.
In effetti la biografia della Kuliscioff risulta tutt'oggi particolarmente
intrigante e di estrema modernita', e non e' un caso che in tempi
relativamente recenti e in fase di valorizzazione dei "padri" del socialismo
italiano abbia addirittura ispirato una piece teatrale ed uno sceneggiato
televisivo.
Appare comprensibile lo scalpore che potevano suscitare presso i suoi
contemporanei le vicissitudini di colei che, proveniente da una Russia per
lo piu' misteriosa, era stata tra le prime donne ad iscriversi
all'Universita' di Zurigo, aveva abbracciato l'ideologia rivoluzionaria
anarchica vagando per l'Europa, era stata suo malgrado ospite delle carceri
italiane, aveva avuto una relazione more uxorio con il leader
dell'anarchismo italiano Andrea Costa da cui era nata una figlia, aveva
abbandonato il suo compagno per proseguire i suoi studi e, una volta
conseguita la laurea in medicina, era diventata la "dottora dei poveri"
nella Milano di fine '800, divenendo nel contempo "libera sposa" di Filippo
Turati e "signora del socialismo italiano".
Al di la' degli aspetti meramente agiografici, tuttavia, recuperare la
memoria della Kuliscioff ad 80 anni dalla sua morte e' importante in
particolar modo per riconoscerle un contributo fondamentale non solo per la
genesi del Partito Socialista Italiano e per la formazione politica di molti
intellettuali dell'epoca, ma anche per aver posto il tema della questione
femminile in termini originali e in un contesto in cui gli stessi compagni
di partito risultavano ostili.
Dall'inizio degli anni '90 l'operato della Kuliscioff si svolge su piu'
piani paralleli: da un lato dirige il processo di formazione del Partito
Socialista Italiano, introducendovi spunti ideologici importanti grazie
anche alla sua collaborazione a "Critica sociale", dall'altro si impegna sul
campo piu' specifico della condizione della donna nella societa' italiana.
La Kuliscioff nell'arco degli anni ha maturato una posizione ben precisa
riguardo alla questione femminile: la sua attivita' di medico le ha
consentito di constatare direttamente le misere condizioni delle
lavoratrici, la sua formazione internazionalista la porta a riflettere sul
rapporto tra socialismo e questione femminile e a prendere una posizione
contro una certa scuola del piu' retrivo darwinismo sociale che larga eco ha
anche presso gli ambienti socialisti, tesa a dimostrare l'inferiorita' della
donna su base biologica (provata dal minor volume del cervello).
*
Nella famosa conferenza che tiene a Milano nel 1890, intitolata "Il
Monopolio dell'Uomo", la Kuliscioff imposta la sua analisi in maniera tale
che la questione femminile risulta essere parte della piu' generale
questione sociale, e non una problematica separata. Partendo dal dato che la
forza lavoro femminile nelle fabbriche e' maggiore di quella maschile, anche
se retribuita con un salario inferiore, pone l'accento sull'importanza del
lavoro che ritiene la via stessa dell'emancipazione, "la sorgente vera del
perfezionamento della specie umana" in quanto offre alla donna
l'indipendenza economica sottraendola alla sottomissione e al servilismo nei
confronti dell'uomo. Per questo motivo ritiene che solo un'intelligente
legislazione possa migliorare la condizione della donna, fin li' messa alla
stessa stregua degli incapaci di intendere e di volere per quanto riguarda i
diritti politici, e individua nell'associazionismo femminile la possibilita'
della nascita di una spinta propulsiva per il miglioramento della propria
condizione.
La Kuliscioff tende a sottolineare che il suo e' un femminismo di classe,
che paragona la donna all'operaio, vittime entrambi dello stesso
sfruttamento; si differenzia pertanto dall'impostazione data da altre
esponenti del nascente partito socialista o dall'elite del femminismo
borghese, che invoca l'equiparazione di determinate categorie di donne a
determinate categorie di uomini. In questo comune sentire la Kuliscioff
intravede il pericolo di un "voto plurimo", concesso all'avversario di
classe, e condanna la miopia politica della dirigenza socialista che e'
incapace di cogliere l'enorme potenziale di lotta delle donne che
rappresentano la meta' del proletariato, non inserendo i loro obiettivi nel
suo programma, ne' impegnandosi per ottenere il suffragio universale dei due
sessi nel timore che combattere per una prospettiva del genere possa
ritardare il suffragio maschile.
*
Nel perseguimento del suo progetto, la Kuliscioff fonda nel 1897 a Milano il
Movimento Femminile Socialista per condurre uno studio approfondito sulle
condizioni di lavoro delle donne e dei minori nelle fabbriche, al fine di
proporre in Parlamento un'idonea proposta di legge. Nonostante lo scopo
fondamentale sia quello di garantire condizioni di vita piu' accettabili
prima e dopo il parto, anche grazie all'istituzione di una Cassa di
Maternita', la nota Legge Carcano che scaturisce da questa proposta
risultera' fortemente ridimensionata nei contenuti, rappresentando pertanto
una vittoria "monca" della Kuliscioff. Prosegue tuttavia la sua campagna di
sensibilizzazione fondando nel 1912 "La difesa delle lavoratrici", il
giornale che diviene il primo organo nazionale del movimento femminile
socialista. L'intento e' quello di creare una tribuna in cui discutere
questioni di attualita' politica, cercando nel contempo di coinvolgere piu'
direttamente le masse femminili ancora prevalentemente analfabete grazie
all'utilizzo di un linguaggio semplice, ma senza disdegnare un'esplicita
apertura all'ambito internazionale e una palese impronta pacifista ed
antimilitarista.
Solo nel congresso che si tiene ad Ancona nel 1914 il Psi si impegna a
presentare entro un anno la proposta di legge che riconosca il suffragio
femminile, dando il giusto riconoscimento alla battaglia che la Kuliscioff
ha condotto negli ultimi 25 anni e colmando quella sorta di debito morale
nei suoi confronti causato da una forma di misoginia culturale che per anni
aveva impedito di prendere seriamente in considerazione le sue petizioni.
Tuttavia, a bloccare ulteriormente l'iter parlamentare della legge (e a
ritardarlo di oltre 30 anni) intervengono la prima guerra mondiale e
successivamente il fascismo, che nella sua opera di demolizione dei diritti
cerchera' di cancellare l'operato e il mito della Kuliscioff.
*
E' rielaborando i dati della sua attivita', che noi donne oggi possiamo
trarre ulteriori convinzioni per le nostre battaglie, in questo nuovo
contesto di precariato post-industriale e di resipiscenza di atteggiamenti
ideologici avversi alle conquiste nel campo dei diritti civili. Anna
Kuliscioff e' una forza al di la' del mito.

3. MEMORIA. TOMMASO DI FRANCESCO PRESENTA "GIORNO DI PIOGGIA ALLE FOSSE" DI
LIA ALBERTELLI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 24 marzo 2006 (nel LXII anniversario del
massacro nazifascista delle Fosse Ardeatine).
Tommaso Di Francesco, giornalista del "Manifesto", esperto di politica
internazionale, e' curatore e autore di acuti saggi di analisi e di
intervento politico, ma anche di pregevoli testi letterari in versi e in
prosa; tra i suoi volumi segnaliamo particolarmente: in ambito
saggistico-politico: (a cura di), Jugoslavia perche', Gamberetti, Roma 1995;
(a cura di), La Nato nei Balcani, Editori Riuniti, Roma 1999; in ambito
letterario: (a cura di), Veleno, Savelli, Milano 1980; Quintopiano, Edizioni
Manuzio, Roma 1981; (a cura di, con Antonio Ricci), Elenca, Valore d'Uso,
Roma 1982; Doppio deserto, PellicanoLibri, Roma 1985; Cliniche, Crocetti,
1987; (a cura di, con Pino Blasone), La terra piu' amata. Voci della
letteratura palestinese, Il manifesto, Roma 1988 (seconda edizione
acxcresciuta e aggiornata: Wasim Dahmash, Tommaso Di Francesco, Pino Blasone
(a cura di), La terra piu' amata. Voci della letteratura palestinese,
Manifestolibri, Roma 2002; Il giovane Mitchum, Il lavoro editoriale,
Ancona-Bologna 1988; Tuffatori, Crocetti, 1992; Incorpora testo, Piero
Manni, Lecce, 1994; Hotel Abisso, Mancosu, Roma, 1994.
Lia Albertelli, compagna di Pilo Albertelli, e' autrice del poemetto "Giorno
di pioggia alle Fosse", pubblicato nel marzo del 1948 "nel quarto
anniversario delle Ardeatine".
Pilo Albertelli, medaglia d'oro della Resistenza, fu trucidato alle Fosse
Ardeatine. Dal sito dell'Associazioen nazionale partigiani d'Italia
(www.anpi.it) riprendiamo la seguente scheda: "Pilo Albertelli, nato a Parma
il 10 ottobre 1907, ucciso a Roma il 24 marzo 1944, medaglia d'oro al valor
militare alla memoria. Professore di storia e filosofia. Nel 1928 fu
arrestato con l'accusa di aver svolto attivita' antifascista tra gli
studenti e condannato a cinque anni di confino. Albertelli fu tra i piu'
convinti propugnatori della fondazione del Partito díAzione e, dopo l'8
settembre del 1943, fu a Roma tra i piu' audaci organizzatori della
Resistenza e delle formazioni 'Giustizia e Liberta''. Membro del Comitato
militare romano del Corpo volontari della liberta', il primo marzo del 1944
cadde nelle mani della banda Koch. Condotto dai fascisti in via Tasso, dopo
giorni di sevizie fu visto dai compagni di lotta con le costole spezzate, il
corpo straziato, il volto reso irriconoscibile. Tre settimane dopo l'arresto
fu massacrato alle Fosse Ardeatine con gli altri 334 Martiri. Pilo
Albertelli lascio' scritto: 'Un uomo senza ideali non e' un uomo ed e'
doveroso sacrificare, quand'e' necessario, ogni cosa per questi ideali'. Tra
le opere filosofiche di Albertelli: Gli Eleati, testimonianze e frammenti,
Bari, 1939; Il problema morale nella filosofia di Platone, Roma, 1939"]

Non le ragioni, ma il corpo. La perdita e i corpi. "Ho segni profondi nelle
mie carni / e nel cuore una fiamma mi divora / e le voci infantili dei figli
/ battono come ali leggere", scriveva Lia Albertelli. Quando Lia si rese
conto di essere rimasta davvero sola senza il suo compagno, senti'
l'irrefrenabile bisogno di raccontare ai figli come e perche' il padre era
morto. Da quattro anni andava componendo un lungo racconto in versi fatto di
tutti i momenti segreti che l'avevano legata per l'ultima volta a quel 24
marzo, il piu' doloroso e sanguinoso. Doloroso e sanguinoso: nessuno pensi
che questi due termini rendano facile e perfino oggettivo il ricordo.
Inoltre, sebbene fosse evidente la necessita' di tramandare quella memoria
del massacro, la forma necessaria non era per nulla scontata. Potevano
bastare le ragioni del martirio e le motivazioni politiche del sacrificio?
*
In quale forma testimoniare?
Come testimoniare, come far capire che c'erano stati "uomini coscienti che
nella vita esistono valori universali ai quali bisogna sottomettere ogni
egoismo e anche ogni tenero affetto" e insieme la tragedia della perdita
invece proprio del tenero affetto, di un legame parziale, piccolo, perfino
minimo ma unico, irripetibile e fatto della presenza del corpo?
Lia Albertelli per rendere pubblico - e concreto - il suo racconto attese
proprio un 24 marzo, quello del 1948, quattro anni dopo, per pubblicare il
poemetto "Giorno di pioggia alle fosse", di 50 pagine, presso la Sallustiana
editrice di Roma.
"Miei cari bambini, sono quattro anni che il babbo non e' piu'. Quando
l'hanno portato a morire eravate ancor troppo piccoli e non desideravate che
correre e giocare, percio' la mamma ha cercato sempre di non offuscare la
vostra infanzia soffocando nel cuore la sua grande pena", scrive Lia
nell'introduzione, concludendo: "Ho scritto per voi queste poesie...".
Si', sono 22 poesie, ma tutte legate da un unico obiettivo, riassunto nel
poemetto centrale del quaderno, "La prima volta alle Fosse Ardeatine":
quello di resocontare l'anima dilaniata tra la perdita generale e storica e
quella privata, consegnando la profonda consapevolezza che nel fluire di
questa doppia narrazione sta l'unica certezza che le parole scritte abbiano
avuto davvero senso e la comunicazione personale sia davvero arrivata. E sia
difficilmente dimenticabile. Perche' la tensione retorica e' stemperata in
una scrittura quasi diaristica, quella di una memoria femminile del corpo
dell'uomo amato, che da' voce a una rabbia e a un dolore profondi, in versi
rigorosi e con una musicalita' straziante. E' chiaro fin dalla prima poesia
che s'intitola infatti "Il tuo distacco", subito capace di far sentire
"lieve il respirare" e la morte piu' vicina, nella lontananza estrema del
"seme fecondo", un'altra poesia dove l'eredita' delle ragioni della lotta
sono commiste al seme racchiuso nelle "carni dei figli / le mie..." mentre
l'uomo amato e ancora desiderato non c'e' piu' e "dai polsi tagliati
guardavi la vita".
*
Quella pensione di nome Oltremare
I polsi tagliati? E' Lia a spiegare nelle note per alcune poesie: "Il vostro
babbo che, durante il periodo della lotta clandestina, lasciati gli studi
diletti, imbraccio' le armi come capo dell'organizzazione militare del
Partito d'Azione, fu arrestato dai fascisti il primo marzo 1944 e rinchiuso
in una pensione, trasformata in una prigione e in luogo di tortura,
all'ultimo piano di una casa in via Principe Amedeo n. 2. Dopo qualche
giorno dal suo arresto - continua Lia Albertelli - poiche' il suo corpo era
sfinito per i tormenti che gli infliggevano e temeva di non resistere piu' a
lungo, tento' di togliersi la vita tagliandosi le vene dei polsi con una
lente degli occhiali. Voleva cosi' salvare la vita dei compagni...". Niente
pero' di fronte alla poesia "Vana minaccia" dove la vita resta senza
speranza e tutto "sta per palpitare contro minacce oscure".
Infatti "per la seconda volta - scrive Lia ai figli - il babbo tento' di
uccidersi nella stessa pensione Oltremare, perche' un giorno, riusciti vani
tutti i tentativi e mezzi per costringerlo a parlare, gli fecero questa
minaccia: 'Domani andremo a prendere sua moglie e i bambini, faremo anche a
loro qualche carezza. Allora lei parlera' professore'. Ma il babbo che ci
amava tanto, per non vederci soffrire e per non tradire la sua causa,
spalanco' la finestra per buttarsi nel vuoto. Al rumore dell'armadio da lui
spostato per liberare la finestra, accorsero due agenti che lo afferrarono
appena in tempo...". Appena in tempo per vederlo nell'ultima "Visita a
Regina Coeli", quando "in un mattino chiaro, quello del 21 marzo, andammo
tutti e tre a trovare il babbo... i fascisti della pensione si erano decisi
finalmente a trasferirlo la', ormai convinti che sarebbe morto piuttosto che
parlare".
Eccola, la visita a Pilo Albertelli incarcerato, nei versi di Lia: "Eri
seduto su una lunga panca / coi detenuti / e ci vedesti entrare: / t'alzasti
adagio, per venirci incontro / e sorridevi, / tu che non speravi / di
rivederci, d'abbracciarci mai. / Fu il bacio delle tue labbra esangui / e lo
sguardo dei tuoi occhi spenti / cosi' pieno d'amore / che il volto mio, /
soffuso di pianto, / rimase muto / celato sul tuo petto stanco".
*
"Il nome tremulo"
Proprio nello stesso mutismo de "L'Ultima firma", i versi che parlano del
registro kafkiano della prigione, firmato da Pilo Albertelli e dagli altri
detenuti "in uscita" quando furono prelevati dai tedeschi poco prima di
essere trucidati: "Quella tua firma / piangeva silenziosamente / tanto era
accorata / ch'io non vi lessi il tremulo tuo nome / ma d'angoscia / solo,
l'interminabile addio".
Poi le notti d'attesa, le speranze, l'angoscia a non voler credere che la'
sotto... Infine la decisione presa dalle donne. Scrive Lia Albertelli nella
nota a "La prima volta alle Fosse Ardeatine": "In una mattina al principio
dell'aprile 1944 andai con le signore Benticenti, Baglivo, Rodella e
Lionelli alla ricerca delle Fosse. Camminammo tanto prima di arrivare.
Finalmente alcuni ci indicarono le grotte. Che buio. Anche il babbo doveva
essere la' dentro e fuori era tornata primavera". Pare di vederle in fila,
che si sorreggono, a piedi, nella solitudine della campagna romana
dall'Appia all'Ardeatina, in una zona allora completamente fuori da ogni
abitato. "Vi hanno ucciso qui dentro / ammucchiati in una di queste fosse /
.... / Ci sorreggiamo una all'altra / tenendoci per mano. / Siamo poche
spose / e con noi e' una sorella e una madre / ...".
*
Un compianto senza pianto
Nel lungo compianto inventano un rituale. Baciano la terra, la cospargono di
fiori che dividono equamente, scavano il fango con le mani. Ma dai loro
volti, occhi, bocche contratte escono pochi pianti e invece tante
maledizioni e "bestemmie di fuoco" contro gli assassini e chi li ha aiutati.
Poi, dopo molti giorni, il riconoscimento, con i nomi: "Sono tanti e poi
tanti / sono come sassi scagliati / e fanno un rumore / cui sola la eco
risponde". Fino all'estrema passione contenuta nelle parole "classiche":
"Solo un pallido teschio. / Ma io vedevo i capelli castani / tremare di luce
gli occhi pacati / e sulle labbra / il sorriso un po' arcano".
Chiudo il poemetto. Vorrei che tanti altri, del mestiere di poeta e no, lo
riaprissero.
Alla prima pagina vergata a mano la dedica a Giuseppina - mia madre -
"queste dolorose poesie, per ricordo" e la data 24 marzo 1950.
Mia madre, "a servizio" in un condominio del centro, aveva conosciuto Lia
Albertelli. A lei aveva voluto raccontare il dolore del giorno in cui, con
le altre due sorelle, era stata chiamata a ricevere ad Ancona, nel marzo
1948, chiuse in due cassettine di zinco, le ossa del fratello catturato dai
tedeschi e costretto a forza l'8 settembre a partire in guerra nei Balcani.
"Tirava vento al porto e ci scompigliava i capelli che avevamo lunghi -
raccontava mia madre - i soldati che portavano i resti erano distratti. Noi
avevamo in cuore e negli occhi il volto e il corpo di nostro fratello
bellissimo. Che fine aveva fatto il suo sorriso misterioso? Quella mattina
io non piangevo. Bestemmiavo e maledivo".

4. LIBRI. CLAUDIO GORLIER PRESENTA "WALDEN" DI HENRY DAVID THOREAU
[Dal quotidiano "La Stampa" del 15 giugno 2005.
Claudio Gorlier, illustre anglista, e' docente di letteratura dei paesi di
lingua inglese all'Universita' di Torino, precedentemente ha insegnato
letteratura anglosassone e Letteratura inglese nelle Universita' Ca' Foscari
di Venezia e Bocconi di Milano e in diversi atenei dei paesi anglosassoni.
Autore di molte puibblicazioni, collabora al quotidiano "La Stampa", al
settimanale "Panorama" e ai programmi culturali della Rai.
Henry David Thoreau nacque a Concord, nel Massachusetts nel 1817 e vi mori'
nel 1862, si laureo' ad Harvard, fu amico di Ralph Waldo Emerson e figura di
rilievo del trascendentalismo; per due anni visse in solitudine in una
capanna da lui stesso costruita sul lago Walden; obiettore alle spese
militari perche' contrario alla guerra con il Messico, fu per questo
detenuto per un giorno in prigione; e' l'autore di Walden e de La
disobbedienza civile, due opere che molto hanno contato nel promuovere sia
la consapevolezza che oggi chiamiamo ambientalista, sia l'accostamento alla
nonviolenza]

Ha ragione Salvatore Proietti, nella prefazione a Walden di Henry David
Thoreau (Donzelli, 246 pagine, 21 euro, introduzione di Wu Ming), a notare
che e' "finalmente giunto il momento di un ritorno d'attenzione" nei
confronti di uno dei veri giganti della cultura degli Stati Uniti.
L'impeccabile traduzione italiana da lui curata e basata su una recentissima
edizione critica americana rende disponibile un supremo classico introvabile
ormai da decenni. Walden, con il sottotitolo Vita nel bosco, che ne fissa il
paradigma, e' un libro unico e sfugge a ogni classificazione di genere. In
quanto a Thoreau, con Hawthorne, Melville, Emerson, uno dei protagonisti del
cosiddetto "Rinascimento americano", si conferma una figura di singolare,
incisiva presenza, piu' che mai, oggi.
Il libro apparve nel 1854. Thoreau, nato nel 1817, morto nel 1862, godeva di
una relativa agiatezza; il padre - figuratevi - era stato il primo a
inventare e fabbricare la mina per le matite. A Concord, la cittadina del
Massachusetts dove trascorse tutta la sua breve vita, abitavano o si
incontravano proprio quei protagonisti che ho appena nominato, tanto che
intitolai un mio libro su di loro L'universo domestico. Vicino a Concord
c'e' un grazioso lago, Walden, appunto. Dal luglio del 1845 al settembre
1847 Thoreau si trasferisce in virtuale solitudine sulle sue sponde; salvo
poche visite agli amici e una notte in prigione, per motivi che vedremo,
abita in una capanna di legno.
Cosi' nasce il libro, suddiviso in una serie di capitoli che spaziano dalle
notazioni immediate, dalle osservazioni, a tutta una serie di originali,
intense riflessioni. Un modello, se si vuole, esisteva: l'esperienza di
Rousseau sul lago di Ermenonville, ma l'originalita' di Walden, la sua
visione anticipatrice, rimane senza paragoni. Intanto, Thoreau si affida
alla natura come rivendicazione di liberta' a fronte delle istituzioni
soffocanti; esalta il wild, il selvaggio, contro il tame, l'addomesticato,
vangelo del cosiddetto progresso, dell'affarismo. Non vuole "l'amore, il
danaro, la fama", bensi' "la verita'". Detesta l'urbanesimo, parla con
disprezzo dell'esaltazione del progresso tecnologico (sarcasticamente,
spiega che della stazione ferroviaria di Boston apprezza la ritirata; si
domanda a che serve il telegrafo se poi non c'e' nulla da comunicare), si
schiera contro lo schiavismo.
Sotto un certo profilo, Thoreau appare fieramente anacronistico, mentre in
realta' inventa un filone insieme concettuale e letterario che si spingera',
nel Novecento, ai figli dei fiori, ai libertari, all'itinerario di On the
road. L'espansione nel West, l'industrializzazione, se accettate
passivamente e sfruttate, gli sembrano profondamente corruttrici.
L'individuo deve salvare sia il proprio corpo sia la propria mente, e nel
linguaggio lievitante, insieme concreto e magico, Walden ci consegna questo
messaggio lucido e appassionato.
Era maturato concretamente e programmaticamente, nel 1849, un testo chiave,
On the Duty of Civil Disobedience, sul dovere della disobbedienza civile,
che si rifa' appunto al carcere di un giorno patito per aver rifiutato di
pagare le tasse (provvidero gli amici) in segno di protesta per la guerra
contro il Messico e la secolarizzazione politicizzata delle Chiese
protestanti americane: un tema piu' che mai scottante. Un aneddoto vuole che
Emerson, visitandolo in prigione, gli domandasse "che fai li'?" e che
Thoreau replicasse: "e tu che fai la' fuori?". "La mia prigione" la chiamo'
Thoreau, con trasparente allusione a Silvio Pellico.
La disobbedienza civile, dichiaratamente, si colloca tra i modelli del
Mahatma Gandhi; del resto, Thoreau fu sempre curioso, non meno di Emerson,
della filosofia orientale. Forse, celebrando l'eroe antischiavista John
Brown, condannato a morte e che egli aveva conosciuto, Thoreau mostro' di
non conoscere a fondo la realta' del Sud. Ma esiste un singolare, quasi
profetico risvolto, che anticipa la poesia di Whitman, e su cui si continua
a discutere. Difatti, Thoreau credeva fermamente in una sorta di primato
morale e civile del suo Paese, fiero di non vantare un passato ma capace di
porsi al centro della storia presente. Insomma, gli Stati Uniti come nazione
missionaria, unica per i suoi valori piu' autentici e con una sorta di
dovere di propagarli e di diffonderli. Non certo con la forza, ma con rigore
moralmente programmatico. Anche per questo egli e' tutto da riscoprire.

5. MATERIALI. INDICE DEI NUMERI 719-745 (NOVEMBRE 2003) DE "LA NONVIOLENZA
E' IN CAMMINO"

* Numero 719 del primo novembre 2003: 1. Un maestro; 2. Un quattro novembre
dalla parte delle vittime, contro tutte le guerre; 3. Shahrzad Mojab: la
guerra infinita; 4. Daphna Baram: l'unico bambino al sicuro; 5. Naw Zipporah
Sein: un giorno di pace e giustizia; 6. Enrico Peyretti: dall'ahimsa al
satyagraha; 7. Francesco Tullio: sugli aspetti psicosociali dei conflitti;
8. Gianni Tamino: l'Unione Europea e i Corpi civili di pace; 9. L'8 novembre
a Verona, con Lidia Menapace; 10. Il 7-8 novembre a Viterbo, con amore; 11.
L'8 novembre a Roma, contro il muro della segregazione; 12. Riletture. Donne
in nero, Con la forza della nonviolenza; 13. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 14. Per saperne di piu'.
* Numero 720 del 2 novembre 2003: 1. Il 4 novembre a Viterbo; 2. L'8
novembre a Verona; 3. Marina Forti intervista Medha Patkar; 4. Amira Hass:
il muro della segregazione e la cosiddetta "area di giunzione"; 5. Marta
Marsili: femminismo e pace a Perugia; 6. Peppe Sini: ancora sulla proposta
di Lidia Menapace; 7. Un profilo di don Zeno Saltini; 8. Angelo D'Orsi
ricorda Alessandro Galante Garrone; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento;
10. Per saperne di piu'.
* Numero 721 del 3 novembre 2003: 1. Se; 2. 4 novembre: uscire dalla
subalternita' al potere militare; 3. Il 4 novembre a Viterbo: "ogni vittima
ha il volto di Abele"; 4. Osvaldo Caffianchi: sulla proposta di Lidia
Menapace; 5. Marcella Farina: il filo rosso della "Pacem in terris"; 6.
Giancarla Codrignani: quante sono le forme dell'obiezione?; 7. Ancora sulla
vicenda di Ofena; 8. Marina Forti: la luce a Bilgaon; 9. Enzo Scandurra
presenta "Un mondo diverso e' necessario" di Carla Ravaioli; 10. Riletture:
Mohandas K. Gandhi, Villaggio e autonomia; 11. Riletture: Ivan Illich, La
convivialita'; 12. Riletture: Arundhati Roy, Guerra e' pace; 13. Riletture:
Ernst F. Schumacher, Piccolo e' bello; 14. Riletture: Vandana Shiva, Terra
madre; 15. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 16. Per saperne di piu'.
* Numero 722 del 4 novembre 2003: 1. Piercarlo Racca: mi abbono ad "Azione
nonviolenta" perche'...; 2. Mai piu' guerre; 3. Lidia Menapace: riprendere
l'impegno per la pace; 4. Luisa Morgantini: petizione per il Sydney Peace
Prize a Hanan Ashrawi; 5. L'8 novembre a Verona con Lidia Menapace; 6.
Franca Bimbi: Dopo Ofena, in dialogo; 7. Comitato torinese per la laicita'
della scuola: Dopo Ofena, in dialogo; 8. Comunita' cristiana di base di
Pinerolo: Dopo Ofena, in dialogo; 9. Riccardo Di Segni: Dopo Ofena, in
dialogo; 10. Paolo Naso: Dopo Ofena, in dialogo; 11. Enrico Peyretti: Dopo
Ofena, in dialogo; 12. Adriana Zarri: Dopo Ofena, in dialogo; 13. La "Carta"
del Movimento Nonviolento; 14. Per saperne di piu'.
* Numero 723 del 5 novembre 2003: 1. Peppe Sini: un attentato; 2. Con Lidia
Menapace a Verona l'8 novembre per un'Europa neutrale e attiva, disarmata e
smlitarizzata, solidale e nonviolenta; 3. Luciano Capitini: mi abbono ad
"Azione nonviolenta" perche'...; 4. Elettra Deiana, Silvana Pisa:
un'interpellanza parlamentare sulle armi di sterminio di massa; 5. Adriana
Bottini: quattro novembre; 6. Francesco Comina: quattro novembre; 7.
Commissione diocesana "Giustizia e pace" di Alba: quattro novembre; 8.
Alessandro Marescotti: quattro novembre; 9. Enrico Peyretti: quattro
novembre; 10. Da Viterbo un quattro novembre per la pace e la nonviolenza;
11. Solidarieta' con gli obiettori di coscienza israeliani; 12. Lidia
Menapace: Dopo Ofena, in dialogo; 13. Vittorio Rapetti: Dopo Ofena, in
dialogo; 14. Federica Tourn: dopo Ofena, in dialogo; 15. Letture: Marianella
Sclavi, Arte di ascoltare e mondi possibili; 16. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 17. Per saperne di piu'.
* Numero 724 del 6 novembre 2003: 1. Rosalba Piazza: in memoria di Nino
Recupero; 2. Per la vita di Afsaneh Nouroozi; 3. Peppe Sini: di attentati e
di omerta'. Ed altre cose di cui non si ama parlare; 4. Venerdi' 7 e sabato
8 novembre a Viterbo; 5. Sabato 8 novembre a Verona. Con Lidia Menapace; 6.
Giovanni Scotto: mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...; 7. Ileana
Montini: mutilazioni sessuali, violenza maschile sulle donne e crisi
identitaria; 8. Elisabetta Caravati: storie d'acqua narrate a Varese; 9.
Enrico Peyretti: un libro da leggere; 10. Rossana Rossanda ricorda Franco
Fortini; 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 12. Per saperne di piu'.
* Numero 725 del 7 novembre 2003: 1. Domani, in Europa; 2. Dovuto a Luciano
Violante; 3. Amos Luzzatto: l'unita' d'Europa; 4. Lidia Menapace: un impegno
contro le mutilazioni sessuali; 5. "Azione nonviolenta" di novembre; 6. Mao
Valpiana: avevo fame, avevo sete, ma ero un clandestino; 7. Normanna
Albertini: dopo Ofena, in dialogo; 8. Brunetto Salvarani: dopo Ofena, in
dialogo; 9. Contro il muro della segregazione e contro l'antisemitismo; 10.
Maria Delfina Bonada intervista Jean Zegler; 11. Ali Rashid: un'Europa per
la pace in Medio Oriente; 12. "Action for peace": contro il muro e contro il
terrorismo; 13. A Verona l'8 novembre con Lidia Menapace; 14. A Viterbo il
7-8 novembre; 15. Letture: David Grossman, La guerra che non si puo'
vincere; 16. Letture: Alex Zanotelli, Korogocho; 17. Letture: Howard Zinn,
Disobbedienza e democrazia; 18. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 19.
Per saperne di piu'.
* Numero 726 dell'8 novembre 2003: 1. "In fair Verona, where we lay our
scene"; 2. Assemblea europea delle donne per un'altra Europa in un altro
mondo; 3. Maria Chiara e Alvise Alba: ci abboniamo ad "Azione nonviolenta"
perche'...; 4. Andrea Cozzo: mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...;
5. Michele Meomartino: mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...; 6.
Beppe Pavan: mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...; 7. Giovanni
Sarubbi: mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...; 8. Chiediamo a tutti
gli enti locali, le biblioteche, le scuole, di abbonarsi alle riviste per la
pace e la nonviolenza; 9. Maria G. Di Rienzo: il questore e i
"disobbedienti". La banalita' della barbarie; 10. Enrico Peyretti: un
partito per la pace?; 11. Stephanie Hiller: guarire le ferite della guerra.
Un incontro di donne per la pace; 12. Nando Dalla Chiesa: per fatto
personale; 13. Piercarlo Racca: un 4 novembre di pace a Torino; 14. Oggi a
Verona; 15. Oggi a Viterbo; 16. Contro il muro della segregazione, il
terrorismo, il razzismo; 17. Riletture: Adriana Cavarero, Nonostante
Platone; 18. Rletture: Diotima, Mettere al mondo il mondo; 19. Riletture:
Raniero La Valle, Linda Bimbi, Marianella e i suoi fratelli; 20. Riletture:
Eleonora Missana, L'etica nel pensiero contemporaneo; 21. La "Carta" del
Movimento Nonviolento; 22. Per saperne di piu'.
* Numero 727 del 9 novembre 2003: 1. Federica La Perna: una lettera sulla
proposta di Lidia Menapace; 2. Aldo Capitini: "Azione nonviolenta" e'...; 3.
Enrico Peyretti: contro ogni terrorismo; 4. Hannah Arendt: l'azione; 5. Etty
Hillesum: una persona come te; 6. Simone Weil: un pezzo di pane; 7. Giovanni
Paolo II: Pacem in terris, un impegno permanente; 8. Aldo Garzia ricorda
Dino Frisullo; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di
piu'.
* Numero 728 del 10 novembre 2003: 1. Maria Luigia Casieri: mi abbono ad
"Azione nonviolenta" perche'...; 2. Da Verona per un'Europa nonviolenta; 3.
Claudio Bazzocchi: peace-building e interpretazione dei conflitti (parte
prima); 4. Enrico Peyretti: il seme della pace gettato oggi dentro i
conflitti; 5. Letture: Franco Fortini, Saggi ed epigrammi; 6. Letture: Amos
Luzzatto, Il posto degli ebrei; 7. Riletture: Carmela Baffioni, Storia della
filosofia islamica; 8. Riletture: Francoise Heritier, Maschile e femminile.
Il pensiero della differenza; 9. Riletture: Ida Magli, Sulla dignita' della
donna; 10. Riletture: Rosa Rossi, Ascoltare Cervantes; 11. Riletture: Elena
Soetje, La responsabilita' della vita. introduzione alla bioetica; 12. La
"Carta" del Movimento Nonviolento; 13. Per saperne di piu'.
* Numero 729 dell'11 novembre 2003: 1. Lidia Menapace: l'8 novembre a
Verona; 2. Daniele Lugli: mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...; 3.
Robin Morgan: perche' allora; 4. Raniero La Valle: l'Europa, l'America e il
nomos dell'Occidente (un contributo alla proposta di Lidia Menapace); 5. Una
stanza di Magda Isanos; 6. Nanni Salio: Israele-Palestina, dentro il
conflitto; 7. Livio Maitan ricorda Pietro Tresso; 8. Il 22 novembre a Roma
le donne riflettono sull'informazione; 9. Il "Cos in rete" di novembre; 10.
Riletture: Marinella Correggia, Manuale pratico di ecologia quotidiana; 11.
Riletture: Giuliana Di Febo, Rosa Rossi (a cura di), Interpretazioni di
Cervantes; 12. Riletture: Virginia Vacca (a cura di), Vite e detti di santi
musulmani; 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 14. Per saperne di
piu'.
* Numero 730 del 12 novembre 2003: 1. Sosteniamo l'iniziativa di Ginevra per
la pace in Medio Oriente; 2. Ali Rashid: un appello per la pace; 3. Lidia
Menapace: dalla Svizzera, all'Europa, all'Onu; 4. L'appello di Verona per
un'Europa neutrale e nonviolenta; 5. Il foglio informativo del "Centro studi
difesa civile" di novembre 2003; 6. Claudio Bazzocchi: peace-building e
interpretazione dei conflitti (parte seconda); 7. Peppe Sini: le bombe di
Viterbo; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'.
* Numero 731 del 15 novembre 2003: 1. Una strage annunciata e un dovere
immediato; 2. Anna Achmatova: e quel cuore; 3. Marina Cvetaeva: una meta';
4. Emily Dickinson: non sapendo; 5. Appello ecumenico al dialogo
cristianoislamico; 6. Sebastiano Dho: quali valori nella Costituzione
europea; 7. Giulio Vittorangeli: strane coincidenze; 8. Andrea Colombo
intervista Marco Revelli; 9. Alcuni scritti di Enrico Peyretti pubblicati
dal 1986 ad oggi; 10. Letture: Ignazio Silone, Romanzi e saggi; 11.
Riletture: AA. VV., Olympe de Gouges, la tribuna, il patibolo; 12.
Riletture: Agnes Heller, La teoria dei bisogni in Marx; 13. Riletture: Lidia
Menapace, Chiara Ingrao (a cura di), Ne' indifesa, ne' in divisa; 14.
Riletture: Sheila Rowbotham, Donne, resistenza e rivoluzione; 15. La "Carta"
del Movimento Nonviolento; 16. Per saperne di piu'.
* Numero 732 del 16 novembre 2003: 1. Prime ed ultime risultanze di
un'inchiesta privata sulla strage di Nassiriya; 2. Un sabato a Bisanzio; 3.
Quattro note sul terrorismo; 4. Sull'impotenza dello pseudopacifismo; 5.
Giuliana Sgrena: dopo Nassiriya; 6. Alessandro Pizzi: dopo Nassiryia; 7.
Rossana Rossanda: dopo Nassiriya; 8. Andrea Cozzo: dopo Nassiriya; 9. Gino
Strada: dopo Nassiriya; 10. Enrico Peyretti: dopo Nassiriya; 11. Iaia
Vantaggiato intervista Mario Rigoni Stern; 12. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 13. Per saperne di piu'.
* Numero 733 del 18 novembre 2003: 1. Movimento Internazionale della
Riconciliazione, Movimento Nonviolento: nel giorno doloroso dei funerali; 2.
Enrico Peyretti: quando la patria diventa idolo; 3. Maria G. Di Rienzo: una
replica a Prodi sull'Europa, le donne, la pace (un contributo alla proposta
di Lidia Menapace); 4. Angelo Cavagna: concludendo il digiuno per una legge
finanziaria di pace; 5. Marina Forti: l'uccisione di Angel Shingre; 6.
Domenico Barberio: un incontro a Gubbio con Raniero La Valle; 7. Mao
Valpiana: mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...; 8. Giorni
nonviolenti 2004; 9. Letture: Angela Dogliotti Marasso, Maria Chiara Tropea,
La mia storia, la tua storia, il nostro futuro; 10. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 11. Per saperne di piu'.
* Numero 734 del 19 novembre 2003: 1. Giobbe Santabarbara: un lunedi'; 2.
Lidia Menapace: per non perdere la speranza; 3. Maria G. Di Rienzo:
analizzare le radici dei problemi. La tecnica "come mai"; 4. Giuseppe
Barone: mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...; 5. Antonio Savino:
dopo le stragi; 6. Bruno Forte: dopo le stragi; 7. Luisa Morgantini: dopo le
stragi; 8. Angelo Gandolfi: dopo le stragi; 9. Bruno Giaccone: dopo le
stragi; 10. Associazione Giovani musulmani d'Italia: dopo le stragi; 11.
Sergio Paronetto: lettera a un giovane europeo (un contributo alla proposta
di Lidia Menapace); 12. Giovanna Ricoveri: e' in rete il nuovo fascicolo di
"Ecologia politica"; 13. Riletture: Hannah Arendt, Le origini del
totalitarismo; 14. Riletture: Edith Bruck, Signora Auschwitz; 15. Riletture:
Lia Levi, Che cos'e' l'antisemitismo? Per favore rispondete; 16. Riletture:
Gadi Luzzatto Voghera, L'antisemitismo; 17. Riletture: Jean-Paul Sartre,
L'antisemitismo; 18. Riletture. Annette Wieviorka, Auschwitz spiegato a mia
figlia; 19. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 20. Per saperne di piu'.
* Numero 735 del 20 novembre 2003: 1. Un vescovo; 2. Altre stragi. Uno
scambio di lettere tra Benito D'Ippolito e Dino Frisullo nell'ottobre 2000;
3. Hannah Arendt: sulle bugie della propaganda totalitaria; 4. Simone Weil:
l'onore; 5. Scorie; 6. Peppe Sini: qaddish; 7. Nando dalla Chiesa:
carabinieri; 8. Maria G. Di Rienzo: azione diretta nonviolenta sul posto di
lavoro; 9. Alberto Trevisan: donare un abbonamento ad "Azione nonviolenta";
10. Giuliana Sgrena intervista Marco Calamai; 11. Marco Palombo:
sull'incontro dell'8 novembre a Verona con Lidia Menapace; 12. Il 21
novembre giornata del dialogo cristiano-islamico; 13. Riletture: Giancarla
Codrignani, Ecuba e le altre; 14. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 15.
Per saperne di piu'.
* Numero 736 del 21 novembre 2003: 1. Lidia Menapace: contro il terrorismo,
contro la guerra; 2. L'appello di Verona per un'Europa neutrale e attiva,
disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta (testo in italiano e in
inglese); 3. Maria G. Di Rienzo: sull'incontro dell'8 novembre a Verona con
Lidia Menapace; 4. Giancarla Codrignani: mi abbono ad "Azione nonviolenta"
perche'...; 5. Oggi la giornata del dialogo interreligioso; 6. "Nigrizia":
solidali col vescovo Raffaele Nogaro; 7. Benedetto Vecchi intervista Angelo
D'Orsi; 8. Elio Rindone presenta "La verita' non ha colore" a cura di Danilo
Franchi e Laura Miani; 9. David Bidussa presenta "Il libro nella Shoah" a
cura di Jonathan Rose; 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 11. Per
saperne di piu'.
* Numero 737 del 22 novembre 2003: 1. Nonviolenza giuriscostituente; 2. La
sintesi apparsa su "Le Monde" della proposta di accordo di pace
israelo-palestinese che verra' presentata il 20 novembre a Ginevra; 3.
Sosteniamo l'iniziativa di Ginevra per la pace in Medio Oriente; 4. Maria G.
Di Rienzo: capire i bisogni delle persone; 5. Brunetto Salvarani: per il
dialogo interreligioso; 6. Francesco Comina intervista Alessandro Zanotelli;
7. Ileana Montini: la societa' degli orchi; 8. Claudio Fava: una politica
per l'Europa, la pace preventiva; 9. A Venezia dal 6 all'8 dicembre il terzo
salone dell'editoria di pace; 10. E' uscito il nuovo Annuario della pace;
11. Sosteniamo le Edizioni Qualevita; 12. Riletture: AA. VV., La vita come
noi l'abbiamo conosciuta; 13. Riletture: L'autobiografia di Mamma Jones; 14.
Riletture: Moema Viezzer (a cura di), Chiedo la parola. Testimonianza di
Domitila; 15. Riletture: Elisabeth Burgos (a cura di), Mi chiamo Rigoberta'
Menchu'; 16. Riletture: Marianella Sclavi, Arte di ascoltare e mondi
possibili; 17. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 18. Per saperne di
piu'.
* Numero 738 del 23 novembre 2003: 1. Movimenti, istituzioni, nonviolenza;
2. Farid Adly: un appello agli intellettuali arabi e musulmani; 3. Maria G.
Di Rienzo: sviluppare un piano per la comunicazione; 4. Luciano Benini:
contro il terrorismo, contro la guerra; 5. Marco D'Eramo intervista Michael
Walzer; 6. Rossana Rossanda: la distinzione e il legame; 7. Tamar Pitch: la
tensione; 8. L'indice dell'Annuario della pace 2003; 9. Riletture: Carla
Corso, Ada Trifiro', ... E siamo partite!; 10. Riletture: Marcella Delle
Donne, Convivenza civile e xenofobia; 11. Riletture: Sara Morace, Le donne e
la globalizzazione; 12. Riletture: Annamaria Rivera, Estranei e nemici; 13.
La "Carta" del Movimento Nonviolento; 14. Per saperne di piu'.
* Numero 739 del 24 novembre 2003: 1. Ali Rashid: a sostegno dell'appello di
Farid Adly; 2. Da Verona a Venezia per un'Europa neutrale e attiva,
disarmata e smilitarizzata, solidale e nonviolenta; 3. Nanni Salio: mi
abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...; 4. Aung San Suu Kyi: governi
dispotici e patriottismo; 5. Fabio Alberti: cessi l'occupazione dell'Iraq;
6. Marina Marrazzi e Donatella Pavone intervistano Tamar Pitch; 7. Maria
Luisa Boccia presenta "La guerra sospesa" di Pietro Ingrao; 8. La "Carta"
del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'.
* Numero 740 del 25 novembre 2003: 1. Lidia Menapace: un invito l'8 dicembre
a Venezia; 2. Pasquale Pugliese: mi abbono ad "Azione nonviolenta"
perche'...; 3. Giovanni Benzoni: sull'incontro dell'8 novembre a Verona con
Lidia Menapace; 4. Enrico Peyretti: uscire dalla follia; 5. Patricia
Lombroso: salvate il soldato Carlos; 6. Michele Meomartino: verso l'incontro
nazionale delle comunita' cristiane di base; 7. Manuela Fraire: crisi,
critica, pratica; 8. Ida Dominijanni: il globale visto da sotto; 9. Luca
Kocci: introduzione all'Annuario della pace; 10. Letture: Ignazio Silone, Il
fascismo; 11. Riedizioni: Franco Cassano, Approssimazione; 12. Riedizioni:
Franco Cassano, Il pensiero meridiano; 13. Riletture: AA. VV.: Dialettica
della liberazione; 14. Riletture: Juliet Mitchell, La condizione della
donna; 15. Riletture: Juliet Mtchell, Psicoanalisi e femminismo; 16. La
"Carta" del Movimento Nonviolento; 17. Per saperne di piu'.
* Numero 741 del 26 novembre 2003: 1. La pace e il dialogo non sono
un'utopia; 2. Mao Valpiana: un invito l'8 dicembre a Venezia; 3. Simone
Weil: l'illusione; 4. Mario Di Marco: mi abbono ad "Azione nonviolenta"
perche'...; 5. Marie Claude Pace: un incontro con Andrea Cozzo a Gubbio; 6.
Un'intervista a Manuela Fraire; 7. Enrico Peyretti: un'analisi critica del
documento di Romano Prodi su "Europa: il sogno, le scelte" (con estratti);
8. Riletture: Victor Serge, E' mezzanotte nel secolo; 9. Riletture: Victor
Serge, Memorie di un rivoluzionario; 10. Riletture: Andrej Sinjavskij, Ivan
lo Scemo; 11. Riletture: Abram Terz (Andrej Sinjavskij), Una voce dal coro;
12. Riletture: Aleksandr Solzenicyn, Arcipelago Gulag; 13. La "Carta" del
Movimento Nonviolento; 14. Per saperne di piu'.
* Numero 742 del 27 novembre 2003: 1. Monica Lanfranco: abitare la
nonviolenza  (una testimonianza sull'incontro dell'8 novembre a Verona con
Lidia Menapace); 2. Matteo Soccio: l'Europa nonviolenta e' donna (una
testimonianza sull'incontro dell'8 novembre a Verona con Lidia Menapace); 3.
Angela Dogliotti e Beppe Marasso: ci abboniamo ad "Azione nonviolenta"
perche'...; 4. Campagna osm per la difesa popolare nonviolenta: un appello;
5. Giulio Vittorangeli: nel mondo di Bush e di Bin Laden; 6. Ileana Montini:
sulla necessita' di un'analisi e un intervento nonviolento in Iraq; 7.
Severino Vardacampi: Iraq. Quid agendum? Alcune prime riflessioni; 8. Ida
Dominijanni presenta "Terrorismo e terroristi" a cura di Marco Fossati; 9.
La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'.
* Numero 743 del 28 novembre 2003: 1. Maria G. Di Rienzo: la resistenza
nonviolenta delle donne tibetane; 2. Barbara Bellini e Luciano Benini: ci
abboniamo ad "Azione nonviolenta" perche'...; 3. Lidia Menapace: alcune
considerazioni su terrorismo e resistenza; 4. Giobbe Santabarbara: ancora
quattro note sul terrorismo; 5. Giovanni Scotto: la trasformazione
costruttiva dei conflitti; 6. Il terzo salone dell'editoria di pace a
Venezia; 7. Letture: Claudio Bazzocchi, La balcanizzazione dello sviluppo;
8. Letture: Pascal D'Angelo, Son of Italy; 9. Riletture: AA. VV., Critica
della tolleranza; 10. Riletture: AA. VV., Saggi sulla tolleranza; 11.
Riletture: Laura Boella, Cuori pensanti; 12. Riletture: Laura Boella, Le
imperdonabili; 13. Riletture: Franca Ongaro Basaglia, Salute/malattia; 14.
Riletture: Franca Ongaro Basaglia, Una voce; 15. Riletture: Silvia Vegetti
Finzi, Storia della psicoanalisi; 16. Riletture: Silvia Vegetti Finzi (a
cura di), Psicoanalisi al femminile; 17. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 18. Per saperne di piu'.
* Numero 744 del 29 novembre 2003: 1. Roberto Tecchio: processo decisionale,
metodo del consenso e facilitazione; 2. Marie Claude Pace: un incontro a
Gubbio con Raniero La Valle; 3. "Azione nonviolenta" di dicembre; 4.
Riletture: Laura Boella, Annarosa Buttarelli, Per amore di altro. L'empatia
a partire da Edith Stein; 5. Riletture: Laura Forti (a cura di), Hannah
Arendt; 6. Riletture: Nadia Neri, Un'estrema compassione. Etty Hillesum
testimone e vittima del Lager; 7. Riletture: Angela Putino, Simone Weil e la
passione di Dio; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di
piu'.
* Numero 745 del 30 novembre 2003: 1. Emergency: cessate il fuoco; 2. Rete
Lilliput: una lettera aperta sulla questione irachena; 3. Tavola della pace:
l'Italia per l'Iraq. Ripartiamo dall'Onu; 4. Daria Dibitonto: la domanda
ulteriore. Filosofia e nonviolenza; 5. Mao Valpiana: i bambini ci guardano
ma noi non li vediamo; 6. Giobbe Santabarbara: un approccio colonialista; 7.
Elizabeth Mehren: costruttrici di pace si incontrano; 8. Elio Rindone: delle
parole lo scempio, e delle vite; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento;
10. Per saperne di piu'.

6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

7. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1252 del primo aprile 2006

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