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La nonviolenza e' in cammino. 1234
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1234
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 14 Mar 2006 01:12:26 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1234 del 14 marzo 2006 Sommario di questo numero: 1. Danilo Dolci: Annunciano di avere ammazzato 2. Danilo Zolo: La guerra dentro 3. Donna M. Hughes: Solo la democrazia puo' liberare le donne dalla schiavitu' 4. Giuseppe Moscati presenta "La democrazia in America" di Alexis de Tcqueville 5. Indice dei numeri 31-76 (novembre-dicembre 2000) de "La nonviolenza e' in cammino" 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento 7. Per saperne di piu' 1. MAESTRI. DANILO DOLCI: ANNUNCIANO DI AVERE AMMAZZATO [Da Danilo Dolci, Poema umano, Einaudi, Torino 1974, p. 39. Danilo Dolci e' nato a Sesana (Trieste) nel 1924, arrestato a Genova nel '43 dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'esperienza di Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promuove indimenticabili lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la dignita'. Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, e' tra le figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso sul finire del 1997. Di seguito riportiamo una sintetica ma accurata notizia biografica scritta da Giuseppe Barone (comparsa col titolo "Costruire il cambiamento" ad apertura del libriccino di scritti di Danilo, Girando per case e botteghe, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2002): "Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste. Nel 1952, dopo aver lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a Trappeto, a meta' strada tra Palermo e Trapani, in una delle terre piu' povere e dimenticate del paese. Il 14 ottobre dello stesso anno da' inizio al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le autorita' si impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a Partinico, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro intenso, talvolta frenetico: le iniziative si susseguono incalzanti. Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con centinaia di disoccupati - subito fermati dalla polizia - impegnati a riattivare una strada comunale abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958) si costituisce il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione". Centinaia e centinaia di volontari giungono in Sicilia per consolidare questo straordinario fronte civile, "continuazione della Resistenza, senza sparare". Si intensifica, intanto, l'attivita' di studio e di denuncia del fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro Bernardo Mattarella (si veda la documentazione raccolta in Spreco, Einaudi, Torino 1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966). Ma mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarieta', in Italia e all'estero (da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm), per tanti avversari Dolci e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare, denigrare, sottoporre a processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero rivoluzionario e' il suo metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non propina verita' preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare, fare. E' convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso non nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze locali. Diversi libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere e pianificare. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E' proprio nel corso di alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo l'idea di costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un futuro economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. Ancora una volta, pero', la richiesta di acqua per tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo: saranno necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi digiuni, per veder realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne sono sorte successivamente in tutta la Sicilia), e ha modificato la storia di decine di migliaia di persone: una terra prima aridissima e' ora coltivabile; l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile. Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del lavoro precedente, cresce l'attenzione alla qualita' dello sviluppo: il Centro promuove iniziative per valorizzare l'artigianato e l'espressione artistica locali. L'impegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando di comprenderne appieno le potenzialita'. Col contributo di esperti internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso: muovendo dalla distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre societa' connessi al procedere della massificazione, all'emarginazione di ogni area di effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza della complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico, propone "all'educatore che e' in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti, a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul "reciproco adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli esiti piu' recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; e Comunicare, legge della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997). Quando la mattina del 30 dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un infarto lo spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie residue, nel portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua vita". Tra le molte opere di Danilo Dolci, per un percorso minimo di accostamento segnaliamo almeno le seguenti: una antologia degli scritti di intervento e di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; tra i libri di poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i libri di riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996. Tra le opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze 1984; Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988 (sull'opera poetica di Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1992; Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo critico di Danilo Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000, 2004 (un lavoro fondamentale); Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e la via della nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005. Tra i materiali audiovisivi su Danilo Dolci cfr. il dvd di Alberto Castiglione, Danilo Dolci. Memoria e utopia, 2004. Tra i vari siti che contengono molti utili materiali di e su Danilo Dolci segnaliamo almeno www.danilodolci.net, www.danilodolci.toscana.it, danilo1970.interfree.it, www.nonviolenti.org] Annunciano di avere ammazzato milletrecentoventisette persone, si vantano di averne rovinate di schianto altre diecimila, si gloriano di aver distrutto dighe, industrie "anche per elevare il morale del popolo", d'aver sconvolto undici strade: anacronistici mostri lo sterminio lo chiamano vittoria. 2. RIFLESSIONE. DANILO ZOLO: LA GUERRA DENTRO [Dal quotidiano "Il manifesto" del 7 marzo 2006. Danilo Zolo, illustre giurista, nato a Fiume (Rijeka) nel 1936, e' docente di filosofia e sociologia del diritto all'Universita' di Firenze. Tra le opere di Danilo Zolo segnaliamo almeno: Stato socialista e liberta' borghesi, Laterza, Bari 1976; Il principato democratico, Feltrinelli, Milano 1992; (a cura di), La cittadinanza, Laterza, Roma-Bari 1994; Cosmopolis, Feltrinelli, Milano 1995; Chi dice umanita', Einaudi, Torino 2000; Globalizzazione: una mappa dei problemi, Laterza, Roma-Bari 2004] La sezione britannica di Amnesty International, in un rapporto di 48 pagine, denuncia quello che sinora in Occidente nessuno aveva voluto ammettere: la lezione di Abu Ghraib non ha avuto il minimo effetto. In Iraq 14.000 detenuti sono tuttora privati dei loro piu' elementari diritti. Le forze di occupazione inglesi e statunitensi li tengono in carcere senza averli mai incriminati o processati. Drammatiche testimonianze di ex prigionieri documentano che in Iraq le torture sono sempre all'ordine del giorno. Alcuni hanno riferito di essere stati percossi con cavi di plastica, torturati con scosse elettriche, rinchiusi in stanze allagate dove nell'acqua veniva fatta passare la corrente. Fra questi, 200 sono prigionieri da piu' di due anni, e quasi 4.000 da piu' di un anno. "Mantenere in carcere un cosi' ampio numero di persone senza garanzie legali e' una grave omissione di responsabilita' da parte delle forze americane e britanniche", denuncia Kate Allen, direttore di Amnesty International per la Gran Bretagna. Queste notizie completano uno scenario sempre piu' tetro nel quale le infamie di Guantanamo, di Abu Ghraib, di Camp Bondsteel, di Polj-Charki, di Bagram appaiono come una realta' diffusa, programmata e strategicamente motivata. La guerra contro il "terrorismo globale" condotta dagli Stati Uniti e dei loro alleati occidentali e' ormai apertamente terroristica. Per convincersene e' sufficiente scorrere il recente documento del Pentagono: il Quadrennial Defense Review Report. La guerra che viene annunciata al mondo per il prossimo futuro e' una long war, terroristica nel significato convenzionale per cui l'uso delle armi di distruzione di massa ha come obbiettivo la strage di migliaia di civili innocenti. E lo e' nel significato piu' ampio e drammaticamente attuale di una guerra che diffonde il panico nella forma di una sistematica violazione dei piu' elementari diritti dell'uomo. La "lunga guerra" si annuncia come una "guerra irregolare", invasiva, capillare, invisibile perche' combatte un nemico infido e spregevole, presente in ogni angolo della terra e che ovunque minaccia i valori e gli interessi dell'Occidente. Qualsiasi mezzo per distruggere le metastasi del "terrorismo globale", per scardinarne le strutture, e' non solo politicamente legittimo ma e' legittimato "da Dio stesso", esterna Tony Blair. Come ha scritto Alan Dershowitz, occorre infliggere al terrorismo sconfitte severe, inabilitare i suoi militanti arrestandoli o uccidendoli, usare la tortura e le rappresaglie collettive. Cosi' le guerre scatenate in questi anni dagli Stati Uniti e dai loro alleati rientrano in un unico paradigma strategico: quello di una "lunga guerra", motivata da clamorose imposture umanitarie e imponenti campagne ideologiche, per coprire stragi di civili, occupazione militare dei paesi sconfitti, depredazione di risorse energetiche, controllo di strutture politiche e giudiziarie, frammentazione di territori. Se i piani del Pentagono avranno successo, sara' una "lunga guerra dentro": rischia di non concludersi se non con la fine della civilta' occidentale. 3. MONDO. DONNA M. HUGHES: SOLO LA DEMOCRAZIA PUO' LIBERARE LE DONNE DALLA SCHIAVITU' [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente testo di Donna M. Hughes. Donna M. Hughes e' docente universitaria e responsabile degli studi di genere all'Universita' di Rhode Island] Una misura del successo dei fondamentalisti islamici nel controllare una societa', e' la profondita' e la totalita' con cui sopprimono la liberta' e i diritti delle donne. Con l'aiuto delle attiviste iraniane per la democrazia, ho raccolto informazioni sulla prostituzione ed il traffico di donne e ragazze iraniane che vengono vendute ad altri paesi. E' impossibile quantificare il numero delle vittime, ma tutte le fonti indicano una crescita esponenziale della prostituzione in Iran. Queste attivita', prostituzione e traffico, sono spesso a conoscenza dei mullah e vengono altrettanto spesso condotte con la loro partecipazione. Funzionari governativi sono allo stesso modo coinvolti nel commercio e nell'abuso sessuale di donne e ragazze. La maggior parte delle giovani viene da aree rurali impoverite. Sovente vengono vendute dai genitori, e una percentuale considerevole di costoro sono tossicodipendenti. La disoccupazione, che si attesta attorno al 28% per la fascia d'eta' tra i 15 e i 29 anni, e sale al 43% nel caso delle giovani donne (15-20 anni), e' un fattore decisivo nello spingere la gioventu' ad accettare offerte di lavoro rischiose. La destinazione consueta delle vittime del traffico provenienti dall'Iran sono i paesi arabi del Golfo Persico. Giornali locali in Iran hanno documentato un buon numero di casi del genere. La polizia ha scoperto alcuni schemi di traffico che mandavano le ragazze in Francia, Gran Bretagna e Turchia. Nella provincia iraniana di Khorasan, nel nord-est, la polizia ha documentato la vendita di ragazze ad uomini pakistani come "schiave sessuali". I pakistani "sposano" le ragazze, la cui eta' varia dai 12 ai 20 anni, e poi le vendono ai bordelli in Pakistan. Nella provincia di Sistan Baluchestan, nel sud-est, migliaia di ragazze sono state vendute ad uomini afgani. La loro destinazione e' sconosciuta. Un altro fattore che contribuisce ad aumentare la prostituzione ed il traffico di esseri umani, e' l'alto numero di ragazze che fuggono dalle loro case. Le ragazze si ribellano alle restrizioni imposte alla loro liberta', alla violenza domestica, ed alla tossicodipendenza dei genitori. Nella loro fuga verso la liberta', trovano altri abusi e sfruttamenti. Il 90% delle ragazze che scappano di casa finiscono per fare le prostitute. In alcune citta', sono stati creati rifugi per provvedere loro assistenza, ma abbiamo casi documentati in cui funzionari corrotti dirigono questi rifugi solo per immettere le ragazze che ci arrivano nei giri della prostituzione. Qualcuno potrebbe pensare che il commercio sessuale e i chierici che fanno i protettori siano contraddizioni in un paese governato da fondamentalisti religiosi. In realta' non sono contraddizioni. In primo luogo, sfruttamento e repressione sono strettamente associati e complementari. Entrambi esistono dove alle donne, individualmente o collettivamente, vengono negati diritti e liberta'. In secondo luogo, i fondamentalisti islamici iraniani non sono semplicemente dei musulmani conservatori. Si tratta di uno stato totalitario, ed il traffico di donne e ragazze e' solo un'altra redditizia attivita' criminale per ufficiali e funzionari corrotti. Da quando scrivo sulla prostituzione ed il traffico sessuale, molte persone mi scrivono, chiedendomi cosa puo' essere fatto per aiutare le donne e le ragazze in Iran. La risposta e' che solo liberta' e democrazia possono mettere fine alla schiavitu'. Solo la sconfitta della teocrazia liberera' le donne da un sistema che le disprezza e le odia. Solo una democrazia basata sul primato della legge liberera' l'Iran dalla corruzione e dal controllo mafioso. Solo i diritti civili e l'eguaglianza fra uomini e donne garantira' la liberta' a queste ultime. E solo i tribunali puniranno la violenza e lo sfruttamento. Vorrei ricordare il movimento degli studenti democratici, che ha coraggiosamente manifestato in nome di questi valori e principi. La loro sfida alla tirannia ha richiesto loro di pagare un immenso prezzo. Molti di questi giovani attivisti erano e sono donne. Sostenere l'orgogliosa resistenza delle donne ai mullah e' il solo modo per sconfiggere il traffico di donne, ed anche il terrorismo. Le loro voci e le loro vite sono essenziali per stabilire una societa' democratica. Il loro coraggio, la loro passione, la loro intelligenza, di tutto questo ci sara' bisogno per guidare un paese fuori dalla schiavitu', dalla paura e dalla corruzione. Chi di noi ha liberta' di parola e liberta' associativa, che sono negate alle attiviste iraniane, deve usarle per sostenere chi lotta per la liberta' in Iran. Dobbiamo lavorare insieme, fare pressione sui nostri governi affinche' prendano una posizione contro i fascismi e in favore di democrazia e liberta'. Dobbiamo dir loro che smettano di cercare i "mullah moderati" e si rivolgano piuttosto ai milioni di persone che vogliono essere libere. 4. LIBRI. GIUSEPPE MOSCATI PRESENTA "LA DEMOCRAZIA IN AMERICA" DI ALEXIS DE TOCQUEVILLE [Ringraziamo Giuseppe Moscati (per contatti: giuseppe.moscati at tiscali.it) per questa recensione di una recente riedizione del classico testo di Tocqueville. Giuseppe Moscati e' dottore di ricerca presso l'Universita' degli Studi di Perugia dove svolge attivita' di collaboratore scientifico, tutore di sostegno e cultore della materia presso le cattedre di filosofia morale e storia della filosofia morale del professor Mario Martini, con cui condivide tra l'altro gli studi capitiniani. Formatore sui temi dell'intercultura, della pace, del dialogo tra i popoli e della cooperazione allo sviluppo, e' segretario e membro supplente del Premio di laurea "Aldo Capitini". E' redattore della rivista "Rocca". Ha pubblicato numerosi articoli su riviste specializzate occupandosi in particolar modo degli aspetti etico-politici dell'opera di Capitini e in generale del pensiero nonviolento, tra cui: "Il libero-socialismo di Aldo Capitini", in AA. VV., Aldo Capitini tra socialismo e liberalismo, Franco Angeli, Milano 2001; La presenza alla persona nell'etica di Aldo Capitini. Considerazioni su alcuni scritti "minori", "Kykeion", n. 7, Firenze University Press, Firenze 2002; Mazzini, Capitini, Gandhi. Intervista a Mario Martini, "Pensiero Mazziniano", nuova serie LVII, n. 4, Bologna University Press, Bologna 2002; Pensare la pace, scacco matto alla guerra. Una riflessione filosofica su conflitto e dintorni, "Foro ellenico", VI, n. 53/2003; Dietrich Bonhoeffer: Essere-per-gli-altri, "Rocca", LXIII, n. 8/2004; E il settimo giorno ando' alla guerra. Religioni tra scenari di guerra e orizzonti di pace, "Apulia", XXX, n. 4/2004; Capitini, la nonviolenza e il dialogo tra i popoli, "L'altrapagina", XXII, n. 5/2005; Maria Zambrano, violenza e creazione, "Rocca", LXIV, n. 12/2005; Simone Weil: dal mito al cuore dell'uomo, "Rocca", LXIV, nn. 16-17/2005] Presentare un'opera di carattere praticamente enciclopedico come questa di Alexis de Tocqueville, che e' uno tra i maggiori classici del pensiero democratico di tutti i tempi, pone com'e' naturale dei limiti di fondo. La necessaria sinteticita' di una sua rilettura oggi obbliga, in questo caso in maniera particolare, a privilegiare gli aspetti che piu' direttamente vanno a investire l'attualita' o meglio la coniugazione contemporanea di cio' che intendiamo per democrazia: innanzitutto metodo, regole e riforme, come ci ha insegnato Norberto Bobbio. L'editrice Citta' Aperta ripropone questo scritto (Alexis de Tocqueville, La democrazia in America, a cura di M. Tesini, 2 voll., Citta' Aperta, Troina (En) 2005, I vol. pp. LXXII + 532 e II vol. XLII + 434), con la cura di Mario Tesini, la traduzione dal francese di Sara Furlati e un utile apparato bibliografico, con una convinzione in particolare. Quella che esso possa costituire un ottimo terreno di discussione sulle societa' odierne e sui loro meccanismi, ma soprattutto stimolo per i singoli individui chiamati a partecipare alla vita politica non piu' soltanto del proprio Paese, bensi' piuttosto di un mondo allargato e globalizzato. De la democratie en Amerique (1835-1840) in questo senso non si trova affatto spiazzato rispetto ai nostri tempi e alle sostanziali modificazioni che il vivere contemporaneo ha via via sempre piu' freneticamente assunto. L'impianto storico-politico del libro, infatti, lo tutela dal rischio di inattualita'; esso va ovviamente ricondotto al suo contesto d'origine, e Tesini nell'introdurne questa edizione lo fa attentamente - del resto parliamo di due diversissime Americhe -, ma e' senz'altro da valorizzare soprattutto nei suoi diversi slanci prospettici che finiscono per collocarlo al di la' della sua epoca. Un po' come avviene per altri classici quali Aristotele e Kant, l'uno che non a caso guarda a un modello di democrazia che parte da Atene per fuoriuscirne per via universalistica e l'altro che altrettanto non a caso lavora alla costruzione di una serie di precondizioni universali in virtu' delle quali l'ideale democratico-repubblicano possa farci realmente cittadini del mondo. Come e' noto, la contingenza per cui nasce questo testo e' l'incarico ministeriale che Tocqueville e l'amico Gustave de Beaumont ricevono di mettere a punto un resoconto sul sistema penitenziario statunitense. Ma lo spirito della ricerca scava nel profondo, tra le maglie piu' strette della societa' americana, offrendo una panoramica davvero efficace di una complessa realta' che e' letta ora con gli occhi del filosofo morale e ora con quelli dello studioso di sociologia. Una realta' che e' anzi setacciata sia con il filtro del diritto che con quello piu' squisitamente politico; non solo: da qui l'opera di Tocqueville si spinge sino a costituire, appunto, essa stessa un vero e proprio pilastro dell'elaborazione storico-politica del moderno sistema democratico occidentale. Il percorso seguito dall'autore francese prende le mosse da un intreccio di etica e politica per il quale l'America e' - nel bene e nel male - il Paese o meglio l'insieme degli Stati della democrazia teorizzata e attuata: ecco l'assetto sociale, la divisione dei poteri, la moralita' pubblica e i costumi angloamericani; ecco l'amministrazione decentrata, il sistema comunale, quello economico, quello partitico e quello elettorale; ma ecco anche, non secondariamente, il principio della sovranita' popolare e il punto di vista del popolo. A proposito dei poteri, molto indagato da Tocqueville e' quello della stampa. Qui, pero', dobbiamo segnalare una perplessita' e precisamente quando leggiamo la confessione dell'autore che, non avendo per la liberta' di stampa "l'amore completo e immediato che si accorda alle cose sovranamente buone per loro natura" (p. 214), finisce con il riconoscere che essa e' apprezzabile piu' per i mali che impedisce che per il bene che porta con se' (ibidem). Non manca una diffusa argomentazione riguardo ai casi di centralizzazione e all'onnipotenza della maggioranza in America, non esente dalla perniciosa tendenza alla tirannia e che comunque viene vista sempre anche sotto l'aspetto della ricaduta effettiva sulla vita degli americani. Tra i fattori determinanti che concorrono a mantenere in essere la repubblica democratica negli Stati Uniti, poi, il pensatore francese colloca significativamente la religione, intesa come istituzione di forte derivazione politica. Egli ricorda con l'occasione, d'altra parte, che accanto "ad ogni religione si trova un'opinione politica che, per affinita', le e' congiunta" (p. 346). L'Unione degli Stati Uniti, inoltre, e' esaminata secondo i suoi successi politico-amministrativi e le sue aspettative commerciali, secondo gli organi giuridico-legislativi che la costituiscono nonche' secondo i pericoli che ne minacciano il futuro. Delle due parti e' la seconda, che definirei piu' antropologico-culturale, ad avere un intento manifestamente comparativo. Lo e', in buona sostanza, in quanto chiama in causa l'assetto socio-politico degli Stati europei del tempo - dove "il potere sovrano si accresce, benche' i sovrani siano meno stabili" (p. 360) - e in particolare la storia della Francia del dopo Rivoluzione. Tocqueville, peraltro, non tralascia mai di far riferimento ai valori dell'uguaglianza, della "illimitata perfettibilita'" umana e delle liberta' (per la verita' soprattutto di quella individuale), e anzi tende ad esprimere giudizi su questo o quell'aspetto economico, civile, politico proprio in base a tale sua costante inclinazione ad un riferimento ideale. Il progresso, il processo di industrializzazione e il benessere, le istituzioni e le associazioni, la struttura familiare e la tradizione, la posizione degli intellettuali e la pratica scientifica, la produzione artistica, persino le mutazioni linguistiche: tutto e' riportato al sostrato ideale che anima la storia di una determinata nazione e l'operato di un determinato popolo. Non va pertanto trascurato il fatto che, come evidenzia lo stesso Tesini, questo classico e' anche "un trattato delle passioni" (cfr. p. XXIX). La ricercata sinteticita' di cui sopra ci consente appena di indicare come tra le piu' gustose soprattutto le pagine che trattano dei godimenti materiali e di quelli immateriali, quelle che sviscerano il motivo di un certo "spiritualismo esaltato" degli americani e quelle che ritraggono la loro societa' come, al contempo, "irrequieta e monotona" (cfr., in particolare, i capp. XIV, XV e XVII). Abbastanza significativo e' che nella terza parte del secondo volume troviamo ben cinque capitoli dedicati specificatamente alla questione della guerra, a vari aspetti della disciplina militare e alle caratteristiche dei cosiddetti "eserciti democratici". Ma allora l'opera di Tocqueville ci aiuta a riconsiderare sostanzialmente l'America come una "terra altra", quindi come un modello ben distante da quello negativo veicolato dalla presunzione, terribilmente violenta, di poter esportare la democrazia. Come amava ripetere il nostro Aldo Capitini, la democrazia non e' se non nasce dal basso. Non puo' certo cadere dall'alto, dunque, magari sganciata assieme alle bombe. 5. MATERIALI. INDICE DEI NUMERI 31-76 (NOVEMBRE-DICEMBRE 2000) DE "LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO" * Numero 31 del primo novembre 2000: 1. Peppe Sini, una lettera ad alcuni amici; 2. Una lettura indispensabile: Edward W. Said, La convivenza necessaria; 3. Uri Avnery, le dodici ordinarie bugie di Barak; 4. Lanfranco Mencaroni, possibilita' della nonviolenza in Palestina; 5. Ettore Masina recensisce "Non giuro a Hitler" di Francesco Comina; 6. Hans Jonas, un frammento da "Sull'orlo dell'abisso"; 7. Franco Restaino, una notizia biografica su Hannah Arendt; 8. Agenda "Giorni nonviolenti 2001"; 9. Per saperne di piu'. * Numero 32 del 2 novembre 2000: 1. Peppe Sini, tre tesi su Ernesto "Che" Guevara; 2. Leandro Rossi ricorda Lorenzo Milani; 3. Rileggere Elias Canetti; 4. Agenda "Giorni nonviolenti 2001"; 5. Per saperne di piu'. * Numero 33 del 3 novembre 2000: 1. La testimonianza di Mario Di Marco sulla marcia Perugia-Assisi; 2. Franco Ferrarotti, sull'attualita' del pensiero di Aldo Capitini; 3. Lorenzo Milani, un frammento dalla lettera ai giudici; 4. La carta ideologico-programmatica del Movimento Nonviolento; 5. Un campo a tre sponde: Anders, Bloch, Jonas; 6. Gianni Vattimo presenta Emmanuel Lévinas; 7. Guenther Anders ai "rivoluzionari della domenica"; 8. Per saperne di piu'. * Numero 34 del 4 novembre 2000: 1. Benito D'Ippolito, quelli che festeggiano il quattro novembre; 2. Canzoni popolari contro la guerra (a) Addio padre e madre addio; b) Gorizia; c) Franco Fortini e Fausto Amodei: La marcia della pace); 3. Alcune proposte di lettura sulla guerra; 4. Alcuni libri sulla guerra dei Balcani del 1999; 5. Lev Tolstoj, conversazione tra padre e figlio; 6. Pedro Casaldaliga, prospettiva; 7. Remo Bodei, il ritorno della responsabilita'; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'. * Numero 35 del 5 novembre 2000: 1. L'intervento di Sandro Canestrini alla marcia Perugia-Assisi; 2. L'intervento di Giannina Dal Bosco alla marcia Perugia-Assisi; 3. L'intervento di padre Angelo Cavagna alla marcia Perugia-Assisi; 4. Maria Teresa Gavazza recensisce "Tristezza dello storico" di Henri-Irenee Marrou; 5. Gino Piccio presenta il libro di Leandro Rossi su Paulo Freire; 6. Francesco Comina intervista Pedro Miguel sul razzismo in Italia; 7. Nota bibliografica sulla comunita' filosofica femminile di "Diotima"; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'. * Numero 36 del 6 novembre 2000: 1. Pensiero delle donne e nonviolenza; 2. L'intervento di Massimo Aliprandini alla marcia Perugia-Assisi; 3. Una proposta di incontro a Genova, di Antonio Bruno; 4. Un primo passo comune per opporsi al G8 a Genova, di Carlo Schenone; 5. Oreste Benzi: la "guerra giusta" e' morta; 6. Il vocabolario di Scarpantibus: "compagno"; 7. Una richiesta ai ventiquattro lettori; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'. * Numero 37 del 7 novembre 2000: 1. Nonviolenza e' una parola femminile: Luce Fabbri, Vandana Shiva; 2. Padre Angelo Cavagna: Giubileo e' conversione; 3. Mao Valpiana: una riflessione sull'incontro di Barbiana; 4. Il vocabolario di Scarpantibus: persona, profeta, religione, Resistenza, rivoluzione; 5. Mao Valpiana: una riflessione attuale sulla "Carta" del Movimento Nonviolento; 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 7. Alcune riviste utili; 8. Per saperne di piu'. * Numero 38 dell'8 novembre 2000: 1. Nonviolenza e' una parola femminile: da Marianella García a Hildegard Goss-Mayr; 2. Da "La rivoluzione nonviolenta" di Rocco Altieri; 3. Educare ed addestrare alla nonviolenza il personale addetto alla pubblica sicurezza; 4. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 5. Alcune riviste utili; 6. Per saperne di piu'. * Numero 39 del 9 novembre 2000: 1. L'11 novembre a Roma per la pace in Medio Oriente; 2. Giovanni Scotto, formazione agli interventi di costruzione della pace; 3. Nonviolenza e' una parola femminile: da Rosanna Benzi a Margarete Buber Neumann; 4. Daniele Aronne racconta l'incontro con Samuel Ruiz a Rimini; 5. Il vocabolario di Scarpantibus: meticcio; 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 7. Per saperne di piu'. * Numero 40 del 10 novembre 2000: 1. Una proposta di lavoro del Movimento Nonviolento e del MIR; 2. Daniele Aronne, cosa e' l'Operazione Colomba; 3. Luigi Piccioni, marciare assieme: commenti alla marcia e all'incontro lillipuziano; 4. La cronaca della marcia Perugia-Assisi su "A. rivista anarchica"; 5. Nonviolenza e' una parola femminile: da Etta Ragusa a Sheila Rowbotham; 6. Franco Fortini, una voce: comunismo; 7. L'11 novembre a Roma per la pace in Medio Oriente; 8. Pax Christi, marcia per la pace il 31 dicembre ad Assisi; 9. Notiziario minimo viterbese; 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 11. Per saperne di piu'. * Numero 41 dell'11 novembre 2000: 1. Dialoghetto tra un perplesso e un persuaso; 2. Mao Valpiana, signorno'; 3. Dal giubileo degli obiettori due lettere al presidente della Repubblica e al papa; 4. Il 3 dicembre giornata di formazione a Bologna per Bukavu; 5. Nonviolenza e' una parola femminile: da Maud Mannoni a Khalida Messaoudi; 6. Una testimonianza sulla marcia pubblicata su "Il giornale della natura"; 7. Piccolo notiziario viterbese; 8. Una proposta di lavoro del Movimento Nonviolento e del MIR; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'. * Numero 42 del 12 novembre 2000: 1. Ne' troppo presto, ne' troppo tardi; 2. "Qualevita", esportiamo la nonviolenza fuori del ghetto; 3. Per la creazione in Italia di un Istituto di ricerca per la pace; 4. Il vocabolario di Scarpantibus: barbarie, cattivo, ipocrisia, totalitario; 5. Nonviolenza e' una parola femminile: da Ursula K. Le Guin a Rosa Luxemburg; 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 7. Per saperne di piu'. * Numero 43 del 13 novembre 2000: 1. Franco Restaino presenta le "Tre ghinee" di Virginia Woolf; 2. Notizie dalla Campagna Kossovo; 3. Riccardo Orioles, Palestina/Israele; 4. Pace e dignita' per l'Africa del Duemila; 5. Carlo Gubitosa, la nonviolenza e' possibile; 6. Enrico Peyretti, notizia del convegno su "Islam, violenza, nonviolenza"; 7. David Maria Turoldo, Primo comandamento di tutti gli eserciti; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'. * Numero 44 del 14 novembre 2000: 1. In Cecenia si muore ancora, ma tutto tace; 2. Enrico Peyretti, presentazione de "il foglio"; 3. Rossana Rossanda, Hiroshima; 4. Pedro Casaldaliga, giudizio cristiano sul neoliberismo; 5. Mario Lodi, un frammento da "I bambini e la pace"; 6. Nonviolenza e' una parola femminile: da Annette Wieviorka ad Adriana Zarri; 7. Il vocabolario di Scarpantibus: destino, maiuscole; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'. * Numero 45 del 15 novembre 2000: 1. Giovanni Scotto, siti dedicati alla ricerca per la pace; 2. Seminario a Viareggio il 24-26 novembre; 3. Luisa Morgantini: io, donna, vado in Palestina; 4. Il 10 dicembre iniziativa di Amnesty International a Viterbo; 5. Nonviolenza e' una parola femminile: da Bianca Guidetti Serra a Mary "mother" Jones; 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 7. Per saperne di piu'. * Numero 46 del 16 novembre 2000: 1. E' uscita "Azione nonviolenta" di novembre; 2. Missionari comboniani: giubileo delle Forze Armate, perche'?; 3. Genere femminile, persona plurale; 4. Assemblea di "Chiama l'Africa"; 5. E' in rete il numero di novembre di "Cosinrete"; 6. Sciopero della fame nel centro di detenzione di Squinzano; 7. Maestri: Martin Buber; 8. Lanza del Vasto, la nonviolenza contro il nazismo; 9. Risposta nonviolenta alla violenza personale; 10. Nonviolenza e' una parola femminile: da Jane Campion a Marianne Cornevin; 11. Il vocabolario di Scarpantibus: entusiasmo; 12. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 13. Per saperne di piu'. * Numero 47 del 17 novembre 2000: 1. Roberto Tecchio, il metodo del consenso; 2. Nonviolenza e' una parola femminile: da Franca Ongaro Basaglia a Sylvia Plath; 3. Pax Christi sul giubileo dei militari; 4. Sono disponibili i primi tre dossier di "Chiama l'Africa"; 5. Presupposti validi della nonviolenza; 6. Lanza del Vasto: nonviolenza, la leva della conversione; 7. Il vocabolario di Scarpantibus: idiota, realismo, utopia; 8. E' uscita "Azione nonviolenta" di novembre; 9. E' in rete il numero di novembre di "Cosinrete"; 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 11. Per saperne di piu'. * Numero 48 del 18 novembre 2000: 1. Luciano Benini, una riflessione sulla marcia Perugia-Assisi e sull'assemblea lillipuziana; 2. Il messaggio di saluto di Walter Binni al convegno su Capitini del 1997; 3. Danilo Dolci, proposte per l'approfondimento dell'iniziativa antifascista; 4. Indicazioni procedurali nonviolente per il lavoro di gruppo; 5. Un appello: terra e paesi per i profughi; 6. Nonviolenza e' una parola femminile: da Diana Sartori a Bertha von Suttner; 7. Lanza del Vasto: che producono?; 8. Presentazione di "Qualevita"; 9. E' uscita "Azione nonviolenta" di novembre; 10. E' in rete il numero di novembre di "Cosinrete"; 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 12. Per saperne di piu'. * Numero 49 del 19 novembre 2000: 1. Dalla lettera di don Lorenzo Milani ai cappellani militari; 2. Sigmund Freud: lo Stato combattente si concede ogni illecito; 3. Giancarla Codrignani, la guerra contro le donne; 4. Giobbe Santabarbara, l'antigiubileo degli assassini; 5. Luciano Benini, in memoria di don Sirio Politi e don Beppe Socci; 6. Cronologia della vita di Vinoba Bhave; 7. Quattro principi fondamentali dell'azione diretta nonviolenta; 8. Roberto Tecchio, il metodo del consenso in pratica; 9. Nonviolenza e' una parola femminile: da Hedi Vaccaro a Silvia Vegetti Finzi; 10. Alcune pubblicazioni utili; 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 12. Per saperne di piu'. * Numero 50 del 20 novembre 2000: 1. Mao Valpiana, cosa e' il Movimento Nonviolento; 2. Su alcune biografie di Gandhi disponibili in italiano; 3. Tiziano Tissino, una lettera a Maria sulla nonviolenza; 4. Luciano Benini, poverta', nonviolenza e vita comune; 5. Alcuni dettagli pratici dell'azione diretta nonviolenta; 6. Due libri di Andre' e Magda Trocme' pubblicati dalle Edizioni Qualevita; 7. Il vocabolario di Scarpantibus: marxista; 8. Alcune pubblicazioni utili; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento;10. Per saperne di piu'. * Numero 51 del 21 novembre 2000: 1. Abbecedario della nonviolenza: ahimsa e satyagraha; 2. Dialoghetto tra il dottor Marx e l'avvocato Gandhi; 3. Bibliografia minima su nonviolenza e marxismo; 4. Alex Zanotelli, contro la globalizzazione della criminalita'; 5. Luciano Benini ricorda Bernhard Haering; 6. Sei mosse strategiche dell'azione diretta nonviolenta; 7. Hannah Arendt: dove la violenza regna assoluta; 8. Il vocabolario di Scarpantibus: famiglia; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'. * Numero 52 del 22 novembre 2000: 1. Da "Utopia e violenza" di Karl R. Popper; 2. Gianni Rodari, il Paese Senza Errori; 3. Luciano Benini, alcune proposte di lavoro; 4. Beppe Marasso ricorda Tullio Vinay; 5. Tecniche della nonviolenza: decisioni e consenso; 6. Presentazione di "Gaia"; 7. Leandro Rossi, Vangelo alternativo; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'. * Numero 53 del 23 novembre 2000: 1. Giobbe Santabarbara: un commento muovendo da alcune parole del papa; 2. Guenther Anders, la frattura di Hiroshima; 3. Angelo d'Orsi, strappare Capitini ai capitiniani; 4. Tecniche della nonviolenza: il teatro politico di strada; 5. Presentazione di "Mosaico di pace"; 6. Una chiara conclusione, di Gustavo Gutierrez; 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'. * Numero 54 del 24 novembre 2000: 1. Una tegola per la pace; 2. Proposte di lettura: Bateson, Bookchin, Feyerabend; 3. La formazione nonviolenta attraverso il socio-dramma o roleplay; 4. Angela Dogliotti Marasso ricorda Domenico Sereno Regis; 5. Un commento della comunita' di base di Pinerolo; 6. Presentazione di "Nigrizia"; 7. Il vocabolario di Scarpantibus: cavatine, comunicare, divertimento, normale, passatempo, progresso, ricreazione; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'. * Numero 55 del 25 novembre 2000: 1. Mao Valpiana presenta le edizioni del Movimento Nonviolento; 2. Prigionieri per la pace; 3. Alcuni metodi di training per l'azione diretta nonviolenta; 4. Nonviolenza e' una parola femminile: da Daniela Danna a Françoise Dolto; 5. Bertrand Russell, tre proposizioni e una conseguenza; 6. Presentazione di "Rocca"; 7. Da "Tu non uccidere" di Primo Mazzolari; 8. Presentazione de "Le Monde diplomatique"; 9. Pasquale Iannamorelli, sulla via di Celestino; 10. Appello: una tegola per la pace; 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 12. Per saperne di piu'. * Numero 56 del 26 novembre 2000: 1. Christian Mellon e Jacques Semelin, i princìpi dell'azione nonviolenta; 2. Mario Martini, l'etica della nonviolenza e l'aggiunta religiosa in Aldo Capitini; 3. La testimonianza di Nuto Revelli; 4. Nonviolenza e' una parola femminile: da Shulamith Firestone a Nadia Fusini; 5. Bertrand Russell, da "Un'etica per la politica"; 6. Presentazione di "Tempi di fraternita'"; 7. Presentazione de "L'emigrato"; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'. * Numero 57 del 27 novembre 2000: 1. L'opera di Gene Sharp sull'azione nonviolenta; 2. Linee guida per il training all'azione diretta nonviolenta; 3. Materiali da training nonviolenti tenuti a Viterbo nel 1998; 4. La rete controG8 per la globalizzazione dei diritti; 5. Ernesto Balducci presenta Agnes Heller (1986); 6. Presentazione di "Fondazione"; 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'. * Numero 58 del 28 novembre 2000: 1. Leggendo il Vangelo nel centro sociale occupato; 2. Mao Valpiana presenta la "Casa per la nonviolenza" di Verona; 3. Un libro per accostarsi ad Ivan Illich; 4. Angela Dogliotti Marasso, sul servizio militare femminile; 5. Il programma di un corso di educazione alla pace svoltosi a Orte; 6. Hildegard Goss-Mayr, la nonviolenza in America Latina; 7. Maestri: Sebastiano Timpanaro; 8. Un epigramma di Benito D'Ippolito; 9. Etta Ragusa presenta il Movimento Internazionale della Riconciliazione; 10. Il vocabolario di Scarpantibus: esatto; 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 12. Per saperne di piu'. * Numero 59 del 29 novembre 2000: 1. Un lutto: ci ha lasciato Roberto; 2. Fiorenzo De Stefanis, la pace nella riflessione dell'Agesci; 3. Piercarlo Racca, Nanni Salio: piccola bibliografia per avvicinarsi alla nonviolenza; 4. Presentazione di Eleuthera; 5. Franca Ongaro Basaglia, il rifiuto; 6. Giorgio Galli: l'etica della ragione di Norberto Bobbio; 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'. * Numero 60 del 30 novembre 2000: 1. Hannah Arendt racconta la Resistenza nonviolenta in Danimarca; 2. Severino Vardacampi, movimento sindacale e tecniche della nonviolenza; 3. Lotte sindacali e nonviolenza, alcuni esempi; 4. L'Operazione Colomba scrive a Ciampi; 5. Luisa Morgantini, alle donne in nero e non solo; 6. Giuliana Martirani, un trittico per il terzo millennio; 7. Presentazione de La Meridiana; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'. * Numero 61 del primo dicembre 2000: 1. Pensieri di Ireneo Funes, uno che e' stanco: muraglie; 2. Testimoni contro il potere mafioso. Da Vittorio Agnoletto a Paolo Borsellino; 3. Mao Valpiana, cinque buone ragioni per abbonarsi ad "Azione nonviolenta"; 4. Due recenti testi di Giorgio Nebbia; 5. Fiorenzo De Stefanis, educare alla pace in Agesci; 6. Chiara Zamboni presenta "La vita della mente" di Hannah Arendt; 7. Presentazione di "Limes"; 8. Presentazione della Morcelliana; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'. * Numero 62 del 2 dicembre 2000: 1. Un editoriale in una sola riga; 2. Testimoni contro il potere mafioso. Da Roberto Antiochia a Libero Grassi; 3. Pensieri di Ireneo Funes, uno che e' stanco: ragazzi; 4. Diego Bona, Pax Christi per la Palestina; 5. Aldo Capitini riassume il manuale di Walker sull'azione diretta nonviolenta; 6. Presentazione de "Gli altri"; 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento;8. Per saperne di piu'. * Numero 63 del 3 dicembre 2000: 1. Il vocabolario di Scarpantibus: intimo, libro, poesia; 2. Un appuntamento nonviolento a Genova; 3. Testimoni contro il potere mafioso. Da Franco Alasia a Giuseppe D'Urso; 4. Pensieri di Ireneo Funes, uno che e' stanco: impronte; 5. Riccardo Orioles, una storia banale; 6. Una lettera dal mensile "Carta"; 7. Presentazione delle Edizioni Gruppo Abele; 8. Aldo Capitini, la disobbedienza civile; 9. Lanza del Vasto, i sette voti dei "compagni dell'Arca"; 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 11. Per saperne di piu'. * Numero 64 del 4 dicembre 2000: 1. Paolo Arena, usare internet per la pace; 2. Testimoni contro il potere mafioso. Da Fulvio Abbate a Giuseppe Puglisi; 3. Un intervento di Norberto Bobbio; 4. Esperienze: le attivita' del Gruppo Abele; 5. Il "museo per la pace" a Paterno'; 6. Presentazione del "Messaggero cappuccino"; 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'. * Numero 65 del 5 dicembre 2000: 1. Luciano Dottarelli, l'illuminismo magnanimo di Primo Levi; 2. "Azione nonviolenta" di dicembre; 3. Un convegno su Lanza del Vasto; 4. Testimoni contro il potere mafioso. Da Giovanni Fiandaca a Jean Ziegler; 5. Pensieri di Ireneo Funes, uno che e' stanco: clima; 6. Notiziario minimo viterbese; 7. Presentazione di "UCT: uomo - citta' - territorio"; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'. * Numero 66 del 6 dicembre 2000: 1. Maria Chiara e Alvise Alba, la nonviolenza e la guerra; 2. Nanni Salio, sulla strategia nonviolenta; 3. "Anch'io a Bukavu": una richiesta agli enti locali; 4. Daniele Barbieri, da Bologna a Bukavu; 5. Presentazione delle Edizioni Cultura della Pace; 6. "Azione nonviolenta" di dicembre; 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'. * Numero 67 del 22 dicembre 2000: 1. Scusate il ritardo; 2. Programma del secondo corso di educazione alla pace a Orte; 3. Mao Valpiana ricorda John Lennon; 4. Palermo contro la violenza sui bambini; 5. Una richiesta di sostegno; 6. Una riflessione di Enrico Peyretti su Nizza; 7. Pasquale Iannamorelli, la grotta e la piazza; 8. Una poesia d'augurio di Luciano Comini; 9. Hannah Arendt, da La vita della mente; 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 11. Per saperne di piu'. * Numero 68 del 23 dicembre 2000: 1. Enrico Peyretti, solidarieta' al "Manifesto"; 2. Bartolome' de Las Casas, il cacicco e il paradiso; 3. Iniziative a sostegno di "Anch'io a Bukavu"; 4. Il 31 dicembre ad Assisi per la pace; 5. A Soriano iniziativa della Caritas sul debito; 6. Una nota bibliografica sull'opera di Augusto Cavadi; 7. Nanni Salio, una relazione su trends attuali ed intervento nonviolento; 8. E' scomparso don Giorgio Pratesi; 9. Angelo Semeraro ricorda Raffaele Laporta; 10. Riviste: "Agape immaginaria"; 11. E' in rete il numero di dicembre di "C. O. S. in rete"; 12. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 13. Per saperne di piu'. * Numero 69 del 24 dicembre 2000: 1. Primo Levi, agli amici; 2. Elias Canetti, nessuno sia respinto nel nulla; 3. Nanni Salio, una relazione su modelli di sviluppo e modelli di difesa; 4. Training delle Peace Brigades International; 5. La proposta di "Anch'io a Bukavu"; 6. Il 19 gennaio conferenza della rete europea contro il razzismo; 7. Corso per sminatori umanitari; 8. Datteri contro l'embargo; 9. Un appello dopo la strage nelle carceri turche; 10. "A. rivista anarchica" compie trent'anni: auguri; 11. "Carta" di dicembre; 12. Riviste: "La rivista del manifesto"; 13. "Le monde diplomatique" di dicembre; 14. "Nicarahuac" di dicembre; 15. "Nigrizia" di dicembre; 16. "Qualevita" di dicembre; 17. "Rocca" del 15 dicembre; 18. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 19. Per saperne di piu'. * Numero 70 del 25 dicembre 2000: 1. Johann Wolfgang Goethe, il canto di Linceo; 2. Rete di Lilliput di Reggio Emilia, sulla lotta nonviolenta; 3. Augusto Cavadi, quale consapevolezza etico-politica per i volontari?; 4. Angelo Cavagna, un anno iniziato male e finito malissimo; 5. Alessandro Marescotti, conferenza stampa di Peacelink; 6. Peacelink, scheda sull'uranio impoverito; 7. Riviste: "Ecologia politica"; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'. * Numero 71 del 26 dicembre 2000: 1. Miguel de Cervantes, un giudizio di Sancho Panza; 2. Giancarlo Gaeta, cronologia della vita di Simone Weil; 3. Esperienze: il Centro Impastato; 4. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 5. Per saperne di piu'. * Numero 72 del 27 dicembre 2000: 1. Per una riflessione sull'azione diretta nonviolenta; 2. Carlo Schenone, il 5-7 gennaio un incontro a Genova; 3. Peppe Sini, dovuto al "manifesto"; 4. Pier Paolo Pasolini, il romanzo delle stragi; 5. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 6. Per saperne di piu'. * Numero 73 del 28 dicembre 2000: 1. Vittorio Emanuele Giuntella, meditazione sul "Pater" mentre il giorno declina; 2. Giuseppe Barone, un ricordo di Danilo Dolci; 3. Sandro Ercoli, una relazione su obiezione e "nuovo modello di difesa" (1998); 4. Esperienze: la comunita' di Sant'Egidio; 5. Un incontro a Roma promosso dalla Societa' laica e plurale; 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 7. Per saperne di piu'. * Numero 74 del 29 dicembre 2000: 1. Una osservazione di Simone Weil; 2. Universita' di Firenze, corso di laurea per operatori per la pace; 3. Carlo Schenone, programma per l'incontro del 5-7 gennaio a Genova; 4. Gabriele Colleoni, ricordo di Helder Camara; 5. Un incontro il primo gennaio lungo la tangenziale di Foggia; 6. Detenuti argentini in sciopero della fame; 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'. * Numero 75 del 30 dicembre 2000: 1. Una importante lettera di Alberto L'Abate; 2. Mario Di Marco, l'iniquita' del debito; 3. A Betty, nel carcere di Burnaby; 4. Lanfranco Mencaroni, la vita di Aldo Capitini; 5. Diritti violati: donne in Afghanistan; 6. Comunita' di Sant'Egidio, contro la pena di morte; 7. Riviste telematiche: "Nonluoghi"; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'. * Numero 76 del 31 dicembre 2000: 1. Angelo Maria Ripellino, "Vorrei che tu fossi felice, cipollina"; 2. Resoconto del viaggio della delegazione preparatoria a Bukavu; 3. Daniele Lugli, alle origini della nonviolenza organizzata in Italia; 4. Angela Dogliotti Marasso, per una pedagogia dei conflitti; 5. Ancora un invito a Genova; 6. 1991-2001, centenario della nascita di Lanza del Vasto; 7. Informazione in rete: "Unimondo"; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne di piu'. 6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 7. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1234 del 14 marzo 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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