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La nonviolenza e' in cammino. 1225
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1225
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 5 Mar 2006 00:14:58 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1225 del 5 marzo 2006 Sommario di questo numero: 1. Patrizia Moretti: Una lettera aperta 2. Rete italiana per il disarmo: Pistole Beretta in Iraq. Governo e lobby armiera vogliono nascondere i traffici illeciti 3. Lidia Menapace: Eros e civilta' 4. Luisa Morgantini: Sull'orlo del collasso 5. Paola Canarutto: Ebrei per la pace a Bi'lin 6. Severino Vardacampi: Per Israele e per la Palestina 7. Augusto Cavadi: Occhi di fame. Un incontro notturno 8. Arundhati Roy: Bush in India 9. Stefania Giorgi ricorda Octavia Butler 10. Miriam Tola ricorda Octavia Butler 11. Formazione alla nonviolenza a Baia Domizia 12. Aristarco Bacchettoni: Una dichiarazione di voto 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento 14. Per saperne di piu' 1. TESTIMONIANZE. PATRIZIA MORETTI: UNA LETTERA APERTA [Dal quotidiano "Liberazione" del 24 febbraio 2006. Patrizia Moretti e' la madre di Federico Aldrovandi, il ragazzo di diciotto anni morto a Ferrara dopo il fermo e le percosse ricevute da appartenenti alla polizia] Caro Procuratore Capo, ho letto ed ascoltato alla televisione le sue parole sul caso nato dalla morte di mio figlio. Vedo che anche lei come noi lamenta un clima pesante e mi chiedo a cosa lei faccia riferimento. Ad una scritta apparsa sui muri gia' da tempo il cui significato si denuncia da se' senza necessita' di ulteriori commenti? A qualche insulto o minaccia apparsi sul blog da parte di chi sicuramente non ha a cuore la sorte di Federico o mia? * Caro Procuratore, io, diversamente da lei, sono nata e cresciuta in questa citta', cosi' come i miei familiari, e credo di conoscerla bene. La gente e' civile, onesta, composta ed assolutamente estranea a qualunque genere di violenza anche verbale. E' cosi' per dna generazionale. Questa, tutto sommato, e' una citta' tranquilla. Ma alla gente di Ferrara ed a coloro che la rappresentano non si puo' impedire di pensare, di sapere, di valutare. A chi mi accusa di cercare una verita' precostituita, rispondo di fronte a Dio e di fronte agli uomini, che la verita' e' una sola e non puo' essere quella spesso molteplice e contraddittoria delle aule di giustizia. Viste le sue continue e tempestive esternazioni sul caso che riguarda mio figlio, Le chiedo di rispondere pubblicamente a queste semplici domande: - perche' mio figlio e' morto alle 6 del mattino del 25 settembre 2005 a pochi metri dalla sua casa, mentre noi genitori, che lo stavamo cercando in tutti gli ospedali, siamo da voi stati informati ben 5 ore piu' tardi? - Perche' si e' fatto in modo che io non lo vedessi quando era ancora sul luogo dove aveva trascorso i suoi ultimi momenti della sua troppo breve vita? - Perche' quando ripetutamente lo chiamavo sul suo cellulare ed appariva la scritta "mamma" nessuno rispondeva, mentre quando lo chiamo' mio marito ed apparve la scritta "Lino" un agente rispose? - Perche' questo agente, che gia' sapeva perfettamente che stava parlando col padre di un ragazzo appena morto non gli disse nulla, ma anzi chiuse la conversazione in modo quantomeno sgarbato e sbrigativo, costringendoci a tempestare invano di telefonate la Questura per chiedere informazioni sulla sorte di mio figlio? - Perche' quella maledetta mattina la Questura forni' ai giornali una versione dei fatti completamente falsata sostenendo che Federico era morto per un "malore" in apparenti circostanze non violente, tacendo che nel fatto ben quattro agenti erano ricorsi alle cure mediche all'Ospedale S. Anna? - Perche' solo in Parlamento e' stato ammesso il violento uso di manganelli sul corpo di mio figlio, fino a romperne addirittura due? - Perche' tanta violenza? Per impedirgli di farsi del male da solo? - Perche' si e' falsamente sostenuto o comunque lasciato intendere che Federico fosse ancora vivo all'arrivo dei sanitari, i quali addirittura si sarebbero opposti alla richiesta di togliergli le manette? - Perche' si e' chiesto l'intervento della Digos con la motivazione che il giovane, privo di documenti, indossava abiti che potevano corrispondere alle persone dedite a frequentare i centri sociali, mentre non si e' voluto rispondere al telefonino che diceva che lo stava chiamando la mamma? * Caro Procuratore, i perche' non sarebbero finiti, ma li lascero' per ora ai miei legali. Se per clima si intende fiducia sul vostro operato, questa purtroppo siete ora voi stessi a dovervela guadagnare di fronte alla collettivita'. Fiducia che a suo tempo espressi insieme a mio marito in modo chiaro, esplicito e totale. Le forze di polizia sono un patrimonio preziosissimo delle comunita' e meritano assoluto ed incondizionato rispetto. Chi mette in dubbio cio' in nome di mio figlio, sappia che manca di rispetto alla sua memoria. Cio' pero' non significa che qualcuno non possa aver sbagliato quella maledetta notte. Cio' pero' non esime quegli agenti interessati, il questore, e tutti gli altri dall'obbligo della verita'. Attendo cortese risposta. Patrizia Moretti 2. MONDO. RETE ITALIANA PER IL DISARMO: PISTOLE BERETTA IN IRAQ. GOVERNO E LOBBY ARMIERA VOGLIONO NASCONDERE I TRAFFICI ILLECITI [Dalla Rete italiana per il disarmo (per contatti: segreteria at disarmo.org) riceviamo e diffondiamo il seguente comunicato stampa] "Un tipico esempio di triangolazione che coinvolge la Beretta, una delle ditte produttrici di pistole piu' conosciute al mondo, sulla quale il Governo sembra intenzionato a mettere tutto a tacere. Chiediamo che la Procura di Brescia possa concludere senza impedimenti l'inchiesta riguardante le armi della ditta bresciana sequestrate alla guerriglia in Iraq e che il prossimo Governo giunga al piu' presto ad una legislazione rigorosa sull'esportazione di armi leggere anche per corpi di polizia, ad uso sportivo e civile e sugli intermediari del settore". Cosi' la Rete italiana per il disarmo commenta le anticipazioni alla stampa del numero del settimanale "L'Espresso" in edicola. Dall'inchiesta dell'"Espresso" si apprende che le pistole Beretta ritrovate dal contingente statunitense nei depositi della guerriglia irachena provengono proprio dalla famosa ditta di Gardone Valtrompia che le avrebbe vendute alla "Super Vision International ltd", una sigla inglese sconosciuta. La Procura di Brescia sta indagando sulla vicenda, ma una norma inserita dal Governo nel recente decreto sulle Olimpiadi di Torino potrebbe cancellare l'inchiesta, salvando cosi' l'azienda guidata da Ugo Gussalli Beretta, amico personale del premier Berlusconi e della famiglia Bush. "Questa vicenda dimostra ancora una volta le falle sui controlli del nostro Paese all'esportazione di armi leggere" - commenta la Rete italiana per il disarmo. Nel febbraio 2003 il Ministero dell'Interno infatti aveva ceduto alla fabbrica bresciana 44.926 pistole Beretta 92S che la ditta di Gardone Valtrompia ha risistemato nonostante dal 2002 non avesse piu' la licenza per riparare armi e, per aggirare le richieste di chiarimenti del Ministero dell'Interno, l'azienda bresciana ha chiesto e ottenuto dalla prefettura di Brescia il permesso di vendere parte delle armi ad una celebre ditta britannica, ma di fatto tutte le pistole erano gia' state pagate da un'altra ditta: la sconosciuta "Super Vision International ltd". Nel febbraio scorso la Beretta aveva affermato di voler collaborare "nella massima trasparenza" con la Procura di Brescia per quanto riguarda l'indagine in corso sulle armi dell'azienda ritrovate in Iraq. "Chiediamo al mondo politico e all'informazione di tenere alta l'attenzione sulla vicenda affinche' l'indagine non venga messa a tacere e si giunga presto a individuare i responsabili" - conclude il comunicato della Rete italiana per il disarmo. "Siamo inoltre esterrefatti che un Decreto sulle Olimpiadi possa essere usato per intervenire su una normativa cosi' delicata come quella del commercio delle armi". * L'articolo de "L'Espresso" puo' essere consultato nel sito www.espressonline.it * Per informazioni sulle iniziative della Rete: Rete italiana per il disarmo c/o Pax Christi International, piazza San Calisto 16, Roma, tel. 3283399267, e-mail: segreteria at disarmo.org, sito: www.disarmo.org 3. RIFLESSIONE. LIDIA MENAPACE: EROS E CIVILTA' [Dal quotidiano "Liberazione" del 22 febbraio 2006. Lidia Menapace (per contatti: lidiamenapace at aliceposta.it) e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti della societa' civile, della nonviolenza in cammino. La maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. Il futurismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; L'ermetismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; (a cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001; (con Fausto Bertinotti e Marco Revelli), Nonviolenza, Fazi, Roma 2004] Se si vuole essere attenti a quanto dice Ratzinger, anzi in questo caso papa Benedetto XVI (perche' parla in quanto papa e non in quanto re assoluto dello stato della citta' del Vaticano), e ci si domanda: che cosa e' una sessualita' "secondo natura", per rispondere in modo da non ricominciare a dire che l'omosessualita' e' una perversione o una malattia, tesi ambedue respinte dalla scienza e anche dall'Oms, per poco che si sappia che cosa e' natura, si puo' dire che sessualita' secondo natura e' un genere di rapporto tra organismi di diverso genere che riproduce la specie. Questa definizione vale per tutti i viventi, ha specificita' per le varie forme della vita ecc. Comunque, se ci fermiamo ai mammiferi (stranamente definiti al maschile, anche se mammelle utili le hanno solo le femmine mammifere, appunto) e' un rapporto tra un mammifero e una mammifera attraverso gli organi genitali. Ma gli umani, tra tutti i mammiferi (per quanto ne sappiamo), hanno perso circa diecimila anni fa un indicatore "naturale" specifico della riproduzione, cioe' l'estro delle femmine: non e' stata una diabolica invenzione di scienziati cattivi, nemmeno una malizia di noi femministe, bensi', a quanto se ne sa, un evento "naturale". Da quando comunque le femmine umane non hanno piu' l'estro, nella specie umana la riproduzione non e' piu' governata dall'istinto e dal fatto che la femmina quando e' feconda emette odori suoni movenze ecc. che eccitano i maschi della stessa specie (che in ogni altro momento lasciano tranquille le femmine e non si accorgono nemmeno di loro). Nella specie umana quel segnale non c'e' piu' e il rapporto sessuale puo' esercitarsi in ogni momento, per "natura". Cio' significa che nella specie umana la sessualita' non e' mai o non piu' da circa diecimila anni una attivita' appoggiata a "leggi" naturali, come sarebbe la gravita', bensi' una attivita' libera. Essa continua a rispondere all'imperativo di riprodurre la specie, ma questo non e' ne' il solo ne' il suo principale fine, dato che non vi e' piu' obbligo biologico bensi' scelta, gusto, desiderio, piacere anche nel mettere al mondo bambini e bambine. Nella specie umana la sessualita' attiene al piacere e alla sua sperirmentazione, che la Bibbia chiama "conoscenza". Si ricordera' che Maria all'angelo che le dice che avra' un figlio non risponde: "Non sono mai stata a letto con nessuno", ma invece di usare l'eufemismo del letto usa quello molto profondo "non conosco l'uomo". Il piacere che e' legato al rapporto tra sessi (in qualsiasi forma libera) e' una importantissima componente degli esseri umani e delle essere umane e ha prodotto sessualita', sensualita', desiderio, passione, erotismo, amicizia, amicizia amorosa, una serie infinita di affettivita' e di relazioni non offensive ne' legate solo all'utile. Il massimo frutto del piacere senza altri fini e' l'arte, che non ci sarebbe se tra gli umani la sessualita' fosse ancora "naturale" come se la immagina Benedetto XVI, cioe' come quella tra animali: violento scontro tra maschi che competono per accaparrarsi il maggior numero di femmine feconde. Non vi sembra che guerra e competizione economica assomiglino molto a tale sessualita' e questo spieghi l'alleanza tra capitalismo e patriarcato? Arrivano parole selvagge dalle sedi del potere religioso assoluto (che non ha niente a che fare con la fede sincera, beninteso), arcaiche, indegne di ascolto. Naturalmente pericolose, e da rifiutare con secco piacere. 4. MONDO. LUISA MORGANTINI: SULL'ORLO DEL COLLASSO [Ringraziamo Luisa Morgantini (per contatti: lmorgantini at europarl.eu.int) per questo intervento del 28 febbraio 2006. Luisa Morgantini, parlamentare europea, presidente della delegazione del Parlamento Europeo al Consiglio legislativo palestinese, fa parte delle Donne in nero e dell'Associazione per la pace; il seguente profilo di Luisa Morgantini abbiamo ripreso dal sito www.luisamorgantini.net: "Luisa Morgantini e' nata a Villadossola (No) il 5 novembre 1940. Dal 1960 al 1966 ha lavorato presso l'istituto Nazionale di Assistenza a Bologna occupandosi di servizi sociali e previdenziali. Dal 1967 al 1968 ha frequentato in Inghilterra il Ruskin College di Oxford dove ha studiato sociologia, relazioni industriali ed economia. Dal 1969 al 1971 ha lavorato presso la societa' Umanitaria di Milano nel settore dell'educazione degli adulti. Dal 1970 e fino al 1999 ha fatto la sindacalista nei metalmeccanici nel sindacato unitario della Flm. Eletta nella segreteria di Milano - prima donna nella storia del sindacato metalmeccanico - ha seguito la formazione sindacale e la contrattazione per il settore delle telecomunicazioni, impiegati e tecnici. Dal 1986 e' stata responsabile del dipartimento relazioni internazionali del sindacato metalmeccanico Flm - Fim Cisl, ha rappresentato il sindacato italiano nell'esecutivo della Federazione europea dei metalmeccanici (Fem) e nel Consiglio della Federazione sindacale mondiale dei metalmeccanici (Fism). Dal novembre del 1980 al settembre del 1981, in seguito al terremoto in Irpinia, in rappresentanza del sindacato, ha vissuto a Teora contribuendo alla ricostruzione del tessuto sociale. Ha fondato con un gruppo di donne di Teora una cooperativa di produzione, "La meta' del cielo", che e' tuttora esistente. Dal 1979 ha seguito molti progetti di solidarieta' e cooperazione non governativa con vari paesi, tra cui Nicaragua, Brasile, Sud Africa, Mozambico, Eritrea, Palestina, Afghanistan, Algeria, Peru'. Si e' misurata in luoghi di conflitto entro e oltre i confini, praticando in ogni luogo anche la specificita' dell' essere donna, nel riconoscimento dei diritti di ciascun essere umano: nelle rivendicazioni sindacali, con le donne contro la mafia, contro l'apartheid in Sud Africa, con uomini e donne palestinesi e israeliane per il diritto dei palestinesi ad un loro stato in coesistenza con lo stato israeliano, con il popolo kurdo, nella ex Yugoslavia, contro la guerra e i bombardamenti della Nato, per i diritti degli albanesi del Kosovo all'autonomia, per la cura e l'accoglienza a tutte le vittime della guerra. Attiva nel campo dei diritti umani, si e' battuta per il loro rispetto in Cina, Vietnam e Siria, e per l'abolizione della pena di morte. Dal 1982 si occupa di questioni riguardanti il Medio Oriente ed in modo specifico del conflitto Palestina-Israele. Dal 1988 ha contribuito alla ricostruzione di relazioni e networks tra pacifisti israeliani e palestinesi. In particolare con associazioni di donne israeliane e palestinesi e dei paesi del bacino del Mediterraneo (ex Yugoslavia, Albania, Algeria, Marocco, Tunisia). Nel dicembre 1995 ha ricevuto il Premio per la pace dalle Donne per la pace e dalle Donne in nero israeliane. Attiva nel movimento per la pace e la nonviolenza e' stata portavoce dell'Associazione per la pace. E' tra le fondatrici delle Donne in nero italiane e delle rete internazionale di Donne contro la guerra. Attualmente e' deputata al Parlamento Europeo... In Italia continua la sua opera assieme alle Donne in nero e all'Associazione per la pace". Opere di Luisa Morgantini: Oltre la danza macabra, Nutrimenti, Roma 2004] La Palestina e' sull'orlo di un collasso finanziario. Non possiamo far finta di non vedere. Mentre tutti i media parlano ancora di "blocco" dei fondi da parte di Israele nei confronti dell'Anp e in realta' si tratta di un vero e proprio furto di denaro, in quanto i soldi che il governo israeliano ha bloccato come ritorsione per la vittoria di Hamas alle ultime elezioni - tra l'altro tenutesi in un clima democratico e di legalita' attestato dagli osservatori internazionali ed europei - rappresentano le rimesse fiscali mensili che di diritto e secondo gli Accordi di Oslo e il Protocollo economico di Parigi (1994), spettano legittimamente all'Anp. Un altro grido di allarme e' stato lanciato dall'inviato internazionale James Wolfensohn. L'ex direttore della Banca mondiale ha avvertito il Quartetto dei mediatori internazionali (Russia, Usa, Onu e Ue) che entro due settimane le finanze dell'Anp rischiano il collasso: nel mese di febbraio per le casse palestinesi si e' aperto un buco di 100 milioni di dollari a causa della decisione di Israele di sospendere il trasferimento all'Anp dei fondi provenienti dai doganali, riscossi dalle autorita' israeliane per conto dell'amministrazione palestinese, con l'impegno di riversare il denaro all'Anp il primo di ogni mese. Per Wolfensohn l'Anp avra' bisogno di una cifra tra i 60 e gli 80 milioni di dollari gia' dalla prossima settimana per poter pagare gli stipendi di febbraio dei 140.000 dipendenti palestinesi e qualora non dovesse riuscirvi potrebbe salire ulteriormente la tensione nella popolazione. Da parte sua l'Unione Europea ha lanciato, pur con i suoi limiti, un messaggio chiaro all'Anp, alla comunita' internazionale e ad Israele annunciando lo stanziamento di un pacchetto di 120 milioni di euro per venire incontro alle esigenze primarie dei Palestinesi. Gesto considerato positivo anche da rappresentanti di Hamas. Ora sarebbe non solo importante politicamente che Israele sbloccasse il trasferimento dei proventi doganali nei confronti dei palestinesi, come ribadito anche dal commissario Ue alle relazioni esterne Benita Ferrero Waldner, ma soprattutto sarebbe un primo passo verso il rispetto della legalita' internazionale, ripetutamente violata da Israele con la sua politica di occupazione e di costruzione del muro. Quei soldi appartengono di diritto all'Autorita' nazionale palestinese e il fatto che vengano raccolti ai transiti di frontiera da Israele, che per di piu' ne trattiene una percentuale per finanziare i costi delle operazioni, rappresenta la prova evidente dello stato di occupazione in cui si trova la Palestina e delle politiche di punizione collettiva praticate dal Governo israeliano. La politica unilaterale di Israele e' nociva alla stabilita' di tutta l'area e alle prospettive di pace; ne e' una prova la chiusura del check point di Karni, l'arteria principale per il trasporto dei beni commerciali per e dalla Striscia di Gaza, chiusura che in sole tre settimane ha causato una perdita di 10,5 milioni di dollari per le gia' deboli finanze palestinesi e un'accelerazione della strategia di divisione del sistema stradale palestinese e israeliano all'interno della West Bank. L'Unione europea, non puo' sottostare ai ricatti del governo israeliano, Hamas ha finora dimostrato di voler restare nel gioco democratico e di non compiere attentati, non cosi' si comporta il governo israaliano che ogni giorno continua a uccidere civili palestinesi. Non isolare la Palestina, attivarsi affinche' Hamas continui il cessate il fuoco e, come chiesto dal presidente Mahomoud Abbas riconosca gli impegni assunti dall'Autorita' palestinese, ma contemporaneamente si faccia pressione su Israele per tornare al tavolo dei negoziati e cessi l'annessione di territori palestinesi: e' l'unica strada possibile se l'Unione Europea crede non solo a parole ad una pace giusta e sostenibile in Palestina e Israele. 5. TESTIMONIANZE. PAOLA CANARUTTO: EBREI PER LA PACE A BI'LIN [Dal quotidiano "Il manifesto" del primo marzo 2006. Paola Canarutto fa parte della rete "Ebrei per una pace giusta"] Bi'lin e' un villaggio agricolo, a cui la "barriera di separazione" confisca meta' del terreno coltivato. Il motivo ufficiale addotto dalle autorita' israeliane e' che la "barriera" viene costruita per motivi di sicurezza, ma il movente reale e' quello di impadronirsi di terra per la colonia ebraica ortodossa di Modi'in Illit. Gli abitanti del villaggio lottano da diversi mesi in modo nonviolento, e la rete Ejjp (European Jews for a Just Peace), una confederazione di gruppi ebraici di dieci paesi europei, ha deciso di dimostrare loro solidarieta'. E' cosi' che, la mattina del 16, siamo partiti in aereo per Tel Aviv, per tenere la nostra riunione del comitato esecutivo nel municipio di Bi'lin. Ma le cose non sono andate lisce. All'aeroporto Ben Gurion, il nostro segretario, Dan Judelson, e' stato fermato ed interrogato per cinque ore, per aver dichiarato di far parte di un gruppo ebraico per la pace, che intendeva parlare con ebrei e palestinesi. L'agente gli ha chiesto: "Perche' un buon ebreo vuole parlare con palestinesi?". Cosi' pure e' stata fermata per cinque ore l'anziana Paula Abrahams, il cui "reato" e' l'aver sposato un palestinese. Peggior sorte ha avuto Houria, figlia di madre ebrea e moglie di un ebreo (il cui cognome e' riportato sul passaporto), per il fatto di avere padre musulmano e nome arabo (Houria in arabo significa liberta'): e' stata trattenuta all'aeroporto per dieci ore e interrogata per nove, da sette agenti diversi. Per liberarli sono dovuti intervenire un avvocato e la bravissima giornalista israeliana Amira Hass. A Bi'lin abbiamo manifestato con gli abitanti contro il Muro (Dror Feiler, il presidente di Ejjp, ha suonato il sassofono davanti ai soldati in assetto di guerra, che non sapevano bene come reagire a tale insolito comportamento). Il giorno dopo ci siamo uniti al migliaio di israeliani che e' andato a piantare ulivi nelle zone in cui erano stati divelti dai coloni. I palestinesi erano felici della nostra dimostrazione di solidarieta', benche' almeno in una zona gli ulivi siano stati dopo pochi minuti nuovamente divelti dai medesimi coloni. Siamo transitati diverse volte, a piedi e in auto, dall'orrido posto di blocco al Muro di Qalandya: due alti muri concentrici, interrotti da torrette, e in cima ai quali c'e' il filo spinato: l'unico commento possibile e' che ai costruttori del Muro manca ogni memoria storica di quel che hanno subito gli ebrei in Europa, poco piu' di sessanta anni or sono. Si passa in corridoi senza contatto con i soldati, che impongono ordini dagli altoparlanti; sbarre parallele rotanti permettono loro di fermare il transito dei pedoni ogni qualvolta lo desiderano. "Come galline in un pollaio", ha commentato una di noi, che si e' trovata bloccata. E Houria, a cui all'aeroporto non era stato apposto il timbro di ingresso sul passaporto, e' stata di nuovo fermata dai soldati: mancando il timbro, a Gerusalemme Est, che Israele ha annesso, e' "illegale". Ma non vi e' controllo routinario delle borse, ne' delle auto: che i controlli siano "per la sicurezza", come sostengono gli israeliani, lascia quindi alquanto a dubitare. All'universita' palestinese di Al Quds i dipendenti sono in sciopero bianco da tre settimane, in quanto non sono pagati da due mesi; la situazione sul versante paghe e' la stessa all'ospedale Makassed, a Gerusalemme Est (che ora i pazienti trovano difficile raggiungere: Gerusalemme Est e' separata dal resto della Cisgiordania dal Muro, e i palestinesi che non hanno la carta blu dei residenti a Gerusalemme devono chiedere ogni volta un permesso della durata di 24 ore allo Shabak, la polizia israeliana, per poter passare). Abbiamo visto la miseria in cui vivono i palestinesi cisgiordani (e nella Striscia di Gaza la situazione e' ancora peggiore) - questo ancora prima che si manifestino le conseguenze della confisca degli introiti doganali e dell'Iva palestinesi, voluta dal governo israeliano per punire gli abitanti del voto a Hamas. Dopo decenni di occupazione israeliana, le strade in Cisgiordania sono in condizioni pessime, cio' che non puo' che rallentare l'economia. Le confische di terra e di acqua, aggravate dalla distruzione degli olivi, impedisce l'attivita' agricola, e le centinaia di posti di blocco (all'interno della Cisgiordania medesima, onde difendere le colonie e le strade che le collegano) impediscono a chiunque di recarsi al lavoro, se questo non e' prossimo all'abitazione; la conseguenza e' la fame. Nel campo profughi di Jenin, Dror e Jonathan Stanczak hanno inaugurato il Teatro della Liberta', ispirato al teatro di "Arna's Children", distrutto nell'invasione israeliana di Jenin nel 2002. Altri di noi hanno partecipato alla conferenza sui metodi nonviolenti di lotta, tenuta a Bi'lin il 20 e il 21; fra i temi trattati, c'e' stato quello di come opporsi alla costruzione di linee tranviarie da Gerusalemme Ovest alle colonie (per la prima delle quali, Pisgat Zeev, si progetta una connessione in atto gia' fra due anni): e' un sistema per consolidare l'annessione di terre palestinesi, rendendo cosi' la nascita di uno stato di Palestina sempre piu' improbabile (se con il termine Stato non si vogliono indicare bantustans disconnessi fra di loro dalle colonie e dalle strade che le collegano). Abbiamo avuto modo di incontrare diversi gruppi israeliani che, in modi diversi, combattono l'occupazione: i giovanissimi anarchici, Ta'ayush, i Rabbini per i diritti umani, l'Alternative Information Center (l'unica organizzazione in cui israeliani e palestinesi sono allo stesso livello, condiretta da Michel Warschawski e Majed Nassar), l'Icahad (International Committee against House Demolitions), Machsom Watch (le donne che ai posti di blocco cercano di ridurre la violenza dei soldati), Bat Shalom, l'Arcobaleno democratico mizrahi (degli ebrei di origine africana, discriminati da decenni nello Stato di Israele). Alla conferenza a Bi'lin ci e' stato riferito che la grande maggioranza dei partecipanti erano ebrei, come pure che sono ebrei la maggior parte degli aderenti allo Ism, l'International Solidarity Movement. Questo fa ben sperare per il futuro, benche' attualmente la stupefazione di noi tutti sia che, in queste condizioni, la maggioranza dei palestinesi riesca a sopravvivere senza emigrare. Un'opzione apertamente auspicata in Israele dal partito di destra Moledet, ma portata avanti da tutti i partiti al governo. 6. RIFLESSIONE. SEVERINO VARDACAMPI: PER ISRAELE E PER LA PALESTINA Giustamente il popolo palestinese rivendica il suo diritto a uno stato sovrano, indipendente, dotato di continuita' territoriale, ove vivere in liberta' e sicurezza. E giustamente il popolo israeliano rivendica lo stesso diritto a vivere in liberta' e sicurezza nel suo stato. Entrambi i popoli si sentono minacciati e oppressi: il popolo palestinese dalla brutale occupazione militare israeliana; il popolo israeliano dal terrorismo, dai regimi degli stati confinanti, dalle ideologie in Medio Oriente dominanti abbeveratesi all'eredita' hitleriana. Il popolo palestinese ancora non ha veduto riconosciuto il suo diritto a un proprio stato; il popolo israeliano continua a sentire che il suo stato e' costantemente minacciato di distruzione. Non si puo' essere solidali con il popolo palestnese se non si e' solidali con il popolo israeliano, e viceversa. Non ci si puo' impegnare perche' nasca lo stato palestinese se non ci si impegna anche per difendere l'esistenza dello stato di Israele, e viceversa. L'unica via e' la convivenza, il riconoscimento reciproco, l'impegno comune per la pace e la giustizia. E a questo fine tutti i paesi del mondo dovrebbero impegnarsi: l'Europa in particolare, su cui pesa la vergogna del colonialismo, del razzismo, dei pogrom e della Shoah. Aiutare due popoli e due stati; favorire la pace e la convivenza; contrastare ogni oppressione, ogni razzismo; riconoscere che una e' l'umanita'; opporsi a tutte le uccisioni. 7. RIFLESSIONE. AUGUSTO CAVADI: OCCHI DI FAME. UN INCONTRO NOTTURNO [Ringraziamo Augusto Cavadi (per contatti: acavadi at lycos.com) per averci messo a disposizione il seguente articolo, apparso nell'edizione di Palermo del quotidiano "La Repubblica" il 28 febbraio 2005. Augusto Cavadi, prestigioso intellettuale ed educatore, collaboratore del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo, e' impegnato nel movimento antimafia e nelle esperienze di risanamento a Palermo, collabora a varie qualificate riviste che si occupano di problematiche educative e che partecipano dell'impegno contro la mafia. Opere di Augusto Cavadi: Per meditare. Itinerari alla ricerca della consapevolezza, Gribaudi, Torino 1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a questioni inevitabili, Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo, Augustinus, Palermo 1990; Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad. portoghese 1999; Ciascuno nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera, Augustinus, Palermo 1991; Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad. portoghese 1999; Le nuove frontiere dell'impegno sociale, politico, ecclesiale, Paoline, Milano 1992; Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa puo' fare ciascuno di noi qui e subito, Dehoniane, Bologna 1993, nuova edizione aggiornata e ampliata Dehoniane, Bologna 2003; Il vangelo e la lupara. Materiali su chiese e mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A scuola di antimafia. Materiali di studio, criteri educativi, esperienze didattiche, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Essere profeti oggi. La dimensione profetica dell'esperienza cristiana, Dehoniane, Bologna 1997; trad. spagnola 1999; Jacques Maritain fra moderno e post-moderno, Edisco, Torino 1998; Volontari a Palermo. Indicazioni per chi fa o vuol fare l'operatore sociale, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1998, seconda ed.; voce "Pedagogia" nel cd- rom di AA. VV., La Mafia. 150 anni di storia e storie, Cliomedia Officina, Torino 1998, ed. inglese 1999; Ripartire dalle radici. Naufragio della politica e indicazioni dall'etica, Cittadella, Assisi, 2000; Le ideologie del Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001; Volontariato in crisi? Diagnosi e terapia, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2003; Gente bella, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2004; Strappare una generazione alla mafia, DG Editore, Trapani 2005. Vari suoi contributi sono apparsi sulle migliori riviste antimafia di Palermo. Indirizzi utili: segnaliamo il sito: http://www.neomedia.it/personal/augustocavadi (con bibliografia completa)] "Qualche sera fa, poco dopo le 23, mi incamminavo dalla stazione per corso Tukory. Andavo verso il mercato di Ballaro' per riprendere l'automobile posteggiatavi la mattina". L'e-mail e' di Luca Dai, un giovane settentrionale che da qualche tempo svolge attivita' sociale fra Partinico (presso un'associazione ispirata a Danilo Dolci) e Palermo (presso un centro sociale all'Albergheria). "La strada e' desolata, passano poche macchine" - continua il breve racconto. E prosegue: "Con la coda dell'occhio scorgo avanzare verso me una persona con passo piu' veloce del mio. Penso: ma da dove e' sbucato questo? Chissa' dove andra' cosi' di fretta? Proprio sotto alla pensilina, sopraggiunge, mi raggiunge, mi scosto per farlo passare: certo che va proprio di fretta! Mi tocca una spalla... mi volto... nella mano destra tiene una lama, me la mostra e mi dice in dialetto siciliano con un tono non troppo alto: dammi tutto, tira fuori tutto, dammi il telefonino! Lo guardo negli occhi... posso assicurare di aver visto gli occhi della fame! Occhi di fame ha una statura piu' piccola della mia, il cappuccio della felpa sopra la testa; il coltello lo ha gia' nascosto! Non ho paura in questo momento, sono sorpreso, gli dico che di soldi non ne ho! Occhi di fame ha una faccia buona, ma insiste: muoviti! Fai in fretta e non alzare la voce che ci sentono! Allora gli dico: guarda che te li darei ma non li ho, perche' non mi vuoi credere? Non lavoro! Sono un volontario... vivo con 400 euro al mese! Apro il giubbotto, prendo il portafogli dalla tasca interna, lo apro: ho solo questi! Ecco questo e' tutto quello che ho: 5 euro! Occhi di fame: dammi il telefonino! Vedi che sto rischiando tre anni per 5 euro? Ascolta, gli dico, vengo dal Nord, faccio il volontario. Lui mi guarda fisso negli occhi per la seconda volta... mi da' la mano, mi abbraccia, mi bacia e sussurra: scusa! Occhi di fame sparisce nella notte palermitana e lascia in me un gran senso di vuoto e dispiacere... Cerco di capire... mi viene da condannare il suo atto... e' comunque violento... ma cerco di capire. Forse devo pensarci ancora, ma una cosa e' certa: Occhi di fame non e' cattivo! Sono veramente rammaricato per la sua condizione. Fino a quando?". * Il messaggio telematico finisce qui. Che faccio? Lo spedisco nel cestino dove confluiscono le altre decine di e-mail giornaliere o lo strappo, per qualche ora ancora, all'oblio? Domani i quotidiani siciliani parleranno degli scippi, delle piccole rapine, dei furti sempre piu' miserabili effettivamente consumati. (A Palermo un disgraziato e' stato arrestato mentre cercava di rompere la vetrina di una libreria del centro storico. Il giorno prima, a Trapani, ad un mio amico libraio hanno scassinato il negozio e sottratto un registratore di cassa inservibile perche' matricolato: per poco piu' di cento euro...). Ma di quell'unico tentativo abortito - abortito perche' Occhi di fame non e' stato abbastanza duro, abbastanza "professionale" - non ne parlera' nessuno. Le statistiche non conosceranno il ravvedimento improvviso, e imprevisto, del ragazzo di quartiere che non e' riuscito neppure come ladro. E i benpensanti - tra cui gli elettori che, grazie alla cortese mediazione del movimento autonomista di Lombardo, agevoleranno il ritorno in parlamento dei leghisti di Bossi - resteranno della convinzione che si tratti (non anche, ma esclusivamente) di varare provvedimenti repressivi concernenti l'ordine pubblico. Senza sospettare neppure quante omissioni individuali, e quante latitanze istituzionali, presuppone la disperazione di Occhi di fame. A Luca e ai suoi compagni d'avventura ho chiesto se episodi come questo li convincessero a mollare tutto, a ritornare dalle loro parti. Mi hanno risposto, un po' stupiti, che proprio incontri di questo genere danno un senso al loro impegno: "Se ci sono delle piccole luci, come potremmo rischiare di spegnerle?". 8. MONDO. ARUNDHATI ROY: BUSH IN INDIA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 2 marzo 2006. Arundhati Roy, scrittrice indiana, impegnata contro il riarmo, in difesa dell'ambiente e per i diritti delle persone e dei popoli. Opere di Arundhati Roy: il romanzo Il Dio delle piccole cose, Guanda, Parma 1997, Superpocket, Milano 2000; i saggi di testimonianza e denuncia raccolti ne La fine delle illusioni, Guanda, Parma 1999, Tea, Milano 2001, poi recuperati nella piu' ampia raccolta di saggi di intervento civile, Guerra e' pace, Guanda, Parma 2002; Guida all'impero per la gente comune, Guanda, Parma 2003; Ahisma [sic, refuso tipografico per Ahimsa]. Scritti su impero e guerra, Datanews, Roma 2003; cfr. inoltre L'impero e il vuoto. Conversazioni con David Barsamian, Guanda, Parma 2004] Nel suo trionfalistico tour in India e in Pakistan, dove spera di rivolgersi con gesti imperiosi a persone che considera potenziali soggetti, il presidente George W. Bush ha un itinerario che sta diventando sempre piu' curioso. Per il pit stop del 2 marzo a New Delhi, il governo indiano ha tentato in ogni modo di averlo per un discorso al nostro parlamento. Un numero non irrilevante di deputati pero' ha minacciato interruzioni e proteste, cosi' il Piano Uno e' stato messo da parte. Il Piano Due era un discorso pubblico di Bush dagli spalti dello splendido Red Fort, luogo da cui il primo ministro indiano tradizionalmente tiene il discorso nell'anniversario dell'Indipendenza. Ma il Red Fort, circondato dalla popolazione in maggioranza musulmana di Old Delhi, e' considerato un incubo dal punto di vista della sicurezza. Cosi' ecco il Piano Tre: il presidente George Bush parlera' dal Purana Qila, o Vecchio Forte. Ironico, vero, che l'unico luogo pubblico sicuro per un uomo tanto entusiasta della modernita' indiana sia un forte medioevale in rovina? Poiche' il Purana Qila ospita anche lo Zoo di Delhi, l'uditorio di George Bush saranno alcune centinaia di animali in gabbia e una lista controllata e aprovata di esseri umani pure in gabbia, che in India stanno nella categoria di "personalita' eminenti". Sono per lo piu' gente ricca che vive nel nostro povero paese come animali in cattivita', incarcerati dalla loro stessa ricchezza, chiusi nelle loro gabbie dorate per proteggersi dalla minaccia delle moltitudini volgari e indisciplinate che per secoli hanno sistematicamente espropriato. Cosi' cosa succedera' a George Bush? Lo applaudiranno i gorilla? I gibboni storceranno la bocca? I cervi dalle corna scure sogghigneranno? Gli scimpanze' faranno rumori osceni? Urleranno le civette? I leoni sbadiglieranno, le giraffe sbatteranno le belle sopracciglia? I coccodrilli riconosceranno un'anima gemella? Le quaglie, ringrazieranno dio che Bush non e' accompagnato da Dick Cheney, il compagno di caccia dalla pessima mira? E gli amministratori delegati, saranno d'accordo? Ah, e poi il 2 marzo Bush sara' portato in visita al memoriale di Gandhi a Rajghat. Non che sia il primo criminale di guerra a essere invitato dal governo indiano a deporre fiori a Rajghat (proprio di recente abbiamo avuto il dittatore birmano, generale Than Shwe, che non e' una mammoletta). Ma quando Bush mettera' i suoi fiori su quella famosa lastra di pietra rilucente, milioni di indiani avranno un sussulto. Sara' come se avesse versato una pinta di sangue alla memoria di Gandhi. Preferiremmo davvero che non lo facesse. Non e' in nostro potere fermare la visita di Bush. E' in nostro potere protestare, e lo faremo. Il governo indiano, la polizia e la stampa padronale faranno di tutto per minimizzare l'importanza della nostra indignazione. Ma nulla di cio' che i giornali diranno puo' cambiare il fatto che in tutta l'India, dalle citta' piu' grandi ai piu' piccoli villaggi, in luoghi pubblici e in case private, George W. Bush, presidente degli Stati Uniti, incarnazione dei peggiori incubi mondiali, non e' benvenuto. 9. LUTTI. STEFANIA GIORGI RICORDA OCTAVIA BUTLER [Dal quotidiano "Il manifesto" del 28 febbraio 2006. Stefania Giorgi e' giornalista e saggista, da anni animatrice delle pagine culturali del quotidiano "Il manifesto", ha scritto molti articoli, densi e illuminanti, su temi civili e morali, e in particolare di bioetica, di difesa intransigente della dignita' umana, quindi dal punto di vista del pensiero delle donne. Opere di Stefania Giorgi: (a cura di, con Simona Bonsignori, Ida Dominijannii), Si puo', Manifestolibri, Roma 2005. Octavia Butler (Pasadena 1947 - Seattle 2006) e' stata un grande scrittrice femminista di speculative fiction] Octavia Estelle Butler, la prima afroamericana a conquistare un posto di rilievo nella science fiction, e' morta a Seattle per un ictus. Era nata il 22 giugno 1947 a Pasadena, in California, figlia di un lustrascarpe che mori' quando lei era ancora bambina. Affetta da dislessia, Butler comincio' a scrivere a dieci anni per sfuggire alla solitudine e alla noia, e ben presto si dedico' completamente alla fantascienza. Tra la fine degli anni '60 e l'inizio dei '70, insieme ad altre scrittrici come James Tiptree Jr. (alias Alice B. Sheldon), Joanna Russ, Vonda McIntyre, Suzy McKee Charnas, Ursula K. Le Guin, Kate Wilhelm, Elizabeth Lynn, Nalo Hopkins, ha contribuito a irrompere in un genere precluso alle donne, cambiandone profondamente trame, finalita' e stile. Perche', come sosteneva Joanna Russ, la fantascienza fino ad allora era stata un club con questo motto: "Vietato l'ingresso alle donne e ai membri delle minoranze". E Butler ha infranto la doppia gabbia del dominio, di sesso (maschile) e di razza (bianca). I suoi primi racconti cominciarono a uscire alla meta' degli anni '70, ma la consacrazione arrivo' solo nel 1984, quando con il romanzo Bloodchild (Legami di sangue, Le Lettere, 2005) vinse il premio Hugo, prestigioso riconoscimento per la letteratura fantascientifica; e nel 1998 il premio Nebula, con La parabola dei talenti (Fanucci, 2000). Butler amava definirsi "confortevolmente asociale, una eremita nel centro di Los Angeles, pessimista, femminista, uno strano miscuglio di pigrizia e ambizione, di perplessita' e sicurezza". Nei suoi romanzi racconta di conflitti razziali e di conflitti tra i sessi, descrive le difficolta' delle minoranze e dei diversi, alieni e terrestri, proiettando questi temi in un futuro segnato da cataclismi climatici, con una umanita' imbarbarita alle prese con fame, fanatismi religiosi, droghe potentissime e annichilenti, virus mortali. Tra le sue opere piu' importanti, il ciclo di Patternmaster e la trilogia della Xenogenesi. La saga dei Patternisti, pubblicata tra il 1976 e il 1984, narra di una stirpe di telepati, geneticamente selezionata da uno stregone nubiano immortale, grazie a pratiche dove scienza e magia si fondono. Una storia che si dipana dal XVI secolo (quando lo stregone nubiano ha gia' 3700 anni) arrivando sino a un indefinibile futuro. Nel Ciclo della Xenogenesi, iniziato con Dawn (1987), la razza umana ha quasi distrutto la Terra ed e' sull'orlo dell'estinzione. Gli unici superstiti vivono in animazione sospesa sulle astronavi degli Oankali, strane creature a tre sessi. Giunti nel nostro sistema solare gli alieni decidono di risvegliare alcuni umani per generare un ibrido umano-alieno con il quale ripopolare la Terra. Trama che offre a Butler l'opportunita' per riflettere sulla riproduzione e i rapporti tra "diversi". Per questa attenzione alle nuove frontiere della corporeita' e all'ingegneria genetica come una pratica rivoluzionaria, il suo nome e' stato talvolta associato alle tendenze cyberpunk, al filone della biopunk fiction. Ma Butler resta soprattutto un'esponente della fantascienza femminista piu' radicale. Ne e' testimonianza la figura di Lauren Oya Olamina, giovane nera, protagonista di La parabola dei talenti e poi di La parabola del seminatore (Fanucci, 2006). In un mondo (occidentale/patriarcale) al declino, la possibile salvezza di una umanita' imbarbarita e ridotta allo stremo, di un'America lacerata da conflitti religiosi che partono dalla presidenza degli Stati Uniti, e' nelle mani di questa giovane visionaria che soffre di una inconsueta malattia originata da una malformazione genetica: una iperempatia che la rende sensibile al dolore degli altri. Profetica guida verso una terra promessa che sa unire la fede al pragmatismo, il rispetto dei valori umani al coraggio della scelta. La civilta' occidentale giunta al suo capolinea, puo' forse salvarsi a patto di affidarsi a una donna che conosce il dolore di chi la circonda, capace di prendere in mano il proprio destino. 10. LUTTI. MIRIAM TOLA RICORDA OCTAVIA BUTLER [Dal quotidiano "Liberazione" del 28 febbraio 2006. Miriam Tola e' giornalista, saggista, operatrice culturale] L'altro da se' e' un mostruoso alieno high tech con cui fare l'amore. Chissa' se Octavia Butler avrebbe apprezzato questa sintesi in forma di slogan delle narrative femministe della metamorfosi tecnologica. La scrittrice e' morta venerdi' al Northwest Hospital di Seattle, a causa di un ictus ad appena 58 anni. E' stata l'autrice afroamericana di fantascienza piu' apprezzata dentro e fuori la vasta comunita' science-fiction, "una delle piu' importanti dai tempi di Mary Shelley" ha sottolineato il suo amico scrittore Steven Barnes. La notizia, prima circolata in una serie di blog - tra cui l'autorevole Boingboing.net -, ha trovato conferma ufficiale solo ieri. In Italia la "gran dama della fantascienza", come era stata soprannominata, e' nota per i romanzi La parabola dei talenti e La parabola del seminatore (entrambi pubblicati da Fanucci), e Sopravvissuta (Mondadori). * "Sono un'asociale, un'eremita nel cuore di Seattle, quando non mi freno tendo ad essere molto pessimista, sono anche un'ex battista, una donna nera e femminista, una strana combinazione di ambizione, pigrizia, insicurezza, certezze e desideri": parlava cosi' di se' Octavia Butler. Nata nel 1947 a Pasadena, California, Butler era cresciuta con la madre, una colf vedova. A dieci anni era gia' troppo alta per la sua eta' e amava trascorrere la maggior parte del suo tempo sui libri. A catapultarla nelle dimensioni parallele della fantascienza fu, curiosamente, la visione del film Devil Girl from Mars, b-movie di David McDonald. La messa in scena dei personaggi femminili era cosi' stereotipata da spingerla a pensare di poter fare di meglio. Nel 1970 salto' su un autobus verso il Michigan, diretta ad un seminario di autori di fantascienza. Un anno dopo la sua storia breve Crossover comparve nell'antologia Clarion. Inizio' cosi' un percorso narrativo di 35 anni, in cui questioni di genere e razza si sono intrecciate di continuo con la consapevolezza dolorosa delle relazioni di potere, della violenza del contatto tra il se' e l'altro. Nel 1976 ha pubblicato il primo volume della serie Patternist, racconto di un futuro dominato da un network di uomini dai poteri telepatici. Tre anni dopo usci' Kindred, tra le sua creazioni letterarie piu' note, in Italia col titolo Legami di sangue (edizioni Le lettere). Protagonista e' Dana, una giovane di colore che, il giorno del suo ventiseiesimo compleanno, si smaterializza davanti agli occhi increduli del marito e ricompare nelle piantagioni americane della Guerra Civile. E' solo il primo di una serie di viaggi nel passato, compiuti per proteggere l'antenato Rufus, uno schiavista bianco. * Negli stessi anni esplodeva il movimento femminista. Octavia Butler, insieme a Joanna Russ, Ursula LeGuin e un manipolo di altre seguirono la strada aperta da Mary Shelley con Frankenstein, scoprendo che giocare con i "toys for the boys" poteva rivelarsi divertente. Dichiararono cosi' aperta la sfida nella fantascienza, un genere letterario in cui, tradizionalmente, gli uomini erano protagonisti di avventurose conquiste spaziali e strabilianti scoperte tecnologiche, mentre le donne apparivano come personaggi passivi, placide casalinghe, ingenue fidanzate degli scienziati o, al limite, incarnazioni da incubo delle fobie maschili per la vagina dentata. La fantascienza femminista faceva breccia in un immaginario tecnologico in cui l'inclinazione maschile per il militarismo imperialista, l'espansionismo tecnologico, il mito della frontiera spaziale avevano gia' da tempo cominciato a sfaldarsi - pensiamo a James Ballard, Philip K. Dick e gli autori della new wave - insieme alle forme tradizionali della scrittura. Le scrittrici femministe scoprirono che le convenzioni e le figure tipiche della fantascienza come i viaggi nel tempo, il contatto con specie aliene, gli universi paralleli, offrivano loro un grande spazio di liberta' e la possibilita' di attivare un radicale processo di sovversione dall'interno. "Le donne stanno scrivendo cose che gli scrittori maschi di fantascienza non pensavano che potessero essere mai scritte; ci stanno facendo riesaminare idee e formule che ritenevamo immutabili" ammise all'epoca lo scrittore della new wave Harlan Ellison. Nella trilogia degli anni Ottanta Xenogenesis, Butler si concentro' sulla difficile interazione tra due specie planetarie differenti: gli umani, arrivati allo stadio terminale in seguito all'olocausto nucleare, e gli oankali, razza aliena il cui nome significa "trafficanti di geni". L'istinto li obbligava ad uno scambio genetico con nuovi partner, specie animali e vegetali scoperti nel corso del loro vagabondaggio cosmico. Nel primo libro Ultima genesi del 1987, Lilith Iyapo, una donna di colore sopravvissuta alla catastrofe nucleare, viene inserita in una famiglia queer di oankali formata da un maschio, una femmina e un ooloi, essere di genere neutro necessario per la riproduzione. Attraverso il complesso metodo alieno, Lilith da' vita alla prima creatura - un maschio - frutto della dolorosa contaminazione tra alieni e umani. * Dalla posizione eccentrica di donna di colore, Butler ha esplorato i nessi profondi tra mascolinita' e controllo della tecnologia, ha forzato i confini labili tra cio' che e' umano e cio' che non lo e', fino a far emergere le potenzialita' di relazioni tra il se' e l'altro, non dominate dalla paura e dalla diffidenza. Secondo Donna J. Haraway, l'autrice del "Manifesto Cyborg", le speculazioni visionarie di Octavia "hanno a che fare con la resistenza all'imperativo di ricreare la sacra immagine del medesimo". Octavia Butler, insieme ad un manipolo di altri narratori (tra cui anche Samuel Delany, nero e gay) sono stati, come ha scritto Haraway, "i teorici dei cyborg, perche' hanno esplorato cosa significhi avere un corpo nei mondi ad alta tecnologia". 11. INCONTRI. FORMAZIONE ALLA NONVIOLENZA A BAIA DOMIZIA [Dalla Societa' italiana di scienze psicosociali per la pace (per contatti: sispace at tiscali.it) riceviamo e volentieri diffondiamo] La Societa' italiana di scienze psicosociali per la pace promuove alcune esperienze residenziali di formazione alla nonviolenza a Baia Domizia (Caserta). La proposta nasce dalla esigenza di confrontarsi su quanto la nonviolenza oggi propone, con particolare sguardo alla attivazione di gruppi di impegno sociale. Il lavoro formativo verra' articolato in gruppi-training e seminari, secondo il programma di seguito specificato. Ogni corso ha durata di 4 giorni, con inizio il giovedi' alle 18 e partenza la domenica dopo il pranzo. I gruppi-training sono condotti da Antonella Sapio in collaborazione con padre Alex Zanotelli (aprile-maggio) e Monica Lanfranco (giugno). Le attivita' di primo livello formativo prevedono seminari e gruppi-training di base, introduttivi alla teoria e alla pratica della nonviolenza. La proposta di secondo livello formativo e' riservata a coloro che abbiano gia' praticato in precedenza corsi residenziali di formazione alla nonviolenza. Per ogni gruppo-training sono previste al massimo 10 persone. Il gruppo-training di aprile (primo livello formativo) e' preferibilmente rivolto a giovani adulti, in eta' compresa tra i 25 e i 35 anni; le restanti attivita' sono aperte a tutti. * Programma (per ogni corso): Giovedi: ore 17: arrivo; 18- 19: accoglienza del gruppo e introduzione al training; 19,30: cena; 21: raccoglimento. Venerdi' - sabato- domenica (mattina): ore 7,30: sveglia; 8: colazione; 8,30: lettura; 9-12,30: gruppo-training; 13: pranzo; 15: lettura; 16-19: gruppo-training; 19,30: cena; 21: seminario o filmato. Il programma resta invariato per la mattina di domenica, con conclusione dopo pranzo. * Calendario Marzo (I livello): 16-19 (A. Sapio). Aprile (I livello - riservato a giovani adulti): 20-23 (A. Sapio, A. Zanotelli). Maggio (II livello): 18-21 (A. Sapio, A. Zanotelli). Giugno (I livello): 15-18 (A. Sapio, M. Lanfranco). * Per informazioni: Evelina Savini (cell. 3405158655). 12. CONTROEDITORIALE. ARISTARCO BACCHETTONI: UNA DICHIARAZIONE DI VOTO [Ringraziamo il nostro buon amico Aristarco Bacchettoni per questo intervento] Voglio dirlo in forma piana, in parole semplici. Alle prossime elezioni politiche andro' a votare contro i delinquenti che usano del potere politico per depenalizzare i reati che hanno commesso in precedenza e procacciarsi cosi' l'impunita'; andro' a votare contro i ministri razzisti e istigatori all'omicidio; andro' a votare contro i rappresentanti e i manutengoli della mafia in parlamento; andro' a votare per difendere la legalita' costituzionale e lo stato di diritto. Andro' a votare contro il regime della corruzione e dell'eversione. 13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 14. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1225 del 5 marzo 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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