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La domenica della nonviolenza. 62
- Subject: La domenica della nonviolenza. 62
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 26 Feb 2006 12:33:45 +0100
============================== LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 62 del 26 febbraio 2006 In questo numero: 1. Attualita' di Danilo Dolci 2. Peppe Sini: La nonviolenza contro la mafia. Sette tesi 3. Augusto Cavadi: Forme di intervento nonviolento nella lotta contro la mafia 4. Una bibliografia degli scritti di Renate Siebert 1. INCONTRI. ATTUALITA' DI DANILO DOLCI [Da Francesco Cappello (per contatti: tel. 0503193343, cell. 3470654546, e-mail: francescocappello at danilodolci.toscana.it) riceviamo e volentieri diffondiamo. Francesco Cappello e' impegnato nel Gruppo maieutico toscano "Danilo Dolci". Danilo Dolci e' nato a Sesana (Trieste) nel 1924, arrestato a Genova nel '43 dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'esperienza di Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promuove indimenticabili lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la dignita'. Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, e' tra le figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso sul finire del 1997. Di seguito riportiamo una sintetica ma accurata notizia biografica scritta da Giuseppe Barone (comparsa col titolo "Costruire il cambiamento" ad apertura del libriccino di scritti di Danilo, Girando per case e botteghe, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2002): "Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste. Nel 1952, dopo aver lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a Trappeto, a meta' strada tra Palermo e Trapani, in una delle terre piu' povere e dimenticate del paese. Il 14 ottobre dello stesso anno da' inizio al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le autorita' si impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la costruzione di una fogna. Nel 1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a Partinico, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale. Sono anni di lavoro intenso, talvolta frenetico: le iniziative si susseguono incalzanti. Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con centinaia di disoccupati - subito fermati dalla polizia - impegnati a riattivare una strada comunale abbandonata. Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958) si costituisce il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione". Centinaia e centinaia di volontari giungono in Sicilia per consolidare questo straordinario fronte civile, "continuazione della Resistenza, senza sparare". Si intensifica, intanto, l'attivita' di studio e di denuncia del fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro Bernardo Mattarella (si veda la documentazione raccolta in Spreco, Einaudi, Torino 1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966). Ma mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarieta', in Italia e all'estero (da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm), per tanti avversari Dolci e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare, denigrare, sottoporre a processo, incarcerare. Ma quello che e' davvero rivoluzionario e' il suo metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non propina verita' preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare, fare. E' convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso non nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze locali. Diversi libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere e pianificare. La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi nell'estremo angolo occidentale della Sicilia. E' proprio nel corso di alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo l'idea di costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un futuro economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. Ancora una volta, pero', la richiesta di acqua per tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo: saranno necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi digiuni, per veder realizzato il progetto. Oggi la diga esiste (e altre ne sono sorte successivamente in tutta la Sicilia), e ha modificato la storia di decine di migliaia di persone: una terra prima aridissima e' ora coltivabile; l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile. Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del lavoro precedente, cresce l'attenzione alla qualita' dello sviluppo: il Centro promuove iniziative per valorizzare l'artigianato e l'espressione artistica locali. L'impegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando di comprenderne appieno le potenzialita'. Col contributo di esperti internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini. Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso: muovendo dalla distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre societa' connessi al procedere della massificazione, all'emarginazione di ogni area di effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza della complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico, propone "all'educatore che e' in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti, a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul "reciproco adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli esiti piu' recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; e Comunicare, legge della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997). Quando la mattina del 30 dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un infarto lo spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie residue, nel portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua vita". Tra le molte opere di Danilo Dolci, per un percorso minimo di accostamento segnaliamo almeno le seguenti: una antologia degli scritti di intervento e di analisi e' Esperienze e riflessioni, Laterza, Bari 1974; tra i libri di poesia: Creatura di creature, Feltrinelli, Milano 1979; tra i libri di riflessione piu' recenti: Dal trasmettere al comunicare, Sonda, Torino 1988; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Firenze 1996. Tra le opere su Danilo Dolci: Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze 1984; Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze 1988 (sull'opera poetica di Dolci); Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1992; Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo critico di Danilo Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2000, 2004 (un lavoro fondamentale); Lucio C. Giummo, Carlo Marchese (a cura di), Danilo Dolci e la via della nonviolenza, Lacaita, Manduria-Bari-Roma 2005. Tra i materiali audiovisivi su Danilo Dolci cfr. il dvd di Alberto Castiglione, Danilo Dolci. Memoria e utopia, 2004] A Pisa, dal 27 febbraio al 4 marzo 2006, si svolgera' una settimana di incontri sul tema "Inventare il futuro. Attualita' di Danilo Dolci". Il programma delle iniziative, ricchissimo di eventi che valorizzano varie forme di comunicazione, e che prevede la partecipazione di prestigiosi testimoni e studiosi, puo' essere richiesto alla segreteria organizzativa: Stazione Leopolda, e-mail: info at leopolda.it; e al Gruppo maieutico toscano "Danilo Dolci", sito: www.danilodolci.toscana.it 2. MATERIALI. PEPPE SINI: LA NONVIOLENZA CONTRO LA MAFIA. SETTE TESI [Riproponiamo il messaggio di saluto inviato dal responsable del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo al convegno sul contributo della nonviolenza alla lotta contro la mafia svoltosi a Palermo il 21-22 maggio 2005] Carissime e carissimi, pur non essendo fisicamente presente a questo nostro convegno vorrei inviarvi un affettuoso saluto e i migliori auguri di buon lavoro. E consentitemi anche di rivolgere un trepidante pensiero, che so essere condiviso da tutte e tutti, a Clementina Cantoni, che vogliamo sia presto libera; e pensando a lei naturalmente pensiamo anche a tutte le altre persone vittime delle guerre, delle dittature, dei poteri criminali, del terrore, dell'oppressione, della violenza. E poiche' avrei piacere di mandarvi anche un minimo mio contributo ai lavori, ma non ignoro che un messaggio scritto deve essere assai breve per poter essere agevolmente ascoltato, mi limito a proporre all'attenzione dei partecipanti, senza argomentarle affatto, le seguenti sette tesi. * 1. La nonviolenza e' gia' il cuore della lotta contro la mafia, poiche' nella storia dei movimenti che contro la mafia si sono battuti e si battono la scelta della nonviolenza, le tecniche della nonviolenza, il progetto della nonviolenza, sono stati in vario modo e misura sempre e decisivamente presenti e operanti. Ed e' naturale che sia cosi', poiche' sistema di potere mafioso e azione nonviolenta sono del tutto antitetici, e quindi ogni progresso della riflessione e dell'azione nonviolenta e' uno scacco per il sistema di potere mafioso. * 2. La riflessione e le pratiche dei movimenti delle donne sono il cuore della nonviolenza e il cuore della lotta antimafia. Cosicche' chiunque si voglia impegnare nella lotta contro la mafia e chiunque si voglia accostare alla nonviolenza, e massime chi voglia operare contro la mafia con la scelta pienamente consapevole della nonviolenza, non puo' non far riferimento al pensiero e all'agire delle donne e dei movimenti delle donne. Ed e' naturale che sia cosi', poiche' il sistema di potere mafioso e' una delle manifestazioni piu' evidenti anche di quella forma di oppressione che e' il patriarcato, e non si da' lotta contro la mafia, come non si da' lotta contro la guerra, e contro ogni discriminazione ed ogni totalitarismo, se non si riconosce il nesso che queste forme di oppressione lega alla dominazione patriarcale. * 3. La nonviolenza e' scelta di lotta contro ogni violenza. Certo, essa e' anche sempre comprensione, comunicazione, riconoscimento di umanita': ma lo e' proprio specificamente in quanto e' lotta contro ogni violenza. Ed essendo la mafia un sistema di potere fondato sulla violenza, la nonviolenza e' sempre e comunque opposizione al potere mafioso. Ne consegue che essa combatte altresi' contro ogni complicita', ogni collusione, ogni ambiguita', ogni resa, ogni collaborazionismo coi poteri assassini. Ed e' naturale che sia cosi', poiche' la nonviolenza e' conflitto; non solo coscienza e denuncia ma opposizione pugnace ad ogni concrezione di violenza, di menzogna, di ingiustizia; e' insurrezione e rivolta contro il male e la morte. * 4. La nonviolenza sostiene anche senza esitazioni l'impegno delle istituzioni nella lotta contro la mafia: la nonviolenza invera la legalita' in quanto essa e' - e sempre dovrebbe essere - difesa dell'oppresso dalla violenza del potente; la nonviolenza sostiene lo stato di diritto contro la guerra di tutti contro tutti, l'ordinamento giuridico contro la barbarie, il sistema democratico contro ogni totalitarismo; la gestione pubblicamente condivisa di cio' che e' bene di tutti contro la rapina privata che per l'appunto altri priva di beni essenziali che devono essere comuni. La nonviolenza rafforza con la sua azione anche le istituzioni: sia fornendo alle istituzioni valori, strumenti, risorse, esempi; sia criticando e contrastando cio' che nel corpus legislativo e negli assetti istituzionali non fosse accettabile alla luce della dignita' umana; sia lottando per avere leggi ed istituzioni migliori, per cancellare ogni abuso e ogni arbitrio, per realizzare il potere di tutti, perche' a tutti gli esseri umani siano riconosciuti tutti i diritti umani. Ed e' naturale che sia cosi', poiche' la nonviolenza e' anche giuriscostituente, si fonda sul principio responsabilita', invera e adempie i principi giuridici in cui si traducono le istanze di giustizia e liberta'; ne' e' giammai "terza parte" o estranea spettatrice nella lotta tra chi uccide e chi salva le vite, ma sempre si colloca dalla parte delle vittime, dalla parte del diritto, sempre si batte contro chi uccide. * 5. La nonviolenza contrasta il sistema di potere mafioso gia' anche nell'affermare valori e metodi intesi alla piu' vasta solidarieta', la coerenza tra mezzi e fini, la consapevolezza che una e la stessa e' la lotta contro il patriarcato, lo sfruttamento, l'inquinamento, la guerra, il corrompere, il terrorizzare e l'uccidere. La nonviolenza afferma il nesso che lega un modello di sviluppo equo e solidale, con tecnologie appropriate e rispettoso della biosfera, la democrazia estesa a tutti gli esseri umani, la costruzione della pace intesa come relazioni di giustizia e di solidarieta' fra tutte e tutti, l'umanizzazione dei conflitti, la scelta della convivenza e della sicurezza per tutte e tutti. E promuove azioni e tecniche e strumenti e progetti con quei valori e metodi coerenti: come ad esempio la difesa popolare nonviolenta. Ed e' naturale che sia cosi', poiche' cosi' come, per dirlo con le esatte parole di Umberto Santino, "mafia e' un insieme di organizzazioni criminali, di cui la piu' importante ma non l'unica e' Cosa Nostra, che agiscono all'interno di un vasto e ramificato contesto relazionale, configurando un sistema di violenza e di illegalita' finalizzato all'accumulazione del capitale e all'acquisizione e gestione di posizioni di potere, che si avvale di un codice culturale e gode di un certo consenso sociale", ebbene, la nonviolenza ad essa si oppone sistemicamente ad un pari ed anzi superiore livello di complessita', con forza maggiore e invincibile - la forza della verita': satyagraha -, contrastando la dominazione del potere violento, oppressivo e distruttivo, in tutte le sue forme, e in tutti i gangli e fin alle radici. * 6. La nonviolenza non e' affare di pochi, e non e' affare di pochi la lotta contro la mafia. La nonviolenza, la lotta alla mafia, cosi' come la poesia, deve essere fatta da tutte e tutti. Ed e' naturale che sia cosi', poiche' tutte e tutti la mafia opprime, poiche' tutte e tutti la nonviolenza chiama alla lotta per la liberazione comune. * 7. La nonviolenza e' una scelta ardua e impegnativa. E quante persone amiche della nonviolenza sono state assassinate dagli oppressori: Mohandas Gandhi come Martin Luther King, Marianella Garcia come Chico Mendes, e quante e quanti altri ancora. Ma insieme puo' essere una scelta facile e gioiosa, come bere un bicchier d'acqua. La lotta contro il sistema di potere mafioso e' impegnativa e ardua. E quante persone impegnate contro la mafia sono state dalla mafia assassinate: il loro numero e' cosi' grande che a dire solo qualche nome non riesci. E tuttavia insieme e' scelta semplice e spontanea - come spiego' una volta per sempre Paolo Borsellino, come spiego' una volta per sempre Libero Grassi - se ascolti cio' che ti detta la voce che dal cuore ti chiede di spezzare le catene e conoscere il fiore vivo. Ed e' naturale che sia cosi'. * Un forte abbraccio dal vostro Peppe Sini 3. RIFLESSIONE. AUGUSTO CAVADI: FORME DI INTERVENTO NONVIOLENTO NELLA LOTTA CONTRO LA MAFIA [Ringraziamo Augusto Cavadi (per contatti: acavadi at lycos.com) per averci messo a disposizione il seguente intervento, apparso su "Narcomafie", ottobre 2005. Augusto Cavadi, prestigioso intellettuale ed educatore, collaboratore del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo, e' impegnato nel movimento antimafia e nelle esperienze di risanamento a Palermo, collabora a varie qualificate riviste che si occupano di problematiche educative e che partecipano dell'impegno contro la mafia. Opere di Augusto Cavadi: Per meditare. Itinerari alla ricerca della consapevolezza, Gribaudi, Torino 1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a questioni inevitabili, Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo, Augustinus, Palermo 1990; Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad. portoghese 1999; Ciascuno nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera, Augustinus, Palermo 1991; Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad. portoghese 1999; Le nuove frontiere dell'impegno sociale, politico, ecclesiale, Paoline, Milano 1992; Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa puo' fare ciascuno di noi qui e subito, Dehoniane, Bologna 1993, nuova edizione aggiornata e ampliata Dehoniane, Bologna 2003; Il vangelo e la lupara. Materiali su chiese e mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A scuola di antimafia. Materiali di studio, criteri educativi, esperienze didattiche, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Essere profeti oggi. La dimensione profetica dell'esperienza cristiana, Dehoniane, Bologna 1997; trad. spagnola 1999; Jacques Maritain fra moderno e post-moderno, Edisco, Torino 1998; Volontari a Palermo. Indicazioni per chi fa o vuol fare l'operatore sociale, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1998, seconda ed.; voce "Pedagogia" nel cd- rom di AA. VV., La Mafia. 150 anni di storia e storie, Cliomedia Officina, Torino 1998, ed. inglese 1999; Ripartire dalle radici. Naufragio della politica e indicazioni dall'etica, Cittadella, Assisi, 2000; Le ideologie del Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001; Volontariato in crisi? Diagnosi e terapia, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2003; Gente bella, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2004; Strappare una generazione alla mafia, DG Editore, Trapani 2005. Vari suoi contributi sono apparsi sulle migliori riviste antimafia di Palermo. Indirizzi utili: segnaliamo il sito: http://www.neomedia.it/personal/augustocavadi (con bibliografia completa)] Il tema del convegno (Palermo, 21-22 maggio 2005) e' sembrato ad alcuni talmente provocatorio che si sono rifiutati non solo di parteciparvi, ma anche solo di esaminare le carte preparatorie (raccolte nel volume a piu' mani, curato da Vincenzo Sanfilippo, Nonviolenza e mafia. Idee ed esperienze per un superamento del sistema mafioso, DG, Trapani 2005, pp. 158, euro 14). E, ovviamente, non mi riferisco a borghesi benpensanti del partito "i-delinquenti-andrebbero-tutti-giustiziati": no, mi tornano in mente alcune persone - per lo piu' donne, per essere sinceri e precisi - di formazione democratica e di indubbio impegno civile. Le loro ragioni sono facilmente sintetizzabili: i mafiosi non sono fuorilegge comuni, illudersi di poter confrontarsi con loro in prospettiva riconciliativa e' fare del buonismo irrispettoso delle vittime e dei loro familiari. Non c'e' dubbio che queste e simili obiezioni meritano d'essere ascoltate col massimo rispetto intellettuale e morale: altrimenti la discussione sull'applicabilita' dei metodi nonviolenti alla lotta contro il sistema di dominio mafioso scade a slogan manieristico, piu' o meno modaiolo. Solo una considerazione attenta delle obiezioni puo' spingere a formulare in maniera sempre piu' corretta le ipotesi, teoriche ed operative, su cui ci siamo basati gli organizzatori del convegno (e su cui, prima ancora, si e' basato quel gruppo di lavoro che da circa due anni si riunisce a Palermo per esplorare tale prospettiva). Dico subito - a scanso di equivoci - che ci muoviamo in un ambito problematico dove persino fra i promotori della ricerca/azione si e' molto lontani dall'aver raggiunto l'omogeneita' di angolazione, di vocabolario e di orientamenti: dunque un ambito in cui chi prende la parola, lo fa a proprio nome e senza coinvolgere nessun altro compagno di strada. Piu' per precisare le domande ancora sul tappeto che per configurare le risposte. Tra i pochi punti abbastanza condivisi, mi sembrerebbe di poter evidenziare l'opportunita' di distinguere nell'universo mafioso delle situazioni che sarebbe deleterio continuare a confondere. La condizione oggettiva di chi e' interno a Cosa nostra (e, in quanto organico a questa o a simili cosche, si e' macchiato personalmente di gravi reati) non e' identica alla condizione di quell'ampia fascia sociale di collusi che spalleggiano e sostengono le attivita' criminali degli "uomini d'onore". Ancora diversa, poi, e' la situazione di tutte quelle persone (adulti maschi, ma anche donne e adolescenti) che non hanno compiuto una chiara opzione preferenziale per Cosa nostra e neppure per la sua area di riferimento abituale, ma che vivono comunque sulla tenue linea di confine fra il sistema di potere mafioso e altri mondi vitali considerabili - grosso modo - legali e civili. Ebbene, se questa tipologia molto approssimativa puo' servire per un primo orientamento, potremmo chiederci in che senso, e in che modo, sia possibile mutuare dalla tradizione nonviolenta alcune indicazioni di metodo. Mi pare chiaro che il settore su cui dovrebbe essere piu' facile accordarsi e' il terzo: l'area dei cittadini a rischio di contaminazione mentale e pratica. Il piccolo scippatore di borgata, la ragazza della media borghesia alla ricerca di un'occupazione remunerata, il docente universitario in attesa di stabilizzazione: ecco - quasi citate a caso - alcune figure sociali potenzialmente cooptabili da Cosa nostra e da organizzazioni affini. (Notare: le esemplificazioni random non riguardano solo le fasce economicamente disagiate e/o culturalmente deprivate, come usa la letteratura ancora convinta che la popolazione "a rischio" viva esclusivamente nei quartieri degradati del centro storico o delle periferie). Con loro e' necessaria ed urgente un'opera di informazione, di sensibilizzazione e di formazione etica che le renda avvertite del prezzo da pagare nel caso che, per alleviare i propri disagi esistenziali o per accelerare la carriera, dovessero decidere di cercare - o di accettare se offerta - la protezione dei mafiosi. Nessuno potrebbe essere cosi' cieco da non vedere l'inopportunita' - o per lo meno l'inadeguatezza - di sventolare davanti agli occhi di questi soggetti, a scopo preventivo, lo spauracchio delle incriminazioni giudiziarie e delle possibili pene detentive. Di contro, alcune recenti vicende - se, come sembra, le confessioni di una collaboratrice di giustizia corrispondono a verita' - confermano questa convinzione: una donna di mafia ha abbandonato l'organizzazione, sollecitata dalle figlie adolescenti ad intraprendere la via della dissociazione e della legalita'. A loro volta, le ragazzine erano state messe in crisi da stimoli - mirati - ricevuti nell'ambito della scuola. Piu' problematico e' invece il consenso sul secondo settore: l'area dei cittadini contigui con le organizzazioni mafiose e che hanno gia' attivato con esse rapporti stabili (dallo spacciatore di stupefacenti al bancario riciclatore di denaro sporco, dall'assessore che pilota l'assegnazione degli appalti pubblici all'avvocato-parlamentare che propone leggi a misura dei propri clienti in stato di detenzione). Non c'e' dubbio che con questi soggetti, navigati ed incalliti, la scommessa si fa piu' ardua. Qui piove dunque a proposito l'avvertenza di fondo che sottende tutta questa iniziativa sperimentale: non si tratta di negare nulla, tanto meno la forza dissuadente della Magistratura e delle Forze dell'ordine, ma di affermare una risorsa in piu'. Le quattro marce del motore tradizionale, istituzionale, vanno adoperate tutte: si tratta di attivare una quinta marcia, la leva tipica della societa' civile, della scuola, dell'associazionismo laico, delle comunita' religiose (non solo cattoliche). Nessuna illusione illuministica, per carita': si puo' benissimo spiegare ai fiancheggiatori dei mafiosi che stanno facendo un affare apparentemente conveniente, alla distanza disastroso, senza per questo convincerli dell'errore. In ogni caso, la convinzione mentale non significa automaticamente decisione di troncare rapporti, relazioni, patti che - in cambio della liberta' - assicurano piu' denaro e soprattutto piu' possibilita' di incidere nei meccanismi maggiori e minori del potere. Eppure, la carta del confronto dialettico va tentata: con i pochissimi interlocutori che accettassero di confrontarsi, con i molto piu' numerosi che restano nell'ombra ma a cui certi messaggi arrivano comunque. Non so se questa strategia implica una fede nell'uomo, nella sua umanita' sepolta sotto un cumulo di pregiudizi e di ambizioni corrotte: ma se di fede si tratta, non e' necessariamente una fede teologica. Tanto meno confessionale. Kant parlerebbe di una fede filosofica, di una fede razionale. Se qualche problema in piu' pone il settore dei collusi, ancora piu' gravi sono gli interrogativi davanti alla proposta di applicare i metodi gandhiani al rapporto con gli uomini e le donne che sono entrate a far parte organicamente di Cosa nostra (o di altre organizzazioni di stampo mafioso) e che si sono resi responsabili di abbondanti delitti occasionali e sistematici. Siamo in un campo cosi' minato che risulta quasi impossibile evitare di sbagliare per una parola in piu' o in meno. La parola in piu' l'hanno pronunziata, a mio sommesso avviso, quei preti che - in varie circostanze, fra cui un recente sondaggio - hanno dichiarato che per la Chiesa cattolica c'e' una differenza irriducibile fra "reato" e "peccato": poiche' il primo e' misurabile e giudicabile dalle istituzioni statali ed il secondo solo dall'Onnipotente, i pastori dovrebbero prescindere dalle valutazione giudiziarie e rapportarsi con i mafiosi come con qualsiasi altra persona potenzialmente convertibile alla grazia divina (per esempio recandosi nei loro rifugi di latitanti e amministrando i sacramenti). Al di la' delle lodevoli intenzioni soggettive di chi sostiene simili prospettive, non si puo' accettare una frattura cosi' netta fra la logica civile e la logica ecclesiale. Il "peccatore" davanti a Dio e' tale anche davanti ai fratelli: che sono fratelli in senso religioso, ma anche e prima ancora concittadini. Una eventuale conversione interiore non puo' dunque "bypassare" la necessita' di chiedere, preliminarmente e pubblicamente, il perdono della comunita' offesa (comunita' ecclesiale ma anche e prima ancora civile) nonche' di far di tutto per rimediare ai danni procurati (almeno sin dove cio' e' possibile: nessuno puo' far risuscitare le vittime che ha assassinato) e per evitare (mediante la piu' ampia collaborazione con le istituzioni statali) che i propri complici nel crimine continuino a perpetrare altri danni. Ribadita con tutta l'energia opportuna la necessita' di non separare schizofrenicamente il punto di vista etico da quello giuridico, va pure riconosciuto il pericolo opposto: la riduzione del reo al reato, la cancellazione di ogni barlume di dignita' e di ragionevolezza dall'immagine che i "buoni" si fanno dei "cattivi". Lo Stato, probabilmente, deve privilegiare il caso giudiziario (astratto) rispetto alla storia individuale (concreta): ma lo Stato non si identifica tout court con la societa'. I giudici hanno il diritto, e in alcuni casi il dovere, di chiudere in gabbia Riina o Bagarella e di gettare la chiave in mare: ma l'associazionismo, laico e religioso, ha il diritto, e in alcuni casi il dovere, di tuffarsi in mare per ripescare la chiave. Per aprire le porte delle carceri: non certo per far uscire chi vi e' dentro dopo regolare processo (con tutti i limiti inevitabili ad ogni giustizia mondana), ma per far entrare chi abbia voglia e competenza per attivare un dialogo con i detenuti. Le risorse della nonviolenza non hanno di mira sconti di pena o indulti (che appartengono comunque alla logica giuridico-istituzionale), quanto promuovere la pace del carnefice e, se possibile, del parente della vittima. La pace del carnefice se accetta di prendere consapevolezza delle ferite inferte, se accetta di fare della propria detenzione un'occasione di espiazione e possibilmente di testimonianza sociale (qualche camorrista "pentito" ha provato per esempio a dissuadere i giovani del quartiere dall'intraprendere la stessa strada); la pace del parente della vittima se accetta - sulla base di argomentazioni religiose o semplicemente etiche - di liberarsi lentamente da ogni comprensibile sentimento di odio e desiderio di vendetta. 4. MATERIALI. UNA BIBLIOGRAFIA DEGLI SCRITTI DI RENATE SIEBERT [Dal sito www.sociologia.unical.it riprendiamo la seguente bibliografia. Dal medesimo sito ricaviamo anche le notizie che di seguito presentiamo in forma sintetica: Renate Siebert (gia' Renate Siebert Zahar), nata a Kassel (Germania) nel 1942, e' professoressa ordinaria di sociologia del mutamento e preside vicaria della facolta' di scienze politiche dell'Universita' della Calabria, fa parte di varie societa' e comitati scientifici (tra cui l'Associazione italiana di sociologia, il Centro interdipartimentale di Women's Studies "Milly Villa" dell'Universita' della Calabria, la Deutsche Gesellschaft fuer Soziologie - Sektion Biographieforschung); laureata a Francoforte nel 1968 con Theodor W. Adorno come relatore; la sua attivita' scientifica e di ricerca si e' principalmente concentrata su questioni inerenti il mutamento sociale sotto il profilo di una costante attenzione ai nessi fra mutamento strutturale, storico-sociale e politico e mutamento delle soggettivita'; il lavoro empirico, di volta in volta, e' stato teso a sviluppare categorie d'analisi ispirate, da un lato, alle teorie sociologiche consolidate, e attente, dall'altro lato, alle specificita' delle realta' analizzate: in particolar modo per le analisi concernenti la realta' meridionale e mediterranea (tema di molta parte delle ricerche svolte), proprio perche' l'originalita' di tali realta' stimola la riconsiderazione critica di taluni approcci di teoria sociologica. Numerose sue ricerche si sono svolte nell'ambito delle seguenti tematiche: a) sviluppo/sottosviluppo e rappresentazione sociale delle diseguaglianze; pregiudizio etnico e razzismo; b) strutture familiari e servizi socio-sanitari, infanzia, vecchiaia, generazioni e genere, mutamento dei ruoli sessuali e della condizione femminile; c) illegalita' diffusa, violenza mafiosa, organizzazioni a carattere totalitario e ripercussioni di questi fenomeni sulla societa' civile in generale e la vita delle donne in particolare; la memoria e l'oblio, l'elaborazione del lutto che si fa impegno civile; d) donne e politica; amministrazione locale e questioni di genere; donne all'interno delle organizzazioni mafiose. In particolare, per il punto a) "Dalla riflessione sulle opere di Frantz Fanon e' nato l'interesse per le specifiche forme di alienazione che si producono nella soggettivita' di individui che vivono in contesti segnati da discriminazioni etnocentriche e razziste. Il tema del pregiudizio - anche nelle sue forme meno esplicite - e' stato, quindi, centrale per l'attivita' di ricerca. In qualita' di collaboratrice scientifica (Wissenschaftliche Mitarbeiterin) presso l'Institut fuer Sozialforschung dell'Universita' di Frankfurt (Adorno, Habermas, von Friedeburg) ha svolto una ricerca sulla rappresentazione delle problematiche inerenti allo sviluppo/sottosviluppo nei paesi del Terzo Mondo e sulle forme di razzismo latente e/o manifesto quale emerge dai libri di scuola (testi di scuola elementare, liceo, scuole professionali, dal I955 al I970). La ricerca e' stata pubblicata dallo stesso Istituto e successivamente e' stata rielaborata e pubblicata come testo da adottare nei licei, casa editrice Leske Verlag, Opladen 1971. Successivamente, nel corso degli anni '70, ha indagato sugli aspetti politici ed economici del sottosviluppo strutturale di una zona del Mezzogiorno italiano di vecchia industrializzazione: la crisi dell'industria mineraria del Sulcis-Iglesiente (Sardegna). Alcuni di questi temi si ripresentano nell'attivita' di ricerca piu' recente e, sul piano teorico, si collocano in una prospettiva postcoloniale. In questa fase, infatti, sta indagando sulle implicazioni del razzismo - nelle sue forme storiche del razzismo biologico e dell'antisemitismo, come nei suoi 'travestimenti' piu' recenti del differenzialismo - per gli sviluppi delle societa' multiculturali. Una prima riflessione si e' concretizzata nel testo Il razzismo. Il riconoscimento negato, Carocci, Roma 2003". Per il punto b) "La condizione femminile, i mutamenti nelle strutture familiari e la questione dei servizi sociali sono stati indagati in diverse ricerche in ambito territoriale calabrese (in vari Comuni della provincia di Cosenza, in collaborazione con la Comunita' Montana del Pollino, nell'ambito dell'Osservatorio regionale del mercato del lavoro, legato ai corsi 285). Per le problematiche relative all'infanzia, la soggettivita' femminile, le generazioni e le eta' della vita si segnalano in particolare: la ricerca sul rapporto adulti/bambini in un paese della Calabria, (pubblicata nel 1984 presso l'editore Franco Angeli di Milano, nella collana dei Quaderni Griff); l'indagine sulla condizione degli anziani negli undici comuni della Usl n. 8 (Rende-Montalto), in collaborazione con Cosimo Conte e Catia Zumpano, (pubblicazione interna della Usl n. 8, 1991, con il titolo 'Quale vecchiaia?'); la ricerca su tre generazioni di donne in Calabria (pubblicata nel 1991 presso l'editore Rosenberg & Sellier, Torino); la ricerca sulla comunita' silana di Lorica (raccolta di storie di vita di donne e uomini di varie generazioni), pubblicata nel 1996 presso Rubbettino, Soveria Mannelli; e la ricerca Murst 'Percorsi e strategie di scelta femminili nel Sud Italia', per la quale ha coordinato il progetto di ricerca relativo all'Universita' della Calabria sulle strategie riproduttive delle giovani donne diplomate nella provincia di Cosenza. Tutte queste ricerche hanno comportato una intensa riflessione sui metodi di indagine qualitativi: tale riflessione e' presente in modo particolare in alcuni dei testi ora raccolti nel volume 'Cenerentola non abita piu' qui. Uno sguardo di donna sulla realta' meridionale' (pubblicato nel 1999 dall'editore Rosenberg & Sellier, Torino)". Per quanto riguarda il punto c) "ha approfondito innanzitutto le condizioni di vita e i ruoli delle donne in ambiente di mafia, oltre a fornire una lettura di genere dell'intero fenomeno mafia. A questo proposito si segnala innanzitutto la ricerca su donne e mafia nell'ambito della ricerca Cnr su 'Credenze nella legalita' nel Mezzogiorno contemporaneo' (pubblicata nel 1994 dall'editore Il Saggiatore di Milano). A questo ambito di indagini sono legati alcuni degli aspetti piu' esplicitamente teorici dell'intero percorso di studi: la rilettura del concetto di societa' civile, della dicotomia privato/pubblico, delle dinamiche dei processi di razionalizzazione e disincanto, e della definizione di categorie quali identita', soggettivita' ed individuo. Tale approccio e' stato particolarmente fertile nel contesto di un dibattito internazionale, iniziato nel contesto di un Ecpr workshop nel 2001 a Grenoble e che ha portato alla pubblicazione del volume: Felia Allum e Renate Siebert (ed.), Organized Crime and the Challenge to Democracy, Routledge, London 2003". Per il punto d) "A partire dal 2000 ha partecipato a due ricerche internazionali: in qualita' di coordinatrice del gruppo locale in Calabria alla ricerca europea 'Genre et gestion locale du changement dans sept pays de l'Union europeenne', una ricerca triennale in sette paesi europei: Italia, Francia, Belgio, Svezia, Finlandia, Grecia e Portogallo (pubblicazione della parte italiana della ricerca: Alisa Del Re (a cura di), Quando le donne governano le citta', Franco Angeli, Milano 2004); e in qualita' di componente del comitato scientifico ad una ricerca internazionale sul ruolo delle donne nelle organizzazioni criminali mafiose, coordinata dalla Facolta' di Giurisprudenza dell'Universita' di Palermo (Giovanni Fiandaca, Teresa Principato, (a cura di), Donne e mafie. Il ruolo delle donne nelle organizzazioni criminali, Universita' degli Studi di Palermo, Palermo 2003)". A cio' si aggiungono numerose altre attivita' di impegno scientifico, editoriale e civile (tra l'altro, nel 1995-1997 e' stata assessore alla cultura e ai servizi sociali della Provincia di Cosenza) ed una intensa e qualificata partecipazione a convegni di studio] A. Volumi - Kolonialismus und Entfremdung - zur politischen Theorie Frantz Fanons, Europaeische Verlagsanstalt, Frankfurt/Main 1969 (successive traduzioni: Il pensiero di Frantz Fanon e la teoria dei rapporti tra colonialismo e alienazione, Feltrinelli, Milano 1970; L'oeuvre de Frantz Fanon, Maspero, Paris 1970; Colonialismo y enajenacion, Siglo Veintiuno Editores, Mexico-Argentina-Espana 1970; Frantz Fanon: Colonialism and Alienation, Monthly Review Press, New York and London 1974). - Kritische Analyse von Schulbuechern zur Darstellung der Probleme der Entwicklungslaender und ihrer Positionen in internationalen Beziehungen (con K. Fohrbeck), Institut fuer Sozialforschung, Frankfurt/Main 1970. - Heile Welt und Dritte Welt - Medien und politischer Unterricht (con K. Fohrbeck, A. J. Wiesand) Leske Verlag, Opladen 1971. - Le ali di un elefante. Sul rapporto adulti/bambini in un paese in Calabria, Franco Angeli, Milano 1984. - E' femmina, pero' e' bella. Tre generazioni di donne al Sud, Rosenberg & Sellier, Torino 1991. - Le donne, la mafia, Il Saggiatore, Milano, 1994. (ed. paperback, Est, Milano 1997; successive traduzioni: Secrets of life and death. Women and the Mafia, Verso, London and New York 1996; Im Schatten der Mafia. Die Frauen, die Mafia und das Gesetz. Hamburger Edition, Hamburg 1997). - La mafia, la morte e il ricordo, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995. - Mafia e quotidianita', Il Saggiatore-Flammarion, Milano 1996. - Lorica. Un ritratto a piu' voci, Rubbettino, Soveria Mannelli 1996. - Andare ancora al cuore delle ferite. Intervista a Assia Djebar, La Tartaruga, Milano 1997. - Cenerentola non abita piu' qui. Uno sguardo di donna sulla realta' meridionale, Rosenberg & Sellier, Torino 1999. - Storia di Elisabetta. Il coraggio di una donna sindaco in Calabria, Pratiche Editrice, Milano 2001. - Razzismo: il riconoscimento negato, Carocci, Roma 2003. * B. Opere curate - Esiste la donna?, Prefazione e cura dell'edizione ridotta di Simone de Beauvoir, Il secondo sesso, Il Saggiatore, Milano 1976. - Interferenze. Lo stato, la vita familiare, la vita privata, (con L. Balbo), Feltrinelli, Milano 1979. - Il piacere della sociologia. Saggi di L. Balbo, B. Beccalli, F. Ferrarotti, G. Martinotti, A. Pizzorno, Rubbettino, Soveria Mannelli 1998. - Essere e diventare sociologi. Saggi di F. Balbo, D. Barazzetti, A. Fabbrini, P. Ghislandi, P. Jedlowski, G. Martinotti, R. Palidda, W. Privitera, M. Sclavi, A. L. Tota, A. Tumietto, Rubbettino, Soveria Mannelli 1999. - Relazioni pericolose. Criminalita' e sviluppo nel Mezzogiorno, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000. - Organized Crime and the Challenge to Democracy, (con F. Allum), Routledge, London 2003. * C. Partecipazioni a volumi collettivi - Frauenstudien und Frauenforschung in Italien, in AA. VV., Ziele, Inhalte und Institutionalisierung von Frauenstudien und Frauenforschung, Berlin 1980, pp. 64-70. - Il rapporto adulto-bambino nella storia della nostra civilta', in AA. VV., Il bambino di fronte ad una famiglia e ad una societa' che cambiano, Juvenilia, Bergamo 1983, pp. 72-77. - Le modalita' di sviluppo sono tante: le donne del Sud tra astuzia dell'impotenza femminile ed emancipazione, in F. Bosello, A. Farina (a cura di), Giovani, educazione allo sviluppo, cooperazione, Unicef, Roma 1985, pp. 189-201. - L'adulto di fronte al bambino: diverso e uguale nello stesso tempo, in A. Bondioli, S. Mantovani (a cura di), Manuale critico dell'asilo nido, Franco Angeli, Milano 1987, pp. 85-100. - Ruolo maschile e ruolo femminile nel Mezzogiorno: dentro e fuori del mito, in AA. VV., Lavoro produttivo, lavoro riproduttivo, Pubblicazioni dell'Universita' degli Studi di Salerno, Esi, Roma-Napoli 1989, pp. 167-183. - Don't forget. Fragments of a Negative Tradition, in "International Yearbook of Oral History", Volume I, Memory and Totalitarianism, Oxford University Press, Oxford 1992, pp. 165-178 (versione italiana: Non dimenticare. Frammenti di una "tradizione negativa", in "Daedalus", n. 10, 1993). - Quale soggettivita'?, in A. Carbonaro e C. Facchini (a cura di), Biografie e costruzione dell'identita', Franco Angeli, Milano 1993, pp. 205-210. - L'astuta voce del matriarcato e il silenzio nella relazione fra madre e figlia, in Centro di documentazione e studi delle donne (a cura di), I luoghi dell'esperienza, dell'immaginario e del simbolico nella relazione madre-figlia, La Tarantola, Cagliari 1993, pp. 11-21. - Considerazioni in margine ad una ricerca, in N. Ginatempo (a cura di), Donne del Sud, Gelka, Palermo 1993, pp. 213-218. - Far bastare, (con L. Balbo), in L. Balbo (a cura di), Friendly - Almanacco della societa' italiana 1994, Anabasi, Milano 1994, pp. 72-84. - Le donne, la mafia, in P. Ginsborg (a cura di), Stato dell'Italia, Il Saggiatore - Bruno Mondadori, Milano 1994, pp. 360-364. - Solo il Sud mi scaldera', in I. Caputo, L. Lepri (a cura di), Conversazioni di fine secolo, La Tartaruga, Milano 1995, pp. 35-51. - "Cattiveria" o responsabilita'? Alcune riflessioni sulle donne di ambiente mafioso, in AA. VV., Dal materno al mafioso, Quaderni del Cld, Regione Toscana, 1996, pp. 49-75. - Le donne di mafia. Alcune ipotesi interpretative, in L. de Cataldo Neuburger (a cura di), La criminalita' femminile tra stereotipi culturali e malintese realta', Atti e Documenti Isisc, Cedam, Padova 1996, pp. 299-315. - Women and mafia - The Power of Silence and Memory, in "International Yearbook of Oral History and Life Stories", vol. IV, Gender and Memory, Oxford University Press, Oxford 1996, pp. 73-87. - La mafia e le donne, in L. Violante (a cura di), Mafia e societa' italiana. Rapporto '97, Laterza, Roma-Bari 1997, pp. 108-131. - Mutamento sociale e soggettivita' femminile: tre generazioni, in A. Placanica (a cura di), Storia della Calabria moderna e contemporanea, Gangemi, Roma 1997, pp. 167-181. - Una generazione di orfani, in D. Barazzetti e C. Leccardi (a cura di), Responsabilita' e memoria, La Nuova Italia Scientifica, Roma 1997, pp. 115-123. - Voce Mafia, in Dizionario del pensiero sociale, a cura di T. Bottomore, W. Outhwaite, ed. it. a cura di P. Jedlowski, il Saggiatore, Milano 1997, pp. 399-401. - Elogio della solitudine, in Centro documentazione donna Firenze, Il fantasma del patriarcato, Alma edizioni, Firenze 1997, pp. 55-61. - Dinamiche psichiche, condotte violente: uomini e donne di mafia, in G. Lo Verso (a cura di), La mafia dentro. Psicologia e psicopatologia di un fondamentalismo, Franco Angeli, Milano 1998, pp. 107-119. - Essere forti e apparire deboli: un nodo della soggettivita' femminile, in R. D'Amico, F. Bimbi, Sguardi differenti. Prospettive psicologiche e sociologiche sulla soggettivita' femminile, Franco Angeli, Milano 1998, pp. 109-118. - Donne di mafia, voce del cd-rom La mafia - 150 anni di storia e di storie, in Citta' di Palermo, Cliomedia Officina, la Repubblica, 1998 (ed. in inglese: The Mafia - 150 Years of Facts, Figures and Faces). - Women and the mafia, in Letizia Battaglia, Passion, Justice, Freedom. Photographs of Sicily, Aperture, New York 1999 (successive traduzioni: Germania: Zweitausendeins, 2001; Italia: Passione, Giustizia, Liberta'. Fotografie della Sicilia, Motta Federico, Milano 1999; Francia: Actes Sud). - Ein Hauch von Fremdheit. Reflexionen aus einem emigrierten Leben, in B. Dausien, M. Calloni, M. Friese (ed.), Migrationsgeschichten von Frauen, Beitraege und Perspektiven aus der Biographieforschung, Werkstattberichte des Ibl, Universitaet Bremen, 2000, Band 7, pp. 25-38. - Esprit public, difference de genre et participation politique, in Christiane Veauvy (a cura di), Les femmes dans l'espace public, Le Fil d'Ariane, Institut d'etudes europeennes, Paris 2002, pp. 84-95. - Les femmes contre la mafia, in Christiane Veauvy (a cura di), cit., pp. 95-106. - Femmes de la mafia, in Christiane Veauvy (a cura di), cit., pp. 106-112. - Sud-Sud, il pensiero meridiano, in Barbara Mapelli e Marina Piazza (a cura di), Vivencia. Conoscere la vita da una generazione all'altra, Rosenberg & Sellier, Torino 2003, pp. 126-150. - Mafia and anti-Mafia, the implications for everyday life, in F. Allum and R. Siebert ed., Routledge, London 2003, pp. 56-81. - Donne di mafia: l'affermazione di un pseudo-soggetto femminile. Il caso della 'Ndrangheta, in Giovanni Fiandaca (a cura di), Donne e mafia. Il ruolo delle donne nelle organizzazioni criminali, Universita' degli Studi di Palermo, Dipartimento di Scienze Penalistiche e Criminologiche, Palermo 2003, pp. 22-46. - Quando le donne sono protagoniste (con Monica Veneziani e Giovanna Vingelli), in Alisa Del Re (a cura di), Quando le donne governano le citta', Franco Angeli, Milano 2004, pp. 127-157. - Collaborazione alla redazione del volume: Francoise Gaspard e Jacqueline Heinen, Guida all'integrazione dell'uguaglianza tra i sessi nelle politiche locali, Progetto di Ricerca "Genre et local", Commissione Europea, Bruxelles. - L'emergence d'un protagonisme feminin dans le contexte des differentes mafias: la production sociale d'un "pseudo-sujet feminin" par excellence, in Marguerite Rollinde (a cura di), La question du sujet feminin entre incertitudes, violences et strategies de liberte'. * D. Saggi e articoli - Fanons antikolonialistisches Manifest, in "Neue Kritik", n. 38/39, 1966, pp. 46-50. - L'autonomia non e' un concetto astratto, in "Inchiesta", anno V, n. 18, 1975, pp. 62-64. - La condizione della donna nella Repubblica Democratica Tedesca dalla fine del fascismo alla "costruzione del socialismo", in "Inchiesta", anno VIII, n. 34, 1978, pp. 35-40. - La condizione femminile nella Germania orientale, in "Biblioteca della Liberta'", anno XV, n. 69/70, 1978, pp. 261-279. - Disincantamento senza razionalizzazione, in "Affinita'", n. 1, 1984, pp. 181-190. - Mezzogiorno dentro e fuori il mito, in "Donne e Politica", n. 6, 1984, pp. 14-16. - Infanzia e scuola materna: note in margine ad una ricerca sul rapporto adulti-bambini in un paese della Calabria, in "Inchiesta", anno XIV, n. 66, 1984, pp. 57-59. - La societa' meridionale come societa' riproduttiva, in "QF - Quaderni di Formazione", n. 2, 1985, pp. 48-55. - Vita pubblica - vita privata - vita delle giovani, in "Inchiesta", anno XV, n. 74, 1986, pp. 63-67. - Tra pubblico e privato, la famiglia, in "Politica ed Economia", anno XVII, n. 6, 1986, pp. 28-31. - Mutamento sociale e soggettivita' femminili nel Mezzogiorno, in "Quaderni del Dipartimento di Sociologia e Scienza della Politica", collana Ricerche, Universita' della Calabria, n. 2, 1986. - Mutamento sociale e soggettivita' femminili nel Mezzogiorno: tre generazioni di donne in Calabria, in "Sud-Sud", n. 13, 1987, pp. 6-15. - I bambini giocano alla guerra: i sentimenti di aggressivita' e autodistruttivita' nell'infanzia, in "QF - Quaderni di Formazione", n. 3, 1987, pp. 34-37. - I mutamenti delle relazioni familiari, in "Critica Marxista" (La questione meridionale oggi), anno 27, n. 4, 1989, pp. 171-185. - Pulsione - Repulsione - Dominio, (con A. Salvo), in "Democrazia e Diritto", n. 6, 1989, pp. 203-225. - Le Sud des femmes: potentialites, interets, desirs, in "Peuples Mediterraneens", n. 48-49, 1989, pp. 9-24 (versione italiana: Il Sud delle donne: potenzialita', interessi, desideri, in "Daedalus", n. 2, 1989, pp. 87-106). - Un'adolescenza a Corleone, (con M. Di Carlo), in "Nosside", n. 9, 1994, pp. 7-23. - Les femmes, la mafia, in "Peuples Mediterraneens", n. 67, avril-juin 1994, pp. 73-89. - Nelle aule dell'Universita' a lezione d'antimafia, in "Calabria", n. 112, febbraio 1995. - Raccontare dall'Italia, in Nord Sud Est Ovest, numero speciale di "Linea d'ombra", n. 102, marzo 1995, pp. 39-51. - A proposito di memoria e responsabilita', in "il Mulino", 1/1996, pp. 58-64. - Mafia et antimafia. 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Simboli del materno, in "Nosside", n. 5, 1992, pp. 47-52. - Quella sponda di glicine a confine di un cortile d'infanzia, in "Lapis", n. 16, 1992, pp. 47-49. - Presentazione, in Umberto Santino, La mafia interpretata, Rubettino, Soveria Mannelli 1995, pp. 5-11 (con P. Jedlowski). - Una lezione di stile, Postfazione a Luciano Mirone, Le citta' della luna. Otto donne sindaco in Sicilia, Rubbettino, Soveria Mannelli 1997, pp.123-129. - Presentazione, in Giovambattista Tommaso Giudiceandrea, Lettere ai figli, Calabria Letteraria Editrice, Soveria Mannelli 1998, pp. 7-12. - Mafia Donna, in "Citta' d'Utopia", n. 25, aprile 1998, pp. 19-21. - Presentazione, in Ercole Giap Parini, Mafia, politica e societa' civile. Due casi in Calabria, Rubbettino, Soveria Mannelli 1999. - Il capitale sociale della criminalita' organizzata, in "L'Indice", n.4, aprile 1999, pp. 34-35. - Inventarsi mafiosi, in "L'Indice", n. 4, aprile 1999, p. 34. - Presentazione, in Angela Lanza, Sono stata orsa a Brauron. Storie di lotte contadine al femminile in Sicilia, Rubbettino, Soveria Mannelli 1999, pp. 7-14. - Genere e generazioni, in "Inchiesta", (Chi ha paura/voglia degli studi di genere?), anno XXIV, n. 125, luglio-settembre 1999, pp. 3-4. - Postfazione, in Francesca Viscone, Le porte del silenzio, La Mongolfiera, Cassano Ionio 2000, pp. 83-92. - Nella giungla delle citta', in "L'Indice", n. 4, aprile 2001, p. 10. - Presentazione, in Sara Ongaro, Le donne e la globalizzazione. Domande di genere all'economia globale della ri-produzione, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001, pp. V-VIII. - Colonial Citizens, Book Reviews, in "Feminist Theory", 3 (1), 2002, pp. 124-125, Sage Publications. - Mafia e psicologia, in Gianluca Fulvetti e Paolo Pezzino, Criminalita' organizzata, in "Passato e presente", n. 56, maggio-agosto 2002, pp. 176-180. - Lea Melandri, "Le passioni del corpo. La vicenda dei sessi tra origine e storia", in "Adultita'", n. 16, ottobre 2002, pp. 278-283. - Presentazione, in Laura Balbo, Riflessioni in-attuali di una ex ministro. Pensare la politica anche sociologicamente, Rubbettino, Soveria Mannelli 2002, pp. V-VIII. - Identita' e riconoscimento, commento a Franco Crespi, in "Fenomenologia e Societa'", luglio 2004. * F. Traduzioni - Theodor W. Adorno, Durkheim: sociologia e filosofia, in Ota de Leonardis (a cura di), Il sapere della crisi. Per una storia della sociologia, Editrice Ianua, Roma 1982, pp. 137-167 (con Paolo Jedlowski). - Georg Simmel, Le metropoli e la vita dello spirito, Armando Editore, Roma 1995, pp. 64 (con Paolo Jedlowski). ============================== LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA ============================== Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino" Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 62 del 26 febbraio 2006 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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