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La nonviolenza e' in cammino. 1149
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1149
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 19 Dec 2005 03:22:27 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1149 del 19 dicembre 2005 Sommario di questo numero: 1. Alberto Trevisan: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'... 2. L'informazione, la formazione, l'azione: nonviolenta 3. Rosa Luxemburg: Liberta' 4. Giulio Vittorangeli: Come in una vignetta di Mafalda 5. Benedetto XVI: Nella verita', la pace 6. Enrico Peyretti: Mai piu' Auschwitz, mai piu' Hiroshima 7. Marina Forti: I rigurgiti nazisti e la situazione iraniana 8. Riletture: Valentina Pisanty: L'irritante questione delle camere a gas 9. Riletture: Dina Wardi, Le "candele della memoria" 10. Riletture: Annette Wieviorka, Auschwitz spiegato a mia figlia 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento 12. Per saperne di piu' 1. STRUMENTI DI LAVORO. ALBERTO TREVISAN: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA" PERCHE'... [Ringraziamo Alberto Trevisan (per contatti: trevisanalberto at libero.it) per questo intervento. Alberto Trevisan, obiettore di coscienza al servizo militare prima che la legge riconoscesse questo diritto e per questo tre volte incarcerato, impegnato nel Movimento Nonviolento, e' da sempre una delle figure di riferimento della nonviolenza in Italia. Tra le opere di Alberto Trevisan: Ho spezzato il mio fucile. Storia di un obiettore di coscienza, Edizioni Dehoniane, Bologna 2005] Non solo mi abbono ad "Azione nonviolenta", ma cerco spesso di regalare un abbonamento alla rivista: ormai da tempo, soprattutto da quando ho sentito l'esigenza, oltre che di essere nonviolento, di capire cos'e' veramente la nonviolenza, sento che senza la rivista di Aldo Capitini la mia ricerca rimarrebbe ancora incerta. E quando riesco anche a collaborare scrivendo qualche pezzo mi pare di continuare quello che Capitini ci chiedeva: "Ad ognuno di fare qualcosa". Se vogliamo, tutti abbiamo la possibilita' di fare in modo che la nonviolenza continui sempre il suo cammino, magari passando per la Val di Susa o in altri piu' umili ma non meno importanti itinerari di pace. Raccontarli, esprimere il nostro vissuto, capire le radici dei nostri testimoni di pace, sono alcuni dei grandi pregi della rivista. E ora che ho incominciato a rilegarla me ne sento sempre piu' sicuro: e' molto di piu' che aver a disposizione un ottimo dizionario. In "Azione nonviolenta" ci sono i principi e i metodi della nonviolenza. E accanto a quello ad "Azione nonviolenta" faccio pure l'abbonamento a "Nigrizia". C'e' tanto bisogno di nonviolenza, e sappiamo che chi nel mondo la pratica spesso non e' neppure nominato, resta dimenticato, quando non perseguitato. Si', "ho spezzato il mio fucile" scegliendo l'obiezione di coscienza, ma quanti ancora sono i fucili che tutti assieme dobbiamo spezzare? "Azione nonviolenta" cerca da quarant'anni di proporci la strada giusta. 2. STRUMENTI DI LAVORO. L'INFORMAZIONE, LA FORMAZIONE, L'AZIONE: NONVIOLENTA "Azione nonviolenta" e' la rivista mensile del Movimento Nonviolento fondata da Aldo Capitini nel 1964, e costituisce un punto di riferimento per tutte le persone amiche della nonviolenza. La sede della redazione e' in via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org L'abbonamento annuo e' di 29 euro da versare sul conto corrente postale n. 10250363, oppure tramite bonifico bancario o assegno al conto corrente bancario n. 18745455 presso BancoPosta, succursale 7, agenzia di Piazza Bacanal, Verona, ABI 07601, CAB 11700, intestato ad "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona, specificando nella causale: abbonamento ad "Azione nonviolenta". 3. MAESTRE. ROSA LUXEMBURG: LIBERTA' [Da Rosa Luxemburg, Scritti scelti, Einaudi, Torino 1976, p. 599 (e' un passo dallo scritto su La rivoluzione russa, pubblicato postumo nel 1921); cfr. anche la traduzione - pressoche' identica - in Rosa Luxemburg, Scritti scelti, Editori Riuniti, Roma 1967, 1976, p. 589. Rosa Luxemburg, 1871-1919, e' una delle piu' limpide figure del movimento dei lavoratori e dell'impegno contro la guerra e contro l'autoritarismo. Assassinata, il suo cadavere fu gettato in un canale e ripescato solo mesi dopo; ci sono due epitaffi per lei scritti da Bertolt Brecht, che suonano cosi': Epitaffio (1919): "Ora e' sparita anche la Rosa rossa, / non si sa dov'e' sepolta. / Siccome ai poveri ha detto la verita' / i ricchi l'hanno spedita nell'aldila'"; Epitaffio per Rosa Luxemburg (1948): "Qui giace sepolta / Rosa Luxemburg / Un'ebrea polacca / Che combatte' in difesa dei lavoratori tedeschi, / Uccisa / Dagli oppressori tedeschi. Oppressi, / Seppellite la vostra discordia". Opere di Rosa Luxemburg: segnaliamo almeno due fondamentali raccolte di scritti in italiano: Scritti scelti, Einaudi, Torino; Scritti politici, Editori Riuniti, Roma (con una ampia, fondamentale introduzione di Lelio Basso). Opere su Rosa Luxemburg: Lelio Basso (a cura di), Per conoscere Rosa Luxemburg, Mondadori, Milano; Paul Froelich, Rosa Luxemburg, Rizzoli, Milano; P. J. Nettl, Rosa Luxemburg, Il Saggiatore; Daniel Guerin, Rosa Luxemburg e la spontaneita' rivoluzionaria, Mursia, Milano; AA. VV., Rosa Luxemburg e lo sviluppo del pensiero marxista, Mazzotta, Milano] La liberta' solo per i seguaci del governo, solo per i membri di un partito - per numerosi che possano essere - non e' liberta'. La liberta' e' sempre unicamente liberta' di chi la pensa diversamente. Non per fanatismo di "giustizia", bensi' perche' tutto cio' che di educatore, salutare e purificatore deriva dalla liberta' politica, dipende da questa condizione, e perde ogni efficacia, quando la "liberta'" si fa privilegio. 4. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: COME IN UNA VIGNETTA DI MAFALDA [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"] Tempi di festivita', di regali, di auguri. Certo che ci vuole coraggio, di questi tempi, ad augurare "buon anno". Il proliferare della guerra, le nuove e vecchie poverta', il collasso ecologico che si avvicina, l'effetto serra, i disperati, gli alienati... e tanto altro. C'e' una vignetta di Quino emblematica in questo senso. Mafalda appena alzata dal letto corre verso la cucina: "Sono finite la fame e la poverta' nel mondo? Sono soppresse le armi nucleari? Si'?". Il padre di Mafalda: "Beh... veramente mi sembra di no, cara". E Mafalda, piuttosto arrabbiata: "E allora perche' cavolo abbiamo cambiato anno?". Come dire, quante storie sull'anno nuovo. Come se cambiare un numero nella data cambiasse la qualita' dei giorni. * Ha scritto Fausto Marinetti (scrittore e gia' missionario in Brasile), su un fascicolo di "Adista" di qualche tempo fa: "Ieri sera il colpo di grazia. Il programma Tv7 riproponeva la scena dei candidati a morte sicura: Etiopia, qualche milione di 'uccisi' dalla carestia che noi, popoli ingordi, nuovi Epuloni, non vogliamo debellare. Avresti il coraggio di augurare "buon anno" a quei bambini scheletriti, nati per conoscere dalla vita solo il gusto della morte? Un deja' vu, certo. E io credevo di essermi assuefatto a queste cose. Ce le hanno propinate tante di quelle volte, che non ci impressionano piu'. Anche la coscienza si e' rassegnata all'inevitabile. Con mille scuse: catastrofi naturali, cosa posso farci io, singolo individuo? Onu, Croce Rossa, Ong, organismi internazionali: tocca a loro affrontare le emergenze planetarie. E' la prima volta nella storia che, se volessimo, saremmo in grado di sfamare tutti quanti. I magazzini scoppiano, le eccedenze (per chi?) alimentari vengono distrutte, non si sa piu' cosa inventare per indurre al consumismo, i mercati hanno bisogno solo di acquirenti, di potere d'acquisto. Sull'altro canale i miracoli della medicina americana: la correzione chirurgica della scatola cranica di un neonato, una bambina down a scuola dal delfino Sam, trapianti, cellule staminali, meraviglie del progresso scientifico. Che contrasto con la morte ingiusta e prematura per un pugno di farina! Non e' assurdo, paradossale finire i propri giorni prima di iniziarli? Che morte indegna, ignobile! E, per di piu', si tratta di bambini innocenti, gli occhi infinitamente tristi, la pancia gonfia, stesi per terra, mangiati dall'inedia. Morire (o essere uccisi?) cosi' sotto gli occhi di popoli che stentano a digerire i vari cenoni di Natale, di capodanno, della Befana... Crepare di stenti davanti agli occhi dei cristiani gozzovigliatori non e' troppo? (...) Quanti ricordi hanno scatenato in me quelle esili figure di bambini nati per morire, che hanno attraversato la mia esistenza! Neppure la forza di reggersi in piedi. Ridotti a figure senza sostanza, involucri senza contenuto. E' una debolezza personale non riuscire a rassegnarsi? Come non chiedersi: mi e' lecito appartenere ad un'umanita' che riduce i bambini cosi'? Cosa e' peggio: ucciderli a sangue freddo come facevano le SS o lasciarli morire per conto loro come mosche? La vigliaccheria dell'omissione, Se li uccidessimo con le nostre mani, chissa', prima o poi, ci renderemmo conto di essere dei criminali; invece l'ucciderli per omissione ci da' l'illusione di essere innocenti del sangue dei giusti". * Cerchiamo allora di non vivere come automi, ma come esseri umani. Coscienti che le ingiustizie che affliggono il pianeta sono frutto di ben determinate scelte economiche e politiche. I leader delle nazioni industrializzate e le elite del cosiddetto Terzo Mondo, sanno che e' politicamente piu' redditizio puntare il dito contro le troppe bocche povere da sfamare, che non proporre una riduzione dello standard di vita dei pochi ricchi che hanno gia' piu' del necessario. Ecco perche' a tutti va affidato l'orizzonte del mondo tranne a chi detiene, col potere, le tecniche politiche e le tecniche di guerra. Coscienti che queste tecniche vanno rifiutate e combattute, elaborando anche nuove categorie analitiche e utilizzando quelle gia' esistenti con un minimo di fantasia innovativa; e che comunque tutto questo puo' comportare errori e prezzi da pagare. Del resto, la storia delle donne e degli uomini non e' senza errori, cosi' come non e' priva di violenza. Perche' il paradiso che si cerca e' anche nell'inferno che si vive. La violenza sembra accompagnare la storia degli uomini. Ma essa non e' l'ultima parola. 5. DOCUMENTI. BENEDETTO XVI: NELLA VERITA', LA PACE [Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo il messaggio del pontefice cattolico Benedetto XVI per la celebrazione della giornata mondiale della pace del primo gennaio 2006] 1. Con il tradizionale Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, all'inizio del nuovo anno, desidero far giungere un affettuoso augurio a tutti gli uomini e a tutte le donne del mondo, particolarmente a coloro che soffrono a causa della violenza e dei conflitti armati. E' un augurio carico di speranza per un mondo piu' sereno, dove cresca il numero di quanti, individualmente o comunitariamente, si impegnano a percorrere le strade della giustizia e della pace. * 2. Vorrei subito rendere un sincero tributo di gratitudine ai miei predecessori, i grandi pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, illuminati operatori di pace. Animati dallo spirito delle Beatitudini, essi hanno saputo leggere nei numerosi eventi storici, che hanno segnato i loro rispettivi pontificati, il provvidenziale intervento di Dio, mai dimentico delle sorti del genere umano. A piu' riprese, quali infaticabili messaggeri del Vangelo, essi hanno invitato ogni persona a ripartire da Dio per poter promuovere una pacifica convivenza in tutte le regioni della terra. Nella scia di questo nobilissimo insegnamento si colloca il mio primo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace: con esso desidero ancora una volta confermare la ferma volonta' della Santa Sede di continuare a servire la causa della pace. Il nome stesso di Benedetto, che ho scelto il giorno dell'elezione alla cattedra di Pietro, sta ad indicare il mio convinto impegno in favore della pace. Ho inteso, infatti, riferirmi sia al santo patrono d'Europa, ispiratore di una civilizzazione pacificatrice nell'intero continente, sia al papa Benedetto XV, che condanno' la prima guerra mondiale come "inutile strage" (1) e si adopero' perche' da tutti venissero riconosciute le superiori ragioni della pace. * 3. Il tema di riflessione di quest'anno - "Nella verita', la pace" - esprime la convinzione che, dove e quando l'uomo si lascia illuminare dallo splendore della verita', intraprende quasi naturalmente il cammino della pace. La Costituzione pastorale Gaudium et spes del Concilio Ecumenico Vaticano II, chiusosi 40 anni or sono, afferma che l'umanita' non riuscira' a "costruire un mondo veramente piu' umano per tutti gli uomini su tutta la terra, se gli uomini non si volgeranno con animo rinnovato alla verita' della pace" (2). Ma quali significati intende richiamare l'espressione "verita' della pace"? Per rispondere in modo adeguato a tale interrogativo, occorre tener ben presente che la pace non puo' essere ridotta a semplice assenza di conflitti armati, ma va compresa come "il frutto dell'ordine impresso nella societa' umana dal suo divino Fondatore", un ordine "che deve essere attuato dagli uomini assetati di una giustizia sempre piu' perfetta" (3). Quale risultato di un ordine disegnato e voluto dall'amore di Dio, la pace possiede una sua intrinseca e invincibile verita' e corrisponde "ad un anelito e ad una speranza che vivono in noi indistruttibili" (4). * 4. Delineata in questo modo, la pace si configura come dono celeste e grazia divina, che richiede, a tutti i livelli, l'esercizio della responsabilita' piu' grande, quella di conformare - nella verita', nella giustizia, nella liberta' e nell'amore - la storia umana all'ordine divino. Quando viene a mancare l'adesione all'ordine trascendente delle cose, come pure il rispetto di quella "grammatica" del dialogo che e' la legge morale universale, scritta nel cuore dell'uomo (5), quando viene ostacolato e impedito lo sviluppo integrale della persona e la tutela dei suoi diritti fondamentali, quando tanti popoli sono costretti a subire ingiustizie e disuguaglianze intollerabili, come si puo' sperare nella realizzazione del bene della pace? Vengono infatti meno quegli elementi essenziali che danno forma alla verita' di tale bene. Sant'Agostino ha descritto la pace come "tranquillitas ordinis" (6), la tranquillita' dell'ordine, vale a dire quella situazione che permette, in definitiva, di rispettare e realizzare appieno la verita' dell'uomo. * 5. E allora, chi e che cosa puo' impedire la realizzazione della pace? A questo proposito, la Sacra Scrittura mette in evidenza nel suo primo libro, la Genesi, la menzogna, pronunciata all'inizio della storia dall'essere dalla lingua biforcuta, qualificato dall'evangelista Giovanni come "padre della menzogna" (Gv 8, 44). La menzogna e' pure uno dei peccati che ricorda la Bibbia nell'ultimo capitolo del suo ultimo libro, l'Apocalisse, per segnalare l'esclusione dalla Gerusalemme celeste dei menzogneri: "Fuori... chiunque ama e pratica la menzogna!" (22, 15). Alla menzogna e' legato il dramma del peccato con le sue conseguenze perverse, che hanno causato e continuano a causare effetti devastanti nella vita degli individui e delle nazioni. Basti pensare a quanto e' successo nel secolo scorso, quando aberranti sistemi ideologici e politici hanno mistificato in modo programmato la verita' ed hanno condotto allo sfruttamento ed alla soppressione di un numero impressionante di uomini e di donne, sterminando addirittura intere famiglie e comunita'. Come non restare seriamente preoccupati, dopo tali esperienze, di fronte alle menzogne del nostro tempo, che fanno da cornice a minacciosi scenari di morte in non poche regioni del mondo? L'autentica ricerca della pace deve partire dalla consapevolezza che il problema della verita' e della menzogna riguarda ogni uomo e ogni donna, e risulta essere decisivo per un futuro pacifico del nostro pianeta. * 6. La pace e' anelito insopprimibile presente nel cuore di ogni persona, al di la' delle specifiche identita' culturali. Proprio per questo ciascuno deve sentirsi impegnato al servizio di un bene tanto prezioso, lavorando perche' non si insinui nessuna forma di falsita' ad inquinare i rapporti. Tutti gli uomini appartengono ad un'unica e medesima famiglia. L'esaltazione esasperata delle proprie differenze contrasta con questa verita' di fondo. Occorre ricuperare la consapevolezza di essere accomunati da uno stesso destino, in ultima istanza trascendente, per poter valorizzare al meglio le proprie differenze storiche e culturali, senza contrapporsi ma coordinandosi con gli appartenenti alle altre culture. Sono queste semplici verita' a rendere possibile la pace; esse diventano facilmente comprensibili ascoltando il proprio cuore con purezza di intenzioni. La pace appare allora in modo nuovo: non come semplice assenza di guerra, ma come convivenza dei singoli cittadini in una societa' governata dalla giustizia, nella quale si realizza in quanto possibile il bene anche per ognuno di loro. La verita' della pace chiama tutti a coltivare relazioni feconde e sincere, stimola a ricercare ed a percorrere le strade del perdono e della riconciliazione, ad essere trasparenti nelle trattazioni e fedeli alla parola data. In particolare, il discepolo di Cristo, che si sente insidiato dal male e per questo bisognoso dell'intervento liberante del Maestro divino, a Lui si rivolge con fiducia ben sapendo che "Egli non commise peccato e non si trovo' inganno sulla sua bocca" (1 Pt 2, 22; cfr Is 53, 9). Gesu' infatti si e' definito la Verita' in persona e, parlando in visione al veggente dell'Apocalisse, ha dichiarato totale avversione per "chiunque ama e pratica la menzogna" (22, 15). E' Lui a svelare la piena verita' dell'uomo e della storia. Con la forza della sua grazia e' possibile essere nella verita' e vivere di verita', perche' solo Lui e' totalmente sincero e fedele. Gesu' e' la verita' che ci da' la pace. * 7. La verita' della pace deve valere e far valere il suo benefico riverbero di luce anche quando ci si trovi nella tragica situazione della guerra. I padri del Concilio Ecumenico Vaticano II, nella Costituzione pastorale Gaudium et spes, sottolineano che non diventa "tutto lecito tra le parti in conflitto quando la guerra e' ormai disgraziatamente scoppiata" (7). La comunita' internazionale si e' dotata di un diritto internazionale umanitario per limitare al massimo, soprattutto per le popolazioni civili, le conseguenze devastanti della guerra. In molteplici circostanze e in diverse modalita', la Santa Sede ha espresso il suo sostegno a tale diritto umanitario, incoraggiandone il rispetto e la pronta attuazione, convinta che esiste, anche nella guerra, la verita' della pace. Il diritto internazionale umanitario e' da annoverare tra le espressioni piu' felici ed efficaci delle esigenze che promanano dalla verita' della pace. Proprio per questo il rispetto di tale diritto si impone come un dovere per tutti i popoli. Ne va apprezzato il valore ed occorre garantirne la corretta applicazione, aggiornandolo con norme puntuali, capaci di fronteggiare i mutevoli scenari degli odierni conflitti armati, nonche' l'utilizzo di sempre nuovi e piu' sofisticati armamenti. * 8. Il mio grato pensiero va alle organizzazioni internazionali e a quanti con diuturno sforzo operano per l'applicazione del diritto internazionale umanitario. Come potrei qui dimenticare i tanti soldati impegnati in delicate operazioni di composizione dei conflitti e di ripristino delle condizioni necessarie alla realizzazione della pace? Anche ad essi desidero ricordare le parole del Concilio Vaticano II: "Coloro che, al servizio della patria, sono reclutati nell'esercito, si considerino anch'essi ministri della sicurezza e della liberta' dei popoli. Se adempiono rettamente a questo dovere, concorrono anch'essi veramente a stabilire la pace" (8). Su tale esigente fronte si colloca l'azione pastorale degli ordinariati militari della Chiesa cattolica: tanto agli ordinari militari quanto ai cappellani militari va il mio incoraggiamento a mantenersi, in ogni situazione e ambiente, fedeli evangelizzatori della verita' della pace. * 9. Al giorno d'oggi, la verita' della pace continua ad essere compromessa e negata, in modo drammatico, dal terrorismo che, con le sue minacce ed i suoi atti criminali, e' in grado di tenere il mondo in stato di ansia e di insicurezza. I miei predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II sono intervenuti piu' volte per denunciare la tremenda responsabilita' dei terroristi e per condannare l'insensatezza dei loro disegni di morte. Tali disegni, infatti, risultano ispirati da un nichilismo tragico e sconvolgente, che il papa Giovanni Paolo II descriveva con queste parole: "Chi uccide con atti terroristici coltiva sentimenti di disprezzo verso l'umanita', manifestando disperazione nei confronti della vita e del futuro: tutto, in questa prospettiva, puo' essere odiato e distrutto" (9). Non solo il nichilismo, ma anche il fanatismo religioso, oggi spesso denominato fondamentalismo, puo' ispirare e alimentare propositi e gesti terroristici. Intuendo fin dall'inizio il dirompente pericolo che il fondamentalismo fanatico rappresenta, Giovanni Paolo II lo stigmatizzo' duramente, mettendo in guardia dalla pretesa di imporre con la violenza, anziche' di proporre alla libera accettazione degli altri la propria convinzione circa la verita'. Scriveva: "Pretendere di imporre ad altri con la violenza quella che si ritiene essere la verita', significa violare la dignita' dell'essere umano e, in definitiva, fare oltraggio a Dio, di cui egli e' immagine " (10). * 10. A ben vedere, il nichilismo e il fondamentalismo fanatico si rapportano in modo errato alla verita': i nichilisti negano l'esistenza di qualsiasi verita', i fondamentalisti accampano la pretesa di poterla imporre con la forza. Pur avendo origini differenti e pur essendo manifestazioni che si inscrivono in contesti culturali diversi, il nichilismo e il fondamentalismo si trovano accomunati da un pericoloso disprezzo per l'uomo e per la sua vit a e, in ultima analisi, per Dio stesso. Infatti, alla base di tale comune tragico esito sta, in definitiva, lo stravolgimento della piena verita' di Dio: il nichilismo ne nega l'esistenza e la provvidente presenza nella storia; il fondamentalismo ne sfigura il volto amorevole e misericordioso, sostituendo a Lui idoli fatti a propria immagine. Nell'analizzare le cause del fenomeno contemporaneo del terrorismo e' auspicabile che, oltre alle ragioni di carattere politico e sociale, si tengano presenti anche le piu' profonde motivazioni culturali, religiose ed ideologiche. * 11. Dinanzi ai rischi che l'umanita' vive in questa nostra epoca, e' compito di tutti i cattolici intensificare, in ogni parte del mondo, l'annuncio e la testimonianza del "Vangelo della pace", proclamando che il riconoscimento della piena verita' di Dio e' condizione previa e indispensabile per il consolidamento della verita' della pace. Dio e' Amore che salva, Padre amorevole che desidera vedere i suoi figli riconoscersi tra loro come fratelli, responsabilmente protesi a mettere i differenti talenti a servizio del bene comune della famiglia umana. Dio e' inesauribile sorgente della speranza che da' senso alla vita personale e collettiva. Dio, solo Dio, rende efficace ogni opera di bene e di pace. La storia ha ampiamente dimostrato che fare guerra a Dio per estirparlo dal cuore degli uomini porta l'umanita', impaurita e impoverita, verso scelte che non hanno futuro. Cio' deve spronare i credenti in Cristo a farsi testimoni convincenti del Dio che e' inseparabilmente verita' e amore, mettendosi al servizio della pace, in un'ampia collaborazione ecumenica e con le altre religioni, come pure con tutti gli uomini di buona volonta'. * 12. Guardando all'attuale contesto mondiale, possiamo registrare con piacere alcuni promettenti segnali nel cammino della costruzione della pace. Penso, ad esempio, al calo numerico dei conflitti armati. Si tratta di passi certamente ancora assai timidi sul sentiero della pace, ma gia' in grado di prospettare un futuro di maggiore serenita', in particolare per le popolazioni martoriate della Palestina, la Terra di Gesu', e per gli abitanti di talune regioni dell'Africa e dell'Asia, che da anni attendono il positivo concludersi degli avviati percorsi di pacificazione e di riconciliazione. Sono segnali consolanti, che chiedono di essere confermati e consolidati attraverso una concorde ed infaticabile azione, soprattutto da parte della comunita' internazionale e dei suoi organi, preposti a prevenire i conflitti e a dare soluzione pacifica a quelli in atto. * 13. Tutto cio' non deve indurre pero' ad un ingenuo ottimismo. Non si puo' infatti dimenticare che, purtroppo, proseguono ancora sanguinosi conflitti fratricidi e guerre devastanti che seminano in vaste zone della terra lacrime e morte. Ci sono situazioni in cui il conflitto, che cova come fuoco sotto la cenere, puo' nuovamente divampare causando distruzioni di imprevedibile vastita'. Le autorita' che, invece di porre in atto quanto e' in loro potere per promuovere efficacemente la pace, fomentano nei cittadini sentimenti di ostilita' verso altre nazioni, si caricano di una gravissima responsabilita': mettono a repentaglio, in regioni particolarmente a rischio, i delicati equilibri raggiunti a prezzo di faticosi negoziati, contribuendo a rendere cosi' piu' insicuro e nebuloso il futuro dell'umanita'. Che dire poi dei governi che contano sulle armi nucleari per garantire la sicurezza dei loro Paesi? Insieme ad innumerevoli persone di buona volonta', si puo' affermare che tale prospettiva, oltre che essere funesta, e' del tutto fallace. In una guerra nucleare non vi sarebbero, infatti, dei vincitori, ma solo delle vittime. La verita' della pace richiede che tutti - sia i governi che in modo dichiarato o occulto possiedono armi nucleari, sia quelli che intendono procurarsele -, invertano congiuntamente la rotta con scelte chiare e ferme, orientandosi verso un progressivo e concordato disarmo nucleare. Le risorse in tal modo risparmiate potranno essere impiegate in progetti di sviluppo a vantaggio di tutti gli abitanti e, in primo luogo, dei piu' poveri. * 14. A questo proposito, non si possono non registrare con rammarico i dati di un aumento preoccupante delle spese militari e del sempre prospero commercio delle armi, mentre ristagna nella palude di una quasi generale indifferenza il processo politico e giuridico messo in atto dalla comunita' internazionale per rinsaldare il cammino del disarmo. Quale avvenire di pace sara' mai possibile, se si continua a investire nella produzione di armi e nella ricerca applicata a svilupparne di nuove? L'auspicio che sale dal profondo del cuore e' che la comunita' internazionale sappia ritrovare il coraggio e la saggezza di rilanciare in maniera convinta e congiunta il disarmo, dando concreta applicazione al diritto alla pace, che e' di ogni uomo e di ogni popolo. Impegnandosi a salvaguardare il bene della pace, i vari organismi della comunita' internazionale potranno ritrovare quell'autorevolezza che e' indispensabile per rendere credibili ed incisive le loro iniziative. * 15. I primi a trarre vantaggio da una decisa scelta per il disarmo saranno i Paesi poveri, che reclamano giustamente, dopo tante promesse, l'attuazione concreta del diritto allo sviluppo. Un tale diritto e' stato solennemente riaffermato anche nella recente Assemblea Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, che ha celebrato quest'anno il LX anniversario della sua fondazione. La Chiesa cattolica, nel confermare la propria fiducia in questa organizzazione internazionale, ne auspica un rinnovamento istituzionale ed operativo che la metta in grado di rispondere alle mutate esigenze dell'epoca odierna, segnata dal vasto fenomeno della globalizzazione. L'Organizzazione delle Nazioni Unite deve divenire uno strumento sempre piu' efficiente nel promuovere nel mondo i valori della giustizia, della solidarieta' e della pace. Da parte sua la Chiesa, fedele alla missione ricevuta dal suo Fondatore, non si stanca di proclamare dappertutto il "Vangelo della pace". Animata com'e' dalla salda consapevolezza di rendere un indispensabile servizio a quanti si dedicano a promuovere la pace, essa ricorda a tutti che, per essere autentica e duratura, la pace deve essere costruita sulla roccia della verita' di Dio e della verita' dell'uomo. Solo questa verita' puo' sensibilizzare gli animi alla giustizia, aprirli all'amore e alla solidarieta', incoraggiare tutti ad operare per un'umanita' realmente libera e solidale. Si', solo sulla verita' di Dio e dell'uomo poggiano le fondamenta di un'autentica pace. * 16. A conclusione di questo messaggio, vorrei ora rivolgermi particolarmente ai credenti in Cristo, per rinnovare loro l'invito a farsi attenti e disponibili discepoli del Signore. Ascoltando il Vangelo, cari fratelli e sorelle, impariamo a fondare la pace sulla verita' di un'esistenza quotidiana ispirata al comandamento dell'amore. E' necessario che ogni comunita' si impegni in un'intensa e capillare opera di educazione e di testimonianza che faccia crescere in ciascuno la consapevolezza dell'urgenza di scoprire sempre piu' a fondo la verita' della pace. Chiedo al tempo stesso che si intensifichi la preghiera, perche' la pace e' anzitutto dono di Dio da implorare incessantemente. Grazie all'aiuto divino, risultera' di certo piu' convincente e illuminante l'annuncio e la testimonianza della verita' della pace. Volgiamo con fiducia e filiale abbandono lo sguardo verso Maria, la Madre del Principe della Pace. All'inizio di questo nuovo anno Le chiediamo di aiutare l'intero popolo di Dio ad essere in ogni situazione operatore di pace, lasciandosi illuminare dalla Verita' che rende liberi (cfr Gv 8, 32). Per sua intercessione possa l'umanita' crescere nell'apprezzamento di questo fondamentale bene ed impegnarsi a consolidarne la presenza nel mondo, per consegnare un avvenire piu' sereno e piu' sicuro alle generazioni che verranno. * Note 1. Appello ai capi dei popoli belligeranti (I agosto 1917): AAS 9 (1917) 423. 2. n. 77. 3. Ibid. 78. 4. Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata mondiale della pace 2004, 9. 5. Cfr Giovanni Paolo II, Discorso alla L Assemblea Generale delle Nazioni Unite (5 ottobre 1995), 3. 6. De civitate Dei, XIX, 13. 7. n. 79. 8. Ibid. 9. Messaggio per la Giornata mondiale della pace 2002, 6. 10. Ibid. 6. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: MAI PIU' AUSCHWITZ, MAI PIU' HIROSHIMA [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questo intervento. Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte riproposta anche su questo foglio, da ultimo nei fascicoli 1093-1094; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario. Turi Vaccaro, amico della nonviolenza, persona di profonda spiritualita', di scelte di vita severe e radicali orientate nel segno del non nuocere (ahimsa, in sanscrito, che e' il termine che insieme a satyagraha Gandhi usa per definire la nonviolenza), e' da sempre impegnato contro le armi e contro la guerra; tutte le persone che lo conoscono ne apprezzano la sincera mitezza e la sorgiva bonta' anche quando talune sue decisioni possono apparire enigmatiche o non persuasive, o di difficile interpretazione, o non condivisibili. Mordechai Vanunu, israeliano, dopo aver lavorato per nove anni come tecnico nella base nucleare di Dimona, nel 1986 rivelo' a Peter Hounam del "Sunday Times" che lo stato di Israele era segretamente impegnato a dotarsi di armamento atomico; per aver fatto questa rivelazione Vanunu fu rapito dai servizi segreti israeliani a Fiumicino il 30 settembre 1986, ricondotto in Israele e condannato a 18 anni di carcere; e' stato lungamente detenuto ad Askhelon in condizioni durissime, i primi due anni sotto illuminazione 24 ore su 24, e i primi tredici in isolamento; la sua vicenda ha suscitato un'ampia solidarieta' internazionale] Sento ora al Gr1 delle 10 che Ahmadinejad dice che la Shoah e' una leggenda. Non occorre ripeterci che chi nega la Shoah offende la verita' storica e, peggio, le vittime di quel genocidio e nega la base del discorso. Ascoltando (cosi' come arrivano a noi) una precedente dichiarazione di questo preoccupante presidente dell'Iran, che sembra fare il gioco di Bush, trovavo non assurda la tesi di storia contrafattuale per cui i paesi persecutori avrebbero dovuto (allora, non oggi) dare agli ebrei la terra per un loro stato. Il presupposto di quella dichiarazione era logicamente la realta' della Shoah. Ora, se la nega, Ahmadinejad rende sempre piu' inaccettabili i suoi discorsi. Ovviamente, cio' non giustifica affatto i programmi di guerra di Bush. Quanto agli stati nucleari sono ugualmente pericolosi e nemici dell'umanita' i nuovi come i vecchi, tutti violatori o latitanti rispetto all'impegno vitale della non proliferazione e anzi riduzione delle armi nucleari, di cui si deve arrivare alla totale distruzione. Il caso di Turi Vaccaro, l'italiano spacca-bombardieri in prigione in Olanda; il caso di Mordechai Vanunu, nuovamente sotto processo il prossimo 15 gennaio davanti alla corte israeliana con 21 capi d'accusa per "aver parlato o incontrato persone straniere", cosa che Israele non gli consente (queste restrizioni gli sono state imposte il 21 aprile 2004, quando fu rimesso in liberta' dopo 18 anni di carcere trascorsi in isolamento, per avere giustamente violato il segreto militare atomico del suo paese): questi recenti casi e la continua protesta pacifica, ripropongono il dovere urgente del disarmo atomico generale, dei piu' potenti esattamente come dei meno potenti. Chi ama e difende l'umanita' piu' del proprio paese e' il vero patriota. Chi priva il proprio paese - prima di qualunque altro - delle armi atomiche genocide, e' il vero patriota. Questa e' una giusta "missione di pace", che toglie morte invece di aggiungerne. 7. RIFLESSIONE. MARINA FORTI: I RIGURGITI NAZISTI E LA SITUAZIONE IRANIANA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 17 dicembre 2005. Marina Forti, giornalista particolarmente attenta ai temi dell'ambiente, dei diritti umani, del sud del mondo, della globalizzazione, scrive per il quotidiano "Il manifesto" sempre acuti articoli e reportages sui temi dell'ecologia globale e delle lotte delle persone e dei popoli del sud del mondo per sopravvivere e far sopravvivere il mondo e l'umanita' intera. Opere di Marina Forti: La signora di Narmada. Le lotte degli sfollati ambientali nel Sud del mondo, Feltrinelli, Milano 2004] Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadi-Nejad non ha detto nulla di nuovo alle orecchie degli iraniani, quando ha lanciato le sue invettive contro lo stato ebraico: sono 27 anni che "morte a Israele" e' tra gli slogan ufficiali ripetuti, ormai in modo stanco, in ogni occasione di regime. Ahmadi-Nejad e' andato ben oltre, qualche giorno fa, quando ha dichiarato che l'Olocausto e' "una leggenda" costruita in Europa. In realta' neppure questa e' cosa nuova: l'Iran e' tra i paesi musulmani che aveva dato ascolto negli anni '90 alla tesi che lo sterminio degli ebrei nella Germania nazista e' un'invenzione. La tesi negazionista piace a "falchi" e dottrinari, che ne fanno un argomento politico contro l'esistenza di Israele - come se si potesse dar credito ai rigurgiti di nazismo per difendere i diritti dei palestinesi. Quando il presidente iraniano auspica di "cancellare" Israele non fa gli interessi della causa palestinese che dice di difendere (anzi, fa un grande favore propagandistico a Israele stessa). Ma se il presidente iraniano, o qualunque altro governante al mondo, afferma che l'Olocausto e' una leggenda, e' in questione la nostra storia - non solo degli ebrei ne' della Germania, ma di tutti noi. Le dichiarazioni di Mahmoud Ahmadi-Nejad dunque sono inaccettabili e vanno condannate. La condanna non basta, dice qualcuno, ci vuole un gesto: per esempio escludere la nazionale iraniana dai prossimi mondiali di calcio che si giocheranno proprio in Germania (cosi' anche Mariuccia Ciotta sul nostro giornale). Ma a cosa servirebbe una simile esclusione: a riaffermare la memoria dell'Olocausto, moderare la leadership iraniana, incoraggiare il "dialogo tra civilta'"? Non credo. Temo piuttosto che avrebbe l'effetto di accentuare l'isolamento dell'Iran in una scena internazionale dominata dalla guerra - senza peraltro fare molto per fermare le derive negazioniste presenti nella stessa Europa. L'Iran non e' un regime di liberta', ma neppure una dittatura monolitica. C'e' una dinamica politica nella societa' iraniana. C'e' un fronte riformist a sconfitto, dopo l'esperienza del presidente Mohammad Khatami, ma pur sempre vivo e vocale. Oppositori spesso censurati e perseguitati ma non zittiti. Ci sono organizzazioni della societa' civile che si battono per i diritti sociali e politici, avvocati che difendono i diritti umani. C'e' una forte presenza femminile nella societa' e nella politica, nonostante che la negazione simbolica delle donne (il velo) sia un pilastro dell'ideologia ufficiale. C'e' una produzione culturale sfaccettata, dal cinema alle subculture del web. D'altro canto c'e' un regime con apparati di consenso capillari. E un'economia che non decolla nonostante il paese sia potenzialmente ricco (petrolio), e una classe di grandi ricchi cresciuta all'ombra dei monopoli di stato - un altro pilastro del consenso. Appiattire l'Iran negli stereotipi sarebbe sbagliato. Da Tehran vengono segnali diversi. Mercoledi' prossimo rappresentanti dell'Iran e di tre paesi europei terranno colloqui "esplorativi" in vista di una ripresa del negoziato sul nucleare, e Tehran ha annunciato che non riprendera' alcuna attivita' atomica finche' i negoziati sono in corso (non altrettanto flessibile sembra Washington, che lunedi' ha ribadito il rifiuto di dare garanzie di sicurezza all'Iran se questa rinuncia alle attivita' nucleari: le continue minacce di attacco militare, per esempio da Israele, non spingono certo Tehran alla moderazione). Di recente la Guida suprema, massima autorita' della Repubblica islamica, ha dato piu' poteri al Consiglio per il discernimento, istituzione dai poteri di veto presieduta da Hashemi Rafsanjani (l'ex presidente che persegue la normalizzazione con l'Occidente): uno schiaffo al neo-eletto presidente. Il dossier nucleare, che non era nelle mani del governo Khatami, non e' neppure in quelle di Ahmadi-Nejad. Anzi, sembra quasi che questi abbia voluto tagliare l'erba sotto i piedi della fazione dell'establishment favorevole a riprendere il dialogo con l'occidente (Rafsanjani e' tra questi), a partire proprio dal nucleare. Il presidente del resto e' in difficolta' sulla scena interna, basti pensare quanto gli e' stato difficile nominare un ministro del petrolio, con tre dei suoi candidati bocciati dal parlamento (conservatore): cosi' si butta sulla mobilitazione ideologica. Certo, quale che sia lo scopo perseguito dal presidente iraniano con le sue dichiarazioni sull'Olocausto, resta il fatto: sono le parole di un presidente della repubblica e sono inaccettabili. Ma per combatterle non commettiamo l'errore di isolare l'Iran piu' di quanto gia' non sia, e favorire le fazioni militariste di cui quel presidente e' espressione. 8. RILETTURE. VALENTINA PISANTY: L'IRRITANTE QUESTIONE DELLE CAMERE A GAS Valentina Pisanty: L'irritante questione delle camere a gas. Logica del negazionismo, Bompiani, Milano 1998, pp. 302. Un rigoroso studio che smaschera e demolisce le strategie della propaganda neonazista. 9. RILETTURE. DINA WARDI: LE "CANDELE DELLA MEMORIA" Dina Wardi, Le "candele della memoria". I figli dei sopravvissuti dell'Olocausto: traumi, angosce, terapia, Sansoni, Firenze 1993, pp. VIII + 292, lire 35.000. L'autrice, psicoterapeuta a Gerusalemme, racconta, documenta e interpreta il suo lavoro con i figli delle vittime della Shoah. 10. RILETTURE. ANNETTE WIEVIORKA: AUSCHWITZ SPIEGATO A MIA FIGLIA Annette Wieviorka, Auschwitz spiegato a mia figlia, Einaudi, Torino 1999, pp. 94, lire 10.000. Una illustre studiosa della Shoah parla a sua figlia, e all'umanita'. 11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 12. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1149 del 19 dicembre 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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