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La nonviolenza e' in cammino. 1094
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1094
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 25 Oct 2005 00:06:19 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1094 del 25 ottobre 2005 Sommario di questo numero: 1. Alle sorelle e ai fratelli brasiliani 2. Osvaldo Caffianchi: Paesaggio dopo la battaglia 3. Francesco Comina: Per un mondo libero dalla violenza 4. Federica Curzi: Il diritto all'innocenza attiva 5. Doriana Goracci: A doppio taglio 6. Massimiliano Pilati: Un mondo senza armi e' possibile 7. Mao Valpiana: Una brevissima considerazione 8. Rete italiana per il disarmo: L'impegno continua 9. Enrico Peyretti: Difesa senza guerra (parte seconda e conclusiva) 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento 11. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. ALLE SORELLE E AI FRATELLI BRASILIANI Sorelle e fratelli, anche se sconfitti, non e' stata vana la vostra e nostra lotta, e questa prova resta luminosa testimonianza che il disarmo e' possibile. In cio' che e' giusto continuiamo: chi salva una vita salva l'umanita'. Sorelle e fratelli, anche se sconfitti, di tutto cuore grazie, e ancora grazie. E perdonate la magrezza dell'aiuto che siamo riusciti a recare, sappiate che sappiamo che il vostro referendum anche le nostre vite era inteso a salvare. Cessi ora il pianto, continui la lotta. Per il disarmo, per l'umanita'. 2. RIFLESSIONE. OSVALDO CAFFIANCHI: PAESAGGIO DOPO LA BATTAGLIA [Osvaldo Caffianchi e' un collaboratore del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo] Nei siti della stampa brasiliana le ultime condanne a morte leggo. Ai miei studenti sempre dico: e' questo il limite della democrazia che anche scelte scellerate possono essere assunte, e allora e' saggia cosa che prima di votare tutti sappiano quello che e' in gioco: e in gioco qui e' la vita di innumeri concreti cristi e criste. Ai miei studenti sempre dico: tu tu non uccidere, salva le vite. Ai miei studenti sempre solo dico: pensa a fermare la mano assassina e tutto il resto verra' poi in dono. Io sono grato a voi, amiche e amici che dal Brasile avete questa lotta condotto per salvare vite umane e umana dignita', per tutto il mondo. E vi chiedo perdono per non essere riuscito a dare anch'io una mano ancora. Ci fossimo a voi stretti tutte e tutti altro sarebbe stato il risultato e il mondo oggi sarebbe piu' abitabile l'umanita' sarebbe piu' felice. Ma anche questo so, che a contrastare la morte severina ancora e ancora continueremo insieme, che la lotta per il disarmo, per la nonviolenza per l'internazionale umanita' di eguali e libere persone ancora continua. E che la verita' e' in marcia. Ed e' coi nostri piedi che cammina. Solo il disarmo ferma le uccisioni solo la nonviolenza salva tutti. 3. RIFLESSIONE. FRANCESCO COMINA: PER UN MONDO LIBERO DALLA VIOLENZA [Ringraziamo Francesco Comina (per contatti: f.comina at ladige.it) per questo intervento. Francesco Comina e' stato uno dei principali punti di riferimento in Italia della campagna di sostegno al si' al referendum brasiliano per proibire il commercio delle armi. Giornalista e saggista, pacifista nonviolento, e' impegnato nel movimento di Pax Christi; nato a Bolzano nel 1967, laureatosi con una tesi su Raimon (Raimundo) Panikkar, collabora a varie riviste. Opere di Francesco Comina: Non giuro a Hitler, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2000; (con Marcelo Barros), Il sapore della liberta', La meridiana, Molfetta (Ba) 2005; ha contribuito al libro di AA. VV., Le periferie della memoria, Anppia - Movimento Nonviolento, Torino-Verona; e a AA. VV., Giubileo purificato, Emi, Bologna] E dunque hanno vinto i no. Ha vinto la propaganda armata, ha vinto la cultura del nemico, ha vinto la rassegnazione, l'idea che sia impossibile vivere senza uccidere. In tutti gli stati del Brasile i si' sono stati battuti. Ma con grosse differenze geografiche. Guarda caso nel Nordest, uno degli stati piu' poveri del Paese dove Ermanno Allegri ha guidato la mobilitazione, i no hanno superato i si di pochissimo (57%), mentre nelle zone del sud hanno dilagato, con picchi del 30 per cento e piu'. Poche ore prima del voto - si e' trattato del primo referendum nella storia brasiliana - don Ermanno aveva denunciato lo scarso impegno dei movimenti di base e della sinistra in generale, troppo impegnata a difendersi dalle accuse di corruzione, ma anche della Chiesa che ha sostenuto la campagna per il si' ma in maniera debolissima e contrattissima. Il potere economico che sostiene il commercio delle armi si e' innestato col potere mediatico provocando una combinazione esplosiva che ha fatto la differenza. A fronte di una debolezza "culturale" da parte del movimento per la pace - incapace di sostenere con rigore le ragioni di una scelta di civilta' - si e' sviluppato un agguerrito movimento di opinione sulla necessita' di fare leva sulle armi per la difesa personale, che ha mobilitato bassi istinti, paure e preoccupazioni presenti in una terra dove la violenza e' uno dei problemi piu' grandi e drammatici. "Il disarmo in Brasile e' una farsa" dicevano i fautori del no mostrando striscioni e cartelli in cui indicavano al popolo come votare. "Una farsa" perche' non avere un'arma sotto il cuscino significa darla vinta ai mascalzoni, ai ladri, agli assalitori, ai violenti... * In questo clima di rassegnazione e di paura si e' svolto un referendum storico con 120 milioni di brasiliani alle urne. La campagna per il disarmo fortemente voluta dal presidente Luiz Inacio Lula da Silva ha tolto gia' 500.000 armi dal paese e il referendum avrebbe sancito per legge la fine di un commercio assassino, dal quale si sprigiona una violenza impressionante. Le statistiche parlano chiaro. Solo nel 2004 38.000 persone sono state uccise da armi da fuoco: una persona ogni 15 minuti; nella folla dei feriti da colpi d'arma da fuoco i ragazzi fra i 12 e i 18 anni sono il 61%. Ermanno Allegri racconta che nel distretto di Fortaleza da alcuni anni sono comparsi bambini piccoli (otto, dieci anni) con pistole nelle tasche dei pantaloni, e adolescenti che girano brandendo fucili: "La violenza ci sta scoppiando nelle mani - commenta Allegri -, e temo che nei prossimi anni assisteremo all'esplodere delle vendette, dei regolamenti di conti anche fra i ragazzini che si contendono il controllo del territorio imitando i compagni piu' grandi. E la possibilita' che questi ragazzini perdano il controllo razionale della violenza e' preoccupante perche' cosi' piccoli non hanno neppure i filtri per capire spesso quali possono essere gli effetti del male". * Questa settimana e' prevista a Brasilia una grande manifestazione dei movimenti di base per chiedere al governo di mantenere fede al principio di moralita' che aveva fatto di Lula il nuovo presidente del Brasile. Ora il Partito dei lavoratori (Pt, il partito di Lula) e' travolto dagli scandali e dalle polemiche - alcune delle quali montate ad arte dagli oppositori - per fatti di corruzione. Ma in quel luogo si dovra' necessariamente parlare anche del referendum fallito. Perche' la strada per vincere il male e sradicare la violenza passa inevitabilmente per la fine del libero commercio delle armi da fuoco e delle munizioni. Questa e' e rimane per il futuro una grande battaglia di civilta' anche per la chiesa, per le pastorali sociali, per una politica che intenda farsi carico del futuro del popolo e dei popoli del mondo. * Ma il fallimento del referendum chiama in causa anche l'opinione pubblica europea, che ha fatto pochissimo per sostenere il tentativo brasiliano. A parte la campagna di appoggio italiana, che ha impegnato alcuni settori del movimento nonviolento e del movimento per il disarmo, pochissimo e' stato fatto e pochissimo e' stato letto sui giornali. La sinistra europea se ne e' disinteressata, la chiesa idem, e anche la societa' civile organizzata non ha fatto sentire la sua voce. E questo e' un fatto grave. Per la vita, per la pace, per un mondo libero dalla violenza. 4. RIFLESSIONE. FEDERICA CURZI: IL DIRITTO ALL'INNOCENZA ATTIVA [Ringraziamo Federica Curzi (per contatti: federica_curzi at libero.it) per questo intervento. Federica Curzi, nata a Jesi (Ancona), si e' laureata in filosofia nel 2002 presso l'universita' di Macerata ove attualmente svolge un dottorato di ricerca; alla sua tesi e' stato attribuito il premio dell'Associazione nazionale Amici di Aldo Capitini; collabora alla rivista on line www.peacereporter.net Opere di Federica Curzi: Vivere la nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004] Vorrei portare alla luce, oggi e sulla base dei risultati del referendum tanto atteso ed elogiato, due no personali. Il primo no e' la prima parola che ha risuonato in me, di prima mattina, di fronte al risultato schiacciante del 64% di cittadine e cittadini brasiliani che hanno detto no al divieto di commerciare liberamente armi da fuoco. Penso che non dobbiamo cedere alla tentazione di scoraggiarci di fronte alla nostra attesa, partecipazione e parteggiamento perche' quello che e' stato da noi detto e scritto rimane tutto vero. Il no di questa mattina che ognuno di noi ha esclamato di fronte ai risultati e' un no che continua e rende costante e forse ancor piu' forte l'indignazione che tutti abbiamo espresso contro la violenza. Con l'esistenza e con la prassi, non prendiamo le distanze dalla fiducia nel valore del si'; il voto brasiliano non ci deve dire che ci siamo sbagliati nella valutazione, o che siamo utopisti, non realisti, ma che il senso della realta', del suo valore e' stato espresso da noi in tutta la sua profondita', tanto da individuare alla radice la questione cruciale: il cammino della nonviolenza. Non si tratta, cioe', soltanto di condannare la violenza, le armi, la distruzione, ma di intraprendere un cammino nonviolento di costruzione di un altro mondo. Come avvertiva Aldo Capitini: la nonviolenza e' la fine di un mondo e l'inizio di un mondo nuovo. Da qui ripartiamo per continuare a camminare. * Da qui prende le mosse il secondo no. Il secondo no prende in esame le motivazioni predominanti della sua vittoria. Perche' ha vinto il no? Ho ascoltato la dichiarazione di uno dei votanti rilasciata all'uscita dal seggio: "i cittadini perbene hanno diritto di difendersi dalla violenza". Cosi' anche un giornalista e commentatore brasiliano interpretava il dato. Questo ci dice quanto sia vero che l'odio e la violenza hanno molte radici, la piu' comune e diffusa e' la paura. Prima di ambire ad una riduzione degli armamenti come messa in pratica della nonviolenza dobbiamo percorrere le paure che abitano i nostri tempi ed arrivare all'origine di queste, sradicandole. E' a questo punto, e' questa mattina che comprendiamo la verita' della nonviolenza e la sua ragione. Nonviolenza non e' soltanto abbattere gli armamenti, impedire la violenza, condannarla, ma e' anche abbattere le difese. Non ci sara' pace finche' ci saranno difese: "i cittadini perbene hanno diritto a difendersi dalla violenza". La nonviolenza deve accendere sulla realta' un faro che permetta di riconoscere il legame profondo con ogni creatura, che e' il legame che motiva la nostra opposizione naturale alla violenza. Nonviolenza non e' soltanto riconoscere e sradicare la violenza, ma anche riconoscere e praticare l'innocenza attiva. Nel diritto di difendersi affermato da questo no referendario, e' inscritto un diritto di uccidere: una contraddizione che non possiamo accettare per buona. * Un diritto che la nonviolenza ha il dovere di divulgare e' il diritto all'innocenza attiva, il diritto di non farsi uccisori (mediante la violenza, le armi, l'istituzione della scarsita', della fame e della sete, della prigionia, del silenzio forzato). Questo no non soltanto e' ingiusto per le vittime delle armi, ma anche per chi ha il bisogno di comprarle: lede il sacro diritto di ognuno all'innocenza che e' compito di tutte e tutti divulgare e praticare. 5. RIFLESSIONE. DORIANA GORACCI: A DOPPIO TAGLIO [Ringraziamo Doriana Goracci (per contatti: doriana at inventati.org) per questo intervento. Doriana Goracci e' impegnata nel movimento delle Donne in nero e in molte altre esperienze di pace e di solidarieta'] L'arma e' a doppio taglio, puo' recare danno anche a chi la usa in proprio favore, in quanto oggetto usato dall'uomo per offendere o difendersi. Questa asserzione e' una delle tante definizioni del vocabolario, un qualsiasi vocabolario. Ieri e' stata una qualsiasi domenica nel mondo, come oggi l'inizio di una settimana qualsiasi per ognuno di noi. La vittoria del no nel referendum che ha coinvolto 120 milioni di persone in Brasile, in cui si chiedeva se doveva essere bandito il commercio delle armi, non e' stata invece per me una notizia qualsiasi. Bisogna rispettare la volonta' popolare, la maggioranza, bisogna capire la paura collettiva, bisogna pensare... Da donna, ritrovo tutti i limiti del mio agire, da donna, ritrovo tutti i dubbi del mio fare, da donna, ritrovo tutte le ambiguita' della politica, da donna. Qualunque passo io compia mi sembra che possa essere per me, donna, un'arma a doppio taglio, come sopra. E poi mentre scrivo vedo la mia sacchetta nera di stoffa "parlare da pazza", proprio come quelle Madri di plaza de Mayo, o della Ruta pacifica colombiana, o le nostre donne vittime della mafia: "osiamo la pace, disarmiamo il mondo". Il nostro cammino continua per una strada difficile e lunga, dove l'utopia della nonviolenza, il sogno di un mondo disarmato, ci accomuna a tutte le sorelle e fratelli che ieri hanno immaginato di vivere una giornata non qualsiasi. A mani aperte, non e' che l'inizio... 6. RIFLESSIONE. MASSIMILIANO PILATI: UN MONDO SENZA ARMI E' POSSIBILE [Ringraziamo Massimiliano Pilati (per contatti: massi.pilati at lillinet.org) per questo intervento. Massimiliano Pilati fa parte del comitato di coordinamento del Movimento Nonviolento; e' impegnato nella Rete italiana per il disarmo, nel nodo trentino della Rete di Lilliput e nel gruppo di lavoro tematico "nonviolenza e conflitti" della Rete di Lilliput; e' stato tra gli animatori della campagna "Pace da tutti i balconi"] Quando ero piccolo e amavo seguire il gioco del pallone, una squadra su tutte mi faceva sognare: la nazionale del Brasile. Il Brasile per me era fantasia, era creativita' e estro, era il grande calcio, insomma. A vent'anni di distanza, un altro Brasile mi ha fatto sognare. il Brasile della societa' civile che ha animato la discussione mondiale sul tema del disarmo col referendum sul commercio di armi. In questi mesi ho seguito con speranza la campagna referendaria, ho esultato nel leggere i sondaggi che davano il si' in vantaggio, ho tremato nel vedere la "discesa in campo" della potente lobby armiera, ho sofferto nel leggere allucinanti discorsi in difesa delle armi, ho sostenuto, ho diffuso, ho amato i brasiliani e molti amici italiani che tanto si adoperavano per il si' alla vita. Ora, a scrutinio pressoche' concluso, pare certo che il fronte del no abbia prevalso, che il Brasile abbia deciso di non proibire il commercio di armi; la "ragione armata" ha avuto la meglio, e questo brucia. Brucia perche' molti di noi avevano scommesso sul Brasile, molti di noi vedevano questo referendum come un trampolino di lancio mondiale per la nostra lotta contro le armi. C'e' molta delusione, c'e' tristezza. * Ma questo tentativo non e' stato vano, questa sconfitta non ci ha messo a terra. Il Brasile ci ha fatto capire che il sogno di un mondo senza armi (o perlomeno dove le armi subiscano un serio controllo) non e' mera utopia, non e' irraggiungibile. Il Brasile e il movimento di opinione mondiale suscitato da questo referendum ci insegnano che c'e' speranza. Il nostro sogno non e' quindi spezzato, non va riposto nel cassetto piu' profondo. Possiamo, bobbiamo continuare a lavorare per il disarmo, per un mondo dove siano le parole del dialogo a dirimere i conflitti, e non le armi. Nonostante la sconfitta ho ricevuto molta energia e di conseguenza anche la mia voglia di sostenere la campagna Control Arms e le iniziative della Rete italiana per il disarmo. Il Brasile ci ha scossi, un grazie sincero a tutti i brasiliani e le brasiliane che hanno dato questa enorme prova di democrazia. 7. RIFLESSIONE. MAO VALPIANA: UNA BREVISSIMA CONSIDERAZIONE [Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: mao at sis.it, e anche presso la redazione di "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento. Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nello scorso mese di giugno ha promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 di questo notiziario] "La nonviolenza opera in modo misteriosissimo. La nonviolenza e' infallibile, ma in noi, suoi fedeli, vi e' ancora molto di imperfetto. Non conosco un solo caso in cui la nonviolenza abbia fallito. Quando e' parso talvolta che avesse fallito, l'ho ascritto alle mie imperfezioni" (Mohandas K. Gandhi) L'esito negativo del referendum brasiliano rappresenta un'occasione persa per tutta l'umanita'. Ha vinto la paura, hanno vinto i fabbricanti d'armi, ha vinto la vecchia logica della violenza, ha vinto la disinformazione, ha vinto il cattivo esempio. Avremo tempo e modo per analizzare il risultato, per capire i meccanismi che hanno funzionato, per comprendere cosa si e' mosso nella societa' brasiliana. Avremo modo di lasciare la parola e ascoltare cio' che diranno i diretti protagonisti, chi ha sostenuto la campagna per il si'. Ma ora voglio fare un brevissima considerazione, che ci riguarda da vicino. A parte qualche rara eccezione, la cosiddetta grande stampa italiana non ha data alcuna informazione prima del referendum brasiliano. I telegiornali della Rai e di Mediaset non hanno dato la notizia durante la campagna referendaria brasiliana e non hanno offerto ai telespettatori nessun approfondimento sul tema. Oggi invece, fin dai primi telegiornali mattutini, la notizia della vittoria del no e' stata data anche con servizi e collegamenti. E' stato annunciato, come prima notizia di politica estera, che i brasiliani hanno respinto a grande maggioranza la proposta di abolire il commercio di armi. E' evidente la mala fede di questo tipo di giornalismo, fazioso, di parte, asservito agli interessi del potere, dei fabbricanti d'armi, dell'industria bellica italiana e internazionale. E' dunque vero che nel nostro paese non c'e' liberta' di informazione. E' dunque vero che le notizie vengono date non per educare i cittadini, ma vengono usate per distorcerne la coscienza. C'e' bisogno dunque di lavorare per sostenere e far crescere nuovi spazi liberi di informazione, come questo nostro notiziario, e altri ancora. La sconfitta del referendum brasiliano non e' la sconfitta della nonviolenza, ma solo l'ennesima prova della insufficienza che ancora esiste nel mondo dell'informazione. Il segnale che oggi ci viene dal Brasile e' un appello ad ognuno a fare qualcosa di piu' per avere anche in Italia spazi veri di liberta' di informazione. 8. RIFLESSIONE. RETE ITALIANA PER IL DISARMO: L'IMPEGNO CONTINUA [Dalla segreteria della Rete italiana per il disarmo (per contatti: segreteria at disarmo.org) riceviamo e diffondiamo] La Rete italiana per il disarmo e' ovviamente dispiaciuta e delusa per il risultato del voto referendario in Brasile, ma non dalla grande prova di democrazia del popolo brasiliano che, per la prima volta nella storia, ha avuto il coraggio di confrontarsi con un tema cosi' delicato e per certi versi ancora "tabu'" in stati che si ritengono i piu' maturi socialmente. La Rete italiana per il disarmo e tutte le organizzazioni che nel mondo si occupano di limitare il deleterio commercio di armi sono comunque convinte che lo Statuto sul disarmo approvato dal governo federale brasiliano sia un passo in avanti fortissimo per il Brasile, ed i frutti continueranno ad arrivare postivi (come gia' visto in questo primo anno). Non si deve pensare a questo referendum come a una sconfitta su tutta la linea. Certo - anche dalle nostre parti, da cui provengono molte armi trovate nelle zone piu' violente del Brasile - molti produttori di armi leggere si "fregheranno le mani" per aver potuto mantenere aperto un mercato importante e redditizio (sia per la fetta legale che per quella di traffico illegale). 9. MATERIALI. ENRICO PEYRETTI: DIFESA SENZA GUERRA. BIBLIOGRAFIA STORICA DELLE LOTTE NONARMATE E NONVIOLENTE (PARTE SECONDA E CONCLUSIVA) [Riproponiamo ancora una volta questa fondamentale bibliografia ragionata sulle lotte nonarmate e nonviolente scritta da Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it), nella versione aggiornata del 14 novembre 2004. Pubblichiamo oggi la parte seconda e conclusiva; la parte prima abbiamo pubblicato nel notiziario di ieri. Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana); vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario] Parte seconda. Opere sulla Resistenza al nazifascismo Si vedano anche i riferimenti alla Resistenza compresi nelle opere elencate nella prima parte di questa bibliografia. * 1. Le prime ricerche in Italia sulle forme nonarmate di resistenza europea tra il 1940 e il 1945, compaiono in quella piu' ampia serie di scritti storici, teorici, strategici, che sono i Quaderni della Difesa Popolare Nonviolenta, pubblicati fin dal 1978 a cura di IPRI (Italian Peace Research Institute), LOC (Lega Obiettori di Coscienza), MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), con la collaborazione di altro volontariato culturale di pace, in parte ripubblicati come Quaderni di Azione Nonviolenta (la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964), e poi, dal 1990 circa, pubblicati dalla Editrice La Meridiana, di Molfetta, del Movimento Pax Christi. Sono ormai usciti quasi trenta titoli, tutti in veste grafica molto semplice. I quaderni che documentano i casi storici piu' chiari nel periodo qui considerato sono: - n. 1, M. Skodvin, Resistenza nonviolenta in Norvegia sotto l'occupazione tedesca, Napoli 1978 e Perugia 1979. Gli insegnanti norvegesi compatti si oppongono al programma del governo collaborazionista Quisling di nazificazione della scuola e lo frustrano completamente. Il governo deve ricondurli dalla deportazione e ammettere la sconfitta. - n. 3, J. Bennet, La resistenza contro l'occupazione tedesca in Danimarca, Napoli 1978 e Perugia 1979. Oltre il 90% dei 7.000 ebrei danesi furono salvati dai connazionali grazie ad un'azione compatta e organizzata. - n. 10, S. Piziali, Resistenza non armata nella bergamasca, 1943-1945, Padova 1984. - n. 18, R. Barbiero, Resistenza nonviolenta a Forli', Molfetta 1992. * 2. Jacques Semelin, Senz'armi di fronte a Hitler. La resistenza civile in Europa 1939-1943, Sonda, Torino-Milano 1993 (Payot, Paris 1989). Il lavoro si limita al periodo 1939-1943 allo scopo di illustrare le sole forme di lotta nonarmata autonome dalla lotta armata, e non quelle successive, combinate con questa. Studiando le forme sociali della resistenza nonarmata al nazismo in tutti i paesi occupati e nella stessa Germania, ne realizza la raccolta storica finora piu' ampia. L'edizione italiana contiene anche due appendici, una di Stefano Piziali, Commento bibliografico. La resistenza nonarmata in Italia (pp. 227-234) e una mia (che successivamente ho molto riveduto e corretto in un testo inedito), Un caso italiano: lo sciopero come strumento di lotta (pp. 235-240), con un contributo di Sergio Albesano, sugli scioperi operai del '43 e '44 in Italia, trascurati da Semelin. * 3. Il Centro Studi Difesa Civile (via della Cellulosa 112, 00166 Roma, tel. 0661550768) ha organizzato alcuni convegni di cui gli atti sono pubblicati e disponibili: - La lotta nonarmata nella Resistenza, Roma, ottobre 1993, (contributi di Giannini, Parisella, Drago, Zerbino, Albesano, Vaccaro, Marescotti ed altri); - La Resistenza nonarmata, Roma, novembre 1994, patrocinato dal Comitato nazionale per il cinquantennale della Resistenza e della guerra di liberazione (contributi di Zerbino, Giannini, Parisella, Drago, Semelin, Klinkhammer, Peyretti, L'Abate, Menapace, Giuntella, ed altri). Atti pubblicati in La Resistenza nonarmata, a cura di G. Giannini, Sinnos, Roma 1995. - L'opposizione popolare al fascismo, Roma, ottobre 1995. Atti pubblicati con lo stesso titolo, a cura di G. Giannini, Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 1996. - Sull'esperienza di resistenza non armata all'occupazione e ai soprusi dell'esercito tedesco, da parte di centinaia di persone nella tenuta Tor Mancina, a 30 km da Roma, dal settembre 1943 al giugno 1944, e' possibile leggere la testimonianza, di cui possiedo il testo, resa dal cav. Paolo Sabbetta (e-mail: paolosabbetta at libero.it). 4. G. Giannini, La resistenza nonarmata nella lotta al nazifascismo, in "Bozze 94", n.2/1994, pp. 77-84. 5. Jean-Marie Muller, Desobeir a' Vichy, La resistance civile de fonctionnaires de police, Presses Universitaires de Nancy, 1994. Nella collaborazione data ai nazisti dalla polizia francese della Francia occupata nel perseguitare gli ebrei, ci furono significative disobbedienze. 6. Nell'aprile 1995 ho presentato gli studi disponibili a quella data in una relazione su La resistenza civile nelle ricerche storiche, pubblicata in Fascismo - Resistenza - Letteratura. Percorsi storico-letterari del Novecento italiano, Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, I Quaderni del Museo n. 2, Torino, febbraio 1997, pp. 61-87. * 7. Anna Bravo e Anna Maria Bruzzone, In guerra senza armi. Storie di donne 1943-1945, Laterza 1995. Sono 125 interviste su diversi aspetti dell'opposizione delle donne alla guerra, p. es. il "maternage" di massa, la pieta' per i morti anche nemici, e sulla violenza di genere della guerra sulle donne. Il libro - introdotto da un ampio saggio critico di Anna Bravo, Donne, guerra, memoria - mostra la vasta realta' della resistenza senz'armi attuata dalle donne e contribuisce a individuare un'immagine della difesa che supera la guerra, e della cittadinanza svincolata dalla figura del cittadino in armi. Questo libro ha portato ad un autorevole mutamento nella considerazione della resistenza civile da parte di uno storico quale Claudio Pavone. Infatti, e' interessante notare come Pavone, autore dell'importante e ampio volume Una guerra civile. Saggio storico sulla moralita' nella Resistenza (Bollati Boringhieri, Torino 1991), nel quale non si dimostrava sensibile alla ricerca sulla Resistenza non armata (tanto che trascurava del tutto la figura di Aldo Capitini, che da lungo tempo aveva combattuto il fascismo con insolita profondita' di motivi, ma senza mai prendere le armi; e, attraverso una citazione di una testimone ebrea, presentava un'idea del tutto inadeguata della nonviolenza come una posizione "metastorica" e irresponsabile; cfr. ivi, p. 414), introducendo invece, nel 1995, il numero della rivista "Il Ponte" dedicato al cinquantesimo anniversario della Resistenza, si soffermi sul saggio di Anna Bravo contenuto nel fascicolo (corrispondente all'introduzione al libro In guerra senza armi), per rilevare il "valore euristico" del concetto di resistenza civile ivi proposto, che e' - scrive Pavone - "qualcosa di piu' ampio" della cosiddetta resistenza passiva, ma - come dice appunto Anna Bravo - una "pratica di lotta" con mezzi diversi dalle armi (I percorsi di questo speciale, articolo introduttivo del fascicolo de "Il Ponte", n.1/1995, dedicato a Resistenza. Gli attori, le identita', i bilanci storiografici, p. 13.). Il concetto di resistenza civile vale dunque a superare la tendenza, rilevata da Claudio Dellavalle nello stesso fascicolo, ad adottare "il criterio militare come criterio prevalente" (ivi, p. 12). Pavone scrive ancora: "La Resistenza civile rimane una forma di Resistenza. I suoi confini con l'esercizio della violenza, anche di quella piu' palesemente difensiva, non sono sempre sicuri. Sicura e' invece la sua distanza da quella "zona grigia" in cui si ritrovano coloro che i resistenti bollavano come "attesisti"" (ivi, p. 13). (Vedi anche, sotto, il n. 16 e il n. 12 della prima parte di questa bibliografia). * 8. Sul vasto e significativo fenomeno del coraggioso e determinante rifiuto di collaborazione con la Repubblica Sociale Italiana da parte di centinaia di migliaia di militari italiani internati in Germania dopo l'8 settembre 1943: - AA. VV., I militari italiani internati dai tedeschi dopo l'8 settembre 1943 (atti del convegno 14-15 novembre 1985), Giunti, Firenze 1986. - Resistenza senz'armi. Un capitolo di storia italiana dal 1943 al 1945 (dalle testimonianze dei militari toscani internati nei lager nazisti), prefazione di Leonetto Amadei, Le Monnier, Firenze 1988. - Orlando Lecchini, Per non chinare la testa. Un Lunigianese nei lager nazisti, Edizioni "Il Corriere Apuano", Pontremoli 1988. - AA. VV., Fra sterminio e sfruttamento (atti del convegno 23-24 maggio 1991), Le Lettere, Firenze 1992. - Gerhard Schreiber, I militari italiani internati nei campi di concentramento del Terzo Reich 1943-1945, a cura dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'esercito, 1992. - Luigi Collo, La resistenza disarmata, Introduzione di Nuto Revelli, Marsilio, Venezia 1995. - Giampiero Carocci, Il campo degli ufficiali, Giunti, Firenze 1995. - Alessandro Natta, L'altra Resistenza. I militari italiani internati in Germania, Einaudi, Torino 1997. * 9. Sulla Resistenza di cittadini tedeschi al nazismo, in Germania o nei territori assoggettati al Terzo Reich, si trovano nelle biblioteche 10-20 titoli, in gran parte sull'attentato del 20 luglio 1944. L'Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza conserva circa 80 titoli di cui 32 in tedesco, 3 in francese, 2 in inglese, 4 pubblicazioni promosse dal Consiglio Regionale Piemontese. Ho raccolto gli aspetti civili e nonviolenti che si possono rintracciare entro la realta' limitata e prevalentemente militare della resistenza interna al nazismo, nella relazione La Resistenza antinazista in Germania, tenuta nel corso di aggiornamento per docenti "Nonviolenza nella storia. Casi di resistenze civili nel Novecento" (vedi sopra, prima parte, n. 39). Da questo lavoro traggo le indicazioni che rientrano nella presente bibliografia. - Jacques Semelin, Senz'armi di fronte a Hitler, La Resistenza civile in Europa, 1939-1943, Sonda, Torino-Milano 1993 (1989), pp. 120-129, 171-172. - Uno degli episodi piu' significativi di resistenza nonviolenta efficace da parte di cittadini tedeschi, donne in questo caso, contro la persecuzione razzista, e' quello della Rosenstrasse, a Berlino nel 1943, riferito in alcuni libri. L'opera fondamentale e' quella di Nathan Stoltzfus, Resistance of the Heart: intermarriage and the Rosenstrasse protest in Nazi Germany, pubblicato nel 1996 (traduzione francese: La Resistance des coeurs, Phoebus, 2002). Posso indicare anche Gernot Jochheim, Frauenprotest in der Rosenstrasse. Gebt uns unsere Maenner wieder, Rasch und Roehring, Berlin 1993 (Protesta delle donne nella via delle Rose. Restituiteci i nostri mariti). In italiano: Nina Schroeder, Le donne che sconfissero Hitler, Pratiche editrice, Milano 2001 (Hitlers unbeugsame Gegnerinnen, Wilhelm Heyne Verlag GmbH & Co. KG, Munchen 1997). Rosenstrasse e' la via di Berlino in cui alcune migliaia di donne tedesche sostarono per protesta per sei giorni, nel marzo 1943, davanti all'edificio dell'organizzazione assistenziale ebraica, trasformato in prigione, costringendo infine Goebbels e Hitler, per timore che la protesta civile si estendesse, a liberare i 1.700-2.000 uomini ebrei, mariti o parenti delle donne, arrestati e destinati alla deportazione, alcuni dei quali gia' internati in lager. Sullo stesso fatto la regista Margarethe von Trotta ha presentato nel settembre 2003 al Festival di Venezia il film Rosenstrasse. Dice la regista: "Il fatto dimostra che in quel periodo si poteva davvero agire contro il nazismo se si fosse stati piu' coraggiosi" ("La Stampa", 7 settembre 2003). Il film e' andato in programmazione in Italia (almeno a Torino) il 27 gennaio 2004, giornata della memoria della Shoah, ma subito ha sorpreso le persone attente perche' il fatto risolutivo sembra nel film non la resistenza delle donne, ma la concessione dolorosa di favori sessuali da parte di una delle mogli, di famiglia altolocata, a Goebbels. Lo storico della Freie Universitaet di Berlino, Ekkehart Krippendorff, mi informa il 31 gennaio che in Germania c'e' una forte polemica, fino dallo scorso autunno, per questa concessione della regista ad aspetti pruriginosi, riducendo la realta' storica dal politico al personale privato. Il direttore del "Zentrum fuer Antisemitismusforschung" della Technische Universitaet, Wolfgang Benz ha scritto un articolo molto aspro contro il film e ha fatto riferimento a un'analisi molto approfondita sul caso fatta dal suo istituto che contraddice l'interpretazione sentimentale. Anche Jacques Semelin, il principale storico europeo delle lotte nonviolente, mi informa il 14 febbraio che l'unica fonte storica valida e' il libro di Stoltzfus e che, a giudizio degli storici tedeschi, il film presenta una versione fantasiosa (fantaisiste) e non storica, dei fatti. Cio' nonostante che, almeno nell'edizione italiana, all'inizio del film compaia una dichiarazione sulla storicita' dei fatti. Storicita' fondamentale che c'e', ma nella vicenda come e' narrata nel film, e' falsata nel punto essenziale (vedi il mensile torinese "il foglio", n. 311, aprile 2004, p. 7). Anna Maria Bruzzone, autrice di indagini di storia orale, dopo una ricerca, conferma questo giudizio. - Enzo Collotti, La Germania nazista, (dalla Repubblica di Weimar al crollo del Reich hitleriano), Einaudi, Torino 1962, pp. 273-305. Dello stesso autore vedi anche l'articolo Per una storia dell'opposizione antinazista in Germania, in "Rivista storica del socialismo", gennaio-aprile 1961, pp. 105-137, che contiene piu' ampie referenze bibliografiche. - Giorgio Vaccarino, Storia della Resistenza in Europa, 1938-1945, Feltrinelli, Milano 1981, parte prima, pp. 17-152. - La "parola nuda come arma di resistenza" (come dice Julian Aicher, in "Il Margine", Trento, n. 8/1998) fino a pagare con la vita, fu il mezzo d'azione dei fratelli Hans e Sophie Scholl e dei loro compagni d'azione nell'Universita' di Monaco, su cui vedi Paolo Ghezzi, La Rosa Bianca, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1994. Il libro di Ghezzi contiene una bibliografia di 53 titoli, dalla quale segnalo Inge Scholl, Die Weisse Rose, Fischer Taschenbuch Verlag, Frankfurt am Main 1982, edizione italiana non integrale La Rosa Bianca, a cura di Carlo Francovich, La Nuova Italia, Firenze 1978, quarta edizione. Una profonda riflessione su questa esperienza e' il libro di Romano Guardini, La Rosa Bianca, Morcelliana, Brescia 1994 (scritti del 1946 e 1958). Il testo intero dei sei volantini scritti e diffusi dal gruppo di studenti resistenti e' in Paolo Ghezzi, Noi non taceremo. Le parole della Rosa Bianca, Morcelliana, Brescia 1997. Merita una visita il Museo della Rosa Bianca presso l'Universita' di Monaco, dove si possono incontrare testimoni ancora viventi e vedere documenti. - La limpida grande figura di Franz Jaegerstaetter, contadino austriaco che, sostenuto solo dalla comprensione della moglie, rifiuto' per ragioni morali e religiose il servizio militare sotto il nazismo e fu decapitato il 9 agosto 1943, e' illustrata in due libri in lingua italiana, usciti a grande distanza di tempo: Gordon Zahn, Il testimone solitario. Vita e morte di Franz Jaegerstaetter, Gribaudi, Torino 1968; Erna Putz, Franz Jaegerstaetter, Un contadino contro Hitler, Editrice Berti, Piacenza 2000. Il secondo libro (da me recensito in "Il Margine", n. 6/2002) e' piu' preciso del primo nella documentazione. Il 9 agosto 2003 si e' tenuto un grande incontro a St Radegund, nel giorno stesso del sessantesimo anniversario della morte di Jaegerstaetter, con sosta anche a Bolzano per Josef Mayr-Nusser e a Monaco per i giovani della Rosa Bianca: vedi il mio resoconto Pellegrinaggio ai martiri anti-nazismo, nel mensile torinese "il foglio", n. 305, ottobre 2003, p. 4. (Vedi sotto, rivista "Humanitas"). - Francesco Comina, Non giuro a Hitler, La testimonianza di Josef Mayr-Nusser, San Paolo, Milano 2000. Altoatesino, fervente cattolico, arruolato d'autorita' nelle SS dopo l'8 settembre 1943, Mayr-Nusser si rifiuto' di giurare a Hitler par ragioni di fede, come Jaegerstaetter. Dapprima internato in manicomio, muore di sfinimento durante il viaggio verso Dachau. Comina documenta la lucidita' del suo precoce giudizio morale e poltico sul nazismo. Di Mayr-Nusser ha scritto anche Isabella Bossi Fedrigotti sul "Corriere della Sera", 2 febbraio 2002, p. 29. - Sui resistenti, ribelli e disertori nell'esercito nazista ho raccolto dei fatti e dei dati in Quelli dell'ultima ora, uscito, come parte di una piu' ampia relazione tenuta per l'Iprase di Trento nell'aprile 2000, nel volume Maestri e scolari di nonviolenza, a cura di Claudio Tugnoli, Franco Angeli, Milano 2000, pp. 243-256. - Ho raccolto parecchi casi di boicottaggio personale della Shoah, compiuto anche da molti cittadini tedeschi, in uno scritto inedito intitolato Molti Schindler: dunque si poteva resistere al nazismo. - Sulla probabile obiezione degli scienziati tedeschi alla costruzione della bomba atomica: Leandro Castellani, La grande paura, Storia dell'escalation nucleare, Prefazione di Carlo Bernardini, ERI, Torino 1984, pp. 96-106; Thomas Powers, La storia segreta dell'atomica tedesca, Mondadori, Milano 1994 (1993), pp. 503-509. - Sul problema di coscienza relativo all'uccidere Hitler, cfr. la mia recensione del libro di Peter Hoffmann, Tedeschi contro il nazismo. La Resistenza in Germania, Il Mulino, Bologna 1994 (1988), pubblicata in "Servitium", n. 102, novembre-dicembre 1995, fascicolo "Resistenza al male", pp. 117 e 119-120. - Documenti di alta resistenza morale, che ricordano in qualche momento gli atti dei martiri cristiani sotto l'impero romano, sono: Helmuth James von Moltke, Futuro e resistenza (dalle lettere degli anni 1926-1945), Morcelliana, Brescia 1985; Dietrich Bonhoeffer, Dieci anni dopo. Un bilancio sul limitare del 1943, in Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1989, pp. 59-74. - La rivista bimestrale Humanitas (sito: www.morcelliana.com; e-mail: redazione at morcelliana.it), anno LVIII, n. 5, settembre-ottobre 2003, dedica il fascicolo a Figure della resistenza al nazismo. La prefazione e' stesa da Wolfgang Huber, figlio di Kurt, il professore ispiratore dei giovani della Rosa Bianca (vedi sopra). Segue, pubblicata integralmente per la prima volta, l'autodifesa di Kurt Huber nel processo che lo condanno' a morte, coraggiosa e franca sfida al totalitarismo nazista e allo stesso feroce presidente del tribunale, Freisler. Tra altre figure della rivolta morale contro la violenza del potere, un articolo di Anselmo Palini illustra la vicenda di Franz Ja'gersta'tter con alcuni documenti in piu' anche rispetto al libro di Erna Putz (vedi sopra). - Aggiungo qualche riferimento (1998) in Germania sulla Resistenza antinazista: 1) DRAFD, Deutsche in der Resistance, in den Streitkraeften der Antihitlerkoalition und der Bewegung Freies Detschland (Tedeschi nella Resistenza, nelle forze armate della coalizione antihitleriana, nel movimento Libera Germania). Telefono sede centrale di Berlino: 0049/30/5098852. Contatto diretto con un partigiano del DRAFD: Peter Gingold, Reichsforststrasse 3, D-60528 Frankfurt, tel 0049/69/672631. 2) Bundesvereinigung Opfer der NS Militaerjustiz (Associazione vittime dei tribunali militari nazisti), Freidrich Humbert Strasse 116, D-28758 Bremen, tel. 0049/421/622073, fax: 621422. Contatto diretto con il presidente Ludwig Baumann, Aumunder Flur 3, D-28757 Bremen, tel. 0049/421/665724. 3) Antikriegsmuseum, Friedensbibliotek (Museo antiguerra, Biblioteca della pace), Bartolomaeuskirche, Friedensstrasse 1, D-10249 Berlin, tel 0049/30/5081207. 4) Mahn- und Gedenkstaette fuer die Opfer der Nationalsozialistischen Gewaltherrschaft (ammonimento e memoria per le vittime del dominio nazista), Moehlenstrasse 29, D-40591 Duesseldorf. Catalogo di 202 pagine Verfolgung und Widerstand in Duesseldorf 1933-1945, (Persecuzione e Resistenza a Duesseldorf, 1933-1945), Duesseldorf 1990. * 10. Ermes Ferraro, La Resistenza napoletana e le Quattro Giornate, in Una strategia di pace: la difesa popolare nonviolenta, cit. (nella prima sezione al n. 16), pp. 89-95. Secondo l'ordine di Hitler, l'esercito dei guastatori doveva lasciare "cenere e fango" al posto della citta'. Una popolazione in gran parte femminile, quasi senza armi, inflisse all'esercito tedesco "l'unica sconfitta popolare da esso subita nel mondo" (A. Drago, Una nuova interpretazione della Resistenza italiana secondo categorie storiche nonviolente, dattiloscritto). 11. Lotte nonviolente nella storia, materiale preparato per un volume non uscito, come proposta di lavoro rivolta a insegnanti e studenti. Contiene una parte metodologica generale e una parte storica limitata al periodo della Resistenza al nazifascismo, in diversi paesi europei, compresa la Germania. Il lavoro contiene molte ulteriori indicazioni bibliografiche che allungherebbero di molto il presente elenco. Esso e' stato compiuto da un gruppo di ricerca del Centro Studi e Documentazione "Domenico Sereno Regis" di Torino. 12. Un episodio tipico, tra i molti sconosciuti, di resistenza senz'armi e' narrato bervemente in Neera Fallaci, Vita del prete Lorenzo Milani. Dalla parte dell'ultimo. Prefazione di David Maria Turoldo, Bur, Milano 1993 (1974), p. 219, nota 13. Nel piccolo villaggio di Acone, nel Mugello fiorentino fu creato uno dei maggiori centri di smistamento e di raccolta dei prigionieri alleati fuggiti dai vari campi di concentramento. Poveri contadini analfabeti, inermi che aiutavano altri inermi per puro spirito evangelico, furono la base di questa azione animata dal pievano e da una organizzazione clandestina del Partito d'Azione. * 13. Antonio Parisella, Sopravvivere liberi. Riflessioni sulla storia della Resistenza a cinquant'anni dalla Liberazione, Gangemi editore, Roma 1997, pp. 160. L'Autore, in questa raccolta di saggi, valorizza la lotta nonarmata, definita "una scoperta del Cinquantenario" (v. sopra, n. 7), partita dalla cultura nonviolenta e finalmente entrata sotto l'attenzione degli storici. Parisella mostra come la lotta per la sopravvivenza fisica e ideale, lungi dall'essere "attendismo", e' componente essenziale e basilare della Resistenza al nazifascismo come di ogni lotta di resistenza. La liberazione e' il compimento della sopravvivenza, e questa e' l'inizio della liberazione. Parisella cita Collotti e Klinkhammer: "Quando la resistenza civile assume forme collettive puo' avere una forza anche superiore a quella di un gesto armato". Si ricava l'immagine della resistenza nonarmata come un cerchio molto ampio, che comprende mille forme e modi autonomi, entro il quale sta il cerchio minore, per quanto importante, della resistenza armata; immagine che rovescia quella tradizionale tutta e solo armista. 14. Bianca Ballesio, La guerra di Kira, La resistenza civile nel Canavese, prefazione di Ersilia Perona, L'Angolo Manzoni ed., Torino, 1999. * 15. Lidia Menapace, Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001, pp. 90. L'autrice racconta, in base alla propria esperienza partigiana, che nella Resistenza si poteva fare obiezione di coscienza all'uso delle armi, insomma che la vicenda fu molto piu' ricca di quanto la tradizione della storiografia italiana (molto politico-militare e poco sociale e popolare) ci abbia trasmesso. * 16. Anna Maria Bruzzone e Rachele Farina, La Resistenza taciuta. Dodici vite di partigiane piemontesi, Bollati Boringhieri, Torino settembre 2003, pp. 312. Anna Maria Bruzzone e' autrice di vari libri sulla Resistenza e la Shoah. Questa edizione di La Resistenza taciuta, dopo la prima del 1976, apprezzatissima e da lungo tempo esaurita, compare in forma nuova e bella, arricchita da una intelligente prefazione di Anna Bravo (coautrice, con Anna Maria Bruzzone, di In guerra senza armi; si veda il n. 7 della seconda parte di questa bibliografia). Queste opere d'inchiesta e testimonianza sulla partecipazione delle donne, effettiva ma per lo piu' disarmata, alla lotta di Resistenza, hanno promosso tra gli storici l'individuazione e il riconoscimento, dapprima gravemente mancato, del fatto e del concetto di resistenza nonarmata e nonviolenta, concetto "di valore euristico" (Claudio Pavone, "Il Ponte", n. 1/1995), realta' ben diversa dalla resistenza passiva. Chi lavora per la trasformazione nonviolenta della gestione dei conflitti acuti, e cioe' per l'eliminazione del disumano infelice giudizio delle armi nelle contese umane, trova in questi lavori storici, che danno il giusto riconoscimento al contributo delle donne alla civilizzazione umana, motivo di profonda gratitudine e ammirazione per l'insegnamento prezioso che da essi ci viene. 17. Silverio Corvisieri, La villeggiatura di Mussolini. Il confino da Bocchini a Berlusconi, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2004. Il titolo allude all'espressione ultrabenevola con cui Berlusconi ha qualificato le condanne degli antifascisti al confino. Il libro racconta, tra l'altro, di un ambulante deportato in quanto autore di una canzone in cui si chiedeva a sant'Antonio la grazia di non fare scoppiare la guerra, di rivolte al confino, tra cui quella contro l'imposizione del saluto romano, e di scioperi della fame. I confinati seppero organizzare una vera e propria resistenza, scrissero manifesti profetici, progettarono riviste, rischiarono e accumularono anni e anni di carcere o di confino aggiuntivo, ma senza piegarsi. In genere i cittadini delle isole e dei duecentosessantadue paesini scelti dal fascismo come luoghi di morte civile vollero loro bene e li protessero. (Fine. La prima parte e' apparsa nel notiziario di ieri) 10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 11. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1094 del 25 ottobre 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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