La nonviolenza e' in cammino. 1094



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1094 del 25 ottobre 2005

Sommario di questo numero:
1. Alle sorelle e ai fratelli brasiliani
2. Osvaldo Caffianchi: Paesaggio dopo la battaglia
3. Francesco Comina: Per un mondo libero dalla violenza
4. Federica Curzi: Il diritto all'innocenza attiva
5. Doriana Goracci: A doppio taglio
6. Massimiliano Pilati: Un mondo senza armi e' possibile
7. Mao Valpiana: Una brevissima considerazione
8. Rete italiana per il disarmo: L'impegno continua
9. Enrico Peyretti: Difesa senza guerra (parte seconda e conclusiva)
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. ALLE SORELLE E AI FRATELLI BRASILIANI

Sorelle e fratelli, anche se sconfitti, non e' stata vana la vostra e nostra
lotta, e questa prova resta luminosa testimonianza che il disarmo e'
possibile. In cio' che e' giusto continuiamo: chi salva una vita salva
l'umanita'. Sorelle e fratelli, anche se sconfitti, di tutto cuore grazie, e
ancora grazie. E perdonate la magrezza dell'aiuto che siamo riusciti a
recare, sappiate che sappiamo che il vostro referendum anche le nostre vite
era inteso a salvare. Cessi ora il pianto, continui la lotta. Per il
disarmo, per l'umanita'.

2. RIFLESSIONE. OSVALDO CAFFIANCHI: PAESAGGIO DOPO LA BATTAGLIA
[Osvaldo Caffianchi e' un collaboratore del "Centro di ricerca per la pace"
di Viterbo]

Nei siti della stampa brasiliana
le ultime condanne a morte leggo.

Ai miei studenti sempre dico: e' questo
il limite della democrazia
che anche scelte scellerate possono
essere assunte, e allora e' saggia cosa
che prima di votare tutti sappiano
quello che e' in gioco: e in gioco qui e' la vita
di innumeri concreti cristi e criste.

Ai miei studenti sempre dico: tu
tu non uccidere, salva le vite.
Ai miei studenti sempre solo dico:
pensa a fermare la mano assassina
e tutto il resto verra' poi in dono.

Io sono grato a voi, amiche e amici
che dal Brasile avete questa lotta
condotto per salvare vite umane
e umana dignita', per tutto il mondo.

E vi chiedo perdono per non essere
riuscito a dare anch'io una mano ancora.

Ci fossimo a voi stretti tutte e tutti
altro sarebbe stato il risultato
e il mondo oggi sarebbe piu' abitabile
l'umanita' sarebbe piu' felice.

Ma anche questo so, che a contrastare
la morte severina ancora e ancora
continueremo insieme, che la lotta
per il disarmo, per la nonviolenza
per l'internazionale umanita'
di eguali e libere persone ancora
continua. E che la verita' e' in marcia.
Ed e' coi nostri piedi che cammina.

Solo il disarmo ferma le uccisioni
solo la nonviolenza salva tutti.

3. RIFLESSIONE. FRANCESCO COMINA: PER UN MONDO LIBERO DALLA VIOLENZA
[Ringraziamo Francesco Comina (per contatti: f.comina at ladige.it) per questo
intervento. Francesco Comina e' stato uno dei principali punti di
riferimento in Italia della campagna di sostegno al si' al referendum
brasiliano per proibire il commercio delle armi. Giornalista e saggista,
pacifista nonviolento, e' impegnato nel movimento di Pax Christi; nato a
Bolzano nel 1967, laureatosi con una tesi su Raimon (Raimundo) Panikkar,
collabora a varie riviste. Opere di Francesco Comina: Non giuro a Hitler,
Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2000; (con Marcelo Barros), Il
sapore della liberta', La meridiana, Molfetta (Ba) 2005; ha contribuito al
libro di AA. VV., Le periferie della memoria, Anppia - Movimento
Nonviolento, Torino-Verona; e a AA. VV., Giubileo purificato, Emi, Bologna]

E dunque hanno vinto i no. Ha vinto la propaganda armata, ha vinto la
cultura del nemico, ha vinto la rassegnazione, l'idea che sia impossibile
vivere senza uccidere. In tutti gli stati del Brasile i si' sono stati
battuti. Ma con grosse differenze geografiche. Guarda caso nel Nordest, uno
degli stati piu' poveri del Paese dove Ermanno Allegri ha guidato la
mobilitazione, i no hanno superato i si di pochissimo (57%), mentre nelle
zone del sud hanno dilagato, con picchi del 30 per cento e piu'.
Poche ore prima del voto - si e' trattato del primo referendum nella storia
brasiliana - don Ermanno aveva denunciato lo scarso impegno dei movimenti di
base e della sinistra in generale, troppo impegnata a difendersi dalle
accuse di corruzione, ma anche della Chiesa che ha sostenuto la campagna per
il si' ma in maniera debolissima e contrattissima. Il potere economico che
sostiene il commercio delle armi si e' innestato col potere mediatico
provocando una combinazione esplosiva che ha fatto la differenza. A fronte
di una debolezza "culturale" da parte del movimento per la pace - incapace
di sostenere con rigore le ragioni di una scelta di civilta' - si e'
sviluppato un agguerrito movimento di opinione sulla necessita' di fare leva
sulle armi per la difesa personale, che ha mobilitato bassi istinti, paure e
preoccupazioni presenti in una terra dove la violenza e' uno dei problemi
piu' grandi e drammatici. "Il disarmo in Brasile e' una farsa" dicevano i
fautori del no mostrando striscioni e cartelli in cui indicavano al popolo
come votare. "Una farsa" perche' non avere un'arma sotto il cuscino
significa darla vinta ai mascalzoni, ai ladri, agli assalitori, ai
violenti...
*
In questo clima di rassegnazione e di paura si e' svolto un referendum
storico con 120 milioni di brasiliani alle urne.
La campagna per il disarmo fortemente voluta dal presidente Luiz Inacio Lula
da Silva ha tolto gia' 500.000 armi dal paese e il referendum avrebbe
sancito per legge la fine di un commercio assassino, dal quale si sprigiona
una violenza impressionante.
Le statistiche parlano chiaro. Solo nel 2004 38.000 persone sono state
uccise da armi da fuoco: una persona ogni 15 minuti; nella folla dei feriti
da colpi d'arma da fuoco i ragazzi fra i 12 e i 18 anni sono il 61%.
Ermanno Allegri racconta che nel distretto di Fortaleza da alcuni anni sono
comparsi bambini piccoli (otto, dieci anni) con pistole nelle tasche dei
pantaloni, e adolescenti che girano brandendo fucili: "La violenza ci sta
scoppiando nelle mani - commenta Allegri -, e temo che nei prossimi anni
assisteremo all'esplodere delle vendette, dei regolamenti di conti anche fra
i ragazzini che si contendono il controllo del territorio imitando i
compagni piu' grandi. E la possibilita' che questi ragazzini perdano il
controllo razionale della violenza e' preoccupante perche' cosi' piccoli non
hanno neppure i filtri per capire spesso quali possono essere gli effetti
del male".
*
Questa settimana e' prevista a Brasilia una grande manifestazione dei
movimenti di base per chiedere al governo di mantenere fede al principio di
moralita' che aveva fatto di Lula il nuovo presidente del Brasile. Ora il
Partito dei lavoratori (Pt, il partito di Lula) e' travolto dagli scandali e
dalle polemiche - alcune delle quali montate ad arte dagli oppositori - per
fatti di corruzione. Ma in quel luogo si dovra' necessariamente parlare
anche del referendum fallito. Perche' la strada per vincere il male e
sradicare la violenza passa inevitabilmente per la fine del libero commercio
delle armi da fuoco e delle munizioni. Questa e' e rimane per il futuro una
grande battaglia di civilta' anche per la chiesa, per le pastorali sociali,
per una politica che intenda farsi carico del futuro del popolo e dei popoli
del mondo.
*
Ma il fallimento del referendum chiama in causa anche l'opinione pubblica
europea, che ha fatto pochissimo per sostenere il tentativo brasiliano. A
parte la campagna di appoggio italiana, che ha impegnato alcuni settori del
movimento nonviolento e del movimento per il disarmo, pochissimo e' stato
fatto e pochissimo e' stato letto sui giornali. La sinistra europea se ne e'
disinteressata, la chiesa idem, e anche la societa' civile organizzata non
ha fatto sentire la sua voce. E questo e' un fatto grave. Per la vita, per
la pace, per un mondo libero dalla violenza.

4. RIFLESSIONE. FEDERICA CURZI: IL DIRITTO ALL'INNOCENZA ATTIVA
[Ringraziamo Federica Curzi (per contatti: federica_curzi at libero.it) per
questo intervento. Federica Curzi, nata a Jesi (Ancona), si e' laureata in
filosofia nel 2002 presso l'universita' di Macerata ove attualmente svolge
un dottorato di ricerca; alla sua tesi e' stato attribuito il premio
dell'Associazione nazionale Amici di Aldo Capitini; collabora alla rivista
on line www.peacereporter.net Opere di Federica Curzi: Vivere la
nonviolenza. La filosofia di Aldo Capitini, Cittadella, Assisi 2004]

Vorrei portare alla luce, oggi e sulla base dei risultati del referendum
tanto atteso ed elogiato, due no personali.
Il primo no e' la prima parola che ha risuonato in me, di prima mattina, di
fronte al risultato schiacciante del 64% di cittadine e cittadini brasiliani
che hanno detto no al divieto di commerciare liberamente armi da fuoco.
Penso che non dobbiamo cedere alla tentazione di scoraggiarci di fronte alla
nostra attesa, partecipazione e parteggiamento perche' quello che e' stato
da noi detto e scritto rimane tutto vero. Il no di questa mattina che ognuno
di noi ha esclamato di fronte ai risultati e' un no che continua e rende
costante e forse ancor piu' forte l'indignazione che tutti abbiamo espresso
contro la violenza.
Con l'esistenza e con la prassi, non prendiamo le distanze dalla fiducia nel
valore del si'; il voto brasiliano non ci deve dire che ci siamo sbagliati
nella valutazione, o che siamo utopisti, non realisti, ma che il senso della
realta', del suo valore e' stato espresso da noi in tutta la sua
profondita', tanto da individuare alla radice la questione cruciale: il
cammino della nonviolenza. Non si tratta, cioe', soltanto di condannare la
violenza, le armi, la distruzione, ma di intraprendere un cammino
nonviolento di costruzione di un altro mondo.
Come avvertiva Aldo Capitini: la nonviolenza e' la fine di un mondo e
l'inizio di un mondo nuovo. Da qui ripartiamo per continuare a camminare.
*
Da qui prende le mosse il secondo no.
Il secondo no prende in esame le motivazioni predominanti della sua
vittoria. Perche' ha vinto il no? Ho ascoltato la dichiarazione di uno dei
votanti rilasciata all'uscita dal seggio: "i cittadini perbene hanno diritto
di difendersi dalla violenza". Cosi' anche un giornalista e commentatore
brasiliano interpretava il dato. Questo ci dice quanto sia vero che l'odio e
la violenza hanno molte radici, la piu' comune e diffusa e' la paura.
Prima di ambire ad una riduzione degli armamenti come messa in pratica della
nonviolenza dobbiamo percorrere le paure che abitano i nostri tempi ed
arrivare all'origine di queste, sradicandole. E' a questo punto, e' questa
mattina che comprendiamo la verita' della nonviolenza e la sua ragione.
Nonviolenza non e' soltanto abbattere gli armamenti, impedire la violenza,
condannarla, ma e' anche abbattere le difese. Non ci sara' pace finche' ci
saranno difese: "i cittadini perbene hanno diritto a difendersi dalla
violenza". La nonviolenza deve accendere sulla realta' un faro che permetta
di riconoscere il legame profondo con ogni creatura, che e' il legame che
motiva la nostra opposizione naturale alla violenza.
Nonviolenza non e' soltanto riconoscere e sradicare la violenza, ma anche
riconoscere e praticare l'innocenza attiva. Nel diritto di difendersi
affermato da questo no referendario, e' inscritto un diritto di uccidere:
una contraddizione che non possiamo accettare per buona.
*
Un diritto che la nonviolenza ha il dovere di divulgare e' il diritto
all'innocenza attiva, il diritto di non farsi uccisori (mediante la
violenza, le armi, l'istituzione della scarsita', della fame e della sete,
della prigionia, del silenzio forzato). Questo no non soltanto e' ingiusto
per le vittime delle armi, ma anche per chi ha il bisogno di comprarle: lede
il sacro diritto di ognuno all'innocenza che e' compito di tutte e tutti
divulgare e praticare.

5. RIFLESSIONE. DORIANA GORACCI: A DOPPIO TAGLIO
[Ringraziamo Doriana Goracci (per contatti: doriana at inventati.org) per
questo intervento. Doriana Goracci e' impegnata nel movimento delle Donne in
nero e in molte altre esperienze di pace e di solidarieta']

L'arma e' a doppio taglio, puo' recare danno anche a chi la usa in proprio
favore, in quanto oggetto usato dall'uomo per offendere o difendersi. Questa
asserzione e' una delle tante definizioni del vocabolario, un qualsiasi
vocabolario.
Ieri e' stata una qualsiasi domenica nel mondo, come oggi l'inizio di una
settimana qualsiasi per ognuno di noi.
La vittoria del no nel referendum che ha coinvolto 120 milioni di persone in
Brasile, in cui si chiedeva se doveva essere bandito il commercio delle
armi, non e' stata invece per me una notizia qualsiasi.
Bisogna rispettare la volonta' popolare, la maggioranza, bisogna capire la
paura collettiva, bisogna pensare... Da donna, ritrovo tutti i limiti del
mio agire, da donna, ritrovo tutti i dubbi del mio fare, da donna, ritrovo
tutte le ambiguita' della politica, da donna. Qualunque passo io compia mi
sembra che possa essere per me, donna, un'arma a doppio taglio, come sopra.
E poi mentre scrivo vedo la mia sacchetta nera di stoffa "parlare da pazza",
proprio come quelle Madri di plaza de Mayo, o della Ruta pacifica
colombiana, o le nostre donne vittime della mafia: "osiamo la pace,
disarmiamo il mondo".
Il nostro cammino continua per una strada difficile e lunga, dove l'utopia
della nonviolenza, il sogno di un mondo disarmato, ci accomuna a tutte le
sorelle e fratelli che ieri hanno immaginato di vivere una giornata non
qualsiasi.
A mani aperte, non e' che l'inizio...

6. RIFLESSIONE. MASSIMILIANO PILATI: UN MONDO SENZA ARMI E' POSSIBILE
[Ringraziamo Massimiliano Pilati (per contatti: massi.pilati at lillinet.org)
per questo intervento. Massimiliano Pilati fa parte del comitato di
coordinamento del Movimento Nonviolento; e' impegnato nella Rete italiana
per il disarmo, nel nodo trentino della Rete di Lilliput e nel gruppo di
lavoro tematico "nonviolenza e conflitti" della Rete di Lilliput; e' stato
tra gli animatori della campagna "Pace da tutti i balconi"]

Quando ero piccolo e amavo seguire il gioco del pallone, una squadra su
tutte mi faceva sognare: la nazionale del Brasile. Il Brasile per me era
fantasia, era creativita' e estro, era il grande calcio, insomma.
A vent'anni di distanza, un altro Brasile mi ha fatto sognare. il Brasile
della societa' civile che ha animato la discussione mondiale sul tema del
disarmo col referendum sul commercio di armi. In questi mesi ho seguito con
speranza la campagna referendaria, ho esultato nel leggere i sondaggi che
davano il si' in vantaggio, ho tremato nel vedere la "discesa in campo"
della potente lobby armiera, ho sofferto nel leggere allucinanti discorsi in
difesa delle armi, ho sostenuto, ho diffuso, ho amato i brasiliani e molti
amici italiani che tanto si adoperavano per il si' alla vita.
Ora, a scrutinio pressoche' concluso, pare certo che il fronte del no abbia
prevalso, che il Brasile abbia deciso di non proibire il commercio di armi;
la "ragione armata" ha avuto la meglio, e questo brucia. Brucia perche'
molti di noi avevano scommesso sul Brasile, molti di noi vedevano questo
referendum come un trampolino di lancio mondiale per la nostra lotta contro
le armi.
C'e' molta delusione, c'e' tristezza.
*
Ma questo tentativo non e' stato vano, questa sconfitta non ci ha messo a
terra.
Il Brasile ci ha fatto capire che il sogno di un mondo senza armi (o
perlomeno dove le armi subiscano un serio controllo) non e' mera utopia, non
e' irraggiungibile.
Il Brasile e il movimento di opinione mondiale suscitato da questo
referendum ci insegnano che c'e' speranza. Il nostro sogno non e' quindi
spezzato, non va riposto nel cassetto piu' profondo.
Possiamo, bobbiamo continuare a lavorare per il disarmo, per un mondo dove
siano le parole del dialogo a dirimere i conflitti, e non le armi.
Nonostante la sconfitta ho ricevuto molta energia e di conseguenza anche la
mia voglia di sostenere la campagna Control Arms e le iniziative della Rete
italiana per il disarmo.
Il Brasile ci ha scossi, un grazie sincero a tutti i brasiliani e le
brasiliane che hanno dato questa enorme prova di democrazia.

7. RIFLESSIONE. MAO VALPIANA: UNA BREVISSIMA CONSIDERAZIONE
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: mao at sis.it, e anche presso la
redazione di "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803, fax  0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org) per questo intervento. Mao (Massimo) Valpiana e' una
delle figure piu' belle e autorevoli della nonviolenza in Italia; e' nato
nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale e giornalista;
fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e'
diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di
intervento nel sociale"), e' membro del comitato di coordinamento nazionale
del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di
Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel
1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese
militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il
riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega
obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante
la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta
per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e'
stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione
Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters
International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e'
stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle
forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da
Trieste a Belgrado nel 1991; nello scorso mese di giugno ha promosso il
digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana
rapita in Afghanistan e poi liberata. Un suo profilo autobiografico, scritto
con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4
dicembre 2002 di questo notiziario]

"La nonviolenza opera in modo misteriosissimo. La nonviolenza e'
infallibile, ma in noi, suoi fedeli, vi e' ancora molto di imperfetto. Non
conosco un solo caso in cui la nonviolenza abbia fallito. Quando e' parso
talvolta che avesse fallito, l'ho ascritto alle mie imperfezioni" (Mohandas
K. Gandhi)

L'esito negativo del referendum brasiliano rappresenta un'occasione persa
per tutta l'umanita'. Ha vinto la paura, hanno vinto i fabbricanti d'armi,
ha vinto la vecchia logica della violenza, ha vinto la disinformazione, ha
vinto il cattivo esempio. Avremo tempo e modo per analizzare il risultato,
per capire i meccanismi che hanno funzionato, per comprendere cosa si e'
mosso nella societa' brasiliana. Avremo modo di lasciare la parola e
ascoltare cio' che diranno i diretti protagonisti, chi ha sostenuto la
campagna per il si'.
Ma ora voglio fare un brevissima considerazione, che ci riguarda da vicino.
A parte qualche rara eccezione, la cosiddetta grande stampa italiana non ha
data alcuna informazione prima del referendum brasiliano. I telegiornali
della Rai e di Mediaset non hanno dato la notizia durante la campagna
referendaria brasiliana e non hanno offerto ai telespettatori nessun
approfondimento sul tema. Oggi invece, fin dai primi telegiornali mattutini,
la notizia della vittoria del no e' stata data anche con servizi e
collegamenti. E' stato annunciato, come prima notizia di politica estera,
che i brasiliani hanno respinto a grande maggioranza la proposta di abolire
il commercio di armi. E' evidente la mala fede di questo tipo di
giornalismo, fazioso, di parte, asservito agli interessi del potere, dei
fabbricanti d'armi, dell'industria bellica italiana e internazionale.
E' dunque vero che nel nostro paese non c'e' liberta' di informazione. E'
dunque vero che le notizie vengono date non per educare i cittadini, ma
vengono usate per distorcerne la coscienza. C'e' bisogno dunque di lavorare
per sostenere e far crescere nuovi spazi liberi di informazione, come questo
nostro notiziario, e altri ancora.
La sconfitta del referendum brasiliano non e' la sconfitta della
nonviolenza, ma solo l'ennesima prova della insufficienza che ancora esiste
nel mondo dell'informazione.
Il segnale che oggi ci viene dal Brasile e' un appello ad ognuno a fare
qualcosa di piu' per avere anche in Italia spazi veri di liberta' di
informazione.

8. RIFLESSIONE. RETE ITALIANA PER IL DISARMO: L'IMPEGNO CONTINUA
[Dalla segreteria della Rete italiana per il disarmo (per contatti:
segreteria at disarmo.org) riceviamo e diffondiamo]

La Rete italiana per il disarmo e' ovviamente dispiaciuta e delusa per il
risultato del voto referendario in Brasile, ma non dalla grande prova di
democrazia del popolo brasiliano che, per la prima volta nella storia, ha
avuto il coraggio di confrontarsi con un tema cosi' delicato e per certi
versi ancora "tabu'" in stati che si ritengono i piu' maturi socialmente.
La Rete italiana per il disarmo e tutte le organizzazioni che nel mondo si
occupano di limitare il deleterio commercio di armi sono comunque convinte
che lo Statuto sul disarmo approvato dal governo federale brasiliano sia un
passo in avanti fortissimo per il Brasile, ed i frutti continueranno ad
arrivare postivi (come gia' visto in questo primo anno). Non si deve pensare
a questo referendum come a una sconfitta su tutta la linea.
Certo - anche dalle nostre parti, da cui provengono molte armi trovate nelle
zone piu' violente del Brasile - molti produttori di armi leggere si
"fregheranno le mani" per aver potuto mantenere aperto un mercato importante
e redditizio (sia per la fetta legale che per quella di traffico illegale).

9. MATERIALI. ENRICO PEYRETTI: DIFESA SENZA GUERRA. BIBLIOGRAFIA STORICA
DELLE LOTTE NONARMATE E NONVIOLENTE (PARTE SECONDA E CONCLUSIVA)
[Riproponiamo ancora una volta questa fondamentale bibliografia ragionata
sulle lotte nonarmate e nonviolente scritta da Enrico Peyretti (per
contatti: e.pey at libero.it), nella versione aggiornata del 14 novembre 2004.
Pubblichiamo oggi la parte seconda e conclusiva; la parte prima abbiamo
pubblicato nel notiziario di ieri. Enrico Peyretti (1935) e' uno dei
principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi
della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei
licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al
2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e'
ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino,
sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato
scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita'
piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha",
edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la
Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale
della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le sue
opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989;
Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace,
Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999;
Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; e'
disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica
Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e
nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al
libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro
di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana); vari suoi
interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e alla
pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu'
ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731
del 15 novembre 2003 di questo notiziario]

Parte seconda. Opere sulla Resistenza al nazifascismo
Si vedano anche i riferimenti alla Resistenza compresi nelle opere elencate
nella prima parte di questa bibliografia.
* 1. Le prime ricerche in Italia sulle forme nonarmate di resistenza europea
tra il 1940 e il 1945, compaiono in quella piu' ampia serie di scritti
storici, teorici, strategici, che sono i Quaderni della Difesa Popolare
Nonviolenta, pubblicati fin dal 1978 a cura di IPRI (Italian Peace Research
Institute), LOC (Lega Obiettori di Coscienza), MIR (Movimento Internazionale
della Riconciliazione), con la collaborazione di altro volontariato
culturale di pace, in parte ripubblicati come Quaderni di Azione Nonviolenta
(la rivista del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964), e
poi, dal 1990 circa, pubblicati dalla Editrice La Meridiana, di Molfetta,
del Movimento Pax Christi. Sono ormai usciti quasi trenta titoli, tutti in
veste grafica molto semplice. I quaderni che documentano i casi storici piu'
chiari nel periodo qui considerato sono:
- n. 1, M. Skodvin, Resistenza nonviolenta in Norvegia sotto l'occupazione
tedesca, Napoli 1978 e Perugia 1979. Gli insegnanti norvegesi compatti si
oppongono al programma del governo collaborazionista Quisling di
nazificazione della scuola e lo frustrano completamente. Il governo deve
ricondurli dalla deportazione e ammettere la sconfitta.
-  n. 3, J. Bennet, La resistenza contro l'occupazione tedesca in Danimarca,
Napoli 1978 e Perugia 1979. Oltre il 90% dei 7.000 ebrei danesi furono
salvati dai connazionali grazie ad un'azione compatta e organizzata.
- n. 10, S. Piziali, Resistenza non armata nella bergamasca, 1943-1945,
Padova 1984.
-  n. 18, R. Barbiero, Resistenza nonviolenta a Forli', Molfetta 1992.
* 2. Jacques Semelin, Senz'armi di fronte a Hitler. La resistenza civile in
Europa 1939-1943, Sonda, Torino-Milano 1993 (Payot, Paris 1989). Il lavoro
si limita al periodo 1939-1943 allo scopo di illustrare le sole forme di
lotta nonarmata autonome dalla lotta armata, e non quelle successive,
combinate con questa. Studiando le forme sociali della resistenza nonarmata
al nazismo in tutti i paesi occupati e nella stessa Germania, ne realizza la
raccolta storica finora piu' ampia. L'edizione italiana contiene anche due
appendici, una di Stefano Piziali, Commento bibliografico. La resistenza
nonarmata in Italia (pp. 227-234) e una mia (che successivamente ho molto
riveduto e corretto in un testo inedito), Un caso italiano: lo sciopero come
strumento di lotta (pp. 235-240), con un contributo di Sergio Albesano,
sugli scioperi operai del '43 e '44 in Italia, trascurati da Semelin.
* 3. Il Centro Studi Difesa Civile (via della Cellulosa 112, 00166 Roma,
tel. 0661550768) ha organizzato alcuni convegni di cui gli atti sono
pubblicati e disponibili:
- La lotta nonarmata nella Resistenza, Roma, ottobre 1993, (contributi di
Giannini, Parisella, Drago, Zerbino, Albesano, Vaccaro, Marescotti ed
altri);
- La Resistenza nonarmata, Roma, novembre 1994, patrocinato dal Comitato
nazionale per il cinquantennale della Resistenza e della guerra di
liberazione  (contributi di Zerbino, Giannini, Parisella, Drago, Semelin,
Klinkhammer, Peyretti, L'Abate, Menapace, Giuntella, ed altri). Atti
pubblicati in La Resistenza nonarmata, a cura di G. Giannini, Sinnos, Roma
1995.
- L'opposizione popolare al fascismo, Roma, ottobre 1995. Atti pubblicati
con lo stesso titolo, a cura di G. Giannini, Edizioni Qualevita, Torre dei
Nolfi (Aq) 1996.
- Sull'esperienza di resistenza non armata all'occupazione e ai soprusi
dell'esercito tedesco, da parte di centinaia di persone nella tenuta Tor
Mancina, a 30 km da Roma, dal settembre 1943 al giugno 1944, e' possibile
leggere la testimonianza, di cui possiedo il testo, resa dal cav. Paolo
Sabbetta (e-mail: paolosabbetta at libero.it).
4. G. Giannini, La resistenza nonarmata nella lotta al nazifascismo, in
"Bozze 94", n.2/1994, pp. 77-84.
5. Jean-Marie Muller, Desobeir a' Vichy, La resistance civile de
fonctionnaires de police, Presses Universitaires de Nancy, 1994. Nella
collaborazione data ai nazisti dalla polizia francese della Francia occupata
nel perseguitare gli ebrei, ci furono significative disobbedienze.
6. Nell'aprile 1995 ho presentato gli studi disponibili a quella data in una
relazione su La resistenza civile nelle ricerche storiche, pubblicata in
Fascismo - Resistenza - Letteratura. Percorsi storico-letterari del
Novecento italiano, Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, I Quaderni
del Museo n. 2, Torino, febbraio 1997, pp. 61-87.
* 7. Anna Bravo e Anna Maria Bruzzone, In guerra senza armi. Storie di donne
1943-1945, Laterza 1995. Sono 125 interviste su diversi aspetti
dell'opposizione delle donne alla guerra, p. es. il "maternage" di massa, la
pieta' per i morti anche nemici, e sulla violenza di genere della guerra
sulle donne. Il libro - introdotto da un ampio saggio critico di Anna Bravo,
Donne, guerra, memoria - mostra la vasta realta' della resistenza senz'armi
attuata dalle donne e contribuisce a individuare un'immagine della difesa
che supera la guerra, e della cittadinanza svincolata dalla figura del
cittadino in armi. Questo libro ha portato ad un autorevole mutamento nella
considerazione della resistenza civile da parte di uno storico quale Claudio
Pavone. Infatti, e' interessante notare come Pavone, autore dell'importante
e ampio volume Una guerra civile. Saggio storico sulla moralita' nella
Resistenza (Bollati Boringhieri, Torino 1991), nel quale non si dimostrava
sensibile alla ricerca sulla Resistenza non armata (tanto che trascurava del
tutto la figura di Aldo Capitini, che da lungo tempo aveva combattuto il
fascismo con insolita profondita' di motivi, ma senza mai prendere le armi;
e, attraverso una citazione di una testimone ebrea, presentava un'idea del
tutto inadeguata della nonviolenza come una posizione "metastorica" e
irresponsabile; cfr. ivi, p. 414), introducendo invece, nel 1995, il numero
della rivista "Il Ponte" dedicato al cinquantesimo anniversario della
Resistenza, si soffermi sul saggio di Anna Bravo contenuto nel fascicolo
(corrispondente all'introduzione al libro In guerra senza armi), per
rilevare il "valore euristico" del concetto di resistenza civile ivi
proposto, che e' - scrive Pavone - "qualcosa di piu' ampio" della cosiddetta
resistenza passiva, ma - come dice appunto Anna Bravo - una "pratica di
lotta" con mezzi diversi dalle armi (I percorsi di questo speciale, articolo
introduttivo del fascicolo de "Il Ponte", n.1/1995, dedicato a Resistenza.
Gli attori, le identita', i bilanci storiografici, p. 13.). Il concetto di
resistenza civile vale dunque a superare la tendenza, rilevata da Claudio
Dellavalle nello stesso fascicolo, ad adottare "il criterio militare come
criterio prevalente" (ivi, p. 12). Pavone scrive ancora: "La Resistenza
civile rimane una forma di Resistenza. I suoi confini con l'esercizio della
violenza, anche di quella piu' palesemente difensiva, non sono sempre
sicuri. Sicura e' invece la sua distanza da quella "zona grigia" in cui si
ritrovano coloro che i resistenti bollavano come "attesisti"" (ivi, p. 13).
(Vedi anche, sotto, il n. 16 e il n. 12 della prima parte di questa
bibliografia).
* 8. Sul vasto e significativo fenomeno del coraggioso e determinante
rifiuto di collaborazione con la Repubblica Sociale Italiana da parte di
centinaia di migliaia di militari italiani internati in Germania dopo l'8
settembre 1943:
- AA. VV., I militari italiani internati dai tedeschi dopo l'8 settembre
1943 (atti del convegno 14-15 novembre 1985), Giunti, Firenze 1986.
- Resistenza senz'armi. Un capitolo di storia italiana dal 1943 al 1945
(dalle testimonianze dei militari toscani internati nei lager nazisti),
prefazione di Leonetto Amadei, Le Monnier, Firenze 1988.
- Orlando Lecchini, Per non chinare la testa. Un Lunigianese nei lager
nazisti, Edizioni "Il Corriere Apuano", Pontremoli 1988.
- AA. VV., Fra sterminio e sfruttamento (atti del convegno 23-24 maggio
1991), Le Lettere, Firenze 1992.
- Gerhard Schreiber, I militari italiani internati nei campi di
concentramento del Terzo Reich 1943-1945, a cura dell'Ufficio Storico dello
Stato Maggiore dell'esercito, 1992.
- Luigi Collo, La resistenza disarmata, Introduzione di Nuto Revelli,
Marsilio, Venezia 1995.
- Giampiero Carocci, Il campo degli ufficiali, Giunti, Firenze 1995.
- Alessandro Natta, L'altra Resistenza. I militari italiani internati in
Germania, Einaudi, Torino 1997.
* 9. Sulla Resistenza di cittadini tedeschi al nazismo, in Germania o nei
territori assoggettati al Terzo Reich, si trovano nelle biblioteche 10-20
titoli, in gran parte sull'attentato del 20 luglio 1944. L'Istituto
Piemontese per la Storia della Resistenza conserva circa  80 titoli di cui
32 in tedesco, 3 in francese, 2 in inglese, 4 pubblicazioni promosse dal
Consiglio Regionale Piemontese. Ho raccolto gli aspetti civili e nonviolenti
che si possono rintracciare entro la realta' limitata e prevalentemente
militare della resistenza interna al nazismo, nella relazione La Resistenza
antinazista in Germania, tenuta  nel corso di aggiornamento per docenti
"Nonviolenza nella storia. Casi di resistenze civili nel Novecento" (vedi
sopra, prima parte, n. 39). Da questo lavoro traggo le indicazioni che
rientrano nella presente bibliografia.
- Jacques Semelin, Senz'armi di fronte a Hitler, La Resistenza civile in
Europa, 1939-1943, Sonda, Torino-Milano 1993 (1989), pp. 120-129, 171-172.
- Uno degli episodi piu' significativi di resistenza nonviolenta efficace da
parte di cittadini tedeschi, donne in questo caso, contro la persecuzione
razzista, e' quello della Rosenstrasse, a Berlino nel 1943, riferito in
alcuni libri. L'opera fondamentale e' quella di Nathan Stoltzfus, Resistance
of the Heart: intermarriage and the Rosenstrasse protest in Nazi Germany,
pubblicato nel 1996 (traduzione francese: La Resistance des coeurs, Phoebus,
2002). Posso indicare anche Gernot Jochheim, Frauenprotest in der
Rosenstrasse. Gebt uns unsere Maenner wieder, Rasch und Roehring, Berlin
1993 (Protesta delle donne nella via delle Rose. Restituiteci i nostri
mariti). In italiano: Nina Schroeder, Le donne che sconfissero Hitler,
Pratiche editrice, Milano 2001 (Hitlers unbeugsame Gegnerinnen, Wilhelm
Heyne Verlag GmbH & Co. KG, Munchen 1997). Rosenstrasse e' la via di Berlino
in cui alcune migliaia di donne tedesche sostarono per protesta per sei
giorni, nel marzo 1943, davanti all'edificio dell'organizzazione
assistenziale ebraica, trasformato in prigione, costringendo infine Goebbels
e Hitler, per timore che la protesta civile si estendesse, a liberare i
1.700-2.000 uomini ebrei, mariti o parenti delle donne, arrestati e
destinati alla deportazione, alcuni dei quali gia' internati in lager. Sullo
stesso fatto la regista Margarethe von Trotta ha presentato nel settembre
2003 al Festival di Venezia il film Rosenstrasse. Dice la regista: "Il fatto
dimostra che in quel periodo si poteva davvero agire contro il nazismo se si
fosse stati piu' coraggiosi" ("La Stampa", 7 settembre 2003). Il film e'
andato in programmazione in Italia (almeno a Torino) il 27 gennaio 2004,
giornata della memoria della Shoah, ma subito ha sorpreso le persone attente
perche' il fatto risolutivo sembra nel film non la resistenza delle donne,
ma la concessione dolorosa di favori sessuali da parte di una delle mogli,
di famiglia altolocata, a Goebbels. Lo storico della Freie Universitaet di
Berlino, Ekkehart Krippendorff, mi informa il 31 gennaio che in Germania
c'e' una forte polemica, fino dallo scorso autunno, per questa concessione
della regista ad aspetti pruriginosi, riducendo la realta' storica dal
politico al personale privato. Il direttore del "Zentrum fuer
Antisemitismusforschung" della Technische Universitaet, Wolfgang Benz ha
scritto un articolo molto aspro contro il film e ha fatto riferimento a
un'analisi molto approfondita sul caso fatta dal suo istituto che
contraddice l'interpretazione sentimentale. Anche Jacques Semelin, il
principale storico europeo delle lotte nonviolente, mi informa il 14
febbraio che l'unica fonte storica valida e' il libro di Stoltzfus e che, a
giudizio degli storici tedeschi, il film presenta una versione fantasiosa
(fantaisiste) e non storica, dei fatti. Cio' nonostante che, almeno
nell'edizione italiana, all'inizio del film compaia una dichiarazione sulla
storicita' dei fatti. Storicita' fondamentale che c'e', ma nella vicenda
come e' narrata nel film, e' falsata nel punto essenziale (vedi il mensile
torinese "il foglio", n. 311, aprile 2004, p. 7). Anna Maria Bruzzone,
autrice di indagini di storia orale, dopo una ricerca, conferma questo
giudizio.
- Enzo Collotti, La Germania nazista, (dalla Repubblica di Weimar al crollo
del Reich hitleriano), Einaudi, Torino 1962, pp. 273-305.  Dello stesso
autore vedi anche l'articolo Per una storia dell'opposizione antinazista in
Germania, in "Rivista storica del socialismo", gennaio-aprile 1961, pp.
105-137, che contiene piu' ampie referenze bibliografiche.
- Giorgio Vaccarino, Storia della Resistenza in Europa, 1938-1945,
Feltrinelli, Milano 1981, parte prima, pp. 17-152.
- La "parola nuda come arma di resistenza" (come dice Julian Aicher, in "Il
Margine", Trento, n. 8/1998) fino a pagare con la vita, fu il mezzo d'azione
dei fratelli Hans e Sophie Scholl e dei loro compagni d'azione
nell'Universita' di Monaco, su cui vedi Paolo Ghezzi, La Rosa Bianca,
Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1994. Il libro di Ghezzi contiene una
bibliografia di 53 titoli, dalla quale segnalo Inge Scholl, Die Weisse Rose,
Fischer Taschenbuch Verlag, Frankfurt am Main 1982, edizione italiana non
integrale La Rosa Bianca, a cura di Carlo Francovich, La Nuova Italia,
Firenze 1978, quarta edizione. Una profonda riflessione su questa esperienza
e' il libro di Romano Guardini, La Rosa Bianca, Morcelliana, Brescia 1994
(scritti del 1946 e 1958). Il testo intero dei sei volantini scritti e
diffusi dal gruppo di studenti resistenti e' in Paolo Ghezzi, Noi non
taceremo. Le parole della Rosa Bianca, Morcelliana, Brescia 1997. Merita una
visita il Museo della Rosa Bianca presso l'Universita' di Monaco, dove si
possono incontrare testimoni ancora viventi e vedere documenti.
- La limpida grande figura di Franz Jaegerstaetter, contadino austriaco che,
sostenuto solo dalla comprensione della moglie, rifiuto' per ragioni morali
e religiose il servizio militare sotto il nazismo e fu decapitato il 9
agosto 1943, e' illustrata in due libri in lingua italiana, usciti a grande
distanza di tempo: Gordon Zahn, Il testimone solitario. Vita e morte di
Franz Jaegerstaetter, Gribaudi, Torino 1968; Erna Putz, Franz
Jaegerstaetter, Un contadino contro Hitler, Editrice Berti, Piacenza 2000.
Il secondo libro (da me recensito in "Il Margine", n. 6/2002) e' piu'
preciso del primo nella documentazione. Il 9 agosto 2003 si e' tenuto un
grande incontro a St Radegund, nel giorno stesso del sessantesimo
anniversario della morte di Jaegerstaetter, con sosta anche a Bolzano per
Josef Mayr-Nusser e a Monaco per i giovani della Rosa Bianca: vedi il mio
resoconto Pellegrinaggio ai martiri anti-nazismo, nel mensile torinese "il
foglio", n. 305, ottobre 2003, p. 4. (Vedi sotto, rivista "Humanitas").
- Francesco Comina, Non giuro a Hitler, La testimonianza di Josef
Mayr-Nusser, San Paolo, Milano 2000. Altoatesino, fervente cattolico,
arruolato d'autorita' nelle SS dopo l'8 settembre 1943, Mayr-Nusser  si
rifiuto' di giurare a Hitler par ragioni di fede, come Jaegerstaetter.
Dapprima internato in manicomio, muore di sfinimento durante il viaggio
verso Dachau. Comina documenta la lucidita' del suo precoce giudizio morale
e poltico sul nazismo. Di Mayr-Nusser ha scritto anche Isabella Bossi
Fedrigotti sul "Corriere della Sera", 2 febbraio 2002, p. 29.
- Sui resistenti, ribelli e disertori nell'esercito nazista ho raccolto dei
fatti e dei dati in Quelli dell'ultima ora, uscito, come parte di una piu'
ampia relazione tenuta per l'Iprase di Trento nell'aprile 2000, nel volume
Maestri e scolari di nonviolenza, a cura di Claudio Tugnoli, Franco Angeli,
Milano 2000, pp. 243-256.
- Ho raccolto parecchi casi di boicottaggio personale della Shoah, compiuto
anche da molti cittadini tedeschi, in uno scritto inedito intitolato Molti
Schindler: dunque si poteva resistere al nazismo.
- Sulla probabile obiezione degli scienziati tedeschi alla costruzione della
bomba atomica: Leandro Castellani, La grande paura, Storia dell'escalation
nucleare, Prefazione di Carlo Bernardini, ERI, Torino 1984, pp. 96-106;
Thomas Powers, La storia segreta dell'atomica tedesca, Mondadori, Milano
1994 (1993), pp. 503-509.
- Sul problema di coscienza relativo all'uccidere Hitler, cfr. la mia
recensione del libro di Peter Hoffmann, Tedeschi contro il nazismo. La
Resistenza in Germania, Il Mulino, Bologna 1994 (1988), pubblicata  in
"Servitium", n. 102, novembre-dicembre 1995, fascicolo "Resistenza al male",
pp. 117 e 119-120.
- Documenti di alta resistenza morale, che ricordano in qualche momento gli
atti dei martiri cristiani sotto l'impero romano, sono: Helmuth James von
Moltke, Futuro e resistenza (dalle lettere degli anni 1926-1945),
Morcelliana, Brescia 1985; Dietrich Bonhoeffer, Dieci anni dopo. Un bilancio
sul limitare del 1943, in Resistenza e resa. Lettere e scritti dal carcere,
Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1989, pp. 59-74.
- La rivista bimestrale Humanitas (sito: www.morcelliana.com; e-mail:
redazione at morcelliana.it), anno LVIII, n. 5, settembre-ottobre 2003, dedica
il fascicolo a Figure della resistenza al nazismo. La prefazione e' stesa da
Wolfgang Huber, figlio di Kurt, il professore ispiratore dei giovani della
Rosa Bianca (vedi sopra). Segue, pubblicata integralmente per la prima
volta, l'autodifesa di Kurt Huber nel processo che lo condanno' a morte,
coraggiosa e franca sfida al totalitarismo nazista e allo stesso feroce
presidente del tribunale, Freisler. Tra altre figure della rivolta morale
contro la violenza del potere, un articolo di Anselmo Palini illustra la
vicenda di Franz Ja'gersta'tter con alcuni documenti in piu' anche rispetto
al libro di Erna Putz (vedi sopra).
- Aggiungo qualche riferimento (1998) in Germania sulla Resistenza
antinazista:
1) DRAFD, Deutsche in der Resistance, in den Streitkraeften der
Antihitlerkoalition und der Bewegung Freies Detschland (Tedeschi nella
Resistenza, nelle forze armate della coalizione antihitleriana, nel
movimento Libera Germania). Telefono sede centrale di Berlino:
0049/30/5098852. Contatto diretto con un partigiano del DRAFD: Peter
Gingold, Reichsforststrasse 3, D-60528 Frankfurt, tel 0049/69/672631.
2) Bundesvereinigung Opfer der NS Militaerjustiz (Associazione vittime dei
tribunali militari nazisti), Freidrich Humbert Strasse 116, D-28758 Bremen,
tel. 0049/421/622073, fax: 621422. Contatto diretto con il presidente Ludwig
Baumann, Aumunder Flur 3, D-28757 Bremen, tel. 0049/421/665724.
3) Antikriegsmuseum, Friedensbibliotek (Museo antiguerra, Biblioteca della
pace), Bartolomaeuskirche, Friedensstrasse 1, D-10249 Berlin, tel
0049/30/5081207.
4) Mahn- und Gedenkstaette fuer die Opfer der Nationalsozialistischen
Gewaltherrschaft (ammonimento e memoria per le vittime del dominio nazista),
Moehlenstrasse 29, D-40591 Duesseldorf. Catalogo di 202 pagine Verfolgung
und Widerstand in Duesseldorf 1933-1945, (Persecuzione e Resistenza a
Duesseldorf, 1933-1945), Duesseldorf 1990.
* 10. Ermes Ferraro, La Resistenza napoletana e le Quattro Giornate, in Una
strategia di pace: la difesa popolare nonviolenta, cit. (nella prima sezione
al n. 16), pp. 89-95. Secondo l'ordine di Hitler, l'esercito dei guastatori
doveva lasciare "cenere e fango" al posto della citta'. Una popolazione in
gran parte femminile, quasi senza armi, inflisse all'esercito tedesco
"l'unica sconfitta popolare da esso subita nel mondo" (A. Drago, Una nuova
interpretazione della Resistenza italiana secondo categorie storiche
nonviolente, dattiloscritto).
11. Lotte nonviolente nella storia, materiale preparato per un volume non
uscito, come proposta di lavoro rivolta a insegnanti e studenti. Contiene
una parte metodologica generale e una parte storica limitata al periodo
della Resistenza al nazifascismo, in diversi paesi europei, compresa la
Germania. Il lavoro contiene molte ulteriori indicazioni bibliografiche che
allungherebbero di molto il presente elenco. Esso e' stato compiuto da un
gruppo di ricerca del Centro Studi e Documentazione "Domenico Sereno Regis"
di Torino.
12. Un episodio tipico, tra i molti sconosciuti, di resistenza senz'armi e'
narrato bervemente in Neera Fallaci, Vita del prete Lorenzo Milani. Dalla
parte dell'ultimo. Prefazione di David Maria Turoldo, Bur, Milano 1993
(1974), p. 219, nota 13. Nel piccolo villaggio di Acone, nel Mugello
fiorentino fu creato uno dei maggiori centri di smistamento e di raccolta
dei prigionieri alleati fuggiti dai vari campi di concentramento. Poveri
contadini analfabeti, inermi che aiutavano altri inermi per puro spirito
evangelico, furono la base di questa azione animata dal pievano e da una
organizzazione clandestina del Partito d'Azione.
* 13. Antonio Parisella, Sopravvivere liberi. Riflessioni sulla storia della
Resistenza a cinquant'anni dalla Liberazione, Gangemi editore, Roma 1997,
pp. 160. L'Autore, in questa raccolta di saggi, valorizza la lotta
nonarmata, definita "una scoperta del Cinquantenario" (v. sopra, n. 7),
partita dalla cultura nonviolenta e finalmente entrata sotto l'attenzione
degli storici. Parisella mostra come la lotta per la sopravvivenza fisica e
ideale, lungi dall'essere "attendismo", e' componente essenziale e basilare
della Resistenza al nazifascismo come di ogni lotta di resistenza. La
liberazione e' il compimento della sopravvivenza, e questa e' l'inizio della
liberazione. Parisella cita Collotti e Klinkhammer: "Quando la resistenza
civile assume forme collettive puo' avere una forza anche superiore a quella
di un gesto armato". Si ricava l'immagine della resistenza nonarmata come un
cerchio molto ampio, che comprende mille forme e modi autonomi, entro il
quale sta il cerchio minore, per quanto importante, della resistenza armata;
immagine che rovescia quella tradizionale tutta e solo armista.
14. Bianca Ballesio, La guerra di Kira, La resistenza civile nel Canavese,
prefazione di Ersilia Perona, L'Angolo Manzoni ed., Torino, 1999.
* 15. Lidia Menapace, Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001, pp. 90.
L'autrice racconta, in base alla propria esperienza partigiana, che nella
Resistenza si poteva fare obiezione di coscienza all'uso delle armi, insomma
che la vicenda fu molto piu' ricca di quanto la tradizione della
storiografia italiana (molto politico-militare e poco sociale e popolare) ci
abbia trasmesso.
* 16. Anna Maria Bruzzone e Rachele Farina, La Resistenza taciuta. Dodici
vite di partigiane piemontesi, Bollati Boringhieri, Torino settembre 2003,
pp. 312. Anna Maria Bruzzone e' autrice di vari libri sulla Resistenza e la
Shoah. Questa edizione di La Resistenza taciuta, dopo la prima del 1976,
apprezzatissima e da lungo tempo esaurita, compare in forma nuova e bella,
arricchita da una intelligente prefazione di Anna Bravo (coautrice, con Anna
Maria Bruzzone, di In guerra senza armi; si veda il n. 7 della seconda parte
di questa bibliografia). Queste opere d'inchiesta e testimonianza sulla
partecipazione delle donne, effettiva ma per lo piu' disarmata, alla lotta
di Resistenza, hanno promosso tra gli storici l'individuazione e il
riconoscimento, dapprima gravemente mancato, del fatto e del concetto di
resistenza nonarmata e nonviolenta, concetto "di valore euristico" (Claudio
Pavone, "Il Ponte", n. 1/1995), realta' ben diversa dalla resistenza
passiva. Chi lavora per la trasformazione nonviolenta della gestione dei
conflitti acuti, e cioe' per l'eliminazione del disumano infelice giudizio
delle armi nelle contese umane, trova in questi lavori storici, che danno il
giusto riconoscimento al contributo delle donne alla civilizzazione umana,
motivo di profonda gratitudine e ammirazione per l'insegnamento prezioso che
da essi ci viene.
17. Silverio Corvisieri, La villeggiatura di Mussolini. Il confino da
Bocchini a Berlusconi, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2004. Il titolo allude
all'espressione ultrabenevola con cui Berlusconi ha qualificato le condanne
degli antifascisti al confino. Il libro racconta, tra l'altro, di un
ambulante deportato in quanto autore di una canzone in cui si chiedeva a
sant'Antonio la grazia di non fare scoppiare la guerra, di rivolte al
confino, tra cui quella contro l'imposizione del saluto romano, e di
scioperi della fame. I confinati seppero organizzare una vera e propria
resistenza, scrissero manifesti profetici, progettarono riviste, rischiarono
e accumularono anni e anni di carcere o di confino aggiuntivo, ma senza
piegarsi. In genere i cittadini delle isole e dei duecentosessantadue
paesini scelti dal fascismo come luoghi di morte civile vollero loro bene e
li protessero.
(Fine. La prima parte e' apparsa nel notiziario di ieri)

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

11. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1094 del 25 ottobre 2005

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