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La nonviolenza e' in cammino. 1083
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1083
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 14 Oct 2005 00:24:09 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1083 del 14 ottobre 2005 Sommario di questo numero: 1. Anche il Consiglio Circoscrizionale di Porta nuova a Pescara approva un ordine del giorno a sostegno della campagna per il disarmo in Brasile in vista del referendum del 23 ottobre 2. Arci servizio civile di Viterbo: Si' 3. Mariangela Chiolero: Si' 4. Jole Garuti: Si' 5. Floriana Lipparini: Si' 6. Aleandro Longhi: Si' 7. Walter Mancini: Si' 8. Enzo Mazzi: Si' 9. Nadia Neri: Si' 10. Pierluigi Ontanetti: Si' 11. Renato Sacco: Si' 12. Riccardo Dello Sbarba: Bolzano e i suoi missionari solidali con la popolazione brasiliana per il disarmo e il diritto alla vita 13. Unione donne in Italia: La barbarie 14. Movimento Nonviolento: Una lettera al tribunale di Breda in Olanda 15. Maria G. Di Rienzo: Brevi 16. Mona Mahmoud: Si chiama "Amore", e' la radio delle donne a Baghdad 17. Katha Pollitt: La "nobile causa" del fondamentalismo patriarcale 18. La "Carta" del Movimento Nonviolento 19. Per saperne di piu' 1. 23 OTTOBRE. ANCHE IL CONSIGLIO CIRCOSCRIZIONALE DI PORTA NUOVA A PESCARA APPROVA UN ORDINE DEL GIORNO A SOSTEGNO DELLA CAMPAGNA PER IL DISARMO IN BRASILE IN VISTA DEL REFERENDUM DEL 23 OTTOBRE [Ringraziamo William Facchinetti (per contatti: william at portanuova.info) per averci comunicato questa buona notizia, ed anche e soprattutto per esserne stato l'artefice. William Facchinetti e' consigliere della Circoscrizione n. 2, "Porta nuova", del Comune di Pescara] Su proposta del consigliere circoscrizionale del Prc William Facchinetti e' stato approvato nella seduta del 13 ottobre del Consiglio Circoscrizionale "Porta Nuova" del Comune di Pescara un ordine del giorno a sostegno della campagna per il disarmo in Brasile in vista del referendum del 23 ottobre prossimo. Il testo dell'ordine del giorno e' quello gia' approvato all'unanimita' anche dal Consiglio Provinciale di Viterbo e dal Consiglio Comunale di Ladispoli. Alleghiamo il testo dell'ordine del giorno approvato. * Consiglio di Circoscrizione "Porta Nuova", Pescara Premesso che - il Brasile e' un paese in cui sono in circolazione piu' di 17 milioni di armi da fuoco, di cui soltanto il 10% appartengono alle forze armate e alle forze di polizia, mentre il resto e' nelle mani di civili; - ogni giorno in Brasile circa cento persone muoiono uccise da armi da fuoco; - nel 2003 39.325 persone in Brasile sono morte uccise da armi da fuoco; - le istituzioni brasiliane hanno promosso una Campagna di disarmo volontario attraverso cui e' stato chiesto ai cittadini in possesso di armi di consegnarle alle autorita' affinche' venissero distrutte; - nel 2004 grazie a questa Campagna di disarmo piu' di 450.000 armi da fuoco sono state tolte dalla circolazione, e per la prima volta in 13 anni il numero dei morti uccisi da armi da fuoco in Brasile e' diminuito: rispetto ai dati del 2003 nel 2004 sono state salvate 3.234 vite umane; - il 23 ottobre 2005 si svolgera' in Brasile il primo referendum della storia di quel Paese, referendum in cui ai cittadini verra' posto il quesito: "Il commercio di armi da fuoco e munizioni deve essere proibito in Brasile?"; - intorno alla Campagna per il disarmo vi e' stato un grande coinvolgimento popolare: l'associazionismo democratico, imprenditori, sindacati, chiese, movimenti, personalita' della cultura, dello sport e dello spettacolo, operatori sociali e sanitari, docenti universitari, si sono uniti alle istituzioni nell'impegno di salvare quante piu' vite umane possibile; il Consiglio Circoscrizionale di Pescara Porta Nuova 1. esprime solidarieta' all'impegno delle istituzioni e della societa' civile del Brasile per ridurre il numero delle vittime di uccisioni da armi da fuoco; 2. esprime apprezzamento per la scelta di civilta' di chiedere ai cittadini di disarmarsi volontariamente e di decidere democraticamente ed umanitariamente di salvare quante piu' vite umane sia possibile; 3. sollecita che l'esempio brasiliano si estenda quanto piu' possibile, e che anche altri paesi ed altre popolazioni scelgano la via del disarmo e del rispetto per la vita umana; 4. auspica che l'intera umanita' abbia un futuro di pace e convivenza, ed a tal fine si impegna a promuovere la cultura della pace, del dialogo, della solidarieta', della legalita', del disarmo, della nonviolenza; 5. esprime un convinto e coerente si' alla difesa della vita di ogni essere umano, si' alla pace tra le persone e tra i popoli, si' alla sicurezza di tutti nel rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani, si' alla legalita', si' al disarmo della societa', si' alla civile convivenza. Il Consiglio Circoscrizionale di Pescara Porta Nuova dispone inoltre che il presente ordine del giorno, approvato nella seduta svoltasi in data 13 Ottobre 2005, a) sia reso noto alla cittadinanza mediante invio ai mezzi d'informazione locali e nazionali, e in tutte le altre forme consuete ed opportune; b) sia inviato per opportuna conoscenza ai seguenti soggetti istituzionali: - Ambasciata del Brasile in Italia; - Ambasciata italiana in Brasile; - Presidenza della Repubblica del Brasile; - Presidenza della Repubblica Italiana; c) sia inviato inoltre ai seguenti ulteriori referenti istituzionali brasiliani: - Ministero della Giustizia; - Ministero della Salute; d) sia inviato inoltre per opportuna conoscenza ai referenti istituzionali e della societa' civile brasiliani particolarmente impegnati nella Campagna per il disarmo. 2. 23 OTTOBRE. ARCI SERVIZIO CIVILE DI VITERBO: SI' [Ringraziamo gli amici dell'Arci servizio civile di Viterbo, e particolarmente l'ottimo e infaticabile Daniele Vasta (per contatti: viterbo at arciserviziocivile.it), per questo intervento. l'Arci, come e' noto, e' la piu' grande associazione di cultura presente in Italia] La nostra associazione, Arci servizio civile di Viterbo, esprime piena adesione ad una iniziativa di eccezionale importanza, quale e' appunto quella del referendum in Brasile per l'abolizione del commercio delle armi da fuoco. L'impegno e le passioni che ogni giorno guidano le nostre azioni, le nostre attivita', con la collaborazione di numerosi soggetti della societa' civile che a vario titolo si adoperano per la costruzione di percorsi e pratiche attive di solidarieta', prendono spunto dalla convinzione che la pratica della nonviolenza sia l'unica via percorribile per la costruzione di una societa' in cui ogni individuo possa vedersi riconosciuto il diritto alla vita, una vita in condizioni di dignita' e giustizia. Il diritto all'autodeterminazione, alla liberta' personale, al ben-essere, puo' realizzarsi solo con l'avvio di pratiche e politiche che non siano governate dal principio di sopraffazione e dall'interesse individuale, principi questi che invece stanno alla base di ogni azione violenta. Sulla base di cio' la nostra associazione ritiene di fondamentale importanza che la comunicazione della pace e del rispetto debba essere sostenuta da iniziative politiche reali volte all'eliminazione di ogni tipo di strumento che possa ledere le liberta' e il diritto alla vita. Con grande piacere quindi plaudiamo all'iniziativa di tutti gli amici brasiliani e al loro coraggio, e con la stessa passione e convinzione auspichiamo che l'esito positivo del referendum possa essere una vittoria per tutta quella nazione, e una vittoria per tutta l'umanita'. Una vittoria per ogni individuo impegnato nella comunicazione dei principi di pace, uguaglianza e solidarieta' fra i popoli, e una vittoria per ogni essere umano. Auspichiamo altresi' che l'esperienza brasiliana possa essere una buona luce da accendere in ogni sede di responsabilita' politica e civile, una prima voce che moltiplicandosi riesca a bucare il muro di silenzio, creato intorno a questa iniziativa, da parte dei canonici organi di comunicazione. Un grande, forte si', dunque, al referendum contro il commercio delle armi in Brasile il prossimo 23 ottobre. 3. 23 OTTOBRE. MARIANGELA CHIOLERO: SI' [Ringraziamo Mariangela Chiolero (per contatti: e.pey at libero.it) per questo intervento. Mariangela Chiolero, assistente sociale, vive a Torino] Aderisco all'azione internazionale di sostegno al si' dei brasiliani nel prossimo referendum per l'abolizione del commercio privato delle armi. 4. 23 OTTOBRE. JOLE GARUTI: SI' [Ringraziamo Jole Garuti (per contatti: jolgar at fastwebnet.it) per questo intervento. Jole Garuti e' particolarmente impegnata nel movimento contro i poteri criminali e contro la corruzione; e' una delle figure piu' note e apprezzate - e referente regionale per la Lombardia - di "Libera", la rete dei movimenti antimafia promossa e presieduta da don Luigi Ciotti; nel 2004 il Comune di Milano le ha attribuito il prestigioso "Attestato di benemerenza civica" con la seguente motivazione "Il Comune di Milano conferisce l'Attestato di Benemerenza Civica alla professoressa Jole Garuti... da 20 anni protagonista nella promozione dell'educazione alla legalita'. Ha dato vita al primo coordinamento antimafia di professori e presidi realizzato in Italia. Ha fondato il circolo "Societa' Civile" che, dal 1985, testimonia i valori di liberta', tolleranza e moralita' pubblica. Dal 1994 e' responsabile per la Lombardia di "Libera", l'associazione antimafia guidata da don Luigi Ciotti e Rita Borsellino. La sua opera rende presente un modello educativo coraggioso che addita ai giovani un piu' alto senso della convivenza civile"] Il 23 ottobre in Brasile si svolgera' un importante referendum sulle armi da fuoco. La domanda e' una sola e molto semplice: volete che venga abolito in Brasile il commercio delle armi da fuoco e delle munizioni? I brasiliani sono arrivati al referendum a causa della drammatica realta' di questo grande paese, nel quale 108 persone muoiono ogni giorno (40.000 ogni anno). Gli omicidi sono per il 64% dovuti proprio alla enorme diffusione delle armi da fuoco. Ne circolano in Brasile piu' di 17 milioni e il 90% di questi strumenti di morte e' in mano ai privati. Il gigante brasiliano sta prendendo coscienza della tragica situazione nella quale si trova, ed e' ammirevole il grande numero di persone che sostengono il referendum con marce, concerti e manifestazioni di ogni tipo organizzate in tutto il paese. * E noi europei? Noi italiani? Servirebbe anche qui la messa al bando di armi e munizioni? Ovvio che si'. Anche da noi si uccide sempre di piu' e sempre piu' di frequente. La messa al bando di armi e munizioni renderebbe piu' difficile l'approvvigionamento di strumenti di morte, se non alle organizzazioni mafiose che hanno potenti relazioni per procurarsele, almeno ai piccoli "microcriminali" e alle piccole organizzazioni a delinquere. Ma soprattutto impedirebbe quella proliferazione di armi ai singoli cittadini che ora anelano a possedere una pistola per "difendersi" dalla paura di un'aggressione. Il Brasile di oggi ci mostra quale luogo di carneficine potrebbe diventare l'Italia, ma anche, in positivo, che cosa possiamo fare per evitarlo. Che tutti gli uomini diventino improvvisamente buoni possiamo sognarlo ma non e' realistico, anche perche' le ricchezze non sono equamente distribuite. Il dilemma e' allora se la difesa della vita dei cittadini possa essere affidata ad ogni singolo individuo o debba invece essere delegata allo stato, ovvero alle forze dell'ordine. * Occorre anzitutto riconoscere il diritto alla vita a tutti gli esseri umani. La vita e' un diritto fondamentale dell'uomo, un diritto naturale che gli viene dato al momento della nascita, come dicevano gli illuministi. Per alcune religioni o meglio per alcuni religiosi questo diritto esiste anche prima, addirittura fin dal concepimento, pero' e' fondamentale che sia considerato un diritto inviolabile almeno dopo il primo vagito. Su tutto il resto si puo' discutere. Gli uomini si sono sempre scannati volentieri. A differenza degli animali, che uccidono solo per fame, gli uomini essendo intelligenti hanno scoperto molte valide ragioni per ammazzarsi a vicenda, ragioni economiche (ti ammazzo per impadronirmi delle tue ricchezze), ragioni collegate con la volonta' di potenza (uccido o faccio uccidere coloro che si oppongono alla mia volonta' di dominio), e purtroppo a volte anche ragioni religiose (se sei di un'altra religione sei come un demonio e quindi un nemico). * In realta' oggi sembra che la vita umana abbia un significato evanescente e si muore molto spesso, troppo spesso, non per avere commesso una qualche colpa (che comunque non dovrebbe comportare la morte, la pena di morte va abolita su tutto il pianeta) ma solo per essersi trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. E allora io vorrei che insieme al referendum sulle armi da fuoco ne venisse proposto un altro, in tutti gli stati del mondo, per mettere al bando gli esplosivi. Qualcosa come si e' fatto per l'energia atomica a scopo distruttivo, anche se oggi tale limitazione e' soggetta a scossoni e traspare qua e la' la volonta' di impadronirsene per essere piu' forti degli altri. La volonta' di potenza e' il cancro del nostro pianeta, insieme alla distruzione dell'ambiente e della natura. Quando cadono dittature sanguinarie ci si illude che la pace e la democrazia abbiano fatto un consistente passo avanti, ma subito ecco che si formano nuovi elementi di terrore e violenze finalizzate a sottomettere i popoli che vivono in zone ricche di materie prime o strategicamente importanti. * Tornando al problema della diffusione delle armi ai singoli cittadini, e' evidente che non e' il singolo colpito nei suoi affetti o nei suoi beni che deve farsi giustizia da solo, ma una giustizia terza fra le due parti che interviene e giudica, applicando leggi valide per tutti. Le forze dell'ordine devono essere le uniche a poter portare armi. Io sogno un mondo in cui neppure le forze dell'ordine usano armi, ma possiamo accettare di andare per gradi e cominciare eliminando il commercio delle armi ai privati. Purtroppo nell'Italia di oggi ci sono alcuni politici che invitano i singoli cittadini ad armarsi, a difendersi da soli, e fomentano odio e violenza. Cio' fa dubitare del nostro futuro di paese civile e democratico. Abbiamo molto da imparare dai brasiliani coraggiosi. 5. 23 OTTOBRE. FLORIANA LIPPARINI: SI' [Ringraziamo Floriana Lipparini (per contatti: effe.elle at tin.it) per questo intervento. Floriana Lipparini, giornalista (tra l'altro ha lavorato per il mensile "Guerre e Pace", che per qualche tempo ha anche diretto, occupandosi soprattutto della guerra nella ex Jugoslavia), impegnata nel movimento delle donne (Collettivo della Libreria Utopia, Donne per la pace, Genere e Politica, Associazione Rosa Luxemburg), ha coordinato negli anni del conflitto jugoslavo il Laboratorio pacifista delle donne di Rijeka, un'esperienza di condivisione e relazione nel segno del femminile, del pacifismo, dell'interculturalita', dell'opposizione nonviolenta attiva alla guerra, da cui e' lentamente nato un libro, Per altre vie. Donne fra guerre e nazionalismi, che sta ora per uscire in Croazia in edizone bilingue] Se vincera' il si' al referendum brasiliano - cosa che fortemente auguro e spero - secondo me sara' il segno che stiamo finalmente camminando verso il chiaro dell'alba dopo una lunga notte. A volte anche una pietruzza puo' causare l'inizio di un grande e importante cambiamento, e questa vittoria sarebbe ben di piu' di una piccola pietra. Grandi sono le trasformazioni e le metamorfosi che l'umanita' ha vissuto, ma ora dobbiamo prepararci a viverne una fondamentale che ci riporta all'origine delle nostre civilta'. Probabilmente nel lontano passato c'e' stato un crocevia dove abbiamo sbagliato strada, si tratta quindi di riprendere il cammino partendo da altri principi, da altre scelte, da altre priorita'. Il rifiuto totale delle armi, della guerra e della violenza saranno la base da cui ricominciare. Penso che, a dispetto delle apparenze, questa consapevolezza si stia facendo sempre piu' strada. Forse proprio per questo il "lato oscuro" riemerge con tanta potenza, puntando a un controllo assoluto sulle nostre vite per scongiurare la possibilita' di un cambiamento tanto rivoluzionario, la costruzione di societa' pacifiche, che peraltro nell'antica Europa sono esistite, come spiega Marija Gimbutas nel bellissimo testo di archeomitologia La Grande Dea. Allora furono i metalli delle armi, il ferro delle spade a sconfiggerle e a dare forma al mondo. Ora, pero', sappiamo che si deve camminare per altre vie. 6. 23 OTTOBRE. ALEANDRO LONGHI: SI' [Ringraziamo Aleandro Longhi (per contatti: longhi_a at posta.senato.it) per questo intervento. Aleandro Longhi (Genova 1947), capotreno, senatore della Repubblica, fa parte della XII Commissione parlamentare permanente su igiene e sanita' ed e' segretario della Commissione d'inchiesta sul Servizio sanitario nazionale; ha presentato come primo firmatario vari disegni di legge] Nel sostenere e quindi aderire al coraggioso referendum per proibire il commercio delle armi da fuoco che si svolgera' in Brasile il 23 ottobre 2005, desidero esprimere il mio piu' convinto desiderio che le arme da fuoco - o qualsiasi altro tipo di arma che possa uccidere - siano bandite per sempre nel mondo. 7. 23 OTTOBRE. WALTER MANCINI: SI' [Ringraziamo Walter Mancini (per contatti: walter.mancini at tiscali.it) per questo intervento. Walter Mancini, gia' obiettore di coscienza, dottore in scienze politiche, pubblico amministratore, dirigente nazionale del Prc, dopo essersi occupato di scuola e universita', si occupa particolarmente di vertenze territoriali e di difesa dell'acqua come bene comune] I costi sostenuti dagli Stati Uniti d'America per le operazioni militari in Iraq hanno raggiunto nel 2005 i 5,6 miliardi di dollari al mese, circa 186 milioni di dollari al giorno. Complessivamente il "pantano iracheno" potrebbe costare oltre 700 miliardi di dollari, a fronte dei 600 impiegati per la guerra del Vietnam. I costi umani della guerra sono fin'ora altissimi, purtroppo non accennano a diminuire, perche' sempre piu' confusa e delicata la situazione politica sul territorio iracheno. Questi dati possono in qualche modo esserci d'aiuto per rafforzare le motivazioni del sI' al referendum del 23 ottobre in Brasile per la messa al bando delle armi da fuoco? Ritengo di si'. * Le statistiche nella loro freddezza ci informano che in Brasile i morti per arma da fuoco sono la causa principale della mortalita' giovanile. Le cifre e le percentuali sono quelle di una guerra. Nel 1980 il 30% della mortalita' giovanile in Brasile era dovuto alle armi, nel 2002 la percentuale e' passata al 54,5% e nel periodo 1992/2003 gli omicidi dei giovani tra i 15 e i 24 anni sono aumentati dell'88,6%. Queste percentuali da sole, oltre a quelle relative al commercio delle armi da fuoco in Brasile dove sono in circolazione 18 milioni di armi da fuoco e il 90% sono in mano ai cittadini e non allo Stato, ci servono per capire le motivazioni che hanno spinto il cartello della forze pacifiste, religiose e il fronte parlamentare, composto trasversalmente da diverse forse politiche dal Pt al Psdb passando per il Pps e il Pfl, a indire il referendum per la proibizione del commercio delle armi. E' chiaro che contro il si' al referendum giocano gli interessi di un piccolo gruppo di multinazionali produttrici di strumenti di morte che sono le sole ad aver vantaggi dalla vendita delle armi. Sostenere in questa ultima settimana la campagne per il si' penso possa essere anche d'aiuto alla riduzione degli armamenti e alla politica del disarmo, possa servire a dare un segnale alle multinazionali che producono e vendono armi. Vorrei ricordare che l'Italia e' il secondo paese al mondo per esportazione di armi da fuoco dopo gli Usa. Che il nostro sostegno al referendum brasiliano possa essere un primo granello di sabbia gettato nell'ingranaggio della morte, per dire ancora una volta che la pace si costruisce con le politiche di pace. * I dati sui morti ammazzati in Brasile ci inviano un segnale freddo, sinistro, di quella realta' tanto cara a molti di noi che l'hanno scoperta con le straordinarie storie di Jorge Amado, o con i divertenti racconti picareschi di Manuel de Almeida, che hanno provato a misurarsi con la ricchezza delle tradizioni sincretiche come descritte da De Andrade o con i fantastici racconti di Darwin Pastorin sul futbol carioca e sul "suo" Palmeiras, e magari hanno anche avuto la possibilita' di frequentare quella babele interessante e complicata e stupende che e' il Forum sociale mondiale di Porto Alegre. 8. 23 OTTOBRE. ENZO MAZZI: SI' [Ringraziamo Enzo Mazzi (per contatti: emazzi at videosoft.it) per questo intervento. Enzo Mazzi, animatore dell'esperienza della comunita' dell'Isolotto a Firenze, e' una delle figure piu' vive dell'esperienza delle comunita' cristiane di base, e della riflessione e delle prassi di pace, solidarieta', liberazione, nonviolenza. Tra le opere di Enzo Mazzi e della Comunita' dell'Isolotto segnaliamo almeno: Isolotto 1954/1969, Laterza, Bari 1969; Ernesto Balducci e il dissenso creativo, Manifestolibri, Roma 2002] L'istinto di sopravvivenza creo' le armi. Oggi l'istinto di sopravvivenza non puo' che distruggerle. 9. 23 OTTOBRE. NADIA NERI: SI' [Ringraziamo Nadia Neri (per contatti: nadianeri at hotmail.com) per questo intervento. Nadia Neri e' una psicoanalista junghiana, membro didatta dell'Associazione Italiana e Internazionale di Psicologia Analitica, vive e lavora a Roma; ha esplorato in articoli e saggi alcuni aspetti della dimensione psichica femminile; ha pubblicato, tra l'altro, numerosi studi su Etty Hillesum (il primo, del 1988, e' tradotto in olandese). Opere di Nadia Neri: Oltre l'Ombra. Donne intorno a Jung, Borla, Roma 1995; Un'estrema compassione: Etty Hillesum testimone e vittima del Lager, Bruno Mondadori, Milano 1999] Sono naturalmente favorevole al referendum per l'abolizione del commercio delle armi e vorrei sottolineare come sia importante in questi tempi continuare a credere nell'essenzialita' anche dei piccoli, ma significativi passi, quale puo' essere la vittoria di questo referendum. Piccoli passi, ma decisi, che dovrebbero aiutarci a sconfiggere la rassegnazione ed il pessimismo dilaganti. Questo referendum puo' aiutarci tutti a capire l'importanza della testimonianza e della responsabilita' individuale fatta non solo di grandi gesti, ma soprattutto di tanti piccoli gesti quotidiani. Abolire il commercio delle armi puo' essere l'inizio di un capovolgimento di valori di cui oggi si sente un enorme bisogno. 10. 23 OTTOBRE 2005. PIERLUIGI ONTANETTI: SI' [Ringraziamo Pierluigi Ontanetti (per contatti: p.u at libero.it) per questo intervento. Pierluigi Ontanetti, formatore alla nonviolenza, gia' responsabile nazionale dell'Agesci sui temi "pace, nonviolenza, solidarieta'", e' attualmente particolarmente impegnato nella Rete "Verso i Corpi civili di pace"] Grazie a donne e uomini ragionevoli, in Brasile verra' celebrato il referendum contro il commercio delle armi da fuoco. E' inadeguata la visione di chi affrontando la dinamica della violenza ritiene di fatto ammissibile la politica de "il fine giustifica i mezzi" se gestita da governi "democratici". L'esperienza che si andra' a vivere in Brasile, al di la dei risultati che otterra', ci indica una via diversa. Fini e mezzi sono parimenti importanti. Non sono le armi lo strumento che facilita la sicurezza e la relazione; solo le persone, gli uomini e le donne e gli strumenti di democrazia (le istituzioni), possono facilitare il superamento della paura e della conflittualita'. Trasformare le ferite in feritoie e' l'unica via possibile per salvare l'umanita' e la dignita' di tutti gli esseri umani. 11. 23 OTTOBRE. RENATO SACCO: SI' [Ringraziamo don Renato Sacco (per contatti: drenato at tin.it) per questo intervento. Renato Sacco, parroco a Cesara, e' da un quarto di secolo impegnato in "Pax Christi", di cui e' consigliere nazionale; e' tra gli animatori di "Mosaico di pace" e della Campagna "Banche armate"; e' da sempre una delle figure piu' autorevoli e rappresentative dell'impegno di pace e nonviolenza in Italia] "Il commercio delle armi da fuoco e delle munizioni deve essere proibito in Brasile?. Si', dicono i movimenti di base, le organizzazioni non governative, le associazioni per la pace e per i diritti dell'uomo, le comunita' di base... No, affermano invece le fabbriche di armi, i gruppi di potere, i ricchi proprietari terrieri, l'oligarchia politica, l'opposizione al presidente Lula. La posta in gioco e' grande, perche' gli interessi sono enormi". Cosi' Francesco Comina su "Mosaico di pace" dello scorso mese di settembre. E' un appuntamento storico, per il Brasile, certo, ma anche per tutti noi. Per le nostre responsabilita' di venditori di armi. Infatti le pistole italiane Beretta sono fra le armi leggere straniere piu' frequentemente confiscate dalla polizia in Brasile, un paese che totalizza l'8% di morti per armi da fuoco su scala mondiale. Fra il 1999 ed il 2003, l'Italia ha esportato armi da fuoco e munizioni al Brasile per un valore di 10,63 milioni di dollari. Negli ultimi dieci anni, in questo paese sono state uccise 300.000 persone, molte nel contesto della violenza urbana e a causa dell'ampia proliferazione di pistole e armi leggere, a cui si imputa il 63% di tutti gli omicidi in Brasile. Siamo chiamati ad essere accanto alla gente di li' e ai nostri missionari che ci chiedono di appoggiare e lavorare in questa direzione. Il mese missionario non sia allora solo l'occasione, per i credenti, per fare qualche offerta per le missioni, ma di impegno per andare alle radici di tanta ingiustizia e morte. Bisogna allora appoggiare in tutti i modi il si' del 23 ottobre... e sperare in un risultato che possa aprire altre strade per il Brasile e per il mondo, che se vuole vivere deve essere sempre piu' disarmato. 12. 23 OTTOBRE. RICCARDO DELLO SBARBA: BOLZANO E I SUOI MISSIONARI SOLIDALI CON LA POPOLAZIONE BRASILIANA PER IL DISARMO E IL DIRITTO ALLA VITA [Attraverso Francesco Comina (per contatti: f.comina at ladige.it) riceviamo e volentieri diffondiamo questa lettera aperta del consigliere Riccardo Dello Sbarba alla Presidente del Consiglio Provinciale di Bolzano Veronica Stirner Brantsch. Riccardo Dello Sbarba (per contatti: riccardo.d.s at dnet.it), nato a Volterra (Pisa) nel 1954, residente a Bolzano dal 1988, docente di ruolo, giornalista professionista. Giornalista al "Manifesto" e a "Pace e guerra", ha lavorato anche dal 1988 al 1992 al quotidiano "Alto Adige", dal 1993 al 2001 nel settimanale "ff"; dal 2001 al 2003 e' direttore editoriale del quotidiano "Il mattino"; e' tuttora editorialista per l'"Adige" di Trento. Membro del consiglio di amministrazione della Fondazione Langer, ha curato il volume: Alexander Langer, Scritti sul Sudtirolo - Aufsaetze zu Suedtirol. Gia' amministratore su nomina della Regione Toscana del Parco Naturale di S. Rossore, Migliarino e Massaciuccoli (1986-1988); e' attualmente consigliere provinciale di Bolzano] Gentile Presidente del Consiglio Provinciale di Bolzano, Il Brasile e' un paese in cui sono in circolazione piu' di 17 milioni di armi da fuoco, il 90% delle quali nelle mani di civili. Le istituzioni brasiliane hanno promosso una campagna di disarmo volontario attraverso cui e' stato chiesto ai cittadini in possesso di armi di consegnarle alle autorita' affinche' vengano distrutte. Nel 2004 grazie a cio' piu' di 450.000 armi da fuoco sono state tolte dalla circolazione e sono state cosi' salvate 3.234 vite umane. Il 23 ottobre 2005 si svolgera' in Brasile un referendum in cui ai cittadini verra' posto il quesito: "Il commercio di armi da fuoco e munizioni deve essere proibito in Brasile?". Questa campagna per il disarmo vede impegnati in prima linea anche tre missionari originari della provincia di Bolzano: Ermanno Allegri, Lino Allegri e Pierluigi Sartorel. Questo premesso, e in considerazione del fatto che una mia interrogazione su questi temi non ha avuto il tempo di essere trattata nella sessione consiliare di ottobre, Le chiedo, signora Presidente del Consiglio Provinciale, 1. di esprimere a nome Suo e dell'intero Consiglio Provinciale solidarieta' per l'impegno delle istituzioni e della societa' civile del Brasile per la campagna di disarmo volontario e l'auspicio che nel referendum del 23 ottobre prevalga il si' al disarmo e alla salvezza delle vite umane. 2. Di far conoscere questo orientamento al presidente Lula in occasione della sua visita in Italia prevista il 16 e 17 ottobre, all'ambasciata del Brasile in Italia, all'ambasciata italiana in Brasile, alla Presidenza della Repubblica del Brasile, alla Presidenza della Repubblica Italiana. 3. Di trasmette questa posizione ai missionari originari della provincia di Bolzano: Ermanno Allegri, Lino Allegri e Pierluigi Sartorel, in modo che la rendano pubblica nei confronti della popolazione, delle istituzioni e della societa' civile brasiliana. 13. RIFLESSIONE. UNIONE DONNE IN ITALIA: LA BARBARIE [Dalla sede nazionale dell'Udi (Unione donne in Italia), la storica associazione delle donne nel nostro paese (per contatti: udinazionale at tin.it), riceviamo e diffondiamo. Come e' noto il 12 ottobre alla Camera dei Deputati, durante il dibattito sulla nuova legge elettorale proposta dal governo, un voto ferocemente patriarcale e di vaste dimensioni ha respinto la proposta di un sia pur minimo impegno ad un riequilibrio delle rappresentanze politico-istituzionali tra i due generi di cui l'umanita' si compone; dopo l'esito biecamente maschilista del voto, affinche' la misura fosse colma non sono mancati i truci rallegramenti e le sguaiate esibizioni dei sessisti fautori di un'umanita' dimidiata e schiavista. E cosi' ancora una volta l'aula in cui si fanno le leggi e' stata ridotta a bivacco di manipoli] La barbarie ha avuto ieri alla Camera del Deputati italiana un'ampia rappresentanza e una degna rappresentazione nel voto contro qualsiasi tentativo di incrementare la presenza delle donne nel Parlamento della Repubblica. Sembra che ci siano stati perfino abbracci e baci e congratulazioni tra uomini per aver battuto "le femmine": come nelle osterie o nelle caserme di un tempo, come nelle barzellette piu' penose. Volgarita', misoginia e galanteria si sono mescolate come sempre e hanno dato spettacolo. Abbiamo guardato, sappiamo distinguere. Noi che chiediamo da tempo lo shock di una parita' tra eletti e elette per cambiare questo povero paese immeschinito, apprezziamo ogni sforzo in questa direzione. Ma adesso abbiamo la conferma di cio' che da tempo andiamo dicendo: in un'epoca di miseria culturale e politica, si afferma un pathos fondamentalista che vuole le donne fuori dalle decisioni sulla convivenza civile, e sottopose al controllo maschile per cio' che riguarda i cosiddetti "valori". I quali altro non sono che la vecchia difesa della "stirpe" e del "buon costume". E dell'ipocrisia morale. E poiche' siamo ben lontane dal pensare che si tratti di un problema di "quote rosa", o di "preziosi contributi al femminile" da offrire come un ornamento a un consesso segnato dall'esibizionismo e dai chiarissimi interessi materiali di troppi personaggi in giacca e cravatta, poiche' crediamo invece che questo paese non si risollevera' se non si riapre un colloquio politico alla luce del sole e in primo piano tra donne e uomini consapevoli della posta in gioco, chiediamo da subito ai partiti che ieri hanno manifestato una vera volonta' di andare verso una rappresentanza paritaria un gesto e una dichiarazione: donne in testa a tutte le liste, alle prossime elezioni. La sensibilita' politica, la comprensione della fase storica, ci suggeriscono infatti che per molto tempo non si presenteranno altre occasioni per fermare una deriva maschilista che disgrega questo paese. 14. PACE. MOVIMENTO NONVIOLENTO: UNA LETTERA AL TRIBUNALE DI BREDA IN OLANDA [Dagli amici del Movimento Nonviolento (azionenonviolenta at sis.it) riceviamo e volentieri diffondiamo. Turi Vaccaro, amico della nonviolenza, persona di profonda spiritualita', di scelte di vita severe e radicali orientate nel segno del non nuocere (ahimsa, in sanscrito, che e' il termine che insieme a satyagraha Gandhi usa per definire la nonviolenza), e' da sempre impegnato contro le armi e contro la guerra; tutte le persone che lo conoscono ne apprezzano la sincera mitezza e la sorgiva bonta' anche quando talune sue decisioni possono apparire enigmatiche o non persuasive, o di difficile interpretazione, o non condivisibili] Al Tribunale di Breda (Olanda) Il Movimento Nonviolento, sezione italiana della Wri (War Resister's International), movimento impegnato da anni in azioni politiche, sociali e culturali per un mondo piu' giusto e di pace, esprime amicizia e vicinanza a Turi Vaccaro, attivista pacifista italiano, che lo scorso 9 agosto, anniversario del bombardamento atomico di Nagasaki, e' entrato nella base militare di Woensdrecht e ha preso a martellate due aerei F-16. Noi conosciamo la sua profonda fede nella nonviolenza, e molte volte ci siamo trovati insieme per opporci alla guerra e alla sua preparazione. Non pretendiamo che il Tribunale olandese condivida le idealita' di Turi Vaccaro, ma nutriamo la speranza che vengano considerate le motivazioni etiche che lo hanno spinto a questo gesto, che non puo' assolutamente essere considerato alla stregua di un atto vandalico o di follia. Per questo chiediamo che venga garantito un giusto e regolare processo, con tutti i diritti di difesa, e che venga restituita al piu' presto la liberta' a Turi Vaccaro. Movimento Nonviolento, sezione italiana della War Resister's International 15. MONDO. MARIA G. DI RIENZO: BREVI [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questa rassegna. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005] Le donne turche contro la guerra in Iraq (Fonte: Glenn Kessler che si trova ad Istanbul per The Washington Post, 29 settembre) Un gruppo di attiviste turche per i diritti umani si e' confrontato il 28 settembre con la Sottosegretaria di Stato statunitense Karen Hughes. Se lo scopo dell'incontro, come dichiarato da quest'ultima, era mettere in luce la collaborazione fra i due paesi ed i suoi effetti benefici, la discussione ha pero' preso tutt'altra piega. "La guerra in Iraq ha portato a livello zero ogni sforzo positivo in tal senso", ha esordito Hidayet Sefkatli Tuksal, attivista del Forum delle Donne della capitale turca. Karen Hughes, confidente del presidente Bush e propagandista dell'immagine degli Usa all'estero, generalmente si incontra con gruppi "selezionati": la stessa settimana aveva potuto magnificare la politica estera americana in Egitto ed Arabia Saudita senza incontrare difficolta'. Nonostante l'Ambasciata statunitense abbia tentato di riproporre lo stesso modello ad Istanbul, sei delle otto donne turche che hanno preso la parola hanno contestato la guerra in Iraq. "La guerra azzera i diritti delle donne completamente, e la poverta' e' al seguito della guerra, e di questa poverta' le donne pagano il prezzo maggiore", ha detto Fatma Nevin Vargun, attivista curda per i diritti delle donne, che ha anche menzionato l'arresto di Cindy Sheehan a Washington, esprimendo la solidarieta' delle donne turche con la madre americana. Karen Hughes, che durante l'incontro e' apparsa sempre piu' impacciata, ha difeso la decisione di invadere l'Iraq: "A nessuno piace la guerra, ma per mantenere la pace il mio paese pensa che a volte la guerra sia necessaria. Le donne in Iraq stanno molto meglio, ora, rispetto a come stavano sotto Saddam Hussein". "La guerra non serve alla pace", ha risposto l'attivista per i diritti umani Feray Salman, "La guerra non porta democrazia ne' liberta' da un paese ad un altro". Hidayet Sefkatli Tuksal ha rincarato la dose: "Mi sento insultata e ferita, a sentire questo. Ogni immagine che viene dall'Iraq mostra la paura e il dolore negli occhi delle donne e dei bambini. A questo si deve porre rimedio, e al piu' presto possibile". Karen Hughes ha messo fine in fretta all'incontro: doveva partecipare a una riunione con leader religiosi. * Un editore afgano arrestato (Fonte: Amir Shah, che si trova a Kabul per l'Associated Press, 3 ottobre) Ali Mohaqiq Nasab, editore di "Haqooq-i-Zan" ("I diritti delle donne"), e' stato messo in prigione sabato primo ottobre con l'accusa di aver pubblicato materiale anti-islamico: in particolare gli viene contestato un articolo in cui si criticano le punizioni corporali (le cento frustate per l'adulterio, ad esempio). A chiedere l'arresto dell'uomo sono stati i chierici musulmani sciiti, che nella settimana precedente avevano incontrato in proposito il consigliere religioso del Presidente Karzai, Mohaiuddin Baluch. Costui ha passato copie del giornale alla Corte Suprema. "Ho parlato personalmente con il capo della Corte Suprema", ha dichiarato Baluch alla stampa, "Gli articoli erano contrari ai principi del Corano". Il Comitato internazionale per la protezione dei giornalisti ha chiesto l'immediato rilascio di Nasab, che e' stato visitato in carcere a Kabul da un membro della Commissione indipendente afgana per i diritti umani. La legge sulla stampa firmata nel marzo 2004 dal Presidente Karzai prevede che i testi ritenuti insultanti per l'Islam vengano banditi; le sanzioni sono lasciate nel vago, e lasciano aperta la possibilita' di punizioni in accordo con la "sharia" (legge islamica). * Peacekeepers dell'Onu sospesi dal servizio (Fonte: Feminist Daily News Wire, 4 ottobre) Undici ufficiali di polizia nigeriani, che prestavano servizio per l'Onu quali "peacekeepers" nella Repubblica democratica del Congo, sono stati sospesi dal servizio perche' coinvolti nell'inchiesta relativa agli stupri e agli abusi sessuali patiti da donne e bambine nel paese ad opera dei "mantenitori della pace". La Nigeria aveva ritirato la sua forza di interposizione da Kinshasa, capitale del Congo, a meta' settembre, non appena l'inchiesta dell'Onu aveva avuto inizio. 16. INFORMAZIONE. MONA MAHMOUD: SI CHIAMA "AMORE", E' LA RADIO DELLE DONNE A BAGHDAD [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente articolo di Mona Mahmoud, corrispondente in Iraq per "Usa Today"] Vogliono essere ascoltate. Una donna chiama per dire che e' stata picchiata cosi' tanto da suo marito da provare il desiderio di ucciderlo. Un'altra donna chiama e racconta che aveva paura del marito all'inizio del suo matrimonio, ma che ha imparato ad affermare se stessa. Altre raccontano del fatto che non avevano mai indossato un hijab in vita loro, e ora sono costrette a velarsi a causa delle pressioni e delle minacce dei gruppi religiosi. Nata all'inizio di quest'anno, Radio al-Mahaba (che significa "amore" in arabo) e' la prima stazione radio indipendente delle donne in Iraq. Il suo format e' un misto di notizie, musica e dialoghi in diretta. Ruwaida Kamal, trentenne conduttrice di uno dei programmi, dice che le donne chiamano per parlare di istanze personali e politiche che le interessano proprio come donne, incluse le relazioni familiari e la questione dell'hijab. La stazione riceve fra le 70 e le 100 chiamate al giorno. Chi ci lavora e' fiero di aiutare le donne ad esprimere le loro preoccupazioni e le loro opinioni senza timori. Gran parte del dibattito in corso, in questo momento, si concentra sul referendum costituzionale del 15 ottobre prossimo. Alcune donne temono che gli sciiti, la forza politica predominante, imporranno una forma restrittiva della legge islamica. "Il piu' grande problema della societa' irachena sono i diritti delle donne, che sono stati confiscati dai regimi politici", dice Ali Abbass Hamoudi, quarantaduenne, uno degli uomini che lavorano in radio, "Questa stazione radio e' uno dei primi passi per recuperare tali diritti". Al-Mahaba ha ricevuto gli unici suoi finanziamenti da Unifem, l'agenzia Onu che sostiene le istanze delle donne. Trasmette sui 96 FM ed ha un raggio di circa 160 chilometri; trasmetteva per quattro ore al giorno all'inizio, adesso e' in onda per 18 ore. "Le donne sono felici di avere una stazione radio che racconta le loro storie, e da' voce alle loro speranze e alle loro paure", attesta Kamal, e Lubna Ra'ouf, un'affezionata ascoltatrice, conferma: "Ci sentiamo come se il mondo si fosse dimenticato di noi. La radio delle donne e' stata una grande idea". 17. RIFLESSIONE. KATHA POLLITT: LA "NOBILE CAUSA" DEL FONDAMENTALISMO PATRIARCALE [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente articolo di Katha Pollitt, apparso su "The Nation" del primo settembre 2005. Katha Pollitt, giornalista, scrive per "The Nation" dal 1980, ma suoi articoli sono apparsi anche su "The New Yorker", "Harperís Magazine", "Ms" e "The New York Times"; i pezzi scritti per la sua rubrica su "The Nation", Subject to Debate, sono stati raccolti nel 2001 in un libro dallo stesso titolo, ovvero Soggetto di cui discutere: senso e dissenso su donne, politica e cultura] Cosi' finalmente sappiamo per quale "nobile causa" il figlio di Cindy Sheehan e' morto in Iraq: la sharia. E' una buona cosa che, come dice il presidente Bush, la W del suo nome stia per Women (donne), altrimenti sarei un po' preoccupata. La nuova Costituzione irachena, redatta sotto forte pressione dell'amministrazione Usa, cancella le leggi laiche relative alle persone, sotto le quali gli iracheni hanno vissuto per circa mezzo secolo, in favore della teocrazia. "L'Islam e' la religione ufficiale dello stato ed una fonte di base per la legislazione": cosi' comincia l'articolo 2, e mi dicono che questa sarebbe una vittoria, perche' l'Islam e' "una" fonte legislativa, e non "la" fonte. E cosi' l'articolo 2 prosegue: "Nessuna legge che contraddica le indiscutibili regole dell'Islam potra' essere formulata", ma anche: "Nessuna legge che contraddica i principi della democrazia potra' essere formulata", e: "Nessuna legge che contraddica i diritti e le liberta' di base delineati in questa Costituzione potra' essere formulata". Poi c'e' l'articolo 14: "Tutti gli iracheni sono eguali di fronte alla legge senza distinzione di sesso, religione, etnia" eccetera. Qui ce ní'e' abbastanza per tenere occupato qualche anno un conclave di teorici e politologi. Eguali di fronte a quale legge? Come possono le donne essere eguali di fronte alla legge islamica, per la quale non lo sono? Come puo' un non musulmano essere eguale, in uno stato musulmano? Chi decide quali regole islamiche sono indiscutibili e su quali, invece, si puo' discutere? Similmente a quanto accade nelle nostre multiple versioni del cristianesimo, questo non dipende esclusivamente da che imam sta tenendo in mano il Corano? E cosa accadrebbe qualora l'Islam confliggesse con la democrazia, o qualora l'Islam e la democrazia confliggessero con i diritti umani? Non ridete, puo' accadere. Ma ecco, per fortuna nella Costituzione viene indicato come mettere a posto queste intricate questioni: se ne occupera' una "Suprema Corte Federale composta da giudici ed esperti in sharia e legge". Come i fautori della guerra non cessano di ricordarci, questa Costituzione assomiglia molto alla nostra, eccetto per la parte che riguarda la "religione ufficiale". * Bush si e' detto deliziato dal documento: "Questa Costituzione onora i diritti delle donne e la liberta' di religione", ha annunciato dall'Arizona, dove si stava prendendo una vacanza dalle sue vacanze. L'accenno alla "liberta' di religione" allude all'incredibile possibilita' di avere tribunali separati per ogni religione. L'ayatollah Ahmad Jannati, capo sciita del Consiglio dei Guardiani della rivoluzione in Iran, commenta cosi': "Fortunatamente, dopo anni di sforzi e di attesa in Iraq uno stato islamico e' andato al potere, e la Costituzione e' stata stabilita sulla base dei precetti islamici". Non sappiamo ancora cosa questo significhi esattamente, ma se l'Iraq finira' per assomigliare all'Iran le donne hanno parecchio da aspettarsi: essere sposate a nove anni, essere co-mogli, avere ineguali diritti rispetto al divorzio ed alla custodia dei figli, trovarsi in tribunale ed avere la propria testimonianza valutata la meta' rispetto alla testimonianza di un uomo, avere giustizia in un caso di stupro solo se il crimine ha avuto quattro maschi musulmani come testimoni, essere imprigionate e frustate per "sesso premaritale", essere mandate a morte per adulterio, aver bisogno del permesso legale del marito o del padre per lavorare, studiare o viaggiare. I sostenitori di Bush che trovino qualcosa di disturbante nel suddetto elenco (ehila', donne repubblicane del forum indipendente, ci siete?) possono consolarsi con il pensiero che, come ha detto l'ex ufficiale della Cia Reuel Marc Gerecht a "Meet the Press": "I diritti sociali delle donne non sono determinanti per l'evoluzione della democrazia". Un altro indizio: l'ayatollah al-Sistani e' contro la liberta' di scelta delle donne. Secondo quanto scrive sul suo sito web (www.sistani.org) persino le vittime di stupro non avranno la possibilita' di interrompere la gravidanza: con l'eccezione di quelle i cui parenti le ucciderebbero per essere rimaste incinte. Cosi' i feti iracheni sono serviti. Nel 2004, i gruppi di donne irachene - che il capo degli occupanti Paul Bremer aveva sempre rifiutato di ascoltare - forzarono la cancellazione della Risoluzione 137, quella che avrebbe rimpiazzato la legge familiare laica con la sharia. Questo rassicuro' un poco coloro che volevano credere al governo Usa come ad una sorta di "missione umanitaria stile Wilson". Ora si conforteranno credendo alla promessa dei tribunali laici per coloro che li preferiscano, citando il bando dei delitti d'onore ed il famoso 25% riservato alle donne in Parlamento, mentre bande teocratiche di sunniti e sciiti assalgono e uccidono donne perche' non portano il velo, perche' hanno un'istruzione o una professione pubblica, o perche' osano andarsene in giro da sole. * "Abbiamo perduto tutto cio' che avevamo guadagnato negli ultimi trent'anni", ha detto Safia Taleb al-Souhail, che avevate visto affacciarsi sorridente ad un balcone al fianco di Laura Bush. La dottoressa Raja Kuzai, invece, l'ostetrica sciita che ha fatto parte del comitato che redigeva la Costituzione, e che, secondo quanto piace raccontare al presidente, lo avrebbe salutato con un "Mio liberatore" quando visito' il suo ufficio nel 2003, dice: "Penso che ormai sia finita. Voglio che il popolo americano sappia che i nostri sogni sono svaniti, e il nostro lavoro e' stato inutile. Non ci sara' futuro per i nostri figli e i nostri nipoti nel nuovo Iraq. Il futuro adesso e' per i chierici. Loro guideranno il paese. Questa non e' la democrazia che avevamo sognato". La dottoressa Kuzai ha anche annunciato la sua intenzione di lasciare l'Iraq. * Sapete, mi e' sempre sembrato un po' strano che Bush impugnasse il vessillo del laicismo, del pluralismo e dei diritti delle donne rispetto al mondo musulmano, quando a casa sua e' cosi' avaro in tutti e tre i campi. Nella guerra di fantasia dei falchi liberisti, Bush era il figlio dell'amore fra Mary Wollstonecraft e Voltaire, che combatteva le avverse forze congiunte di Osama bin Laden e Jacques Derrida. A volte pensavo anche che Bush, essendo un cristiano evangelico, avrebbe considerato l'Islam una fede rivale. Ma visto come si stanno mettendo le cose, e' chiaro che il mondo di Bush e' ampio abbastanza per almeno due tipi di mania religiosa: l'America si prende il creazionismo, gli iracheni si prendono la sharia. I fondamentalisti si prendono entrambi i paesi, e le donne si prendono le bastonate. 18. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 19. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1083 del 14 ottobre 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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