La nonviolenza e' in cammino. 1078



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1078 del 9 ottobre 2005

Sommario di questo numero:
1. Un appello a  proporre a tutte le istituzioni italiane l'approvazione
dell'ordine del giorno a sostegno della campagna per il disarmo in Brasile
gia' deliberato all'unanimita' dal Consiglio Provinciale di Viterbo
2. Maria do Rosario: Si' al disarmo, si' alla vita
3. Luisa Morgantini: Si'
4. Riccardo Dello Sbarba: Da Bolzano solidali con il referendum brasiliano.
Si' al disarmo che salva le vite, si' all'umanita'
5. Maurizio Simoncelli: Armi leggere, guerre pesanti
6. Franco Cambi: La nonviolenza: un assoluto antropologico, etico e politico
7. Ileana Montini: "La violenza nei legami d'amore". Un ciclo di incontri a
Brescia
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. UN APPELLO A PROPORRE A TUTTE LE ISTITUZIONI ITALIANE
L'APPROVAZIONE DELL'ORDINE DEL GIORNO A SOSTEGNO DELLA CAMPAGNA PER IL
DISARMO IN BRASILE GIA' DELIBERATO ALL'UNANIMITA' DAL CONSIGLIO PROVINCIALE
DI VITERBO

A tutti i nostri interlocutori chediamo di proporre a tutte le istituzioni
italiane l'approvazione dell'ordine del giorno a sostegno della campagna per
il disarmo in Brasile gia' deliberato all'unanimita' dal Consiglio
Provinciale di Viterbo.
In particolare chiediamo:
a) alle persone che hanno cariche o incarichi istituzionali, di proporre
direttamente alle istituzioni di cui fanno parte l'approvazione dell'ordine
del giorno di seguito allegato;
b) alle persone che non hanno incarichi istituzionali personali di scrivere
al Comune, alla Provincia e alla Regione del proprio territorio di
residenza, chiedendo al sindaco e ai presidenti di aderire e di mettere
all'ordine del giorno dei lavori delle rispettive giunte e dei rispettivi
consigli l'approvazione dell'ordine del giorno di seguito allegato;
c) a tutti chiediamo di inviare copia della lettera anche ai mezzi
d'informazione locali e nazionali, ed alle rappresentanze politiche ed
istituzionali locali (gruppi consiliari comunali, provinciali, e regionali;
sedi e direzioni dei partiti e dei movimenti a livello cittadino,
provinciale e regionale) e nazionali (gruppi parlamentari, deputati e
senatori del collegio, direzioni nazionali dei partiti e dei movimenti).
Sottolineiamo l'importanza del fatto che il Consiglio provinciale di
Viterbo, prima istituzione ad essersi espressa, abbia deliberato con voto
unanime.
A sostegno di un'iniziativa di rilevanza mondiale ed epocale come quella
della Campagna brasiliana per il disarmo che culminera' con il voto
referendario del 23 ottobre, occorre fare ogni sforzo affinche' vi sia a
livello internazionale l'ascolto, il consenso e il sostegno piu' vasto e
persuaso possibile.
Di seguito alleghiamo:
I. Un modello di lettera di accompagnamento della proposta;
II. Il testo della proposta di ordine del giorno.
*
Allegato I. Modello di lettera di accompagnamento della proposta

Al Presidente della Circoscrizione, al Sindaco e al Presidente del Consiglio
Comunale, al Presidente della Provincia e al Presidente del Consiglio
Provinciale, al Presidente della Regione e al Presidente del Consiglio
Regionale di...
Alla senatrice / al senatore...
Alla deputata / al deputato...
Alla/al parlamentare europea/o...
Ai gruppi consiliari... della Circoscrizione, del Comune, della Provincia,
della Regione...
Ai gruppi parlamentari... della Camera, del Senato, del parlamento Europeo
Alla segreteria comunale, provinciale, regionale, nazionale del
partito/movimento...
e per opportuna conoscenza:
ai mezzi d'informazione locali e nazionali

Egregia/o...,
mi permetto di inviarle la seguente proposta di ordine del giorno a sostegno
della campagna per il disarmo in Brasile, gia' deliberato all'unanimita' dal
Consiglio Provinciale di Viterbo.
Mi permetto di sottolineare la grande importanza dell'iniziativa brasiliana:
in un paese attualmente ancora afflitto da decine di migliaia di uccisioni
di esseri umani ogni anno, in pochi mesi di Campagna per il disarmo sono
state gia' salvate migliaia di vite umane, e moltissime altre potranno
essere salvate in futuro.
La ringrazio fin d'ora per l'attenzione, e la prego di inviare un cenno di
riscontro sia alla mia persona, sia anche ai principali riferimenti della
solidarieta' italiana con l'inizitiva brasiliana (padre Ermanno Allegri,
e-mail: ermanno at adital.com.br; dottor Francesco Comina, e-mail:
f.comina at ladige.it; Centro per la pace del Comune di Bolzano, e-mail:
welapax at hotmail.com; Rete italiana per il disarmo, e-mail:
segreteria at disarmo.org; Centro di ricerca per la pace di Viterbo, e-mail:
nbawac at tin.it).
Voglia gradire distinti saluti,

Nome, cognome, recapito postale, telefonico ed eventuale e-mail
*
Allegato II.  Il testo della proposta di ordine del giorno

Premesso che
- il Brasile e' un paese in cui sono in circolazione piu' di 17 milioni di
armi da fuoco, di cui soltanto il 10% appartengono alle forze armate e alle
forze di polizia, mentre il resto e' nelle mani di civili;
- ogni giorno in Brasile circa cento persone muoiono uccise da armi da
fuoco;
- nel 2003 39.325 persone in Brasile sono morte uccise da armi da fuoco;
- le istituzioni brasiliane hanno promosso una Campagna di disarmo
volontario attraverso cui e' stato chiesto ai cittadini in possesso di armi
di consegnarle alle autorita' affinche' venissero distrutte;
- nel 2004 grazie a questa Campagna di disarmo piu' di 450.000 armi da fuoco
sono state tolte dalla circolazione, e per la prima volta in 13 anni il
numero dei morti uccisi da armi da fuoco in Brasile e' diminuito: rispetto
ai dati del 2003 nel 2004 sono state salvate 3.234 vite umane;
- il 23 ottobre 2005 si svolgera' in Brasile il primo referendum della
storia di quel Paese, referendum in cui ai cittadini verra' posto il
quesito: "Il commercio di armi da fuoco e munizioni deve essere proibito in
Brasile?";
- intorno alla Campagna per il disarmo vi e' stato un grande coinvolgimento
popolare: l'associazionismo democratico, imprenditori, sindacati, chiese,
movimenti, personalita' della cultura, dello sport e dello spettacolo,
operatori sociali e sanitari, docenti universitari, si sono uniti alle
istituzioni nell'impegno di salvare quante piu' vite umane possibile;

il Consiglio [Circoscrizionale, Comunale, Provinciale, Regionale] di ...
1. esprime solidarieta' all'impegno delle istituzioni e della societa'
civile del Brasile per ridurre il numero delle vittime di uccisioni da armi
da fuoco;
2. esprime apprezzamento per la scelta di civilta' di chiedere ai cittadini
di disarmarsi volontariamente e di decidere democraticamente ed
umanitariamente di salvare quante piu' vite umane sia possibile;
3. sollecita che l'esempio brasiliano si estenda quanto piu' possibile, e
che anche altri paesi ed altre popolazioni scelgano la via del disarmo e del
rispetto per la vita umana;
4. auspica che l'intera umanita' abbia un futuro di pace e convivenza, ed a
tal fine si impegna a promuovere la cultura della pace, del dialogo, della
solidarieta', della legalita', del disarmo, della nonviolenza;
5. esprime un convinto e coerente si' alla difesa della vita di ogni essere
umano, si' alla pace tra le persone e tra i popoli, si' alla sicurezza di
tutti nel rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani, si' alla
legalita', si' al disarmo della societa', si' alla civile convivenza.

Il Consiglio [Circoscrizionale, Comunale, Provinciale, Regionale] di ...
dispone inoltre che il presente ordine del giorno, approvato nella seduta
svoltasi in data ...,
a) sia reso noto alla cittadinanza mediante affissione di manifesti, invio
ai mezzi d'informazione locali e nazionali, e in tutte le altre forme
consuete ed opportune;
b) sia inviato per opportuna conoscenza ai seguenti soggetti istituzionali:
- Ambasciata del Brasile in Italia,
- Ambasciata italiana in Brasile,
- Presidenza della Repubblica del Brasile;
- Presidenza della Repubblica Italiana;
c) sia inviato inoltre ai seguenti ulteriori referenti istituzionali
brasiliani:
- Ministero della Giustizia;
- Ministero della Salute;
d) sia inviato inoltre per opportuna conoscenza ai seguenti indirizzi di
referenti istituzionali e della societa' civile brasiliani particolarmente
impegnati nella Campagna per il disarmo:
acresemarmas at uol.com.br
oca-ong at bol.com.br
fccv at ufba.br
suzanav at atarde.com.br
estadodepaz at estadodepaz.com.br
inamaramelo at yahoo.com.br
pazpelapaz1 at yahoo.com.br
borgescoml at bol.com.br
desarmamentodf at desarmamentodf.org
otaviofalcao at pop.com.br
samambaiadizsim at bol.com.br
federacaoinquilinosdf at bol.com.br
associacaomis at brturbo.com.br
desarmamentoes at paz-es.org.br
valparaiso at terra.com.br
cmtbatista at mixx.com.br
orestesoliveira at casamilitar.mt.gov.br
pteruel at terra.com.br
frentemunicipalbrasilsemarmas at yahoo.com.br
bh_sem_armas at yahoo.com.br
welingtonvenancio at bol.com.br
kleversonrocha at ig.com.br
depjordy at alepa.pa.gov.br
deparacelilemos at alepa.pa.gov.br
almirlaureano at yahoo.com.br
paz at londrinapazeando.org.br
murilocavalcanti at uol.com.br
f.tavares at digi.com.br
leandro_amme at yahoo.com.br
frentepelodesarmamento at ig.com.br
pemarcel at terra.com.br
gvieira7 at terra.com.br
seguranca at niteroi.rj.gov.br
beatriz at soudapaz.org
mariana at soudapaz.org
desarmecampinas at yahoo.com.br
ajardim at al.sp.gov.br
josecpinto at camaralimeira.sp.gov.br
gotadeorvalho at gmail.com
jbernegossi at prefeitura.sp.gov.br
mjduarte at uol.com.br
hpereira at al.sp.gov.br
marcoanjos at bol.com.br
marcosanjos at emsergipe.com
conic.brasil at terra.com.br
cbjp at cbjp.org.br
ronenu at canal13.com.br
jdarif at uol.com.br
naida at uol.com.br
pstoffel at saap.org.br
welinton_pereira at wvi.org
padrebizon at casadareconciliacao.com.br
ivoschoenherr at terra.com.br
frentepelodesarmamento at ig.com.br
rev.aquino at ig.com.br
torressantana at uol.com.br
norberge at terra.com.br
soniarosafaria at hotmail.com
mitra at diocesepetropolis.org.br
cier at cnbbsul4.org.br
czbsbf at terra.com.br
e) sia inviato inoltre per opportuna conoscenza ai seguenti indirizzi di
referenti italiani particolarmente impegnati a sostegno della Campagna per
il disarmo brasiliana:
- padre Ermanno Allegri, e-mail: ermanno at adital.com.br
- dottor Francesco Comina, e-mail: f.comina at ladige.it
- Centro per la pace del Comune di Bolzano, e-mail: welapax at hotmail.com
- Rete italiana per il disarmo, e-mail: segreteria at disarmo.org
- Centro di ricerca per la pace di Viterbo, e-mail: nbawac at tin.it

2. VOCI DAL BRASILE. MARIA DO ROSARIO: SI' AL DISARMO, SI' ALLA VITA
[Dal sito www.referendosim.com.br riprendiamo il seguente intervento. Maria
do Rosario e' deputata federale del Pt (Partito dei lavoratori) e
coordinatrice del "Fronte per un Brasile senza armi" nello stato del Rio
Grande do Sul]

Il Brasile e' il paese del mondo in cui a causa delle armi da fuoco si muore
di piu' e si uccide di piu'. Solo nello scorso anno sono state 36.000 le
persone uccise da colpi di arma da fuoco. Una persona ogni 15 minuti. Il 23
ottobre il primo referendum popolare della nostra storia potra' cambiare
questa situazione.
*
Il 23 ottobre la popolazione andra' alle urne per esprimersi in un
referendum pro o contro la proibizione del commercio delle armi da fuoco nel
paese. Sara' la prima volta che in Brasile si tiene un referendum. Per
questo dobbiamo stimolare il dibattito sul tema in discussione coinvolgendo
la societa' civile e le istituzioni.
L'uso indiscriminato delle armi da fuoco cosiddette "leggere" e'
responsabile ogni anno della morte di mezzo milione di persone nel mondo,
secondo l'Istituto di alti studi internazionali dell'Universita' di Ginevra,
in Svizzera. In questo numero sono incluse le persone uccise in conflitti
armati, circa 300.000. Tra i 200.000 restanti, 55.000 sono brasiliani.
Il Brasile e' il paese del mondo in cui a causa delle armi da fuoco si muore
di piu' e si uccide di piu. Ha il 3% della popolazione mundiale, ma il 7%
dalle morti per armi leggere. Esse sono usate nel 62,7% degli omicidi,
segundo l'Organizzazione mundiale della sanita'. Solo nello scorso anno sono
state 36.000 le persone uccise da colpi di arma da fuoco. Una persona ogni
15 minuti. Nei casi di violenza domestica la probabilita' di una tragedia
quando si ha un'arma in casa e' molto elevata. Le donne sono le principali
vittime. Circa il 55% delle morti di donne tra i 20 e i 29 anni sono causate
da armi da fuoco.
*
Si capisce bene la pesante reazione dei settori economici e sociali legati
alla produzione, al commercio ed all'esportazione di armi e munizioni,
quando vengono proposti meccanismi di controllo. E' bene ricordare che anche
molte delle armi esportate tornano in Brasile illegalmente, finendo nelle
mani della criminalita' organizzata. Lo Statuto del disarmo e' ben piu' che
un'azione per disarmare le persone. Circa il 90% degli articoli dello
Statuto riguardano il controllo della produzione e della vendita delle armi.
Le armi sono di per se' generatrici di violenza, ed e' innegabile che la
proibizione del commercio di esse ridurra' i pericoli di morte.
Il disarmo volontario, per esempio, ha contribuito a ridurre la violenza in
vari stati del Brasile. Nel Parana' dall'inizio della Campagna di disarmo
volontario il numero degli omicidi si e' ridotto del 20% . A San Paolo e'
calato del 18,5% e l'indice delle armi nelle strade e' calato del 24%.
*
Le leggi che restringono la circolazione delle armi da fuoco contrastano
efficacemente la "cultura" (la barbarie) di risolvere da se' i conflitti
personali con l'uso di revolver, pistole e fucili. Non si combatte la
violenza mettendo delle armi nelle mani di chiunque.
Al fianco dello sviluppo di politiche di protezione sociale e di sicurezza
pubblica e' necessario far crescere una nuova coscienza di cittadinanza, di
nonviolenza, promuovendo un'azione di educazione alla pace nelle scuole e
una cultura della pace per tutti.
Si' al referendum, si' al disarmo, si' alla vita.

3. 23 OTTOBRE. LUISA MORGANTINI: SI'
[Ringraziamo Luisa Morgantini (per contatti: lmorgantini at europarl.eu.int)
per questo intervento. Luisa Morgantini, parlamentare europea e presidente
della delegazione del Parlamento Europeo al Consiglio legislativo
palestinese, fa parte delle Donne in nero e dell'Associazione per la pace;
il seguente profilo di Luisa Morgantini abbiamo ripreso dal sito
www.luisamorgantini.net: "Luisa Morgantini e' nata a Villadossola (No) il 5
novembre 1940. Dal 1960 al 1966 ha lavorato presso l'istituto Nazionale di
Assistenza a Bologna occupandosi di servizi sociali e previdenziali. Dal
1967 al 1968 ha frequentato in Inghilterra il Ruskin College di Oxford dove
ha studiato sociologia, relazioni industriali ed economia. Dal 1969 al 1971
ha lavorato presso la societa' Umanitaria di Milano nel settore
dell'educazione degli adulti. Dal 1970 e fino al 1999 ha fatto la
sindacalista nei metalmeccanici nel sindacato unitario della Flm. Eletta
nella segreteria di Milano - prima donna nella storia del sindacato
metalmeccanico - ha seguito la formazione sindacale e la contrattazione per
il settore delle telecomunicazioni, impiegati e tecnici. Dal 1986 e' stata
responsabile del dipartimento relazioni internazionali del sindacato
metalmeccanico Flm - Fim Cisl, ha rappresentato il sindacato italiano
nell'esecutivo della Federazione europea dei metalmeccanici (Fem) e nel
Consiglio della Federazione sindacale mondiale dei metalmeccanici (Fism).
Dal novembre del 1980 al settembre del 1981, in seguito al terremoto in
Irpinia, in rappresentanza del sindacato, ha vissuto a Teora contribuendo
alla ricostruzione del tessuto sociale. Ha fondato con un gruppo di donne di
Teora una cooperativa di produzione, "La meta' del cielo", che e' tuttora
esistente. Dal 1979 ha seguito molti progetti di solidarieta' e cooperazione
non governativa con vari paesi, tra cui Nicaragua, Brasile, Sud Africa,
Mozambico, Eritrea, Palestina, Afghanistan, Algeria, Peru'. Si e' misurata
in luoghi di conflitto entro e oltre i confini, praticando in ogni luogo
anche la specificita' dell' essere donna, nel riconoscimento dei diritti di
ciascun essere umano: nelle rivendicazioni sindacali, con le donne contro la
mafia, contro l'apartheid in Sud Africa, con uomini e donne palestinesi e
israeliane per il diritto dei palestinesi ad un loro stato in coesistenza
con lo stato israeliano, con il popolo kurdo, nella ex Yugoslavia, contro la
guerra e i bombardamenti della Nato, per i diritti degli albanesi del Kosovo
all'autonomia, per la cura e l'accoglienza a tutte le vittime della guerra.
Attiva nel campo dei diritti umani, si e' battuta per il loro rispetto in
Cina, Vietnam e Siria, e per l'abolizione della pena di morte. Dal 1982 si
occupa di questioni riguardanti il Medio Oriente ed in modo specifico del
conflitto Palestina-Israele. Dal 1988 ha contribuito alla ricostruzione di
relazioni e networks tra pacifisti israeliani e palestinesi. In particolare
con associazioni di donne israeliane e palestinesi e dei paesi del bacino
del Mediterraneo (ex Yugoslavia, Albania, Algeria, Marocco, Tunisia). Nel
dicembre 1995 ha ricevuto il Premio per la pace dalle Donne per la pace e
dalle Donne in nero israeliane. Attiva nel movimento per la pace e la
nonviolenza e' stata portavoce dell'Associazione per la pace. E' tra le
fondatrici delle Donne in nero italiane e delle rete internazionale di Donne
contro la guerra. Attualmente e' deputata al Parlamento Europeo... In Italia
continua la sua opera assieme alle Donne in nero e all'Associazione per la
pace". Opere di Luisa Morgantini: Oltre la danza macabra, Nutrimenti, Roma
2004]

Domenica 23 ottobre la nonviolenza sara' concretamente in cammino tra le
strade del Brasile, tra la sua gente e la sua terra. Sara' una domenica
importante, una domenica di referendum nella quale la societa' civile
brasiliana sara' chiamata a decidere se proibire o meno il commercio delle
armi da fuoco.
Si' al referendum, si' al disarmo. E anche nella malaugurata ipotesi che il
si' non passasse (poiche' l'uso delle armi e della forza fa parte di una
cultura che si e' a lungo affermata nell'intera societa'), il referendum
sara' stato importante ugualmente perche' rende forte la possibilita' che si
 possa vivere in un mondo senza armi.
Dovremmo riprendere anche in Italia una campagna per mettere in discussione
non solo il commercio delle armi ma la loro produzione. Fino a quando si
produrranno armi, il loro uso sara' inevitabile. Questo referundum e' un
atto di coraggio e di inversione di tendenza.
*
Si' a questo referendum, per cento motivi: cento come il numero dei morti
per arma da fuoco, ogni singolo giorno in questo paese.
Si', perche' dopo i tentativi Usa di tagliare fuori gli unici due brani del
documento finale dell'assemblea di New York dalle Nazioni Unite che si
riferiscono alla regolamentazione delle armi leggere, questo referendum reca
con se' un chiaro messaggio: disarmare si deve e si puo'.
Si', perche' il mondo, sopraffatto e afflitto dalla violenza e dalle guerre,
ha adesso bisogno di sentire milioni di passi che si muovono verso il
disarmo e la convivenza, perche' scelgono di voler camminare a lungo,
insieme, in pace.
Si', perche' questo referendum annulla la perversa connotazione simbiotica
"difesa armata-sicurezza", e anzi ritrova il genuino significato della
parola "sicurezza" che sta per diritti dei popoli, solidarieta', liberta' e
giustizia sociale.
Si', perche' la comunita' internazionale possa imparare che un altro mondo
e' possibile se la societa' civile ha la possibilita' di costruire la
propria democrazia dal basso, di custodirla, coltivarla, farla evolvere.
Si', perche' le vene aperte dell'America Latina, come diceva Galeano, non
debbano versare piu' altro sangue.
Si', perche' significa indirizzare l'economia in modo giusto, sostenibile,
equo, riutilizzando le elevatissime somme di denaro oggi dissipate nelle
armi, per educazione, salute e servizi sociali.
Si', perche' il commercio di armi arricchisce i potenti e le mafie, e uccide
le persone e distrugge le comunita'.
Si', perche' se la societa' civile brasiliana riesce ad esprimersi a favore
di questa decisione da' un efficace colpo anche alla sperequazione delle
risorse economiche, sociali, culturali e politiche che tengono in ginocchio
tanti popoli e paesi.
Si', perche' e' proprio partendo da iniziative di sviluppo democratico,
partecipativo e partecipante come questa che i paesi del sud del mondo, e
sopratutto dell'America Latina, possono riuscire a spezzare i meccanismi
della dipendenza.
Si', perche' dobbiamo cominciare a disarmare anche le nostre menti,
contaminate dalla cultura della guerra, della violenza e della sopraffazione
che i potenti continuano a predicare e ad agire.
*
Speriamo davvero che il 23 ottobre sia un giorno nuovo per il Brasile ed un
esempio ed una speranza per tutte e tutti noi che crediamo che ciascuna e
ciascuno possa essere di aiuto ad ogni altra e ogni altro.

4. 23 OTTOBRE. RICCARDO DELLO SBARBA: DA BOLZANO SOLIDALI CON IL REFERENDUM
BRASILIANO. SI' AL DISARMO CHE SALVA LE VITE, SI' ALL'UMANITA'
[Attraverso Francesco Comina (per contatti: f.comina at ladige.it) riceviamo e
diffondiamo il testo della seguente interrogazione presentata alla
Presidente del Consiglio Provinciale di Bolzano dal consigliere Riccardo
Dello Sbarba, della Gruene Fraktion im Suedtiroler Landtag - Gruppo Verde.
Riccardo Dello Sbarba (per contatti: riccardo.d.s at dnet.it), nato a Volterra
(Pisa) nel 1954, residente a Bolzano dal 1988, docente di ruolo, giornalista
professionista. Giornalista al "Manifesto" e a "Pace e guerra", ha lavorato
anche dal 1988 al 1992 al quotidiano "Alto Adige", dal 1993 al 2001 nel
settimanale "ff"; dal 2001 al 2003 e' direttore editoriale del quotidiano
"Il mattino"; e' tuttora editorialista per l'"Adige" di Trento. Membro del
consiglio di amministrazione della Fondazione Langer, ha curato il volume:
Alexander Langer, Scritti sul Sudtirolo - Aufsaetze zu Suedtirol. Gia'
amministratore su nomina della Regione Toscana del Parco Naturale di S.
Rossore, Migliarino e Massaciuccoli (1986-1988); e' attualmente consigliere
provinciale di Bolzano]

Il Brasile e' un paese in cui sono in circolazione piu' di 17 milioni di
armi da fuoco, il 90% delle quali nelle mani di civili.
Le istituzioni brasiliane hanno promosso una campagna di disarmo volontario
attraverso cui e' stato chiesto ai cittadini in possesso di  armi di
consegnarle alle autorita' affinche' vengano distrutte.
Nel 2004 grazie a cio' piu' di 450.000 armi da  fuoco sono state tolte dalla
circolazione e sono state cosi' salvate 3.234 vite umane.
Il 23 ottobre 2005 si svolgera' in Brasile un referendum in cui ai cittadini
verra' posto il  quesito: "Il commercio di armi da fuoco e munizioni deve
essere proibito in  Brasile?".
Questa campagna per il disarmo vede impegnati in prima linea anche tre
missionari originari della provincia di Bolzano: Ermanno Allegri, Lino
Allegri e Pierluigi Sartorel.
Questo premesso, si chiede alla Presidente del Consiglio Provinciale di
Bolzano:
- Se intenda esprimere a nome suo e dell'intero Consiglio Provinciale
solidarieta' per l'impegno delle istituzioni e della societa' civile del
Brasile per la campagna di disarmo volontario e l'auspicio che nel
referendum del 23 ottobre prevalga il si' al disarmo e alla salvezza delle
vite umane.
- Se intenda far conoscere questo orientamento suo e del Consiglio al
presidente Lula in occasione della sua visita in Italia prevista il 16 e 17
ottobre, all'ambasciata del Brasile in Italia, all'ambasciata italiana in
Brasile, alla Presidenza della Repubblica del Brasile, alla Presidenza della
Repubblica Italiana.

5. RIFLESSIONE. MAURIZIO SIMONCELLI: ARMI LEGGERE, GUERRE PESANTI
[Ringraziamo Maurizio Simoncelli (per contatti: simoncelli at tiscali.it) per
questo intervento. Maurizio Simoncelli, storico, membro del consiglio
direttivo dell'Archivio Disarmo, docente di geopolitica dei conflitti al
master in Educazione alla pace, cooperazione Internazionale, diritti umani e
politiche dell'Unione Europea, nell'Universita' degli studi di Roma Tre;
autore di diversi studi sull'industria militare e sulla politica della
sicurezza. Tra le opere recenti di Maurizio Simoncelli: Armi, affari,
tangenti, Ediesse, Roma 1994; Guerre senza confini. Geopolitica dei
conflitti nell'epoca contemporanea, Ediesse, Roma 2003; (con M. Rusca),
Hydrowar. Geopolitica dell'acqua tra guerra e cooperazione, Ediesse, Roma
2004; (a cura di), Le guerre del silenzio. Alla scoperta dei conflitti e
delle crisi del XXI secolo, Ediesse, Roma 2005]

Nel mondo sono in circolazione circa 639 milioni di armi leggere e di
piccolo calibro, una ogni dieci abitanti del pianeta.
In Brasile e' in corso un referendum sulla vendita delle armi leggere ai
privati, che sta sollevando un intenso dibattito all'interno del paese, data
la grande disponibilita' di tali strumenti di morte in mano sia alla
malavita, sia alle bande mercenarie e ai famigrati "squadroni della morte".
Eppure di tutto questo non si e' quasi per niente avuta notizia in Italia,
che peraltro invece e' uno dei maggori produttori al mondo di armi leggere.
Secondo gli ultimi dati ufficiali disponibili del Comtrade dell'Onu del
2001, l'Italia e' il secondo esportatore mondiale di questo tipo di armi. La
nostra normativa in materia si riferisce al Testo Unico di Pubblica
Sicurezza del 1931, aggiornato dalla legge 110 del 1975, per quanto riguarda
le armi ad uso civile, e la legge 185/90 sulle armi ad uso militare. Mentre
la seconda legge e' articolata in modo da effettuare uno stretto controllo
sull'export in relazione anche alla situazione dei paesi destinatari (guerre
in corso, dittature, ecc.) e da garantire una conoscenza pubblica attraverso
una relazione annuale al Parlamento, la prima non prevede vincoli
altrettanto rigidi ed informazioni analoghe.
*
L'Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo, una ong che da 25
anni studia i problemi del controllo degli armamenti e della sicurezza, ha
svolto diversi studi in merito (cfr. ad esempio Maurizio Simoncelli (a cura
di), Armi leggere, guerre pesanti. Il ruolo dell'Italia nella produzione e
nel commercio internazionale, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001; Elisa
Lagrasta, Le armi del Bel Paese. L'Italia e il commercio internazionale di
armi leggere, Ediesse, Roma 2005).
Il quadro generale attuale non appare confortante. Nel corso del quadriennio
1999-2002 l'Italia ha esportato armi di piccolo calibro per un totale di
1.262.908.837 di euro. Il 40% di queste armi (501.872.292 di euro) ha
raggiunto l'America Settentrionale. Il 36% delle esportazioni e' rimasto
all'interno dell'Unione Europea. Al terzo posto tra gli importatori si trova
il gruppo dei Paesi Europei non appartenenti all'Unione (7% del totale).
Segue l'area dell'Africa Settentrionale e del Medio Oriente (6% del totale).
Nei quattro anni considerati i dieci principali paesi importatori sono
stati: gli Stati Uniti d'America (497.125.003 di euro), la Francia
(93.027.579 di euro), il Regno Unito (84.128.053 di euro), la Spagna
(59.561.316 di euro), la Germania (56.325.769 di euro), la Turchia
(40.964.212 di euro), la Grecia (38.776.932 di euro) gli Emirati Arabi Uniti
(31.098.690 di euro), il Belgio (28.215.544 di euro) e la Malaysia
(22.628.237 di euro). Si noti come sette dei principali paesi importatori
siano europei. Seguono il Portogallo (con 22.251.230 di euro), il Giappone
(con 20.396.906 di euro), la Norvegia (con 17.570.902 di euro), l'Australia
(con 15.278.197 di euro) e il Libano (con 13.841.396 di euro).
*
Se consideriamo la tipologia delle armi di piccolo calibro esportate
complessivamente nel corso dei quattro anni notiamo che e' costituita
principalmente da pistole, fucili e relativi accessori (821.529.154 di
euro), corrispondente al 65% del totale, mentre le munizioni coprono un 32%
del totale (399.280.070 di euro) e gli esplosivi il 4% (42.099.613 di euro).
Il tipo di arma che ha garantito l'importo maggiore delle vendite con
318.268.089 di euro e' stato il gruppo dei fucili e delle carabine da caccia
o da tiro sportivo ad una canna liscia.
Se si analizza il trend economico globale sui 4 anni, si nota che e' il 2001
l'anno in cui l'Italia ha esportato la quota maggiore di armi di piccolo
calibro: 355.450.642 di euro, ossia il 29% sul totale del periodo
considerato. L'anno con l'ammontare piu' basso e' il 1999, con 279.698.661
di euro (il 22% del totale globale) seguito dal 2000 con 305.762.491 di euro
(il 24% del totale). Il 2002 con una percentuale del 25% e un importo di
321.997.043 di euro rappresenta un leggero ribasso nelle esportazioni
rispetto all'anno precedente.
*
In linea generale - anche se non mancano eccezioni - si puo' notare che sono
soprattutto i paesi cosiddetti in via di sviluppo o comunque non
appartenenti all'orbita nord-occidentale a manifestare l'andamento piu'
irregolare nelle importazioni di armi di piccolo calibro italiane, mentre
gli stati piu' ricchi mantengono quote di importazione piu' o meno uniformi.
E' interessante rilevare in particolare l'export significativo in diverse
aree di crisi. Infatti, i casi piu' evidenti sono stati la vendita di oltre
10 milioni di euro di armi alla Federazione Russa, nonostante la crisi in
atto in Cecenia; l'entrata di 6 milioni di euro di armi in Israele, in
conflitto armato nei territori occupati; i 3 milioni di euro di armi vendute
all'Algeria, da anni in stato di conflitto contro gruppi ribelli; i 2,5
milioni di euro che hanno raggiunto la Colombia nonostante la guerriglia
interna; i 2 milioni di euro di armi importate dalle Filippine, in conflitto
armato con gruppi separatisti; e gli 1,8 milioni di euro che sono entrati in
India, benche' il paese sia accusato di gravi violazioni dei diritti umani e
si trovi in stato di conflitto in alcune aree del proprio territorio.
L'Etiopia, sottoposta a continui embarghi, ha potuto importare armi italiane
per un totale di quasi 1 milione di euro, come la Bosnia-Erzegovina che ne
ha importati oltre 800.000 euro, e la Cina: quasi mezzo milione. Tra i casi
di esportazione di armi, munizioni ed esplosivi in contrasto con il rispetto
per i diritti umani si segnalano la Turchia, con un'importazione di oltre 40
milioni di euro, la Malaysia con piu' di 22 milioni di euro di armi, Cipro
con 6,3 milioni e il Guatemala con 3,2 milioni di euro di armi italiane
acquistate.
*
Il regime di controllo meno rigido a cui sono sottoposte le armi comuni da
sparo ha consentito l'esportazione di questi materiali verso paesi in stato
di conflitto armato, con forti tensioni interne, sottoposti a embarghi
dell'Onu o dell'Unione Europea, o accusati di gravi violazioni di diritti
umani.
La frequenza di casi di esportazioni, anche ingenti, a paesi con situazioni
interne in contrasto con i criteri menzionati, rende necessaria una maggiore
trasparenza e un maggior controllo dei trasferimenti di armi da fuoco.
Le armi di piccolo calibro, anche se considerate ad uso civile, sono
comunque strumenti di offesa e lo Stato dovrebbe non soltanto assumersi la
responsabilita' delle autorizzazioni che concede alle esportazioni - per le
quali, si ricorda, e' richiesta solo la licenza del questore - ma anche
stendere documenti pubblici che registrino i movimenti di tali materiali,
cosi' come avviene per le armi a prevalente uso militare. Invece, per
ottenere informazioni sulle esportazioni di armi comuni da sparo e'
necessario accedere ai dati dell'Istat, dotati di poca chiarezza interna e
privi di organicita'.
Una relazione annuale del Presidente del Consiglio dei Ministri al
Parlamento sarebbe un buono strumento per una maggiore trasparenza: la
necessita' di rendere noti i movimenti di tutte le armi metterebbe lo Stato
nella condizione di procedere alle concessione delle autorizzazioni
all'esportazione con piu' attenzione alla situazione interna dei paesi
destinatari delle armi.

6. RIFLESSIONE. FRANCO CAMBI: LA NONVIOLENZA: UN ASSOLUTO ANTROPOLOGICO,
ETICO E POLITICO
[Ringraziamo Franco Cambi (per contatti: cambi at unifi.it) per questo
intervento. Franco Cambi, illustre pedagogista, e' professore ordinario di
pedagogia generale all'Universita' di Firenze. Dal sito della Facolta' di
scienze della formazione dell'Universita' di Firenze riprendiamo la seguente
scheda: "Dal 1987 Franco Cambi e' professore ordinario di Pedagogia
generale; ha svolto il suo insegnamento presso gli Atenei di Lecce, di Siena
e di Firenze. La sua formazione scientifica si e' compiuta a Firenze sotto
la guida di Giulio Preti, per la filosofia, e di Lamberto Borghi, per la
pedagogia (con quest'ultimo si e' laureato con una tesi sullíevoluzione del
"discorso pedagogico" in Italia dal Risorgimento agli anni Sessanta del XX
secolo), cosi' come quella didattica, lavorando sia alla Facolta' di Lettere
sia a quella di Magistero. E' stato ed e' tuttora direttore del Dipartimento
di scienze dell'educazione e dei processi culturali e formativi dell'Ateneo
fiorentino ed e' tuttora coordinatore del Dottorato in "Metodologie della
ricerca pedagogica. Teoria e storia". Dal 1997 e' membro del Consiglio
Direttivo dell'Irrsae-Toscana e attualmente e' presidente dell'Irre-Toscana.
Da piu' di dieci anni fa parte del consiglio direttivo del Cirse; inoltre
dirige l'Unelg-Toscana. Ha svolto ricerche a livello nazionale finanziate a
piu' riprese dal Mpi, poi dal Murst; ha diretto una ricerca - per conto
della Regione Toscana - su "La Toscana e l'educazione dal Settecento ad
oggi", con altri colleghi, su "L'educazione professionale in Toscana"; ha
coordinato una ricerca, finanziata dal Murst, su "Neopragmatismo americano e
teoria pedagogica", e ne coordina un'altra, sempre finanziata dal Miur, su
"Intenzionalita' e ricerca educativa: tra teoria pedagogica e pratica
formativa". Dal 1998 dirige la rivista semestrale "Studi sulla formazione".
E' direttore scientifico dell'Archivio della pedagogia italiana del
Novecento. Inoltre, dirige diverse collane editoriali: presso Le Lettere, La
Nuova Italia, Carocci, Unicopli, ed altre case editrici. Dal punto di vista
scientifico i suoi ambiti di ricerca sono stati i seguenti, svolti in
contemporanea e tuttora in corso: studio di modelli teorici della pedagogia
e loro tipologia attuale; epistemologia pedagogica contemporanea; storia
della pedagogia italiana, europea, occidentale; problemi emergenti di
pedagogia sociale; storia dell'educazione, delle istituzioni educative e
storia dell'infanzia; metodologia della ricerca storico-educativa;
letteratura dell'infanzia; storia della filosofia contemporanea in Italia;
aspetti della teoreticita' filosofica attuale. Tra le opere di Franco Cambi
pubblicate in volume: La pedagogia borghese nell'Italia moderna, Firenze, La
Nuova Italia, 1974; La ricerca in pedagogia, Firenze, Le Monnier, 1976;
Metodo e storia. Biografia filosofica di G. Preti, Firenze, Grafistampa,
1978; Antifascismo e pedagogia 1930-1945, Firenze, Vallecchi, 1980; La
"scuola di Firenze" da Codignola a Laporta, Napoli, Liguori, 1982;
Razionalismo e praxis a Milano,  Milano, Cisalpino-Goliardica, 1983;
Collodi, De Amicis, Rodari, Bari, Dedalo, 1985; Il congegno del discorso
pedagogico, Bologna, Clueb, 1986; La sfida della differenza, Bologna, Clueb,
1987; Storia dell'infanzia nell'Italia liberale, (con S. Ulivieri), Firenze,
La Nuova Italia, 1988; L'educazione tra ragione e ideologia, Milano, Mursia,
1989; L'infanzia nella societa' moderna, (con L. Trisciuzzi), Roma, Editori
Riuniti, 1989; Infanzia e violenza, (con S. Ulivieri), Firenze, La Nuova
Italia, 1990; Rodari pedagogista, Roma, Editori Riuniti, 1990; La ricerca
storico-educativa in Italia, Milano, Mursia, 1992; I silenzi
dell'educazione, (a cura, con S. Ulivieri), Firenze, La Nuova Italia, 1994;
Tra scienza e storia, Milano, Unicopli, 1994; La formazione. Studi di
pedagogia critica, (a cura con E. Frauenfelder), Milano, Unicopli, 1994;
Liberta' da... L'eredita' del marxismo pedagogico, Firenze, La Nuova Italia,
1994; Storia della pedagogia, Bari, Laterza, 1995; Vito Fazio Allmayer:
dall'attualismo allo storicismo critico, Palermo, Fondazione Fazio Allmayer,
1996; Il bambino e la lettura, (con G. Cives), Pisa, Ets, 1996; Mente e
affetti nell'educazione contemporanea, Roma, Armando, 1996; I saperi
dell'educazione, (a cura, con P. Orefice, D. Ragazzini), Firenze, La Nuova
Italia, 1996; Fondamenti teorici del processo formativo, (a cura, con P.
Orefice), Napoli, Liguori, 1997; Il processo formativo tra storia e prassi,
(a cura, con P. Orefice), Napoli, Liguori, 1997; Nel conflitto delle
emozioni, (a cura di), Roma, Armando, 1997; Cesare Beccaria, Dei delitti e
delle pene, Roma, Armando, 1998; La Toscana e l'educazione, (a cura di),
Firenze, Le Lettere, 1998; Itinerari nella fiaba, (a cura di), Pisa, Ets,
1999; Manuale di filosofia dellíeducazione, Bari, Laterza, 2000; Erasmo da
Rotterdam, Le buone maniere dei ragazzi, Roma, Armando, 2000; L'arcipelago
dei saperi, (a cura di), Firenze, Le Monnier, 2000 e 2001 (6 voll.);
Pedagogia generale (con E. Colicchi, M. Muzi, G. Spadafora), Firenze, La
Nuova Italia, 2001; La questione del soggetto tra filosofia e scienze umane,
(a cura di), Firenze, Le Monnier, 2001; Mostri e paure nella letteratura per
l'infanzia di ieri e di oggi, (a cura di), Firenze, Le Monnier, 2001;
Intercultura: fondamenti pedagogici, Roma, Carocci, 2001; (a cura di), La
progettazione curricolare nella scuola contemporanea, Roma, Carocci, 2001;
L'autobiografia come metodo formativo, Roma-Bari, Laterza, 2002; Formare
alla complessita', (con M. Callari Galli e M. Ceruti), Roma, Carocci, 2003;
Saperi e competenze, Roma-Bari, Laterza, 2004. Lavori in preparazione: Lo
storicismo critico. Modelli e figure; Cultura e pedagogia nell'Italia
liberale. Dal positivismo al nazionalismo; Capire la politica"]

Siamo, lo riconosciamo o no, dentro un grande Iter della cultura mondiale e
della trasformazione storica e sociale attuale, dentro un "cammino" aperto,
ma gia' definito, ben saldo nei suoi principi e nei suoi obiettivi, diffuso
e dotato di organizzazione, al quale dobbiamo dare sempre piu' forza e
sempre piu' sostegno: quello della nonviolenza, che significa no alla
guerra, no ai conflitti tra popoli o religioni o nazioni, no - anche - alle
sopraffazioni e alla violenza nel privato (verso bambini, verso le donne,
verso i deboli, etc.) e si', invece, a uno stile di comunicazione sociale
(in generale) che si saldi alla convivenza, alla solidarieta', alla
collaborazione e ai principi dell'incontro, dell'intesa e del dialogo.
La nonviolenza occupa, oggi, nel nostro immaginario e nella nostra
organizzazione sociale, il ruolo di un valore regolativo, ma primario e
assoluto: ogni violenza e' - se pur praticata - de-legittimata, censurata,
eticamente rifiutata; e, insieme, tale disposizione ha il ruolo di un
compito, da realizzare, da far crescere e sviluppare, da rendere attivo e
partecipato.
Nella cultura e nell'immaginario la nonviolenza (il rifiuto della violenza,
l'attitudine al dialogo, l'interiorizzazione dell'atteggiamento della pace,
etico e cognitivo, etc.) sta costruendosi come nuovo assoluto, come
principio e come valore. E in questo percorso, ancora accidentato, ancora in
salita, ancora carico di contrasti, va sostenuta - in teoria e in pratica -
con argomenti e iniziative, con strategie complesse che sono, a vario titolo
e livello, educative.
*
La pedagogia deve essere un interlocutore privilegiato della nonviolenza e
della pace, seguendo una tradizione illustre che da Comenio arriva su' su' a
Capitini e, anche, al mio maestro Lamberto Borghi, a miei colleghi
d'universita' a Firenze, come Antonio Carbonaro. La pedagogia deve farsi
attore consapevole di questo Iter nuovo della civilta', pensando la
nonviolenza come, appunto, il nuovo assoluto della nostra cultura, il
principio che essa deve coltivare e realizzare, prima ancora, della ragione
e della produttivita', e proprio perche' e' il principio/valore che il
nostro tempo storico ci impone di realizzare e il pensiero attuale ci ha
mostrato come "a quo" e "ad quem" di tutta la nostra civilta'.
Oggi. Per la coscienza attuale. Per stare nel disincanto e nella
globalizzazione costruttivamente e far nascere in essi quell'orizzonte
Inedito (di pace e di nonviolenza) di cui l'attualita' e' pur gravida. Alla
pedagogia (come all'etica, come alla politica, etc.), spetta -
socraticamente - il ruolo di "forcipe". E si pensi, tanto per esemplificare,
al complesso lavoro "pedagogico" svolto in questi anni da Morin: sta su
questa frontiera, e cognitivamente e eticamente.

7. INIZIATIVE. ILEANA MONTINI: "LA VIOLENZA NEI LEGAMI D'AMORE". UN CICLO DI
INCONTRI A BRESCIA
[Ringraziamo Ileana Montini (per contatti: ileana.montini at tin.it) per questa
segnalazione. Ileana Montini, prestigiosa intellettuale femminista, gia'
insegnante, e' psicologa e psicoterapeuta. Nata nel 1940 a Pola da genitori
romagnoli, studi a Ravenna e all'Universita' di Urbino, presso la prima
scuola di giornalismo in Italia e poi sociologia; giornalista per
"L'Avvenire d'Italia" diretto da Raniero La Valle; di forte impegno
politico, morale, intellettuale; ha collaborato a, e fatto parte di, varie
redazioni di periodici: della rivista di ricerca e studio del Movimento
Femminile DC, insieme a Tina Anselmi, a Lidia Menapace, a Rosa Russo
Jervolino, a Paola Gaiotti; di "Per la lotta" del Circolo "Jacques Maritain"
di Rimini; della "Nuova Ecologia"; della redazione della rivista "Jesus
Charitas" della "famiglia dei piccoli fratelli e delle piccole sorelle"
insieme a fratel Carlo Carretto; del quotidiano "Il manifesto"; ha
collaborato anche, tra l'altro, con la rivista "Testimonianze" diretta da
padre Ernesto Balducci, a riviste femministe come "Reti", "Lapis", e alla
rivista di pedagogia "Ecole"; attualmente collabora al "Paese delle donne".
Ha partecipato al dissenso cattolico nelle Comunita' di Base; e preso parte
ad alcune delle piu' nitide esperienze di impegno non solo genericamente
politico ma gramscianamente intellettuale e morale della sinistra critica in
Italia. Il suo primo libro e' stato La bambola rotta. Famiglia, chiesa,
scuola nella formazione delle identita' maschile e femminile (Bertani,
Verona 1975), cui ha fatto seguito Parlare con Dacia Maraini (Bertani,
Verona). Nel 1978 e' uscito, presso Ottaviano, Comunione e liberazione nella
cultura della disperazione. Nel 1992, edito dal Cite lombardo, e' uscito un
libro che racconta un'esperienza per la prevenzione dei drop-out di cui ha
redatto il progetto e  curato la supervisione delle operatrici: titolo: "...
ho qualche cosa anch'io di bello: affezionatrice di ogni cosa". Recentemente
ha scritto la prefazione del libro di Nicoletta Crocella, Attraverso il
silenzio (Stelle cadenti, Bassano (Vt) 2002) che racconta l'esperienza del
Laboratorio psicopedagogico delle differenze di Brescia, luogo di formazione
psicopedagogica delle insegnanti e delle donne che operano nelle relazioni
d'aiuto, laboratorio nato a Brescia da un progetto di Ileana Montini e con
alcune donne alla fine degli anni ottanta, preceduto dalla fondazione,
insieme ad altre donne, della "Universita' delle donne Simone de Beauvoir".
Ha recentemente pubblicato, con altri coautori, Il desiderio e l'identita'
maschile e femminile. Un percorso di ricerca, Franco Angeli, Milano 2004. Su
Ileana Montini, la sua opera, la sua pratica, la sua riflessione, hanno
scritto pagine intense e illuminanti, anche di calda amicizia, Lidia
Menapace e Rossana Rossanda]

"La violenza nei legami d'amore": e' questo il titolo di un "ciclo
culturale" organizzato dal Consultorio familiare onlus di via Milano 16 di
Brescia, che iniziera' sabato 15 ottobre presso la sala conferenze della
Banca Lombarda di via Cefalonia 62, alle ore 14,30.
Il consultorio e' nato nel 1973 come struttura cattolica per poi
progressivamente "laicizzarzi". Svolge attivita' di consulenza al singolo e
alla coppia e sostegno psicoterapeutico, nonche' medico e legale.
Ha sempre organizzato anche delle attivita' collateterali come i "cicli
culturali" in quattro incontri per operatori del campo delle relazioni
d'aiuto, ma anche per i cittadini.
Questo ciclo e' il frutto di un intenso lavoro di equipe durato quasi due
anni e ha ottenuto il patrocinio del Comune di Brescia, delle commissioni
Pari Opportunita' del Comune e della Provincia. Perche' questo tema? Il
lavoro consultoriale (svolto quasi totalmente da psicologi, avvocati, medici
e consulenti a titolo di volontariato) ha via via messo in evidenza una
problematica complessa nei "legami" di coppia e familiari.  Spesso i "casi"
che si presentono mettono in evidenza violenze reciproche, psicologiche e
anche fisiche. Spesso, come nel passato che volevamo concluso, a esercitare
violenza sono i mariti la cui crisi d'identita' maschile, anche a causa
dell'evoluzione in senso paritario delle donne, spinge a rivalse di tipo
patriarcale.
Come si legge nella presentazione del ciclo di incontri: "Se guardiamo
all'essenza del legame d'amore, constatiamo che esso comporta
coappartenenza, possesso, entrata forte e anche esclusiva dell'uno nella
vita dell'altro, a un punto tale da poter dire che i due formano un'unica
realta'". Un'unica realta' che puo' pero' scatenare dinamiche  laceranti.
"Nel mondo globalizzato l'individuo sperimenta non di rado la solitudine,
l'insicurezza, la paura del domani. In un tale clima non sorprende il fatto
che i legami di coppia e familiari, i legami d'amore appunto, siano
sovraccaricati di aspettative e appaiano come ancora di salvezza, come
l'unica mediazione di infinite contraddizioni, come il luogo di numerosi
servizi. Si tratta di un iperinvestimento che, quando non e'  adeguatamente
gestito, non puo' non tradursi, sul piano della vita affettiva, in tensioni,
risentimenti, conflitti. Tramite la violenza domestica si cerca, in fondo,
di esorcizzare quel rischio esistenziale di essere se stessi che non si
riesce ad affrontare con il coraggio della mediazione e della creativita'".
Nel primo incontro avverra' uno  scambio tra Lea Melandri, saggista e figura
assai nota del  femminismo italiano, e Khaled Fouad Allam, editorialista del
quotidiano "La Repubblica" e sociologo, sul tema; "Logiche d'amore e logiche
di guerra: una parentela insospettabile".
Il 22 ottobre sara' la volta di Gabriella Mariotti, psicoanalista, del
gruppo degli "Argonauti" sul tema: "Violenza femminile, violenza maschile:
percorsi (nascosti) di amorosa distruttivita' quotidiana".
Seguira' il 5 novemvre l'antropologa Barbara Caputo, dell'Istituto per gli
studi sulla multietnicita' (Milano), che trattera' "La sessualita' e i segni
del controllo maschile sul corpo femminile: tracce fisiche e tracce
simboliche".
Infine Mimma Mariotti, docente di diritto di famiglia all'Universita' degli
studi di Milano, e Francesco Caggio, pedagogista, si confronteranno sul
tema: "Scenari di violenza nei legami familiari e tra adulti e bambini: il
fenomeno e i rimedi".

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1078 del 9 ottobre 2005

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