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La nonviolenza e' in cammino. 1070
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1070
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 1 Oct 2005 00:54:07 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1070 del primo ottobre 2005 Sommario di questo numero: 1. Andrea Fiorentino: Si' al referendum per proibire il commercio delle armi 2. Appello dei missionari comboniani del Nordeste del Brasile per il si' al referendum 3. Angelo Cifatte: Si' 4. Daniele Gallo: Si' 5. "Rete Musibrasil": Si' 6. Giuliana Sgrena presenta "Otto anni e 21 giorni" di Simona Torretta 7. Enrico Peyretti: Perdono 8. Giovanni Sarubbi: Verso la quarta giornata del dialogo cristiano-islamico 9. Un profilo di Giovanni Benzoni 10. Letture: Mariapaola Fimiani, Vanna Gessa Kurotschka, Elena Pulcini (a cura di), Umano, post-umano 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento 12. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. ANDREA FIORENTINO: SI' AL REFERENDUM PER PROIBIRE IL COMMERCIO DELLE ARMI [Ringraziamo Andrea Fiorentino (per contatti: brigitte.moretti at tiscalinet.it) per questo intervento. Andrea Fiorentino e Brigitte Moretti sono da sempre impegnati in iniziative di pace e di solidarieta', per i diritti umani e dei popoli; sono tra i promotori dell'esperienza degli incontri di accostamento alla nonviolenza che si svolgono periodicamente a Narni e ad Amelia] Ogni occasione di rallentare, se non arrestare, la diffusione delle armi va colta decisamente con convinzione. In ogni tempo e in ogni luogo coloro che cercano di diffondere l'uso della violenza, o che di esso si giovano per i loro commerci, sono riusciti facilmente a far affermare le proprie strategie, poiche' sono sufficienti pochi facinorosi per innescare spirali di violenza difficilmente arginabili, mentre sono sempre necessarie grandi masse per progredire con strategie che rifiutino l'uso della violenza. A cio' si aggiunga che, analogamente a quanto avviene per il traffico che si intensifica all'aumentare delle strade percorribili, la violenza si accresce con la maggiore disponibilita' di armi. Purtroppo, chi lucra (economicamente o politicamente) su questa dinamica, fa di tutto per indurre l'insicurezza e la paura che sono i veri moventi dell'uso della violenza. Se sono forte, mi sento sicuro ed affronto la vita con coraggio, che necessita' ho di ricorrere alla violenza? Questa e' anche la chiave di lettura della strategia di chi induce all'uso della violenza: chi sente messa in dubbio la propria supremazia (per esempio le leadership di alcuni paesi ricchi) o teme che l'emergere di economie in forte crescita possa inficiare il proprio predominio, se non monopolio, economico ha interesse a mantenere livelli di incertezza e di insicurezza che gli permettano di "condizionare" la dinamica delle reazioni di intere popolazioni per finalizzarla al proprio tornaconto. * Troppo a lungo abbiamo sottovalutato queste strategie, forse anche condizionati dalle contrapposizioni dell'epoca della guerra fredda, e troppo poco ci siamo interrogati su quali siano state, e siano tuttora, le conseguenze delle nostre azioni quotidiane. Le risorse delle quali usufruiamo nei paesi "ricchi" sono il frutto di disequilibri economici e sociali che altri pagano. Non possiamo pensare di continuare a mantenere il nostro tenore di vita e contemporaneamente batterci per l'affermazione dei diritti delle popolazioni dei paesi sfruttati. Le due posizioni sono in contrasto tra loro; e se noi ce ne rendiamo finalmente conto con grande ritardo, c'e' chi lo ha sempre ben saputo e ha fatto di tutto perche' continuasse ad essere cosi'. Tra questi ultimi, chi ha acquisito coscienza della disparita' di condizione economica e sociale, ha visto in prospettiva le conseguenze di un suo superamento, che avrebbero messo in discussione la propria condizione economica dominante e la propria "liberta'" (falsa, perche' si giova della "non liberta'" di altri). Penso alle affermazioni di alcuni governanti statunitensi quando hanno detto che il tenore di vita della popolazione del loro paese non poteva essere messo in discussione; e penso alle multinazionali che trasferiscono le loro produzioni dove ci sono meno diritti per i lavoratori perche' e' proprio su tale carenza che speculano per incrementare i propri profitti. * Quindi avremmo tutti il dovere di compiere le nostre scelte quotidiane tenendo in considerazione quali ne siano le conseguenze; dovremmo rifiutare gli acquisti di prodotti a prezzi bassi quando sono il risultato dello sfruttamento di altri; dovremmo sforzarci di rispettare i diritti di chi ci sta intorno consapevoli che una parte di cio' che finora abbiamo considerato diritto e' stata in realta' abuso; dobbiamo rifiutare di accettare la logica della violenza vincendo le nostre paure e analizzando e confutando la propaganda di chi cerca di alimentarle. Si puo' agire tutti i giorni attraverso i propri comportamenti e le proprie scelte; e si puo' agire in momenti particolari, quando, come ora, si presenta l'occasione di votare ad un referendum. E' percio' fondamentale per i brasiliani votare si' al referendum sul commercio delle armi leggere. 2. DAL BRASILE. APPELLO DEI MISSIONARI COMBONIANI DEL NORDESTE DEL BRASILE PER IL SI' AL REFERENDUM [Da padre Ermanno Allegri, direttore dell'agenzia stampa "Adital" (per contatti: ermanno at adital.com.br) riceviamo e diffondiamo. L'agenzia "Adital", diffondendo il documento, vi premette la seguente nota informativa: "Mancando meno di un mese al referendum del 23 ottobre, che decidera' sulla fine della commercializzazione delle armi da fuoco e delle munizioni in Brasile, gli appelli in favore del disarmo si moltiplicano. Col seguente documento manifesta pubblicamente il suo appoggio alla Campagna per il disarmo il gruppo dei missionari comboniani del Nordeste, la zona piu' povera del Brasile. Secondo il documento diffuso dai comboniani, insieme a diverse altre strutture d'intervento sociale, il commercio di armi da fuoco e di munizioni deve essere proibito nel paese. Del resto e' gia' comprovato che, in Brasile, le armi da fuoco uccidono piu' che gli incidenti automobilistici, l'aids o qualsiasi altra malattia o causa esterna. "Tutti gli anni sono quasi 40.000 le persone uccise con armi da fuoco in Brasile. E' una vera guerra civile", dice il testo dell'appello. Considerando che la giustizia e la pace sono parti integranti della pratica evangelizzatrice di Gesu' Cristo e dell'attivita' missionaria del loro fondatore San Daniele Comboni, i missionari comboniani del Nordest e le strutture che con loro collaborano, difendono l'immediato disarmo e la fine della vendita di armi e munizioni, in quanto credono che queste non garantiscono e non creano giustizia, sicurezza e prosperita' al Brasile". Ermanno Allegri e' direttore di "Adital", Agenzia d'informazione "Frei Tito" per l'America Latina, tel. 8532579804, fax: 8534725434, cellulare: 8599692314, sito: www.adital.com.br ; "sacerdote bolzanino da trent'anni in Brasile, gia' segretario nazionale della Commissione Pastorale della Terra e ora direttore di un'agenzia continentale (Adital, sito: www.adital.com.br), nata come strumento per portare all'attenzone della grande informazione latinoamericana i temi delle comunita' di base e l'impegno contro la poverta'. Allegri e' stato chiamato a contribuire al coordinamento delle azioni di sensibilizzazione in vista del referendum che si terra' in Brasile alla fine di ottobre che ha come tema la messa al bando del commercio delle armi da fuoco che in tutta l'America Latina costituisce un rilevante fattore di violenza (omicidi, rapine, ecc.). E' una battaglia civile e di diritto importantissima per tutto il Brasile, ma anche per il movimento per la pace di tutto il mondo. La posta in gioco e' grande ma i poteri che contano (le multinazionali delle armi) sono gia' all'opera per vincere, mettendo in campo enormi fondi. Allegri chiede che questo tema venga messo nell'agenda anche del movimento per la pace italiano e chiede anche un aiuto finanziario per coordinare da qui a ottobre l'attivita' di sensibilizzazione di Adital" (Francesco Comina)] La domanda del referendum e': "Il commercio delle armi da fuoco e delle munizioni deve essere proibito in Brasile?". Si'. Il commercio di armi da fuoco e di munizioni deve essere proibito in Brasile. Subito. Per questo votiamo si' al referendum. E' dimostrato che in Brasile le armi da fuoco uccidono piu' degli incidenti automobilistici, l'aids o qualsiasi altra malattia o causa esterna. Tutti gli anni sono quasi 40.000 le persone uccise con armi da fuoco in Brasile. E' una vera guerra civile. Il 23 ottobre avremo l'opportunita' di dire in che tipo di societa' vogliamo vivere. E' un'opportunita' unica per appoggiare e valorizzare il referendum come un importante strumento di partecipazione e decisione popolare. Quindi, i missionari comboniani del Nordest e le strutture che con loro collaborano, considerando che la giustizia e la pace sono parti integranti della pratica evangelizzatrice di Gesu' Cristo e dell'attivita' missionaria del loro fondatore San Daniele Comboni, difendono l'immediato disarmo e la fine della vendita di armi e munizioni, perche' credono che non sono le armi che garantiscono e creano giustizia, sicurezza e prosperita' nel nostro Paese. Difendendo il disarmo vogliamo collaborare con tutti quelli che vogliono costruire una nuova cultura di pace, di dialogo e di rispetto dell'integrita' fisica e morale delle persone in Brasile. Per la fine della violenza istituzionale, della corruzione e dei sistemi economici e politici che alimentano le fabbriche della morte, diciamo si' alla vita e alla pace. Votiamo si' al referendum. * Missionari comboniani del Nordeste del Brasile; Associazione "Carlo Ubbiali"; Centro di sostegno alla famiglia, Caf; Centro dei giovani per la pace, Cejupaz; Centro per la difesa della vita e dei diritti umani di Acailandia; Centro per la difesa della vita e dei diritti umani "Oscar Romero"; Centro per la difesa della vita e dei diritti umani "Herbert de Souza"; Centro Pastoral Afro "padre Heitor Frisotti", Cenpah; Centro Afro di promozione e difesa della vita "padre Ezequiel Ramin", Capdever; Fondazioen Casa della gioventu' San Daniele Comboni;; Istituto Ekos per l'equita' e la giustizia; Movimento di salute mentale comunitaria del Bom Jardim; Progetto Educativo "Maos Dadas". * Per contatti: combo.ne at terra.com.br, cejupaz at veloxmail.com.br 3. 23 OTTOBRE. ANGELO CIFATTE. SI' [Ringraziamo Angelo Cifatte (per contatti: angelocifatte at fastwebnet.it) per questo intervento. Angelo Cifatte, costruttore di pace, amico della nonviolenza, fa parte della Tavola della pace ed e' impegnato da sempre in molte attivita' ed esperienze di pace, di solidarieta', per la giustizia e i diritti] Da anni ormai le nostre citta' sono impegnate a promuovere e vivere una esperienza di "mondialita'" nelle proprie azioni di pace. Genova e' tra queste, dopo aver vissuto l'esperienza del G8 del luglio 2001, in cui ha davvero verificato quanto si debba operare localmente e pensare globalmente. Cio' che fatica ad affermarsi, anche per l'obiettiva crisi economica e per le colpe dei nostri governanti centrali, e' il passaggio alla quotidianita' dell'impegno, che consenta e sviluppi iniziative di consolidamento degli scambi e dei rapporti, anche attraverso una dignitosa cooperazione internazionale. * Il referendum brasiliano rappresenta, per noi tra i produttori di armi, uno scatto di genialita', un pungolo per la sensibilita' nostra e del mondo, che non puo' non essere vissuto come un momento di riflessione e di autocoscienza generale. * Speriamo che anche quanto abbiamo diffuso anche in termini di "ordini del giorno" di solidarieta' presso i nostri enti locali contribuisca a dare un segnale di attenzione e di gemellaggio con le pratiche democratiche di liberazione operanti laggiu', in una terra verso cui l'Italia, passando da Genova, trasferi' migliaia e migliaia di essere umani, certamente sensibili ad una vita pacifica e nonviolenta, obiettivo centrale del referendum. 4. 23 OTTOBRE. DANIELE GALLO: SI' [Ringraziamo Daniele Gallo (per contatti: redazione at viator.it) per questo intervento. Daniele Gallo e' il direttore della bella rivista "Viator", mensile cristiano della pace, della solidarieta', del dialogo e dei diritti umani] Attorno al tredicesimo secolo l'invenzione della polvere da sparo fu salutata con entusiasmo ed apprezzata in tutta la sua forza rivoluzionaria. Infatti, da quel momento, non avrebbe piu' vinto soltanto il piu' forte sul piano fisico, ma quello piu' ricco, capace di riempire di piu' e meglio arsenali e santabarbare. Insomma, non siamo messi bene: la supremazia spetta al piu' forte o al piu' ricco. Comunque la giri chi si afferma cosi' non mi piace: puzza di violenza, aggressivita', prevaricazione. Piu' di sette secoli di finto progresso hanno ovviamente complicato le cose, e oggi chi possiede un'arma, magari con il grossolano equivoco del diritto alla propria difesa, e' considerato con benevolenza se non addirittura con riguardo. * E cosi' siamo arrivati all'abiezione di dover contare nel mondo circa 640 milioni di armi leggere ed un morto ammazzato ogni minuto a causa della violenza armata. E piu' ci sono armi, piu' ci sono morti. Chi ha un'arma in casa ha il 57% in piu' di possibilita' di essere assassinato rispetto a chi non ne ha. E' un'equazione rigida, ovvia, elementare. Come quella che vede gli Usa al primo posto per numero di reati commessi, nonostante in quasi tutti i suoi Stati esista ancora la vergogna della pena di morte. Sembrano automatismi di facile comprensione ma sono troppo difficili per gli intorpiditi cervelli dei decisori ammaliati dalla potenziale forza corruttiva dei fabbricanti d'armi. * Per questo deve essere la gente a trovare la forza di mandare all'aria questa logica di morte e mostrarne gli evidentissimi danni; e per questo il referendum sulla proibizione del commercio delle armi da fuoco indetto in Brasile per il prossimo 23 ottobre, primo esempio nel mondo, deve tracciare una linea di demarcazione tra un prima e un dopo, costituendo un etico volano per l'intera umanita'. E' tempo di mobilitare tutte le persone di buona volonta' perche' la scintilla brasiliana possa essere accesa in tutti i paesi del globo. Oltre al risparmio di tante vite umane, si aumenterebbe il livello di non conflittualita' generale e la possibilita' di ripristinare una migliore armonia nelle relazioni interpersonali. 5. 23 OTTOBRE. "RETE MUSIBRASIL": SI' [Ringraziamo la "Rete Musibrasil" (per contatti: Associazione culturale Rete Musibrasil, via Roosevelt 11, 22100 Como, tel. e fax: 031300394, casella postale 420, 22100 Como, e-mail: redazione at musibrasil.net, sito: http://musibrasil.net) per questo intervento] "Musibrasil" dice si' al disarmo civile. E si schiera per il divieto al commercio di armi da fuoco e munizioni in vista del referendum su questo tema che si terra' in Brasile. Chiedendo ai propri iscritti, soci e lettori di sottoscrivere un appello che il 23 ottobre prossimo, giorno della consultazione, inviera' ai seguenti soggetti istituzionali: - Ambasciata del Brasile in Italia, - Ambasciata italiana in Brasile, - Presidenza della Repubblica del Brasile; - Presidenza della Repubblica Italiana; - Ministero della Giustizia; - Ministero della Salute; e ai piu' importanti referenti istituzionali e della societ' civile brasiliani particolarmente impegnati nella campagna per il disarmo. * Qui di seguito il testo dell'appello che vi chiediamo di sottoscrivere inviando un semplice messaggio a questo indirizzo e-mail: si_al_disarmo at musibrasil.net A tutela della vostra privacy vi garantiamo riservatezza sul vostro indirizzo e-mail: invieremo soltanto nome, cognome e citta', che vi preghiamo di indicare. * Premesso che - il Brasile e' un paese in cui sono in circolazione piu' di 17 milioni di armi da fuoco, di cui soltanto il 10% appartengono alle forze armate e alle forze di polizia, mentre il resto e' nelle mani di civili; - ogni giorno in Brasile circa cento persone muoiono uccise da armi da fuoco; - nel 2003 39.325 persone in Brasile sono morte uccise da armi da fuoco; - le istituzioni brasiliane hanno promosso una campagna di disarmo volontario attraverso cui e' stato chiesto ai cittadini in possesso di armi di consegnarle alle autorita' affinche' venissero distrutte; - nel 2004, grazie a questa campagna di disarmo, piu' di 450.000 armi da fuoco sono state tolte dalla circolazione, e per la prima volta in 13 anni il numero dei morti uccisi da armi da fuoco in Brasile e' diminuito: rispetto ai dati del 2003 nel 2004 sono state salvate 3.234 vite umane; - il 23 ottobre 2005 si svolgera' in Brasile il primo referendum nella storia di quel Paese, referendum in cui ai cittadini sara' posto il quesito: "Il commercio di armi da fuoco e munizioni deve essere proibito in Brasile?"; l'associazione culturale "Rete Musibrasil", editrice del portale "Musibrasil" (www.musibrasil.net) e della omonima lista di discussione (it.groups.yahoo.com/group/musibrasil.net) - esprime solidarieta' all'impegno delle istituzioni e della societa' civile del Brasile per ridurre il numero delle vittime di uccisioni da armi da fuoco; - esprime apprezzamento per la scelta di civilta' di chiedere ai cittadini di disarmarsi volontariamente e di decidere democraticamente ed umanitariamente di salvare quante piu' vite umane sia possibile; - sollecita che l'esempio brasiliano si estenda quanto piu' possibile, e che anche altri paesi ed altre popolazioni scelgano la via del disarmo e del rispetto per la vita umana; - auspica che l'intera umanita' abbia un futuro di pace e convivenza, ed a tal fine si impegna a promuovere la cultura della pace, del dialogo, della solidarieta', della legalita', del disarmo, della nonviolenza; - esprime un convinto e coerente "si'" alla difesa della vita di ogni essere umano, alla pace tra le persone e tra i popoli, alla sicurezza di tutti nel rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani, alla legalita', al disarmo della societa', alla civile convivenza. * Ci auguriamo che molti di voi partecipino a questa importante iniziativa, che contribuira' a mettere fine a un massacro che in Brasile costa la vita a quarantamila persone ogni anno. 6. TESTIMONIANZE. GIULIANA SGRENA PRESENTA "OTTO ANNI E 21 GIORNI" DI SIMONA TORRETTA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 28 settembre 2005. Giuliana Sgrena, giornalista, intellettuale e militante femminista e pacifista tra le piu' prestigiose, e' tra le maggiori conoscitrici italiane dei paesi e delle culture arabe e islamiche; autrice di vari testi di grande importanza, e' stata inviata del "Manifesto" a Baghdad, sotto le bombe, durante la fase piu' ferocemente stragista della guerra tuttora in corso. A Baghdad e' stata rapita il 4 febbraio 2005; e' stata liberata il 4 marzo, sopravvivendo anche alla sparatoria contro l'auto dei servizi italiana in cui viaggiava ormai liberata, sparatoria in cui e' stato ucciso il suo liberatore Nicola Calipari. Opere di Giuliana Sgrena: (a cura di), La schiavitu' del velo, Manifestolibri, Roma 1995, 1999; Kahina contro i califfi, Datanews, Roma 1997; Alla scuola dei taleban, Manifestolibri, Roma 2002; Il fronte Iraq, Manifestolibri, Roma 2004. Simona Torretta e Simona Pari sono "le due Simone", volontarie dell'associazione umanitaria "Un ponte per..." a Baghdad, rapite e poi liberate nel 2004] Esattamente un anno fa, il 28 settembre, venivano liberati a Baghdad, dopo ventuno giorni di prigionia nelle mani dei mujahidin, Simona Torretta, Simona Pari, Manhaz e Raad. E' difficile uscire dall'incubo della prigionia, ma anche dal personaggio dell'ostaggio, soprattutto se, come accade, e' una etichetta che ti resta appiccicata addosso. Dunque, scrivere per ricordare, ma anche per dimenticare. Non e' facile superare l'ostacolo del rifiuto di tutto quello che ricorda questo passato. Ma c'e' anche la curiosita' di sapere come gli altri, o le altre, hanno superato la tua stessa esperienza, soprattutto se si tratta di persone conosciute e frequentate, come Simona Torretta e Simona Pari. Ne avevamo parlato al mio ritorno, anche con Raad e Manhaz - i due ostaggi iracheni -, ma quando un'esperienza e' raccolta in un libro ti permette di s crutare piu' a fondo e senza lo scrupolo di sollecitare dolorosi ricordi. E cosi' nel libro di Simona Torretta - Otto anni e 21 giorni, edito da Rizzoli, 190 pagine, euro 11 -, ho trovato molte risposte alle mie curiosita'. Soprattutto ho scoperto che le nostre reazioni alla prigionia sono state esattamente speculari. Forse perche' diversi erano i sequestratori o diverse le nostre esperienze. Il libro di Simona Torretta non e' soltanto un racconto del sequestro: ventuno giorni di sofferenza, di angoscia, di paura di morire, di preghiera. Anzi. La maggior parte delle pagine e' invece dedicata agli otto anni del lavoro come cooperante di "Un ponte per..." in un paese dilaniato dalla prima guerra del Golfo, dai tredici anni di embargo, fino ad arrivare alla nuova guerra, all'occupazione e al sequestro. Simona racconta la sua vita quotidiana tra i lavoratori umanitari, non soltanto stranieri ma soprattutto iracheni. E da questa quotidianita' emergono figure che diventano punti di riferimento, indispensabili per sopravvivere in una situazione cosi' difficile, ai tempi di Saddam - quando "Un ponte per..." era l'unica organizzazione non governativa italiana presente in Iraq - soprattutto per i problemi di burocrazia, per i controlli del regime dittatoriale. E poi, durante la guerra e l'occupazione, per i problemi di sicurezza. Persone, descritte quasi con intimita', la cui storia permette di avvicinarsi alla realta' irachena e di scoprire aspetti spesso ignorati dai visitatori troppo frettolosi. A colpire e' la semplicita' del racconto, la spontaneita', la mancanza di tesi precostituite, a parte, ovviamente, la decisa opposizione alla guerra. Leggendo questo libro mi e' sembrato quasi di entrare dentro la villetta che ospitava "Un ponte per...", l'Ics e Intersos, nel centro di Baghdad, dove sono stata tante volte, per avere informazioni o per risolvere i miei problemi quotidiani oppure soltanto per trovare conforto tra amici. Dove, purtroppo, ne' io ne' loro potremo tornare, almeno finche' la situazione resta quella descritta da Simona Torretta nel suo Otto anni e 21 giorni. Perche' ora non si tratta piu' solo di far fronte ai bombardamenti ma a un nemico invisibile, che si nasconde ovunque. Un pericolo incalcolabile: ti puo' colpire un marine per una manovra sbagliata durante un ingorgo o puoi essere rapita, persino dentro casa. 7. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: PERDONO [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questo intervento. Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e una recente edizione aggiornata e' nei nn. 791-792 di questo notiziario; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario] Nell'occasione della morte di Wiesenthal e' ricomparso, per esempio da Giorgio Bocca ("la Repubblica", 21 settembre 2005), il tema del perdono. Il discorso sul perdono e' infinito, perche' tocca l'infimo, il nulla nullificante, e l'Infinito. Solo una briciola: l'alternativa al perdono e' la condanna inamovibile. "Fare giustizia non significa punire bensi' risanare", Desmond Tutu (Non c'e' futuro senza perdono, Feltrinelli, Milano 2001, pp. 119-20). La condanna non guarisce nulla, aggrava il male. Ogni contrappasso ed espiazione imposta sono illusione, falsa cura che peggiora il male. E' legittima la difesa misurata, ma la pena e' vendetta. La vicenda sudafricana, pur nel suo limite, e' una rivoluzione storico-morale grandissima, epocale. La vera espiazione della colpa e' chiedere perdono: la pura poverta' del chiedere di essere liberato (dalla colpa, assolutamente prima che dalla pena!) e' la sola che libera dall'aver inflitto violenza ad altri, con atto di superba signoria. Questa liberazione puo' venire nello spirito anche se il perdono e' negato. Ma, per lo piu', se non c'e' perdono resta l'offesa, che e' un seme marcio, nell'offeso, che si fa offensore, e resta la colpa ribadita, altro seme marcio, nel primo offensore, che diventa disperato. Comandando di perdonare infinitamente - settanta volte sette, perche' il perdono ha a che fare con l'Infinito - l'evangelo da' all'uomo (ad ogni uomo, non a ministri sacri) la divina possibilita' di perdonare, che e' bestemmia per chi non crede in Dio ma nel solo potere religioso. L'idea che non si puo' perdonare per conto di altri che io rappresento (Giovanni Bachelet che perdona gli assassini di suo padre, e cambia effettivamente il loro cuore: e' documentato), vicini e legati a me, come famiglia, come popolo, e' idea meschina. Riduce in termini giuridici e calcolati l'infinita' del perdono. Restituisce a Dio, con una scusa da poco, il compito che Dio ci ha dato. Desmond Tutu critica questa idea (anche di Wiesenthal) dicendo che rappresenta una visione angustamente atomistica della comunita' e del rapporto passato-presente, atomismo che non facciamo affatto valere sotto altri aspetti comodi (pp. 203-207). 8. INIZIATIVE. GIOVANNI SARUBBI: VERSO LA QUARTA GIORNATA DEL DIALOGO CRISTIANO-ISLAMICO [Da Giovanni Sarubbi (per contatti: e-mail: gsarubb at tin.it, sito: www.ildialogo.org) riceviamo e volentieri diffondiamo. Giovanni Sarubbi, amico della nonviolenza, promotore del dialogo interreligioso, giornalista, saggista, editore, dirige l'eccellente rivista e sito de "Il dialogo"] Cari amici, care amiche, vi scrivo per fare con voi il punto sulla quarta giornata del dialogo cristianoislamico del 28 ottobre prossimo. Come saprete, il 4 ottobre iniziera' il ramadan. Negli scorsi anni in tale occasione abbiamo inviato ai musulmani italiani i nostri auguri. Faremo altrettanto anche quest'anno e gli auguri sono proprio necessari, vista l'aria che tira. Voglio fornirvi alcuni riscontri sull'andamento della campagna per darvi la sensazione di quali potenzialita' ci sono. Nei primi 25 giorni di settembre la pagina del dialogo cristianoislamico del nostro sito ha avuto all'incirca mille visite ed e' la piu' visitata del sito. Circa cinqucento persone hanno scaricato il materiale disponibile per la giornata (locandina, numeri speciali, comunicati, ecc.). Sono pero' ancora poche le notizie degli appuntamenti che concretamente verrano realizzati. Vi chiediamo cosi' di sollecitare i vostri corrispondenti per inviare al nostro sito gli appuntamenti programmati, perche' questo favorisce il moltiplicarsi degli annunci anche da parte di altre realta'. Ci auguriamo che possa esserci una svolta a partire dal prossimo comunicato stampa che faremo in previsione dell'inizio del ramadan. Vi invitiamo a volerci fornire al piu' presto le notizie in vostro possesso per poterle segnalare come stimolo per ulteriori iniziative. Vi invitiamo anche a rafforzare i contatti con le comunita' islamiche che attualmente sono tutte chiuse al proprio interno a causa della crescente islamofobia. In attesa di un vostro riscontro e ringraziandovi per l'attenzione e per quanto farete per sollecitare tutti i vostri corrispondenti nello sviluppo di iniziative, vi porgo cordiali saluti di pace. 9. RITRATTI. UN PROFILO DI GIOVANNI BENZONI [Ringraziamo Giovanni Benzoni (per contatti: gbenzoni at tin.it) per averci messo a disposizione questa sua notizia autobiografica, sapida ed a tratti anche garbatamente autoironica, realizzata come curruculum vitae da presentare a un'istituzione nel 2004] Giovanni Battista Benzoni nasce qualche giorno prima della Liberazione, il 4 aprile del 1945 a Belluno, citta' medaglia d'oro della Resistenza. Con la famiglia si trasferisce a Venezia nel 1955 dove frequenta la quinta elementare e fonda il suo primo giornale "la satura", cui due anni dopo seguira', in seconda media, "l'amico" ed in quarta ginnasio "la battaglia". I primi due resteranno numeri unici mentre il terzo uscira' in cinque numeri. Iscritto all'Azione Cattolica come fiamma bianca, resta nella Giac parrocchiale sino a quando si iscrive, nel 1964, alla Fuci. Nello stesso primo anno di permanenza a Venezia prova un'enorme soddisfazione nel vedere un suo piccolo dipinto premiato dai Magazzini Standa, le sue ambizioni pittoriche trovano una decisiva battuta d'arresto quando nel 1960, una sua grande opera viene respinta al mittente dalla giuria del premio nazionale per giovani artisti del Centro san Fedele di Milano. Durante gli anni del ginnasio e del liceo partecipa ai Gruppi studenti medi di Venezia (movimento cattolico di cui diventa responsabile) e collabora a "il Filerete minore", rivista studentesca promosso dal movimento; fa per un certo periodo il foglio parrocchiale "la voce di san Felice" e collabora saltuariamente a "la voce di san Marco", settimanale della diocesi di Venezia. Durante gli anni del liceo organizza la colonia estiva per bambini bisognosi intitolata salus ed caritas; la celebrazione quotidiana di Lodi nella chiesa di santa Caterina; promuove manifestazioni in difesa dei valori della Resistenza (nel '60 e '61); una manifestazione cittadina contro la bomba atomica; una lettera, sottoscritta dagli studenti veneziani, ai potenti della terra per fermare il riarmo nucleare. Durante l'estate del 1963, ha una esperienza di lavoro in una fabbrica metallurgica di Norimberga, perche' fortemente sollecitato dalla lettura di Diario Nero di Carlo Chiovato (Locusta editrice). Alla fine della terza liceo, con il saggio Un posto nella resistenza (la testimonianza di Angelo Coatto) e' primo classificato al premio nazionale indetto dal Centro Puecher di Milano (il testo che resta dattiloscritto viene ampiamente utilizzato anche se con modesta citazione da Silvio Tramontin). Iscritto a lettere e filosofia a Padova dove si laurea nel giugno del '70 conseguendo la lode con una tesi in Storia del Cristianesimo su L'atto di fede in George Tyrrell. Dal 1965 al '67 e' presidente diocesano della Fuci, di cui viene nominato presidente nazionale nel '67. in questo periodo ('67-'70) La Fuci vive profondamente ed in modo originale la doppia crisi, dell'universita' e della chiesa, oltre che essere dentro i fermenti piu' vivi dei movimenti di liberazione e del movimento studentesco, come appare con tutta evidenza dalle annate di "ricerca", il quindicinale della federazione, di cui e' direttore responsabile. In tale ruolo collabora intensamente al quindicinale: numerosi gli articoli, le note e segnalazioni sulla pace; i dibattiti, gli incontri e i convegni su violenza e pace cui partecipa e/o promuove sono a getto continuo, tanto che presso l'Ave editrice viene promossa una piccola collana su bibbia e pace. Collabora - anche per il ruolo istituzionale svolto - a tutte le riviste dell'Aci e a "l'avvenire d'Italia". Di fronte alla scelta di liquidare l'esperienza della direzione di La Valle e Pratesi cerca in tutti i modi di rendere positivamente evidente il dissenso della Fuci. Questo periodo di storia della Fuci e' particolarmente studiato proprio perche' troppo spesso mal sopportato e/o rimosso dalla tradizione ufficiale: le tesi di laurea sono numerose a partire da quella di Nicoletta Silvestri discussa nell'anno accademico.1993-'94 nel corso di laurea in lettere moderne all'universita' di Firenze (relatore Paul Ginsborg), Dal collateralismo al dissenso: percorsi culturali e politici della Federazione Universitaria Cattolica Italiana dal 1950 al 1968. La riforma dello Statuto dell'Azione Cattolica, logica conseguenza della scelta religiosa, voluta con determinazione dal Presidente dell'Aci Vittorio Bachelet, lo vede partecipe ed attivo come e' documentato ne Lo Statuto della nuova Azione Cattolica, a cura di Mario Casella, Edizione Civitas, Roma 1990. Una sobria ricostruzioni dei temi di fondo si trova pure nelle pagine dello scrivente "'Scelta religiosa' e impegno socio-politico", in Aa. Vv., Fede, cultura, societa'. Vivere la "scelta religiosa", Edizioni Studium, Roma 1996. Dal 1970 al 1973 fonda e dirige, a Modena, il Centro studi religiosi della Fondazione collegio san Carlo; vi promuove numerosissimi cicli di incontro cui prendono parte i piu' qualificati esponenti della cultura italiana da Balducci a Fortini, testimoniati da una fortunata serie di fascicoli (oltre 50 titoli in tre anni); avvia la ricerca su Potere e cristianesimo di cui redige le tesi di impianto teorico. Dal 1970 gode di uno spezzone di quattro ore nella scuola media statale Vivarini di Murano e poi, dal 1973, e' all'Istituto tecnico commerciale statale Paolo Sarpi di Venezia, istituto nel quale conclude il suo lavoro di insegnante il primo settembre 2004: giorno dell'inizio della vita da pensionato. E' parte della Segreteria tecnica dei delegati dei corsi e delle scuole della provincia di Venezia che propugna l'egualitarismo nei corsi abilitanti speciali e che produce L'Antioscar del corsista con inequivocabil e riferimento al ministro della Pubblica Istruzione Oscar Luigi Scalfaro. Dal 1970, rientrato a Venezia, partecipa attivamente alla vita politica e sindacale cittadina ne "il manifesto" e nella Cgil, in particolare nel sindacato scuola del cui direttivo per molti anni fa parte sempre per la componente "condannata ad essere di minoranza" a livello dirigente. Nel 1974 fonda con Wladimiro Dorigo, Paola Gagliardi, Giandomenico Romanelli, Guido Rossi, Andrea Grandese e altri la Arsenale cooperativa editrice di cui e' l'animatore sino alla sua trasformazione in societa' nell'82. Redige parti consistenti dei primi tre numeri di "Materiali Veneti" (tra cui una analisi de "il gazzettino" intitolata "la bottega del consenso" con lo pseudonimo Giovanni Barbaro cui e' particolarmente affezionato). Nel 1977 promuove con Salvatore Scaglione la cooperativa "l'informazione locale" che raccoglie oltre 300 sottoscrittori e che nei progetti avrebbe dovuto editare un quotidiano esclusivamente locale: "la citta', quotidiano di informazione locale": ne esce un solo numero, il 22 aprile 1978. Con Salvatore Scaglione realizza un numero di "Materiali Veneti" intitolato Dossier Comune in cui vengono analizzati i cinque anni di governo della giunta di sinistra di Rigo-Pellicani. In precedenza ancorche' con la sola cura di Salvatore Scaglione si era impegnato a fondo nel primo referendum contro la divisione di Venezia Mestre (cfr. Dossier referendum Venezia Mestre, Arsenale cooperativa Editrice, Venezia 1979). Nel 1980 eletto consigliere comunale come indipendente nelle liste del Pci e' assessore al decentramento cui nel tempo aggiunge anche la delega, meritata sul campo, alla protezione civile. In questo periodo collabora saltuariamente a "l'Unita'" e al "manifesto" con interventi dedicati alla cultura della pace, con particolare attenzione alla obiezione fiscale alle spese militari, alla questione dei missili, ai movimenti pacifisti. Usa del ruolo istituzionale per favorire nella citta' di Venezia ogni iniziativa capace di mobilitare e di far pensare in ordine alla pace. E in tale prospettiva grazie ai contatti con l'Issodarco e con gli esponenti italiani del Sipri (Francesco Calogero e Carlo Schaerf) accarezza l'idea di una fondazione sulla pace a Venezia ed avvia i primi fattivi contatti con Provincia e Regione trovando interesse nel consigliere provinciale Mario Nordio e nel vicepresidente della Regione Veneto Marino Cortese. Ma il progetto trovera' il primo concreto riferimento di legge solo nell'89 quando il Consiglio regionale vara la prima legge sulla cultura di pace e solo nel '96 si avra' l'atto costitutivo della Fondazione denominata appunto Venezia per la ricerca sulla pace. Alla fine degli anni '70 partecipa alla rifondazione della sezione veneziana della Lega per i diritto e la liberazione dei popoli, mentre all'inizio degli anni '80 fa parte del gruppo promotore del manifesto degli intellettuali veneti per una cultura di pace, partecipa con don Germano Pattaro a numerosi incontri e alle fasi iniziali del movimento dei "beati i costruttori di pace" (cfr. "Beati i costruttori di pace", a cura di Albino Bizzotto, edizioni messaggero, Padova 1986). Di qui la cura del quaderno n. 4 del Centro di studi teologici Germano Pattaro, Per una bibliografia degli scritti di don Germano Pattaro. Un primo censimento, Venezia 1989. In tale contesto opera e scrive secondo le possibilita' e le necessita' su ogni tipo di foglio, dal bollettino ciclostilato del Meic di Venezia al "Gazzettino" e" Gente Veneta". Ha un rapporto di collaborazione con "la Nuova" di Lamberto Sechi. E' da sempre uno dei collaboratori della rivista mestrina "Esodo" dove per anni ha tenuto alcune rubriche tra cui "Chiese di carta". Dal 1983 sino al 1989 collabora come opinionista e recensore di libri sulla pace all'"Alto Adige" di Bolzano diretto da Luciano Ceschia che nell'89 si dimette per candidarsi alle europee nelle liste del Pci. Ne cura la campagna elettorale sulle questioni pace e cattolici, ma Ceschia non diventa parlamentare europeo. Nell'87 dirige con Salvatore Scaglione un supplemento mensile su "il manifesto" intitolato "le citta'" volto a documentare le trasformazioni e i punti irrisolti di una vita cittadina a misura d'uomo. Fa parte del direttivo dell'Istituto Gramsci di cui come editore pubblica una collana in cui appare Della guerra, Venezia 1982. Per detto Istituto tra l'altro promuove e cura il convegno tenutosi a Valdagno nel 1988 a 25 anni dalla Pacem in terris con relazioni tra gli altri di Eduardo Benvenuto e Raniero La Valle. Fa parte pure del gruppo Idee per Venezia che indica alcuni pensieri nuovi sul destino di Venezia (cfr. Idee per Venezia, quaderno della Fondazione Istituto Gramsci Veneto, n. 3-4, Venezia 1988). Nell'85 e' eletto consigliere di quartiere - sempre come indipendente nelle liste del Pci -a Cannaregio, mentre e' il secondo dei non eletti per il Consiglio regionale. Nel '92 e' tra i non eletti per la Rete alla Camera dei deputati e cosi' pure sara' nel '93 per il consiglio comunale di Venezia sempre nella Rete, e nel '97 nella lista Verdi - citta' nuova. Per tutti gli anni '80 e' tra i componenti piu' attivi della sinistra indipendente e assieme a Elio Veltri in Lombardia e a Angelo Tartaglia e Adriano Andruetto in Piemonte costituisce una sorta di coordinamento che produce un piccolo foglio; dal '91 al '94 e' garante regionale della Rete e successivamente continua ad essere "indipendente". Nei primi anni '90 anima due comitati che concorrono a significative e positive scelte rispetto alla insipienza progettuale che sembra avere la meglio in citta': il Comitato NoExpo e il Comitato Pera ( per un trasporto compatibile e contro la metropolitana a Venezia ed in laguna). Si dedica pure all'animazione culturale della pastorale universitaria, ed organizza vari cicli di incontri soprattutto nel collegio universitario di santa Fosca. Con il Gruppo di lettura di "Servitium" realizza presentazioni di libri e cicli affollati di dibattiti sui principali temi di una spiritualita' di pace. Collabora al settimanale "Segnosette". Fa parte dei cento promotori della libera informazione e partecipa alla fondazione del settimanale "Avvenimenti" e fonda il club Altritalia di Venezia. E' amministratore della Libera informazione editrice, societa' ad azionariato popolare proprietaria della testata "Avvenimenti" e successivamente anche del quotidiano "Ultime notizie". Collabora con rubriche ("in bozze" e "osservatorio Nordest"); scrive, con Salvatore Scaglione, centinaia di servizi ed inchieste; sempre con Salvatore Scaglione cura il dizionario del Medio oriente, cinque supplementi pubblicati nel '91; l'edizione scolastica del Corso di giornalismo (Thema editore, Bologna 1993). Tra il '93-'97 in collaborazione con il Cidi organizza corsi di aggiornamento autorizzati dal ministero della Pubblica Istruzione per insegnanti sul rapporto giornalismo-scuola, in particolare a Palermo, Napoli, Venezia. Nel '93 assieme a Gianfranco Bettin, Paolo Cacciari e Salvatore Scaglione pubblica Venezia derubata. Idee e fatti di un ventennio 1973-1993 (Avvenimenti, Roma), e nel '94 cura le ricerche d'archivio per il volume di Salvatore Scaglione e Mauro Meli, Palermo, Italia. 1980-1994. Fatti, problemi, persone (Avvenimenti, Roma). Partecipa alla fondazione di Amicizia mestrina, alla nascita del foglio di strada "Citta' anche mia" e alla omonima cooperativa di lavoro. E' responsabile della sezione veneziana dell'Associazione Pace e Diritti costituita nel 1994 da Raniero La Valle. Nello stesso anno avvia l'iniziativa del forum di cattolici veneziani .Partecipa a tutte le iniziative in difesa della costituzione che si riferiscono all'appello lanciato da Giuseppe Dossetti. E' tra i promotori dei referendum sulla liberta' di informazione volti a spezzare il monopolio televisivo privato (e, di conseguenza, pubblico) e risente della sconfitta elettorale. Dal '96 e' tra i promotori ed animatori del "Comitato uniti sotto mille bandiere" che in citta' promuove azioni simboliche volte ad evidenziare l'inconsistenza ideale e pratica della predicazione secessionista. Promuove in sede cittadina il Comitato per l'attuazione dell'art.11 della Costituzione. Aderisce a Vasti, scuola di critica delle antropologie. E' chiamato da Carniti a far parte del comitato editoriale de "il bianco e il rosso" cui collabora con piu' di un pezzo. E' stato uno dei tre rappresentanti del Comune di Venezia nella prima assemblea della Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace dove e' stato eletto a far parte del consiglio di amministrazione. Nel marzo del 2001 non viene riconfermato dal sindaco Costa a far parte dell'assemblea della fondazione in in rappresentanza del Comune di Venezia. Tuttavia, malgrado l'esclusione dall'assemblea, la Fondazione gli conferma la responsabilita' di realizzare il progetto Iride che per il 2001 prevede la realizzazione del primo Annuario italiano della pace. 2000-2001. Responsabilita' che gli viene riconfermata negli anni successivi sino alla data odierna. Come responsabile del progetto iride ha realizzato i primi quattro saloni dell'editoria di pace cui dal 2003 si e' affiancato il salone dell'editoria buddista ed orientale in collaborazione con la Fondazione Maitreya e con la direzione di Federico Allegri, e i primi quattro volumi dell'Annuario della pace curati nei primi due anni da Salvatore Scaglione e negli ultimi due da Luca Kocci. E' presidente dell'Istituzione Comunale Casa dell'Ospitalita' per nomina sindacale, dal sindaco Cacciari nel 1998, e dal sindaco Costa nel 2001. Fa parte in qualita' di fondatore dell'Associazione Giuseppe Dossetti di Marango; collabora con L'Auser-veneto nelle attivita' di Formazione, fa parte del Comitato per la difesa della democrazia che ha concorso a fondare il 9 aprile 2001. Attualmente e' redattore delle riviste "Il tetto" e "Servitium"; dirige i "Quaderni di sant'Erasmo"; collabora all'agenzia "Adista"; alla rivista" Esodo", a "Vita monastica" e al settimanale "Gente veneta" in cui viene pubblicata una rubrica da lui ideata: "Meteomomdo", a cura del Servizio meteorologico dell'Arcobaleno di cui fa parte. * Alcuni scritti che riguardano direttamente ed esplicitamente la pace che non sono stati indicati sopra: - Perdono e pace, in "Esodo", n. 12-13/1981 - Bibbia e terrorismo: appunti di una riflessione mancata, in "Esodo", n. 4/1982 - Tra scelta religiosa e rifiuto dell'integralismo, in "il tetto", n. 116/1983 - Lavoro e pace, in "Il progetto", n. 23/1984 - La pace negli scritti di don Germano Pattaro, in "Humanitas", n. 5/1988 - La pace non e' solo una parola, in "Bozze 88", n. 5 - La pace dono e compito sapienziale, in "Testimonianze", n. .309-310/1988 - (cura ed introduzione), E pace in terra, "Servitium", n. 81/1992 - (cura e introduzione), Coscienza e incoscienza dei diritti umani, "Servitium", n. 82/1992 - La dimensione del gratuito nell'agire sociale, in "Quaderni della fondazione Serughetti", n. 61/1993 - Uniti sull'obiettivo divisi sugli strumenti, in "Jesus", settembre 1993 - Vinti senza vincitori, in "il tetto", n. 181/1994 - Dieci aggettivi di un progressista persuaso, in "il tetto" n. 182/1994 - Sotto il faro nel frattempo ordinario, in "Servitium" n. 97/1995 - (cura e introduzione), L'ordine cristiano, "Servitium", n. 99-100/1995 - Abele e Caino. Fratelli per sangue, fratricida per scelta, in "Servitium", n. 110/1997 - Il cristiano nella storia, fra attesa e vigilanza, in "Presenza pastorale", n. 11-12/1997 - (cura e introduzione), Spiritualismi e fondamentalismi, "Servitium", n. 117/1998 - Eucaristia e pane del perdono, in "Vita monastica", n. 210/1999 - (cura e introduzione), Che cosa resta, questioni ed eventi del Novecento, "Servitium", n. 126-127/2000 - (cura e introduzione), sul dormire, "Servitium", n. 128/2000 - Il viaggio virtuale: un problema di geografia mentale, in "Servitium", n. 129/2000 - Non stare piu' nella propria pelle, in "Servitium", n. 133/2001 - Caro Gino, in "Servitium", n. 135/2001 - Fremiti di un cattocomunista, in "Esodo", n. 2/2002 - La veracita' non abita qui, in "Servitium", n. 140/2002 - La monaca di Monza, in "Servitium", n. 144/2002 - (Cura ed introduzione, con Angelo Casati), Relazione & relazioni, "Servitium", n. 146/2003 - (Cura e introduzione, con Paolo Bettiolo), Mangiare, "Servitium", n. 148/2003 - "Per leggere Turoldo senza diffidenze", in AA. VV., il Dio di Turoldo, Cittadella, Citta' aperta, 2003 - Fa sempre male la credulita'?, in "Servitium", n. 149/2004 - Il sano disprezzo del riconoscimento del disprezzo, in "Servitium", n. 152/2004 - La via mistica di Benedetto Calati, in "Servitium", n. 155/2004 - Sul filo della memoria, in "il tetto", nn. 239-240 - "Intervento", in AA. VV., Pacem in terris: lo stupore di una generazione, Servitium edizioni, Troina 2004 - "Nota lunga e bigia", in Chi e' dunque l'uomo?, "Quaderno di sant'Erasmo", n. 3/2004 - Infine, tra i testi (interviste e altro) che compaino nei primi quattro Annuari della pace, si segnala nel quarto numero (Guerra e mondo. Annuario geopolitica della pace 2004, Altraeconomia - I libri di Terre di mezzo, Milano 2004) "Vittime, facciamo il punto". 10. LETTURE. MARIAPAOLA FIMIANI, VANNA GESSA KUROTSCHKA, ELENA PULCINI: UMANO, POST-UMANO Mariapaola Fimiani, Vanna Gessa Kurotschka, Elena Pulcini (a cura di), Umano, post-umano. Potere, sapere, etica nell'eta' globale, Editori Riuniti, Roma 2004, pp. 352, euro 18. Una raccolta di saggi - alcuni dei quali invero densissimi e illuminanti - di Elena Pulcini, Denis Duclos, Roberto Esposito, Rosi Braidotti, Vanna Gessa Kurotschka, Alberto Oliverio, Silvano Tagliagambe, Hans Peter Krueger, Mariapaola Fimiani, Barbara Cassin, Michel Meyer, Mario Perniola, Mario Vegetti. Interrogativi inquietanti e terribili, ma ormai ineludibili, vengono qui posti, con una pluralita' di approcci e convocando longeve tradizioni e reticolari saperi scientifici e filosofici, alla ricerca di un'etica, una teoria della conoscenza e una politica adeguate ai compiti dell'ora: per un sentire, un sapere e un fare capaci di futuro, un futuro ancora umano. 11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 12. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1070 del primo ottobre 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). 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