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La nonviolenza e' in cammino. 1066
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1066
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 27 Sep 2005 00:14:18 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1066 del 27 settembre 2005 Sommario di questo numero: 1. Ottavio Raimondo: Il 23 ottobre rispondiamo si' 2. Fabio Affinito: Liberare il mondo dal pericolo delle armi 3. Ettore Zerbino: Si' 4. Alcuni riferimenti utili per sostenere il si' al disarmo 5. Mohandas Gandhi: La morale 6. Francesco Comina intervista Arturo Paoli 7. Monica Lanfranco colloquia con Rossana Piredda sulle donne e il potere 8. Monica Lanfranco colloquia con Gabriella Trotta sulle donne e il potere 9. Letture: Elena Pulcini, L'individuo senza passioni 10. Letture: Elena Pulcini, Il potere di unire 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento 12. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE: OTTAVIO RAIMONDO: IL 23 OTTOBRE RISPONDIAMO SI' [Ringraziamo padre Ottavio Raimondo, direttore della Emi - Editrice Missionaria Italiana (per contatti: via di Corticella 181, 40128 Bologna, tel. 051326027, fax 051327552, e-mail: sermis at emi.it, sito: www.emi.it) per questo intervento. Ottavio Raimondo, missionario combioniano, e' direttore della Emi, Editrice Missionaria Italiana, che ha pubblicato innumerevoli utilissimi libri] Cio' che maggiormente mi rattrista sono quella infinita' di film e sceneggiati che presentano le armi da fuoco, come anche la violenza rappresentata da pugni a non finire, come un mezzo per fare trionfare il bene, catturare i cattivi, eliminare i nemici. Se la televisione trasmette scene scabrose in materia sentimentale e sessuale, le famiglie e le comunita' religiose cambiano frettolosamente canale. Se la trasmissione presenta scene di violenza dominate dalle armi da fuoco, ci si ride sopra e si continua imperterriti, come se nulla fosse. Sappiamo che la filosofia dei signori della guerra, la filosofia di chi usa le armi da fuoco, e' una filosofia che fa leva su cinque verbi: negare, distruggere, disorganizzare, dividere, degradare. Il primo referendum della storia che si svolgera' in Brasile il 23 ottobre, attraverso l'eliminazione delle armi da fuoco, aprira' l'orizzonte di un mondo nuovo la cui vita poggera' su pilastri opposti a quelli dei signori della guerra, sui pilastri dell'affermare, costruire, organizzare, unire e valorizzare. Sogno il giorno in cui non ci siano piu' morti e feriti da armi da fuoco. Sogno il giorno in cui non mi debba piu' succedere, come missionario, di essere chiamato ad assistere un uomo in fin di vita ferito da un'arma da fuoco e che accanto al suo giaciglio aveva una pistola di fabbricazione italiana. Sogno, o meglio ancora, sogniamo un giorno in cui nelle famiglie e nelle comunita' religiose si spenga la televisione o si cambi canale quando vengono trasmesse scene di violenza in cui le armi da fuoco sono, con chi le usa, protagoniste indiscusse. E per questo continuero' a lavorare e a pubblicare libri anche su questo tema con la nostra Editrice Missionaria Italiana. 2. 23 OTTOBRE. FABIO AFFINITO: LIBERARE IL MONDO DAL PERICOLO DELLE ARMI [Ringraziamo Paola Negretti dell'ufficio stampa di Amnesty International Italia (per contatti: press at amnesty.it) per averci trasmesso questo intervento di Fabio Affinito. Fabio Affinito fa parte del Coordinamento armi e trasferimenti militari di Amnesty International Italia] Il 23 ottobre 2005 i cittadini brasiliani saranno chiamati a decidere tramite un referendum se vietare la vendita di armi da fuoco ai civili. Si tratta di un evento importantissimo in quanto e' la prima volta che nel mondo un tema quale il possesso delle armi diventa oggetto di una consultazione popolare. Oltre a detenere il primato di essere il primo paese a porre tale questione alla cittadinanza, un altro piu' triste record spetta al Brasile: si tratta della nazione al mondo con il piu' alto numero di morti per armi da fuoco. Ogni anno nello stato sudamericano si registrano circa 39.000 morti per ferite da armi da fuoco, il che equivale a dire che muore una persona ogni quindici minuti. La maggior parte delle vittime sono i giovani, ragazzi tra i 15 e i 24 anni, fascia nella quale le armi da fuoco sono la principale causa di morte (fonte: Ministero della Sanita' brasiliano e Onu). Non va trascurato che in questo massacro una parte e' giocata anche dall'Italia, dal momento che al secondo posto fra le armi sequestrate dalla polizia brasiliana figurano le Beretta di produzione italiana. * Si arriva a questo referendum dopo una lunga ed efficace campagna di coinvolgimento della popolazione. Un primo obiettivo era stato raggiunto nel dicembre del 2003 con l'approvazione dello Statuto sul disarmo che gia' conteneva norme importanti circa la vendita di armi e che consentiva la diminuzione del numero di pistole in circolazione. I sondaggi di opinione prevedono attualmente un appoggio popolare al referendum tra il 60 e l'80%. Tuttavia la potente lobby armiera brasiliana, con l'appoggio della Nra statunitense ha annunciato che fara' la sua parte nella campagna per il no al referendum stanziando la cifra di un milione di dollari. Un si' a questo referendum sarebbe un'importantissima pietra miliare, non solo per il popolo brasiliano, ma a livello globale nella lotta a un mercato di armi privo di controllo. Dopo due anni di campagna "Control Arms", promossa da Amnesty International, Iansa e Oxfam, e a pochi mesi dalla conferenza Onu sul commercio e i trasferimenti di armi, una vittoria in questo referendum sarebbe un segnale forte del bisogno dei cittadini di poter vivere in strade, scuole, spazi pubblici ripuliti dal pericolo delle armi. 3. 23 OTTOBRE. ETTORE ZERBINO: SI' [Ringraziamo Ettore Zerbino (per contatti: ettore.zerbino at poste.it) per questo intervento. Ettore Zerbino, psichiatra, docente universitario, gia' coordinatore del gruppo medici della sezione italiana di Amnesty International, ha fondato nel 1999 l'associazione Medici contro la tortura; e' impegnato in molte iniziative per la pace e i diritti umani e dei popoli] Le realta' della societa' civile brasiliana laiche e religiose si sono trovate per la prima volta di fronte ad un compito di testimonianza e di lotta politica che, si puo' dire, supera in urgenza tutti gli altri. Il Brasile e' un luogo di grande incontrollabile violenza. Lo e' soprattutto perche' il commercio delle armi (s'intende, quelle "leggere", il cui traffico viene giustificato come "difesa personale"...) avviene praticamente senza regole. Un referendum per introdurre una regolamentazione abolizionista e' ormai prossimo (23 ottobre 2005, per informazioni cfr. il sito: www.referendosim.com.br e le e-mail: f.comina at ladige.it e ermanno at adital.com.br) ed avverra' in un clima di scontro diretto delle coscienze contro l'ingente peso economico degli interessi dei trafficanti. L'opinione pubblica mondiale, sollecitata dalla forza morale della campagna "Controllarmi" per il disarmo e la difesa dei diritti umani (cfr. www.disarmo.org) deve farsi sentire a fianco delle forze sane del Brasile. * Intanto sono in atto le grandi manifestazioni brasiliane che denunciano gli enormi pericoli delle armi in casa. Si assiste alle prime conversioni: semplici atti di coraggio civile con rinuncia-consegna delle armi. E' un cammino inedito, un concreto percorso di pace, un'occasione unica per un disarmo che e' inseparabilmente predicato e praticato. Scrivono i promotori della solidarieta' italiana col referendum brasiliano: "Contro la propaganda della morte le nostre sorelle ed i nostri fratelli costruttrici e costruttori di pace in Brasile stanno cercando di promuovere informazione e coscientizzazione, di chiamare ogni persona a un gesto di liberta', di verita', di solidarieta', a recarsi alle urne e votare si' al diritto alla vita, si' al ripudio delle armi assassine (e quindi anche: si' alla pace tra i popoli come tra le persone, si' alla gestione umana, ragionevole, civile - nonviolenta - dei conflitti); le nostre sorelle e i nostri fratelli in Brasile con le loro limitate risorse e con le loro immense ragioni, con i pochi mezzi di cui dispongono e con il coraggio sconfinato che gia' li ha sostenuti nella lotta contro la dittatura, contro il regime della violenza, sono ora impegnate e impegnati perche' in questo referendum vinca l'umanita' vivente: queste sorelle e questi fratelli dobbiamo ringraziarli e aiutarli, poiche' si stanno battendo anche per il nostro diritto alla vita. Non solo ringraziarli: aiutarli dobbiamo. Contribuendo a diffondere informazione e sensibilizzazione, mettendo a disposizione risorse, esprimendo solidarieta' concreta e operante". 4. MATERIALI. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI PER SOSTENERE IL SI' AL DISARMO Segnaliamo ancora una volta che per promuovere iniziative in Italia per sostenere la campagna per il "si'" al referendum brasiliano si puo' contattare Francesco Comina in Italia (e-mail: f.comina at ladige.it) e padre Ermanno Allegri in Brasile (e-mail: ermanno at adital.com.br, sito: www.adital.com.br). Alcuni altri riferimenti utili in Italia: il Centro per la pace del Comune di Bolzano (tel. 0471402382, e-mail: welapax at hotmail.com); la Rete italiana per il disarmo (e-mail: segreteria at disarmo.org); il Centro di ricerca per la pace di Viterbo che cura il notiziario "La nonviolenza e' in cammino" (e-mail: nbawac at tin.it) che ogni giorno propone interventi e materiali. Utilissime informazioni sul referendum brasiliano sono nel fondamentale sito www.referendosim.com.br (in lingua portoghese-brasiliana). * Tutti gli interventi a sostegno del si' al referendum brasiliano per proibire il commercio delle armi da fuoco e delle munizioni ospitati su questo foglio compaiono anche in una apposita pagina web del sito di Peacelink (www.peacelink.it), curata da Giacomo Alessandroni: http://italy.peacelink.org/pace/articles/art_12631.html Nel sito di Peacelink e' anche possibile consultare tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" a partire dal dicembre 2004 alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html * Alcuni utili contatti in Brasile: Adital: pelapaz2 at adital.com.br "Forum comunitario di lotta alla violenza" di Bahia: fccv at ufba.br Instituto "Gota de Orvalho" di Sao Paulo: gotadeorvalho at gmail.com Instituto Sou da Paz: sp at referendosim.com.br * Alcuni siti particolarmente utili a) in Brasile: www.referendosim.org.br www.adital.com.br www.desarme.org www.soudapaz.org.br www.vivario.org.br b) in Italia: www.amnesty.it www.archiviodisarmo.it www.controlarms.org www.disarmo.org www.disarmonline.org www.ildialogo.org www.nonviolenti.org www.paxchristi.it www.peacelink.it www.retelilliput.net * Invitiamo nuovamente tutte le persone che ci leggono sia ad inviarci interventi a sostegno del si' al referendum brasiliano per abolire il commercio delle armi, sia a scrivere a giornali, riviste, siti, mass-media, a istituzioni, movimenti, associazioni, a persone amiche, per diffondere l'informazione e la sensibilizzazione sul referendum brasiliano, e chiamare tutte le persone di volonta' buona ad esprimere sostegno alle sorelle e ai fratelli che in Brasile sono impegnati a far vincere il si' al diritto a vivere, il si' al disarmo, il si' alla civilta' umana, il si' alla gestione nonviolenta dei conflitti, il si' alla pace fra tutti gli esseri umani, il si' alla convivenza di tutte e tutti sull'unica terra che abbiamo. 5. MAESTRI. MOHANDAS GANDHI: LA MORALE [Da Mohandas K. Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino 1973, 1996, p. 354 (e' un frammento da un articolo pubblicato su "Harijan" del 7 luglio 1947). Mohandas K. Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va mitizzato, e che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione, della sua opera. Opere di Gandhi: essendo Gandhi un organizzatore, un giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton; Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento; La cura della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef. Altri volumi sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verita'. Altri volumi ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi: tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori. Tra gli studi cfr. Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e' quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L. Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci, Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem] La morale che si puo' legittimamente trarre dalla spaventosa tragedia della bomba atomica e' che una bomba non puo' essere distrutta da un'altra bomba, come la violenza non puo' essere eliminata dalla violenza. Il genere umano puo' liberarsi dalla violenza soltanto ricorrendo alla nonviolenza. 6. RIFLESSIONE. FRANCESCO COMINA INTERVISTA ARTURO PAOLI [Ringraziamo Francesco Comina (per contatti: f.comina at ladige.it) per averci messo a disposizione questa sua intervista apparsa sul quotidiano "L'Adige" del 26 settembre 2005. Francesco Comina e' il principale punto di riferimento in Italia della campagna di sostegno al si' al referendum brasiliano per proibire il commercio delle armi. Giornalista e saggista, pacifista nonviolento, e' impegnato nel movimento di Pax Christi; nato a Bolzano nel 1967, laureatosi con una tesi su Raimon (Raimundo) Panikkar, collabora a varie riviste. Opere di Francesco Comina: Non giuro a Hitler, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2000; (con Marcelo Barros), Il sapore della liberta', La meridiana, Molfetta (Ba) 2005; ha contribuito al libro di AA. VV., Le periferie della memoria, Anppia - Movimento Nonviolento, Torino-Verona; e a AA. VV., Giubileo purificato, Emi, Bologna. Arturo Paoli, religioso, costruttore di pace, saggista, e' una delle figure piu' vive della solidarieta' operosa e della nonviolenza in cammino; su di lui dal sito www.giovaniemissione.it riprendiamo la seguente scheda: "Arturo Paoli e' nato a Lucca nel 1912. Si laurea in lettere classiche a Pisa ed e' ordinato sacerdote nel 1940. Tra il '43 e il '44 partecipa alla Resistenza. Nel 1949 viene nominato assistente nazionale della Giac (Gioventu' Cattolica) mentre era alla presidenza Carlo Carretto. Assistente nazionale dell'Azione Cattolica negli anni '50, fu costretto alle dimissioni per le sue posizioni in contrasto con la gerarchia. Autore di numerose opere che potrebbero andare sotto il titolo di "spiritualita' della relazione", ha scritto fra gli anni '80 e i '90 la sua puntuale "Lettera dall'America Latina" ai lettori di "Nigrizia" (www.nigrizia.it). Nel 1954 riceve l'ordine di imbarcarsi come cappellano su una nave argentina destinata agli emigranti. Durante questi viaggi conosce i Piccoli Fratelli di Charles de Foucauld ed entra nella loro congregazione. Terminato il noviziato svolge il lavoro di magazziniere nel porto di Orano (Algeria) e poi nelle miniere di Monterangiu in Sardegna. Nel 1960 si reca in America Latina per avviare una nuova fondazione: qui vive con i boscaioli della foresta argentina. Quando il clima politico peronista si fa pesante, subisce una campagna denigratoria: il suo nome e' nell'elenco di quelli che devono essere soppressi. Nel 1974 si trasferisce in Venezuela; anche qui il suo lavoro e' di impegno pastorale e di promozione sociale. Nel 1983 comincia a soggiornare in Brasile, dove, dopo la dittatura militare, prende vita una chiesa che e' tra le piu' vive dell'America Latina. In Brasile ha fondato "Afa" (Associazione fraternita' alleanza), che e' una comunita' di laici impegnati in alcuni progetti di aiuto alle famiglie delle favelas: progetto Latte, Educazione, Salute, Donna, Informatizzazione. Nel 1999 lo Stato d'Israele gli conferisce la nomina a "Giusto tra le Nazioni" per aver aiutato e salvato alcuni ebrei nel 1944 all'epoca delle persecuzioni naziste. Il suo nome sara' scritto per sempre nel muro d'onore del Giardino dei Giusti dello Yad Vashem a Gerusalemme. Attualmente vive a Foz de Iguacu, nel barrio di Boa Esperanza. Da quarant'anni Arturo Paoli condivide la sua vita con i poveri, senza per questo rinunciare all'attivita' di conferenziere e animatore: collabora con diverse riviste ("Rocca", "Nigrizia", "Il Regno", "Jesus") e ha scritto una trentina di opere". Tra le opere di Arturo Paoli: Gesu' amore, 1960, Borla 1970; Dialogo della liberazione, 1969; La costruzione del Regno, Cittadella, Assisi 1971; Conversione, Cittadella, Assisi 1974; Il grido della terra,1976; Camminando si apre cammino, Gribaudi, Torino 1977; Cercando liberta', Gribaudi, Torino 1980; Tentando fraternita', Gribaudi, Torino 1981; Facendo verita', Gribaudi, Torino 1984; Le palme cantano speranza, Morcelliana, Brescia 1984; Testimoni della speranza, Morcelliana, Brescia 1989; Il silenzio, pienezza della parola, Cittadella, Assisi 1991, 1994, 2002; La radice dell'uomo, Morcelliana, Brescia; Camminando s'apre cammino, Cittadella, Assisi 1994; Il sacerdote e la donna, Marsilio, Venezia 1996; Progetto Gesu': una societa' fraterna, Cittadella, Assisi 1997; Quel che muore, quel che nasce, Sperling & Kupfer, Milano 2001; Un incontro difficile, Cittadella, Assisi 2001; con Remo Cacitti e Bruno Maggioni, La poverta', In dialogo, 2001; La gioia di essere liberi, Edizioni Messaggero di Padova, Padova 2002; Della mistica discorde, La meridiana, Molfetta (Ba) 2002] De senectute "Cercate, cercate ancora, non rassegnatevi mai, continuate a cercare...". - Francesco Comina: Giunto alla soglia dei 94 anni di eta', dopo una vita passata a girare fra l'Italia, l'Africa, l'America Latina, non ti sei ancora stancato di cercare il senso della storia? Non e' forse venuto il momento di voltarsi indietro e di guardare il viaggio trascorso? - Arturo Paoli: A 94 anni di eta' posso dire una cosa, che forse puo' apparire stonata. Ho come la sensazione che la vecchiaia sia un momento molto bello della vita perche' e' caratterizzato dalla leggerezza, ossia dall'essere liberati da tanti pesi che uno si porta dietro. Io sono una persona che ha avuto il privilegio di viaggiare molto. Posso definirmi un nomade. Ho girato tutti i paesi dell'America Latina e anche qui in Italia non ho una permanenza fissa. Non sento, insomma, la stanchezza del cambiamento fra una parte e l'altra del mondo. Mi sembra di stare fermo, di non muovermi. Una di queste mattine, aspettando la luce ho avuto come una immagine che tutta l'umanita' e avvolta sotto una grande tenda che ci protegge, una tenda azzurra, tenerissima si staglia sull'orizzonte dell'uomo. Spariscono le differenze di luogo, di clima, di cultura. Questo ho sentito come una riprova del fatto che non siamo mai soli, che l'individuo, in un certo senso, non esiste perche' siamo tutti parte di una grande famiglia. Avere ogni tanto questa immagine, questa pacificazione, e' cio' che aiuta la nostra speranza. Io so che verra' la morte, ma tutto cio' non mi inquieta perche' emerge questa tenerezza che avvolge il mondo e rende bella l'esistenza. * Lo scandalo - Francesco Comina: Correva l'anno 1960 quando il transatlantico, che ti portava in America Latina attracco' in Argentina. Da quel giorno la tua vita si e' addossata lo scandalo dell'ingiustizia e della miseria rappresentata dai favelados, gli abitanti delle favelas. Quello scandalo ti ha fatto gridare innumerevoli volta la rabbia di vedere l'occidente responsabile dell'impoverimento del sud. Ma la forbice fra primo e quarto mondo si allarga. - Arturo Paoli: La grande conquista della modernita' e' quella di aver fatto una diagnosi precisa della poverta' e di aver capito che essa non e' qualcosa di endemico e di invincibile. Noi oggi sappiamo che la poverta' e' il frutto di certi meccanismi di tipo economico per cui non possiamo trovare scuse per dire che uno e' povero perche' non ha cultura, perche' e' sfortunato e via dicendo. Io ho parlato con grandi economisti a Washington e in altri centri del potere e ho capito che essi sono coscienti che il funzionamento del sistema globale produce necessariamente una grande quantita' di poveri. Ma come giustificano loro questa situazione? Questi scienziati affermano che in ogni scoperta c'e' un inconveniente, che ci sono sempre delle vittime e che poi, una volta superati gli ostacoli della ricerca, la macchina si regolarizza in modo che tali vittime non ci siano piu'. Ma tutto questo e' falso. Il funzionamento della macchina non e' assolutamente rimediabile. Il sistema capitalistico e' sbagliato, errato, perche' produce ricchezza, che viene moltiplicata e affinata da strumenti tecnici, al costo di sofferenze enormi e soprattutto attraverso la guerra e il dissesto ambientale. Il progetto della Fao, nato per conoscere globalmente la produzione degli alimenti, si e' rovesciato ed ha preso la direzione del centro. Il sistema capitalistico non fa che centralizzare i beni della terra spogliando sempre di piu' una quantita' di umanita', che arranca sulle colline dei rifiuti nelle discariche metropolitane. * Il maneggio della guerra - Francesco Comina: Tutto questo discorso ci proietta nel cuore freddo della guerra, che tu consideri il rovesciamento dell'etica, il ribaltamento di ogni discorso di carattere umano. E lo scandalo continua. - Arturo Paoli: Ma sai cosa mi inquieta di piu'? Sai cosa non mi fa dormire la notte? Quello che ci dovrebbe interrogare fortemente tanto da farci male per la contraddizione che porta con se', e' che il centro delle due guerre mondiali che si sono combattute nel '900 e' stata l'Europa cristiana. Il maneggio della guerra mondiale e' qui, intorno a noi, dentro di noi. Le sofferenze dell'Africa, dell'Asia, dell'America Latina hanno la loro causa qui, dove noi poggiamo i piedi. E allora perche' il cristianesimo, che e' predicazione di pace e di fraternita', e' diventato il centro delle guerre e delle discordie? Io credo perche', come diceva Chesterton, noi abbiamo delle idee impazzite. Tutto l'invito alla fraternita' e alla pace lo abbiamo vissuto come un qualcosa di esterno a noi. Io invece credo che la pace inizi dal cuore dell'uomo. Il cambiamento di pensiero che ci fa capire che noi non siamo unicamente pensiero e che non siamo solo individui e' la scoperta dell'alterita', della responsabilita' globale. In questo senso la globalizzazione ci da una mano perche' diabolicamente - sempre Chesterton diceva che il diavolo e' la scimmia di Dio - ci si e' accorti che c'e' un piccolo villaggio unico, che l'umanita' e' una, e che invece di usare questa scoperta in maniera positiva la usa in maniera negativa perche' serve solo per aiutare lo sfruttamento di altri. Ma la solidarieta', la pace, la riconciliazione non sono ne' virtu', ne' esercizi di fabbricazione razionale, sono fatti reali perche' noi sono uniti gli uni agli altri. Ogni relazione che io instauro con la persona umana, anche di tipo sessuale, affettiva, commerciale non e' mai neutra perche' - come diceva Teilhard de Chardin - o mi fa cadere in avanti o mi fa cadere indietro. E dunque le guerre, i conflitti, non sono altro che il confluire dell'egoismo umano. * Chiesa e potere - Francesco Comina: Come mai la chiesa molto spesso fa silenzio di fronte agli sconvolgimenti politici, economici, culturali e si ritira sovente lasciando libero spazio alle contraddizioni del nostro mondo, mentre parla molto sui temi morali, sessuali con chiare invadenze di tipo politico? - Arturo Paoli: La chiesa e' l'inculturazione del vangelo della stessa persona di Gesu' nel mondo occidentale, e quindi di un mondo che aveva gia' raggiunto un livello di altezza di pensiero notevole con Platone, con tutto il mondo greco, ma che col tempo ha dimostrato la sua negativita'. Il mondo greco ha portato il pensiero umano all'esplorazione di valori e di concetti, di idee permanenti ed eterne. Nell'indirizzo del pensiero occidentale greco c'e' sempre stata la tendenza di fuggire dai limiti, dal contingente, dall'empirico e trovare i grandi concetti regolatori della vita al di fuori della vita stessa. E qui sono nati i grandi sistemi dell'occidente, prima di tutto la colonizzazione, ossia l'idea che bisogna portare la fede, la dottrina nel mondo. Non si e' pensato di portare l'esistenza di Gesu', ma questa sintesi catechistica per imporla agli altri. La chiesa e' diventata centro di potere perche' si e' concentrata nella costruzione di questi grandi sistemi per poterli affermare al mondo. Ha pensato di imporre la verita' di Cristo. Ma Cristo ha detto un'altra cosa, ossia ha detto "la verita' vi fara' liberi". La chiesa da secoli e' ferma sulla forma oggettiva, trascendente, del pensiero capace di trovare delle verita' assolute, eterne, immobili, valide per tutti i tempi. Io credo che la via mestra sara' una conversione del mondo a partire dai laici, ossia da coloro che hanno negato questo tipo di verita'. Credo che ci possano aiutare piu' i filosofi laici dei teologi. * Guevara, Camara, Mendes - Francesco Comina: Il tuo libro "Dialoghi sulla liberazione" del 1960 ha aperto la strada della teologia della liberazione. La tua lezione ha formato molti personaggi, che oggi sono considerati personaggi simbolo in America Latina. Cosa rimane oggi di questa lezione? - Arturo Paoli: Io credo che la teologia della liberazione abbia indicato un cammino che sara' l'unico cammino che potranno percorrere i teologi se vorranno fare un discorso su Dio che sia capace di essere recepito e accolto dalle nuove generazioni. Ma ci sono stati soprattutto tanti martiri che sono morti per difendere la giustizia e il diritto dei poveri alla terra, alla vita. Sono laici e religiosi. Quello che ha mosso Che Guevara alla lotta per la Bolivia era certamente un'esigenza di difendere i contadini, i poveri, gli oppressi. Pensiamo anche ai grandi vescovi come Helder Camara in Brasile, Oscar Romero in Salvador, Juan Gerardi in Guatemala. Pensiamo a Chico Mendes. innumerevoli figure di persone che hanno dato la vita per difendere gli oppressi. La fede non e' solo difesa della dottrina, ma soprattutto difesa dei diritti degli altri. Io penso che l'America Latina stia passando un momento di grande sofferenza. La sua rinascita e' legata inevitabilmente al tramonto del potere degli americani. Quando il progetto americano rivelera' la sua caduta, beh, allora cio' conseguira' la rinascita dell'America Latina ora divenuta una colonia degli Stati Uniti. 7. RIFLESSIONE. MONICA LANFRANCO COLLOQUIA CON ROSSANA PIREDDA SULLE DONNE E IL POTERE [Ringraziamo Monica Lanfranco (per contatti: mochena at tn.village.it) per averci messo a disposizione questa sua intervista pubblicata sul quotidiano "Liberazione". Monica Lanfranco, giornalista professionista, nata a Genova il 19 marzo 1959, vive a Genova; collabora con le testate delle donne "DWpress" e "Il paese delle donne"; ha fondato il trimestrale "Marea"; dirige il semestrale di formazione e cultura "IT - Interpretazioni tendenziose"; dal 1988 al 1994 ha curato l'Agendaottomarzo, libro/agenda che veniva accluso in edicola con il quotidiano "l'Unita'"; collabora con il quotidiano "Liberazione", i mensili "Il Gambero Rosso" e "Cucina e Salute"; e'' socia fondatrice della societa' di formazione Chance. Nel 1988 ha scritto per l'editore PromoA Donne di sport; nel 1994 ha scritto per l'editore Solfanelli Parole per giovani donne - 18 femministe parlano alle ragazze d'oggi, ristampato in due edizioni. Per Solfanelli cura una collana di autrici di fantasy e fantascienza. Ha curato dal 1990 al 1996 l'ufficio stampa per il network europeo di donne "Women in decision making". Nel 1995 ha curato il libro Valvarenna: nonne madri figlie: un matriarcato imperfetto nelle foto di fine secolo (Microarts). Nel 1996 ha scritto con Silvia Neonato, Lotte da orbi: 1970 una rivolta (Erga): si tratta del primo testo di storia sociale e politica scritto anche in braille e disponibile in floppy disk utilizzabile anche dai non vedenti e rintracciabile anche in Internet. Nel 1996 ha scritto Storie di nascita: il segreto della partoriente (La Clessidra). Recentemente ha pubblicato due importanti volumi curati in collaborazione con Maria G. Di Rienzo: Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003; Senza velo. Donne nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Cura e conduce corsi di formazione per gruppi di donne strutturati (politici, sindacali, scolastici) sulla storia del movimento delle donne e sulla comunicazione. Rossana Piredda e' stata assessora nel Comune di Atzara (Nuoro)] Rossana Piredda e' prima di tutto una donna sarda, e poi una donna sarda e comunista: una categoria dello spirito, piu' che geografica. Il suo paesino e' uno schizzo di case nel mezzo della brulla e primordiale provincia di Nuoro, dal nome spigoloso: Atzara. Fino al maggio 2005, per una legislatura, Atzara e' stata un paese governato da "rifondaroli"; poi il sogno si e' interrotto, le solite immancabili beghe a sinistra hanno lavorato bene, e cosi' Rossana non e' piu' assessora. Non si perde d'animo; nel tempo di vita recuperato non svolgendo piu' funzioni amministrative si nutre di Gramsci, nato a pochi chilometri da li', e di comandante Marcos. La prende con filosofia, tesse la politica dal suo piccolo negozio di alimentari, preparando, se sara' possibile, uno sbarco ad Atzara per Natale di banchetti del commercio equo e solidale. Ovviamente con in testa il caffe' zapatista. * - Monica Lanfranco: Cominciamo proprio da Audre Lord e la sua frase:"Non possiamo smantellare la casa del padrone con i suoi attrezzi". Sei d'accordo con lei? E cosa ti evoca questa affermazione? - Rossana Piredda: Conosco questa frase da poco tempo ma la condivido, perche' per anni abbiamo provato a cambiare le cose imponendone altre, ma forse si e' perso di vista il fatto che per poter cambiare bisogna che ognuna e ognuno di noi si fermi ad ascoltare, provi a modificare, parlando e sensibilizzando se stessi e gli altri su cio' che e' giusto e non e' giusto; e' la cosa piu' difficile da fare perche' ci apre molte contraddizioni sia personali che politiche, ma se non siamo capaci di confrontarci non saremo neppure capaci di mediazione e di dialogo. * - Monica Lanfranco: Pur con alcune eccezioni sembra che anche le donne con le migliori intenzioni, una volta arrivate ai vertici del potere, si uniformino ad esso, diventando una fotocopia dell'agire maschile. Dove sta il problema: nella politica o nelle donne? - Rossana Piredda: Non ho molta familiarita' con la parola "potere", in un certo senso mi opprime, ma e' innegabile che molte donne che arrivano ai vertici e hanno poteri decisionali assumono atteggiamenti che molto tolgono a quelle sensibilita' che sono tipiche delle donne. Nella societa' degli anni '80, quando il finto benessere dell'era Craxi faceva sentire tutti e tutte giovani rampanti, ci fu l'ascesa di un modello di donna in carriera che non aveva niente a che vedere con le lotte femministe degli anni '70: quel modello per certi aspetti resiste ancora, magari oggi piu' che avvocatesse o primarie di ospedali le giovani aspirano a diventare modelle o "veline", non tutte per fortuna, pero' l'ambizione prevalente e' questa. Io in un certo senso mi sono sentita "orfana" dopo la fine dell'ondata femminista, perche' essendo giovane avevo condiviso con entusiasmo quelle idee, quelle rivendicazioni che ribaltavano tutto cio' che fino ad allora era stato indicato dalla famiglia, dalla morale cattolica. Non era solo una ventata rivoluzionaria, era un grido di liberta'. Credo che molte donne hanno dimenticato tutto cio', il silenzio ha ridimensionato le conquiste, a volte quando sento delle donne raccontarsi, nella semplicita' della vita quotidiana, mi chiedo se siamo davvero nel 2005. Bisognerebbe cominciare a cambiare la parola "potere", magari con un sinonimo piu' neutro che non condizioni in modo negativo il senso che questa parola racchiude: come 'decidere" , "pensare e agire per un bene comune". * - Monica Lanfranco: Si puo' cambiare la politica, e il mondo, senza prendere il potere, come sostiene Halloway? - Rossana Piredda: Non ho titolo di studio cosi' elevato per essere in grado di fare un'analisi politica e sociale in profondita', ho solo la mia esperienza e la mia umanita'. Credo che sia possibile ma si tratta di un lavoro talmente lungo che non sara' la mia generazione a vederne il risultato. E' molto difficile, in una societa' come quella attuale, dove neppure il fallimento delle politiche neoliberiste e' servito a far cambiare rotta alla politica, attivarsi per costruire il "nuovo mondo possibile", bisogna rimettere in discussione il fatto che solo l'avere "potere" fa effettuare i cambiamenti, e non credo che neppure i partiti piu' a sinistra in Italia, in Europa, e nel mondo s'interroghino molto sul tema. Non so se si puo' cambiare il mondo senza prendere il potere: quello che invece penso, con piu' certezza, e' che non possono essere i mercati a decidere sull'agire politico e a dettarne le regole, e' la politica che deve mantenere il suo ruolo decisionale. Gia' questo cambierebbe qualcosa. * - Monica Lanfranco: Sei stata attiva nella politica istituzionale, puoi raccontare i punti di forza e quelli di debolezza della tua esperienza? - Rossana Piredda: L'esperienza di assessora e' stata notevole dal punto di vista umano e quindi per me fortemente politica, faccio fatica a scindere le due cose: mi sono trovata in un terreno difficile perche' non avevo nessuna conoscenza tecnica di come si amministra un Comune. Ho cercato di essere quella che sono, ho cercato di condividere la mia esperienza di cittadina con gli altri compagni e compagne del Consiglio Comunale e con loro tentare un approccio diverso con la gente. In questo senso penso che ci siamo riusciti, sono stati anni di un "Comune Aperto" ed e' stata una scelta di gruppo quella di ascoltare, di essere tra la gente. La contraddizione e' che proprio questo e' stato il nostro punto di forza ma anche la nostra debolezza, perche' nella politica come la si intende ora e' l'immagine quella che piu' conta, l'apparire, l'apporre il proprio nome a caratteri cubitali al bene comune. Credo che la perdita di consenso abbia molto a che fare con questo stile piu' pacato: in epoca mediatica berlusconiana si fatica a farsi sentire se non si urla. * - Monica Lanfranco: Quali possono essere gli alleati, e quali invece i peggiori ostacoli alla realizzazione di una diversa qualita' della politica per le donne? - Rossana Piredda: Il primo ostacolo e' che ci sono poche donne in politica e quindi prevale una visione maschilista, siamo tornate molto indietro rispetto alle conquiste del movimento femminista: la Legge 40 e' stato l'esempio piu' nefasto di come ancora si decida sul corpo e sulla mente delle donne. Gli alleati possono essere tutti indistintamente: se si avviasse una "alfabetizzazione" sulle questioni di genere, sulla ricchezza delle diversita', diventerebbe naturale un miglioramento della qualita' della politica non solo verso le donne. Ascoltare vuol dire imparare, conoscere, agire politico vuol dire interpretare questi saperi e trasformarli per creare migliori condizioni di vita. E' un'utopia? * - Monica Lanfranco: Supponiamo che tu sia arrivata ad una posizione di primo piano nella politica, e puoi scegliere cosa fare: le tue prime cinque azioni di governo da realizzare subito. - Rossana Piredda: L'abolizione della legge 40 sulla fecondazione assistita, il mantenimento di tutte quelle conquiste fatte dalle donne, oggi purtroppo rimesse in discussione. Un sistema sanitario dove le donne e gli uomini malati non siano considerati numeri di cartelle cliniche o costi sociali ma esseri umani in difficolta'. La tutela dei minori e una scuola in cui si studino le questioni di genere. Abolizione dei "Centri di permanenza temporanea" per gli emigrati. Via tutti i soldati dall'Iraq e dall'Afghanistan e farei dell'articolo 11 della nostra Costituzione ("L'Italia ripudia la guerra") il punto prevalente per un percorso di pace, l'ha fatto Zapatero, perche' non lo puo' fare una donna? 8. RIFLESSIONE. MONICA LANFRANCO COLLOQUIA CON GABRIELLA TROTTA SULLE DONNE E IL POTERE [Ringraziamo Monica Lanfranco (per contatti: mochena at tn.village.it) per averci messo a disposizione questa sua intervista pubblicata sul quotidiano "Liberazione" del 10 settembre 2005. Gabriella Trotta vive e lavora a Genova, dove e' impegnata in varie iniziative di solidarieta', di pace, per i diritti] "Oggi piu' che mai sono convinta che gli attrezzi del padrone e' meglio non toccarli e probabilmente sono fonte di malattia infettiva. Ci sono donne che non ne conoscono altri e si destreggiano nell'uso meglio di molti uomini: ma a chi e a che serve se non a loro stesse?". Gabriella Trotta, detta Lella, e' una donna che raramente si perde d'animo in politica, e non e' poco in una citta' come Genova dove spesso la sinistra ha dato dimostrazioni di non essere capace di esprimere il meglio di se'. Lella, diessina con alle spalle un passato di robusta attivita' femminista, e' stata una tra le prime e le poche nel suo partito, nei giorni immediatamente successivi al 21 luglio 2001, a denunciare la mattanza. Lavorando nel piu' grande ospedale della citta', il San Martino, vide di tutto. Tessitrice di rapporti tra le donne dentro e fuori le istituzioni e' paziente e solare, e qualche pezzo genetico anarchico e irriverente lo ha passato alla figliola, che non a caso si e' laureata in Spagna all'universita' dove si formano i clown e gli uomini e donne dello spettacolo di piazza. * - Monica Lanfranco: Cominciamo proprio da Audre Lorde e la sua frase: sei d'accordo con lei? e cosa ti evoca questa affermazione? - Gabriella Trotta: In linea di massima si', concordo in contrapposizione con la visione del "fine giustifica i mezzi" insito nel tradizionale modello politico. La differenza e' il nostro valore aggiunto, la possibilita' di vedere il mondo da un'ottica diversa ci permette di "non porgere l'altra guancia" ma di spostarci piu' in la', quando e' possibile evitando di entrare nella spirale del potere per il potere. Purtroppo stiamo assistendo ad un imbarbarimento della politica: colpi di maggioranza, attenzione ai poteri forti, gerarchie ecclesiastiche, lobbies, su temi che dovrebbero vedere una forte condivisione sociale, politica e etica. La manomissione della Costituzione, con la riscrittura di parti importanti ed il mancato rispetto dell'applicazione dell'art.11, la legge sulla procreazione medicalmente assistita che impone unica morale, unica etica, unica scienza passando sul corpo delle donne, la legge 30 sul mercato del lavoro che crea nuove poverta' e nuovi disagi (in particolare per le giovani donne) con i lavori non garantiti, le nuove poverta'. Tanti altri sono i casi e i punti dolenti, ma la questione morale ci deve far ripensare ad una nuova etica pubblica condivisa. * - Monica Lanfranco: Pur con alcune eccezioni sembra che anche le donne con le migliori intenzioni, una volta arrivate ai vertici del potere, si uniformino ad esso, diventando una fotocopia dell'agire maschile. Dove sta il problema: nella politica o nelle donne? - Gabriella Trotta: Fortunatamente non e' sempre cosi', ma e' vero che l'essere donna non ci vaccina dalla spirale politica. Come esistono sensibilita' diverse. In linea di massima e' il sistema di potere che impone un modello maschile. La prima prova e' quantitativa: meno del 10 % di donne in parlamento, quasi assenti dai vertici dei partiti, poche sindache, assessore o ruoli chiave. Il problema e' anche formativo: come cresce una classe dirigente politica se i modelli sono questi? Certo e' possibile uscire dagli schemi, come ha fatto Zapatero che ha fatto, da subito, una serie di scelte innovative e avanzate, necessarie ma non scontate nella cattolicissima Spagna. Dalla presenza paritaria nel governo alle scelte di civilta' e rispetto delle scelte di orientamento sessuale dei cittadini, al no alla guerra in Iraq, si e' posto all'avanguardia degli altri paesi del Mediterraneo. * - Monica Lanfranco: Si puo' cambiare la politica, e il mondo, senza prendere il potere, come sostiene Halloway? - Gabriella Trotta: Riuscissimo a trovare nuovi modelli di partecipazione: si'. Diciamo che dopo il referendum sulla procreazione medicalmente assistita, che ritenevo un importante mezzo di democrazia diretta, sono diventata meno ottimista. In realta' la politica deve tornare ad essere di tutti, anche se i modelli partecipativi sembrano in crisi. Cio' che mi preoccupa e' la mancanza di solidarieta' e di attenzione agli altri che si riflette anche in un disinteresse verso la politica. Ma il disinteresse "spontaneo" finisce per fare il gioco di chi vuole continuare cosi'. * - Monica Lanfranco: Sei stata attiva nella politica istituzionale (o in gruppi di donne extra-istituzioni) a vari livelli, puoi raccontare i punti di forza e quelli di debolezza della tua esperienza? - Gabriella Trotta: La mia prima esperienza politica e' stata in un gruppo femminista genovese, uno dei rari aperti agli uomini (solo due...), ed ho sempre continuato a lavorare sulle politiche femminili perche' ci sono ancora troppe disparita' e ineguaglianze, e perche' credo che noi possiamo dare un valore aggiunto al far politica. E' possibile creare un modello partecipativo femminile, meno autoritario e autoreferenziale. Mi convince la voglia di mettersi in discussione tra donne, mentre ho sempre manifestato intolleranza. alle forme di organizzazione della politica tradizionale, per quanto ne faccia parte attiva. Le forme di coscienza critica spesso non sono tollerate nelle organizzazioni. Io credo che il fine ultimo di ogni essere umano e', o dovrebbe essere, la ricerca della felicita' e siccome siamo esseri sociali, la felicita' passa attraverso la capacita' di convivere con gli altri e la capacita' di avere una organizzazione sociale che aiuti a realizzare questo obiettivi: far politica dovrebbe essere il percorso organizzativo per questo obiettivo. * - Monica Lanfranco: Quali possono essere gli alleati, e quali invece i peggiori ostacoli alla realizzazione di una diversa qualita' della politica per le donne? - Gabriella Trotta: Gli alleati, oltre alle donne stesse, li troviamo per strada sui singoli temi, sulle nostre campagne. In linea di massima le persone intelligenti che non hanno paura di mettere in discussione il proprio ruolo sociale, familiare, lavorativo. Gli ostacoli: le donne che subiscono il fascino del potere. * - Monica Lanfranco: Fossi al governo, quali i cinque punti dei primi cento giorni? - Gabriella Trotta: 1) L'immediato ritiro delle truppe italiane da scenari di guerra e l'esercizio del ripudio di ogni forma di guerra, previsto dalla Costituzione. Lo smantellamento delle basi militari dal territorio italiano ed europeo. 2) La creazione di un sistema di sicurezza sociale che svolga davvero una funzione di rete: salute, servizi sociali, servizi per anziani, handicap, tutela dei disoccupati. 3) Diritto di cittadinanza ed eliminazione delle disuguaglianze. Ogni cittadina e cittadino presente sul territorio italiano deve avere pari dignita', diritti e opportunita'. Dalle pari opportunita' tra uomo e donna, alle pari opportunita' di cittadinanza. Questo vale anche per tutti i rapporti con la pubblica amministrazione, l'accesso ai servizi, ecc. 4) L'Italia e' una Repubblica fondata sul lavoro e non sul liberismo sfrenato e sulla speculazione: ridiamo dignita' al lavoro di tutte e di tutti eliminando le forme introdotte dalla legge 30, condizioni pagate in particolare dai giovani e tra questi in particolare dalle donne. Alla paura della capacita' economica e industriale dei paesi emergenti come Cina e India, si puo' rispondere solo con la globalizzazione dei diritti fondamentali. 5) Innovazione tecnologica, ricerca e sviluppo del lavoro investendo sulle e sui giovani. Naturalmente con particolare attenzione alla ricerca di fonti rinnovabili d'energia. Intanto qualche valutazione sull'olio di colza al posto del gasolio si potrebbe fare gia' adesso. Visto il costo del petrolio e la dipendenza assoluta in cui ci troviamo. 9. LETTURE. ELENA PULCINI: L'INDIVIDUO SENZA PASSIONI Elena Pulcini, L'individuo senza passioni. Individualismo moderno e perdita del legame sociale, Bollati Boringheri, Torino 2001, pp. 230, euro 20,66. Dall'homo oeconomicus, all'homo democraticus, all'homo reciprocus: dall'individuo della solitudine e degli artigli (della guerra di tutti contro tutti, del coro degli uomini vuoti), alla passione del dono e all'individuo comunitario (non sintesi totalitaria che chiude ed esclude, ma infinita apertura all'altro). Una monografia di profonda potenza ermeneutica. L'autrice e' docente di filosofia sociale all'Universita' di Firenze. 10. LETTURE. ELENA PULCINI: IL POTERE DI UNIRE Elena Pulcini, Il potere di unire. Femminile, desiderio, cura, Bollati Boringhieri, Torino 2003, pp. XXXIV + 194, euro 18. "Una serie di saggi scritti nell'arco di una qundicina d'anni e tutti accomunati da quell'oggetto inquieto e tuttora sfuggente che e' il problema del 'soggetto' ripensato alla luce della 'differenza' femminile". Una riflessione ad un tempo straordinariamente compatta e articolata, in cui la vastita' dei riferimenti convocati a convivio si coniuga a un grande nitore di sguardo, rigore di pensiero, esattezza di voce. Un libro che vivamente raccomandiamo. 11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 12. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1066 del 27 settembre 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione). L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 ("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica alla pagina web: http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004 possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la redazione e': nbawac at tin.it
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