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La nonviolenza e' in cammino. 1063
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1063
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 24 Sep 2005 00:23:58 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1063 del 24 settembre 2005 Sommario di questo numero: 1. Carla Cohn: Con tutto il cuore, che vinca il si' 2. Mauro Furlan: Alcuni dati dell'Unesco e un estratto da un libro sulla violenza a Rio de Janeiro 3. Pierluca Gaglioppa: Si' 4. Alcuni riferimenti utili per sostenere il referendum che salva le vite 5. Donne in nero: Oggi da Washington a Roma contro la guerra 6. Cena della solidarieta' il 24 settembre ad Attigliano 7. Gerard Lutte: Lettera dalla strada, settembre 2005 8. Federica K. Clementi ricorda Simon Wiesenthal 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. CARLA COHN: CON TUTTO IL CUORE, CHE VINCA IL SI' [Ringraziamo Carla Cohn (per contatti: carlacohn at tele2.it) per questo intervento. Carla (Carola) Cohn, nata a Berlino nel 1927, deportata e sopravvissuta ai campi di sterminio, e' psicoterapeuta e testimone della Shoah. Alcune sue straordinarie testimonianze sono nei numeri 883, 890 e 895 di questo notiziario] Sostengo pienamento il referendum brasiliano contro il commercio degli armi. Mi sembra ovvio di essere contro il commercio d'armi di qualsiasi tipo. Per esempio sto pensando alle micidiali mine anti-uomo che, rimaste nascoste e mai del tutto rimosse, tuttora distruggono le vite di tanti bambini ed altri innocenti. Sto pensando anche alla libera vendita delle armi negli Stati Uniti, dove sono a disposizione di tutti "per l'autodifesa" con disastrosi risultati - per esempio le stragi nelle varie scuole, ecc. Il referendum brasiliano mi sembra un esempio di grande civilta', e spero con tutto il cuore che vinca il si'. 2. LETTERE DAL BRASILE. MAURO FURLAN: ALCUNI DATI DELL'UNESCO E UN ESTRATTO DA UN LIBRO SULLA VIOLENZA A RIO DE JANEIRO [Ringraziamo di cuore Gaetano Farinelli, dell'associazione Macondo (per contatti: farinelli at macondo.it) per aver chiesto per noi e per averci trasmesso questo intervento di Mauro Furlan. Gaetano Farinelli, prete operaio, educatore, e' uno dei principali animatori dell'esperienza di "Macondo", associazione per l'incontro e la comunicazione tra i popoli (per contatti: via Romanelle 123, 36020 Pove del Grappa (Vi), tel. 0424808407, e-mail: posta at macondo.it, sito: www.macondo.it). Tra le opere di Gaetano Farinelli: Attraversare il deserto, Macondo Libri - Citta' Aperta, Troina (En) - Pove del Grappa (Vi) 2001. Mauro Furlan, amico e socio dell'associazione di solidarieta' internazionale Macondo, vive e lavora nelle favelas Rio de Janeiro, collabora a "Peacereporter"] Carissimi amici, vi traduco e vi invio due testi che possono essere utili per la nostra riflessione e il nostro impegno a sostegno della campagna per il disarmo e per il si' al referendum. Il primo e' il rapporto dell'Unesco sulla situazione delle morti per arma da fuoco in Brasile, e il secondo e' un estratto da un libro che a me sembra straordinario. * 1. Il documento dell'Unesco (nel sito www.Unesco.org.br) In Brasile si registrano piu' morti per arma da fuoco che in un guerra armata. Negli ultimi dieci anni i morti per arma da fuoco registrati in Brasile superano il numero delle vittime di 23 conflitti armati, passando al secondo posto dopo le guerre civili di Angola e Guatemala. In questo periodo sono morte 325.551 persone, una media di 32.555 morti per anno. I dati fanno parte dello studio "Mortes Matadas por armas de fogo no Brasil 1979-2003", che e' stato diffuso il 27 giugno dal rappresentante Unesco in Brasile, Jorge Werthein, e dal Presidente del Senato Federale, Renan Calheiros, al Senato, a Brasilia (DF). Questo studio ha come obiettivo sensibilizzare la societa' brasiliana sull'importanza del disarmo della popolazione e l'approvazione del referendum per restringere il libero commercio delle armi da fuoco. Lo studio rivela che tra il 1979 e il 2003 le armi da fuoco hanno ucciso 550.000 persone, che significa 35.000 vittime all'anno, ovvero 100 al giorno. La ricerca conferma che i giovani tra i 15 e i 24 anni sono le principali vittime delle armi da fuoco: del totale delle vittime sono 206.000 i giovani in questa fascia di eta'. Solo nell'anno 2003 il 41,6% dei casi erano giovani. La ricerca e' stata realizzata in base ai dati del sistema di informazione sulla mortalita' brasiliano (Datasus del Ministero della salute), poi confrontati con i dati internazionali. I dati sono stati comparati anche con altre tipologie di morti (incidente stradale, malattie, ecc.). Inoltre queste morti sono state confrontate con il numero delle vittime di 26 conflitti armati di 25 paesi del mondo in diversi periodi. Quello che risulta impressionante e' che in Brasile, anche senza esserci un conflitto religioso, una guerra con un paese confinante, o una lotta politica armata interna, si verificano piu' vittime per armi da fuoco rispetto a nazioni colpite da un conflitto bellico dichiarato. Per promuovere una cultura della pace in Brasile si deve passare necessariamente per la riduzione delle armi in circolazione e la proibizione della loro vendita. * Alcuni dei dati principali della ricerca: 1) Tra il 1979 e il 2003 piu' di 550.000 persone sono morte in Brasile per arma da fuoco in un crescendo continuo. In questi 24 anni le morti violente sono cresciute del 461,8%, mentre la popolazione e' cresciuta del 51,8%. La spinta e' stata data dalla crescita degli omicidi del 542,7%. I suicidi con armi da fuoco sono cresciuti del 75%, e le morti per incidente con arma da fuoco sono cadute del 16,1%. 2) Dei 550.000 morti, 205.722, ossia il 44,1%, sono giovani della fascia tra i 15 e 24 anni. Considerando che questi giovani rappresentano il 20% della popolazione brasiliana si conclude che in questa eta' muore il doppio di persone rispetto alle altre fasce. 3) Tra i giovani la crescita e' stata piu' mortale arrivando al 640,3%. Gli omicidi sono aumentati del 742,9%, i suicidi sono cresciuti del 61%. 4) E' aumentato il numero di giovani come vittime. Nel '79 i morti giovani nel Brasile sono stati 2.208 cioe' il 31,6% del totale delle vittime. Nel 2003, i 16.345 giovani morti per armi da fuoco rappresentano il 41,6% del totale delle vittime. 5) In Brasile considerando il totale della popolazione la principale causa di morte e' quella cardiaca, seconda la cerebrovascolare, e al terzo posto le armi da fuoco. Tra i giovani invece le armi da fuoco sono la prima, con una incidenza molto maggiore rispetto alla seconda causa che e' la morte in incidenti stradali. 6) Nel 2003 sono morte di aids 11.276 persone, di cui 606 giovani. Questa epidemia occupa l'undicesima posizione nella popolazione totale, e la sesta nell'eta' tra i 14 e i 24 anni. 7) Tra il 1993 e il 2003, sono morti in Brasile 325.551 persone, una media di 32.555 morti all'anno per armi da fuoco. Confrontando con la mortalita' di 25 conflitti armati nel mondo il Brasile rappresenta la maggior media per anno. 8) In termini assoluti il Brasile e' appena dietro la guerra civile in Angola che avrebbe causato 550.000 morti in 27 anni di conflitto, e della guerra civile in Guatemala che tra il 1970 e il 1994 avrebbe fatto 400.000 vittime. 9) Il Brasile presenta in media un numero di morti piu' elevato delle guerra del Golfo, l'insieme della prima e seconda Intifada, e il conflitto dell'Irlanda del Nord. 10) Dei 57 paesi analizzati, il Brasile rispetto alla popolazione totale e' al secondo posto dopo il Venezuela, e tra i giovani e' al terzo posto dopo Venezuela e Porto Rico. 11) Tra la popolazione giovane il Brasile e' al terzo posto per morti e omicidio da armi da fuoco, e al terzo posto per morti la cui causa per arma e' indeterminata. Per quanto riguarda gli incidenti con arma da fuoco occupa la quindicesima posizione e la ventesima in relazione ai suicidi. 12) Sono pochi i paesi nel mondo, come il Brasile, dove le morti per arma da fuoco superano le morti per incidenti stradali. Tra i 57 paesi analizzati solo in sei casi questo succede, e cinque di questi sono paesi dell'America Latina: Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela. 13) Sono anche una minoranza i paesi in cui le morti per armi da fuoco superano il numero dei suicidi. Dei paesi analizzati sono 15 che si trovano in questa situazione, e la maggioranza sono dell'America Latina. * 2. Interludio Da questa breve sintesi che vi ho presentato potere capire come la situazione in Brasile (ma anche di tutta l'America Latina) sia veramente drammatica. Quando in passato ho scritto che i giovani qui a Rio parlano di Iraq per descrivere la situazione in cui vivono, non e' uno scherzo o un paragone forzato. Queste cose le abbiamo denunciate nella camminata per la pace, ma sappiamo che la realta' e' complicata, i fattori in gioco sono molti, la soluzione sembra impossibile. Per continuare questa riflessione vi riporto un estratto da un libro da poco uscito. Il libro ( che a mio giudizio e' di una ricchezza straordinaria) si intitola "Cabeca de porco", che letteralmente significa "testa di maiale", ma che qui a Rio, nel gergo delle favelas, ha preso il senso di confusione, strada senza uscita. Il libro e' scritto a sei mani. Un sociologo (Luiz Eduardo Soares), un famoso cantante hip-hop (MV Bill) e un produttore di hip hop (Celso Athayde) che ha creato il Cufa (Centrale unica delle favelas). Luis Eduardo si e' assunto il compito di riflettere sulle testimonianze raccolte in vari anni di ricerca, inoltre e' stato protagonista di una singolare vicenda. Dal gennaio all'ottobre del 2003 e' stato segretario nazionale di sicurezza pubblica, cercando di mettere in atto delle azioni congiunte per la diminuzione delle morti violente a Rio. Avendo intaccato principalmente gli interessi della polizia corrotta, e' stato dimesso con un annuncio televisivo da parte del governatore dello stato. Questo libro aiuta ad entrare nei meandri della violenza a Rio e in Brasile, a scoprirne i vari significati e ad indicare delle possibili soluzioni. Adesso passo alla mia traduzione di alcune pagine, sperando di tradurre altri piccoli spezzoni, questo per darvi l'opportunita' di capire un mondo che sembra irreale. * 3. I significati della violenza: la criminalita' in Brasile e a Rio de Janeiro (dal libro "Cabeca de porco") Rio de Janeiro continua ad essere una bellissima citta', ma nel frattempo Rio de Janeiro ("fiume di gennaio") continua ad essere gennaio, febbraio, marzo, tutto l'anno attraversato dalla paura, dalle pallottole, dal fuoco incrociato. Questo non e' un libro sullo situazione o la citta' di Rio de Janeiro, perche' i problemi di cui si parla sono nazionali e qualcuno supera anche i confini del Brasile. Ma Rio ha anticipato la traiettoria brasiliana lungo la direzione della violenza armata, e probabilmente rende visibile il futuro probabile del paese. Per questo e' importante pensare alla sua storia recente per esorcizzare i suoi mali, aiutarci a vincerli e prevenire la nazionalizzazione del suo dramma. Il traffico delle armi e della droga da molto tempo ha abbandonato il suo confino in una periferia lontana, convertendosi nella principale fonte brasiliana di violenza criminale. Forse c'e' ancora speranza che la dimensione assunta dalla tragedia qui a Rio, non si ripeta nelle altre citta' e stati brasiliani. Non ho la pretesa di raccontare la storia del narcotraffico di Rio, alcuni lo hanno fatto meglio di quanto potrei fare io, pero' mi piacerebbe completare la conoscenza gia' accumulata, richiamando l'attenzione su alcuni aspetti, prima pero' faccio alcune considerazioni generali. * Violenza e' una parola che solo in apparenza e' semplice. In verita' contiene molti significati differenti. Puo' descrivere un'aggressione fisica, un insulto, un gesto che umilia, uno sguardo non rispettoso, un assassinio commesso con le proprie mani, un modo ostile di raccontare una storia con disprezzo, l'indifferenza di fronte alla sofferenza degli altri, la negligenza verso gli anziani, la decisione politica che provoca conseguenze sociali drammatiche, la svalorizzazione dei figli da parte dei genitori e delle donne da parte dei mariti, le pressioni psicologiche in relazioni di oppressione, le scelte economiche che si abbattono come un disastro naturale su certi settori della popolazione, e la stessa natura quando supera i suoi limiti naturali e provoca catastrofi, per questo parliamo della violenza dell'acqua, del vento e del fuoco; e ci riferiamo anche alle disuguaglianze sociali ingiuste o all'abbandono dei bambini di strada come forme di violenza. Ma dall'altra parte, quando un padre lotta contro qualcuno per salvare la vita del figlio, non lo descriviamo come violento e neanche intendiamo come un esempio di violenza l'uso difensivo e ben intenzionato che lui fa della propria forza. * Se riuniamo un qualsiasi gruppo di persone e chiediamo che scelgano dei fatti che esemplifichino forme gravi di violenza, probabilmente otterremmo risposte molto differenti, organizzate secondo gerarchie diverse: alcuni faranno riferimento alle guerre tra nazioni e alle forme planetarie di ingiustizia e squilibrio, altri probabilmente alla prostituzione infantile o al flagello della fame e alla mancanza di lavoro, la gravidanza precoce, le condizioni abitative, della sanita', dei trasporti, il latifondo improduttivo chiuso ai senza terra, l'ingiustizia, l'impunita', la distruzione dell'ambiente, la corruzione, il razzismo, l'invasione culturale, il contrasto tra l'automobile di importazione e il mendicante sulle strade, l'omofobia, la situazione delle prigioni superaffollate e le condizioni disumane dei detenuti, la discriminazione delle donne, l'abbandono dei giovani, l'ipocrisia arrogante dei tecnocrati, la tortura, le stragi, la brutalita' della polizia, il salario dei poliziotti, il quotidiano delle periferie nelle grandi metropoli brasiliane. E' anche chiaro che la maggioranza non tralascer' di evidenziare i crimini, soprattutto le aggressioni contro la persona, specialmente quelle il cui esito e' la morte della vittima. Per la popolazione , i crimini non sono le trasgressioni della legge penale, ma sono le violazioni colpevoli della legge morale, piu' ampia di quella penale e spesso non coincidente con le sue determinazioni e il suo spirito. Il concetto popolare di crimine e' tanto variabile e inglobante quanto il concetto popolare di violenza. Siccome non c'e' consenso nella societa' riguardo la legge morale, la legge penale deve essere rispettata come l'accordo pratico possibile, che diventa il riferimento delle istituzioni responsabili del mantenimento dell'ordine pubblico democratico orientandone le azioni. * Il Brasile e' ricco in manifestazioni di violenza nelle sue forme piu' diverse, inclusa la crescente criminalita' violenta. La societa' brasiliana nella sua totalita' e' stata raggiunta dalla violenza. Tutte le classi, etnie, fasce di eta' condividono il rischio di diventare l'obiettivo di qualche atto criminoso. In questo senso si puo' dire che la violenza criminale brasiliana, nelle sue molteplici forme, "e' democratica", colpisce uomini e donne, poveri e ricchi, neri e bianchi, indistintamente. Ma nello stesso tempo, se osserviamo attentamente i dati relativi ai morti, cioe' i crimini che provocano la morte della vittima, troveremo un quadro molto differente. In Brasile la morte violenta intenzionale si distribuisce in modo concentrato. Allo stesso modo del reddito, educazione, abitazione, salute, fognature, accesso al divertimento e beni pubblici, i morti a causa della violenza anche questi sono un privilegio, anche se perverso, ma in questo caso con il capovolgimento della piramide distributiva: chi piu' ne soffre sono i piu' poveri. E neanche i poveri in generale. Le vittime tipiche della violenza brasiliana sono i giovani, di sesso maschile, di eta' tra i 14 e i 24 anni (anche se la fascia di eta' si estende rapidamente sia verso il basso che verso l'alto), che vivono in quartieri o nelle favelas alla periferia delle metropoli, e frequentemente sono neri. Anche se ci sono tanti casi di persone di altri gruppi sociali colpiti, l'obiettivo secondo le statistiche piu' probabile delle forme piu' gravi di violenza ha eta', colore, sesso, indirizzo e classe sociale. In altri termini, la criminalita' violenta e' un problema di tutti i brasiliani, ma e' soprattutto il dramma dei giovani, specialmente poveri e particolarmente neri. * E' chiaro che ci sono tante tragedie che coinvolgono anche i giovani della classe media. Ma tutte le analisi convergono nell'indicare la stessa concentrazione, senza ombra di dubbio. Il problema e' cosi' grave che ha gia' lasciato un segno nella struttura demografica. C'e' un deficit di giovani, tra i 15 e i 24 anni, nella societa' brasiliana (fenomeno che si verifica solo nelle strutture demografiche delle societa' che sono in guerra). Si puo' affermare che il Brasile vive le conseguenze di una guerra non dichiarata, e un settore sociale piu' di altri sta pagando con la vita il prezzo di questa tragedia. Questo processo puo' essere descritto, senza alcuna esagerazione retorica, come genocidio: un genocidio paradossale, autofagico e fratricida. Giovani poveri uccidono giovani poveri, in una dinamica che non conoscono e non controllano, in cui tutti sono vittime, anche quelli che provvisoriamente svolgono il ruolo di torturatori, nel circolo vizioso che li portera' a una morte precoce e crudele. Quando completano il percorso e assumono la posizione di vittime, infine sono gettati via, nella dinamica torbida che ri-alimenta il gioco della violenza e li sostituisce come pezzi di una macchina e ricomincia il circuito perverso della violenza. * Varie sono le matrici della criminalita', e le sue manifestazioni variano a secondo delle regioni del paese. Il Brasile e' tanto diversificato, che nessuna generalizzazione e' sostenibile. La sua molteplicita' lo fa diventare refrattario anche a soluzioni uniformi. La societa' brasiliana a causa della sua complessita' non ammette semplificazioni, ne' camicie di forza. A San Paulo, la maggioranza degli omicidi rivela conflitti interpersonali, il cui risultato sarebbe meno grave se non ci fossero cosi' tante armi in circolazione. Nello stato dello Spirito Santo e nel Nordeste, l'assassinio su commissione di persone scomode e' prevalente, alimentando l'industria della morte, il cui affare coinvolge "pistoleros" professionali che agiscono individualmente o si riuniscono in "gruppi di sterminio" ai quali con frequenza partecipano poliziotti. * Nella misura in cui prospera il "crimine organizzato" i mercanti di morte tendono ad essere inglobati dalla rete clandestina che penetra le istituzioni pubbliche, che si vincola ad interessi politici ed economici specifici, ai quali non e' mai estraneo il riciclaggio di denaro, principale mediazione delle dinamiche che rendono possibile e riproducono la corruzione e le piu' diverse pratiche illegali veramente redditizie. Ci sono investimenti del crimine in rapine e furti di macchine e camion carichi di merce, entrambe le modalita' chiedono una articolazione stretta con le strutture della ricettazione, sia per rivendere, sia per smontare, sia per il recupero finanziario. Assalti alle banche, alle case di residenza, agli autobus di breve o lunga percorrenza, cosi' come i sequestri, specie i sequestri lampo, che sono diventati comuni e pericolosi, perche' in funzione (anche in questo caso) della disponibilita' di armi, questa pratica che ha come obiettivo il patrimonio, si e' convertita con paurosa frequenza in crimine contro la vita (l'espansione delle aggressioni che si concludono con la morte o il ferimento costituisce il ritratto di questa tendenza). * La violenza domestica, specialmente la violenza contro le donne, cosi' come le piu' diverse aggressione contro i bambini, si sono rivelate piu' intense e costanti quanto piu' si approfondisce la conoscenza dei casi. Il dato piu' sorprendente riguarda l'autore: in piu' del 60% dei casi osservati nelle ricerche realizzate in Brasile, chi perpetra la violenza e' conosciuto dalla vittima (parente, marito, amante, padre, patrigno, ecc.). Questo significa che questa matrice della violenza, a cui dobbiamo la massima attenzione e che costituisce una problematica della massima gravita' per quelli che soffrono violenza o ne sono testimoni (sia per le conseguenze immediate, sia per gli effetti futuri), non e' azionata generalmente da criminali professionali o da persone che stanno costruendo una carriera criminale. Lo stesso si puo' dire per quanto riguarda altre forme di violenza... 3. 23 OTTOBRE. PIERLUCA GAGLIOPPA: SI' [Ringraziamo Pierluca Gaglioppa (per contatti: pierlucagaglioppa at libero.it) per questo intervento. Pierluca Gaglioppa, dottore forestale ed esperto di questioni ambientali, cooperante internazionale di vasta esperienza, con una lunga esperienza di formatore e responsabile degli obiettori di coscienza in servizio civile presso l'Arci provinciale di Viterbo, tra i principali collaboratori del Centro di ricerca per la pace, e' impegnato in molte attivita' di pace, di difesa dell'ambiente, di solidarieta', per la nonviolenza; e' autore di varie pubblicazioni scientifiche] Credo che il referendum brasiliano per l'abolizione delle armi sia un esempio per tutto il mondo; il solo fatto che sia stato proposto e che si tenga e' un risultato incoraggiante per tutti i popoli della terra. Senza retorica, mi piacerebbe che tale scelta venisse fatta anche in Italia e che anche nel nostro paese si provi effettivamente a promuovere una cultura nonviolenta. In questi nostri tempi in cui sempre piu' gli insegnamenti si discostano da ideali di pace, integrazione e conoscenza, e' fondamentale tornare a ribadire quali debbano essere le nostre azioni e i nostri obiettivi di progresso. Tanto merito va dato agli amici brasiliani se proprio da quella terra nasce questa rivolta contro la violenza e contro i poteri economici che fanno profitti sulla sofferenza e sulla morte. La sola sofferenza fisica di alcune fasce di popolazione costrette alla fame e agli stenti e' sufficientemente violenta; annientiamo la violenza tra i poveri e i diseredati dove trova terreno fertile ma soprattutto eliminiamola ovunque; creiamo le basi nei nostri figli perche' sappiano distinguere e scegliere pace e nonviolenza. Per questo noi piu' degli altri dobbiamo sostenere la campagna per far vincere i si' nel referendum brasiliano contro le armi. Per noi, per tutti. E grazie ancora agli amici brasiliani. 4. MATERIALI. ALCUNI RIFERIMENTI UTILI PER SOSTENERE IL REFERENDUM CHE SALVA LE VITE Per promuovere iniziative in Italia per sostenere la campagna per il "si'" al referendum brasiliano si puo' contattare Francesco Comina in Italia (e-mail: f.comina at ladige.it) e padre Ermanno Allegri in Brasile (e-mail: ermanno at adital.com.br, sito: www.adital.com.br). Alcuni altri riferimenti utili in Italia: il Centro per la pace del Comune di Bolzano (tel. 0471402382, e-mail: welapax at hotmail.com); la Rete italiana per il disarmo (segreteria at disarmo.org); il Centro di ricerca per la pace di Viterbo che cura il notiziario "La nonviolenza e' in cammino" (e-mail: nbawac at tin.it) che ogni giorno propone interventi e materiali. Utilissime informazioni sul referendum brasiliano sono nel fondamentale sito www.referendosim.com.br (in lingua portoghese-brasiliana). * Tutti gli interventi a sostegno del si' al referendum brasiliano per proibire il commercio delle armi da fuoco e delle munizioni ospitati su questo foglio compaiono anche in una apposita pagina web del sito di Peacelink (www.peacelink.it), curata da Giacomo Alessandroni: http://italy.peacelink.org/pace/articles/art_12631.html Nel sito di Peacelink e' anche possibile consultare tutti i fascicoli di questo foglio a partire dal dicembre 2004 alla pagina web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html * Invitiamo nuovamente tutte le persone che ci leggono sia ad inviarci interventi a sostegno del si' al referendum brasiliano per abolire il commercio delle armi, sia a scrivere a giornali, riviste, siti, mass-media, a istituzioni, movimenti, associazioni, a persone amiche, per diffondere l'informazione e la sensibilizzazione sul referendum brasiliano, e chiamare tutte le persone di volonta' buona ad esprimere sostegno alle sorelle e ai fratelli che in Brasile sono impegnati a far vincere il si' al diritto a vivere, il si' al disarmo, il si' alla civilta' umana, il si' alla gestione nonviolenta dei conflitti, il si' alla pace fra tutti gli esseri umani, il si' alla convivenza di tutte e tutti sull'unica terra che abbiamo. * Alcuni utili contatti in Brasile: Adital: pelapaz2 at adital.com.br "Forum comunitario di lotta alla violenza" di Bahia: fccv at ufba.br Instituto "Gota de Orvalho" di Sao Paulo: gotadeorvalho at gmail.com Instituto Sou da Paz: sp at referendosim.com.br * Alcuni siti particolarmente utili a) in Brasile: www.referendosim.org.br www.adital.com.br www.desarme.org www.soudapaz.org.br www.vivario.org.br b) in Italia: www.amnesty.it www.archiviodisarmo.it www.controlarms.org www.disarmo.org www.disarmonline.org www.exa.it www.ildialogo.org www.nonviolenti.org www.paxchristi.it www.peacelink.it www.retelilliput.net 5. INIZIATIVE. DONNE IN NERO: OGGI DA WASHINGTON A ROMA CONTRO LA GUERRA [Ringaziamo Nadia Cervoni (per contatti: giraffan at tiscali.it) per averci trasmesso questo testo elaborato dalle Donne in Nero della Casa delle Donne di Torino (si veda. anche il sito www.donneinnero.it). Nadia Cervoni e' impegnata nelle Donne in nero ed in numerose iniziative di pace, solidarieta', nonviolenza; dal 2002 e' impegnata particolarmente sulla questione kurda/turca. Opere di Nadia Cervoni: con Liana Bonelli, Teresa Quattrociocchi, Micaela Serino (a cura di), Con la forza della nonviolenza. Voci di donne curde e turche, Promograph, Roma 2002] Sabato 24 settembre sono state indette manifestazioni negli Stati Uniti, in Europa, in Israele e Palestina da parte di cittadine e cittadini che intendono chiedere il ritiro delle forze militari di occupazione, la fine della guerra in Iraq e la fine dell'occupazione coloniale ovunque. A Washington marceranno insieme il gruppo di United for Peace and Justice, Gold Star families for Peace (famiglie dei caduti in guerra), Answer, Veterans against the war, Veterans for Peace e il gruppo di Cindy Sheehan. Cindy Sheehan e' la madre di un soldato morto nel 2004 in Iraq, che nei mesi di luglio e agosto ha dato vita a un campo pacifista di fronte al ranch del presidente Bush per chiedergli conto della morte del proprio figlio e di tanti altri giovani. In una lettera aperta di inizio settembre, Cindy ha scritto: "I terribili eventi che sono avvenuti a New Orleans e in altre parti della Louisiana, del Mississipi e dell'Alabama a causa dell'uragano Katrina, sono un brutale avvertimento su quanto rovesciate siano le priorita' della nostra nazione. Risorse che avrebbero potuto essere usate per salvare vite, sono invece bloccate in una guerra che continua a uccidere iracheni e statunitensi. La nostra nazione e' a un bivio: continueremo a gettare risorse e vite in una guerra che non sarebbe mai dovuta iniziare, o ci impegneremo nella ricostruzione della costa del Golfo e nell'aiuto alle vite scosse da Katrina? E' chiaro che non si possono fare entrambe le cose contemporaneamente, e in questo contesto la nostra richiesta pressante di far cessare la guerra in Iraq deve essere forte e chiara come sempre". Ci saranno manifestazioni anche a Los Angeles, San Francisco, Seattle, Londra, Parigi, Madrid, Dublino, Shannon e Roma. Nello stesso giorno gruppi israeliani e palestinesi hanno concordato manifestazioni simultanee a Ramallah e Gerusalemme per chiedere la fine dell'occupazione, la ripresa dei negoziati che portino alla creazione di uno stato palestinese indipendente nei territori occupati nel 1967 con Gerusalemme capitale, una giusta soluzione per i rifugiati palestinesi; chiedono inoltre la fine del muro dell'apartheid, della segregazione e lo smantellamento delle colonie israeliane in Cisgiordania. Noi, Donne in nero, insieme a tutta la rete internazionale delle Donne in nero, condividiamo e sosteniamo l'opposizione ad ogni guerra e occupazione coloniale e ci uniamo alla manifestazione internazionale partecipando e promuovendo sit-in in molte citta' italiane. 6. INCONTRI. CENA DELLA SOLIDARIETA' IL 24 SETTEMBRE AD ATTIGLIANO [Dagli amici di "Sulla strada" (per contatti: sullastrada at iol.it) riceviamo e volentieri diffondiamo. Per ulteriori informazioni e per sostenere le attivita' di solidarieta' in America Latina e in Africa dell'associazione "Sulla strada": via Ugo Foscolo 11, 05012 Attigliano (Tr), tel. 0744992760, cell. 3487921454, e-mail: sullastrada at iol.it, sito: www.sullastradaonlus.it; l'associazione promuove anche un periodico, "Adesso", diretto da Arnaldo Casali, che si situa nel solco della proposta di don Primo Mazzolari; per contattare la redazione e per richiederne copia: c. p. 103, 05100 Terni, e-mail: adesso at reteblu.org, sito: www.reteblu.org/adesso] Anche quest'anno, come da diversi anni, ci incontreremo ad Attigliano per la nostra cena della solidarieta'. E' un'occasione unica durante tutto l'anno per riunirci da tutta Italia e per scambiarci idee e opinioni. Potremo parlare delle nostre missioni e delle iniziative che porteremo avanti nel futuro. Durante il nostro ultimo viaggio in Guatemala, tra le altre tantissime cose, abbiamo sviluppato insieme ai maestri e ai bambini, il "progetto del deseo (desiderio)". Cioe' abbiamo chiesto ai bambini quale fosse il loro desiderio piu' profondo. Con nostro stupore abbiamo visto dai loro disegni che moltissimi, quasi la totalita', desideravano fiori, fiumi, laghi, mare, cielo e stelle, che stessero proprio li', fuori della porta di casa loro. Che bella lezione e' stata per noi che siamo pieni di finti desideri e di bisogni indotti da un sistema che ci costringe al consumo sfrenato anche delle nostre aspirazioni piu' intime. Per questo proponiamo a tutti, in occasione e in preparazione della cena, di esprimere, con poche parole, qual e' il nostro desiderio piu' profondo. Facciamolo attraverso una e-mail e mandiamolo all'indirizzo dell'associazione: sullastrada at iol.it Prima della cena, alle 16,30, ci sara' un momento in cui leggeremo questi segreti dei nostri cuori, li condivideremo, li approfondiremo, ne parleremo in modo concreto, e sapremo che l'umanita' ha ancora la capacita' di sognare e di impegnarsi per realizzare questi sogni. * Quando abbiamo chiesto ai bambini del nostro villaggio in Guatemala che cosa desideravano per la loro comunita', tantissimi hanno scritto pace, fratellanza, allegria, felicita', e anche casa. Sono infatti la maggioranza, i bambini del nostro villaggio che ancora dormono sotto capanne di legno e bambu', coperti solo da una lamiera. In Guatemala il tempo della pioggia torrenziale dura diversi mesi l'anno; e' una benedizione per il mais e per i campi ma e' anche un gran problema per le case che si riempiono d'acqua e per gli abitanti che si ammalano facilmente. Due anni fa abbiamo comprato almeno un letto per ogni capanna, cosi' almeno i nostri amici non dormono piu' per terra. Oggi pero' si sente di piu' l'esigenza di una casa dove vivere: una casa con degli spazi separati per dormire e per mangiare, una casa dove ci sia anche un bagno. Questo e' un periodo particolarmente favorevole perche' il governo guatemalteco ha messo a disposizione delle risorse a fondo perduto per far costruire delle case a chi vive nelle capanne. Pero' le famiglie devono mettere una grossa parte di contributo: 500 euro per una casa. Nel villaggio ci sono circa 20 case da costruire e noi vorremmo aiutare tutti ad avere una propria casa. * Il programma dell'incontro Ore 16,30, nella sala teatrale della parrocchia di Attigliano, riflessione e condivisione sul tema: "Il luogo del nostro desiderio". Ore 18: Santa Messa animata dal coro polifonico "Schola cantorum don Bruno Medori". Ore 20: cena insieme nei locali adiacebti alla stazione ferroviaria di Attigliano (per prenotarsi: tel. 3487921454, 0744992213, 0744 994274; costo: 20 euro per gli adulti, 15 euro per ragazze e ragazzi da 7 a 15 anni, bambini fino a 6 anni gratis). Durante la serata vedremo foto e filmati delle missioni. Nella sala saranno allestite:una mostra fotografica delle nostre missioni, una mostra dei disegni e dei temi fatti dai nostri bambini del Guatemala, uno stand del commercio equo e solidale e dei prodotti tipici guatemaltechi. Due ragazze intratterranno i bambini piu' piccoli in uno spazio a loro dedicato per i giochi e il divertimento. 7. ESPERIENZE. GERARD LUTTE: LETTERA DALLA STRADA, SETTEMBRE 2005 [Da Manila D'Angelomaria (per contatti: manilita at libero.it) riceviamo la seguente lettera di Gerard Lutte da Citta' del Guatemala, che volentieri diffondiamo. Gerard Lutte (per contatti:gerardlutte at tin.it), di origine belga, da molti anni in Italia, docente universitario di psicologia dell'eta' evolutiva, ha partecipato a Roma alla vita e alle lotte degli abitanti di una borgata di baraccati e di un quartiere popolare e ad un lavoro sociale con i giovani piu' emarginati; collabora con movimenti di solidarieta' ed esperienze di accoglienza; ha promosso iniziative mirate e concrete di solidarieta' internazionale dal basso e di auto-aiuto, con particolar riferimento alla situazione centroamericana, di impegno di liberazione con i giovani e soprattutto le bambine e i bambini di strada. Tra le opere di Gerard Lutte: Quando gli adolescenti sono adulti... I giovani in Nicaragua, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984; Sopprimere l'adolescenza?, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984; Psicologia degli adolescenti e dei giovani, Il Mulino, Bologna 1987; Dalla religione al vangelo, Kappa, Roma 1989; Cinquantanove ragazze e ragazzi di strada con Gerard Lutte, Principesse e sognatori nelle strade in Guatemala, Kappa, Roma 1994 (ne e' stata successivamente pubblicata una seconda edizione aggiornata). Il sito della Rete di amicizia con le ragazze e i ragazzi di strada del Guatemala, che contiene progetti, testimonianze, ricerche, libri, bollettini e centinaia di foto, sezioni francese, italiana, spagnola ed inglese, e' www.reteamicizia.net] Care amiche ed amici delle ragazze e ragazzi di strada, non avevo mai visto tanti bambini, ragazze e ragazzi, nella casa del movimento qui a Citta' del Guatemala. Oggi, sabato 3 settembre, eravamo piu' di 150 a partecipare all'assemblea ge nerale dei giovani del movimento che doveva eleggere tre loro rappresentati nel comitato di gestione: una ragazza al posto di Jennifer, tornata in strada, e due ragazzi, Oscar, che ha finito il suo mandato di due anni, e Pochis che e' diventato accompagnante responsabile della scuola. Erano in sei a presentarsi: due quetzalitas, Evelyn e Lubi, e Ines che fa parte del gruppo della Bolivar; e tre ragazzi, Oscar, Raul, un garifona (discendente di schiavi africani deportati dagli Inglesi) di Puerto Barrios, e Leonel, da poco uscito dalla strada con la sua compagna Diana, incinta da cinque mesi. Le candidate ed i candidati sono stati presentati agli elettori e hanno parlato all'assemblea: Ines, che ancora vive in strada, ha fatto l'intervento meglio strutturato e piu' emozionante. Poi sono stati aperti due seggi per le votazioni segrete. Mirna aveva preparato due schede con le foto delle candidate e candidati. Le votazioni si sono svolte con buonumore e ordine. Lo spoglio delle schede si e' fatto in pubblico: Raul ha raccolto il 95 % dei voti seguito da Oscar. Per le ragazze lo scrutinio e' stato piu' serrato e Lubi e' stata eletta con il 51% dei voti, seguita da Ines. I neoeletti hanno ringraziato i loro elettori, poi si sono radunati con i tre che erano stati eletti lo scorso anno, Glenda, Ana Maria e Mauricio (Lorena si e' presa 15 giorni di riflessione per decidere se rimanere o meno nel gruppo dei coordinatori), per designare la o il presidente e vicepresidente. Hanno scelto Glenda (la ragazza della copertina del libro "Principesse e Sognatori"), scelta che e' stata ratificata all'unanimita' dall'assemblea. Le ragazze e ragazzi hanno dato prova di maturita' scegliendo le persone che offrivano le maggiori garanzie di impegno, stabilita' e responsabilita'. Un passo importante verso una maggiore autogestione del movimento e' stato compiuto con la decisione di celebrare ogni mese un'assemblea generale che dovra' approvare o meno le proposte del comitato di gestione e in cui ognuno avra' la possibilita' di proporre iniziative e di esprimere critiche. * Ho iniziato la lettera con questa notizia che ci fa capire che il movimento dei giovani di strada sta facendo notevoli progressi, grazie all'impegno di molti e alla guida sapiente e amorevole della nostra coordinatrice Patty Garcia e del nostro accompagnante Rene' Cordero. Avrei tanto da raccontarvi. Accennero' solo alle notizie piu' importanti che sviluppero' nella nostra vicina assemblea del 15 ottobre a Roma. Spero di avere la gioia di incontrarti in questo momento importante della nostra rete di amicizia. * Domenica 21 agosto: festa dei bambini della strada e delle figlie e figli delle quetzalitas: 70 bambini e le loro mamme si sono divertiti con i giochi preparati da Chiara di Roma, Chiara di Lucca e Magali del Belgio, con lo spettacolo di un pagliaccio, la pignatta e i deliziosi dolci di panna e fragole preparati dalle pasticciere e dai pasticcieri del movimento. Abbiamo avuto la gioia di accogliere Elena e Emilio del gruppo di solidarieta' di Potenza che assicura l'adozione a distanza di 50 bambini, e di Cristina, Francesca e Michele del gruppo di Mani Tese di Firenze che sovvenziona la scuola e le borse di studio. Grazie al lavoro di Glenda, Ana Maria, Karina, la nostra psicologa, e di Chiara, la formazione delle quetzalitas e l'appoggio ai bambini piccoli sono nettamente migliorati. Due bambinaie si occupano dei piu' piccoli. Siamo particolarmente vigili per prevenire i maltrattamenti e intervenire in caso di necessita'. * Il venerdi' seguente era la giornata di prevenzione dell'aids (chiamato sida in spagnolo e francese, come dovrebbe essere anche in italiano dove stranamente si preferisce l'acronimo americano). Un'ottantina di giovani hanno partecipato ai quattro seminari dinamici sull'argomento e molti hanno accettato di fare gli esami del sangue per sapere se erano sieropositivi e negativi. La popolazione della strada e' ad alto rischio e diamo la massima importanza alla salute. Sta per venire un gruppo di 15 giovani professionisti dall'Andalusia che faranno un mese di volontariato con il movimento. Quattro di loro sono medici e tutto il mese sara' dedicato alla salute e all'igiene nei gruppi di strada e nella casa del movimento. L'appoggio della tavola valdese ci ha permesso di progredire molto nella cura della salute. * L'assunzione di Pochis o Carlos Garcia, al posto di Mario Reynoso dimesso, come responsabile della scuola, ha rilanciato l'alfabetizzazione in strada e in casa. Con Glenda e Ana Maria, quest'ultima incaricata delle borse di studio e della biblioteca, formano un gruppo unito che fa un eccellente lavoro in casa e in strada. Hanno firmato un accordo con Conalfa, organismo del Ministero dell'educazione, che riconosce i titoli di studio anche di chi ha seguito i corsi in strada, e fornisce il materiale didattico necessario. L'inchiesta in corso ha rivelato che, nei gruppi dove si fa scuola, e' l'attivita' maggiormente apprezzata. L'incremento della scuola, che abbiamo l'intenzione di duplicare nel prossimo anno, e' stato possibile grazie all'appoggio di Mani Tese. Pochis si iscrivera' a gennaio alla facolta' di scienze dell'educazione per migliorare la sua preparazione pedagogica. * Il "Comitato lecchese per la pace e la cooperazione tra i popoli" ci ha permesso di aumentare l'aiuto al reinserimento sociale, particolarmente delle coppie con bambini. * Abbiamo finito la raccolta delle interviste - piu' di 150 - con le ragazze e ragazzi di strada, quelli che ne sono usciti, gli educatori, maestri e volontari. Il tema della ricerca partecipativa era il movimento, i suoi pregi e difetti. L'aiuto di Nora, delle due Chiara e anche di Laura, Valentina e Raffaella, e' stato prezioso. Ci rimane da elaborare i dati, lavoro che gia' hanno iniziato Nora e Chiara Ferroni. Anche i giovani del coordinamento e anche ragazze di strada, in modo particolare Ines e Blenda, hanno lavorato con impegno a questa importante inchiesta, la prima fatta con la partecipazione delle ragazze e ragazzi di strada. * Abbiamo anche iniziato un seminario sul nostro metodo di lavoro, un esame critico che ci permettera', assieme alla ricerca, di migliorare la nostra azione, rafforzare gli aspetti positivi, tentare di diminuire quelli negativi. * Un gruppo di amici di don Gabriele Perfetti assume l'impegno della ristrutturazione della casa. Tra l'altro, la costruzione fatiscente che stava nel secondo patio della casa, verra' abbattuta, e al suo posto sorgera' un nuovo edificio con la pasticceria al pianterreno e gli uffici al piano superiore. * Ora stiamo cercando una casa per aprire l'albergo delle ragazze e dei bambini piccoli. E' necessario, e' urgente. Per le ragazze incinte, per quelle che vivono in strada con figli piccoli che trafficanti di bambini, il freddo o malattie possono strappare loro, per le ragazze che vogliono uscire dalla strada, per quelle che subiscono violenze in famiglia e che sono state violentate. * Vi ho parlato di realizzazioni e di progetti senza dirvi l'essenziale: le relazioni quotidiane con le ragazze ed i ragazzi, la meraviglia di fronte alla loro generosita' e alla loro solidarieta', la gioia dell'amicizia con loro, la felicita' per i loro progressi: come per Rita, una donna-bambina incinta che si sforza di uscire dalla strada. Ed anche le sofferenze: quando ragazze o ragazzi, a volte del coordinamento, abbandonano lo sforzo e ritornano pesantemente alla strada e alla droga. Non le abbandoniamo, le cerchiamo di nuovo, la casa e' sempre aperta per loro. * Con la speranza di vedervi all'assemblea del 15 ottobre, vi mando un affettuoso abbraccio dal cuore della strada che batte, insieme al mio, delle sofferenze e delle speranze, dell'amicizia che ci lega alle bambine, bambini e giovani di strada, Gerard Lutte * Nota: programma dell'assemblea di Roma del 15 ottobre Ci vediamo il 15 ottobre, dalle ore 15 fino alle ore 22, in Via Ostiense 152b (linea B della metro, stazione Garbatella) a Roma, presso i locali della cooperativa "Spazio comune" per la nostra assemblea generale. rogramma dei lavori: - ore 15: apertura dell'assemblea, Remo Marcone; - ore 15,30: relazione di Gerard Lutte di ritorno dal Guatemala; - ore 16,30: progetto albergo; - ore 17: pausa; - ore 17,30: situazione finanziaria, Manila D'Angelomaria; - ore 18: la parola ai gruppi; - ore 19,30, varia ed eventuali; - ore 20: cena e festa. Chiunque necessitasse di ospitalita' per la notte e' pregato di farne richiesta il prima possibile (e-mail di riferimento: manilita at libero.it). 8. MEMORIA. FEDERICA K. CLEMENTI RICORDA SIMON WIESENTHAL [Dal quotidiano "Il manifesto" del 21 settembre 2005. Federica K. Clementi ha studiato all'Universita' di Roma e alla Brandeis University in Massachusetts; profonda conoscitrice dell'opera di Wislawa Szymborska, e' giornalista, saggista, traduttrice, acuta studiosa del linguaggio poetico e della pratica della traduzione, ed autrice di un apprezzato dizionario italiano-inglese ed inglese-italiano. Nel n. 824 di questo foglio abbiamo riprodotto una sua intervista ad Elie Wiesel. Simon Wiesenthal, sopravvissuto a Mauthausen, ha dedicato la sua vita all'impegno per rendere giustizia alle vittime della Shoah ed a tenerne viva la memoria; alla ricerca degli assassini affinche' fossero consegnati alla giustizia e processati per i loro crimini; all'impegno vigile e costante, limpido e tenace, affinche' non si riproducano mai piu' le condizioni che favoriscano i perpetratori dell'orrore. Opere di Simon Wiesenthal: Giustizia, non vendetta, Mondadori, Milano 1989] "Chi nega l'esistenza dei crimini e genocidi del passato, pavimenta la strada per gli assassinii del futuro": in queste parole e' racchiuso il mezzo secolo d'attivita' di Simon Wiesenthal - sopravvissuto ai campi di sterminio e fondatore del Centro di documentazione per la cattura dei nazisti perpetratori di crimini contro l'umanita' - che si e' spento a 96 anni nella sua modesta casa di Vienna. L'annuncio e' stato dato ieri dal rabbino Marvin Hier, fondatore del Simon Wiesenthal Center di Los Angeles, che ha definito Wiesenthal come "la coscienza dell'Olocausto". Nato nel 1908 a Buczacz in quello che era l'impero austro-ungarico, Wiesenthal divenne ingegnere e nel 1936 sposo' la viennese Cyla Mueller, imparentata con la famiglia di Sigmund Freud, conosciuta al liceo di Leopoli. A Buczacz, una minuscola cittadina galiziana, all'inizio della guerra vivevano seimila ebrei - la maggioranza della popolazione locale. La guerra non ne vide tornare nemmeno uno, e lo stesso Wiesenthal non fece mai ritorno in Galizia. * Qualche anno fa, nel corso di un'intervista davanti a uno dei computer del Museo dell'Olocausto di Washington, Wiesenthal spiego' cosa accadde il 6 luglio del 1941 su quella stradina piena di prigionieri civili inquadrata nel monitor. Era la Kazmierowska Strasse a Leopoli, e il giovane Wiesenthal si trovava insieme agli altri ebrei della citta' rastrellati dalle forze d'occupazione naziste, quando un SS inizio' a sparare alla tempia dei civili in fila. Mancava una dozzina di persone prima che il turno toccasse a lui, quando le campane suonarono le 6 e l'SS disse: "Per oggi basta cosi'". I sopravvissuti a quella prima selezione furono internati nel carcere locale dove piu' tardi ricevettero la visita di un civile ucraino, un certo Bodnar che - riconosciuto in Wiesenthal l'ingegnere ebreo che gli aveva trovato lavoro - gli promise di aiutarlo. Malgrado le buone intenzioni, pero', Bodnar non pote' evitare che Wiesenthal insieme a milioni di altri percorresse la tragica odissea che lo porto' attraverso vari lager nazisti, fino a Mauthausen, dove si trovava, completamente debilitato dalla fame, quando nel maggio 1945 gli americani liberarono il campo. * Nei giorni successivi, ancora debolissimo, Wiesenthal visito' ripetutamente gli uffici allestiti dagli americani in Austria per offrire il proprio aiuto: "Ma questi - ricordava - mi rispondevano: 'Sei libero, tornatene a casa, e' tutto finito'. A casa? In Polonia? Dove ogni pietra, ogni albero, ogni strada mi avrebbe ricordato dell'accaduto?". Cosi' Wiesenthal, che pesava 35 chili e non aveva piu' niente e nessuno a cui tornare (nel maggio '45 non sapeva ancora che la moglie era sopravvissuta come lui ai campi di concentramento), stilo' un piano di ricostruzione della memoria, con nomi, date, fatti, che consegno' al colonnello Siebel, un ufficiale dell'XI Army che aveva aperto a Mauthausen un ufficio contro i crimini di guerra. Come incipit per questo prezioso documento per l'intelligence statunitense (che non aveva nemmeno sentito parlare di molti dei nomi elencati), Wiesenthal scelse le parole: "Giustizia, non vendetta". Gli americani gli fornirono allora una tessera di identificazione che gli permise di proseguire le sue investigazioni. Ma nel dopoguerra gli assi degli interessi politici slittarono, e i nazisti diventarono meno importanti mentre cresceva la paranoia della guerra fredda. Wiesenthal divento' scomodo. Decise allora di parlare con alcuni altri sopravvissuti e di convincerli all'azione: con un gruppo di trenta persone, e un piccolo ufficio di tre stanze nella capitale austriaca, impianto' il suo primo Centro di documentazione dal quale prese avvio la sua missione di "Nazi hunter", grazie alla quale riusci' a portare 1.100 criminali di guerra davanti alla giustizia. Un lavoro inventato dal niente, una vita impiantata sull'esperienza della morte, una missione perche' "ci possa essere un futuro per i nostri discendenti", come egli stesso dichiaro' in una celebrazione dedicatagli a Los Angeles nel 1993, perche' "i nostri figli e i figli dei nostri figli possano imparare da questa lezione: informazione significa difesa"... 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1063 del 24 settembre 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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