La nonviolenza e' in cammino. 1045



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1045 del 6 settembre 2005

Sommario di questo numero:
1. Beatriz Pasqualino: La campagna per il disarmo in Brasile ha gia' salvato
oltre tremila vite umane
2. Un referendum per la salvezza dell'umanita'
3. Da Agliana a Quarrata per la giustizia
4. Michele Boato, Giannozzo Pucci, Mao Valpiana: Un invito a Firenze e
alcune proposte su ecologia e programma di governo
5. Simone Weil: La corsa
6. Adriana Cavarero: Una storia di spoliticizzazione
7. Marco Dotti intervista Juan Gelman
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. MONDO. BEATRIZ PASQUALINO: LA CAMPAGNA PER IL DISARMO IN BRASILE HA GIA'
SALVATO OLTRE TREMILA VITE UMANE
[Attraverso Francesco Comina (per contatti: f.comina at ladige.it) e padre
Ermanno Allegri (ermanno at adital.com.br) riceviamo e volentieri diffondiamo
il seguente articolo apparso nell'"Agencia Noticias do Planalto" (sito:
www.noticiasdoplanalto.net). Beatriz Pasqualino e' una giornalista
brasiliana]

Brasilia. Per la prima volta negli ultimi tredici anni in Brasile l'indice
dell'uso delle armi da fuoco ha subito una riduzione. Secondo i dati di una
ricerca recentemente diffusi dal governo federale, la riduzione e' stata nel
2004 dell'8%: questo significa che piu' di tremila vite umane sono state
salvate.
Tra le ragioni che hanno contribuito a questo risultato c'e' il successo
della "Campagna per il disarmo" [promossa dal presidente Lula e consistente
nel chiedere ai cittadini di consegnare le armi da fuoco da essi detenute
alle autorita' affinche' vengano distrutte, a chiunque consegna un'arma
viene dato un indennizzo in denaro - ndr -]: la campagna e' cominciata nel
luglio dello scorso anno ed ha gia' tolto dalla circolazione piu' di 440.000
armi, superando le aspettative del governo.
La riduzione del numero di morti per arma da fuoco nel 2004 si e' verificata
in 18 stati della federazione brasiliana, i dati piu' rilevanti sono quelli
di Sao Paulo (riduzione del 19%) e di Rio de Janeiro (riduzione del 10%).
Due stati hanno invece presentato una aumento dell'indice di mortalita' per
arma da fuoco: Amazonas (aumento del 29%) e Para' (aumento dell'11%).
La ricerca e' stata realizzata dal Ministero della salute. La "Campagna per
il disarmo" continua fino al prossimo 23 ottobre. La consegna delle armi in
cambio di un indennizzo avviene in tutto il paese. Per informazioni sui
centri di raccolta [in cui consegnare le armi alle autorita' affinche'
vengano distrutte - ndr -] telefonare al n. 0800 729 00 38. La chiamata e'
gratuita.

2. EDITORIALE. UN REFERENDUM PER LA SALVEZZA DELL'UMANITA'

Il referendum che si svolgera' in Brasile il 23 ottobre 2005, attraverso il
quale la popolazione brasiliana potra' decidere di abolire il commercio
delle armi, riguarda l'umanita' intera.
I dati statistici sono inequivocabili, e nella loro drammaticita' confermano
una verita' persino ovvia: la circolazione di armi favorisce l'uso delle
armi, e le armi servono a uccidere. Piu' armi circolano, piu' persone
vengono uccise; meno armi sono a  disposizione, piu' vite umane si salvano.
In Brasile tra poche settimane l'intera popolazione verra' chiamata a
decidere se conta di piu' il profitto dei mercanti di morte o la vita degli
esseri umani.
E' un referendum che occorre vincere. Poiche' perderlo equivarrebbe a
lasciar proseguire le stragi, ed e' un pensiero cosi' orribile che il solo
formularlo ci colma di dolore, spavento e vergogna. Ma vincerlo: vincerlo
costituirebbe una vittoria dell'umanita' intera, e indicherebbe una via a
tutti i popoli, in tutti i paesi: fino a spezzare l'ultimo fucile, fino ad
affermare finalmente nei fatti, ed ovunque, e per tutti gli esseri umani,
quel principio che e' scritto in tutte le grandi tradizioni di pensiero
della civilta' umana, quel principio su cui la civilta' umana si fonda, su
cui la convivenza si regge, su cui una sobria, possibile, autentica
felicita' comune puo' finalmente darsi: non uccidere.
*
I mercanti di morte e i loro alleati dispiegheranno in queste settimane le
loro risorse economiche, ideologiche, mediatiche, per ingannare le persone e
convincerle a votare contro il proprio stesso diritto a vivere. Faranno
propaganda per la morte, come tante volte e' avvenuto, come accade ogni
giorno.
Contro la propaganda della morte le nostre sorelle ed i nostri fratelli
costruttrici e costruttori di pace in Brasile stanno cercando di promuovere
informazione e coscientizzazione, di chiamare ogni persona a un gesto di
liberta', di verita', di solidarieta', a recarsi alle urne e votare si' al
diritto alla vita, si' al ripudio delle armi assassine (e quindi anche: si'
alla pace tra i popoli come tra le persone, si' alla gestione umana,
ragionevole, civile - nonviolenta - dei conflitti); le nostre sorelle e i
nostri fratelli in Brasile con le loro limitate risorse e con le loro
immense ragioni, con i pochi mezzi di cui dispongono e con il coraggio
sconfinato che gia' li ha sostenuti nella lotta contro la dittatura, contro
il regime della violenza, sono ora impegnate e impegnati perche' in questo
referendum vinca l'umanita' vivente: queste sorelle e questi fratelli
dobbiamo ringraziarli e aiutarli, poiche' si stanno battendo anche per il
nostro diritto alla vita. Non solo ringraziarli: aiutarli dobbiamo.
Contribuendo a diffondere informazione e sensibilizzazione, mettendo a
disposizione risorse, esprimendo solidarieta' concreta e operante.
*
Per sostenere la campagna per il "si'" al referendum brasiliano per vietare
il commercio delle armi, si puo' contattare Francesco Comina in Italia
(e-mail: f.comina at ladige.it) e padre Ermanno Allegri in Brasile (e-mail:
ermanno at adital.com.br, sito: www.adital.com.br).

3. INIZIATIVE. DA AGLIANA A QUARRATA PER LA GIUSTIZIA
[Da Antonio Vermigli, della Rete Radie' Resch (per contatti:
a.vermigli at rrrquarrata.it), riceviamo e volentieri diffondiamo]

Si svolgera' sabato 10 settembre 2005 la dodicesima marcia per la giustizia
Agliana-Quarrata (Pistoia) sul tema: "E' l'ora di cambiare".
Parteciperanno tra gli altri Giancarlo Caselli, magistrato; don Luigi
Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera; Gherardo Colombo,
magistrato; Beppe Grillo, comico; Gianni Mina', giornalista; Arturo Paoli,
missionario in Brasile; Gianni Rinaldini, segretario nazionale Fiom-Cgil;
Renu Sharma Upreti, sociologa nepalese; padre Alex Zanotelli, missionario
comboniano.
Programma della marcia:
- concentramento ore 18 in piazza Gramsci ad Agliana (Pistoia);
- ore 18,20 breve riflessione di uno dei testimoni;
- ore 18,30 partenza della marcia;
- ore 20,45 arrivo previsto della marcia in piazza Risorgimento a Quarrata
(Pistoia);
- ore 21 inizio della riflessione dei testimoni sopra citati.
Alla fine della manifestazione funzioneranno dei bus-navetta per il ritorno
ad Agliana. Chi ha il sacco a pelo volendo puo' dormire presso il Palazzetto
dello Sport di Quarrata, che e' a disposizione degli amici partecipanti alla
marcia.
L'iniziativa e' promossa dalla Casa della solidarieta' della Rete Radie'
Resch di Quarrata: e-mail: casasolidarieta at rrrquarrata.it,
notiziario at rrrquarrata.it, rete at rrrquarrata.it, sito: www.rrrquarrata.it

4. INCONTRI. MICHELE BOATO, GIANNOZZO PUCCI, MAO VALPIANA: UN INVITO A
FIRENZE E ALCUNE PROPOSTE SU ECOLOGIA E PROGRAMMA DI GOVERNO
[Dall'Ecoistituto del Veneto (per contatti: info at ecoistituto.veneto.it)
riceviamo e diffondiamo.
Michele Boato e' nato nel 1947, docente di economia, impegnato contro la
nocivita' dell'industria chimica dalla fine degli anni '60, e' impegnato da
sempre nei movimenti pacifisti, ecologisti, nonviolenti. Animatore di
numerose esperienze didattiche e di impegno civile, direttore della storica
rivista "Smog e dintorni", impegnato nell'Ecoistituto del Veneto "Alexander
Langer", aniamtore del bellissimo periodico "Gaia". Ha promosso la prima
Universita' Verde in Italia. Parlamentare nel 1987 (e dimessosi per
rotazione un anno dopo), ha promosso e fatto votare importanti leggi contro
l'inquinamento. Con significative campagne nonviolente ottiene la
pedonalizzazione del centro storico di Mestre, contrasta i fanghi
industriali di Marghera. E' impegnato nella campagna "Meno rifiuti". E'
stato anche presidente della FederConsumatori. E' una delle figure più
significative dell'impegno ecopacifista e nonviolento, che ha saputo unire
ampiezza di analisi e concretezza di risultati, ed un costante atteggiamento
di attenzione alle persone rispettandone e valorizzandone dignita' e
sensibilita'. Tra le opere di Michele Boato: ha curato diverse pubblicazioni
soprattutto in forma di strumenti di lavoro; cfr. ad esempio: Conserva la
carta, puoi salvare un albero (con Mario Breda); Ecologia a scuola; Dopo
Chernobyl (con Angelo Fodde); Adriatico, una catastrofe annunciata; tutti
nei "libri verdi", Mestre; nella collana "tam tam libri" ha curato: Invece
della tv rinverdire la scuola (con Marco Scacchetti); Erre magica: riparare
riusare riciclare (con Angelo Favalli); In laguna (con Marina Stevenato);
Verdi tra governo e opposizione (con Giovanna Ricoveri).
Giannozzo Pucci, amico della nonviolenza, saggista, tra i fondatori in
Italia del movimento ambientalista ed antinucleare e del movimento per
l'agricoltura organica, ha fondato ed e' presidente dell'Associazione di
solidarieta' per la campagna italiana, ha promosso l'esperienza della
Fierucola, e' presidente dell'Associazione internazionale "Fioretta Mazzei".
Consigliere comunale di Firenze dal 1990, e' stato per sei anni presidente
della Commissione urbanistica; ha collaborato a vari giornali e riviste;
cura la collana editoriale dei "Quaderni d'Ontignano", ed anima attualmente
la Libreria Editrice Fiorentina, la prestigiosa casa editrice che ha
pubblicato le opere di Giorgio La Pira e Lorenzo Milani.
Mao (Massimo) Valpiana (per contatti: mao at sis.it, e anche presso la
redazione di "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803, fax  0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org) e' una delle figure piu' belle e autorevoli della
nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come
assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel
Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come
metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di
coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa
della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione
Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al
servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla
campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione
della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario
nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione
diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per
"blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio
direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio
della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione
di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato
di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per
la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nello scorso mese di giugno ha
promosso il digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria
italiana rapita in Afghanistan e poi liberata. Un suo profilo
autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra
richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 di questo notiziario]

La rete ecologista a cui partecipano le riviste Gaia, Ecologist, Azione
nonviolenta, Tra terra e cielo, Aam Terra nuova, Altreconomia, Natura e
societa', Tera e aqua, x fare + verde, La fierucola del pane, Bioagricoltura
notizie. Donna e donna, Territorio veneto, Il Mediterraneo, e molte
associazioni come Mountain Wilderness, Pro Natura, Movimento Nonviolento,
Fare Verde, Comitato Nazionale del Paesaggio, gli Ecoistituti di Piemonte,
Veneto, Reggio Emilia, delle Tecnologie Appropriate, della Valle del Ticino,
Terremutanti di Milano, Gaia Club Valdelsa, Movimento Consumatori,
Fondazione Icu - Istituto Consumatori Utenti, Codacons Siena, Movimento
Verde di Sardegna, VeneziAmbiente, Comitati Ambiente di Reggio Emilia,
Coordinamento Comitati Antenne Sinistra Piave (TV), Comitato Parco
Cansiglio, invita tutte le persone interessate a partecipare sabato 10
settembre a Firenze, dalle ore 10 alle 18, presso l'Istituto Stensen in
viale don Minzoni 25/a all'incontro nazionale sul tema: "Dov'e' l'ecologia
nei programmi di governo? L'ecologia guidi la politica, la politica guidi
l'economia. Contributi a un programma politico che metta l'ecologia tra i
valori fondamentali".
Verranno elaborate idee e proposte anche molto "dure" nell'ipotesi di
governare l'Italia con una coalizione che dia il giusto peso all'ecologia.
*
Gli interventi previsti sono:
- Il Tao dell'Ecologia: Edward Goldsmith;
- Programma politico e rivoluzione ecologica: Michele Boato direttore di
Gaia; Giannozzo Pucci direttore dell'Ecologist;
- Le frontiere della scienza alla fine dello sviluppo: Livio Giuliani fisico
direttore Ispesl Veneto Economia, Francuccio Gesualdi del Centro Nuovo
Modello di Sviluppo;
- Agricoltura, artigianato, animali: Gino Girolomoni direttore de Il
Mediterraneo, Marco Chiletti dell'Associazione di Solidarieta' per la
Campagna Italiana, Sergio Paderi de La Fierucola del Pane Firenze;
- Alimentazione e Consumi: Gianni Tamino docente di biologia all'Universita'
di Padova, Anna Ciaperoni della Fondazione Icu, Giulio Labbro Francia del
Movimento dei Consumatori, Cristina Romieri dell'Associazione Vegetariana;
- Cambiamenti climatici ed energia: Nanni Salio direttore dell'Ecoistituto
del Piemonte, Giuseppe Onufrio fisico dell'Issi, Gianfranco Zavalloni
direttore dell'Ecoistituto Tecnologie Appropriate Cesena;
- Mobilita' sostenibile: Maria Rosa Vittadini docente di Trasporti
all'Universita' di Venezia, Carlo Giacomini dell'Ecoistituto del Veneto,
Helmut Moroder di Cipra, Gisela Stief dell'Ecologist;
- Nord/Sud Est/Ovest: una politica di giustizia fra i popoli: Mao Valpiana
direttore di Azione Nonviolenta, Alex Zanotelli missionario comboniano (da
confermare), Elena Buccoliero del Movimento Nonviolento, Sabine Lichtenfels
del Villaggio di Pace Tamera;
- Natura e Paesaggio: Walter Giuliano direttore di Natura e societa', Carlo
Alberto Pinelli regista naturalista presidente di Mountain Wilderness, Carlo
Ripa di Meana Comitato Nazionale per il Paesaggio, Toio de Savorgnani
forestale e alpinista;
- Materie prime, rifiuti e acqua: Paolo Stevanato dell'Ecoistituto del
Veneto, Attilio Tornavacca della Scuola Agraria del Parco di Monza,
Salvatore Procopia dell'Ecoistituto del Piemonte;
- Salute, Igiene e categorie deboli: Alessandra Cecchetto ginecologa, Serena
Betti de Il Melograno Verona, Ernesto Bugio dell'Ecologist, Verena Schmit
direttrice di Donna e Donna, Democrazia della Terra, Pinuccia Montanari
assessora del Comune di Reggio Emilia, Corrado Poli docente all'Universita'
di Bergamo.
*
Se siete interessati potete collaborare girando l'invito ai vostri amici e
inviando adesioni ed eventuali vostre riflessioni sui temi proposti a:
info at ecoistituto-italia.org
All'incontro c'e' spazio per interventi non programmati di 5 minuti e sono
invitati anche interlocutori politici nazionali.
Alle ore 20 di sabato 10 settembre e' prevista una serata conviviale per i
molti che si fermano a Firenze, per recarsi domenica 11 alla marcia
Perugia-Assisi.
*
Ecologia e programma di governo. Appunti per l'inbcotnro di Firenze
Troppe volte destra e sinistra si assomigliano sui temi dell'ecologia e
della sostituzione del mondo naturale con quello tecnologico: le loro
posizioni su agricoltura, industrie nocive, infrastrutture dei trasporti,
energia, elettrosmog, caccia, rifiuti, parchi ecc. si contrappongono da
sempre ai piu' elementari principi di sostenibilita'.
E' venuto percio' il momento di mettere in rete le esperienze e conoscenze
di centinaia di associazioni, riviste, comitati e singoli ecologisti per
contribuire alla costruzione di un progetto di rivoluzione ecologica,
politica ed economica che investa direttamente i cittadini oltre che i
governi.
I cambiamenti climatici impongono una decisa riduzione delle emissioni di
gas serra. Questa e' possibile modificando radicalmente domanda ed offerta
energetica, sistema di mobilita', regole urbanistiche e costruttive.
Energia: riduzione dei consumi e dell'uso di energia elettrica. Incentivi
tariffari e regolamenti comunali per il risparmio energetico e le energie
rinnovabili. Piano di copertura con pannelli solari termici (e fotovoltaici)
di gran parte dei tetti d'Italia. Mini e micro idroelettrico, centrali a
biomasse e generatori eolici (che non deturpino il paesaggio). Via da
petrolio e carbone inquinanti.
Mobilita' e trasporti: legare la residenza e i luoghi di lavoro. Sviluppo
delle linee ferroviarie, metropolitane di superficie e tranviarie. Incentivi
per la mobilita' ciclabile. Veicoli a inquinamento zero. Trasferimento da
gomma a ferro delle merci. Riduzione del traffico aereo.
Urbanistica e costruzioni: smantellamento dei centri commerciali e tessuto
storico urbano nelle periferie, confine tassativo fra campagna e citta'.
Obbligo di bioarchitettura e solare nelle nuove costruzioni e
ristrutturazioni.
Economia: Battaglia nel Wto per la libera sovranita' alimentare di ogni
popolo, anche attraverso dazi e tasse locali. Fine dello sviluppo,
costruzione di un'economia di uso parsimonioso dei beni della terra.
Recupero del ruolo pubblico di difesa delle piccole attivita' economiche che
favoriscono il bene comune. Rinascita dell'economia locale e restringimento
dell'economia globale. Divieto di esportare prodotti alimentari per i paesi
con sacche di fame.
L'agricoltura torni al centro dell'economia come risposta ai bisogni
essenziali: cibo, arredo e indumenti. Va sostenuta l'agricoltura biologica,
di montagna (anche come presidio ambientale) e la produzione alimentare di
qualita'. No agli Ogm, la cui pericolosita' e' confermata anche da ricerche
della maggiore produttrice, la Monsanto.
La violenza sistematica sugli animali va bandita. Questo vale per gli
allevamenti industriali, la vivisezione e la caccia (salvo i casi di
necessaria selezione per proteggere specie in pericolo e l'agricoltura
locale).
Nelle scuole si insegni, e nelle mense pubbliche si attui una dieta
alimentare "mediterranea" con poche proteine animali. Agricoltori e
consumatori vanno difesi assieme da abnormi aumenti di prezzi derivanti
dalla catena delle intermediazioni: mercati di vendita diretta in ogni
citta'.
Consumatori e utenti vanno tutelati anche dai cartelli di banche,
assicurazioni e imprese dei servizi che drenano grandissime ricchezze sulla
pelle dei piu' poveri.
Nella telefonia mobile ed elettrodotti esiste il pericolo elettrosmog emesso
dalle macroantenne: e' matura la tecnologia alternativa delle microcelle
che, a parita' di copertura, riduce l'esposizione ai campi elettromagnetici.
La raccolta dei rifiuti "porta a porta", con la tariffa che premia le
famiglie che producono meno rifiuti, visti i successi dove viene attuata
(65-80% di raccolta/riciclo e diminuzione dei rifiuti prodotti) va
incentivata su tutto il territorio nazionale, uscendo dalla cultura delle
discariche e dalla velenosa, costosa e inefficiente "alternativa" degli
inceneritori.
Anche l'acqua va risparmiata sia negli usi abitativi che, soprattutto, in
agricoltura. E' un bene comune che deve restare nella proprieta' e gestione
pubblica, efficiente e partecipativa.
Vanno protette dall'assalto cementificatorio vaste aree collinari, di
pianura e di costa in difesa della bio-diversita' animale e vegetale, del
paesaggio, che e' parte essenziale della nostra qualita' della vita, oltre
che del valore turistico del nostro territorio.
La salute di tutti, ma soprattutto delle categorie sociali piu' deboli, va
salvaguardata a partire dalla prevenzione delle malattie con: sana
alimentazione, riduzione dell'inquinamento, divieto di produzioni tossiche o
cancerogene.
Cio' comporta la modifica delle leggi igieniche che hanno aumentato
l'inquinamento ambientale, l'allontanamento dalla natura e favorito la
distruzione delle tradizioni locali.
La giustizia con le armi della giustizia deve permeare sia la politica
estera e di sicurezza, che la difesa dell'ordine interno (protezione
civile), applicando alla lettera l'art.11 della Costituzione "L'Italia
ripudia la guerra" e costruendo da subito i Corpi civili di pace. Vanno
ridotte drasticamente le spese militari e interrotta ogni operazione
produttiva, commerciale o finanziaria legata al commercio di armi con paesi
terzi. Va sostenuto il Servizio civile volontario (no al ritorno della leva
obbligatoria), per concorrere alla difesa nonviolenta del nostro territorio.
*
La partecipazione all'incontro e' libera, non serve prenotarsi.
Come si arriva all'Istituto Stensen, viale don Minzoni 25/A, Firenze (tel.
055576551)
- Per chi arriva in treno: dalla stazione Firenze Campo Marte autobus Ataf
12, ultima fermata via Masaccio (cinque minuti circa); dalla stazione Santa
Maria Novella autobus Ataf 1 e 7, fermata viale don Minzoni.
- Per chi arriva in automobile: Uscita autostrada Firenze sud - direzione
Firenze lungo i viali fino a Piazza della Liberta'. Sulla destra si entra in
viale don Minzoni (quindici minuti circa).
Per chi volesse dormire a Firenze la notte del 9 e/o del 10 settembre
- Per chi ha l'auto (e' sulla strada per Perugia a Bagno a Ripoli) Ostello
del Bigallo, 25 euro, tel. 055630907, sito: www.bigallo.it
- Hotel 7 Santi, 20-65 euro, tel. 0555048452, sito: www.7santi.com
- Camere di Filippo Manzini, 30 euro, tel. 3283038866
- Hotel Meridiana (adiacente al convegno), singola 79, doppia 89, tripla 109
euro, tel. 055576552, e-mail: info at meridiana-hotel.it
- Athenaeum Personal hotel, via Cavour 88, singola 89, doppia 109 euro, tel.
055589456, e-mail: info at hotelathenaeum.com
Per tutte le offerte specificare "Convegno Ecologia - Stensen".

5. MAESTRE. SIMONE WEIL: LA CORSA
[Da Simone Weil, Riflessioni sulle cause della liberta' e dell'oppressione
sociale, Adelphi, Milano 1983, 1984, p. 53. Simone Weil, nata a Parigi nel
1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante sindacale e politica
della sinistra classista e libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella
guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in
America, infine a Londra impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da
una vita di generosita', abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel
1943. Una descrizione meramente esterna come quella che precede non rende
pero' conto della vita interiore della Weil (ed in particolare della svolta,
o intensificazione, o meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita
alle prime esperienze mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag:
"Nessuno che ami la vita vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se
l'augurerebbe per i propri figli o per qualunque altra persona cara.
Tuttavia se amiamo la serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da'
nutrimento". Opere di Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta'
consistono di raccolte di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil
aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale
della sua permanenza in Francia stanti le persecuzioni antiebraiche). Tra le
raccolte piu' importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la
grazia (Comunita', poi Rusconi), La condizione operaia (Comunita', poi
Mondadori), La prima radice (Comunita', SE, Leonardo), Attesa di Dio
(Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni
sulle cause della liberta' e dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla
Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla
guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni,
nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone Weil:
fondamentale e' la grande biografia di Simone Petrement, La vita di Simone
Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil, la
passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone
Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, Edizioni cultura
della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil.
L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela
Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna 1997; Maurizio Zani,
Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994]

Cosi' la corsa al potere asservisce tutti, potenti e deboli.

6. MAESTRE. ADRIANA CAVARERO: UNA STORIA DI SPOLITICIZZAZIONE
[Da Adriana Cavarero, Tu che mi guardi, tu che mi racconti, Feltrinelli,
Milano 1997, p. 77.
Adriana Cavarero e' docente di filosofia politica all'Università di Verona;
dal sito "Feminist Theory Website: Zagreb Woman's Studies Center" ospitato
dal Center for Digital Discourse and Culture at Virginia Tech University
(www.cddc.vt.edu/feminism), copyright 1999 Kristin Switala, riportiamo
questa scheda bibliografica delle sue opere pubblicate in volume: a) libri:
Dialettica e politica in Platone, Cedam, Padova 1974; Platone: il filosofo e
il problema politico. La Lettera VII e l'epistolario, Sei, Torino 1976; La
teoria politica di John Locke, Edizioni universitarie, Padova 1984;
L'interpretazione hegeliana di Parmenide, Quaderni di Verifiche, Trento
1984; Nonostante Platone, Editori Riuniti, Roma1990. (traduzione tedesca:
Platon zum Trotz, Rotbuch, Berlin 1992; traduzione inglese: In Spite of
Plato, Polity, Cambridge 1995, e Routledge, New York 1995); Corpo in figure,
Feltrinelli, Milano 1995; Platone. Lettera VII, Repubblica: libro VI, Sei,
Torino 1995; Tu che mi guardi, tu che mi racconti, Feltrinelli, Milano 1997;
Adriana Cavarero e Franco Restaino (a cura di), Le filosofie femministe,
Paravia, Torino 1999. b) saggi in volumi collettanei: "Politica e ideologia
dei partiti in Inghilterra secondo Hume", in Per una storia del moderno
concetto di politica, Cleup, Padova 1977, pp. 93-119; "Giacomo I e il
Parlamento: una lotta per la sovranita'", in Sovranita' e teoria dello Stato
all'epoca dell'Assolutismo, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma 1980,
pp. 47-89; "Hume: la politica come scienza", in Il politico. Da Hobbes a
Smith, a cura di Mario Tronti,Feltrinelli, Milano 1982, vol. II, pp.
705-715; "Il principio antropologico in Eraclito", in Itinerari e
prospettive del personalismo, Ipl, Milano 1987, pp. 311-323; "La teoria
contrattualistica nei Trattati sul Governo di John Locke", in Il contratto
sociale nella filosofia politica moderna, a cura di Giuseppe Duso, Il
Mulino, Bologna 1987, pp. 149-190; "Per una teoria della differenza
sessuale", in Diotima. Il pensiero della differenza sessuale, La Tartaruga,
Milano 1987, pp. 43-79. (traduzioen tedesca: "Ansatze zu einer Theorie der
Geschlechterdifferenz", in Diotima. Der Mensch ist Zwei, Wiener
Frauenverlag, Wien 1989); "L'elaborazione filosofica della differenza
sessuale", in La ricerca delle donne, Rosenberg & Sellier, Torino 1987, pp.
173-187. (traduzione inglese: "The Need for a Sexed Thought", in Italian
Feminist Thought, ed. by S. Kemp and P. Bono, Blackwell, Oxford 1991);
"Platone e Hegel interpreti di Parmenide", in La scuola Eleatica,
Macchiaroli, Napoli 1988, pp. 81-99; "Dire la nascita", in Diotima. Mettere
al mondo il mondo, La Tartaruga, Milano 1990, pp. 96-131. (traduzione
spagnola: "Decir el nacimiento", in Diotima. Traer al mundo el mundo, Icaria
y Antrazyt, Barcelona 1996); "Die Perspective der Geschleterdifferenz", in
Differenz und Gleicheit, Ulrike Helmer Verlag, Frankfurt 1990, pp. 95-111;
"Equality and Sexual Difference: the Amnesias of Political Thought", in
Equality and Difference: Gender Dimensions of Political Thought, Justice and
Morality, edited by G. Bock and S. James, Routledge, London 1991, pp.
187-201; "Il moderno e le sue finzioni", in Logiche e crisi della modernita,
a cura di Carlo Galli, Il Mulino, Bologna 1991, pp. 313-319; "La tirannia
dell'essere", in Metamorfosi del tragico fra classico e moderno, a cura di
Umberto Curi, Laterza, Rma-Bari 1991, pp. 107-122; "Introduzione" a: B.
Head, Una questione di potere, El, Roma 1994, pp. VII-XVIII; "Forme della
corporeita'", in Filosofia, Donne, Filosofie, Milella, Lecce 1994, pp.
15-28; "Figures de la corporeitat", Saviesa i perversitat: les dones a la
Grecia Antiga, coordinacio de M. Jufresa, Edicions Destino, Barcelona 1994,
pp. 85-111; "Un soggetto femminile oltre la metafisica della morte", in
Femminile e maschile tra pensiero e discorso, Labirinti 12, Trento, pp.
15-28; "La passione della differenza", in Storia delle passioni, a cura di
Silvia Vegetti Finzi, Laterza, Roma-Bari 1995, pp. 279-313; "Il corpo e il
segno. Un racconto di Karen Blixen", in Scrivere, vivere, pensare, a cura di
Francesca Pasini, La Tartaruga, Milano 1997, pp. 39-50; "Schauplatze der
Einzigartigkeit", in Phaenomenologie and Geschlechterdifferenz, edd. Silvia
Stoller und Helmuth Vetter, WUV-Universitatsverlag, Wien 1997, pp. 207-226;
"Il pensiero femminista. Un approccio teoretico", in Le filosofie
femministe, a cura di Franco Restaino e Adriana Cavarero, Paravia, Torino
1999, pp. 111-164; "Note arendtiane sulla caverna di Platone", in Hannah
Arendt, a cura di Simona Forti, Bruno Mondadori, Milano 1999, pp. 205-225.
Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva
di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe
all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le
massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne
ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista
rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel
1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti
tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l
'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione
originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951),
Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen
(1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti,
Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli,
Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e'
apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di
brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano,
1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969.
Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra
amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975,
Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio
Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2.
1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita'
e giudizio, Einaudi, Torino 2004. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la
biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri,
Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt,
Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah
Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah
Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della
polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt,
Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su
Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah
Arendt, Giuntina, Firenze 2001. Per chi legge il tedesco due piacevoli
monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono:
Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999;
Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000]

Come molti studiosi sostengono, ma come Hannah Arendt piu' di altri e' in
grado di argomentare, la storia occidentale e' una storia di
spoliticizzazione. Sostituita dal governo di alcuni uomini su molti altri,
ossia sostituita dai vari modelli di dominio, in questa storia bimillenaria
la politica come spazio condiviso dell'azione sparisce, oppure ricompare
saltuariamente in occasione di esperienze rivoluzionarie.

7. RIFLESSIONE. MARCO DOTTI INTERVISTA JUAN GELMAN
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 31 agosto 2005.
Marco Dotti e' saggista e redattore di Stampa Alternativa.
Su Juan Gelman riportiamo la seguente scheda estratta dal quotidiano "Il
manifesto" del 10 ottobre 2003: "Juan Gelman e' nato nel 1930 a Buenos
Aires, nel barrio di Villa Crespo, e vive a Citta' del Messico. Poeta,
giornalista, comunista presto senza partito, persino 'peronista montonero'
prima che montoneros e peronisti prendessero strade diverse e diversamente
(in)qualificabili: la storia di Juan Gelman e' un romanzo da sola, e
attraversa l'Argentina prima, durante e dopo la dittatura che massacro' quel
paese per lunghi anni. A 25 anni Gelman comincia a fare il giornalista, nel
giornale comunista 'La Hora', e a frequentare un gruppo di poesia vicino
alla Gioventa' comunista, El Pan Duro, e proprio questo gruppo pubblica la
sua prima raccolta, Violin y otras cuestiones. Poesia, giornalismo e
politica costituiscono il resto della sua biografia. Nel '75 fugge
dall'Argentina, vivra' a Roma, Madrid, Managua, Parigi, New York, Citta' del
Messico. Nel '76 la dittatura argentina sequestra i suoi figli Nora e
Marcelo, e la nuora Maria Claudia, incinta. Figlio e nuora vengono uccisi,
dopo che quest'ultima ha partorito una bambina. Dopo anni di ricerche e di
aperte polemiche con i resti della dittatura, anche dalle colonne del
quotidiano argentino 'Pagina 12', nel 2000 Gelman riesce a identificarla e
incontrarla. Era stata data in adozione a una famiglia di militari
uruguayani"]

"La mia e' stata una scrittura attraversata da continui soprassalti e
interruzioni, avevo la testa, il cuore, il sangue rivolti altrove". Cosi'
Juan Gelman, poeta argentino, nato nel quartiere popolare di Villa Crespo a
Buenos Aires e costretto a un lungo esilio dalla dittatura militare del
generale Videla, descrive "la fatica e la pena" che hanno segnato gli ultimi
trenta anni della sua vicenda umana e della sua ricerca poetica. Una ricerca
condotta nell'ambito della scrittura e dell'"inafferrabile" ma che, come
osserva il critico Jorge Boccanera, tragicamente e indissolubilmente si lega
a una ricerca piu' terrena, "quella di sua nuora" rapita nell'agosto del
1976, al pari del figlio Marcelo, dai militari del regime e rinchiusa in un
campo di concentramento sadicamente chiamato "Il giardino". Da allora,
Gelman non ha smesso di cercare, tanto sul fronte della poesia, rivolgendosi
a forme sempre nuove, quanto su quello della memoria e della realta' piu'
terrena, scrivendo lettere, raccogliendo firme, intentando cause pilota
contro i militari e i loro protettori politici. "Il dolore non si dimentica
di me. Ombre, distanze, superfici, odore di sospetti marci, affanni che non
spostano i piedi. Vi e' paura nella memoria proibita". Per il recupero di
questa memoria, dichiara Gelman, "vale la pena lottare e soffrire. Vale la
pena scrivere", violare le porte e infrangere divieti.
Il nostro incontro e' avvenuto a Piacenza, dove, nel corso della rassegna
"Carovane" - quest'anno dedicata al tema delle "Citta' invisibili", con
appuntamenti e concerti che animeranno la cittadina emiliana fino a domenica
4 settembre - gli e' stato assegnato il premio internazionale di poesia
Nicolas Guillen.
*
- Marco Dotti: In un testo titolato Differenze, lei ha scritto che "la
poesia non e' un destino". Come e' nata in lei la necessita', o la scelta,
di affidarsi proprio al registro poetico?
- Juan Gelman: Comincio a scrivere quando sento un rumore all'orecchio e mi
prende un malumore straordinario. Sento dentro di me un'ossessione. Quello
che tutti chiamano ispirazione per me e' soltanto questo: un'ossessione. Non
so di preciso cosa mi accada. Potrei dire - scherzando, ovviamente - che
scrivo per leggermi e capire, a posteriori, quello che mi accade. Quando
avevo quattro, cinque anni mio fratello maggiore si divertiva a recitarmi
versi di Puskin in russo. Ero molto piccolo e, ovviamente, non capivo nulla.
Pero' mi colpiva la musica di quei versi, il loro ritmo. Molte volte ho
pensato che quei suoni abbiano influito radicalmente lasciando una impronta
su di me. I miei genitori provenivano dall'Ucraina, mio padre prese parte
alla rivoluzione del 1905, a Odessa. Era un operaio, un falegname, poi in
Argentina divenne un piccolo commerciante. Ma era uno di quegli operai
dell'est e del centro Europa che leggevano di tutto, cosi' la nostra casa
era piena di libri di letteratura, di storia, di politica e di economia.
Ricordo come se fosse ieri la domenica in cui presi dalla biblioteca
Umiliati e offesi di Dostoevskij e cominciai a leggerlo. Ne fui scosso a tal
punto che mi venne la febbre e mi duro' due giorni. Favorito da questo
ambiente familiare cominciai a leggere poesia, mi sentivo spinto da una
misteriosa necessita'. Tra le cose che mi raccontava mia madre, ricordo una
storiella in cui si parla di un ragnetto che, per strada, incontra un
millepiedi e gli domanda: "Mi dica, come cammina lei? Cinquanta piedi prima,
cinquanta dopo. Alternati a dieci a dieci, a venti a venti... Come fa a
coordinare i movimenti?". Il millepiedi si ferma a pensare e quel problema
lo affligge, lo inchioda al suolo per il resto della vita. Forse in poesia
accade la stessa cosa. Comunque sia, ci sono cose che davvero non so e altre
che preferisco non sapere. Altre ancora mi conviene non saperle. Occorre
sedersi davanti alla pagina bianca con la verginita' che ci e' possibile e
ci viene concessa, senza che i vecchi modelli influiscano troppo - troppo
consapevolmente intendo - su di noi.
*
- Marco Dotti: Tra i poeti e gli scrittori che piu' l'anno influenzata ci
sono, dunque, i russi.
- Juan Gelman: Ovviamente, ma anche i francesi e i poeti di lingua
castigliana. Io credo che la poesia non si possa studiare, ma la si puo'
imparare dalla lingua, soprattutto dalla lingua dei grandi poeti. Per questo
diffido delle traduzioni e cerco di rivolgermi a quelle lingue alle quali
posso avere un certo accesso. Il problema della poesia e' la musica, che ha
le sue leggi, e esse stesse sono piene di significato.
*
- Marco Dotti: Julio Cortazar invitava a leggere i suoi scritti come se si
trattasse di procedere lungo un sentiero irto di "curve e salite" fermandosi
di tanto in tanto "a quegli incroci dove la strada sembra esitare". La sua
scrittura, infatti, richiede attenzione proprio perche' si sviluppa seguendo
continui salti di registro, dal sonetto di Incompletamente, alle forme brevi
dei Salari dell'empio. Sembra, comunque, che lei si sia preoccupato di non
affezionarsi a uno stile particolare, ma abbia scelto la via della ricerca
di forme sempre diverse, senza peraltro cadere nelle insidie dello
sperimentalismo.
- Juan Gelman: Anche questo aspetto fa parte della mia ossessione. Pavese
parlava di ossessione servendosi di un'immagine molto bella. Diceva che e'
come un grafico che inizia da un valore corrispondente a cento, mentre la
scrittura parte da zero. La scrittura si alza mano a mano che comincia a
esprimere l'ossessione, mentre l'ossessione cala di pari grado, fino a che
non si intersecano. Quando questo succede vengono fuori i poemi piu' felici,
che non sono molti. Una volta trovato questo punto di intersezione, pero',
il pericolo che si corre e' quello di fermarsi li', ripetendosi, o ripetendo
cliche' e stili gia' adottati. Una volta acquistata una certa tecnica, la
scrittura rischia di diventare mestiere. Per questo, credo sia necessario
mettere continuamente in discussione i risultati raggiunti, rivolgendosi ad
altre forme. Non bisogna avere il timore di restare in silenzio, anche se
non si scrive per due, tre anni. Quando avevo trent'anni mi preoccupavo
enormemente di questi lunghissimi, interminabili tempi morti in cui
l'ispirazione veniva meno. Ma il problema e' che non si scrive mai poesia,
si viene scritti dalla poesia. La poesia e' una signora molto occupata,
poiche' ci sono poeti dappertutto. Bisogna aspettarla, non chiamarla. Non e'
questione di pazienza o di volonta'. Si tratta di attendere che arrivi con
cio' che ho chiamato ossessione. Le ossessioni - vale per qualsiasi
artista - sono poche, in fin dei conti. Ma, col tempo, si sviluppa una sorta
di spirale entro la quale la stessa ossessione e' guardata da un punto di
vista sempre diverso. Per questo cambiano le forme e la mia poesia segue
stili molto diversi.
*
- Marco Dotti: Lei parla di ossessione, mentre altri autori, in special modo
francesi, parlano di una "ferita segreta", un taglio nascosto che continua a
sanguinare, come immagine di questa creativita' inafferrabile. Non a caso,
uno dei suoi lavori piu' noti ha per titolo Taglio. Tra le sue pagine lei
scrive "La poesia non fa si' che qualcosa accada, disse W. H. Auden. A male
pena sopravvive. Non disse perche'. Sopravvive come sopravvive
l'impossibilita'".
- Juan Gelman: Mi riconosco nell'immagine della ferita segreta. Di fatti, la
prima ferita che il bambino ha nella culla e' la parola. La parola che viene
dal cuore. Tutti siamo stati - e molti di noi continuano a esserlo, nel
ricordo - feriti dalla parola che entra nella culla provenendo da fuori. E'
la prima ferita e non si chiudera' mai. Perche' per alcuni questa ferita
passi per la scrittura, sanguini in parole, e per altri no, e' un mistero
che non scioglieremo mai. E' il mistero del millepiedi di cui parlavamo
prima.
*
- Marco Dotti: Il suo lavoro sulla poesia e' sempre andato di pari passo con
una attivita' all'apparenza piu' prosaica, quella di giornalista. Come ha
conciliato questi due aspetti del suo lavoro di scrittura?
- Juan Gelman: L'anno prossimo sara' passato mezzo secolo da quando ho
cominciato a fare il giornalista. In esilio, in verita', ho lavorato poco
come giornalista e mi sono riciclato come traduttore. Lavoravo all'Unesco e
poi per altri organismi delle Nazioni Unite. Traducevo pratiche noiose.
Anche Cortazar lavorava su questo genere di testi. Julio era un uomo molto
modesto, non si prendeva sul serio. Penso che un artista debba prendere
molto seriamente il proprio lavoro, ma non debba mai prendersi sul serio.
Lui era proprio cosi': rigoroso, ma molto, molto modesto. Comunque, tornando
alla sua domanda, quando ho iniziato a fare il giornalista non ero altro che
uno studente. Studiavo chimica e un giorno mi sono detto che proseguendo per
quella strada non sarei arrivato da nessuna parte. Quello che volevo era
scrivere poesia. Ho fatto molti lavori, molta gavetta, e infine mi misi a
cercarne uno in cui la parola fosse importante. Ma ho sempre amato la
cronaca, perche' mi permetteva di uscire dalla redazione e vedere quello che
succedeva per le strade di Buenos Aires. La cronaca e l'intervista erano i
generi che preferivo. Non credo che tra il fare poesia e il lavorare sulla
cronaca ci sia contraddizione. Poesia e giornalismo sono buoni vicini che
convivono in uno stesso palazzo. Molti poeti argentini lavoravano come
giornalisti, anche se non pochi vivevano la cosa con grande disagio.
*
- Marco Dotti: Per quale ragione la appassionava la cronaca?
- Juan Gelman: In Argentina, in quel momento di relativa prosperita'
economica, arrivavano persone da tutte le parti. Buenos Aires era piena di
cileni che venivano da sud, Boliviani dal nord, uruguaiani e paraguaiani.
Poiche' c'era lavoro, c'era immigrazione. A me interessavano le riunioni
sindacali di base. Un uruguaiano parla castigliano, ma con delle nuances,
delle sfumature che arricchiscono la lingua di partenza, e questo era cio'
che mi interessava di piu'. I problemi sono sempre gli stessi - il salario,
il lavoro, l'economia - ma qualcosa cambia nei dettagli dell'espressione che
si usa per manifestarli, e quei dettagli arricchiscono la lingua. Accade
ovunque, ma Buenos Aires era un vero crogiuolo di parlate. Ho lavorato come
capo della redazione di un giornale, "Noticias", e ho sempre desiderato una
cosa davvero impossibile: che si facesse cronaca prestando orecchio alle
espressioni, alle sfumature, alla musique della lingua parlata per strada.
Questa era la mia ambizione, ma nel giornalismo spesso prevalgono altri
aspetti, come la burocrazia, il formalismo, l'appiattimento del
linguaggio...
*
- Marco Dotti: Crede che questa "ricchezza" si sia preservata in Argentina,
anche dopo gli anni neri della dittatura e quelli del disastro di Menem?
- Juan Gelman: L'Argentina continua a possedere quella ricchezza. Pero' - e'
un dato elementare ma converra' ricordarlo - l'Argentina e' tra le regioni
del mondo in cui il divario tra ricchi e poveri e' piu' marcato. Si vive in
un clima di profonda ingiustizia sociale, e' un fatto curioso, un paradosso,
visto che continuiamo a considerarla parte dell'Occidente. Ma questo
Occidente e' una disgrazia. Da qualche tempo - penso al Brasile, all'Uruguay
e all'Argentina stessa - ci sono governi che cercano di muoversi con una
certa indipendenza, cercando di sottrarsi, per quanto possono, alle
ingerenze del Fondo monetario internazionale. Kirschner, a mio parere, ha
tenuto nei confronti del Fmi una posizione piu' dura rispetto a quella di
Lula in Brasile. A questo proposito ha fatto una operazione molto
interessante e coraggiosa relativamente al problema del debito estero.
Comunque, la questione vera e' che ha ereditato un'Argentina in crisi nera,
una crisi terribile. Menem ha saccheggiato tutto, mentre quello che e'
venuto dopo di lui, De la Rua, era un emerito incapace. Hanno lascito una
eredita' molto pesante, pensi solo agli indici di disoccupazione, alle
disuguaglianze economiche e sociali. Ci vorranno anni, generazioni intere,
se tutto va per il verso giusto, per rimettere le cose a posto. Questo e' il
problema immediato. Perche' dal punto di vista dei diritti umani, Kirschner
e' andato molto lontano. Ha spazzato via una cupola militare che pretendeva
l'impunita' per i crimini commessi durante la dittatura e ha fatto dimettere
i membri corrotti della Corte suprema di giustizia. I processi congelati da
Alfonsin - che comunque fu il primo a promuoverli, anche se poi si tiro'
subito indietro - sono finalmente ripresi. Menem ha continuato ad assicurare
impunita' a tutti, nel tentativo neppure troppo mascherato di distruggere la
memoria civile. Le madri di Plaza de Mayo hanno fornito un antecedente, una
sorta di anticorpo che ha impedito a questo lavoro di rimozione di giungere
fino in fondo. Queste donne, in piena dittatura nel 1977 - ripeto: in piena
dittatura e possiamo immaginarci che cosa questo significasse - hanno
cominciato la ronda, davanti alla sede del governo. Hanno mantenuto viva la
fiamma della memoria e della resistenza in momenti in cui la resistenza
della classe operaia era bassa a causa della repressione. Repressione dei
militari e dei padroni. La Mercedes Benz passava ai militari i nomi di
operai che cercavano di riunirsi in assemblee costituendo comitati di base o
che avanzavano rivendicazioni salariali, e i militari "convertivano" questi
lavoratori in desaparecidos.
*
- Marco Dotti: Nel gennaio del 2000, Marcos le ha indirizzato una lettera
aperta titolata 5.56 mm Nato, il calibro del proiettile che, molto
probabilmente, ha ucciso suo figlio. Marcos la definisce un poeta insensato,
"perche' adesso, in questi tempi, cosi' si chiamano coloro che non si
arrendono ne' si adattano", riferendosi alla sua battaglia per la ricerca
della verita' sulla sorte di sua nuora e della sua nipotina.
- Juan Gelman: I problemi sono complessi. A Marcos non ho mai risposto. Ci
sono iniziative molto diverse, lotte diverse e di diversa qualita', che si
incrociano in un senso molto generale - ideale, spirituale e via dicendo -
che forse, un giorno, arriveranno allo stesso punto. Non mi considero un
campione dei diritti umani, tanto meno un simbolo. Semplicemente, con mia
moglie, che non e' la madre dei miei figli, ho deciso di lottare per
conoscere la verita'. Tutto questo mi costa molto e ha provocato molte
reazioni politiche. Noi crediamo nel caso. Nel caso specifico, intendo,
poiche' quando si parla di numeri, il caso sparisce. Si dice che i
desaparecidos siano stati trentamila, centomila, diecimila, e tutte le
storie personali - il dolore, la rabbia, la vita - sono assorbite dalla
cifra. Al contrario, quando si sottolinea una caso particolare, allora anche
tutti gli altri si illuminano. E' il volto che riappare. Non il numero.
*
Postilla. La lunga battaglia di un poeta
Figlio di immigrati ucraini, Juan Gelman e' nato a Buenos Aires nel 1930. Ha
esordito a ventisei anni con una raccolta di versi dal titolo Violin y otras
cuestiones, a cui hanno fatto seguito, tra le altre, Carta a mi madre,
Salarios del impio e Incompletamente. Questi ultimi tre lavori sono in un
volume edito da Guanda col titolo Lettera a mia madre (trad. L. Branchini,
1999), mentre da Interlinea, nel 2003, e' apparsa una breve antologia
titolata Nel rovescio del mondo. Esiliato dopo il golpe militare, Gelman non
rivedra' piu' il giovane figlio, la nuora e la bambina che aspettavano,
rapiti dai militari di Videla. Comincio' cosi' la sua lunga battaglia per
conoscere il luogo della sepoltura - "ogni persona ha diritto a una tomba",
si legge in alcuni suoi versi - del figlio e della nuora, sulle tracce della
nipote scomparsa. Poche settimane fa, il nuovo governo socialista di Tabare'
Vazquez ha rivelato il luogo in cui e' stata seppellita la nuora Claudia. Il
corpo del figlio Marcelo fu invece gettato in mare. La loro bambina,
Macarena, partorita in un ospedale di Montevideo, era stata data in adozione
a un poliziotto. A lei e a suo padre, come ha sottolineato Alessandra Riccio
nel corso della cerimonia di consegna del Premio Guillen, spetta ora il
"peso di dimostrare che il Plan Condor e' veramente esistito, che forse
esiste ancora e che la guardia non va abbassata".

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1045 del 6 settembre 2005

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