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La nonviolenza e' in cammino. 1026
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 1026
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 18 Aug 2005 00:32:46 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1026 del 18 agosto 2005 Sommario di questo numero: 1. E allora? 2. Lorella Pica: Notizie dal Guatemala 3. Peppe Sini: Lo stile, lo stilo 4. Giulio Vittorangeli: Le vacanze, l'amicizia, il sorriso 5. Elena Loewenthal: Come 6. Maria Luigia Casieri presenta i "Dialoghi sulla conoscenza" di Paul K. Feyerabend 7. Goffredo Fofi presenta il "Dizionario critico delle nuove guerre" di Marco Deriu 8. Cesare Segre presenta "Azione e reazione" di Jean Starobinski 9. Elsa Morante: Sheherazade 10. Riletture: Enrica Collotti Pischel, Gandhi e la nonviolenza 11. Riletture: Liana Fiorani, Dediche a don Milani 12. Riletture: Emilia Rensi, Atei dell'alba 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento 14. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. E ALLORA? Forse non avevamo capito bene, stavamo scherzando? Quando i presidenti di alcune Regioni si sono riuniti - alcune settmane fa - per esprimere esplicitamente la loro opposizione all'esistenza di luoghi di prigionia e di sevizie come i campi di concentramento istituiti dalla legge cosiddetta Turco-Napolitano e confermati dalla legge cosiddetta Bossi-Fini, istituzioni totali flagrantemente violatrici di fondamentali diritti umani, del dettato costituzionale, della dichiarazione universale dei diritti umani, delle basi stesse delle stato di diritto oltre che del comune sentimento di umanita', ebbene, credevamo che quell'iniziativa non fosse solo spettacolo, che si stesse parlando sul serio ed alle buone parole sarebbero seguite azioni buone, coerenti, doverose. Non che fosse una comparsata e poi tutti in vacanza. E quindi vogliamo chiederlo qui in modo piano ed esplicito: cosa stanno facendo di pratico, di istituzionale, di giuridisdizionalmente cogente e di operativamente effettuale quei presidenti di quelle Regioni che finalmente si sono accorti dello scandalo dei campi di concentramento nel nostro paese, in cui vengono private di liberta' e di diritti persone che non hanno commesso reati e che avrebbero invece pieno diritto a solidarieta' e assistenza, oltre a quel riconoscimento di umanita' che a tutte e tutti e' sempre dovuto? Poiche' nel rispetto delle funzioni istituzionali di ciascuna articolazione dello stato quei campi di concentramenti il Parlamento non poteva deliberarli, il presidente della Repubblica non doveva sottoscriverli, la magistratura costituzionale doveva abolirli, i sindaci dei Comuni nel cui territorio hanno sede dovevano proibirli, e nell'ambito delle attribuzioni loro delegate e proprie le Regioni e chi ne detiene la rappresentanza dovevano riconoscerli fuorilegge e non autorizzarne l'esistenza in riferimento alle competenze loro proprie se non altro - ad esempio - in materia di sanita' (ovvero di diritto alla salute, e quindi alla vita e alla dignita'). Invece i campi di concentramento sono ancora li'. Con la complicita' di tanti pubblici ufficiali immemori del loro dovere di fedelta' a quanto recita la Costituzione della Repubblica Italiana (per non dir delle leggi non scritte ma incise nella coscienza di ogni essere umano). Dallo scorso decennio, quattro governi fa (Prodi, D'Alema, Amato, Berlusconi). Era parso anche a noi che - meglio tardi che mai - qualche settimana fa i presidenti di alcune Regioni (tra cui non manca chi sedeva in Parlamento quando le norme che hanno fatto rinascere in Italia queste strutture di hitleriana e staliniana memoria venivano legiferate) avessero preso coscienza di uno scandalo orrendo, e avessero intenzione di adoperarsi per mettervi fine. Era cosi'? Piacerebbe saperlo. O forse non avevamo capito bene, e si stava solo scherzando? Macabro scherzo, invero, e strana pieta'. 2. ESPERIENZE. LORELLA PICA: NOTIZIE DAL GUATEMALA [Ringraziamo Lorella Pica (per contatti: sullastrada at iol.it) per questa testimonianza dalla sua recente visita lungo tutto il mese di luglio alla scuola realizzata con le altre persone amiche di "Sulla strada" in un villaggio guatemalteco. Lorella Pica, gia' apprezzata pubblica amministratrice, e' impegnata nell'associazione "Sulla strada", nella rivista "Adesso", in molte iniziative di pace, solidarieta', nonviolenza. Per ulteriori informazioni e per sostenere le attivita' di solidarieta' in America Latina e in Africa dell'associazione "Sulla strada": via Ugo Foscolo 11, 05012 Attigliano (Tr), tel. 0744992760, cell. 3487921454, e-mail: sullastrada at iol.it, sito: www.sullastradaonlus.it; l'associazione promuove anche un periodico, "Adesso", diretto da Arnaldo Casali, che si situa nel solco della proposta di don Primo Mazzolari; per contattare la redazione e per richiederne copia: c. p. 103, 05100 Terni, e-mail: adesso at reteblu.org, sito: www.reteblu.org/adesso] Il desiderio, un cammino Quest'anno il progetto che ha guidato tutta la permanenza al villaggio dei missionari e' stato quello del "deseo": il desiderio. E' lontano il tempo in cui i bambini avevano come primo desiderio quello del mangiare e basta: i bambini che frequentano la scuola mangiano bene, alla mensa, tutti i giorni. Anche il desiderio dell'acqua pulita da bere e della luce nelle case si e' avverato per tutte le famiglie della Granadilla. Allora abbiamo cercato di spingerci ancora piu' avanti stimolando i bambini a pensare e cercare nel profondo del loro cuore quale era il desiderio che vi abitava. Cosi' e' stato bello chiedergli di chiudere gli occhi e pensare intensamente a quello che desideravano oggi, e poi farne un bel disegno. Noi, abituati ai nostri bisogni indotti dalla pubblicita' ci aspettavamo che i bambini ci avrebbero chiesto giocattoli, dolci, cose costose e complicate, e invece tutti hanno disegnato fiori, alberi, ruscelli, montagne, il mare e il lago con i pesci, ecc. Quando abbiamo raccolto i disegni gli abbiamo chiesto perche' avevano disegnato cose che (a nostro parere) avevano gia', infatti il villaggio e' i n mezzo alla natura. E Willy mi ha spiegato che a lui piace il fiume e lo vorrebbe vicino alla sua capanna; Odilia mi ha detto che quel tipo di fiore che aveva disegnato, tanto profumato e bello, non ce l'aveva nel suo piccolo terreno di fronte alla capanna; Misael mi ha raccontato che quando due anni fa l'abbiamo portato al mare gli e' piaciuto tanto che vorrebbe che fosse vicino alla scuola... e cosi' di seguito. Desideri belli, puliti, semplici che danno serenita'. * La seconda tappa del lavoro sul "deseo" e' stata dedicata al desiderio per il futuro, e tutti i bambini hanno racontato coi disegni quello che vorrebbero fare da grandi. I mestieri che vedono intorno a loro, nel loro quotidiano, sono quelli che vorrebbero fare: il maestro, l'infermiere, il dottore, specialmente come il dottor Andrea (Andrea Sansonetti e' il medico chirurgo che ogni anno insieme ad altri medici e infermieri volontari viene in missione con noi per gli interventi piu' complicati e costosi). Qualcuno di loro ha detto che vuole fare l'autista di scuolabus, forse perche' da quest'anno i nostri bambini hanno un pick-up per venire a scuola. Infatti c'erano troppi bambini che venivano a piedi da lontano, alcuni anche un'ora e mezzo di cammino su sentieri impervi, e allora abbiamo deciso di fare lo sforzo di pagare un mezzo adatto che li prenda e li riporti sia per il turno del mattino che per quello del pomeriggio. * Poi con don Carlo i bambini (e noi con loro) hanno fatto un viaggio virtuale nella Bibbia per scoprire come il concetto del desiderio si e' sviluppato e concretizzato attraverso le vicende della sacra scrittura. Questi incontri li hanno appassionato tantissimo e li abbiamo scoperti preparatissimi sui racconti della Bibbia. * Alla fine, l'ultima tappa del cammino sul "deseo" ha avuto come tema: "che cosa desideri per la tua comunita'". E' stato bellissimo leggere i loro desideri di pace, di giustizia e di serenita', attraverso i disegni e per i piu' grandi attraverso temi ben fatti come quello di Adonias che dice: "Io desidero che nella mia comunita' ci sia la pace, l'amore e non ci sia la violenza, perche' con la violenza non possiamo vivere fraternamente. Vorrei che tutti i bambini abbiamo una scuola e una casa dove vivere, da mangiare e che amino i bambini. Molte persone non rispettano i diritti dei bambini, ma noi bambini studiamo per sapere che si devono rispettare i diritti e le responsabilita' degli esseri umani". Olga invece dice: "Io desidero una comunita' con tanti alberi, fiumi, vulcani, uccelli e tutti gli esseri che formano la natura". * In questo mese abbiamo dedicato molto tempo all'abbellimento della missione. Abbiamo dipinto la nuova aula con colori brillanti. Vista la passione che i bambini hanno per i fiori abbiamo comprato tante piante che abbiamo sistemato nel giardino. Tutti sono stati felicissimi di vedere i nuovi fiori nella scuola. Abbiamo portato la terra buona e piantato un tappeto di erba su buona parte della missione. E' stata una spesa notevole ma necessaria perche' e' l'unico modo per impedire che le piogge torrenziali portassero via il terreno, sempre piu', fino a minacciare le fondamenta delle aule che sono nella parte bassa della missione. Abbiamo iniziato la costruzione dell'ultima aula del nostro complesso scolastico, affinche' i nostri bambini abbiamo un'aula per ogni classe, anche se su due turni, uno al mattino e uno al pomeriggio. * Una casa per tutti Il governo guatemalteco ha messo a disposizione per i contadini e gli abitanti dei villaggi piu' poveri una quota di denaro a fondo perduto per dare l'opportunita' di costruire una casa alle persone piu' povere. E' un processo burocratico lungo ma alla fine da' risultati. L'unico problema e' che ogni famiglia destinataria del fondo deve mettere di tasca sua cinquemila quetzales di materiale per la costruzione. Sono circa cinquecento euro e vi assicuro che e' una cifra stratosferica per persone cosi' povere che guadagnano meno di 2 euro al giorno. Abbiamo iniziato a programmare dei prestiti con il microcredito e fino ad ora sono gia' una decina le famiglie che hanno aderito a questa iniziativa. * Noche cultural La nostra scuola, bilingue (lingua madre maya e spagnolo) ha un maestro di arte e cultura maya e una di telaio, e da quest'anno e' stata scelta da un'associazione nazionale guatemalteca, che si occupa della rivalutazione della cultura maya e della lingua kaqchikel, per la formazione dei docenti e dei bambini. Siamo molto contenti dei progressi che in questo senso si stanno facendo nella scuola, perche' uno dei nostri punti fondamentali e' stato quello di dare impulso alla riscoperta della cultura india. A questo scopo abbiamo fatto le escursioni con tutti i bambini della scuola ai templi maya di Mixco Viejo e abbiamo preparato la "Noche cultural". E' un evento al quale hanno partecipato tutti i bambini e i maestri e anche tutti gli abitanti del villaggio e molti sono venuti dal paese, alcuni anche da Citta' del Guatemala. Abbiamo riscoperto i colori e i significati della notte, delle stelle e della luna. La cosmovisione maya e' stata il filo conduttore di tutta la serata. Dal primo pomeriggio gli adulti hanno adornato la scuola con fiori e foglie alle pareti, disegni e temi dei bambini, i lavori di telaio e di artigianato che hanno fatto durante l'anno. Le mamme in cucina hanno preparato un piatto tipico maya per tutti. Nello spettacolo i bambini hanno fatto balli e cerimonie ispirate alla loro antica cultura, con incenso, candele colorate e profumate, costumi e maschere. E' stato veramente bellissimo ed emozionante. Chi li ricorda o li ha visti i primi anni non puo' credere che bambini che sembravano animaletti impauriti e abbrutiti dalla fatica del lavoro, possano oggi avere tanta vitalita', creativita' e gioia di apprendere e di vivere. Sarebbe stato un vero peccato non aver dato loro questa opportunita'. Per questo non smetteremo mai di ringraziare quanti, e sono tanti, hanno permesso che i desideri di questi bambini si avverassero. Un grazie e un abbraccio a tutte e tutti Lorella 3. RIFLESSIONE. PEPPE SINI: LO STILE, LO STILO [Come si deve scrivere un notiziario per la nonviolenza? Un altro intervento dopo quelli pubblicati ieri e ier l'altro] Per piu' di un motivo mi ha vivamente toccato e commosso il testo di Valeria Ando' che apriva il notiziario del 19 maggio scorso, e che in questi mesi ho piu' volte riletto e meditato. Con levita' e intensita' ad un tempo - la luminosa forza della pietas - questioni ineludibili ci pone. Il rispetto per le persone: se non siamo capaci di rispettare le persone, di quale nonviolenza, di quale pace, di quale diritto, di quale liberazione mai andiamo cianciando? La cura per le parole: se non siamo capaci di usare le parole con onesta' e saggezza, con scienza e coscienza, con misura e con misericordia, perche' qualcuno ci dovrebbe ascoltare? Se solo di parole disponendo di esse usiamo per azzannare, siamo poi davvero dissimili da chi disponendo di una lama accoltella, di un'arma da fuoco fa fuoco? Da Primo Levi ho imparato che non devi mai schernire nessuno, che non devi mai travisare nessuno, che non devi mai ingannare nessuno. Con amarezza e con indignazione prendo atto che anche tra le persone impegnate per la pace e i diritti non poche ve ne sono che quasi non riescono a scrivere riga senza offendere altrui; non poche ve ne sono che corrompono le loro buone ragioni condendole con una sordita' assoluta per le ragioni altrui, e un disprezzo per gli altri non meno disumanante di quello al quale affermano che vorrebbero opporsi; non poche ve ne sono che fanno uso dell'ingiuria e della menzogna senza il menomo sussulto. E so bene che tanta, tantissima parte della pubblicistica che si pretende contro la guerra e per la pace e' scritta in un linguaggio che non a caso si chiama da caserma: da caserma, con quel che la definizione implica. Mi offende l'insulto rivolto a chicchessia: dalla bocca che lo proferisce vedo guizzare una vipera, e provo pena per chi la reca in seno. Mi si dice: la fai tanto lunga per quattro intemperanze verbali, ma cosa vuoi che siano rispetto alle stragi che ogni giorno reca in ferale dono. Ma io so che queste stragi cominciarono con idee e parole, Hitler comincio' coi comizi, poi giunsero i lager. 4. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: LE VACANZE, L'AMICIZIA, IL SORRISO [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"] I mass-media, in questi giorni di ferragosto, ci dicono che gli italiani in vacanza, in quest'estate 2005, sono molto meno degli anni passati e per periodi sempre piu' brevi. Mancano i soldi, la benzina e' sempre piu' cara, all'orizzonte nuove poverta' incipienti; solo per fermarci alle cose di casa nostra. Se tutto questo fosse, invece, l'occasione per pensare o ripensare al senso della vacanza: non puo' essere differente da quella a sfondo consumistico che, normalmente, ci viene imposta? Ci dicono che abbiamo bisogno di ferie, cosi' noi sogniamo il mare, le spiagge, il cielo stellato, e soprattutto la sensazione di stare in pace con la vita; tutto questo per sopportare un altro anno di duro lavoro: riposare per lavorare. Ma e' proprio necessario? La nostra vita non puo' essere differente? Non ci puo' essere un altro modo di lavorare, produrre, semplicemente vivere? Cosi' la vacanza, oltre che scoperta delle bellezze naturali e artistiche, puo' essere occasione per rincontrare vecchi amici e riscoprire insieme la gioia del ridere a crepapelle. Di quell'amicizia che parla il bellissimo linguaggio che comincia con le parole: tu sei come sei, a prescindere da me e non per me. Parliamo, ti ascolto, ascoltami. La ricchezza della tua vita mi rallegra, la tua poverta' mi rattrista. Vedo i tuoi difetti con occhio indulgente, mi piacerebbe che non ci fossero, e posso anche dirtelo, perche' dalla mia parola non ti verra' ne' la salvezza ne' la distruzione, se mai solo riflessione o linimento. Di quel ridere che "fa buon sangue", altro dal "risus abundat in ore stultorum". Del resto, il ridere, fenomeno tipicamente umano, e' stato da sempre nello stesso tempo vizio e virtu', strumento di scherno e mezzo di convinzione: un intreccio di sacro e profano. Certo, oggi, siamo inevitabilmente seri nell'incombente presente segnato dalla ferocia della guerra, dall'ingiustizia mondiale che schiaccia gran parte dell'umanita'. Ma anche nei secoli passati le occasioni per ridere erano di certo ben poche, basta pensare a cio' che travagliava l'umanita' nel tempo medievale: guerre, invasioni, malattie, epidemie. Non solo, all'inizio il ridere era peccato, e fu solo per merito del sorriso dei predicatori, francescani e domenicani, che il sorriso comincio' via via ad apparire sul volto degli uditori. Un sorriso che non nasceva da volgarita' o da descrizioni di scene lascive, ma da narrazioni o rappresentazioni del trionfo del bene sul male, quest'ultimo spesso nelle vesti di avari, lussuriosi, invidiosi e molto spesso dello stesso diavolo, il nemico numero uno del genere umano. Questi, che erano dei racconti per lo piu' salaci a fini moralisti, traevano spunto dalla societa', dalla cosiddetta "Bibbia dei poveri"; ed avevano come scopo quello di mettere alla berlina e, quindi, combattere i sette vizi capitali ed altro. Si passa dunque dal "cristianesimo della paura" a quello del sorriso, dal momento in cui l'ironia viene utilizzata per prendere in giro l'opera del maligno, come mezzo di facile convincimento per diffondere la dottrina della Chiesa. Con il tramontare di un Medioevo che aveva visto nella Chiesa e nell'Impero i suoi assi portanti, cambio' il modo d'intendere la vita; mutarono anche i metodi di approccio e di convincimento alla virtu' da parte di chi era preposto al governo delle anime. Cambio' cosi' radicalmente non solo il modo d'intendere il verbo di Cristo, ma anche quello di affrontare la vita ormai sgombra da nuvoloni minacciosi perennemente forieri di dure punizioni e dannazione eterna. Unica costante, la donna che continuava ad essere considerata, fin da quando e' uscita dalla costola di Adamo, "moralmente orrenda", e la sua bellezza costituiva la piu' ingannevole delle illusioni. Ma questo e' tutto un altro discorso che ha a che vedere con i modelli, le figure, i ruoli di maschile e femminile. Ruoli di genere imposti su cui il femminismo ha profondamente scavato ed inciso. Oggi il nostro impegno, di donne e uomini colti e curiosi del mondo "grande e terribile", non del tutto rassegnati e ancora capaci di dare o cercare una motivazione politica alla loro attivita' quotidiana, forse e' troppo serio, troppo arcigno; occorre andare verso un impegno del sorriso, per quanto parziale sia o possa apparire, che e' forse piu' debole, piu' lucido, piu' leggero, ma non meno intelligente. 5. RIFLESSIONE. ELENA LOEWENTHAL: COME [Da Elena Loewenthal, Eva e le altre. Letture bibliche al femminile, Bompiani, Milano 2005, riprendiamo questo minimo frammento, ivi a p. 154, che illumina, convoca e schiude a pressoche' infinite interpretazioni, evocazioni, riverberazioni, narrazioni e interrogazioni; come quell'ermo colle, verrebbe da dire (ma ovunque e' l'ermo colle, e ovunque e' il centro del mondo, se sai disporti ad ascoltare ancora). Elena Loewenthal, limpida saggista e fine narratrice, acuta studiosa; nata a Torino nel 1960, lavora da anni sui testi della tradizione ebraica e traduce letteratura d'Israele, attivita' che le sono valse nel 1999 un premio speciale da parte del Ministero dei beni culturali; collabora a "La stampa" e a "Tuttolibri"; sovente i suoi scritti ti commuovono per il nitore e il rigore, ma anche la tenerezza e l'amista' di cui sono impastati, e fragranti e nutrienti ti vengono incontro. Nel 1997 e' stata insignita altresi' del premio Andersen per un suo libro per ragazzi. Tra le opere di Elena Loewenthal: segnaliamo particolarmente Gli ebrei questi sconosciuti, Baldini & Castoldi, Milano 1996, 2002; L'Ebraismo spiegato ai miei figli, Bompiani, Milano 2002; Lettera agli amici non ebrei, Bompiani, Milano 2003; Eva e le altre. Letture bibliche al femminile, Bompiani, Milano 2005; con Giulio Busi ha curato Mistica ebraica. Testi della tradizione segreta del giudaismo dal III al XVIII secolo, Einaudi, Torino 1995, 1999; per Adelphi sta curando l'edizione italiana dei sette volumi de Le leggende degli ebrei, di Louis Ginzberg] Chissa' se la manna veniva in sienzio o crepitava come una roccia che si spacca sotto il sole cocente del deserto. Chissa'. 6. LIBRI. MARIA LUIGIA CASIERI PRESENTA I "DIALOGHI SULLA CONOSCENZA" DI PAUL K. FEYERABEND [Ringraziamo Maria Luigia Casieri per averci messo a disposizione la seguente scheda sul libro di Paul K. Feyerabend, Dialoghi sulla conoscenza, Laterza, Roma-Bari 1991. Maria Luigia Casieri (per contatti: nbawac at tin.it), nata a Portici (Na) nel 1961, insegna nella scuola dell'infanzia ed e' una delle principali animatrici del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo. Ha organizzato a Viterbo insieme ad altri il "Tribunale per i diritti del malato"; assistente sociale, ha svolto un'esperienza in Germania nell'ambito dei servizi di assistenza per gli emigrati italiani; rientrata in Italia si e' impegnata nel settore educativo; per dieci anni ha prestato servizio di volontariato in una casa-famiglia per l'assistenza ai minori; dal 1987 e' insegnante di ruolo nella scuola per l'infanzia; ha preso parte a varie iniziative di pace, di solidarieta', per i diritti; ha tenuto relazioni a convegni e corsi di aggiornamento, e contribuito a varie pubblicazioni. Opere di Maria Luigia Casieri: Il contributo di Emilia Ferreiro alla comprensione dei processi di apprendimento della lingua scritta, 5 voll., Viterbo 2004. Paul K. Feyerabend, filosofo della scienza (Vienna 1924 - Ginevra 1994), caustico ed efficace critico di ideologie consolidate. Tra le opere di Paul K. Feyerabend: I problemi dell'empirismo, Lampugnani Nigri; Contro il metodo, Lampugnani Nigri, poi (in nuova edizione) Feltrinelli; La scienza in una societa' libera, Feltrinelli; Come essere un buon empirista, Borla; Il realismo scientifico e l'autorita' della scienza, Il Saggiatore; Scienza come arte, Dialogo sul metodo, Dialoghi sulla conoscenza, Ammazzando il tempo. Un'autobiografia, Ambiguita' ed armonia, tutti presso Laterza. Opere su Paul K. Feyerabend: una utile presentazione ed antologia ad uso scolastico (purtroppo deturpata da un titolo equivoco e infelice), e' quella a cura di Angelo Crescini: Thomas Kuhn, Paul K. Feyerabend, L'irrazionalismo in filosofia e nella scienza, La Scuola, Brescia 1989] Il testo e' composto di due parti, corrispondenti a due diversi dialoghi. Segnaliamo alcuni punti di snodo che ci sembrano particolarmente rilevanti. Nel primo dialogo, dal titolo "Fantasie platoniche", l'autore affronta il problema del fondamento della conoscenza e in particolare della conoscenza scientifica. Osservazioni ed esperimenti non possiedono un'autorita' definitiva e neppure i controesempi su cui si basa il processo di falsificazione di un'ipotesi. Ogni buona confutazione ha bisogno di giudizi metafisici (e giudizi personali sono impliciti in teorie della scienza fisica ammantate di apparente oggettivita'). Cosi' una buona scienza ha bisogno di argomenti metafisici per continuare a svilupparsi (e la metafisica per definizione non si basa su osservazioni) come e' accaduto per teorie che inizialmente sono state falsificate in quanto cozzavano contro l'evidenza ma, mantenute in vita, sono stata "dimostrate" secoli piu' tardi (e' il caso della teoria atomica di Democrito). Si pone il problema del ruolo della scienza nella societa' democratica: non tutto puo' essere deciso tramite il voto. Esistono forme di conoscenza che non sono di natura scientifica eppure sono conoscenza: la linea di demarcazione non e' definibile in modo definitivo. Riguardo allo statuto di verita' delle leggi scientifiche esse sono "corrette" in riferimento ai procedimenti e ai criteri sviluppati all'interno della civilta' cui appartengono: al di fuori di essa non hanno senso. E tuttavia la cogenza delle argomentazioni non dipende da un sistema di pensiero, altrimenti sarebbe impossibile che in una civilta' si verifichi un mutamento di sistema. Come la musica e' il risultato della composizione e non dell'applicazione di regole; come il linguaggio e' il risultato del discorso e non dell'applicazione di regole; cosi' "la scienza e' il risultato della ricerca e non dell'osservanza di regole e percio' non si puo' giudicare la scienza sulla base di astratte regole epistemologiche, a meno che tali regole non siano il risultato di una pratica epistemologica speciale e costantemente cangiante" (pp. 52-53). Quindi "culture diverse e tendenze storiche diverse hanno un fondamento nella realta' e... la conoscenza e' relativa in questo senso... Molti commettono l'errore di supporre che il mondo sorto come risposta alle loro azioni o alla loro storia sia alla base di tutte le altre culture, solo che gli altri sono troppo stupidi per accorgersene. Ma non c'e' modo di scoprire il meccanismo per cui i vari mondi emergono dall'Essere". Sicche' il relativismo equivale al riconoscimento che non c'e' una natura stabile, bensi' una realta' indeterminata, non conoscibile in linea di principio, che puo' rifiutare certi approcci - alcune azioni restano senza riscontro - ma lascia uno spazio di manovra" (pp. 57-58). "E' semplicemente impossibile separare le discussioni sul relativismo e sulla tolleranza dalla cosmologia o persino dalla teologia - una discussione meramente logica non solo e' ingenua, ma non ha neppure senso" (p. 58). * Nel secondo dialogo, intitolato "Il termine di una passeggiata non filosofica tra i boschi", Feyerabend dichiara di essere partito dalla posizione per cui solo la conoscenza scientifica ha senso. Sostiene l'insufficienza del falsificazionismo popperiano in quanto qualsiasi teoria scientifica puo' essere almeno parzialmente confutata da un qualche risultato sperimentale. D'altra parte nessuna confutazione puo' essere assunta come definitiva. Neppure la logica e' sufficiente fondamento di verita' in quanto esistono diversi sistemi logici e ogni logica "si applica ad un'argomentazione soltanto nella misura in cui gli elementi dell'argomentazione - i concetti, le idee - rimangono stabili". Riconoscendo l'influenza dell'approfondita conoscenza del Wittgenstein delle Ricerche filosofiche, arriva a sostenere la primazia della conoscenza anche emotivamente connotata sulla supposta e provvisoria verita' scientifica. Infatti "I discorsi troppo 'razionali', cioe' emotivamente espurgati, danneggiano le sottili connessioni che esistono tra le conoscenze, la sensibilita', l'azione, la speranza, l'amore e i frammenti della nostra vita. Propugna infine l'esigenza di un controllo delle amplificazioni istituzionali del pensiero tecnico-scientifico a vantaggio degli elementi personali della conoscenza. Rifiuta tutte le dottrine filosofiche, incluso il relativismo che fornisce una definizione o una teoria della verita' e/o della realta'. Il fatto che ogni teoria venga progressivamente adeguata ai fatti nuovi dimostra che in realta' non di una "teoria" della conoscenza si tratti, quanto piuttosto di una storia, un'evoluzione della conoscenza. La stessa teoria quantistica sembra negare l'idea di una realta' che esiste indipendentemente dal pensiero e dall'azione dell'uomo. "La realta', come la ragione, e' un oggetto di ricerca, ma e' anche un soggetto agente della ricerca" (p. 102). Non c'e' "nessuna definizione di scienza che si estenda a tutti gli sviluppi possibili... I concetti 'che stanno alla base' della concezione del mondo non sono mai fissati saldamente... sono mal definiti, oscillano tra interpretazioni 'incommensurabili' e devono esserlo, se il cambiamento (concettuale) deve essere possibile... Sia gli errori del relativismo filosofico, sia quelli dell'oggettivismo risalgono all'idea platonica che i concetti sono stabili e inerentemente chiari e che la conoscenza conduce dall'illusione fino alla penetrazione di questa chiarezza" (p. 103). 7. LIBRI. GOFFREDO FOFI PRESENTA IL "DIZIONARIO CRITICO DELLE NUOVE GUERRE" DI MARCO DERIU [Dal sito www.internazionale.it riprendiamo la seguente recensione del libro di Marco Deriu, Dizionario critico delle nuove guerre (Emi, Bologna 2005, 20 euro) apparsa sulla rivista "Internazionale", n. 589, del 5 maggio 2005. Goffredo Fofi, nato a Gubbio nel 1937, ha lavorato in campo pedagogico e sociale collaborando a rilevanti esperienze. Si e' occupato anche di critica letteraria e cinematografica. Tra le sue intraprese anche riviste come "Linea d'ombra", "La terra vista dalla luna" e "Lo straniero". Per sua iniziativa o ispirazione le Edizioni Linea d'ombra, la collana Piccola Biblioteca Morale delle Edizioni e/o, L'ancora del Mediterraneo, hanno rimesso in circolazione testi fondamentali della riflessione morale e della ricerca e testimonianza nonviolenta purtroppo sepolti dall'editoria - diciamo cosi' - maggiore. Opere di Goffredo Fofi: tra i molti suoi volumi segnaliamo almeno L'immigrazione meridionale a Torino (1964), e Pasqua di maggio (1989). Opere su Goffredo Fofi: non conosciamo volumi a lui dedicati, ma si veda almeno il ritratto che ne ha fatto Grazia Cherchi, ora alle pp. 252-255 di Eadem, Scompartimento per lettori e taciturni, Feltrinelli). Marco Deriu, sociologo e saggista, docente universitario, e' stato direttore della rivista "Alfazeta" dal 1996 al 1999; consulente culturale per diversi enti pubblici e privati, segue in particolare la progettazione e le attivita' del "Laboratorio per la cultura della pace" dell'assessorato ai servizi sociali della Provincia di Parma. Tra le opere di Marco Deriu: (a cura di), Gregory Bateson, Bruno Mondadori, Milano 2000; (a cura di), L'illusione umanitaria. La trappola degli aiuti e le prospettive della solidarieta' internazionale, Emi, Bologna 2001; (a cura di, con Pietro Montanari e Claudio Bazzocchi), Guerre private, Il ponte, Bologna 2004; La fragilita' dei padri. Il disordine simbolico paterno e il confronto con i figli adolescenti, Unicopli, Milano 2004; Dizionario critico delle nuove guerre, Emi, Bologna 2005] Assistito da Aluisi Tosolini (direttore di "AlfaZeta", una pregevole rivista di informazioni e riflessioni sociali e pacifiste) e da Daniele Barbieri (redattore di "Carta"), Marco Deriu ha compilato - e per il 90 per cento e' fatica sua - questo imponente e utilissimo dizionario tematico. L'opera non contiene i dati sulle guerre recenti ma le osservazioni utili per capirne le logiche nascoste, il contesto mondiale, le ragioni economiche e politiche. Deriu e' studioso di Bateson e Arendt ed e' esperto di antropologia e filosofia, non solo di storia ed economia. Sua preoccupazione sembra quella di reagire al nostro "adattamento nevrotico" alle guerre e alle informazioni su di esse, cosi' come al "consumo distruttivo" che e' una delle cause piu' taciute dei conflitti. La sua scelta e', citando Hannah Arendt, di "comprendere cosa significa l'atroce... non negarne l'esistenza... affrontare spregiudicatamente la realta'". Le voci sono tante, una rete di rimandi le collega da Abissi a Warlords passando per Armi, Cause, Consenso, Croce rossa, Difesa nonviolenta, Genocidio, Occupazione, Religione, Rifugiati, Sviluppo, Vittime eccetera: un grande saggio per voci - ma con lo sforzo di obiettivita' che e' dei dizionari. 8. LIBRI. CESARE SEGRE PRESENTA "AZIONE E REAZIONE" DI JEAN STAROBINSKI [Dal "Corriere della sera" del 2 gennaio 2001. Cesare Segre, illustre studioso di straordinaria autorevolezza morale, nato a Verzuolo (Cuneo) nel 1928, filologo romanzo, curatore di memorabili edizioni critiche ed antologie, critico e storico della letteratura. Tra le opere di Cesare Segre: Lingua, stile e societa' (1963); Esperienze ariostesche (1966); I segni e la critica (1969); Le strutture e il tempo ((1974); Semiotica, storia e cultura (1977); Semiotica filologica (1979); Teatro e romanzo (1984); Avviamento all'analisi del testo letterario (1985); Fuori del mondo (1990); Intreccio di voci (1991); Notizie dalla crisi (1993); La letteratura italiana del Novecento (1996, 2004); Per curiosita' (1999). Su Jean Starobinski, dal sito dell'Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche riprendiamo la segunte scheda di alcuni anni fa: "Jean Starobinski, nato a Ginevra (Svizzera) il 17 novembre del 1920 da genitori medici, dopo essersi laureato in lettere all'Universita' di Ginevra (1941), ha intrapreso a sua volta la carriera medica fino ad ottenere il diploma federale nel 1951 e il dottorato in medicina all'Universita' di Losanna (1960). Ha inoltre conseguito, nel 1958, il dottorato in lettere all'Universita' di Ginevra. Assistente di letteratura francese nella stessa Universita' dal 1946 al 1949, e' stato successivamente interno presso la cattedra di clinica terapeutica dell'Ospedale cantonale di Ginevra (1949-'53) e allíospedale psichiatrico cantonale di Cery, Losanna (1957-'58). Ha insegnato al dipartimento di lingue romanze dell'Universita' "John Hopkins" di Baltimora (1953-'56) e in quelle di Basilea e di Ginevra. In quest'ultima ha ricoperto dal 1967 al 1985 come professore ordinario la cattedra di letteratura francese e dal 1966 come incaricato quella di Storia della medicina. Dal 1985 e' professore emerito. Jean Starobinski e' stato inoltre presidente della Societa' Jean-Jacques Rousseau dal 1967 al 1992. Ha ricevuto il Prix de l'Institut de France nel 1983, il Premio Balzan nel 1984, il Premio Tevere (Roma) nel 1990, il Premio Goethe (Hamburg) nel 1994 e altri ancora. E' membro associato dell'Academie des Sciences Morales et Politiques di Parigi, dell'Accademia dei Lincei, dell'American Academy of Arts and Sciences, della British Academy, della Deutsche Akademie fuer Sprache und Dichtung. Ha ricevuto la laurea honoris causa dalla Columbia University (New York), nel 1987, dall'Universita' di Strasburgo (1988), dalla Universita' "John Hopkins" di Baltimora (1993), e da quelle di Torino (1994) e di Urbino (1995). Tra le opere di Jean Starobinski ricordiamo innanzitutto: Montesquieu par lui-meme, Seuil, Paris 1953, e Jean-Jacques Rousseau. La transparence et l'obstacle, Gallimard, Paris 1957; nonche' importanti studi sulla letteratura e l'arte del XVIII secolo, quali L'invention de la liberte', Skira, Geneve 1964; 1789: Les emblemes de la raison, Flammarion, Paris 1973; Diderot dans l'espace des peintres, Reunion des Musees Nationaux, Paris 1991. In un'altra serie di opere: L'oeil vivant, Gallimard, Paris 1961; Portrait de l'artiste en saltinbanque, Skira, Geneve 1970; La relation critique, Gallimard, Paris 1970; Les mots sous les mots, Gallimard, Paris 1971; Trois fureurs, Gallimard, Paris 1974; Le remede dans le mal, Gallimard, Paris 1989; La melancolie au miroir. Trois lectures de Baudelaire, Julliard, Paris 1990, Starobinski affronta diversi problemi di teoria critica e di storia delle idee. Tra le sue pubblicazioni piu' recenti si segnala Largesse, Reunion des Musees Nationaux, Paris 1994, trad. it. A piene mani, Einaudi, Torino 1995, che accompagnava un'esposizione al Museo del Louvre consacrata al gesto del dono. Jean Starobinski lavora attualmente ad un'opera di semantica storica sulla parola "reazione" nelle scienze naturali, nella medicina, nella politica, nella psichiatria [opera poi pubblicata nel 1999 presso Gallimard]. Pubblichera' inoltre la raccolta dei suoi studi sulla storia della melanconia, oggetto di un corso al College de France. Ha in progetto la prosecuzione delle ricerche intraprese da lui sulla "forma della giornata" nella storia letteraria. Ha continuato inoltre i sui lavori su Rousseau, in particolare per quanto concerne la sua teoria musicale, il suo impiego dell'eloquenza e la sua relazione con Montaigne"] "Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria: ossia, le azioni di due corpi sono sempre uguali tra loro e dirette verso parti opposte". Si tratta della terza legge del movimento secondo i Principia di Isaac Newton (1687). Una legge che da' il sigillo della scientificita' a un'intuizione che risale sino alla fisica di Aristotele. Il grande critico ginevrino Jean Starobinski ha dedicato a questo concetto un affascinante volume ( Azione e reazione. Vita e avventure di una coppia, Einaudi, Torino, pp. 309, euro 21,69, lire 42.000), che attraversa quasi due millenni e mezzo di cultura occidentale. Tra i precedenti piu' illustri della ricerca sta lo studio su L'armonia del mondo (Bologna, il Mulino 1967), dedicato dal maestro della stilistica letteraria, Leo Spitzer, alla parola tedesca Stimmung ("stato d'anima", "atmosfera"...) e ai suoi precedenti greci e latini. Starobinski e', non a caso, l'"interprete", diciamo cosi', di Spitzer nell'area francese. Un'indagine come quella di Starobinski riesce a diventare affascinante perche' abbiamo da una parte un concetto che resta abbastanza stabile attraverso i secoli, anche se adattato a diverse ideologie, filosofie, concezioni letterarie; dall'altra le diversissime risonanze e suggestioni che ha prodotto il concetto stesso muovendo tra ambienti e poetiche. Per questo libro di Starobinski e', nello scheletro, un'indagine di carattere linguistico, mentre col suo discorso dimostrativo penetra negli scritti di scienziati, medici, poeti e prosatori, offrendo straordinarie prospettive sulle loro idee. I concetti complementari di azione e reazione mantengono sempre qualcosa della loro pertinenza al mondo fisico. Ma allora il mondo naturale, e persino quello del pensiero, non potrebbero spiegarsi integralmente come una catena di cause ed effetti, di effetti che diventano cause e producono altri effetti? In realta', e' sicuro che le correnti di tipo materialistico o panteistico hanno mostrato un particolare interesse per i rapporti di azione e reazione (oggi si parlerebbe di stimolo e risposta). Ma la terza legge del movimento ha anche affascinato i promotori di teosofie e simili, come il famoso Mesmer, che all'interno della sua mitica "attrazione universale" inseriva il gioco reciproco delle forze che agiscono nel mondo fisico e psichico. In maniera piu' complessa, Edgard Allan Poe, nella sua "favola" Eureka (1848) mettera' in rapporto il moltiplicarsi dell'unita' (Dio) nella molteplicita', l'aspirazione del molteplice verso l'Uno originario, le sistoli e diastoli dell'universo, visto come un enorme cuore, e l'azione e repulsione che si rivelano nei fenomeni elettrici. Psichiatra, oltre che critico, Starobinski promuove in questo volume un matrimonio felice tra l'analisi letteraria e psicologica (o psicoanalitica), fornendo tra l'altro informazioni preziose sui precedenti teorici di Freud (come Hippolyte Bernheim). Si vedano, per esempio, le pagine sul sogno di Diderot, dove si mostra con quali principi lo scrittore, nel Reve de D'Alembert, prenda in esame il passaggio delle eccitazioni sensoriali ai sogni prodotti da queste e all'eventuale "tensione del filo voluttuoso", sino all'"effusione del liquido seminale"; oppure quelle sulle affinita' fra sogno, delirio e follia, tutti prodotti di azioni e reazioni operanti nella macchina umana. Segnalo una bella pagina di F. M. Bichat, in cui la vita e' definita come una reazione dell'uomo o dell'animale alla distruzione che l'ambiente cerca di infliggergli: i bambini sarebbero piu' vitali, perche' la loro reazione e' piu' forte dell'azione che li minaccia. La biologia e la chimica del secolo XIX generalizzano il ricorso al concetto di reazione, parlando appunto di reazioni chimiche, reazioni allergiche, immunitarie, ecc.; anche i riflessi nervosi sono delle reazioni. Ma quando tutti i comportamenti sono considerati delle reazioni, e' lo stesso libero arbitrio che viene esplicitamente messo in dubbio. Di conseguenza, se da un lato le generalizzazione del meccanismo azione-reazione finisce per abbracciare tutte le forme di interrelazione, dall'altro si cerca (o molti cercano) d'individuare spazi di liberta' per un arbitrio che pare ormai monopolizzato dal meccanismo. Da Benjamin Constant a Balzac a Michelet, si afferma d'altra parte un uso nuovo del concetto di reazione, quello politico. Presa come punto di partenza la solita coppia azione-reazione, e assunto come dogma il felice cammino dell'umanita' verso il progresso (un cammino che avrebbe il momento decisivo nella rivoluzione), chiunque ostacoli questo progresso mette in movimento una reazione. Di qui il sostantivo reazione connotato negativamente, e soprattutto l'aggettivo reazionario. E' curioso che, considerando come gli altri indiscutibile il mito del progresso, siano stati dapprima dei cattolici e dei liberali ad accogliere questo nuovo significato di reazione. Naturalmente, la parola, entrata nel lessico politico in piena Rivoluzione francese, e' fatta sua da Marx, con interessanti distinzioni. Diventera' slogan polemico, lontano dalle immaginose definizioni di Victor Hugo: "Una reazione: barca che risale la corrente, ma che non puo' impedire al fiume di scendere". Starobinski, con la finezza eccezionale e l'erudizione che tutti gli riconoscono, ha mostrato che la storia di una coppia di parole puo' diventare una concentrata storia della cultura. 9. POESIA E VERITA'. ELSA MORANTE: SHEHERAZADE [Da Elsa Morante, Alibi, Longanesi, Milano 1958, Garzanti, Milano 1988, 1990, p. 47. Questa poesia - suscitatrice a una pluralita' fin labirintica e vertiginosa di evocazioni e meditazioni - e' datata 1946. Elsa Morante (1912-1985) e' stata una delle piu' grandi scrittrici italiane del Novecento. Opere di Elsa Morante: segnaliamo almeno Il gioco segreto, Garzanti, Milano 1941; Menzogna e sortilegio, Einaudi, Torino 1948; L'isola di Arturo, Einaudi, Torino 1957; Alibi, Longanesi, Milano 1958; Lo scialle andaluso Einaudi, Torino 1963; Il mondo salvato dai ragazzini, Einaudi, Torino 1968; La storia, Einaudi, Torino 1974; Aracoeli, Einaudi, Torino 1982. Si veda anche almeno Pro o contro la bomba atomica e altri scritti, Adelphi, Milano 1987; "Piccolo manifesto" e altri scritti, Linea d'ombra, Milano 1988; ed anche Le straordinarie avventure di Caterina, Einaudi, Torino 1959. Un'edizione in due volumi delle Opere e' apparsa presso Mondadori, Milano 1988. Opere su Elsa Morante: segnaliamo almeno Carlo Sgorlon, Invito alla lettura di Elsa Morante, Mursia, Milano 1972; Gianni Venturi, Elsa Morante, La Nuova Italia, Firenze 1977] Il mio sposo celeste (padrone dei miei sospiri) benigno ritarda per me la sentenza mortale: perche' fra le tante spose io sola, unica io, so con bellissime fiabe consolare la notte. Non e' mio pregio, ma del cielo che mi fece fantastica se degna io sono della grazia. E voi, non portatemi invidia, ne', dispettosi, lasciate queste veglie felici pei vostri inanimati sonni. A voi diletto, a me speranza rechi l'Oscura. 10. RILETTURE. ENRICA COLLOTTI PISCHEL: GANDHI E LA NONVIOLENZA Enrica Collotti Pischel, Gandhi e la nonviolenza, Editori Riuniti, Roma 1989, pp. 112, lire 8.000. Un'agile monografia dell'indimenticabile grande studiosa dell'Asia e delle lotte contro il colonialismo. 11. RILETTURE. LIANA FIORANI: DEDICHE A DON MILANI Liana Fiorani, Dediche a don Milani dal cimitero di Barbiana, Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 2001, pp. 736, euro 25,82. La benemerita studiosa ha raccolto e trascritto (e quando necessario tradotto) con certosina pazienza in questo libro le frasi di gratitudine e saluto scritte dai visitatori nei quaderni del cimitero di Barbiana che ospita la tomba del priore. Un testo di indubbio valore documentario, con non poche pagine commoventi e fin sorprendenti. Per richieste alla casa editrice: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 3495843946, o anche 0864460006, o ancora 086446448; e-mail: sudest at iol.it o anche qualevita3 at tele2.it; sito: www.peacelink.it/users/qualevita 12. RILETTURE. EMILIA RENSI: ATEI DELL'ALBA Emilia Rensi, Atei dell'alba, La Fiaccola, Ragusa 1973, 1991, pp. 138, lire 7.000. Una simpatetica ricognizione dell'ateismo nelle culture antiche, orientali e classiche, dell'acuta e sempre generosa pensatrice e saggista libertaria, figlia del filosofo Giuseppe Rensi, scomparsa a 89 anni nel 1990, nobile figura di studiosa, educatrice e militante erasmiana, laica e libera pensatrice, costantemente impegnata nella rivendicazione dell'umana dignita', costantemente dalla parte delle vittime. 13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 14. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 1026 del 18 agosto 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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