La nonviolenza e' in cammino. 978



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 978 del primo luglio 2005

Sommario di questo numero:
1. Patricia Lombroso intervista Cindy Sheenan
2. Dal 26 al 28 agosto incontro nazionale della campagna "Bilanci di
giustizia"
3. Martin Luther King: Sono stato sulla cima della montagna
4. Antonio Moscato: Accade a Lecce
5. Benito D'Ippolito: Alex
6. Con "Qualevita", all'ascolto di Ettore Masina
7. Letture: Fernando Savater, Borges
8. Riletture: Susan Bassnett, La traduzione. Teoria e pratica
9. Riletture: Maria Chiara Levorato, Le emozioni della lettura
10. Riletture: Carla Schick, Il linguaggio
11. Riletture: Bruna Zani, Patrizia Selleri, Dolores David, La comunicazione
12. La "Carta" del Movimento Nonviolento
13. Per saperne di piu'

1. TESTIMONIANZE. PATRICIA LOMBROSO INTERVISTA CINDY SHEENAN
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 28 giugno 2005.
Patricia Lombroso e' corrispondente da New York del quotidiano; ha
pubblicato in volume una raccolta di sue interviste a Noam Chomsky dal 1975
al 2003: Noam Chomsky, Dal Vietnam all'Iraq. Colloqui con Patricia Lombroso,
Manifestolibri, Roma 2003.
Cindy Sheenan ha perso un figlio nella guerra in Iraq, e rappresenta "Gold
Star for Peace", un'organizzazione di famiglie di militari che si oppone
alla guerra]

"Vogliamo sapere tutta la verita' su questa sporca guerra in Iraq, che e'
illegale, ingiustificata e non avrebbe mai dovuto esserci. E' nostro
diritto, come madri e familiari dei militari morti e di coloro che sono
ancora li', al fronte. Ritengo che ogni cittadino americano dovrebbe provare
rabbia per aver creduto a un governo che ci ha raccontato una valanga di
bugie e continua a farlo con le mani sporche di sangue, americano e
iracheno". Con veemenza e visibile furia Cindy Sheenan, che ha perso un
figlio di 24 anni nell'aprile del 2004 e oggi rappresenta "Gold Star for
Peace", l'organizzazione delle famiglie dei militari che si oppone alla
guerra, parla al "Manifesto" dal Massachusetts. Cindy e Nancy Lessing, di
"Military families speakout", rappresentano oltre duemila famiglie di
soldati. La Sheenan e' reduce dal dibattito che si e' tenuto a Washington
per discutere della verita' occultata da Bush sulla guerra, gia' decisa il
22 luglio 2002. Il "memo di Downing street", documento segreto fra Bush e il
premier inglese Tony Blair, e' la prova che la guerra all'Iraq era gia'
stata preventivata da tempo, in barba al Congresso e all'Onu.
*
- Patricia Lombroso: Quando e' stato spedito al fronte suo figlio Casey?
- Cindy Sheenan: E' stato assegnato al primo battaglione di cavalleria, a
Baghdad, il 31 marzo 2004 come ingegnere meccanico, addetto alla riparazione
e manutenzione degli Humvees. E' morto il 4 aprile in un agguato. Ma ancora
oggi non riesco a sapere dal Pentagono la verita' del perche' e come mio
figlio e' morto. Da sei mesi con un gruppo di familiari di soldati morti in
guerra ci rechiamo invano a Washington: al Pentagono si rifiutano ogni volta
di riceverci. Nessuno vuole parlare con le madri e i familiari per dire la
verita' sull'invasione in Iraq. Nessuno vuole rispondere al perche' gia'
1.700 dei nostri figli hanno dovuto morire, E tutte le vite di innocenti
civili iracheni, massacrati ogni giorno? Tutto viene ammantato e nascosto da
parole come "democrazia", "liberta'". Mio figlio non e' andato in Iraq per
liberarlo. Era contrario alla guerra e all'invasione, come tutta la sua
famiglia.
*
- Patricia Lombroso: A chi attribuisce la responsabilita' delle morti in
questa guerra?
- Cindy Sheenan: Ritengo che George Bush e la sua gang di neoconservatori
siano tutti responsabili della morte di mio figlio, dei figli di tante
famiglie americane, di tanti innocenti iracheni. Ritengo che siano dei
criminali e chiediamo di sapere la verita' attraverso un'inchiesta
congressuale indipendente, affinche' ci venga resa giustizia. Bush ha
raccontato tante menzogne al popolo americano e al mondo intero sulle
motivazioni per cui dovevamo invadere l'Iraq. Le giustificazioni addotte
erano tutte false. Ne abbiamo avuto subito le prove. La decisione
"inevitabile" di invadere l'Iraq e' stata sostenuta con documenti
manipolati. Il memo segreto non costituisce l'unica prova dell'illegalita'
della guerra di Bush. Ancor prima dell'invasione c'era stato il rapporto
Dolfer, l'Atomic Weapons Commission, le Nazioni Unite, che avevano
pubblicamente asserito l'inesistenza di armi di sterminio di massa in Iraq.
Tutto ha dimostrato che Bush aveva premeditato l'invasione dell'Iraq
utilizzando documenti di comodo dei servizi segreti e manipolando le analisi
ricevute.
*
- Patricia Lombroso: Lei che rappresenta tante famiglie di militari
coinvolti in Iraq cosa chiede oggi a Bush?
- Cindy Sheenan: Voglio la verita', l'intero paese deve sapere perche' siamo
ancora in Iraq. Non credo che riusciremo a conoscere la verita', ne' da Bush
ne' dal congresso americano, a meno che non ci sia pressione sui politici
per una inchiesta congressuale indipendente. Se l'autenticita' del memo
segreto di Downing Street fosse accertata dall'inchiesta congressuale, il
nostro presidente sarebbe passibile di una procedura di impeachment per il
crimine di alto tradimento della Costituzione americana.
*
- Patricia Lombroso: Qual e' stata la reazione delle famiglie dei soldati
che erano favorevoli alla guerra?
- Cindy Sheenan: Quando hanno saputo, dopo il dibattito a Washington sul
memo, che Bush chiedeva il sacrificio della vita dei loro figli per una
guerra che non ha giustificazioni, mi hanno invasa di e-mail con commenti
furiosi. Pensano che il nostro governo ci ha raccontato una valanga di
menzogne. Si sentono traditi dal loro leader. Vogliono il ritiro immediato
delle truppe. La fine dell'invasione dell'Iraq. Petizioni che recano le
firme di 500.000 cittadini americani sono gia' state consegnate alla Casa
Bianca perche' Bush risponda ai quesiti insoluti di una guerra che lui aveva
deciso di combattere gia' nel 2002. Una guerra illegale, costata oltre 1.700
vite americane e 100.000 vite irachene, secondo il rapporto dell'indagine
pubblicata tre mesi sulla rivista scientifica "Lancet".

2. INCONTRI. DAL 26 AL 28 AGOSTO INCONTRO NAZIONALE DELLA CAMPAGNA "BILANCI
DI GIUSTIZIA"
[Dal sito www.nonviolenti.org riprendiamo la seguente notizia. Per contatti
con la campagna "Bilanci di Giustizia": www.bilancidigiustizia.it]

Si svolgera' dal 26 al 28 agosto a Lignano Sabbiadoro (Udine) l'incotnro
nazionale delle famiglie impegnate nella campagna "Bilanci di Giustizia" sul
tema: "Energia oggi e domani. Consumiamo meno e produciamo meglio".
Le ottocento famiglie coinvolte nella campagna "Bilanci di Giustizia"
quest'anno mettono al centro delle loro ricerche l'energia. Il modo con cui
lo affrontano e' quello che, da sempre, ha caratterizzato la campagna:
cambiare i propri consumi per cambiare l'economia. Le famiglie coinvolte
nella campagna riescono mediamente a ridurre del 25% i propri consumi
generali. Anche sul tema energetico stanno sperimentando di rivedere con
sobrieta' le proprie richieste per poterle soddisfarle con le fonti
rinnovabili a disposizione di tutti.
Venerdi' i "bilancisti" convenuti da ogni parte d'Italia faranno il punto
del proprio consumo energetico esponendo i risultati del censimento sugli
interventi da loro effettuati rispetto all'isolamento degli edifici e
all'installazione di impianti per energie alternative. Sara' presentato
anche il dato sul consumo energetico delle proprie abitazioni.
Il tema principale dell'incontro sara' proposto sabato mattina con una
discussione con l'ing. Carlo Manna (Enea) e con il dott. Beniamino Benato
sul senso dell'attuale utilizzo dei combustibili fossili e sulla
possibilita' di successo e di soddisfacimento del protocollo di Kyoto. Sara'
presentato il ruolo attuale delle energie rinnovabili e la possibilita' che
esse fuoriescano dalla loro condizione di "Cenerentola" e la effettiva
possibilita' di produrre localmente l'energia.
Le famiglie dei "bilanci di giustizia" si confronteranno quindi in gruppi di
lavoro sulle esperienze realizzate e su quelle realizzabili sia per il
risparmio energetico domestico che su possibili collaborazioni con le
amministrazioni comunali e provinciali.
Domenica mattina sara' approfondito il tema delle energie rinnovabili con
una tavola rotonda sulle possibili scelte percorribili e sulle modifiche
culturali necessarie per realizzare nella nostra vita quotidiana alcune
scelte legate all'energia. Ne discuteremo con Maggioni (assessore
all'urbanistica di Corbetta), Burro (Legambiente), Giusti (Agsm),
Valdegamberi (consigliere della Regione Veneto e sindaco di Badia Calavena),
Trevisiol.
I bambini avranno una loro particolare sessione con spazi e attivita'
dedicati al tema dell'energia; anche gli adolescenti daranno un loro
specifico contributo alla ricerca.
Il pomeriggio del sabato in vari laboratori si potra' approfondire il tema
dell'energia o dedicarsi all'autoproduzione (carta, pannelli solari e altro)
o semplicemente introdursi alle immersioni in apnea.
La partecipazione all'incontro nazionale e' aperta sia alle famiglie
aderenti sia a chiunque voglia avvicinarsi a tale esperienza.
Altre informazioni e aggiornamenti sul programma e sui laboratori possono
essere richieste telefonando alla segreteria, al numero 0415381479, oppure
via mail all'indirizzo bdg-lignano2005 at tiscali.it oppure consultando il sito
www.bilancidigiustizia.it

3. MAESTRI. MARTIN LUTHER KING: SONO STATO SULLA CIMA DELLA MONTAGNA
[Ringraziamo Fulvio Cesare Manara (per contatti: philosophe0 at tin.it) per
averci messo a disposizione l'antologia di scritti e discorsi di Martin
Luther King da lui curata, Memoria di un volto: Martin Luther King,
Dipartimento per l'educazione alla nonviolenza delle Acli di Bergamo,
Bergamo 2002, che reca traduzioni di discorsi e scritti del grande maestro
della nonviolenza. Il testo seguente e' quello dell'intervento tenuto nel
Tempio del vescovo Charles J. Mason, a Memphis, Tennessee, il 3 aprile 1968.
Martin Luther King, nato ad Atlanta in Georgia nel 1929, laureatosi
all'Universita' di Boston nel 1954 con una tesi sul teologo Paul Tillich, lo
stesso anno si stabilisce, come pastore battista, a Montgomery nell'Alabama.
Dal 1955 (il primo dicembre accade la vicenda di Rosa Parks) guida la lotta
nonviolenta contro la discriminazione razziale, intervenendo in varie parti
degli Usa. Premio Nobel per la pace nel 1964, piu' volte oggetto di
attentati e repressione, muore assassinato nel 1968. Opere di Martin Luther
King: tra i testi piu' noti: La forza di amare, Sei, Torino 1967, 1994
(edizione italiana curata da Ernesto Balducci); Lettera dal carcere di
Birmingham - Pellegrinaggio alla nonviolenza, Movimento Nonviolento, Verona
1993; L'"altro" Martin Luther King, Claudiana, Torino 1993 (antologia a cura
di Paolo Naso); "I have a dream", Mondadori, Milano 2001; cfr. anche: Marcia
verso la liberta', Ando', Palermo 1968; Lettera dal carcere, La Locusta,
Vicenza 1968; Il fronte della coscienza, Sei, Torino 1968; Perche' non
possiamo aspettare, Ando', Palermo 1970; Dove stiamo andando, verso il caos
o la comunita'?, Sei, Torino 1970. Presso la University of California Press,
e' in via di pubblicazione l'intera raccolta degli scritti di Martin Luther
King, a cura di Clayborne Carson (che lavora alla Stanford University). Sono
usciti sinora cinque volumi (di quattordici previsti): 1. Called to Serve
(January 1929 - June 1951); 2. Rediscovering Precious Values (July 1951 -
November 1955); 3. Birth of a New Age (December 1955 - December 1956); 4.
Symbol of the Movement (January 1957 - December 1958); 5. Threshold of a New
Decade (January 1959 - December 1960); ulteriori informazioni nel sito:
www.stanford.edu/group/King/ Opere su Martin Luther King: Arnulf Zitelmann,
Non mi piegherete. Vita di Martin Luther King, Feltrinelli, Milano 1996;
Sandra Cavallucci, Martin Luther King, Mondadori, Milano 2004. Esistono
altri testi in italiano (ad esempio Hubert Gerbeau, Martin Luther King,
Cittadella, Assisi 1973), ma quelli a nostra conoscenza sono perlopiu' di
non particolare valore: sarebbe invece assai necessario uno studio critico
approfondito della figura, della riflessione e dell'azione di Martin Luther
King (anche contestualizzandole e confrontandole con altre contemporanee
personalita', riflessioni ed esperienze di resistenza antirazzista in
America). Una introduzione sintetica e' in "Azione nonviolenta" dell'aprile
1998 (alle pp. 3-9), con una buona bibliografia essenziale]

E sapete, se mi trovassi al principio dei tempi, e avessi la possibilita' di
godere della visione generale e panoramica di tutta la storia umana fino a
oggi, e l'Onnipotente mi dicesse: "Martin Luther King, in quale epoca ti
piacerebbe vivere?", io con la mente volerei sull'Egitto, e guarderei i
figli di Dio compiere il loro meraviglioso tragitto dalle buie carceri
dell'Egitto attraverso il Mar Rosso, nel deserto, e avanti verso la terra
promessa. E nonostante la magnificenza della visione, non mi fermerei.
Proseguirei verso la Grecia, e con la mente mi rivolgerei al monte Olimpo. E
vedrei Platone, Aristotele, Socrate, Euripide e Aristofane riuniti intorno
al Partenone, e li guarderei passeggiare mentre dibattono gli eterni e
grandi problemi della realta'. Ma non mi fermerei.
Andrei ancora avanti, fino all'epoca della massima fioritura dell'impero
romano, e vedrei come si svolgono gli eventi, da un imperatore all'altro, da
un condottiero all'altro. Ma non mi fermerei.
Passerei all'epoca del Rinascimento, per avere un rapido quadro di cio' che
quel periodo ha fatto per la vita culturale ed estetica dell'uomo. Ma non mi
fermerei.
Vorrei anche percorrere i luoghi dove ha vissuto l'uomo di cui porto il
nome, e osserverei Martin Lutero affiggere le sue novantacinque tesi sul
portale del duomo di Wittenberg. Ma non mi fermerei.
Poi arriverei al 1863, vedrei un presidente titubante di nome Abraham
Lincoln arrivare finalmente alla conclusione di dover firmare il Proclama
dell'emancipazione. Ma non mi fermerei.
Tornerei ai primi anni Trenta, e vedrei un uomo lottare per risolvere i
problemi provocati dallo stato di bancarotta della nazione, e uscirsene con
una eloquente esclamazione: "Non abbiamo da temere nient'altro che la nostra
stessa paura". Ma non mi fermerei.
Cosa strana, mi rivolgerei all'Onnipotente e gli direi: "Se mi permetterai
soltanto di vivere qualche anno nella seconda meta' del Ventesimo secolo,
saro' contento".
*
Ebbene, e' un'affermazione strana, questa, perche' il mondo e' tutto
sottosopra. Il paese e' malato; la terra e' in pena, c'e' grande confusione.
E' un'affermazione strana. Ma in qualche modo io so che le stelle si possono
vedere soltanto se e' abbastanza buio. E in questo periodo del XX secolo io
vedo l'azione di Dio. Nel nostro mondo accade qualcosa; le masse si stanno
sollevando; e oggi, dovunque si radunino, che sia a Johannesburg in
Sudafrica; a Nairobi in Kenya; ad Accra nel Ghana; a New York; ad Atlanta in
Georgia; a Jackson nel Mississippi; o a Memphis nel Tennessee, il grido e'
sempre uguale: "Vogliamo essere liberi".
E c'e' un'altra ragione per cui sono contento di vivere nel nostro tempo:
siamo stati costretti ad arrivare a un punto in cui dovremo affrontare i
problemi che gli uomini hanno cercato di risolvere lungo tutta la storia. La
sopravvivenza esige che li affrontiamo. Da anni ormai gli uomini parlano di
guerra e di pace; ma ormai non possono piu' limitarsi a parlarne. A questo
mondo non e' piu' questione di scegliere tra violenza e nonviolenza; si
tratta di scegliere: o nonviolenza o nonesistenza. Ecco a che punto siamo
oggi.
E anche nella rivoluzione dei diritti umani, se non si fa qualcosa, e in
fretta, per far uscire i popoli di colore del mondo dai loro lunghi anni di
poverta', dai lunghi anni in cui sono stati feriti e messi da parte, il
mondo intero e' destinato alla rovina. Ebbene, io sono proprio contento che
Dio mi abbia concesso di vivere in quest'epoca, di vedere lo svolgersi degli
eventi. E sono contento che mi abbia concesso di essere qui a Memphis.
*
Ricordo, ricordo bene quando i neri si limitavano ad andare in giro, come ha
detto tante volte Ralph, grattandosi dove non prudeva e ridendo quando
nessuno faceva loro il solletico. Ma quei tempi sono finiti. Adesso facciamo
sul serio, e siamo determinati a ottenere il posto che ci spetta di diritto
nel mondo che Dio ha creato. E proprio qui sta il punto. Non abbiamo
intrapreso una campagna di protesta negativa, non abbiamo intrapreso
discussioni negative con nessuno; diciamo che siamo determinati a essere
uomini; siamo determinati a essere popolo. Diciamo che siamo figli di Dio. E
se siamo figli di Dio, non dobbiamo vivere come siamo costretti a vivere.
E dunque, che cosa significa tutto questo nella grande epoca storica che
stiamo vivendo? Significa che dobbiamo restare uniti. Dobbiamo restare uniti
e conservare l'unita'. Sapete, ogni volta che il faraone voleva prolungare
il tempo della schiavitu' in Egitto, per riuscirci ricorreva al suo
espediente prediletto. Quale era? Faceva in modo che gli schiavi
combattessero fra loro. Ma ogni volta che gli schiavi sono uniti, nella
corte del faraone succede qualcosa, e lui non riesce piu' a tenere schiavi
gli schiavi. Quando gli schiavi si mettono insieme, comincia l'uscita dalla
schiavitu'. Allora, conserviamo l'unita'.
Non permetteremo ai manganelli di fermarci. Nel nostro movimento nonviolento
siamo maestri nel disarmare le forze di polizia; loro non sanno piu' che
cosa fare. L'ho visto succedere tante volte. Mi ricordo a Birmingham, in
Alabama, durante quella magnifica lotta, quando tutti i giorni partivamo
dalla chiesa battista della sedicesima strada. Uscivamo dalla chiesa a
centinaia, e Bull Connor ordinava di sguinzagliare i cani, e i cani
arrivavano. Ma noi andavamo incontro ai cani cantando: "Non permettero' a
nessuno di farmi tornare indietro". Poi Bull Connor diceva: "Aprite gli
idranti". E, come vi dicevo l'altra sera, Bull Connor non conosceva la
storia. Conosceva una specie di fisica che non so perche' non aveva nessun
rapporto con la metafisica che conoscevamo noi. Si trattava del fatto che
esiste un genere di fuoco che nessun'acqua riesce a spegnere. E noi andavamo
incontro agli idranti. Noi conoscevamo l'acqua. Se eravamo battisti, o
appartenevamo a qualche altra confessione cristiana, eravamo stati
battezzati per immersione. Se eravamo metodisti, o di qualche altra
confessione, eravamo stati spruzzati: ma in ogni modo, conoscevamo l'acqua.
Non poteva fermarci.
Cosi', continuavamo a camminare incontro ai cani, e li guardavamo; e
andavamo avanti, incontro agli idranti, e li guardavamo. E non facevamo
altro che continuare a cantare: "Sopra la mia testa, nell'aria, vedo la
liberta'".
E poi ci prendevano e ci mettevano nei cellulari, e a volte ci stavamo
pigiati come sardine. E ci buttavano dentro, e il vecchio Bull diceva:
"Portateli via". Loro lo facevano, e noi salivamo nel cellulare cantando "We
Shall Overcome". E di tanto in tanto finivamo in prigione, e vedevamo i
carcerieri guardare attraverso gli spioncini e commuoversi per le nostre
preghiere e per le nostre parole e le nostre canzoni. C'era un potere in
questo, al quale Bull Connor non riusciva ad abituarsi, e cosi' abbiamo
finito col trasformare Bull [toro] in un vitello, e abbiamo vinto la nostra
lotta di Birmingham.
Dobbiamo dedicarci a questa lotta fino alla fine. Non ci sarebbe tragedia
peggiore che fermarsi a questo punto, a Memphis. Dobbiamo andare fino in
fondo. Quando faremo la nostra marcia, dovete partecipare. Anche se vuol
dire lasciare il lavoro, anche se vuol dire lasciare la scuola, venite lo
stesso. Forse voi non siete in sciopero, ma o andremo su' insieme, o
finiremo giu' insieme. Cerchiamo di sviluppare una specie pericolosa di
altruismo.
*
Un giorno un uomo ando' a trovare Gesu', perche' voleva discutere con lui su
argomenti riguardanti le questioni fondamentali della vita. Voleva tendere
un trabocchetto a Gesu', e dimostrargli che lui sapeva qualcosa di piu' di
Gesu', per riuscire a confonderlo. La questione sarebbe potuta senz'altro
finire in una disputa filosofica e teologica. Invece Gesu' la fece subito
scendere dalle nuvole, e la colloco' nella situazione di una curva
pericolosa della strada fra Gerusalemme e Gerico. E si mise a parlare di un
uomo che si era imbattuto nei briganti. Ricorderete che un levita e un
sacerdote passarono sull'altro lato della strada: non si fermarono per
aiutarlo. Alla fine, passo' un uomo di un'altra razza. Smonto' dalla
cavalcatura, e decise di non essere compassionevole per procura. Si chino'
su di lui, invece, gli presto' i primi soccorsi, aiuto' quell'uomo nel
bisogno. Gesu' conclude dicendo che era lui l'uomo buono, era lui il grande
uomo, perche' era capace di proiettare l'"io" nel "tu", e di prendersi cura
del proprio fratello.
Ebbene, sapete, noi esercitiamo molta immaginazione nel tentativo di
stabilire come mai il sacerdote e il levita non si sono fermati. A volte
diciamo che avevano fretta di arrivare a un'assemblea ecclesiale, a un
raduno di religiosi, e dovevano affrettarsi verso Gerusalemme per non
arrivare in ritardo alla riunione. In altri casi possiamo ipotizzare che ci
fosse una legge religiosa, per cui chi doveva svolgere una cerimonia
religiosa non doveva toccare il corpo di un essere umano nelle ventiquattro
ore precedenti la cerimonia stessa. E in qualche caso cominciamo a chiederci
se forse per caso non stessero andando a Gerusalemme, o piuttosto a Gerico,
per fondare un'Associazione per il perfezionamento della strada di Gerico.
Potrebbe anche darsi. Magari pensavano che fosse meglio affrontare il
problema partendo dalle radici, dalle cause, invece che lasciarsi
impantanare in un risultato su scala individuale.
Ma io voglio raccontarvi che cosa mi suggerisce la mia immaginazione.
Potrebbe darsi che quei due uomini abbiano avuto paura. Vedete, la strada di
Gerico e' una strada pericolosa. Ricordo quando sono andato per la prima
volta a Gerusalemme, insieme alla signora King. Avevamo noleggiato una
macchina e viaggiavamo da Gerusalemme a Gerico. E appena arrivammo su quella
strada io dissi a mia moglie: "Ora capisco perche' Gesu' ha scelto questo
posto per ambientare la sua parabola". E' una strada tutta curve; proprio
l'ideale per un agguato. E' una strada pericolosa. All'epoca di Gesu' aveva
preso il nome di "Passo del sangue'. E allora, capite, puo' darsi che il
sacerdote e il levita abbiano gettato un'occhiata a quell'uomo steso in
terra e si siano chiesti se i briganti fossero ancora nei paraggi. Oppure,
magari hanno pensato che l'uomo steso a terra facesse finta; che fingesse di
essere stato derubato e ferito, per saltar loro addosso, che volesse
attirarli per un assalto veloce e facile. Ah, si'. E quindi, la prima
domanda che il sacerdote si fa, la prima domanda che il levita si fa, e'
questa: "Se mi fermo a soccorrere quest'uomo, che cosa mi capitera'?".
Ma poi e' passato il buon samaritano, e ha rovesciato la domanda: "Se non mi
fermo a soccorrere quest'uomo, che cosa gli succedera'?".
Ecco la domanda che avete di fronte stasera. Non e' "se mi fermo a dare una
mano agli operai della nettezza urbana, che cosa succedera' al mio lavoro?".
Non e' "se mi fermo a dare una mano agli operai della nettezza urbana, che
cosa ne sara' delle ore che di solito passo nel mio studio di pastore tutti
i giorni e tutte le settimane?". La domanda non e' "se mi fermo per
soccorrere quest'uomo nel bisogno, che cosa mi accadra'?". La domanda e':
"se non mi fermo per aiutare gli operai della nettezza urbana, che cosa
accadra' a loro?". Questa e' la domanda.
Questa sera alziamoci con maggiore disponibilita'. Prendiamo posizione con
maggiore determinazione. E continuiamo ad avanzare in queste giornate di
grande potenza, in queste giornate di sfida, per far si' che l'America
diventi come dovrebbe essere. Abbiamo l'occasione di rendere l'America
migliore. E io voglio ringraziare Dio, ancora una volta, per avermi concesso
di esser qui con voi.
*
Sapete, parecchi anni fa mi trovavo a New York per firmare le copie del mio
primo libro. E mentre stavo seduto tutto preso da dediche e autografi, si
avvicino' una donna nera, un'alienata. L'unica cosa che le sentii dire fu:
"E' lei Martin Luther King?". Io guardavo in basso, perche' stavo scrivendo,
e risposi: "Si'".
E un attimo dopo sentii qualcosa che mi dava un colpo sul petto. Prima che
me ne rendessi conto, quella donna pazza mi aveva pugnalato. Mi portarono di
corsa allo Harlem Hospital. Era un sabato pomeriggio, era gia' buio. La lama
era andata in profondita', e dalla radiografia si vide che la punta sfiorava
l'aorta, l'arteria principale. Se ti perforano l'aorta, anneghi nel tuo
stesso sangue; sei finito. La mattina dopo, sul "New York Times" scrissero
che se avessi anche solo starnutito, sarei morto.
Ebbene, a tre o quattro giorni dall'operazione, dopo che mi avevano aperto
il torace e avevano estratto la lama, mi permisero di andare in giro per
l'ospedale sulla sedia a rotelle. Mi lasciarono leggere un po' della posta
che era arrivata per me: da tutti gli stati e dall'estero erano arrivate
lettere gentili. Ne lessi qualcuna, ma ce n'e' una che non dimentichero'
mai. Mi avevano scritto anche il presidente e il vicepresidente, ma ho
dimenticato che cosa dicevano i loro telegrammi. Il governatore dello stato
di New York era venuto a trovarmi e mi aveva scritto una lettera, ma ho
dimenticato che cosa diceva la sua lettera.
C'era invece un'altra lettera, scritta da una bambina, una ragazzina che
studiava al liceo di White Plains. Io guardai la sua lettera e non la
dimentichero' mai. Diceva semplicemente: "Gentile professor King, frequento
la quarta ginnasio nel liceo di White Plains". E continuava: "Non dovrebbe
avere importanza, ma vorrei dire che sono bianca. Ho letto sul giornale
della sua disgrazia e delle sue sofferenze. E ho letto anche che se avesse
starnutito, sarebbe morto. E le scrivo semplicemente per dirle che sono
tanto contenta che non abbia starnutito".
Vorrei dire che anch'io sono contento di non avere starnutito. Perche', se
avessi starnutito, non mi sarei trovato da queste parti nel 1960, quando in
tutto il Sud gli studenti cominciarono a prendere posto ai banchi delle
caffetterie. E io sapevo che proprio mettendosi a sedere in realta' si
stavano schierando a favore della parte migliore del sogno americano, e
riportavano il paese a quelle grandi sorgenti della democrazia scavate dai
padri fondatori nella Dichiarazione di indipendenza e nella Costituzione.
Se avessi starnutito, non mi sarei trovato da queste parti nel 1961, quando
decidemmo di cominciare un viaggio per la liberta' e per mettere fine al
segregazionismo sui mezzi di trasporto da uno stato all'altro.
Se avessi starnutito, non sarei stato da queste parti nel 1962, quando i
neri di Albany, in Georgia, decisero di drizzare la schiena: e ogni volta
che uomini e donne drizzano la schiena, riescono ad arrivare da qualche
parte, perche' se stai diritto e non pieghi la schiena nessuno ti puo'
montare addosso.
Se avessi starnutito, non sarei stato da queste parti nel 1963, quando la
popolazione nera di Birmingham, nell'Alabama, e' riuscita a risvegliare la
coscienza di questo paese e ottenere l'approvazione della legge sui diritti
civili.
Se avessi starnutito, un po' piu' tardi in quello stesso anno, in agosto,
non avrei avuto l'occasione di raccontare all'America di un sogno che avevo
avuto.
Se avessi starnutito, non sarei stato a Selma, nell'Alabama, e non avrei
assistito al grande movimento che si e' avuto in quella citta'.
Se avessi starnutito, non sarei venuto a Memphis per vedere una comunita'
che si stringe intorno ai fratelli e alle sorelle che soffrono. Sono proprio
contento di non avere starnutito.
*
Ho lasciato Atlanta stamani, e mentre stavamo per partire - sull'aereo
eravamo in sei - il pilota ci ha detto, attraverso l'interfono: "Scusate il
ritardo, ma abbiamo sull'aereo il professor Martin Luther King. E per
assicurarci che tutte le valigie fossero state controllate, e per essere
sicuri che sull'aeroplano fosse tutto in ordine, abbiamo dovuto verificare
con cura tutto quanto. E abbiamo tenuto l'aereo sotto protezione e
sorvegliato per tutta la notte".
Poi sono arrivato a Memphis. E alcuni hanno cominciato a riferire le
minacce, o a parlare delle minacce che erano state fatte, o a dire quel che
mi sarebbe potuto accadere a causa di qualche nostro fratello bianco malato.
Ebbene, non so che cosa accadro' d'ora in poi; ci aspettano giornate
difficili. Ma davvero, per me non ha importanza, perche' sono stato sulla
cima della montagna. E non m'importa. Come chiunque, mi piacerebbe vivere a
lungo: la longevita' ha i suoi lati buoni. Ma adesso non mi curo di questo.
Voglio fare soltanto la volonta' di Dio. E Lui mi ha concesso di salire fino
alla vetta. Ho guardato al di la', e ho visto la terra promessa. Forse non
ci arrivero' insieme a voi. Ma stasera voglio che sappiate che noi, come
popolo, arriveremo alla terra promessa. E stasera sono felice. Non c'e'
niente che mi preoccupi, non temo nessun uomo. I miei occhi hanno visto la
gloria dell'avvento del Signore.

4. ESPERIENZE. ANTONIO MOSCATO: ACCADE A LECCE
[Dalla mailing list "Bandiera Rossa News" (per contatti:
ba.ro.news at inwind.it) riprendiamo il seguente testo. Ad Antonio Moscato
esprimiamo la nostra solidarieta'. Antonio Moscato, docente all'Universita'
di Lecce, e' un prestigioso studioso e militante del movimento operaio e dei
movimenti di liberazione]

Credo di dover informare i lettori della mailing list "Bandiera Rossa News"
(di cui sono stato il coordinatore negli ultimi anni) di una vicenda grave e
preoccupante, che solo apparentemente e' personale.
Ho insegnato per oltre venti anni Storia del movimento operaio presso
l'Universita' di Lecce, con un indice di gradimento notevole (oltre 200 tesi
di laurea, e una frequenza che in certi momenti ha raggiunto i 500 studenti
all'anno). Era una materia non "fondamentale", assolutamente facoltativa,
come ribadivo io stesso ogni anno agli studenti.
L'indice di gradimento alto (emerso anche nei sondaggi fatti negli ultimi
anni dalla stessa universita') dipendeva da due fattori: in primo luogo
l'interesse degli studenti per le tematiche trattate, che affrontavano
problemi cruciali della storia del Novecento, ricercandone le radici e
cercando di sottrarli a una deformazione demonizzante o mitizzante; poi la
metodologia usata nell'insegnamento, ma anche nella totale disponibilita' in
ogni momento (sessioni di esami frequentissime, in certi periodi addirittura
settimanali, che permettevano di far tornare anche piu' volte senza traumi o
attese di mesi lo studente con evidenti lacune, fino a portarlo al 30,
lezioni ripetute in orari diversi per chi aveva difficolta' a frequentare,
ecc.). Un metodo che avevo usato gia' quando insegnavo nella scuola
secondaria, e che avevo cominciato a usare prima di trovarmi folgorato dalle
pagine di don Milani. Anche il mio maestro, Ambrogio Donini, aveva usato
questo metodo, che si legava al rifiuto di "giudicare" i risultati in
astratto, ma teneva conto dello sforzo per apprendere e superare lacune. Un
metodo faticoso, perche' prima di arrivare al voto sui verbali e sul
libretto c'erano molti passaggi.
Finche' c'e' stata nell'universita' quella sostanziale liberta' di scelta
che avevo conosciuto gia' come studente, e che - tranne in alcuni momenti
bui - aveva sempre contraddistinto le universita' fin dal loro sorgere,
avevo una verifica del consenso, ma aumentava il fastidio dei colleghi
pedanti e autoritari (anche di sinistra) che imponevano la presenza alle
loro noiose lezioni aumentando il carico dei libri da studiare per chi non
poteva frequentare.
Per far scoprire certi argomenti agli studenti (che uscivano dalla scuola
secondaria sempre piu' ignoranti e con un odio profondo per la storia
nozionistica che gli era stata imposta) prevedevo che certe ricorrenze (nel
1986 i quarant'anni dalla rivoluzione spagnola, nel 1987 venti anni dalla
morte di Guevara, ecc.) portassero a celebrazioni nei supplementi dei grandi
quotidiani e negli speciali televisivi che sono i grandi dispensatori del
surrogato della conoscenza storica e quindi attirassero l'attenzione dei
distratti...
Altri temi erano scelti in base a previsioni di avvenimenti che -
indipendentemente dagli anniversari - sarebbero finiti sulle prime pagine
dei giornali: ad esempio una forte attenzione alla questione nazionale e
ambientale in Urss alla vigilia del "crollo", la ricostruzione delle
tragedie della Polonia e dell'Ungheria, ecc.; la politica coloniale italiana
al momento dell'impresa in Somalia; il ruolo imperialistico dell'Italia nei
Balcani, e - negli ultimi anni - sempre piu' il Medio Oriente e le premesse
lontane della politica degli Stati Uniti.
Ogni anno una parte degli studenti e soprattutto dei laureati rimaneva in
contatto con la cattedra, collaborando gratuitamente e mettendo a
disposizione di altri quel che avevano appreso. Insieme a loro abbiamo
organizzato, parallelamente ai corsi, dei dibattiti invitando a parlare
docenti e soprattutto studiosi anche esterni all'universita' di vari paesi
(da Ilan Halevy a Carlos Tablada, da Hildita Guevara a Michel Warshawsky...)
nonche' rappresentanti di diversi movimenti di liberazione.
Negli ultimi quattro anni il deterioramento dell'universita' si e'
aggravato, con l'imposizione (da parte di autorita' accademiche e docenti
formalmente critici nei confronti della Moratti) di nuove norme restrittive
e di orari obbligati che penalizzavano guarda caso certe discipline,
mettendole dalle 8,15 alle 9 del mattino quando i pendolari non erano
arrivati, o dalle 17 alle 19 del venerdi' quando la maggior parte degli
studenti semistanziali erano gia' ritornati ai paesi d'origine.
Soprattutto la suddivisione in tanti corsi di laurea dai nomi
incomprensibili imponeva a certi studenti un mio corso anche se non gli
interessava, mentre impediva di sostenere l'esame ad altri interessatissimi,
che seguivano le lezioni appena potevano. Storia del movimento operaio
veniva assegnata solo a un corso con pochi studenti ("Comunicazioni
linguistiche interculturali") mentre in quello piu' affollato ("Lingue e
letterature euromediterranee") mi veniva data Storia contemporanea, ma solo
per gli studenti col cognome tra la A e la L, assegnando gli altri a una
docente con una metodologia e una capacita' di interessare alle sue lezioni
ben diverse. Di fronte alla fuga massiccia di studenti con iniziale M-Z
verso il mio corso avvenuta il primo anno, il preside ha imposto ogni anno
nuove restrizioni a chi chiedeva lo spostamento, rendendolo sempre piu'
difficile, ma senza riuscire a bloccarlo del tutto...
Quest'anno mi era stato imposto un carico di lezioni enorme e in orari
assurdi e a volte sovrapposti. Sapevo che fra tre anni sarei andato in
pensione, e poiche' ignoravo che negli ultimi tre anni prima del
pensionamento e' previsto una specie di limbo (la collocazione transitoria
"fuori ruolo"), in cui avrei potuto fare conferenze e seguire tesi, ma non
dare i famosi crediti che sono diventati la sostanza della nuova
universita', avevo cominciato a discutere col preside la possibilita' di
chiedere un "anno sabbatico" dedicato alla ricerca, facendo assegnare per
"affidamento" (cioe' una specie di supplenza) i corsi a qualcuno dei tanti
miei collaboratori laureati da tempo e non retribuiti, e in particolare a
una che ha gia' al suo attivo piu' pubblicazioni di certi docenti. Che la
supplenza venisse affidata - anche gratuitamente - a persona con gli stessi
interessi culturali e la stessa metodologia, mi pareva una richiesta
legittima, dato che ricordo con orrore una supplenza che anni fa avevo
dovuto accettare per cortesia verso un collega, e che mi obbligo' a fare
esami basandomi su testi incomprensibili e assurdi che egli (un ex
"manifesto" passato a Forza Italia), aveva scelto per suoi calcoli di
relazioni accademiche.
Invece l'11 maggio, mentre parlavo ancora una volta di questo problema col
preside aspettando che iniziasse un Consiglio di facolta', egli mi ha
comunicato brutalmente che non c'era piu' nulla da discutere: dato che dal
primo novembre sarei andato "fuori ruolo", il giorno prima era stato gia'
"disattivato" (cioe' soppresso) l'insegnamento di Storia del movimento
operaio, mentre Storia contemporanea veniva affidata tutta alla famosa
collega da cui gli studenti tendevano a fuggire. Quando la protesta ha
cominciato ad allargarsi, e una tv locale ha intervistato me e diversi
studenti, il preside ha reagito con un comunicato in cui ribadiva che non
c'era niente da fare: aveva solo applicato le "ultime disposizioni
ministeriali", che tendono a "sfoltire" gli insegnamenti (specie quelli che
alla ministra Moratti, appartenente per nascita e ideologia al ceto
imprenditoriale, paiono inutili e dannosi, come la storia in generale e
quella del movimento operaio in particolare).
Per giunta ha detto che i miei collaboratori "non hanno titoli". Non
alludeva a quelli culturali, ma a quelli formali e burocratici, che non
hanno perche' sono rimasti sempre tagliati fuori dai concorsi per
ricercatori, gestiti dai soliti noti che si sono spartiti tutto quello che
c'era da spartire. (Giugni sul "Corriere della sera" ha denunciato i criteri
per i concorsi "truccati", ma era gia' tutto noto; si e' parlato di
"parentopoli", ma quel che si vede e' una punta di iceberg, perche' gran
parte dei parenti sono collocati in altre universita' con un sistema di
scambi, da sempre).
Dopo quell'11 maggio sono rimasto come folgorato e quindi sostanzialmente
passivo per almeno due settimane. A che serve che il pensionamento sia
ritardato di tre anni, mi chiedevo, se tutte le mie attivita'
nell'Universita' rimangono sospese nel vuoto, perche' non ci sono piu' le
mie cattedre? Poi alcuni studenti mi hanno detto che se rinunciavo alla
lotta "non mi riconoscevano piu'" e parecchi laureati si sono fatti vivi e
hanno lanciato un appello contro la soppressione di Storia del movimento
operaio (non "per me", non di questo si tratta) che ha raccolto gia'
centinaia di firme di studenti, e alcune significative adesioni di docenti,
soprattutto di altre Facolta' e di qualche altra universita', alcuni dei
quali hanno anche suggerito una strada - magari lunga - per "recuperare" un
insegnamento che ha avuto un ruolo importante in questa Universita'.
Vedremo.
Intanto ho ritenuto utile informare piu' ampiamente chi mi ha conosciuto
solo attraverso i libri e gli articoli (compresi quelli apparsi solo su
questa lista). Puo' essere che vengano altri suggerimenti, e soprattutto
proteste contro un atto che colpisce non tanto me quanto quel poco che
rimane di liberta' nell'Universita'. Piu' che testimonianze di stima (ne ho
gia' avute tante, e mi hanno aiutato a resistere), mi piacerebbe ricevere
impegni di lotta contro la progressiva involuzione dell'Universita', di cui
questa piccola vicenda e' solo una delle tante manifestazioni. Una vicenda
comunque che e' stata possibile solo perche' tanti docenti e presidi
sedicenti "di sinistra" indicono magari scioperi simbolici (e politicistici)
contro la Moratti, ma si sono affrettati ad applicarne zelantemente le
direttive.
Antonio Moscato
*
P.S. Se volete mandare messaggi di solidarieta' o proposte, scrivete ai miei
due indirizzi personali: antonio.moscato at unile.it e a.moscato at flashnet.it a
cui potete anche richiedere ulteriore documentazione, una raccolta di
messaggi arrivati, ecc. Possibilmente scrivete a tutti e due gli indirizzi,
perche' su quello dell'Universita', forse per disservizi, spariscono negli
ultimi tempi interi blocchi di posta in arrivo.

5. MEMORIA. BENITO D'IPPOLITO: ALEX
[Ringraziamo il nostro amico e collaboratore Benito D'Ippolito per questo
intervento. Alexander Langer e' nato a Sterzing (Vipiteno, Bolzano) nel
1946, e si e' tolto la vita nella campagna fiorentina nel 1995. Promotore di
infinite iniziative per la pace, la convivenza, i diritti, l'ambiente. Per
una sommaria descrizione della vita cosi' intensa e delle scelte cosi'
generose di Langer rimandiamo ad una sua presentazione autobiografica che e'
stata pubblicata col titolo Minima personalia sulla rivista "Belfagor" nel
1986 (poi ripresa in La scelta della convivenza). Opere di Alexander Langer:
Vie di pace. Rapporto dall'Europa, Arcobaleno, Bolzano 1992; dopo la sua
scomparsa sono state pubblicate alcune belle raccolte di interventi: La
scelta della convivenza, Edizioni e/o, Roma 1995; Il viaggiatore leggero.
Scritti 1961-1995, Sellerio, Palermo 1996; Scritti sul Sudtirolo,
Alpha&Beta, Bolzano 1996; Die Mehrheit der Minderheiten, Wagenbach, Berlin
1996; Piu' lenti, piu' dolci, piu' profondi, suppl. a "Notizie Verdi", Roma
1998; The Importance of Mediators, Bridge Builders, Wall Vaulters and
Frontier Crossers, Fondazione Alexander Langer Stiftung - Una Citta',
Bolzano-Forli' 2005; Fare la pace. Scritti su "Azione nonviolenta"
1984-1995, Cierre - Movimento Nonviolento, Verona, 2005. Opere su Alexander
Langer: Roberto Dall'Olio, Entro il limite. La resistenza mite di Alex
Langer, La meridiana, Molfetta 2000; AA. VV., Una vita piu' semplice.
Biografia e parole di Alexander Langer, Terre di mezzo - Altreconomia,
Milano 2005. Si sta ancora procedendo alla raccolta di tutti gli scritti e
gli interventi (Langer non fu scrittore da tavolino, ma generoso suscitatore
di iniziative e quindi la grandissima parte dei suoi interventi e' assai
variamente dispersa). Si vedano comunque almeno i fascicoli monografici di
"Azione nonviolenta" di luglio-agosto 1996, e di giugno 2005; l'opuscolo di
presentazione de La Fondazione Alexander Langer - Stiftung, suppl. a "Una
citta'", Forli' (per richieste: tel. 054321422; fax 054330421, e-mail:
unacitta at unacitta.it, sito: www.unacitta.it), ed il nuovo fascicolo edito
dalla Fondazione nel maggio 2000; una nuova edizione ancora e' del 2004 (per
richieste: tel. e fax 00390471977691, e-mail: info at alexanderlanger.org,
sito: www.alexanderlanger.org); la Casa per la nonviolenza di Verona ha
pubblicato un cd-rom su Alex Langer (per informazioni: tel. 0458009803; fax
0458009212; e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org).
Indirizzi utili: Fondazione Alexander Langer Stiftung, via Portici 49
Lauben, 39100 Bolzano-Bozen, tel. e fax 00390471977691; e-mail:
info at alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org]

"Che ci vuole infine ancora per bucare le nebbie dei nostri cervelli, il
lardo delle nostre coscienze?" (Lidia Menapace, Un albicocco per
risvegliarsi, ne "Il manifesto" del 6 luglio 1995)

Fra poco saranno dieci anni
camminando di notte pei campi
vedro' ancora infinite le stelle
vedro' ancora infinite le lucciole
e tutto sembrera' per un attimo
come sempre. Ma sono passati
dieci anni.

Non avevo la televisione
la notizia mi giunse al mattino
nella stanza ancora buia del palazzo.
Era morto, era morto per sempre
era morto in un campo, volando
sotto un albero caldo e luminoso
di albicocche.

Conoscevo quel volto, quella voce
di quel cuore e quel braccio l'aiuto
conoscevo. Ed ho sempre saputo
quanto e' grande lo strazio dei buoni
quanto e' vuoto lo specchio e l'enigma
quanto graffia quel coro dei morti
a cui sordo tu esser non sai.

Cosi' muoiono  i piu' valorosi
senza pace ne' lode di canti
e cosi' restan vivi per sempre
a lottare la lotta che sempre
viva tennero e mai non lasciaro
perche' venga quel tempo in cui l'uomo
un aiuto sia all'uomo, e la pace.

6. RIVISTE. CON "QUALEVITA", ALL'ASCOLTO DI ETTORE MASINA
Abbonarsi a "Qualevita" e' un modo per sostenere la nonviolenza. Ponendosi
all'ascolto di Ettore Masina.
*
"Credo fermamente che la speranza debba essere testarda o non e' tale"
(Ettore Masina, C'e' speranza... se qualcuno continua a sperare,
nell'agenda-diario "Giorni nonviolenti 2002", Edizioni Qualevita, Torre dei
Nolfi (Aq) 2001).
*
"Qualevita" e' il bel bimestrale di riflessione e informazione nonviolenta
che insieme ad "Azione nonviolenta", "Mosaico di pace", "Quaderni
satyagraha" e poche altre riviste e' una delle voci piu' qualificate della
nonviolenza nel nostro paese. Ma e' anche una casa editrice che pubblica
libri appassionanti e utilissimi, e che ogni anno mette a disposizione con
l'agenda-diario "Giorni nonviolenti" uno degli strumenti di lavoro migliori
di cui disponiamo.
Abbonarsi a "Qualevita", regalare a una persona amica un abbonamento a
"Qualevita", e' un'azione buona e feconda.
Per informazioni e contatti: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2, 67030
Torre dei Nolfi (Aq), tel. 3495843946, o anche 0864460006, o ancora
086446448; e-mail: sudest at iol.it o anche qualevita3 at tele2.it; sito:
www.peacelink.it/users/qualevita
Per abbonamenti alla rivista bimestrale "Qualevita": abbonamento annuo: euro
13, da versare sul ccp 10750677, intestato a "Qualevita", via Michelangelo
2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), specificando nella causale "abbonamento a
'Qualevita'".

7. LETTURE. FERNANDO SAVATER: BORGES
Fernando Savater, Borges, Laterza, Roma-Bari 2003, 2005, pp. 134, euro 6,50.
Un'agile monografia dell'amabile filosofo spagnolo, una dichiarazione di
gratitudine all'opera borgesiana. La traduzione purtroppo e' frettolosa e
l'editing inadeguatamente curato.

8. RILETTURE. SUSAN BASSNETT: LA TRADUZIONE. TEORIA E PRATICA
Susan Bassnett, La traduzione. Teoria e pratica, Bompiani, Milano 1993,
1999, pp. VIII + 184, lire 20.000. Un utile testo di una delle principali
studiose di letteratura e cultura comparata e di teoria e prassi della
traduzione.

9. RILETTURE. MARIA CHIARA LEVORATO: LE EMOZIONI DELLA LETTURA
Maria Chiara Levorato, Le emozioni della lettura, il Mulino, Bologna 2000,
pp. 280, euro 16,53. La "lettura della narrativa dal punto di vista
psicologico": un'analisi dei "processi cognitivi ed emotivi che fanno della
lettura un atto di comprensione e un'esperienza emotiva"; la narrativa
"considerata non in quanto genere letterario, ma come atto psicologico, come
prodotto dell'atto di narrare". L'autrice e' docente di psicologia dello
sviluppo all'Universita' di Padova.

10. RILETTURE. CARLA SCHICK: IL LINGUAGGIO
Carla Schick, Il linguaggio. Natura, struttura, storicita' del fatto
linguistico, Einaudi, Torino 1960, 1976, pp. 384. Resta sempre apprezzabile
questa bella monografia dell'acuta discepola di Benvenuto Terracini
immaturamente deceduta nel 1962.

11. RILETTURE. BRUNA ZANI, PATRIZIA SELLERI, DOLORES DAVID: LA COMUNICAZIONE
Bruna Zani, Patrizia Selleri, Dolores David, La comunicazione. Modelli
teorici e contesti sociali, La Nuova Italia Scientifica, Roma 1994, Carocci,
Roma 2000, pp. 256, lire 45.000. Un'utile panoramica nella prospettiva della
psicologia sociale.

12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

13. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 978 del primo luglio 2005

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