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La nonviolenza e' in cammino. 947
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 947
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 1 Jun 2005 04:11:55 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 947 del primo giugno 2005 Sommario di questo numero: 1. Viterbesi 2. Donne in nero: Per Clementina e per tutti gli ostaggi, contro tutte le uccisioni 3. Agnese Ginocchio: Una canzone per Clementina 4. Beppe Pavan: Il nesso 5. Liliana Tedesco: Le danze del convegno 6. Giulio Vittorangeli: Un appello per la Costituzione 7. Enrico Peyretti: La proposta di Gandhi come sintesi di oriente e occidente per uscire dalla violenza 8. Paolo Candelari: Perche' il 12 giugno non andro' a votare 9. Peppe Sini: Perche' il 12 giugno andro' a votare 10. Con "Qualevita", la riflessione di Gloria Gazzeri 11. Riletture: Robin Morgan, Sessualita', violenza e terrorismo 12. Riletture: Elena Soetje, La responsabilita' della vita 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento 14. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. VITERBESI Forse sara' perche' siamo viterbesi e ci manca il senso della "virilita' romana" (come spiegava Marcello Mastroianni in Una giornata particolare di Ettore Scola), ma mandare la gente a morire ci ripugna. Come ci ripugna mandare la gente ad uccidere. Come ci ripugna addestrare la gente ad ammazzare. Ci manca il senso della virilita' romana, abbiamo solo il senso dell'umana pieta'. * E dal governo, dal parlamento, dal capo dello stato che in violazione di quanto disposto dalla legge fondamentale della Repubblica Italiana continuano a mandare a morte i nostri figli in quella che fu la fertile mezzaluna ove la civilta' umana nacque e oggi sta morendo, non condoglianze che ci offendono piu' che sputi, non retorica sacrificale di chi sacrifica sempre gli altri, non promesse tanto solenni quanto fasulle, non offe macchiate del sangue dei morti, solo una cosa vogliamo: ripristino immediato della legalita' sancita dalla Costituzione della Repubblica Italiana, ripristino del rigoroso rispetto dell'articolo 11 della Costituzione che proibisce all'Italia di partecipare alla guerra in corso in Iraq, cessazione immediata della partecipazione italiana alla guerra. * Ed al posto delle armi e degli armati cola' inviare ingenti aiuti umanitari a tutte le vittime; inviare cola' innumerevoli - innumerevoli, si' - operatori ed operatrici di pace organizzati in forme disarmate e nonviolente: autentici corpi civili di pace; esercitare una solidarieta' concreta e orientata alla vita di tutti, al disarmo di tutti, alla convivenza di tutti, in sincero e generoso aiuto ad una popolazione cinque volte martoriata: dalla dittatura fin genocidaria prima; dalle guerre durante, poi ed ancora; dal decennale embargo assassino delle vittime piu' innocenti; dall'occupazione militare straniera stragista e torturatrice, dai terroristi di tutte le bande. * E adesso fate tacere le grancasse, e lasciateci piangere in silenzio i nostri morti. 2. APPELLI. DONNE IN NERO: PER CLEMENTINA E PER TUTTI GLI OSTAGGI, CONTRO TUTTE LE UCCISIONI [Ringraziamo Nadia Cervoni (per contatti: giraffan at tiscali.it) per averci inviato questo documento approvato dall'assemblea delle Donne in nero svoltasi a Sasso Marconi il 29 maggio. Clementina Cantoni, volontaria dell'associazione umanitaria "Care international", impegnata in Afghanistan nella solidarieta' con le donne, e' stata rapita alcuni giorni fa] Per Clementina Cantoni le Donne in nero riunite a Sasso Marconi il 29 maggio 2005: Liberiamo la pace, per Clementina, per Florence, per Hussein, per tutti gli ostaggi, per il popolo afghano e per il popolo iracheno: fuori la guerra dalla storia. La rete italiana delle Donne in nero riunita in assemblea il 28 e 29 maggio 2005 chiede: - liberta' per Clementina Cantoni e per gli altri ostaggi della guerra, per Florence Aubenas e per il suo interprete, Hussein Hanoun Al-Saadi; - pace e liberta' per il popolo afghano, per il popolo iracheno e per tutte le donne e gli uomini vittime delle guerre. Esprime solidarieta' ai familiari, alle amiche e agli amici, alle cooperanti e ai cooperanti di Care International, l'organizzazione attiva a Kabul in un progetto a favore delle vedove, migliaia in Afghanistan, un paese attraversato da oltre 25 anni di guerra. Chiede il ritiro delle truppe italiane da tutti gli scenari di guerra. In questa attesa dolente noi Donne in nero urleremo in silenzio per le strade e nelle piazze fino a quando Clementina, Florence, Hussein, tutti gli ostaggi, il popolo afghano e il popolo iracheno saranno liberati. Fino a quando la guerra non sara' messa fuori dalla storia, perche' la guerra in Afghanistan, la guerra in Iraq, tutte le guerre e i terrorismi uccidono vite umane e la nostra umanita'. Perche' cessi il fuoco, perche' finisca una guerra globale e permanente, essa stessa generatrice di terrorismo. Perche' non ci siano piu' corpi sottratti alla vita per la follia del dominio delle armi. Le bombe uccidono cuore e mente, tra uccidere e morire noi donne, scegliamo di vivere. 3. TESTIMONIANZE. AGNESE GINOCCHIO: UNA CANZONE PER CLEMENTINA [Ringraziamo di cuore Agnese Ginocchio (per contatti: e-mail: agnese.musica at katamail.com, sito: www.agneseginocchio.it) per averci messo a disposizione questo primo abbozzo di getto di una canzone per Clementina Cantoni. Agnese Ginocchio, "cantautrice per la pace, la nonviolenza, contro tutte le guerre e le mafie", e' generosamente impegnata in molte iniziative di pace, di solidarieta', per i diritti umani e la nonviolenza] Liberate la pace liberate le donne di pace liberate Clementina Cantoni donna e volto di pace. Volto di donna volto di pace volto di speranza volto di liberta' eterna giovinezza dell'animo. Volto di colei che incanta e unisce i cuori degli esseri umani per amore del servizio. Volto di donna proiettato nell'arcobaleno dell'estate, che si erge dalle cascate inondanti scaturite dai monti, che scendono imponenti tra le pianure, per fecondare la terra e il deserto inaridito dalle guerre. Volto di donna, chiaro e trasparente, sguardo terso come il cielo, innocente e dolce, semplice e profondo, che accompagna il volo della bianca colomba della pace. Docile e mite compagna della nonviolenza innalzeremo per te il canto dell'amore, la danza e la festa dell'amicizia fra i popoli, la voce della speranza degli ultimi e dei piccoli, mentre sorge l'aurora dopo la lunga notte. Sulle note arcobaleno della mia chitarra per te, compagna di strada, per te, donna in cammino e volto di pace, trovero' forza, coraggio, audacia nell'alzare forte la mia voce e cantare ancora una volta: Liberate la pace liberate le donne di pace liberate Clementina Cantoni donna arcobaleno e volto della pace affinche' tu possa ritornare fra noi presto. Ciao, Clementina! 4. RIFLESSIONE. BEPPE PAVAN: IL NESSO [Ringraziamo Beppe Pavan (per contatti: carlaebeppe at libero.it) per questo intervento. Beppe Pavan e' impegnato nella bellissima esperienza nonviolenta della comunita' di base e del "gruppo uomini" di Pinerolo (preziosa esperienza di un gruppo di uomini messisi all'ascolto del femminismo con quella virtu' dell'"attenzione" di cui ci parlava Simone Weil), ed in tante altre esperienze di pace e di solidarieta'] Domenica 28 maggio 2005. Ho appena visto in tv Clementina Cantoni, pallida e incerta, dare stentate notizie di se', con due fucili puntati a pochi centimetri dalla testa. Certo, non stavano per sparare, quei fucili. Ma i due uomini che li impugnavano: che pena! Mi sembravano il bambino che ero, quando giocavo a far la guerra; quando, da militare, anche in punta alla Tofana dovevo fare attenti-riposo-presentat'arm. Esibizione. Dei muscoli: non c'era riscaldamento in seminario, negli inverni di fine anni '50, ma andavamo a lavarci in canottiera per far vedere i bicipitini che crescevano; del pene: in caserma c'era chi, tra grandi sghignazzi, si faceva fotografare mostrandolo; dell'intelligenza: nel sindacato: documenti infiniti, interventi logorroici, competizione sfrenata; della superiorita': "noi dobbiamo insegnare, non abbiamo nulla da imparare dagli altri" sosteneva il rettore. In quei due poveracci armati, che esibivano la loro "superiore cultura maschile" nei confronti della dolcezza forte e inoffensiva di Clementina, mi e' parso di vedere tanti uomini di potere, ma anche me e ogni uomo quando crediamo di dover esibire e dimostrare chissa' cosa, invece di concentrarci sul vivere e sull'amare: le uniche cose che davvero val la pena di fare. Puntare "virilmente" un'arma contro le donne (legge 40, stupri e guerre e violenze senza fine, superiorita' della propria "civilta'", soggezione delle donne e della natura, rifiuto dell'autocoscienza personale in ordine alla cultura patriarcale, al riconoscimento della differenza e della parzialita' maschile, eccetera) e' una competenza che i padri sanno esercitare e trasmettere ai loro figli. E il mondo continua ad andare a ramengo. "La violenza contro le donne e' affare degli uomini, non solo delle donne" scrive, con infinita ragione, Elisabeth Green in Lacrime amare: possibile che noi uomini non riusciamo a trovare il coraggio di ammetterlo, di riconoscerlo, di dirlo a voce alta e in pubblico? Non e' solo violenza del sistema, dell'economia, del terrorismo, delle armi; si tratta di violenza del maschile, del patriarcato, cioe' degli uomini: esercitata e declinata in mille modi diversi, compreso il silenzio, compresa l'insofferenza verso chi si ostina a proporre queste riflessioni e le pratiche che da questa presa di coscienza conseguono. Possibile che sia cosi' difficile vedere il nesso? 5. RIFLESSIONE. LILIANA TEDESCO: LE DANZE DEL CONVEGNO [Ringraziamo di cuore Liliana Tedesco (per contatti: lylium at neomedia.it) per averci messo a disposizione il foglio di presentazione dell'attivita' da lei coordinata con i partecipanti al convegno svoltosi a Palermo il 21-22 maggio 2005 sul tema "Liberarsi dal sistema mafioso. Il contributo della nonviolenza"; nei prossimi giorni pubblicheremo anche le sue considerazioni sull'esperienza condotta. Liliana Tedesco, musicista, amica della nonviolenza, del movimento dell'Arca (l'esperienza nonviolenta promossa da Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto, una delle grandi figure della nonviolenza), e' da sempre partecipe delle lotte contro la mafia, per la pace e i diritti umani di tutti gli esseri umani] Come mai una serata danzante, ma non "dance", al convegno presente? Se e' vero che la danza e' ben lontana dal tema della mafia, e' altrettanto vero che la danza e' vicinissima ad un modo nonviolento di crescere, di relazionarsi e di vivere. * "... la Legge della Creazione e' il Ritmo. Tra il disordine e l'agitazione delle cose, come arrivano alla nostra limitata capacita' d'intendere e al nostro cuore impaziente, e il cerchio immutabile dell'Uno, si dispiega il piano dell'Ondeggiamento. Il passaggio da uno stato all'altro si fa dunque attraverso il Ritmo. Ecco perche' colui che non sa piegarsi alla regola del Ritmo e' una frattura nell'Universo, e si fara' frantumare. Ecco perche' se non sai ne' danzare ne' cantare hai ben poche probabilita' di saper vivere. Ma se sai cantare e danzare, e nonostante cio' non sai cosa fai quando canti e danzi, non sei che un saltimbanco e uno spiritoso. Ti manca saper vivere come si canta o come si danza. Il derviscio che gira su se stesso sa cosa vuol dire danzare, egli che si tiene immobile nel centro del movimento, e il monaco benedettino sa che cos'e' cantare. E l'uno e l'altro sanno cosa vuol dire vivere come si canta o come si danza" (Lanza del Vasto, Introduzione alla vita interiore, Jaca Book, Milano 1989, p. 87). * Cosi' si esprime Lanza del Vasto parlando di due forme dell'espressivita' umana legate, nell'immaginario collettivo, all'aspetto ludico o tutt'al piu' a quello goliardicamente relazionale della vita. In realta', sia il canto che la danza guidano l'essere umano alla ricerca di se', alla ricerca e alla scoperta graduale di quella verita' su se stessi che e' condizione necessaria per vivere in pienezza la relazione con se stessi e con gli altri. Sia il canto che la danza, sperimentati sotto questo punto di vista, sono strumenti che fanno ordine all'interno (la verticalita' e la compostezza della postura), che armonizzano l'interno con l'esterno (la sensazione della vibrazione interna si trasforma in suono e in gesto), che permettono un radicamento forte di se' a se stessi mentre si va verso gli altri. Entrambi sono strumenti che sviluppano, in chi li pratica, l'attitudine ad una disciplina liberante, all'attenzione per l'altro, attenzione alle sue differenze da me. Cantare o danzare insieme significa valorizzare la propria espressione anche corporea mettendola a confronto dinamico e armonizzante con quella dell'altro. La parola ci interpreta e ci esprime; nel mito dei popoli di tutti i tempi, la parola e il suo suono e' creazione, e' all'origine; a ragione essa e' il mezzo di comunicazione privilegiato quantomeno nel modello sociale occidentale. L'uso della parola, pero', non puo' essere assolutizzato: spesso siamo cosi' abituati a "dire" e a "dirci", a "pensare" e a "scrivere" su noi stessi e su tutto quello che accade intorno a noi, che i sensori relativi ad altre forme recettive ed espressive possibili (compreso, e non per ultimo, l'ascolto) si arrugginiscono e si sbilanciano talmente da rischiare l'aberrazione se non addirittura l'atrofia. Cantare e danzare, dunque, come strumenti di conoscenza e di quel "ritorno all'evidenza" (cfr Lanza del Vasto, Principi e precetti del ritorno all'evidenza, Gribaudi, Torino 1988) che puo' imbarazzare, o spaventare a volte, perche' ci mette a nudo davanti a noi stessi e agli altri, ma che, restituendo la persona a se stessa, la ricolma di una gioia di vivere specialissima, da coltivare sempre piu' profondamente. 6. INIZIATIVE. GIULIO VITTORANGELI: UN APPELLO PER LA COSTITUZIONE [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta' concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo, Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996; Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria, una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno, luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio 2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che solidarieta'"] Un appello: "Il 23 marzo scorso e' stata approvata al Senato in terza lettura la riforma della seconda parte della nostra Costituzione. Questa riforma mette in pericolo le basi comuni del nostro ordinamento democratico, mina alle radici la dimensione universalistica dei diritti dei cittadini, incrina il principio solidaristico in base al quale si cementa una comunita', mette a repentaglio il sistema di contrappesi e garanzie che sono il fondamento di un buon sistema democratico. Questa riforma aggrava il deficit di una democrazia schiacciata sempre di piu' su una dimensione autoritaria e populistica. Si tratta in realta' di una vera e propria 'controriforma' che riduce la democrazia a 'gradimento' e vuole cittadini passivi. Noi invece vogliamo una democrazia fondata sulla partecipazione responsabile e su dei cittadini attivi. La difesa e l'allargamento della democrazia sono temi che interrogano non solo l'Italia, ma anche la dimensione europea e globale. Alla preoccupazione per le possibili conseguenze di questa riforma si sommano le riserve sui contenuti e sul modo con cui e' stata costruita la Costituzione Europea, la forte critica dello smantellamento delle organizzazioni internazionali democratiche come le Nazioni Unite e l'opposizione alla mercificazione dei diritti sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani. In un'epoca in cui la globalizzazione neoliberista subordina la democrazia alle esigenze del mercato ed alle logiche privatistiche, e la politica si lascia condizionare dall'economia e dai mercati, la nostra prospettiva invece e' quella di allargare gli strumenti e i luoghi di partecipazione e di democrazia rimettendo al centro lo spazio pubblico ed il protagonismo dei cittadini. A favore di un allargamento degli spazi della democrazia e della partecipazione e contro questa riforma della Costituzione la Tavola per la solidarieta' lancia questo appello con l'invito alla mobilitazione a partire dal prossimo 2 giugno, Festa della Repubblica, con iniziative in cento citta' italiane e per la raccolta di un milione di firme entro il 2005... Sei si' per la democrazia: - si' a una nuova frontiera della democrazia diretta, dal basso e partecipata, fondata sull'autogoverno e la sussidiarieta'; - si' alla riforma e alla civilizzazione della politica che favoriscano la partecipazione, la collaborazione, la cooperazione; - si' a un federalismo solidale e dal basso, per i diritti di tutti e la solidarieta' in tutte le regioni; - si' alla promozione della cittadinanza attiva e dell'interesse generale per la partecipazione dei cittadini alla vita politica e democratica; - si' a politiche sociali a difesa dei diritti e dei beni comuni che mettano al centro i diritti dei cittadini; - si' a una politica per la pace e per la solidarieta' internazionale per un ruolo diverso dellíItalia nel mondo. Sei no alla controriforma della Costituzione: - no alla riforma di pochi e per fini elettorali perche' le regole di tutti vanno decise da tutti; - no al premierato assoluto che sacrifica la democrazia ad un modello autoritario; - no al pasticcio istituzionale e all'assenza di contrappesi che paralizza le istituzioni e vanifica il principio della separazione dei poteri; - no alla riduzione e alla diseguaglianza dei diritti che porta alla nascita di venti Italie, mettendo fine all'universalita' dei diritti; - no alla distruzione delle politiche sociali e dei beni comuni ridotti a merce e servizi da comprare in una logica di mercato; - no al coinvolgimento nelle guerre affinche' l'art 11 della Costituzione sia la guida della politica estera italiana". * Questo riportato, in una brevissima sintesi, e' l'appello promosso dalla Tavola per la solidarieta', con l'invito alla mobilitazione per allargare gli spazi di democrazia e bloccare la controriforma della costituzione repubblicana. Della Tavola fanno parte un vastissimo arco di associazioni, ong, onlus, ecc. unite nell'intento di rimettere la solidarieta' al centro della politica e della societa', del rapporto tra cittadini ed istituzioni, tra popoli e culture, tra le persone. Sul sito www.tavolaperlasolidarieta.it tutti i documenti completi della campagna, che ritiene fondamentale che il nostro ordinamento si fondi sui diritti, la solidarieta' internazionale, la pace; oltre la possibilita' di firmare direttamente la petizione. Non sprechiamo questa nuova opportunita' faticosamente costruita dal basso. 7. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: LA PROPOSTA DI GANDHI COME SINTESI DI ORIENTE E OCCIDENTE PER USCIRE DALLA VIOLENZA [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) per questo intervento. Enrico Peyretti e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; e' disponibile nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico Peyretti ha curato la traduzione italiana), e una recente edizione aggiornata e' nei nn. 791-792 di questo notiziario; vari suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org. Una piu' ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731 del 15 novembre 2003 di questo notiziario] Sono convinto che Gandhi e' una grande sintesi viva tra oriente e occidente, nel meglio che l'umanita' ha prodotto su queste due vie di pensiero e civilta'. Gia' la sua biografia e' indicativa di cio'. L'umanita', insieme alle violenze che ha compiuto e compie, non cessa di chiedersi: come uscirne? Uscirne di lato, evitandola? Schiacciarla? Uscirne verso l'alto, o verso l'intimo? Sopportarla, attendendo? Uno degli appelli classici alla nonviolenza sono quelle risposte paradossali alla violenza (offrire l'altra guancia, dare anche la tunica, fare un miglio in piu') che Gesu' propone entro il Discorso della montagna (Matteo 5, 38-42; Luca 6, 29-30). Come interpretarli? Ecco due diverse letture. Walter Wink, biblista statunitense, li spiega, in base al contesto sociale e politico del tempo, come schiette azioni di forte resistenza nonviolenta inventate e proposte da Gesu' (1). Eugen Drewermann, famoso teologo e sociopsicologo tedesco, nel suo interessantissimo e ricco libro sulla guerra (2), da' un'altra interpretazione. Secondo lui, Gesu' direbbe: se credi veramente in Dio non ti devi difendere; Dio e' piu' potente di tutto cio' che ti puo' spaventare. La prima interpretazione e' di tipo attivo, piuttosto occidentale, la seconda fiduciosamente passiva, di tipo mistico, piuttosto orientale. Questa seconda lettura mi ricorda l'espressione in cui si racchiude il sofferto itinerario (dal nazionalismo, al pacifismo, alla collaborazione nell'attentato a Hitler) di Bonhoeffer sulla pace: "Osare la pace per fede". Voleva dire non difendere il diritto? Sacrificare alla pace giustizia e verita'? No, per lui la pace implica lotta, ma la lotta non implica guerra. Voleva dire che la pace e' anzitutto obbedienza al comandamento di Dio; che e' un fatto spirituale prima che diplomatico e politico; che "non si lascia mai e poi mai garantire", perche' "e' il contrario della garanzia... infatti deve essere osata". Percio' propose, gia' nel 1934, lui tedesco, un grande concilio ecumenico di tutte le chiese cristiane perche' "il mondo debba udire la parola della pace" e "la chiesa di Cristo tolga, nel nome di Cristo, le armi dalla mano dei suoi figli" (3). Se fosse stato ascoltato, forse una forza profonda di pace sarebbe intervenuta nella storia tragica di quegli anni. Tolstoj, che e' alle origini del pacifismo occidentale contemporaneo, ad ispirazione religiosa, vedeva il centro del Vangelo nella parola di Gesu': "Non resistere al male" (oppure "al malvagio"; Matteo 5, 39). Nel 1991, il cardinale Biffi, sulla scorta del filosofo russo Solov'ev (morto nel 1900) condanno' Tolstoj giudicando la nonviolenza come antievangelica e ingiusta perche' rifiuterebbe di difendere i deboli e lascerebbe mano libera ai prepotenti. Sono critiche alla nonviolenza che ritornano periodicamente, anche da parte di persone serie. Ma Tolstoj aveva gia' risposto cento anni prima, scrivendo che il Vangelo proibisce la resistenza "con la violenza" (4). Nel pacifismo religioso di Tolstoj restava aperta la ricerca di altre forme di resistenza, che Gandhi sviluppera', ma non c'era unilateralismo spiritualistico, non c'era la resa alla violenza storica. * Certo, se pensiamo che l'unica resistenza alla violenza possa essere la contro-violenza, allora la nonviolenza sarebbe una non-difesa (come mi disse un alto ufficiale). Ma non e' affatto cosi'. La nonviolenza matura e' lotta per la giustizia coi mezzi giusti, e non quelli violenti. La lotta nonviolenta deve e vuole cercare, e puo' realizzare, un'efficace difesa delle vittime, e non solo una testimonianza-martirio. Forse in misure diverse, i due elementi, religioso e politico, mistico e storico, di fede e di azione, di accoglienza e di creazione, sono presenti nei pacifisti religiosi Tolstoj e Bonhoeffer, che rappresentano due culture, due forme religiose, due momenti storici. Ora, quella interpretazione che Drewermann da' delle parole di Gesu', da' l'impressione che si ricava a prima vista da Bonhoeffer e da Tolstoj, di un pacifismo tutto religioso: la scelta pratica della pace sarebbe un atto religioso. Si sviluppera' anche in politica, ma e' fondata nella fede religiosa. Se vogliamo, aggiungiamo anche La Pira, con la sua fede semplice e fortissima. E' proprio cosi'? E' cosi' anche in Gandhi, in Capitini? Drewermann riprende la tesi (sottolineata da Vattimo nella Introduzione, p. 10) che le religioni monoteiste, mediterranee e occidentali, in quanto portatrici di una "rivelazione", sarebbero percio' "sorgente di violenza infinita e di prepotenza. Il Dio d'amore diventa il Dio dei dogmi" (p. 133). (Questa tesi si puo' discutere sotto alcuni aspetti, ma non e' il caso in questo punto del discorso). Il buddhismo, invece, che non formula dottrine e verita' assolute, o l'hinduismo, che descrive il divino in molti e sempre diversi modi (cfr. p. 136), non avrebbero questa intrinseca tendenza alla violenza. Purtroppo, nella storia, anche queste religioni hanno potuto essere usate, a volte, per compiere e giustificare violenze (5). I diversi modi di concepire la realta' e la vita influiscono certamente sul prevalere di atteggiamenti di violenza o nonviolenza, ma non lo determinano in tutto e per tutto ne' in un senso ne' nell'altro. Inoltre, Drewermann vede nell'occidente, insieme a quel fattore religioso, la violenza del capitalismo, che consiste nella continua espansione della crescita e conquista di spazi e di potere, in una assurda ossessiva dipendenza dalle cose esterne. Dunque, la pace come rinuncia creativa alla violenza non sembra possibile all'attivismo dell'uomo occidentale, il quale intende difendere con tutti i mezzi, anche violenti, le sue conquiste materiali insieme ai preziosi diritti umani, che ha saputo individuare e formulare. La rinuncia alla violenza sembra invece possibile allo spirito contemplativo orientale, che cerca la pace interiore nella liberazione dalle necessita'. Se cio' e' vero molto in generale, oggi constatiamo che il capitalismo fa presa anche sui popoli di civilta' orientale, e che nelle ricche societa' occidentali serpeggia la simpatia per lo spirito orientale. In ogni modo, il suggerimento gandhiano consiste nel superare la violenza arricchendo l'interiorita' senza nessuna rinuncia alla politica della giustizia e alla difesa dei diritti della dignita' umana. La tradizione avviata da Gandhi, su antiche basi spirituali attualizzate, e' oggi presente e desta crescente interesse in tutti i paesi del mondo, e in tutte le civilta' e religioni, compreso l'islam (Allah e' grande, e' il piu' grande, percio' non prendo ordini estremi da nessun potere umano; cfr p. 143). In essa, il tradizionale misticismo orientale si sposa senza insuperabili contrasti col realismo occidentale. * Il gandhismo (parola che Gandhi non vorrebbe sentire) e' dunque una linea multiculturale, e interculturale, ricca di tolleranza positiva (sollevare, non solo sopportare). Ai cristiani ha fatto riscoprire la nonviolenza evangelica: le due diverse interpretazioni che ne danno Wink (Usa) e Drewermann (Germania), sono componibili se riportate all'interno della ricca tradizione gandhiana. Musulmani ed ebrei sono sollecitati a riconoscere semi di nonviolenza attiva nel vivo delle proprie tradizioni. Settori aperti e attivi dell'occidente ricco e forte, della sua cultura politica e anche economica, riconoscono nella nonviolenza gandhiana la condizione necessaria per la sopravvivenza, con maggiore giustizia, insieme all'umanita' intera, del mondo contemporaneo che l'occidente ha costruito in modo geniale ma non innocente. Ma l'interculturalita' dell'eredita' di Gandhi non e' una semplice sommatoria irenica di dati. Ha anche un'energia critica, che migliora cio' che accoglie e lo vaglia in base a valori universali. Dell'occidente Gandhi contesta non lo spirito di azione e progresso, ma la soggezione dell'uomo alle macchine, alla possessivita' che rende nemici, che aliena, e spinge alla violenza. Dell'oriente Gandhi contesta la passivita' e rassegnazione a strutture ingiuste, discriminanti, giustificate con tradizioni religiose. Dell'uno e dell'altro sa cogliere gli elementi piu' positivi. Certamente Gandhi ha e afferma una concezione religiosa della vita, che e', in sostanza, il senso della profonda unita' del tutto (simile sara' la religione di Capitini), ma il suo apporto puo' benissimo essere inteso, accolto e proseguito come un'opera essenzialmente razionale e un "metodo politico" (6), ricchi di saggezza, umanita', giustizia, quindi anche di spiritualita' non unicamente religiosa; come un modo sapiente, concreto e buono di gestire i conflitti umani in modo piu' felice, meno doloroso. Senza la pretesa di trovare la formula magica, possiamo dire che l'esperienza e la riflessione di Gandhi possono valere molto, oggi e domani, per unire i popoli, nel rispetto delle belle diversita'; per collegare le religioni, nel dialogo rispettoso, e nella collaborazione morale; per far intendere tra loro, su serie basi umane universali, persone e culture religiose con persone e culture umanistiche non religiose. * Note 1. Walter Wink, Rigenerare i poteri, discernimento e resistenza in un mondo di dominio, Emi, Bologna 2003. Ne ho riassunto il senso in "il foglio" n. 313, giugno-luglio 2004, col titolo Gesu' non era scemo. Giorgio Barazza e Angela Dogliotti ne hanno scritto su "Azione Nonviolenta" n. 8-9, agosto-settembre 2004, e n. 10, ottobre 2004. 2. Eugen Drewermann, La guerra e' la malattia, non la soluzione, Claudiana, Torino 2005, p. 137. 3. Si veda Paolo Ricca, Le chiese evangeliche e la pace, Edizioni Cultura della Pace, Fiesole (Fi) 1989, pp. 78-86. 4. Lev Tolstoj, Il Regno di Dio e' in voi, Bocca, Roma 1894, riedito da Publiprint e Manca nel 1988, p. 50. Uguale chiarimento viene da Pier Cesare Bori, in Tolstoj oltre la letteratura, Edizioni Cultura della Pace, Fiesole (Fi) 1991, p. 102. Ne ho scritto in La politica e' pace, Cittadella editrice, Assisi 1998, pp. 169-172. 5. Oltre recenti casi in India, si possono vedere, per il buddhismo, tre casi segnalati da Daniel L. Smith-Christofer, La nonviolenza nelle religioni. Dai testi sacri alle tradizioni storiche, Emi, Bologna 2004, pp. 46-49. 6. Cosi' lo chiama Gandhi stesso. Cfr Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza. Una filosofia della pace, Plus - Pisa University Press, Pisa 2004, pp. 250-252 e 256-258. 8. RIFLESSIONE. PAOLO CANDELARI: PERCHE' IL 12 GIUGNO NON ANDRO' A VOTARE [Ringraziamo Paolo Candelari (per contatti: paolocand at libero.it) per questo intervento. Paolo Candelari, presidente del Movimento Internazionale della Riconciliazione, e' una delle piu' conosciute e stimate figure della nonviolenza in Italia. Il Movimento Internazionale della Riconciliazione (in sigla: Mir in Italia, Ifor - International Fellowship of Reconciliation - a livello internazionale) e' uno dei principali e piu' autorevoli movimenti nonviolenti] Perche' il 12 giugno non andro' a votare. 1. Perche' ritengo che l'inizio della vita sia un mistero, e meno l'uomo ci mette le mani, meglio e': nella nostra concezione onnipotente, riteniamo tutto manipolabile; non ci rendiamo conto di come cio' che chiamiamo natura sia il risultato di equilibri estremamente complessi, raggiunti in milioni di anni, e ogni volta che li tocchiamo, dovremmo chiederci se siamo certi delle conseguenze, e dei pericoli che puo' comportare. E' per questi motivi che molti di noi si battono giustamente contro le manipolazioni genetiche di piante ed animali. Ma a maggior ragione dovremmo opporci alla manipolazione sull'uomo, alla modifica dei processi naturali che portano alla nascita della vita. Siamo sicuri che portare la fecondazione fuori dal suo ambiente naturale, in una asettica provetta, sia senza conseguenze sullo sviluppo futuro del bambino? Che il congelamento dell'embrione sia del tutto ininfluente? Che non ci sia uno scambio tra madre e figlio sin dall'inizio del concepimento? 2. Perche' l'embrione non e' un grumo di cellule paragonabile ad "una foglia d'insalata", come mi e' stato detto ad un banchetto di "referendari": cio' e' contrario ad ogni evidenza scientifica, qui la religione non c'entra. E' una vita umana, non in potenza, ma in atto, perche' esso non e' che l'inizio di una evoluzione che proseguira' e diverra' un bambino, poi un adulto, infine un vecchio e un giorno morira': e ogni stadio e' sempre diverso dal precedente, ma sempre della stessa vita umana, dello stesso individuo si tratta. E tutti quelli e quelle che disquisiscono su quando l'embrione diventa persona, se quando iniziano le relazioni sociali, quando inizia l'autocoscienza, ecc. questi si' mi paiono come quei teologi dell'antichita' che si chiedevano in che momento Dio immettesse l'anima nel corpo, per poter decidere cinicamente, a tavolino, chi avesse dignita' di vivere e chi no. Io non so quando il feto divenga persona, ne' quando al corpo venga data l'anima, ma nel dubbio scelgo la massima sicurezza: il mio modo di ragionare e' rozzo e materialista: dall'inizio alla fine e' una vita umana in divenire, a cui nessun altro essere umano ha diritto di por termine. 3. Perche' sono contrario alle sperimentazioni su esseri umani. Uno dei "leit-motiv" di questa campagna referendaria e' che questa legge vieterebbe la ricerca sulle cellule staminali, condannando percio' stesso i malati di varie malattie oggi incurabili a rimanere senza cure che sarebbero invece a portata di mano. Cio' e' falso. La ricerca puo' essere fatta e viene fatta prelevando cellule staminali adulte e riproducendole; in ogni caso l'equazione "avere tanti embrioni come cavie = curare malattie incurabili" e' falsa; per ora ben poco si sa delle possibilita' di arrivare a conclusioni da queste ricerche. Sono peraltro convinto che nessuno di noi (non certo io) accetterebbe di essere curato grazie all'utilizzo di cavie umane: siamo giustamente contrari all'utilizzo di cavie animali, a maggior ragione dovremmo esserlo per quelle umane. Quello che e' certo e' che l'enorme possibilita' di usare embrioni che si e' creata da quando si e' diffusa la pratica della fecondazione artificiale va incontro all'interesse di case farmaceutiche, centri di ricerca e aspiranti dott. Stranamore, che da questa attivita' sperano di lucrare per fare esperimenti di tutti i generi, compresi, e' inutile nasconderselo, quelli sulla clonazione umana. 4. Perche' mi spaventa proprio la prospettiva della clonazione umana: e non ditemi che si tratta di fantascienza: gia' si parla di produzione in laboratorio di umanoidi da cui prelevare organi, sempre a fin di bene, ovviamente. Mi si risponde che col referendum non verrebbe consentita la clonazione umana: gia', ma questo sara' il prossimo passo: del resto se si proclama che l'etica non puo' fermare la scienza quali ragioni dovrebbero impedirla il giorno che divenisse possibile? Fermiamoci in tempo; o domani ci troveremo con guai peggiori dei mali che oggi vogliamo curare. 5. Perche' la scienza non e' infallibile. Gli scienziati sono uomini fallibili come tutti gli altri: del resto quale e' il limite di fronte a cui la scienza si deve fermare? per i promotori semplicemente non esiste: tutto cio' che e' scientificamente possibile, o viene ritenuto tale, e' lecito. E chiunque mette in discussione questo assunto, presentato come il dogma di una nuova religione, viene tacciato di integralismo, di fondamentalismo. Chi ci salvera' dall'intolleranza dei (sedicenti) tolleranti? Cio' di cui sta discutendo, e' per me follia, delirio di onnipotenza; e tutto sfruttando il sacrosanto desiderio di molte coppie di avere un figlio proprio. Ma che senso ha, mi chiedo, volere un figlio ad ogni costo, senza neanche sapere chi e' il padre (l'eterologa)? Non sarebbe meglio adottare un bimbo abbandonato, piuttosto che farselo fabbricare in laboratorio? 6. Per una ragione piu' strettamente politica: il referendum e' il peggior strumento per affrontare questioni cosi' complesse come la fecondazione artificiale, la liberta' di ricerca scientifica, l'etica della vita. Le posizioni al riguardo son ben piu' di due e non possono ridursi ad un si' o un no secco. Occorre un dibattito approfondito, una reciproca capacita' di ascolto e di attenzione; soprattutto, fermo restando che ognuno debba seguire liberamente la propria coscienza, la soluzione legislativa deve tener conto di tutte le posizioni, ed essere il risultato di un largo consenso, non l'imposizione di una risicata maggioranza, che non sarebbe neanche tale. Dunque dico no all'ennesima "guerra di religione" imposta dai radicali, che pretendono di dividere manicheisticamente il mondo tra "buoni", laici e positivisti, e "cattivi", oscurantisti e "talebani" (la calunnia e' da sempre la loro arma politica preferita). E il 12 giugno, in piena consapevolezza e liberta', esercitero' il mio pieno diritto di fare politica rifiutando un referendum che disapprovo. 7. Una parola infine sulla questione del "clericalismo". Come potete vedere, nelle mie argomentazioni non ho tirato fuori alcun motivo religioso o di fede. Io ho sentito parlare per la prima volta di questi temi nel lontano 1986, in un convegno degli allora neonati "verdi", da Jeremy Rifkin. Oggi si sente dire che solo i cattolici sono contro il referendum, e cosi' la complessa questione dell'etica della vita, della cura dell'infertilita', e della liberta' di ricerca si riduce a quella dell'ingerenza della chiesa nella cosa pubblica. Da una parte ritengo che fare della chiesa cattolica l'unica paladina delle ragioni della vita e dell'etica sia un regalo troppo grosso, e non sempre meritato; dall'altra dico: fortuna che c'e' la chiesa a sostenere queste ragioni, soprattutto di fronte al silenzio di chi dovrebbe parlare e invece tace, o, lasciandosi trascinare dalla polemica anticlericale, e dal livore, magari anche motivato, contro la chiesa cattolica, si mette acriticamente al seguito di una mentalita' (e non e' solo una mentalita', sono anche ben corposi interessi) scientista a oltranza, che vorrebbe eliminare il concetto stesso di etica. 8. La legge 40 e' sicuramente emendabile e migliorabile, ma oggi c'e' in gioco qualcosa di molto piu' importante: affermare che la scienza ha un limite, che non tutto cio' che e' possibile e' lecito, che il progresso non puo' essere infinito, che alfine c'e' un'etica della responsabilita' che deve ispirare il nostro agire. Per questo ritengo che la eventuale sconfitta di chi ha voluto il referendum avrebbe una portata ben piu' vasta dei singoli quesiti, come lo fu il "no" al nucleare. Nonviolenti, ecologisti, ambientalisti: sveglia! Non dovreste essere voi in prima fila su questi temi? O quantomeno perplessi di fronte a chi vuol sostituire il dogma dell'infallibilita' divina con quello dell'infallibilita' della scienza. 9. RIFLESSIONE. PEPPE SINI: PERCHE' IL 12 GIUGNO ANDRO' A VOTARE Andro' a votare al referendum, e votero' per abrogare alcune norme contenute nella legge 40 del 2004. * Non brevi alcune premesse Premessa prima. Esprimo anch'io le mie personali opinioni, so che altre ed altri pensano diversamente, ogni opinione ascolto con rispetto, qui dico non piu' che la mia. Su temi cosi' impegnativi non ci si puo' affidare a principi di autorita', ma con scienza e coscienza assumersi ciascuna e ciascuno la propria responsabilita'. * Premessa seconda. Si vota per abrogare o mantenere alcune parti della legge 40 del 2004 che reca disposizioni in materia di procreazione medicalmente assistita. Non si vota sulla scienza, sulla morale, sulla religione, sul diritto, sull'antropologia; non si vota ne' per imporre una visione del mondo, ne' per negarne altre; si vota per abrogare o meno alcune specifiche parti di una specifica legge. Non si vota perche' vi siano o non vi siano regole, si vota per abolire o confermare alcune specifiche norme. Inoltre: chi vota si' ai quesiti proposti non vota per costringere qualcuno a fare qualcosa, ma solo per abrogare alcune norme di legge che proibiscono a tutte e tutti di fare qualcosa. Infine: anche astenersi dal voto e' un modo legittimo di esprimersi, sebbene l'efficacia giuridica di questa scelta sia assai piu' debole (nel senso che un prevalere del non voto rende nullo il referendum, ma non impedisce che la legge possa essere successivamente modificata in Parlamento) e la sua interpretazione assai piu' incerta rispetto ad un pronunciamento esplicito con un si' o con un no (poiche' la non partecipazione al voto nessun parere positivamente esprime). * Premessa terza. Per decidere se abrogare o mantenere alcune parti di una legge non e' buon criterio fondarsi su argomenti estrinseci o accessori. Che Tizio voti in un modo, non implica che il nostro voto debba dipendere dalla simpatia o antipatia per quella persona o la sua parte; che taluni sostenitori di una o altra scelta di voto o non voto dicano colossali sciocchezze, non implica che chi per quella scelta si decide condivida per questo anche quelle sciocchezze. * Premessa quarta. Personalmente ritengo legittimi tutti i pronunciamenti: il si', il no, la scheda bianca (l'astensione in senso stretto), la scheda nulla, la non partecipazione al voto. Trovo invece insensato che alcuni pretendano di impedire ad altri di pronunciarsi e di impegnarsi per le loro idee: ad esempio trovo scandaloso e totalitario che qualcuno abbia espresso l'auspicio che si imponesse il mutismo al presidente della Conferenza episcopale (cattolica) italiana; quel diritto di esprimere le proprie opinioni e cercare di persuadere altri della loro bonta' deve valere per tutti, poi liberi tutti di concordare o dissentire. * Premessa quinta, ed ultima. Nella riflessione in corso non mi sembra che vi sia una parte depositaria dei valori, e un'altra parte ai valori indifferente; come non mi sembra che vi sia una parte a favore della scienza e una parte che alla scienza si oppone; come non mi sembra che vi sia una parte impegnata per il diritto e una parte contraria ad ogni diritto; ed infine: non mi sembra che ci sia una parte "per la vita" e una parte "per la morte". Magari le cose fossero cosi' semplici. Aggiungo che personalmente non credo nella pretesa "neutralita'" della scienza: e' per me ovvio che in merito all'agire degli scienziati e dei tecnici - Hiroshima docet - e' doveroso esprimere una valutazione morale, e che l'impresa scientifica e tecnologica deve essere regolata da norme deontologiche e giuridiche. Inoltre, e' per me ovvio che sono inammissibili il delirio di onnipotenza, lo sfrenato consumismo, la violenza contro l'umanita' e la biosfera. Ancora, e' per me ovvio che il senso del limite e' costitutivo dell'umana liberta', e il riconoscimento del limite e' tanta parte dello splendore della dignita' umana. Infine, personalmente sono un sostenitore del fallibilismo nell'ambito della teoria della conoscenza, deducendone anche le logiche conseguenze nell'ambito della ragion pratica e quindi anche delle scelte politiche ed economiche. C'e' bisogno di aggiungerlo? Penso che la scelta della nonviolenza, l'accostamento alla nonviolenza, la pratica della nonviolenza, si estrinsechi anche (non solo, ma anche, e per quanto mi concerne soprattutto) nella volonta' di adoperarsi per contrastare e quindi diminuire la violenza nel mondo, recare aiuto a chi di aiuto ha bisogno. * Breve un'opinione sulla legge Detto tutto questo, le mie modeste, personali opinioni sulla legge e sul referendum, in breve, sono le seguenti. Credo che la legge 40/2004 sia una legge per molti aspetti pessima; fosse stato ammesso il referendum per abrogarla in toto credo che avrei votato si'. Non perche' in materia di tecnologie riproduttive non debbano esservi regole e limiti, ma proprio perche' vorrei regole sagge (ovvero misericordiose) e limiti efficaci (ovvero ragionevoli). Avrei votato si' per abrogare l'intera legge sulla base di tre principi: a) un principio di precauzione: mi sembra che la legge 40/2004 sia una legge inadeguata e contraddittoria, succube di un'ideologia scientista e immorale, autoritaria e violenta, dagli esiti perversi. Vorrei che in materia di tecnologie riproduttive ci fosse piu' responsabilita', piu' cautela, piu' umanita'. Sono un assertore del principio "in dubio, contra projectum"; sono un assertore del "principio responsabilita'" su cui ha scritto pagine magnifiche Hans Jonas; nel corso di molti anni ho letto e meditato con profitto la straordinaria riflessione su questi temi da molti anni promossa dal pensiero femminista (ad esempio Adrienne Rich; ad esempio Franca Ongaro Basaglia; ad esempio Silvia Vegetti Finzi; ad esempio Maria Luisa Boccia e Grazia Zuffa nel loro libro del 1998, L'eclissi della madre, un libro che tutti gli elettori e le elettrici chiamati al referendum dovrebbero aver letto). b) un principio di legalita': mi sembra che la legge 40/2004 sia una legge che contraddice (e destruttura, aprendo varchi di anomia) norme e principi contenuti in leggi fondamentali del nostro ordinamento giuridico; mi sembra inoltre che essa contenga al suo interno contraddizioni cosi' flagranti da provocare situazioni di vero e proprio "doppio vincolo", irragionevoli, patogene, che mettono in conflitto legalita' positiva e diritti sostanziali. Mi sembra quindi una legge scientemente illegalitaria, un veroe proprio mostro giuridico. c) un principio di dignita' personale: mi sembra che la legge 40/2004 sia una legge patentemente e fin ferocemente ostile alle donne; sia una legge che alle donne (e sono le donne che fanno nascere gli esseri umani) nega radicalmente fondamentali diritti, tra cui quello alla salute; sia una legge che riproduce in forme fin parossistiche un'oppressione sessista che ne' il morale sentire di ogni persona ragionevole, ne' la Costituzione della Repubblica Italiana puo' ammettere. Non voglio essere complice di una legge secondo la quale gli inalienabili diritti umani di una donna, persona concretamente vivente, possono essere calpestati e annientati in nome dei diritti che vengono attribuiti a un embrione. Questo in breve per quanto attiene alla legge nel suo complesso. * Brevissima una dichiarazione di voto Ma poiche' il referendum per abrogare tout court la legge 40/2004 non e' stato ammesso, restano i quattro quesiti attuali che si riferiscono solo a singole parti, peraltro le piu' controverse, di essa. Essi sono relativi ad una molteplicita' di disposizioni che la legge 40 reca, su ciascuna delle quali ovviamente si puo' svolgere una riflessione specifica approdando a specifiche conclusioni. Ciascun quesito referendario meriterebbe un approfondimento, ma questo articolo e' gia' fin troppo lungo, e cosa io pensi della legge nel suo insieme e' gia' fin troppo chiaro. Concludo quindi con le stesse parole con cui ho iniziato: andro' a votare al referendum, e votero' per abrogare alcune norme contenute nella legge 40 del 2004. 10. RIVISTE. CON "QUALEVITA", LA RIFLESSIONE DI GLORIA GAZZERI Abbonarsi a "Qualevita" e' un modo per sostenere la nonviolenza. Ascoltando la riflessione di Gloria Gazzeri. * "... quattro principi fondamentali... 1. Per opporsi al male occorre impiegare una forza di segno contrario: l'amore e la verita'... 2. Non collaborare con l'ingiustizia... 3. Sara' vinto il male fuori di noi, quando lo avremo vinto in noi... 4. La legge evolutiva specifica dell'uomo e': ama il tuo prossimo come te stesso" (Gloria Gazzeri, in "Qualevita", n. 101, novembre 2002, pp. 7-8). * "Qualevita" e' il bel bimestrale di riflessione e informazione nonviolenta che insieme ad "Azione nonviolenta", "Mosaico di pace", "Quaderni satyagraha" e poche altre riviste e' una delle voci piu' qualificate della nonviolenza nel nostro paese. Ma e' anche una casa editrice che pubblica libri appassionanti e utilissimi, e che ogni anno mette a disposizione con l'agenza-diario "Giorni nonviolenti" uno degli strumenti di lavoro migliori di cui disponiamo. Abbonarsi a "Qualevita", regalare a una persona amica un abbonamento a "Qualevita", e' un'azione buona e feconda. Per informazioni e contatti: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 3495843946, o anche 0864460006, o ancora 086446448; e-mail: sudest at iol.it o anche qualevita3 at tele2.it; sito: www.peacelink.it/users/qualevita Per abbonamenti alla rivista bimestrale "Qualevita": abbonamento annuo: euro 13, da versare sul ccp 10750677, intestato a "Qualevita", via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), specificando nella causale "abbonamento a 'Qualevita'". 11. RILETTURE. ROBIN MORGAN: SESSUALITA', VIOLENZA E TERRORISMO Robin Morgan, Sessualita', violenza e terrorismo, La Tartaruga, Milano 1998, 2003, pp. 250, euro 14,40. Un libro da leggere e rileggere. 12. RILETTURE. ELENA SOETJE: LA RESPONSABILITA' DELLA VITA Elena Soetje, La responsabilita' della vita. Introduzione alla bioetica, Paravia, Torino 1997, pp. 138, lire 13.500. Un agile testo introduttivo, con ampia antologia e bibliografia ragionata. 13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 14. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 947 del primo giugno 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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