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La nonviolenza e' in cammino. 914
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 914
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 29 Apr 2005 00:29:44 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 914 del 29 aprile 2005 Sommario di questo numero: 1. Peppe Sini: Andre Gunder Frank 2. Marco Revelli: Approdare alla nonviolenza 3. Campagna di obiezione/opzione di coscienza: "Scelgo la nonviolenza" 4. Man: Per una risoluzione nonviolenta del conflitto israelo-palestinese 5. Etty Hillesum: Se si vuole 6. Riviste: "Genesis". Anni settanta 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento 8. Per saperne di piu' 1. LUTTI. PEPPE SINI: ANDRE GUNDER FRANK E' stato uno dei nostri maestri. Anche nei suoi libri noi allora giovani trovammo la lucidita' e la passione necessarie all'impresa che ardimmo concepire e che volemmo compiere, e che ha deciso delle nostre vite: scegliere per sempre la parte degli oppressi, rovesciare il mondo rovesciato, liberare Prometeo incatenato, costruire con pazienza la giustizia, aver cura degli uomini e del mondo, esercitare la misericordia. Ma ho un ricordo anche della persona: gia' non eravamo piu' giovani, credo fossero ormai i primi anni '80, non ricordo in quale sala di Milano, a uno degli ultimi congressi del Partito di unita' proletaria per il comunismo, e forse l'ultimo vero; sul palco con Lucio Magri, o con Luciana Castellina, di certo con Samir Amin, non ricordo chi altri ma certo altri c'erano, Lidia Menapace, forse Eliseo Milani che ci ha lasciato alcuni mesi fa, c'era anche Andre Gunder Frank. Non tenne una lunga relazione, prese in mano e srotolo' uno dei manifesti che annunciavano l'incontro, ne enunciavano il tema, e parlando con quell'italiano da poliglotta sapiente di tutte le lingue e le storie e le vite del mondo, accenno' parco, con parole sobrie, alla difficolta' dei compiti dell'ora e all'intreccio tra ogni aspetto del nostro agire e del nostro patire, nostro di tutte e di tutti, poiche' sapeva che unica e' la lotta, unica e la stessa la resistenza all'inumano. Non parlo' molto, e subito si sciolse in un sorriso, in un sorriso si accomiato', come il gatto del Cheshire. Noi nella sala ci scioglievamo in lacrime di commozione, di affetto, di gratitudine. Non ho dimenticato. Come non ho dimenticato quella lezione di Vittorio Emanuele Giuntella a Roma che in un'aula universitaria corrusca e plumbea di scritte murali inneggianti alla piu' bestiale cupio dissolvi ci lesse un suo "piccolo tazebao" con cui, lui ufficiale degli alpini reduce dai Lager nazisti per essersi opposto dopo l'8 settembre all'ordine hitleriano, ci esortava con le parole di Gandhi alla resistenza contro l'inumano; o quella volta che Ernesto Balducci a Viterbo in un afoso pomeriggio lesse per noi la Bambina di Pompei di Primo Levi per scuoterci alla lotta contro ogni torpore, contro ogni barbarie; o quelle righe che mi scrisse Tomaso Serra che aveva combattuto in Spagna per la liberta' di tutti e per tutta la vita era restato fedele alla fraternita' anarchica che a tutti dona e ciascuno degnifica, e che mai cede alla menzogna e all'ingiustizia. Non ho dimenticato. Ma forse qui occorre una chiusa meno solenne, e piu' brechtiana, e sia la seguente: e' a questi volti, a questi gesti, a queste voci che ripenso ogni volta che mi capita di rivedere quel punto di Casablanca in cui Henreid-Victor dice a Bogart-Rick tornato alla lotta antifascista "Ora so che vinceremo". Con gratitudine che non si estingue. 2. RIFLESSIONE. MARCO REVELLI: APPRODARE ALLA NONVIOLENZA [Da "Azione nonviolenta" di dicembre 2004 riprendiamo l'intervento inviato da Marco Revelli al XXI congresso del Movimento Nonviolento svoltosi a Gubbio dal 29 ottobre al primo novembre 2004. Marco Revelli, storico e saggista, figlio di Nuto Revelli, e' docente di scienza della politica all'Universita' del Piemonte Orientale. Opere di Marco Revelli: Lavorare in Fiat, Garzanti, Milano 1989; (con Giovanni De Luna), Fascismo/antifascismo, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1995; Le due destre, Bollati Boringhieri, Torino 1996; La sinistra sociale, Bollati Boringhieri, Torino 1997; Fuori luogo, Bollati Boringhieri, Torino 1999; Oltre il Novecento, Einaudi, Torino 2001; La politica perduta, Einaudi, Torino 2003; (con Fausto Bertinotti e Lidia Menapace), Nonviolenza. Le ragioni del pacifismo, Fazi, Roma 2004. Ha anche curato l'edizione italiana del libro di T. Ohno, Lo spirito Toyota, Einaudi, Torino 1993; un suo importante saggio e' in Pietro Ingrao, Rossana Rossanda, Appuntamenti di fine secolo, Manifestolibri, Roma 1995] Cari amici, con grandissimo dispiacere non posso essere a Gubbio con voi, come invece vorrei, e debbo affidarmi a questo messaggio scritto. Cerchero' dunque di sintetizzare, in poche righe, quello che avrei voluto dire a voce, dunque con il calore proprio di una comunicazione orale, e tra persone che possono guardarsi direttamente l'una con l'altra. * Prima di tutto, permettetemi un accenno di carattere personale. Io non sono "nato" nonviolento, per cosi' dire. La nonviolenza non sta nel mio Dna. Sono nato in una famiglia che aveva nel suo orizzonte valoriale la Resistenza e la guerra partigiana. Mio padre, a cui debbo buona parte della mia formazione etico-politica, aveva incominciato il suo percorso esistenziale come ufficiale di carriera. Aveva creduto nell'esercito. Era partito per la guerra, per quella guerra tremenda che fu la spedizione di Russia - come ripete' piu' volte -, "per vincerla". E quando si accorse del terribile inganno che il fascismo aveva imposto a lui, e a centinaia di migliaia di poveri cristi meno privilegiati di lui, contadini delle nostre vallate, ragazzi strappati ai campi e gettati nell'orrore di una guerra spaventosamente ingiusta, aveva cercato il riscatto in un'altra guerra, salendo in montagna. Guadagnandosi il rispetto di se' con un fucile in mano, come la migliore gioventu' del suo tempo fece. Non l'ho mai sentito fare non dico l'apologia, ma neppure la difesa della guerra, di qualunque guerra, anche di quella che aveva combattuto con convinzione. Era uno strano "guerriero": un guerriero che aveva imparato a odiare la guerra per averla conosciuta fino in fondo, nei suoi orrori. Per come - ripeteva spesso - trasforma gli uomini, anche i migliori, in bestie. E tuttavia - ripeteva anche questo, senza esitazioni - non ripudiava nulla di quella scelta liberamente fatta. L'avrebbe ripetuta senza esitazioni, anche se - e questo e' un altro tratto tipico di quella generazione - aveva combattuto nella convinzione che quella che stava facendo sarebbe stata l'ultima guerra. Che si combatteva una guerra per mettere fine a tutte le guerre. Dunque, come dire?, un disgusto morale, antropologico, vorrei dire, per la violenza, ma non ancora l'assunzione senza se e senza ma della nonviolenza. Un estremo rispetto e una stima incondizionata per uomini come Aldo Capitini - che conobbi dalle parole di mio padre come riferimento etico e modello politico -, ma nello stesso tempo un'accettazione condizionata della nonviolenza, come opzione da praticare fintanto che cio' fosse possibile. Come alternativa virtuosa, ma parziale, non universalizzabile. * Ne' la mia iniziazione alla politica, consumata come per quasi tutti quelli della mia generazione, nel Sessantotto, avvenne all'insegna della nonviolenza attiva e assoluta. Tutt'altro. Il primo volantino che scrissi era intitolato "Guerra alla guerra" (un ossimoro, per molti versi). Marciavamo nelle strade contro la guerra del Vietnam, ma gridando (oggi ci accorgiamo quanto superficialmente) "vietcong vince perche' spara". Eravamo confusi: pacifismo politico, bellicismo esistenziale. O viceversa, non saprei. Certo allora la contraddizione tra le parole d'ordine radicalmente pacifiste che pronunciavamo e i mezzi con cui ritenevano necessario affermare principi indiscutibili di giustizia non ci preoccupava. Anzi, in qualche misura ci esaltava, quasi che la durezza delle forme di lotta fosse garanzia di radicalita' delle soluzioni proposte, o comunque l'unico atteggiamento possibile di fronte alla portata estrema e mortale dei problemi. Leggevamo Guenther Anders e Frantz Fanon senza porci il problema della compatibilita' delle tesi dell'uno o dell'altro. Ammiravamo Gandhi e Malcolm X, come qualche anno prima ci eravamo affidati al mito incrociato di Kennedy e di papa Giovanni, senza interrogarci troppo a fondo sulle differenze etiche e di comportamento tra loro. Vivevamo un tempo di mezzo, il compimento del Novecento e la sua imminente fine, spaccati tra due universi di valori diversi anche se non necessariamente contrapposti, relativamente inconsapevoli di tale natura. * L'approdo alla nonviolenza, dunque, e' stato per uno come me - ma potrei dire: come molti di "noi", generazionalmente segnati - una conquista complessa, persino tormentata. L'esito di un percorso a zig zag, di una serie di confronti con eventi e rotture storiche non facili da decifrare. Il prodotto di emotivita' e di ragionamento, non sempre felicemente coordinati tra loro. L'emotivita' prodotta dalla catena di eventi che hanno definitivamente chiuso il "secolo breve". Il ragionamento, faticoso - perche' pochi dei maestri di ieri ci aiutano in questa delicata traversata -, sulla portata della cesura storica consumatasi. Sul carattere per molti versi inedito del tempo che stiamo vivendo, e sul sistema di "mezzi" adeguati ai fini e ai problemi che questo tempo nuovo ci pone di fronte con perentorieta'. Per dirla con una frase: alle ragioni universali che militano da sempre per la nonviolenza e che hanno fino a ieri prodotto la scelta in questa direzione da parte di un piccolo gruppo di "persuasi" (per usare un termine di Aldo Capitini), determinati da una ragione che assomiglia assai alla Fede; a questo tipo di ragioni, dicevo, che potremmo definire "assolute", si aggiungono ora altre - e clamorose - ragioni, piu' relative, forse, piu' datate storicamente, ma non meno forti, che dovrebbero muovere in questa direzione anche "gli altri", i "perplessi" (per ricorrere ancora a Capitini), quelli come me, in sostanza, che ci arrivano tardi, e fanno fatica a utilizzare il codice nonviolento per giudicare tutte le esperienze storiche. Che stentano ad assegnare, per cosi' dire, valore retroattivo alle sue norme fino a determinare, alla sua luce, il giudizio storico ed etico su eventi come la seconda guerra mondiale, o la Resistenza armata, o le lotte di liberazione di molti popoli nella seconda meta' del secolo scorso. Ma che, nel contempo, sono giunti alla convi'nzione che oggi la riproposizione della violenza come mezzo di sostegno alle ragioni degli oppressi, dei deboli e dei poveri, dei traditi nel bisogno di giustizia e dei vinti di sempre, e' del tutto improponibile. Quale che sia la grandezza della causa con cui la si giustifica. Quale che sia la grandezza dell'ingiustizia contro cui ci si batte. * Alla base di questa convinzione - devo confessare: "nuova" per me -, metterei, per essere sintetico all'estremo, una categoria, o meglio una serie di categorie e una linea di ragionamento, di Ernesto Balducci. Quel passaggio d'epoca che egli definisce attraverso la transizione dall'"uomo delle tribu'" all'"uomo planetario". E che trova il proprio fondamento essenziale (ontologico, direbbero i filosofi) nella scoperta della fragilita' estrema del nostro mondo. Del carattere totalmente "esposto", precario, incerto, della specie umana. La nostra "fragilita' creaturale", come la chiamava, nell'epoca in cui la tecnica ha messo a disposizione dell'umanita' mezzi di distruzione tanto potenti ed estremi, da rendere concepibile e possibile, per la prima volta nella storia universale, la distruzione radicale dell'umanita' per opera dell'umanita' stessa. Questo e' il primo frutto avvelenato - ma anche portatore di possibilita' inedite - che il Novecento ci ha donato. Che il secolo scorso ha prodotto (Hiroshima, Nagasaki, la minaccia concreta dell'olocausto atomico), e che ha anche segnato, in buona misura, la sua fine. Il necessario superamento delle categorie portanti della sua morale e della sua politica. Il necessario rovesciamento, o ridefinizione, di tutti i valori. Il pianeta, nel XX secolo, si e' unificato all'insegna del rischio planetario. E' un dato, che la nostra coscienza non ha metabolizzato a sufficienza. Ne' il percorso si e' arrestato li': all'equilibrio del terrore che quell'innovazione mortale aveva prodotto si e' aggiunta, pochi decenni piu' tardi, la disseminazione possibile; pratica del terrore, che l'apertura del vaso di Pandora della distruttivita', e l'accessibilita' a strumenti di distruzione di massa non piu' solo da parte di poche (tendenzialmente due) "grandi potenze", ma da parte di una folla crescente di "soggetti", statali e no, pubblici e privati, politici o criminali. E' entrata in crisi allora l'idea stessa di politica che aveva dominato quasi quattro secoli di modernita': il paradigma politico fondato sulla forza. Sull'idea che il monopolio della forza (o meglio della violenza) potesse produrre l'ordine e la pace sociale tra gli uomini. Che dal male, monopolizzato dai grandi Leviatani, potesse scaturire un bene per i sudditi: la fine della paura, la tutela della vita, la fine del disordine. * Nel nuovo mondo in cui siamo da poco entrati, il male, anche se monopolizzato, non fa che riprodurre su scala allargata il male stesso. La violenza, maneggiata dai vecchi leviatani, non fa che moltiplicare la paura, l'incertezza, il disordine e lo stato permanente di guerra. E' il primo passo, del percorso mentale di molti "perplessi" di ieri verso la persuasione nelle ragioni strategiche della nonviolenza. A cui se ne aggiunge un secondo: la constatazione del carattere asimmetrico delle grandi contrapposizioni che dividono e spezzano lo spazio unificato globale - il nostro nuovo "spazio sociale" -: l'accumulo di potenza estrema e distruttiva a un polo, la disseminazione di debolezza e poverta' all'altro. Una condizione che rende impossibile, oggi, il confronto tra i due universi, fondato sul mezzo arcaico della forza. Immaginare oggi il confronto globale come un "rapporto di forza" (non voglio neppure dire un confronto militare, o bellico) significa ipotizzare che la parte piu' debole di esso impieghi, nel conflitto, mezzi estremi, come il terrorismo, la tecnica kamikaze, la rappresentazione simbolica estrema del sacrificio proprio e altrui, assimilandosi all'immagine stessa del proprio "nemico". Facendosi simile e talvolta peggiore di esso. Soprattutto perdendo se stesso. La propria identita'. La possibilita' di candidarsi alla definizione dei criteri e delle regole fondamentali dei una societa' davvero "planetaria". * Approdare alla nonviolenza, oggi, vuol dire, per uno come me, il riconoscere la necessita' di un salto estremo - culturale, politico, addirittura, oserei dire, antropologico, relativo cioo' alle forme elementari del comportamento umano - per adeguarci alle caratteristiche del mondo che - anche attraverso la violenza estrema del secolo scorso - abbiamo contribuito a creare. E' in qualche misura, l'unica forma di agire collettivo capace di permetterci di superare le contraddizioni in cui ci siamo avvolti, ma anche per cogliere appieno le potenzialita' che la situazione storica attuale pure contiene. Sta a noi scegliere se, prolungando la logica distruttiva dell'"uomo delle tribu'", prepareremo la nostra futura invivibilita' e barbarie, o se, assumendo il profilo alto dell'"uomo planetario" vorremo lavorare a quell'altro mondo possibile che gia', nella nebbia, intravvediamo. E la scelta passa, non c'e' dubbio, per la porta stretta, ma inevitabile, dell'opzione nonviolenta. Per questo, cari amici, vi auguro di cuore buon lavoro. Perche' dal vostro lavoro dipende molta parte del nostro domani. 3. INIZIATIVE. CAMPAGNA DI OBIEZIONE/OPZIONE DI COSCIENZA: "SCELGO LA NONVIOLENZA" [Ripreso dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org) riproponiamo ancora una volta questo importante appello che gia' pubblicammo nell'ottobre 2002, nel febbraio e nel luglio 2003] MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), Rete di Lilliput, Movimento Nonviolento, promuovono una campagna di obiezione/opzione di coscienza del/la cittadino/a. Obiettivo di questa campagna e' quello di mantenere vivo il diritto all'obiezione di coscienza al militare, in vista dell'attuazione pratica della difesa nonviolenta come alternativa alla difesa armata, e impedire che venga annullato con la "sospensione" dell'obbligo di leva. E' quindi importante passare da un'obiezione di coscienza che interessava i giovani al momento della chiamata al servizio militare ad una obiezione piu' diffusa che coinvolga tutti i cittadini/e. Occorre pertanto che tutti coloro che condividono le nostre scelte di nonviolenza si dichiarino obiettori e sostengano almeno una delle "opzioni positive" come momento di impegno concreto. Segreteria operativa: presso Mir-Movimento Nonviolento, via Garibaldi 13, 10122 Torino, tel. 011532824, e-mail: scelgolanonviolenza at retelilliput.org, sito: www.retelilliput.org/scelgolanonviolenza.asp * La nostra obiezione alle scelte di guerra Il no della coscienza alla violenza organizzata e all'omicidio come soluzione dei conflitti si esercitava fino ad ora, nel nostro paese, soprattutto nella forma del rifiuto del servizio militare, cioe' dell'addestramento ad uccidere. La nuova legge 230 del 1998 sull'obiezione di coscienza al servizio militare, cosi' come quella piu' recente sull'istituzione del Servizio civile nazionale, che compiono alcuni importanti passi avanti nella cultura giuridica dell'obiezione al militare, sono arrivate contemporaneamente all'abolizione pratica della leva e al passaggio graduale all'esercito professionale. Nella nuova situazione che si presenta il cittadino sembra non avere piu' strumenti per esprimere il rifiuto della violenza strutturale e culturale, non solo di quella diretta, e per costruirne il continuo superamento. Ci sono invece da praticare obiezioni e da attuare programmi costruttivi sui due lati della cultura del dominio, il modello economico (della produzione, scambi e consumi) e il modello difensivo (della tutela da aggressioni e della tutela del diritto). Percio' ci sembra urgente un rinnovato impegno, coordinato e coraggioso, per una nuova Campagna di obiezione di coscienza alle guerre e di opzione nonviolenta per il disarmo economico e militare, che sia contemporaneamente di resistenza al nuovo militarismo e di costruzione dell'alternativa nonviolenta. La campagna si articola su due punti: 1. Una dichiarazione di obiezione di coscienza nella quale ci si dissocia dalla politica di difesa del nostro paese e dalla Nato, evidenziando l'incostituzionalita', l'immoralita' intrinseca di scelte aggressive e la funzionalita' al sistema economico di rapina nel confronti dei Paesi impoveriti del sud del mondo; da parte delle donne accompagnata da una dichiarazione di rifiuto esplicito della cosiddetta "pari opportunita'" di servire nell'esercito, da parte dei/delle giovani che scelgono il servizio civile accompagnata da una dichiarazione che metta in evidenza come la scelta fatta sia inconciliabile con il servizio militare, escludendo la possibilita' di "richiami" in caso di guerra. 2. Una dichiarazione di opzione per la nonviolenza attiva che si concretizzi attraverso l'assunzione di impegni nel campo della formazione ed educazione alla pace e alla nonviolenza, dell'obiezione di coscienza alle guerre, nella disponibilita' a partecipare e/o sostenere azioni nonviolente e nel campo del consumo critico e dell'economia nonviolenta. La Campagna si pone come primo termine il 31 dicembre 2004, data entro la quale vi sara' una verifica del raggiungimento degli obiettivi delle singole campagne e di quanto si sara' riusciti ad ottenere in campo istituzionale sul disarmo, sulla difesa civile non armata e nonviolenta prevista dalla legge 230/1998 e sull'economia nonviolenta. * Campagna di obiezione di coscienza alle guerre e di opzione nonviolenta per il disarmo economico e militare Dichiarazione delle cittadine e dei cittadini Al Presidente della Repubblica, Palazzo del Quirinale, 00186 Roma Al Presidente del Consiglio dei Ministri, Palazzo Chigi, 00187 Roma A... Io sottoscritto/a ... nato/a a ... residente a ... come appartenente alla famiglia umana, residente nella Repubblica Italiana fondata sulla Costituzione che sancisce la dignita' inviolabile della persona, il diritto-dovere di lavorare per il bene comune, il ripudio della guerra e la risoluzione pacifica dei conflitti, dichiaro in piena consapevolezza: - di dissociarmi, per motivi di coscienza, dalla politica militare del nostro paese e della Nato che nel decennio 1991-2001, invece di sviluppare una politica di pace planetaria resa possibile dalla svolta nonviolenta del 1989, ha scelto la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti internazionali; - di rifiutare tale politica militare perche' viola la Costituzione italiana e la Carta delle Nazioni Unite, fa scelte belliche omicide e aggressive in luogo delle possibili soluzioni pacifiche, e' funzionale all'attuale sistema politico-economico di dominio e di sfruttamento, aggrava la distanza e i risentimenti tra le culture e i popoli invece di favorirne la comprensione e la cooperazione. Per questi motivi: - dichiaro la mia obiezione di coscienza alle guerre e la mia indisponibilita' a collaborare in qualunque modo al sistema economico-militare che le prepara; - scelgo la nonviolenza come politica capace di promuovere la giustizia e la soluzione pacifica dei conflitti. In coerenza con questa mia scelta mi impegno: * Formazione ed educazione alla pace e alla nonviolenza - A partecipare al servizio civile o come volantario in progetti di difesa civile, mediazione o formazione alla nonviolenza presso i nodi della rete di Lilliput, associazioni o "uffici della Pace" in Italia o all'estero. - A diffondere l'educazione alla nonviolenza e alla gestione nonviolenta dei conflitti in sintonia con il decennio per la nonviolenza indetto dall'Unesco. - A sostenere la nascita e la diffusione di Istituti culturali e scientifici per la pace e i diritti umani. * Obiezione di coscienza alle guerre - A partecipare alla "Campagna di obiezione di coscienza alle spese militari per la Difesa Popolare Nonviolenta" versando il corrispettivo come opzione o obiezione alle spese militari in vista del riconoscimento del diritto di opzione fiscale. - Ad aderire alla "Campagna di pressione banche armate" per un controllo sulle operazioni di finanziamento e di appoggio delle banche al commercio di armi. - Come donna a rifiutare, in maniera esplicita e forte, la cosiddetta "pari opportunita'" di servire nell'esercito. - Come giovane soggetto agli obblighi di leva a scegliere il servizio civile invece del servizio militare dichiarando sin d'ora la mia indisponibilita' di fronte al richiamo in caso di guerra. * Azioni nonviolente - A sostenere iniziative di base di intervento civile e nonviolento nelle realta' di conflitti armati (Campagna Kossovo, Operazione Colomba, Caschi bianchi, Berretti bianchi, Anch'io a Butembo/Kisangani, Tu non tagliare la corda, ecc.), al fine di prevenire e trasformare i conflitti, di riconciliare i contendenti, di difenderli dalla manipolazione degli interessi militari-industriali che intendono far degenerare i conflitti in guerra: a) con la mia partecipazione personale all'iniziativa ... b) col mio contributo finanziario all'iniziativa ... - Ad aderire e/o sostenere i movimenti nonviolenti organizzati. * Consumo critico ed economia nonviolenta - Ad orientare il mio stile di vita al principio della sobrieta' e della semplicita' volontaria. - A indirizzare i miei consumi verso beni prodotti nel rispetto della dignita' dei lavoratori e dell'ambiente. - A boicottare e a cercare di sottrarre risorse a quei settori della produzione, del commercio e della finanza coinvolti nel sistema militare-industriale di dominio, sfruttamento e guerra. - A sostenere la campagna "Sbilanciamoci" tesa a modificare gli indirizzi della legge finanziaria dello Stato riorientando la spesa pubblica a favore di societa', ambiente e pace. - Altro (specificare). Data e firma Spedire copia per conoscenza a Segreteria Mir-Movimento Nonviolento, via Garibaldi 13, 10122 Torino * Indicazioni operative Dopo aver compilato la dichiarazione di obiezione e' importante sostenere almeno una delle opzioni riportate. Si puo' utilizzare lo stesso testo di questa guida, oppure personalizzarlo inserendo delle modifiche. E' indispensabile che copia della dichiarazione e delle opzioni scelte venga inviata a Mir-Movimento Nonviolento, via Garibaldi 13, 10122 Torino, in modo da avere un riscontro sull'andamento della campagna, analizzare statisticamente le opzioni scelte, far valere politicamente questa scelta di obiezione. Il testo sottoscritto va naturalmente inviato tramite posta al Presidente del Consiglio dei Ministri (responsabile delle scelte militari ed economiche) e al Presidente della Repubblica (capo delle Forze Armate), nonche' eventualmente anche ad altri soggetti (partiti politici, sindaci, deputati, giornali, ecc.) per pubblicizzare questa scelta di nonviolenza. * Indirizzi per collegarsi ad azioni e interventi nonviolenti in zone di conflitto e di guerra - Campagna Kossovo: e' una iniziativa che lavora su progetti di riconciliazione in Kossovo. Malgrado la guerra condotta dalla Nato abbia distrutto quello che di positivo era riuscita a creare, la Campagna Kossovo e' nuovamente attiva. Campagna Kossovo per la Nonviolenza e la Riconciliazione, c/o Casa per la Pace, casella aperta 8, 74023 Grottaglie (Ta), tel. e fax: 0995662252. - Caschi bianchi - Operazione Colomba: promuove progetti di solidarieta' internazionale e per i diritti umani a cui partecipano volontari e obiettori di coscienza in servizio civile (caschi bianchi). Operazione Colomba, via della Grotta Rossa 6, 47900 Rimini, tel. 0541753619, fax 0541751624, e-mail: odcpace.apg23 at libero.it - Berretti Bianchi: organizza interventi di pace con la presenza di volontari e con azioni dirette in zone di conflitto. Berretti Bianchi, via F. Carrara 209, 55042 Forte dei Marmi (Lu), fax 0584735682, cell. 3357660623, e-mail: bebitartari at bcc.tin.it, sito: www.peacelink.it/users/berrettibianchi - Anch'io a Butembo/Kisangani: iniziative nonviolente condotte in Africa (Butenbo e Kisangani) dove e' in corso una guerra non dichiarata scatenata perlopiu' da compagnie diamantifere. Questa iniziativa e' organizzata da: Beati i Costruttori di Pace, via Antonio da Tempo 2, 35139 Padova, tel. 0498070699, e-mail: beati at protect.it - Tu non tagliare la corda: azione condotta da "Un ponte per Bagdad" per impedire che avvenga una nuova guerra e per l'abolizione delle sanzioni economiche i cui effetti negativi ricadono soprattutto sulla popolazione piu' debole (ammalati e bambini). Un ponte per Bagdad, via della Guglia 69/A, 00196 Roma, tel. 066780808, fax 066793968, e-mail: posta at unponteper.it, sito: www.unponteper.it * Indirizzi per orientarsi verso un consumo critico ed una economia nonviolenta - Sbilanciamoci: questa campagna promossa dall'associazione Lunaria esercita una pressione sui parlamentari per spostare risorse finanziarie dello Stato a favore delle spese sociali, delle iniziative di pace, alla difesa dell'ambiente. Lunaria, via Salaria 89, 00198 Roma, tel. 068841880, fax 068841859, e-mail: lunaria at lunaria.org, sito: www.lunaria.org - Acquisti trasparenti: significa consumare solo beni di aziende che non sono coinvolte nello sfruttamento di bambini, che non inquinano, che sono rispettose dei diritti dei lavorari. Centro Nuovo Modello di Sviluppo, via della Barra 32, 56019 Vecchiano (Pi), e-mail: coord at cnms.it - Bilanci di giustizia: iniziativa tesa a orientare i gruppi familiari verso un consumo critico e una finanza etica, per cambiare l'economia partendo dalle piccole cose, dai gesti quotidiani. Bilanci di giustizia c/o MAG Venezia, 30175 Venezia Marghera, tel. 0415381479, e-mail: bilanci at libero.it, sito: www.unimondo.org/bilancidigiustizia. * Come partecipare alla campagna di pressione sulle banche armate La campagna e' promossa dalle riviste "Missione Oggi", "Mosaico di Pace", "Nigrizia". Propone un controllo attivo sia sulle operazioni di finanziamento che di semplice appoggio delle banche in esportazioni di armi. Viene richiesto di verificare se la propria banca e' coinvolta nel finanziamento all'export di armi, e in caso affermativo di scrivere una lettera in cui si disapprova questo sostegno al commercio delle armi, riservandosi di chiudere il proprio rapporto in mancanza di una risposta soddisfacente. L'elenco degli istituti di credito e delle banche coinvolte, un fac-simile della lettera da inviare, alcune risposte gia' pervenute da parte delle banche, le somme finanziate, ecc., si possono trovare sul sito: www.banchearmate.it, oppure richiedere a: Banche armate, c/o "Missione Oggi", via Piamarta 9, 25121 Brescia, tel. 0303772780, e-mail: info at banchearmate.it * Come partecipare alla Campagna di obiezione di coscienza alle spese militari per la difesa popolare nonviolenta Questa campagna nata inizialmente (1982) come campagna di obiezione alle spese militari (OSM) si propone come obiettivo ultimo l'opzione fiscale, vale a dire il diritto di non finanziare la difesa armata. Nella forma principale viene richiesto ai partecipanti di sottoscrivere una dichiarazione, effettuare un versamento all'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile e di impegnarsi a detrarre tale somma dalla dichiarazione dei redditi. Per eseguire correttamente questi passaggi, che possono essere diversi a seconda della situazione tributaria del contribuente, e' bene avvalersi della apposita "guida" che puo' essere richiesta a: Campagna OSM-DPN c/o Lega obiettori di coscienza (Loc), via Mario Pichi 1/E, 20143 Milano, tel. 028378817, fax 0258101220, e-mail: locosm at tin.it La campagna OSM-DPN e' promossa da Associazione per la Pace, Beati i Costruttori di Pace, Berretti Bianchi, Comunita' Papa Giovanni XXIII, Lega per il Disarmo Unilaterale, Lega Obiettori di Coscienza, Pax Christi. * Aderisce alla campagna "Scelgo la nonviolenza" la Lega obiettori di coscienza. * MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione) Il MIR (International Fellowship Of Reconciliation - IFOR, nei paesi anglofoni) si definisce movimento a base spirituale, composto da donne e uomini impegnati nella nonviolenza attiva come stile di vita e mezzo di cambiamento personale, sociale e politico. Essi rifiutano l'uso della violenza nonche' la preparazione e la partecipazione alla guerra sotto qualsiasi forma. Dopo la seconda guerra mondiale il MIR, grazie anche all'opera instancabile di Jean e Hildegard Goss-Mayr, cerca vie alternative e nonviolente per conseguire la giustizia e la riconciliazione tra tutti i popoli. In America Latina e' presente con dom Helder Camara e Adolfo Perez Esquivel; negli Stati Uniti con Martin Luther King e Dorothy Day; in Vietman collabora alla resistenza nonviolenta con i monaci buddhisti; in Sudafrica e' presente con Albert Luthuli; in Irlanda con Mairead Corrigan. E inoltre in Medio Oriente, Zaire e Africa Sub-sahariana, Filippine, India, Bangladesh, Madagascar e, dopo il 1989, anche in molti paesi dell'Europa Orientale. A membri del MIR/IFOR per otto volte e' stato conferito il premio Nobel per la pace: - Jane Addams (USA 1931), - Emily Green Balch (USA 1946), - Albert Luthuli (Sudafrica 1960), - Linus Pauling (USA 1962), - Martin Luther King (USA 1964), - Mairead Corrigan (Irlanda del Nord 1976), - Adolfo Perez Esquivel (Argentina 1980), - Rigoberta Menchu' (Guatemala 1992). Il M.I.R. in Italia ha sostenuto Giuseppe Gozzini e Fabrizio Fabbrini, primi obiettori cattolici al servizio militare, e si e' impegnato per il riconoscimento giuridico dell'obiezione di coscienza. Dall'approvazione della legge e' convenzionato con il Ministero della Difesa per far espletare agli obiettori il servizio civile nell'attuazione di programmi di formazione alla pace e alla nonviolenza attiva. E' stato il movimento che ha avviato per primo in Italia la Campagna di obiezione di coscienza alle spese militari (OSM) e si adopera per far conoscere la Difesa Popolare Nonviolenta (DPN) come alternativa alla difesa armata. Gia' contrario alle armi nucleari, all'inizio degli anni '70 il MIR e' stato il primo movimento in Italia a schierarsi contro il nucleare civile. Sito: www.peacelink.it/users/mir, e-mail: mir at peacelink.it * Movimento Nonviolento Il Movimento Nonviolento, fondato da Aldo Capitini dopo la prima "Marcia per la fratellanza tra i popoli" da Perugia ad Assisi del 24 settembre 1961, fin dai suoi primi anni di vita consolida i suoi rapporti con le altre associazioni nonviolente all'estero, diviene sezione italiana della War Resisters' International (Internazionale dei Resistenti alla Guerra). La carta programmatica del Movimento impegna i suoi membri per: - l'opposizione integrale alla guerra; - la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; - lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; - la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui contaminazione e distruzione sono un'altra delle forme di violenza contro l'uomo. Il Movimento Nonviolento ha dal 1964 un suo periodico mensile, "Azione Nonviolenta", che si propone di offrire formazione, informazione e dibattito sulle tematiche della nonviolenza in Italia e nel mondo. Movimento Nonviolento, via Spagna 8, 37123 Verona, sito: www.nonviolenti.org, e-mail : azionenonviolenta at sis.it * Rete di Lilliput "Rete Lilliput, per una economia di giustizia", non l'ennesima associazione ma un'alleanza di gruppi di base, singoli individui, associazioni che si sviluppa dal 1999 grazie alla spinta di un gruppo di coordinamento formato da associazioni e campagne di pressione da sempre impegnate sui temi politico-sociali. La Rete, grazie alla cosiddetta "strategia lillipuziana", ha l'obbiettivo di far interagire e collaborare le oltre 700 esperienze locali che in Italia hanno messo in atto un'agile lotta contro la globalizzazione neoliberista: proprio come ne I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift in cui una miriade di piccoli lillipuziani riesce ad imbrigliare il gigante. Il metodo nonviolento e' lo strumento ineludibile per condurre azioni mirate e concrete di contrasto ad un sistema economico carico di ingiustizie e disuguaglianze. Una struttura leggera, orizzontale e non burocratica e' alla base dell'organizzazione della Rete Lilliput. Una settantina di nodi locali e a livello nazionale i gruppi di lavoro tematici (GLT) strumenti di ricerca e di proposta per approfondire aspetti specifici; tutte le decisioni vengono prese con il metodo del consenso e non a maggioranza. La Rete si costituisce intorno ad un Manifesto di intenti che rappresenta la carta fondamentale. Al suo interno sono tracciate "le strategie d' intervento, di carattere nonviolento, che comprendono l'informazione e la denuncia per accrescere la consapevolezza e indebolire i centri di potere; il consumo critico e il boicottaggio per condizionare le imprese; la sperimentazione di iniziative di economia alternativa e di stili di vita piu' sobri per dimostrare che un'economia di giustizia e' possibile". Sito: www.retelilliput.org 4. INIZIATIVE. MAN: PER UNA RISOLUZIONE NONVIOLENTA DEL CONFLITTO ISRAELO-PALESTINESE [Riproponiamo ancora questo documento del Mouvement pour une Alternative Non-violente (in sigla: Man), il principale movimento nonviolento francese (per contatti: rue de Vaugirard 114, 75006 Paris, tel. 0145444825, fax: 0145445713, sito: http://manco.free.fr). Il testo che presentiamo e' la traduzione del documento con cui la campagna e' stata lanciata a suo tempo in Francia. La campagna e' ora attiva anche in Italia, prossimamente proporremo il testo del documento elaborato e diffuso dalla segreteria operativa italiana della campagna (pubblicato anche nel fascicolo di aprile 2005 del mensile "Azione nonviolenta"). Per informazioni, documentazione e contatti: segreteria operativa campagna Man, c/o Centro studi "Sereno Regis", via Garibaldi 13, 10122 Torino, e-mail: a.alba at areacom.it; si veda anche al sito francese: www.interventioncivile.org e al sito italiano della rete dei corpi civili di pace, www.reteccp.org; utili materiali anche nel sito del Movimento Nonviolento, www.nonviolenti.org e in quello del Centro Gandhi di Pisa e della rivista "Quaderni satyagraha", pdpace.interfree.it] La violenza non e' una soluzione. Israele-Palestina: una forza internazionale di intervento civile: - per rafforzare lo spazio di dialogo degli operatori di pace; - per creare le condizioni di una soluzione politica del conflitto; - per uscire dalla logica di guerra. Agire per una risoluzione nonviolenta del conflitto israelo-palestinese. * La soluzione non sara' militare La coesistenza pacifica dei popoli israeliano e palestinese si basa sullo stabilirsi di relazioni fondate su giustizia ed equita'. Le fondamenta della pace si costruiscono sul terreno delle societa' civili, appoggiandosi alle reti dei cittadini impegnati, in ciascuna delle parti, per la democrazia, la giustizia e il rispetto dei diritti umani. * Ogni violenza e' un ostacolo alla risoluzione del conflitto Impedendo ai cittadini palestinesi di spostarsi, di studiare, di coltivare le loro terre, bombardando i territori e portando "attentati mirati", demolendo le case e distruggendo le coltivazioni, costruendo il muro di separazione, emarginando i loro dirigenti, moltiplicando provvedimenti vessatori ed umilianti, l'azione militare del governo israeliano non fa guerra al terrorismo, ne' ad un esercito, ma ad un popolo. Gli attentati-suicidi organizzati contro la popolazione civile israeliana non sono d'altra parte piu' adatti a costruire una soluzione del conflitto, ne' militare, ne' politica. Certo, l'umiliazione e la disperazione possono condurre dei giovani palestinesi a lasciarsi convincere che di fronte ai carri armati, agli aerei e ai missili che aggrediscono il loro popolo alla luce del sole, commettere attentati-suicidi e' l'ultima soluzione. Ma la ricerca di una pace giusta e duratura non puo' ne' giustificarlo ne' accettarlo. Ciascuno impugna i crimini dell'altro per giustificare i propri assassinii in nome del diritto alla legittima difesa. Alla fine, questa politica doppiamente suicida produce due perdenti. * La pace sara' costruita dagli operatori di pace israeliani e palestinesi e dalle societa' civili. Le societa' civili di ciascuna delle due parti in conflitto sono chiamate a giocare un ruolo decisivo nella ricerca di una soluzione politica che permetta di costruire una pace duratura. Ci sono gia' delle reti di cittadini/e che anche all'interno della propria comunita' hanno oggi il coraggio e la lucidita' di opporsi alla logica di guerra. Queste reti devono godere della solidarieta' della comunita' internazionale. Per tutte queste ragioni, questa campagna deve incoraggiare gli operatori di pace israeliani e palestinesi a riappropriarsi delle poste in gioco del conflitto, oggi confiscate dalla logica di guerra, e permettere di creare le condizioni per una risoluzione politica del conflitto, accettabile da ambo le parti. La creazione e l'invio di una forza internazionale di intervento civile in Medio Oriente mira cosi' ad abbassare il livello di violenza, e a favorire le condizioni per il dialogo delle società civili. * Principi della forza internazionale di intervento civile nonviolento Agire presso le societa' civili Il processo di pace non puo' essere limitato all'iniziativa diplomatica nei confronti dei responsabili politici. E' essenziale che contemporaneamente si attui una strategia di intervento presso le societa' civili, perche' creare condizioni di pace tra i popoli e' urgente tanto quanto favorire il dialogo fra i responsabili politici. Alcune associazioni israeliane e palestinesi operano per la pace e lavorano quotidianamente per il diritto, la giustizia e il dialogo tra palestinesi ed israeliani. E' presso queste associazioni che e' necessaria la presenza di volontari. Esempi di operatori di pace israeliani e palestinesi: - Rabbis for Human Rights: associazione di rabbini che denuncia le ingiustizie fatte ai palestinesi, lavora presso studenti ebrei, sostiene i palestinesi, in particolare al momento della raccolta delle olive. - Arab Educational Institute: associazione palestinese che lavora sullo scambio interculturale, l'educazione alla nonviolenza e alla pace. - Wi'am: associazione palestinese che opera per la risoluzione nonviolenta dei conflitti, per la creazione di impieghi comunitari... - New Profile: associazione femminista israeliana di denuncia della militarizzazione della societa' israeliana e di sostegno agli obiettori di coscienza israeliani. * Una terza parte, un doppio "prendere le parti" Oggi, la linea di frattura non e' fra israeliani e palestinesi, ma tra quelli che in Medio Oriente vogliono privilegiare il "vivere insieme" e quelli che predicano il ripiegamento all'interno della comunita'. In questo senso, l'intervento di una terza parte deve significare, in linea di principio e nei fatti, prendere in considerazione le preoccupazioni legittime delle due parti. La forza internazionale di intervento civile sui due territori di Palestina e d'Israele deve affermare una doppia solidarieta'. * Con il sostegno delle parti in conflitto Il dispiegamento di una forza internazionale di intervento civile non e' pensabile che con l'accordo, o almeno la tolleranza, delle parti in conflitto. La presenza di volontari disarmati non puo' essere percepita ne' come aggressione, ne' come occupazione. * Obiettivi della forza internazionale di intervento civile - Favorire una risoluzione politica del conflitto con azioni di mediazione e di osservazione; - far regredire le paure, abbassare la sensazione di insicurezza. La presenza di volontari internazionali mira a testimoniare l3impegno della comunita' internazionale a fianco delle popolazioni civili per rompere il circolo vizioso della violenza nel quale queste ultime si trovano imprigionate; - dissuadere gli attori armati dei due campi dal commettere atti di violenza contro civili, quali che siano le giustificazioni addotte. Cio' comporta certamente un numero abbastanza alto di volontari. * Sul terreno I volontari non-armati potranno intervenire grazie ad azioni di: - valorizzazione degli operatori di pace e delle loro azioni, al fine di dar loro piu' visibilita' e apportare il sostegno di una terza parte internazionale; - rafforzamento delle condizioni per il dialogo delle societa' civili con azioni di mediazione, di prossimita', al fine di facilitare il dialogo tra le societa' civili israeliana e palestinese; - osservazione del rispetto dei diritti umani in siti sensibili. * Formazione dei volontari Esistono percorsi e metodi di formazione per preparare volontari all'intervento civile di pace. Li addestrano alla risoluzione nonviolenta dei conflitti, all'analisi dei rischi e ai mezzi per affrontarli con metodi nonviolenti. I futuri volontari si preparano a partire in missione con un lavoro sull'atteggiamento personale e il lavoro d'equipe nelle situazioni di conflitto, come pure sui compiti che avranno nell'intervento civile. * L'Unione Europea e l'Onu L'Unione Europea afferma di agire a favore di un mondo multipolare. Essa cerca di uscire dall'opzione militare come soluzione per gestire le crisi internazionali. La risoluzione del conflitto israelo-palestinese e' l'occasione per concretizzare questo orientamento politico. Tuttavia la forza internazionale di intervento civile dovra' ricevere mandato da un'organizzazione internazionale come l'Onu. * Obiettivo Chiedere all'Unione Europea la creazione e l'invio di una forza internazionale di intervento civile nei territori di Israele e Palestina. Questa forza avra il compito di lavorare con gli operatori di pace locali per rafforzare il dialogo tra le societa' civili. A breve termine, noi chiediamo all'Unione Europea uno studio di fattibilita' sulle condizioni di creazione di tale forza. Questa campagna e' realizzata in collaborazione con associazioni per la pace in Israele, in Palesina e in Europa. * A chi si rivolge la campagna Noi chiediamo ai ministri degli esteri, come pure ai responsabili dell'Unione Europea, di: - realizzare uno studio di fattibilita' sulle condizioni di creazione di una forza internazionale di intervento civile in Israele e in Palestina; - mettere in atto tutti i mezzi necessari alla creazione a all'invio della forza di intervento civile, con mandato di un'organizzazione internazionale, e composta da volontari non armati; - condurre un'azione diplomatica presso autorita' israeliane e palestinesi affinche' esse accettino l'invio dei volontari. * Come e perche' sostenere la campagna Per partecipare, avete la possibilità di: - inviare cartoline postali alle autorita' nazionali ed europee, per aiutarci a dimostrare che numerosi cittadini auspicano la messa in atto di mezzi di intervento civile capaci di agire il piu' vicino possibile alle popolazioni; - candidarvi a seguire un corso di formazione all'intervento civile finanziato dalle istituzioni, per testimoniare l'esistenza di un potenziale di volontari per la pace; - ordinare i documenti della campagna e diffonderli nel vostro ambiente; - sostenere finanziariamente il comitato della campagna. * Per contatti: Mouvement pour une Alternative Non-violente (in sigla: Man), rue de Vaugirard 114, 75006 Paris, tel. 0145444825, fax: 0145445713, sito: http://manco.free.fr 5. MAESTRE. ETTY HILLESUM: SE SI VUOLE [Da Etty Hillesum, Diario 1941-1943, Adelphi, Milano 1985, 1996, p. 217. Etty Hillesum e' nata a Middelburg nel 1914 e deceduta ad Auschwitz nel 1943, il suo diario e le sue lettere costituiscono documenti di altissimo valore e in questi ultimi anni sempre di piu' la sua figura e la sua meditazione diventano oggetto di studio e punto di riferimento per la riflessione. Opere di Etty Hillesum: Diario 1941-1943, Adelphi, Milano 1985, 1996; Lettere 1942-1943, Adelphi, Milano 1990, 2001. Opere su Etty Hillesum: AA. VV., La resistenza esistenziale di Etty Hillesum, fascicolo di "Alfazeta", n. 60, novembre-dicembre 1996, Parma. Piu' recentemente: Nadia Neri, Un'estrema compassione, Bruno Mondadori Editore, Milano 1999; Pascal Dreyer, Etty Hillesum. Una testimone del Novecento, Edizioni Lavoro, Roma 2000; Sylvie Germain, Etty Hillesum. Una coscienza ispirata, Edizioni Lavoro, Roma 2000; Wanda Tommasi, Etty Hillesum. L'intelligenza del cuore, Edizioni Messaggero, Padova 2002] Se si vuole influire moralmente sugli altri, bisogna cominciare a prender sul serio la propria morale. 6. RIVISTE. "GENESIS". ANNI SETTANTA "Genesis", rivista della Societa' italiana delle storiche, anno III, n. 1, 2004: Anni settanta, pp. 264, euro 21. Un volume straordinariamente ricco, con saggi, ricerche e contributi di Giovanna Fiume, Anna Bravo, Paola Gaiotti de Biase, Elda Guerra, Emmanuel Betta, Enrica Capussotti, Roberto Bizzocchi, Mario Isnenghi, Alessandra Pescarolo, Ugo Zuccarello, Mary Gibson, Luca Trappolin, Maria Cristina Gramolini, Elisabetta Remondi, Teresa Bertilotti, Giulia Calvi, Elissa Weaver, Micaela Valente, Serena Di Nepi, Silvia Salvatici. Per richieste e contatti: redazione ed amministrazione: Viella, via delle Alpi 32, 00198 Roma, tel. e fax: 068417758 o anche 0685353960, sito: www.viella.it Per contattare la Societa' italiana delle storiche: presso la Casa internazionale delle donne, via della Lungara 19, 00165 Roma, e-mail: societadellestoriche at libero.it, sito: www.societadellestoriche.it 7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 8. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 914 del 29 aprile 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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