La nonviolenza e' in cammino. 909



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 909 del 24 aprile 2005

Sommario di questo numero:
1. Riane Eisler: Il personale e' ancora politico
2. George J. Wittenstein: Ricordi della "Rosa bianca" (parte prima)
3. Alcune notizie biografiche sui resistenti della "Rosa bianca"
4. Angela Giuffrida: Una domanda decisiva
5. La "Carta" del Movimento Nonviolento
6. Per saperne di piu'

1. RIFLESSIONE. RIANE EISLER: IL PERSONALE E' ANCORA POLITICO
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
averci messo a disposizione nella sua traduzione il seguente articolo di
Riane Eisler. Riane Eisler, storica, autrice fra l'altro del bestseller
internazionale Il calice e la spada, e' la presidente del "Center for
Partnership Studies", per contatti: e-mail: center at partnershipway.org, sito:
www.partnershipway.org]

Ricordate lo slogan "il personale e' politico"?
Oggi, sono i fondamentalisti reazionari, non i progressisti, ad essere piu'
a proprio agio nel parlare del personale come politico. Sono loro, e non i
progressisti, a dominare il dibattito sulla vita "privata" e sui "valori
della famiglia". Eppure le relazioni familiari influenzano direttamente cio'
che le persone considerano normale e morale in tutte le relazioni, private e
pubbliche.
Noi abbiamo la necessita' di sfidare la montante agenda reazionaria, sempre
piu' fondamentalista, sui "tradizionali valori familiari". Non possiamo
costruire una democrazia sana fondandola sull'autoritarismo e
sull'intolleranza, in casa come fuori di casa. Le relazioni familiari
influenzano i modi in cui le persone pensano ed agiscono. Influenzano il
modo in cui le persone votano e governano, e la scelta sul sostenere
politiche di giustizia genuinamente democratiche o politiche di violenza ed
oppressione.
Gli slogan tipo "valori tradizionali" spesso mascherano una "moralita'"
familiare tagliata su misura per culture non democratiche, rigidamente
dominate dal maschio e cronicamente violente. Esse spacciano sul mercato una
"famiglia tradizionale" in cui le donne sono subordinate ed economicamente
dipendenti, dove i padri dettano le regole e puniscono severamente la
disobbedienza, il tipo di famiglia che prepara le persone ad essere
deferenti con i leader "forti", che non ammettono dissenso ed usano la forza
per imporre la loro volonta'.
Come possiamo aspettarci che persone cresciute in famiglie autoritarie, dove
gli uomini hanno rango superiore alle donne ed i bambini apprendono che ogni
messa in questione dei credo e dell'autorita' vigenti saranno puniti, votino
per leader le cui politiche promuovano giustizia, eguaglianza, democrazia,
rispetto reciproco e nonviolenza?
Non e' un caso che per i fondamentalisti reazionari (cristiani, hindu, ebrei
o musulmani) la sola morale familiare sia quella modellata sui ranghi
inferiore/superiore della dominazione, sostenuta dalla paura e dalla forza.
Non e' un caso che i terroristi dell'11 settembre provenissero da famiglie
in cui donne e bambini vengono forzati alla sottomissione mediante il
terrore.
Per costruire culture di giustizia, sicurezza e reale democrazia, abbiamo
bisogno di famiglie in cui le donne e gli uomini siano partner in
eguaglianza, dove i bambini apprendano a dare aiuto e persuadere anziche' a
ferire e forzare, dove la violenza non sia un modello, e dove i bambini
vengano incoraggiati a pensare autonomamente.
*
L'Organizzazione mondiale per la sanita' riporta che ogni anno 40 milioni di
bambini sotto i 15 anni sono vittime di abusi familiari abbastanza seri da
richiedere soccorso medico. L'abuso sessuale e lo stupro sono assai diffusi.
Qui negli Usa una donna viene battuta, dallo sposo o dal compagno, ogni 15
secondi.
Tutti i movimenti progressisti hanno sfidato le tradizioni del dominio e
della violenza che venivano giustificate sul terreno morale: dal condono
biblico per massacri e schiavitu' al diritto divino dei re di governare i
sudditi o al diritto divino del "superiore" di governare gli "inferiori".
Le tradizioni di dominio e violenza nella famiglia e nelle relazioni
sessuali perpetrate sotto il manto della moralita' religiosa vanno
riconosciute e cambiate, in tutto il mondo. I progressisti non possono
ritirarsi sui valori morali e sulle questioni caricate di emotivita' come
l'aborto e i diritti delle persone omosessuali.
*
Noi abbiamo bisogno di un'agenda progressista per la famiglia che sia in
linea con gli insegnamenti chiave di tutte le religioni: cura, empatia e
responsabilita', anziche' coercizione, intolleranza e violenza. Non e' un
sogno.
Le nazioni nordiche, per esempio, hanno economie prospere, persone con
maggiori aspettative di vita, e meno crimini degli Usa. Le donne e gli
uomini sono partner con maggior eguaglianza, e politiche quale la sanita'
pubblica e il congedo parentale retribuito incrementano la salute delle
famiglie e della societa'.
Una politica pro famiglia, pro bambini, pro donne e pro democrazia dovrebbe:
- esplicitare e comprendere i diritti di tutti i bambini, maschi e femmine,
il diritto a una casa, al nutrimento, alla cura della salute, ad un ambiente
pulito e alla liberta' dalla violenza;
- promuovere l'eguaglianza per le donne e per tutte le famiglie, sia che in
esse i genitori siano un uomo e una donna, o vi sia un genitore singolo, o
entrambi i genitori appartengano allo stesso genere;
- sostenere le famiglie con provvedimenti quali il congedo parentale
retribuito, alta qualita' degli asili nido e delle scuole materne;
- proteggere la liberta' riproduttiva e mostrare che il miglior modo di
prevenire l'aborto e' provvedere alla famiglie pianificazione familiare ed
educazione sessuale;
- provvedere istruzione per volgere le relazioni familiari e genitoriali a
modelli sani e nonviolenti;
- promuovere una vera riforma scolastica in cui ogni bambino possa avere
attenzione e sostegno individuale.
Non possiamo credere di costruire societa' che rispettino i diritti umani e
la democrazia quando milioni di persone crescono in famiglie autoritarie che
violano di routine i diritti umani.
Negli Usa non e' una questione di Democratici contro Repubblicani. La
questione e' promuovere valori che ci aiutino davvero nel fare la nostra
societa' sicura, prospera, giusta, egualitaria.

2. MEMORIA. GEORGE J. WITTENSTEIN: RICORDI DELLA "ROSA BIANCA" (PARTE PRIMA)
[Dal sito: www.olokaustos.org riprendiamo il seguente testo, originariamente
una conferenza tenuta nel 1997 da George J. Wittenstein, uno dei superstiti
del gruppo di giovani resistenti antinazisti della "Rosa bianca". I curatori
del sito cosi' presentano il testo seguente: "Il 22 febbraio 1943, furono
processati e condannati a morte tre giovani del gruppo di resistenza tedesco
la 'Rosa Bianca'. Sophie Scholl, Hans Scholl e Christoph Probst vennero
decapitati nello stesso giorno dopo solo qualche ora dalla sentenza. La loro
colpa era di aver scritto e distribuito sei volantini antinazisti. Ci e'
sembrato importante presentare ai nostri lettori un episodio spesso
trascurato all'interno della tragedia nazista. Al di la' del valore pratico
della resistenza messa in atto dai ragazzi della 'Rosa Bianca', cio' che va
sottolineato e' il valore etico della loro azione. La resistenza che questi
giovani cercavano di suscitare nel popolo tedesco era una forma di
nonviolenza: la disobbedienza. La pericolosita' dell'atto di dissenso per un
regime totalitario e oppressivo rappresenta il maggior pericolo. Non e' la
violenza che puo' spaventare i teorici dell'oppressione ma il pensiero che,
finalmente libero, fa della disobbedienza arma di liberta'. Vogliamo
commemorare gli aderenti alla 'Rosa Bianca' con le parole del dottor George
J. Wittenstein, dalla sua conferenza 'Memories of the White Rose' (Copyright
1997 by Dr. George Wittenstein All Rights Reserved). Tra gli ultimi
sopravvissuti dei fondatori del gruppo, Wittenstein e' emigrato negli Stati
Uniti dopo la fine della guerra. Qui ha insegnato alla University of
California a Los Angeles ed esercitato come cardiochirurgo. Ringraziamo il
dottor Wittenstein per averci dato il consenso per la traduzione e la
pubblicazione del suo testo. La traduzione e' a cura di Olga Baldassi
Pezzoni".
Tra il 1942 ed il 1943 un gruppo di studenti ed un professore di Monaco
realizzarono e diffusero una serie di sei volantini clandestini antinazisti.
I primi quattro volantini si aprivano col titolo "Fogli volanti della Rosa
bianca" ed erano diffusi in poche centinaia di copie; gli ultimi due
intitolati "Fogli volanti del movimento di Resistenza in Germania"
ciclostilati in qualche migliaia di copie. Scoperti, furono condannati a
morte e decapitati gli studenti Hans Scholl, Sophie Scholl, Christoph
Probst, Willi Graf, Alexander Schmorell ed il professor Kurt Huber. Opere
sulla Rosa Bianca: Inge Scholl, La Rosa Bianca, La Nuova Italia, Firenze,
1966, rist. 1978 (scritto dalla sorella di Hans e Sophie Scholl, il volume -
la cui traduzione italiana e' parziale - contiene anche i testi dei
volantini diffusi clandestinamente dalla Rosa Bianca); Klaus Vielhaber,
Hubert Hanisch, Anneliese Knoop-Graf (a cura di), Violenza e coscienza.
Willi Graf e la Rosa Bianca, La nuova Europa, Firenze 1978; Paolo Ghezzi, La
Rosa Bianca. Un gruppo di resistenza al nazismo in nome della liberta',
Paoline, Cinisello Balsamo (Mi) 1993; Romano Guardini, La Rosa Bianca,
Morcelliana, Brescia 1994; Paolo Ghezzi, Sophie Scholl e la Rosa Bianca,
Morcelliana, Brescia 2003]

Il contesto politico
Cinquantaquattro anni fa (1) tre studenti tedeschi vennero arrestati. Pochi
giorni dopo vennero condotti davanti al Volksgerichtshof (Corte di Giustizia
Popolare), condannati a morte, e decapitati lo stesso giorno.
Alcuni mesi dopo furono eseguiti altri arresti e, al termine di un secondo
processo, furono emesse altre tre condanne a morte.
Occorre aggiungere che la Corte di Giustizia Popolare esisteva al di fuori
della Costituzione tedesca. Era stata creata nel 1934 dal Nsdap, il partito
nazionalsocialista, al solo scopo di eliminare i nemici di Hitler.
Come si puo' spiegare che, dopo dieci anni di governo nazista, con il suo
incessante indottrinamento politico che aveva inizio gia' in eta'
prescolare, e nel bel mezzo di una "grande guerra patriottica", questi
studenti che erano in gran parte cresciuti sotto l'influenza di questo
regime, decidessero di prendere posizione contro la tirannia nazista? Per
far questo sara' necessario inquadrare gli eventi nel loro contesto storico.
Sono fermamente convinto che nessuna persona che viva negli Stati Uniti
possa comprendere appieno che cosa significhi vivere sotto una dittatura
assoluta, in quanto e' estremamente diverso da quello che noi associamo a
questo termine, per esempio, in relazione ad una tipica situazione
latinoamericana. Mai prima si era avuto un controllo cosi' assoluto, eccetto
che nell'Unione Sovietica, alla quale Hitler in parte si rifece. Il
governo - o meglio, il partito - controllava tutto: i mezzi d'informazione,
le armi, la polizia, le forze armate, il sistema giudiziario, i viaggi,
tutti i livelli dell'istruzione, dalla scuola materna all'universita', le
istituzioni religiose e culturali. L'indottrinamento politico iniziava in
tenera eta' per continuare poi con la "Gioventu' hitleriana", con
l'obiettivo ultimo di raggiungere un controllo completo della mente. Nelle
scuole i bambini venivano esortati a denunciare perfino i propri genitori,
se questi pronunciavano frasi negative nei confronti di Hitler o
dell'ideologia nazista. Anche un mio cugino adolescente, per esempio,
minaccio' di denunciare suo padre; riuscii a malapena a dissuaderlo
facendogli notare che egli stesso sarebbe finito abbandonato se suo padre
fosse stato arrestato e incarcerato.
Una resistenza organizzata era praticamente impossibile. Nessuno poteva
parlare apertamente, perfino coi propri amici piu' intimi, perche' non si
era mai sicuri che questi non fossero spie naziste o collaboratori del
regime. Il controllo e la sorveglianza da parte del partito erano cosi' ben
organizzati che ogni singolo caseggiato in citta' aveva un proprio
funzionario di partito con il compito di spiare i vicini. Ufficialmente il
"Blockwart" (guardiano di caseggiato) aveva l'incarico di garantire il
benessere dei residenti del proprio caseggiato, ma in realta' doveva
sorvegliare, registrare e riferire le attivita', le conversazioni e i
commenti di ogni persona, oltre alle sue frequentazioni. Nemmeno la privacy
in casa propria era garantita: era molto comune coprire il telefono con un
copriteiera o un cuscino, come precauzione contro l'ascolto indebito
mediante "cimici". Non era neppure possibile sapere quale corrispondenza
fosse stata segretamente aperta.
Ricordo benissimo un evento accaduto in un cinema: qualcuno che era seduto
alcune file davanti a me fu portato via dalla Gestapo. Pareva che avesse
espresso un commento negativo nei confronti di Hitler durante il precedente
notiziario. Chiunque l'avesse sentito, per compiere un dovere patriottico,
doveva aver informato la polizia segreta.
*
Le origini della "Rosa Bianca"
Certo, c'erano individui e piccoli gruppi locali che si opponevano al
regime. In effetti oggi sappiamo che ce n'erano piu' di trecento, ma, per le
ragioni che ho descritto precedentemente, era praticamente impossibile
stabilire dei contatti, e ancor piu' mantenere le comunicazioni. Pertanto i
gruppi erano piccoli, isolati, e non conoscevano l'esistenza gli uni degli
altri. L'unica resistenza che avrebbe potuto avere successo sarebbe stata
quella dei militari. Questi ci provarono, con grande ritardo, quel 20 luglio
1944, e fallirono miseramente.
Con cio' ritorno alla mia domanda iniziale: come fu possibile per un piccolo
gruppo di studenti universitari sfidare questo regime cosi' potente e, con
infiniti rischi, chiamare ad una resistenza aperta?
La risposta e' molteplice:
1. Eravamo studenti e, lungo tutto il corso della storia, gli studenti sono
stati idealisti, ribelli e disposti a rischiare: ribelli nei confronti
dell'ordine esistente, nei confronti delle convenzioni vuote, vecchie e
nuove (gli Stati Uniti e l'Europa hanno avuto un'esperienza diretta di
queste cose negli anni Sessanta). La maggior parte dei membri del nostro
gruppo aveva appartenuto alla "Buendische Jugend". Si trattava di
organizzazioni giovanili molto simili ai Boys Scout, che erano nate in
Europa intorno al 1908 ed erano particolarmente diffuse in Germania.
Essenzialmente, queste organizzazioni si svilupparono sulla spinta della
delusione dei giovani nei confronti del vecchio ordine stabilito e delle
scuole, che li avevano terribilmente delusi, oltre che i genitori
soffocanti. Erano impregnate di romanticismo tipicamente tedesco. I loro
ideali e obiettivi dichiarati erano: liberta' individuale, autodisciplina e
adesione ai piu' alti principi morali ed etici.
2. Questi studenti provenivano da famiglie borghesi. I loro genitori erano
oppositori di Hitler e questo deve averli in una certa misura influenzati.
3. La maggior parte di noi erano studenti di medicina, ad eccezione di
Sophie Scholl, che aveva una laurea in biologia e filosofia. Avevamo in
comune un profondo interesse e un grande amore per le arti, la musica, la
letteratura e la filosofia. La maggior parte di noi aveva amici o compagni
di classe ebrei che erano stati espulsi, deportati o avevano sofferto nel
pogrom della Notte dei cristalli.Tutto ebbe inizio, possiamo dire,
nell'inverno 1938/'39.
Quelli tra noi che stavano adempiendo i due anni di servizio militare
obbligatorio e intendevano entrare nella facolta' di medicina furono
assegnati a una "Sanitaetskompanie", una scuola di addestramento per
personale medico, per gli ultimi sei mesi.
Fu li' che incontrai Alexander Schmorell. Era un giovane di molti talenti,
uno scultore molto dotato, con un profondo interesse per la musica e la
letteratura; era nato in Russia da padre tedesco (un medico) e madre russa.
Presto scoprimmo le nostre tendenze politiche affini e diventammo intimi
amici. Forse alcuni di voi hanno letto in qualche libro sulla Rosa Bianca
cio' che Alex Schmorell mi disse, indicandomi la porta della nostra caserma:
"Forse, fra dieci anni, ci sara' una targa su quella porta, con la scritta:
'Da qui ebbe inizio la rivoluzione'".
Entro la primavera seguente la maggior parte di noi si era iscritta
all'Universita' di Monaco. Ci furono due giorni di indottrinamento politico
obbligatorio, che nessuno prese sul serio. Sebbene le confraternite fossero
state sciolte e fatte confluire nell'organizzazione studentesca
nazionalsocialista, trovavamo esilarante il grado di liberta' di cui
godevamo da studenti, in confronto a quello che ci eravamo lasciati alle
spalle: sei mesi di "Arbeitsdienst" (una specie di lavoro coatto
paramilitare, in uniforme), seguiti da due anni di servizio militare.
Tuttavia, ciascuno tenne per se' le proprie opinioni, a causa del palpabile
senso di oppressione e di controllo, e della minaccia, sempre pendente, dei
campi di concentramento.
Tuttavia, il malcontento studentesco ribolliva. Per esempio, al termine del
semestre estivo, il capo dell'organizzazione studentesca nazista dello Stato
di Baviera ci convoco' per informarci che ci era stato ordinato di impiegare
le nostre vacanze nel lavoro agricolo, altrimenti non ci sarebbe stato
permesso di iscriverci al semestre autunnale. Ci furono dimostrazioni; gli
studenti della facolta' di chimica esplosero bombe puzzolenti e fu chiamata
la Gestapo.
Poco dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, provocato dall'invasione
della Polonia da parte della Germania (settembre 1939), gli studenti di
medicina furono arruolati, alloggiati in caserma e obbligati a frequentare
le lezioni in uniforme. Inizialmente, cio' fu eseguito in maniera
tipicamente prussiana: gli studenti venivano stipati nelle caserme, fino a
dieci per stanza, il che rendeva lo studio particolarmente difficile; ci si
recava alle lezioni marciando in colonna al mattino e si ritornava allo
stesso modo la sera. Alla fine l'assurdita' e l'impraticabilita' di tutto
questo divenne evidente e ci fu concessa maggiore liberta'; ci fu concesso
di abitare in alloggi privati e all'ultimo anno perfino di indossare abiti
civili. Solo l'appello e l'esercitazione mattutina del sabato rimasero
obbligatori. Molti di noi non si presentavano e gli amici rispondevano per
conto degli assenti gridando "Presente", quando venivano chiamati i loro
nomi.
In questo gruppo studentesco io presentai Alex Schmorell a Hans Scholl.
*
La formazione culturale e gli incontri
L'evoluzione di Hans Scholl fu forse quella tipica di molti giovani
tedeschi: nel 1933, in uno slancio d'entusiasmo giovanile, aderi' alla
"Gioventu' hitleriana", come aveva fatto la sua sorella maggiore, che
divenne anche un capo. In seguito rimase deluso, quando gli obiettivi
dell'organizzazione divennero palesi, e fondo' un gruppo separato
all'interno della Gioventu' hitleriana stessa, basato sui principi della
"Buendische Jugend" (per questo fu arrestato per un breve periodo nel 1937).
Sebbene egli stesso fosse luterano, nel 1940-'41 incontro' due letterati
cattolici, Carl Muth e Theodor Haecker, che impressero un nuovo indirizzo
alla sua vita, al punto che incomincio' a trascurare la medicina per
immergersi nella religione e nella filosofia. Di fatto, per un certo periodo
Scholl penso' anche di convertirsi al cattolicesimo.
A quel tempo, con alcuni amici diede inizio alle "Lesenabende" (serate di
lettura), durante le quali si leggeva letteratura moderna e classica, che
poi venivano discusse fino a tarda notte.
Contemporaneamente, ma all'insaputa l'uno dell'altro, anch'io iniziai il mio
circolo, al quale invitavamo noti scrittori, commediografi, attori, poeti e
musicisti, perche' ci presentassero le loro opere, mentre noi a nostra volta
leggevamo loro le nostre poesie, sollecitando la loro critica.
In entrambi i gruppi, queste discussioni non toccavano mai l'argomento
politico; erano invece incentrate sul nostro interesse sviscerato per ogni
genere d'arte, di musica e di filosofia. Tutti noi assistevamo spesso a
concerti e importanti spettacoli teatrali.
Quella che oggi e' nota come la "Rosa Bianca", nacque dall'amicizia
personale, sempre piu' profonda, tra giovani che condividevano un
grandissimo interesse per la medicina e altri campi. Certamente tutti
avevamo le medesime convinzioni politiche, contrarie a Hitler e al regime
nazista.
Ma, come era tipico di milioni di tedeschi all'epoca, ci rifugiavamo nella
nostra sfera privata - nel nostro caso, le arti, la filosofia, il nostro
circolo di amici.
Questo percorso fu intrapreso da molti di coloro che non poterono emigrare e
fu propriamente denominato "Innere Emigration" (emigrazione interiore).
Tuttavia, man mano che le atrocita' naziste divenivano piu' evidenti, quando
gli ebrei incominciarono ad essere deportati e quelli che rimasero furono
costretti a portare la Stella di David gialla; quando si venne a conoscenza
delle atrocita' commesse nella Polonia e nella Russia occupate, e quando
cominciarono a circolare segretamente le copie del sermone del vescovo
Galen, che condannava l'uccisione degli internati negli ospedali
psichiatrici, il nostro distacco cedette il passo alla certezza che non
bastava piu' tenere per se' le proprie convinzioni e i propri standard
etici, ma che era venuto il momento di agire.
*
I volantini: i "Fogli volanti della Rosa Bianca"
Cosi', all'inizio dell'estate del 1942, Alex Schmorell e Hans Scholl
scrissero quattro volantini, con una macchina da scrivere ne fecero il
maggior numero possibile di copie - probabilmente non piu' di 100 - e le
diffusero in tutta la Germania.
Questi volantini venivano lasciati negli elenchi telefonici all'interno
delle cabine pubbliche, spediti per posta a professori e studenti, o portati
da corrieri ad altre universita' per essere distribuiti.
Tutti e quattro furono scritti in un periodo di tempo relativamente breve,
tra il 27 giugno e il 12 luglio.
Secondo quanto ci e' dato di conoscere oggi, Hans Scholl scrisse il primo e
il quarto volantino, mentre Alex Schmorell partecipo' alla redazione del
secondo e del terzo (io mi occupai della revisione del terzo e del quarto).
Tutti i volantini vennero inviati anche ai membri della "Rosa Bianca", in
modo da poter controllare se venivano intercettati.
E' significativo che, dei primi 100 volantini, 35 furono consegnati alla
Gestapo.
Cio' non significa necessariamente che i destinatari fossero nazisti. Chi si
scopriva destinatario di materiale tanto pericoloso, temeva con ragione di
essere sulla lista del mittente e, se il materiale fosse stato intercettato
dalla polizia segreta, lo avrebbe messo in gravissimo pericolo. Consegnando
i volantini alla polizia segreta, si sperava di distogliere da se' ogni
sospetto.
Qualcuno avrebbe perfino potuto pensare (e non sarebbe stato impossibile)
che i volantini potessero essere stati prodotti e spediti dalla stessa
Gestapo, per mettere alla prova la sua fedelta' verso il partito e lo stato.
Produrre e diffondere questi volantini oggi puo' sembrare semplice, ma in
realta' non era solo molto difficile, ma anche estremamente pericoloso.
La carta era scarsa, come pure le buste, e se qualcuno ne acquistava in
grandi quantita', o comperava piu' di qualche francobollo, immediatamente
diveniva sospetto.
Portare i volantini in un'altra citta' comportava grossi rischi, perche' i
treni erano costantemente pattugliati dalla polizia militare, che chiedeva i
documenti di viaggio a tutti i maschi in eta' di servizio militare. Chiunque
viaggiasse senza i necessari documenti era sospetto, e le conseguenze erano
prevedibili.
Alcuni di noi viaggiavano in abiti civili, sperando per il meglio; altri con
documenti di viaggio falsi. Anch'io ho viaggiato con una carta d'identita'
falsa (quella di mio cugino, col quale avevo una certa somiglianza).
Lasciavamo le cartelle con i volantini in uno scompartimento diverso, in
quanto i bagagli venivano regolarmente perquisiti.
Ma la maggior parte dei volantini veniva trasportata da studentesse, le
quali non erano sottoposte a tali controlli.
A quel tempo la sorella di Hans Scholl, Sophie, si era iscritta
all'universita' di Monaco per studiare biologia e filosofia. Quando scopri'
le attivita' segrete di suo fratello lo prego' di poter partecipare, ma egli
rifiuto' per proteggerla. A seguito della sua insistenza, pero', Hans
cedette. Cosi' Sophie divenne una cospiratrice attiva.
I volantini portavano il titolo: "Fogli volanti della Rosa Bianca" (2) (a
tutt'oggi l'origine di questo titolo non e' chiara, anche se sappiamo che e'
stato probabilmente coniato da Hans).
Tutti e quattro i volantini contenevano lo stesso messaggio: essi facevano
riferimento allo sterminio di massa degli ebrei e della nobilta' polacca, e
ad altre atrocita' commesse dai nazisti e dalle SS. Invocavano l'azione
contro il nazionalsocialismo e una resistenza prima passiva e poi attiva.
Erano pieni di idealismo, di entusiasmo quasi estatico, e disseminati di
citazioni di Goethe, Schiller, Lao Tse, Novalis, Aristotele ed altri.
Chiamavano all'"autocritica", a "liberare la scienza tedesca" - a "liberare
lo spirito dal male" -, a una "rinascita della vita studentesca, affinche'
l'universita' tornasse ad essere una comunita' viva, dedita alla verita'".
In altre parole, i volantini erano destinati all'elite intellettuale, agli
studenti e alle facolta' universitarie.
I volantini contenevano anche commenti su come la Germania avrebbe dovuto
essere ricostruita dopo la guerra, e reintegrata nell'Europa.
Per eliminare il sospetto che la Rosa Bianca potesse essere in qualche modo
finanziata dai nemici della Germania, gli Alleati, e non fosse un movimento
puramente tedesco, il quarto volantino afferma: "Noi desideriamo enfatizzare
che la Rosa Bianca non e' al soldo di alcuna potenza straniera. Sebbene
siamo consapevoli che il potere nazionalsocialista debba essere spezzato
militarmente, noi ricerchiamo il risveglio dello spirito tedesco
profondamente ferito. Per amore delle generazioni future, dovremo essere
d'esempio dopo la guerra, affinche' mai nessuno abbia piu' il benche' minimo
desiderio di sperimentare qualcosa di questo genere. Non dimenticate i piu'
piccoli criminali di questo sistema; annotatevi i loro nomi affinche'
nessuno possa sfuggire... Noi non resteremo in silenzio - noi siamo la
vostra cattiva coscienza. La Rosa Bianca non vi lascera' in pace...".
Presto Christoph Probst fu aggiunto a questo circolo di amici, sebbene non
avesse partecipato direttamente alla stesura dei volantini, in quanto era
stato trasferito all'Universita' di Innsbruck.
Era l'unico tra noi ad essere sposato (cosa molto insolita a quel tempo) e
aveva tre figli. Era forse il piu' apolitico tra noi; la letteratura e la
filosofia erano i suoi principali interessi, oltre al suo amore per la
medicina. Tra tutti i membri della "Rosa Bianca", egli era il mio migliore
amico.
Vivere sotto il regime nazista era estremamente stressante e frustrante. Non
si sapeva mai quando il partito si sarebbe nuovamente intromesso nella
propria vita personale o nella propria istruzione.
Fritz-Joachin von Rintelen era un professore di filosofia molto popolare, le
cui lezioni venivano seguite da studenti di molte discipline diverse. Un
giorno non si presento' per la lezione programmata, e cominciarono a
circolare voci che gli fosse stato revocato il diritto di docenza.
Concordammo di incontrarci di nuovo per la lezione successiva, la settimana
seguente. Quando von Rintelen non comparve, l'intera classe si reco'
nell'ufficio del rettore dell'Universita' per domandare spiegazioni. Dopo un
po', il rettore, pallido ed evidentemente scosso, socchiuse la porta e
disse: "Non intendo fornire alcuna informazione", e richiuse la porta
sbattendola.
Capeggiati da un pittore amico mio, Remigius Netzer, e da me, decidemmo
allora di recarci all'appartamento del professor von Rintelen per una
dimostrazione di solidarieta'.
E fu cosi' che nel pieno della guerra, alla luce del giorno, un'ottantina e
piu' di studenti, alcuni perfino in uniforme, marciarono lungo il viale
principale di Monaco, sotto gli occhi assolutamente increduli dei passanti.
*
Note
1. La conferenza che pubblichiamo venne tenuta nel 1997. Il 18 febbraio 1943
vennero arrestati Sophie e Hans Scholl, il giorno successivo fu arrestato
Christoph Probst. Il 22 febbraio 1943 furono portati davanti al tribunale
speciale (Volksgerichtshof, Corte di Giustizia Popolare), condannati a morte
e decapitati qualche ora dopo il processo.
2. In tedesco Flugeblaetter der Weissen Rose.
(Parte prima - Segue)

3. MEMORIA. ALCUNE NOTIZIE BIOGRAFICHE SUI RESISTENTI DELLA "ROSA BIANCA"
[Dal sito www.olokaustos.org riprendiamo le seguenti brevi notizie
biografiche sui resistenti della "Rosa Bianca"]

Hans Scholl
Hans Scholl nacque il 22 settembre 1918 figlio del sindaco della cittadina
di Ingersheim, la sua nascita fu un avvenimento per i concittadini che in
onore del padre spararono una salva di cannone. Nel 1919 la famiglia si
trasferi' a Forchtenberg.
Nel 1925 Hans inizio' le scuole elementari e nel 1929 la scuola media a
Kunzelslau.
Nel 1930 la famiglia Scholl si trasferi' nuovamente a Ludwigsburg e di nuovo
nel 1932 a Ulm dove il padre di Hans apri' un'impresa di consulenza per
l'industria in materia fiscale.
Nel 1933 Hans - come tutti i giovani della sua eta' - venne inquadrato nella
Hitlerjugend, l'organizzazione giovanile nazista; inizialmente infiammato
dalla propaganda ben presto divenne consapevole della realta' del nazismo.
Prese allora contatto con la Jugendbewegung, una organizzazione giovanile
non nazista.
Hans era un giovane con spinte romantiche e culturali unite ad uno spirito
insofferente rispetto ai divieti imposti dal regime. Fu in questo periodo
che inizio' a leggere proprio i libri vietati dal nazismo. Nel 1937 Hans e i
suoi amici vennero arrestati e imprigionati per un breve periodo con
l'accusa di attivita' sovversiva. Rilasciato nel marzo del 1937 venne
arruolato nell'organizzazione che coordinava il lavoro dei civili.
Nei due anni successivi venne arruolato in una unita' di cavalleria
dell'esercito a Bad Cannstatt.
Mentre prestava servizio militare inizio' gli studi in medicina a Monaco di
Baviera, nella primavera del 1939, e attraverso le letture che andava
facendo sviluppo' pian piano una fede religiosa sempre piu' radicata.
Nell'estate del 1940 partecipo' all'invasione della Francia come caporale
nel corpo medico. Alla fine dello stesso anno ritorno' a Monaco per
continuare gli studi di medicina considerando la possibilita' di studiare
anche filosofia e scienze politiche.
In questo periodo strinse contatti con intellettuali, scienziati, filosofi e
artisti messi a tacere dal regime.
Dalla fine di luglio sino all'ottobre 1942 venne nuovamente arruolato e
inviato sul fronte orientale insieme a due suoi amici, Alexander Schmorell e
Jurgen Wittenstein, qui conobbero Willi Graf.
Prima di partire per il fronte - tra giugno e luglio - Hans e i suoi amici
avevano gia' scritto e distribuito quattro volantini antinazisti della "Rosa
Bianca".
Il 18 febbraio 1943 Hans e sua sorella Sophie vennero arrestati dalla
Gestapo con l'accusa di aver distribuito volantini sovversivi
all'Universita' di Monaco.
Insieme con Sophie e Christopher Probst, Hans venne condannato a morte dalla
"Corte del Popolo" il 22 febbraio 1943 e ghigliottinato lo stesso giorno.
Mori' inneggiando alla liberta'.
*
Sophie Scholl
Nacque il 9 maggio 1921, figlia del sindaco di Forchtenberg am Kocher,
quarta di cinque figli. Nel 1930 la famiglia si trasferi' a Ludwigsburg e
due anni dopo a Ulm dove suo padre fondo' una societa' di consulenza in
materia fiscale. All'eta' di dodici anni dovette essere iscritta alla
Gioventu' hitleriana.
Suo fratello Hans, piu' grande di lei, ebbe sin dall'inizio grande influenza
sul suo carattere e sulle sue idee politiche. Nel 1937 l'arresto di Hans da
parte dei nazisti la impressiono' profondamente e rafforzo' la sua
avversione per il nazismo e il suo regime.
Dotata di talento artistico specie per la pittura, frequento' ambienti
letterari e artistici animati da oppositori del regime. Nella primavera del
1940 si diplomo' e trovo' impiego come insegnante d'asilo presso il Froebel
Institute a Ulm-Soeflingen. Questa scelta era stata dettata anche dalla
speranza che questo lavoro le avrebbe evitato il periodo di servizio di
lavoro obbligatorio cui tutti i giovani erano obbligati e che era condizione
indispensabile per iscriversi all'Universita'. La scelta si rivelo' un
errore perche', in base alla sua esperienza con i bambini, venne costretta a
servire come ausiliaria per sei mesi in un istituto statale di Blumberg.
Soltanto nel maggio 1942 pote' finalmente iscriversi all'Universita' di
Monaco. Suo fratello - che gia' studiava medicina a Monaco - la introdusse
nel suo circolo di amici.
A Monaco Sophie incontro' artisti, scrittori e filosofi che ebbero influenza
nella sua decisione di coltivare e sviluppare la sua fede. Una questione
fondamentale per Sophie era capire quale dovesse essere il comportamento del
cristiano in un regime dittatoriale.
Durante le vacanze estive del 1942 dovette prestare servizio di guerra
(ossia lavoro coatto) in un impianto metallurgico di Ulm. Nel frattempo suo
padre venne arrestato e condannato ad un breve periodo di detenzione per
aver pubblicamente criticato la politica hitleriana.
Sempre nell'estate del 1942 Sophie divenne membro attivo della "Rosa
Bianca", e come tale si occupo' della preparazione dei volantini e della
loro distribuzione.
Venne arrestata il 18 febbraio 1943 mentre diffondeva il sesto volantino
all'Universita' di Monaco.
Condannata a morte venne ghigliottinata insieme a suo fratello e a Christoph
Probst.
Come ricorda Franz Joseph Mueller: "la Gestapo torturo' Sophie Scholl per
quattro giorni, dal 18 al 21 febbraio 1943. Sophie Scholl era la persona
piu' forte all'interno del gruppo della "Rosa Bianca", la piu' determinata,
la piu' sincera e la piu' attiva... Il cappellano del carcere che la vide
poco prima dell'esecuzione testimonia che era senza paura, calma. L'uomo
della Gestapo che conduceva l'interrogatorio le chiese alla fine: 'Signorina
Scholl, non si rammarica, non trova spaventoso e non si sente colpevole di
aver diffuso questi scritti e aiutato la Resistenza, mentre i nostri soldati
combattevano a Stalingrado? Non prova dispiacere per questo?', e lei
rispose: 'No, al contrario. Credo di aver fatto la miglior cosa per il mio
popolo e per tutti gli uomini. Non mi pento di nulla e mi assumo la pena'".
*
Christoph Probst
Christoph Probst nacque il 6 novembre 1919 a Murnau, figlio di un precettore
privato.
Si sposo' giovanissimo, appena ventunenne, con Herta Dohrn, avendo da lei
tre figli: Michael, Vincent e Katharina.
Molto amico di Alexander Schmorell - che fu padrino di battesimo del figlio
Michael - venne da lui introdotto nel circolo della "Rosa Bianca".
In considerazione del fatto che soltanto Christoph aveva figli tutti i
membri del gruppo decisero di tenerlo ai margini dell'attivita' piu'
pericolosa. Ciononostante Christoph si mostro' entusiasta e desideroso di
partecipare al lavoro comune.
All'inizio del 1943 scrisse un volantino clandestino che sarebbe dovuto
divenire il settimo del gruppo. Il 19 febbraio 1943 la Gestapo lo arresto'
mentre era rientrato in Germania dal fronte per far visita alla moglie che
aveva avuto da pochi giorni la sua terza figlia. Una copia del suo volantino
venne trovata in una tasca di Hans Scholl. Christoph nego' di averlo
scritto, ma l'esame calligrafico cui venne sottoposto dimostro' che la
scrittura era la sua.
Detenuto nel carcere di Monaco chiese ed ottenne di essere battezzato
cattolico dal sacerdote della prigione. Condannato a morte dal "Tribunale
del Popolo" del giudice Freisler venne ghigliottinato il 22 febbraio 1943.
*
Alexander Schmorell
Alexander Schmorell nacque il 16 settembre 1917 a Orenburg in Russia da
padre tedesco e madre russa. Rimasto orfano di madre ancora bambino segui'
il padre - un medico tedesco - che si trasferi' a Monaco nel 1921. Crebbe di
fatto bilingue: parlava tedesco ed era cittadino tedesco ma altrettanto bene
conosceva il russo che continuo' a coltivare quasi come tributo alla memoria
di sua madre.
Terminata la scuola superiore, come era d'uso nella Germania nazista venne
arruolato nell'organizzazione del lavoro civile e successivamente
nell'esercito.
Nel 1938 partecipo' all'occupazione dell'Austria e - successivamente - della
Cecoslovacchia. Cerco' di evitare il prescritto giuramento ad Adolf Hitler
durante il servizio militare e sviluppo' una marcata avversione al nazismo.
Non trovando altro modo di reazione alla politica del regime si isolo' nei
suoi studi sulla cultura russa, nella poesia e nella scultura. Soltanto
dietro pressione del padre accetto' di intraprendere studi di medicina.
Verso la fine del 1940, presentato da Jurgen Wittenstein, conobbe Hans
Scholl con il quale intreccio' una grande amicizia fatta di discorsi
culturali sulla teologia, la filosofia e la letteratura. Si costitui' cosi'
un gruppo di amici con interessi culturali comuni e con la comune avversione
al regime nazista.
Insieme ai suoi amici venne inviato al servizio medico sul fronte russo dove
si lego' ancor piu' a quel Paese che considerava anche suo. Sin dall'inizio
dell'attivita' della "Rosa Bianca" a Monaco Schmorell fu uno dei membri piu'
attivi partecipando a tutte le iniziative.
Dopo l'arresto di Hans e Sophie Scholl la Gestapo diffuse un avviso con le
sue generalita' e il suo aspetto. Schmorell - braccato dai nazisti - riusci'
per qualche tempo a nascondersi.
Il 24 febbraio 1943 durante un bombardamento aereo venne riconosciuto da
alcune persone che erano nel rifugio antiaereo con lui. Denunciato, venne
immediatamente arrestato.
Venne processato il 19 aprile 1943, assieme a Willi Graf ed al professor
Huber, e condannato a morte. Venne ghigliottinato il 13 luglio 1943 nella
prigione di Monaco.
*
Willi Graf
Nato il 2 gennaio 1918 a Kuchenheim vicino a Euskirchen, crebbe a
Saarbruecken dove il padre era direttore di una industria vinicola sin dal
1922.
Nel 1928 venne iscritto all'Humanistische Ludwigsgymnasium, corrispondente
al nostro liceo classico, diplomandosi nel 1937.
Graf proveniva da una famiglia profondamente cattolica e - sin dall'eta' di
undici anni - fece parte della Neudeutschland, un'associazione studentesca
cattolica che continuava la tradizione dei movimenti studenteschi inaugurata
in Germania dal movimento giovanile Wandervogel.
Dopo che il nazismo ebbe messo fuorilegge tutte le organizzazioni non legate
ai principi hitleriani, Willi entro' nel 1934 nella associazione "Graue
Orden", composta da ex membri della "Buendische Jugend".
Il "Graue Orden" si caratterizzava come una associazione giovanile dedita
allo studio della filosofia. Di orientamento cattolico, affrontava anche
questioni liturgiche e propugnava una riforma della Chiesa Cattolica.
In questo percorso Graf maturo' la convinzione della necessita' di
impegnarsi politicamente come cristiano e sviluppo' in modo sempre piu'
deciso una radicale avversione al nazismo. Giunse infine alla conclusione
che fede cristiana e nazionalsocialismo erano tra loro incompatibili. Pur
venendo minacciato rifiuto' di entrare nella "Hitlerjugend",
l'organizzazione giovanile nazista.
Nel gennaio 1938 venne imprigionato per settimane per aver partecipato a
iniziative di campeggio non autorizzate, insieme ad altri suoi compagni del
"Graue Orden".
Usci' di prigione grazie all'amnistia generale concessa in occasione
dell'annessione dell'Austria al Reich.
Dopo sei mesi di servizio forzato nelle organizzazioni del lavoro inizio' a
studiare medicina all'Universita' di Bonn e, nell'inverno 1937-'38 parti'
per il servizio militare.
Nel gennaio 1940 partecipo' all'invasione della Francia nel corpo di
sanita'. Tra il marzo e l'aprile 1941 partecipo' alla campagna in
Jugoslavia, e nell'estate 1942 venne inviato sul fronte russo dove conobbe
Hans Scholl, Alexander Schmorell e Jurgen Wittenstein. L'esperienza della
guerra, le atrocita' di cui fu spettatore, rafforzarono ancora di piu' la
sua convinzione di oppositore al nazismo.
Rientrato dal fronte nel dicembre 1942 prese la decisione di entrare nel
gruppo clandestino della "Rosa Bianca" prendendo parte alle sue attivita'.
Aiuto' a redigere e a diffondere il quinto ed il sesto volantino,
partecipava alle azioni di propaganda scrivendo sui muri della citta' slogan
antinazisti.
La sua principale attivita' fu quella di reclutare nuovi aderenti alla "Rosa
Bianca" ricontattando i suoi amici a Saarbruecken, Koln, Bonn, Freiburg e
Ulm.
La mattina del 18 febbraio 1943 venne arrestato insieme a sua sorella
Anneliese.
Il 19 aprile 1943 Roland Freisler, presidente della "Corte del Popolo",
condanno' Graf alla pena capitale.
Torturato per mesi dalla Gestapo nell'inutile tentativo di estorcergli i
nomi di altri compagni, venne infine ghigliottinato il 12 ottobre 1943.
Nella sua ultima lettera destinata alla sorella e agli amici scrisse:
"Dovete continuare cio' che abbiamo cominciato".
*
Kurt Huber
Kurt Huber nacque il 24 ottobre 1893 a Chur in Svizzera da genitori
tedeschi.
La famiglia si trasferi' a Stuttgart quando Kurt aveva quattro anni.
Frequento' il ginnasio a partire dal 1913. Dopo la morte del padre segui' la
madre che si stabili' a Monaco. Qui grazie ad uno spiccato talento artistico
studio' musicologia ma anche psicologia e filosofia. Ottenne il dottorato
nel 1917 diventando professore associato nel 1920.
Sposatosi con Clara Schlickenrieder nel 1929, prosegui' la sua carriera
accademica interessandosi particolarmente alle musiche popolari della
Baviera e viaggiando in Europa alla ricerca di materiali musicali della
tradizione balcanica, francese e spagnola.
Anche con l'avvento del nazismo continuo' la sua tranquilla professione
accademica, ma i resoconti che i suoi studenti gli facevano a proposito
delle atrocita' commesse in Polonia e Russia lo impressionarono
profondamente. Alla fine del 1942 venne contattato dai membri della "Rosa
Bianca", tutti studenti che seguivano le sue lezioni universitarie. In
particolare venne avvicinato da Hans Scholl e Alexander Schmorell.
Impressionato dalla sconfitta tedesca a Stalingrado, Huber aderi' al gruppo
divenendo autore principale del sesto volantino.
Il 27 febbario 1943 venne arrestato e processato il 19 aprile 1943.
Roland Freisler, il tristemente noto giudice nazista, cerco' di umiliare
Huber insultandolo durante il processo e cercando di distruggerne
l'onorabilita'. Ma Huber trovo' il coraggio di rispondere a tono, infondendo
coraggio e forza ai giovani membri della "Rosa Bianca" che venivano
processati insieme a lui.
Benche' gli fosse giunta notizia che l'universita' aveva annullato i suoi
titoli accademici, alla notizia dell'arresto mantenne un comportamento
dignitoso e sereno. Sino al giorno dell'esecuzione si dedico' al libro che
stava scrivendo sul filosofo Gottfried Leibniz. Il 13 luglio 1943 venne
ghigliottinato insieme con Alexander Schmorell nella prigione di Monaco.
La sua famiglia - in particolare la moglie Clara - nei mesi successivi subi'
ulteriori vessazioni dalla Gestapo venendo interrogata in occasione di un
successivo processo contro Hans Leipelt, altro resistente vicino alla "Rosa
Bianca".
L'ultima umiliazione per la vedova, come ricorda Wittenstein, fu dover
attendere per sette anni, dopo la caduta del nazismo, la pensione del
marito. La legge tedesca infatti considero' legittimo il licenziamento del
professore.
*
George J. Wittenstein
Juergen Wittenstein era un giovane studente di medicina arruolato
nell'esercito. Presento' Hans Scholl ad Alexander Schmorell e con loro
formo' la "Rosa Bianca". Fu anche colui che scatto' le oramai famose
fotografie dei membri della Rosa Bianca.
Fu il revisore del terzo e quarto volantino scritti da Hans e Alex. Fu anche
il "corriere" che trasportava i volantini a Berlino a Hellmuth Hartert,
amico di Hans Scholl, che costruiva li' un altro gruppo.
Fu Wittenstein che incontro' i genitori di Scholl alla stazione dopo
l'arresto di Hans e Sophie accompagnandoli in tribunale.
Dopo l'esecuzione del professor Huber, Wittenstein raccolse denaro per la
vedova e il figlio.
Anch'egli venne sospettato, ma riusci' a sottrarsi all'inchiesta partendo
per il fronte dove, nonostante una ferita in combattimento, riusci' a
sopravvivere.
Dopo la guerra si trasferi' negli Stati Uniti dove lavoro' come medico in
California. Oggi - ormai in pensione - mantiene viva la memoria della Rosa
Bianca.
*
Hans Leipelt
Nacque a Vienna il 18 luglio 1921. Suo padre era un ingegnere e sua madre
era laureata in chimica. Benche' di fede protestante sua madre proveniva da
una famiglia ebraica progressista che le aveva consentito - fatto inusuale
all'epoca - di frequentare l'universita'. Nel 1935 con le leggi di
Norimberga sua madre venne "discriminata" come "ebrea privilegiata" in
quanto moglie di un ariano. Hans da parte sua venne dichiarato "Mischlinge",
cioe' "mezzo ebreo".
Nel 1938 dopo la fine della scuola superiore venne prima impiegato nelle
attivita' obbligatorie di lavoro e poi arruolato nell'esercito. Nel 1938
quando l'Austria venne annessa al Reich i suoi nonni fuggirono in
Cecoslovacchia mentre suo zio si suicido'. I suoi genitori presero con loro
la nonna e si trasferirono ad Amburgo. Qui Hans visse l'umiliazione di
vedere sua madre dover indossare la stella gialla cucita sul petto.
Nel 1939 venne richiamato e partecipo' alla campagna di Polonia. Nel 1940
combatte' in Francia dove ottenne la Croce di Ferro e la Croce al Merito per
le truppe corazzate.
Nell'agosto del 1940 a seguito delle nuove leggi che regolavano il servizio
militare nell'esercito dei "mezzi ebrei" venne degradato e congedato.
Rientrato ad Amburgo inizio' a studiare chimica e a coltivare abitudini
pericolose (ascoltare la radio inglese, musica americana). Nel 1941 venne
espulso dall'Universita' a causa delle sue origini e si trasferi' a Monaco
dove prosegui' gli studi di chimica vigendo una politica meno restrittiva in
quella Universita'. Il 19 luglio 1942 sua nonna venne deportata nel campo di
concentramento di Theresienstadt dove poco dopo venne uccisa. Il 23
settembre dello stesso anno il padre di Hans mori'. Il decesso significava
automaticamente l'invio della madre di Hans in un campo di concentramento.
Nonostante i pericoli che correva, Hans si avvicino' al movimento della
"Rosa Bianca" e nel febbraio 1943, dopo l'arresto di Hans e Sophie Scholl,
si incarico' di diffondere il sesto volantino del gruppo anche ad Amburgo
oltre che a Monaco.
Dopo l'arresto e la condanna a morte del professor Huber, Hans e la sua
amica Marie-Luise Jahn cercarono di organizzare una colletta per aiutare la
famiglia ridotta in miseria. Fu proprio questo tentativo di raccolta di
fondi che mise la Gestapo sulle sue tracce e che provoco' il suo arresto l'8
ottobre 1943. Insieme a lui venne arrestata anche Marie-Luise Jahn. La madre
e la sorella di Hans vennero arrestate a loro volta. Era in uso presso la
Gestapo anche l'arresto dei familiari come ulteriore misura di
intimidazione. La madre di Hans mori' nel carcere di Fuhlsbuttel.
Dopo un anno dal suo arresto Hans venne condannato a morte dalla "Corte del
Popolo" di Donauworth. Marie-Luise venne condannata a dodici anni di
prigione. Hans Leipelt venne ghigliottinato nel carcere di Monaco il 29
gennaio 1945.

4. RIFLESSIONE. ANGELA GIUFFRIDA: UNA DOMANDA DECISIVA
[Ringraziamo Angela Giuffrida (per contatti: frida43 at inwind.it) per questo
intervento. Angela Giuffrida e' docente di filosofia ed acuta saggista; tra
le sue pubblicazioni: Il corpo pensa, Prospettiva edizioni, Roma 2002]

Col suo articolo "Interrogativi dopo le elezioni" [riprodotto nel n. 903 di
questo foglio] Giancarla Codrignani da' un contributo davvero interessante
alla riflessione circa la strana afasia che impedisce la realizzazione della
cittadinanza femminile.
Individua il punto nodale della questione nella difficolta' a riconoscere
che gli uomini non sono alleati delle donne nella lotta per la liberta' di
genere e, secondo me, ha perfettamente ragione. Nondimeno, perche' "la
consapevolezza di essere sole" serva da propellente per l'affermazione di
se', occorre porsi una domanda che le donne esitano a formulare, nonostante
si imponga per forza propria. Provo a farla sorgere "spontaneamente".
Scrive Giancarla: "i partiti sono al massimo disposti a rinunciare a qualche
posto per attribuirlo alle donne, purche' nessuna si sogni di modificare il
modello delle politiche e la qualita' dei diritti". Come reagiscono le donne
di fronte alla irragionevole pretesa maschile di continuare ad "occupare" la
societa' e a dettare legge "in solitaria"? Prendono la parola ovunque ma
"con misura e mai in chiesa", e le stesse amministratrici si limitano ad
erogare "i benefici di qualche legge e qualche tutela in piu'... nelle
regole dei pubblici poteri".
Stando cosi' le cose e' impossibile produrre differenza e autorevolezza
femminili, impensabile "produrre voce".
*
A conclusione dell'articolo "Condizione donna", pubblicato sul n. 6 de "Il
foglio del paese delle donne", in cui riporta dati impressionanti circa le
violenze subite dalle donne in tutto il mondo, Luciana Parise dice: "La
battaglia e' ancora lunga, ce ne vorra' prima che nella coscienza degli
uomini si faccia strada l'idea che questa ferocia non e' un diritto maschile
ma la violazione di un diritto umano, e che la violenza sulle donne e'
universale, ma non e' inevitabile".
A parte il fatto che assimilare la ferocia a un diritto e' una
contraddizione in termini, se gli uomini considerano la violenza sulle donne
un loro diritto e tale convinzione e' universale, non e' legittimo porsi
qualche interrogativo circa il percorso evolutivo compiuto dal genere
maschile? Se nella conferenza di Pechino e' stato necessario mettere per
iscritto che i diritti delle donne sono diritti umani, non vuol dire che gli
uomini non sono in grado di riconoscere nelle donne delle umane? La cosa non
dovrebbe suscitare qualche perplessita' dato che gli uomini sono senza alcun
dubbio ed eccezione figli delle donne?
Comunque la mettiamo, emarginare, sfruttare, violare, uccidere sono atti
criminali, il fatto che nelle comunita' androcratiche siano considerati
normali non e' fortemente irrazionale? Certo e' che millenni di patriarcato
ci hanno assuefatto all'irrazionalita', ma se l'irrazionalita' e' la norma,
volendo considerare norma all'interno delle societa' umane cio' che e'
proprio e degno di una specie che si vuole evoluta, a non essere "normali"
sono gli uomini.
*
La disumanita' e la barbarie dilaganti parlano un linguaggio inequivocabile
e per fermarle e farsi ascoltare bisogna semplicemente cambiare registro: a
fronte del gran blaterare sulla grandezza del male e la solenne bellezza
della guerra, bisogna mostrare con fermezza l'intrinseca illogicita' di una
mente che si spende per distruggere ed uccidere anziche' per sostenere la
vita.
Ma per riuscire in questa impresa occorre un altro modello cognitivo che
ponga al centro il vivente, percio' non possiamo discutere "dopo" del
sistema di pensiero che governa il mondo, ne' e' possibile separare la
teoria dalla prassi, come Marx ha insegnato. Una filosofia che non e' in
grado di informare i pensieri e le azioni della gente che filosofia e'?
D'altronde qualunque scelta, sia in campo politico che nella quotidianita',
deve per forza avere alla base una qualche filosofia. Il problema sta solo
nella scelta di quelle filosofie capaci di traghettarci al futuro.
Ora possediamo formidabili strumenti per elaborarle.

5. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

6. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 909 del 24 aprile 2005

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