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La nonviolenza e' in cammino. 848
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 848
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 22 Feb 2005 00:10:12 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 848 del 22 febbraio 2005 Sommario di questo numero: 1. Lidia Menapace: Giuliana e il popolo della pace 2. Lilli Gruber: Per Giuliana 3. Adriana Zarri: Per Giuliana 4. Enzo Mazzi: Non sei sola, Giuliana 5. Mao Valpiana: Il 24 febbraio in corte d'appello a Venezia 6. Per una bibliografia sulla Shoah (parte ventisettesima) 7. Mohandas Gandhi: Satyagraha, non "resistenza passiva" 8. Letture: Franco Barbero, Olio per la lampada 9. Letture: Philippe Breton, Elogio della parola 10. Letture: Alphonse e Rachel Goettmann, Le malattie dell'anima 11. Letture: Thierry Pech, Marc-Olivier Padis, Le multinazionali del cuore 12. La "Carta" del Movimento Nonviolento 13. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. LIDIA MENAPACE: GIULIANA E IL POPOLO DELLA PACE [Ringraziamo Lidia Menapace (per contatti: lidiamenapace at aliceposta.it) per averci messo a disposizione questo articolo inviato al quotidiano "Liberazione". Lidia Menapace e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti della societa' civile, della nonviolenza in cammino. La maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. Il futurismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; L'ermetismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; (a cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001; (con Fausto Bertinotti e Marco Revelli), Nonviolenza, Fazi, Roma 2004. Giuliana Sgrena, intellettuale e militante femminista e pacifista tra le piu' prestigiose, e' tra le maggiori conoscitrici italiane dei paesi e delle culture arabe e islamiche; autrice di vari testi di grande importanza (tra cui: a cura di, La schiavitu' del velo, Manifestolibri, Roma 1995, 1999; Kahina contro i califfi, Datanews, Roma 1997; Alla scuola dei taleban, Manifestolibri, Roma 2002; Il fronte Iraq, Manifestolibri, Roma 2004); e' stata inviata del "Manifesto" a Baghdad, sotto le bombe, durante la fase piu' ferocemente stragista della guerra tuttora in corso. A Baghdad e' stata rapita il 4 febbraio 2005. Dal sito del quotidiano "Il manifesto" riprendiamo, con minime modifiche, la seguente scheda: "Nata a Masera, in provincia di Verbania, il 20 dicembre del 1948, Giuliana ha studiato a Milano. Nei primi anni '80 lavora a 'Pace e guerra', la rivista diretta da Michelangelo Notarianni. Al 'Manifesto' dal 1988, ha sempre lavorato nella redazione esteri: appassionata del mondo arabo, conosce bene il Corno d'Africa, il Medioriente e il Maghreb. Ha raccontato la guerra in Afghanistan, e poi le tappe del conflitto in Iraq: era a Baghdad durante i bombardamenti (per questo e' tra le giornaliste nominate 'cavaliere del lavoro'), e ci e' tornata piu' volte dopo, cercando prima di tutto di raccontare la vita quotidiana degli iracheni e documentando con professionalita' le violenze causate dall'occupazione di quel paese. Continua ad affiancare al giornalismo un impegno anche politico: e' tra le fondatrici del movimento per la pace negli anni '80: c'era anche lei a parlare dal palco della prima manifestazione del movimento pacifista"] Dunque benissimo, una manifestazione molto molto grande, assolutamente composta, senza una sbavatura, di straordinaria pazienza e ardore, una manifestazione calda con correnti di affetto, speranza, attaccamento alla vita, rispetto per la politica, decisione di riprendersela, insomma abbiamo spesso in questi anni usato termini iperbolici, ma per la giornata di Giuliana non sarebbero davvero sprecati. La Rai che non ha permesso nessuna diretta, ha commesso un grave atto di censura preventiva. Il centrodestra che non si e' fatto vedere pure: aveva gia' deciso che sarebbe stata una manifestazione di parte e non ha nemmeno voluto vedere se aveva capito: non aveva capito nulla e in ogni modo anche questa e' censura preventiva, necessariamente alleata di qualsiasi guerra preventiva, che ha bisogno di celare la verita' dei fatti, prima ancora di misurarsi nelle interpretazioni. Tutto bene dunque? benissimo la partecipazione, come dicevo, assolutamente perfetto il tono, senza possibilita' di equivoci l'intepretazione: chiunque trattenga Giuliana sappia che non ne puo' trarre giovamento alcuno, anzi sara' danneggiato se le facesse del male. Poiche' credo che i rapitori, chiunque siano, siano dei miserabili e possano percio' capire solo il linguaggio dell'interesse, e' stato bene fargli arrivare il forte univoco profondo messaggio del popolo italiano, dei giornali italiani e non solo, degli iracheni presenti nel nostro paese e delle autorita' e tv e giornali islamici, anche di Simona Torretta che ha avuto il coraggio civile di parlare dal palco insieme alla sua accompagnatrice irachena: insomma sappiano da parte di tutti e tutte quelli che eravamo li' e quanti sono d'accordo con noi che non conviene loro fare del male a Giuliana, non gli conviene davvero: la sua liberazione e salvezza e' l'unico modo che hanno per non danneggiare anche se stessi. Ne' e' possibile scindere la liberazione di Giuliana da atti precisi, da calendari segnati e pubblici, per la fine dell'occupazione, il rientro delle truppe e l'inizio di un processo di pace del quale il popolo iracheno sia protagonista: noi siamo rispettosi delle elezioni persino quando avvengono in condizioni dubbie: ma il risultato e' senza equivoci: gli sciiti che chiedevano il voto per cacciare tutti gli occupanti hanno ottenuto la maggioranza assoluta; si uniscono loro i curdi che vogliono autonomia; e persino l'astensione lanciata dai sunniti e da altri gruppi significa che vi e' divisione sui metodi per ottenere la liberazione del suolo iracheno dagli occupanti, non sulla necessita' di liberarsi. Solo un misero 14% al partito del capo del governo in carica Allawi, piu' tiepido su questo argomento e sostenuto dagli Usa. * E' stato molto importante che abbia preso la parola anche il presidente dei giornalisti italiani, per protestare - tra l'altro - contro la proposta di legge governativa, fermata in commissione alla Camera per iniziativa soprattutto di Elettra Deiana e di Silvana Pisa, proposta che vorrebbe mettere sotto codice militare di guerra i giornalisti per le notizie date dai teatri di guerra. Insomma un bavaglio preventivo alla stampa fatto di minacce molto pesanti. Vergogna, e bene che sia stato detto e applauditissimo. Nessuna sbavatura, dicevo: tutto bene tra la folla che sfilava e quella lungo tutto il percorso che con gli occhi commossi, con il ripetuto scandito grido "Giuliana libera" accompagnava la sfilata, con gli applausi ai genitori e al compagno di Giuliana, e dalle finestre e dagli edifici e dai monumenti e dalle sedi raddoppiava i numeri e le passioni, tutto bene. Qualche osservazione farei alla presenza della stampa: di una violenza impressionante: hanno ripetutamente interrotto e fermato il corteo, un corteo di mezzo milione di persone (e passi!), e tenuto sotto costante pressione i genitori di Giuliana e Pier che alla fine e' sbottato: "se registravo un messaggio, mi stancavo meno e so gia' le domande che mi farete". Non c'e' stato verso. A ogni richiesta di non interrompere il corteo, rispondevano con alquanta prepotenza:"sto facendo il mio lavoro", e invece erano ormai catturati dal giornalismo sensazionalistico, quello a cui Giuliana non si e' mai piegata. E tra loro, ma a voce alta: "adesso faccio la mamma, adesso faccio il padre, adesso faccio Fassino", e via cosi'. Poiche' e' evidente che il lavoro dell'informazione ha un grande potere, sara' il caso che si dia delle regole: ad esempio che concordi con chi organizza manifestazioni i modi, le forme e i tempi delle interviste, e poi stia ai lati della manifestazione stessa, per documentare se qualcosa di notevole avviene fuori da cio' che era stato concordato: nel modo di fare che invece hanno scelto da soli, un qualsiasi evento che facesse notizia, ma accaduto non alla testa del corteo, sarebbe sfuggito, alla faccia dell'informazione completa. * Niente altro ? si': anche i politici hanno disturbato parecchio. Non per cattiva volonta', ma per acquisita idea del loro ruolo e immagine. Bertinotti per la verita' e' venuto da solo prima che la sfilata cominciasse, e la compagna Mascia e' stata presente fino alla fine, sotto il palco al Circo Massimo. Ma gli altri no: ho visto Fassino e Di Pietro e Boselli (che gentilmente mi ha anche salutato: "ciao Lidia") andarsene quando hanno deciso (e va bene), rompendo il corteo, ma per breve tempo e con discrezione, ma assolutamente senza dare il minimo spazio, nemmeno una fessura, alle donne delle loro organizzazioni, peggio degli islamisti, ormai: che cosa gli sarebbe costato di presentarsi in due? Giuliana e' conosciuita e ammirata e apprezzata e amata da tutte le donne politiche: a parte la compagna Mascia ho visto solo Livia Turco applaudire dal marciapiede, il che le fa onore (era visibilmente molto commossa) ma non fa onore al suo partito, nessuna donna verde, nessuna dei comunisti italiani: non possono cedere nemmeno un decimo di secondo di flash ad altre? Via, un po' di ritegno, un po' di discrezione. Prodi era in testa al corteo (bravo!) insieme alla moglie: la moglie di Prodi ha personalmente titolo per essere presente nelle sfilate dove vuole, con le donne bolognesi, con le donne in nero, con una qualsiasi organizzazione e anche da sola, ma perche' in testa con il marito? Una donna ha titolo ufficiale solo se e' la donna di qualcuno? MIsteri della democrazia matura e quasi sfatta. * Per il resto davvero tutto benissimo e adesso prepariamoci alla straordinaria festa con cori balli salti poesie musica capriole cibi e vino che faremo appena Giuliana torna a casa. 2. TESTIMONIANZE. LILLI GRUBER: PER GIULIANA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 20 febbraio 2005. Lilli Gruber, giornalista televisiva, e' attualmente parlamentare europea; nel 2003, durante i bombardamenti, era a Baghdad - come Giuliana Sgrena - sotto le bombe, con il popolo iracheno] La mia voce si unisce a quella di migliaia di italiani che con la manifestazione di ieri chiedono la liberazione di Giuliana Sgrena e ribadiscono il proprio no alla guerra, alla violenza e alle torture che ogni conflitto porta con se'. Giuliana e' una donna coraggiosa: lo ha dimostrato ancora una volta nel drammatico video che ha lasciato tutti senza parole, chiedendo di porre fine alle sofferenze del popolo iracheno prima ancora di lanciare un appello per la propria salvezza. Giuliana non si e' mai omologata alle verita' ufficiali, ma ha sempre fatto controinformazione a costo di raccontare anche realta' scomode come le terribili torture nel carcere di Abu Ghraib. Giuliana e' una giornalista, un'amica, ma prima di tutto e' una donna che non si e' mai dimenticata delle altre donne, raccontandone i tormenti e le speranze. Ora piu' che mai l'eco delle sue parole risuona fortissimo: questo governo non puo' non ascoltarle. 3. TESTIMONIANZE. ADRIANA ZARRI: PER GIULIANA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 20 febbraio 2005. Adriana Zarri, nata a S. Lazzaro di Savena nel 1919, e' teologa e saggista. Tra le sue opere segnaliamo almeno: Nostro Signore del deserto, Cittadella, Assisi; Erba della mia erba, Cittadella, Assisi; Dodici lune, Camunia, Milano; Il figlio perduto, La Piccola, Celleno] A Roma, per la manifestazione di sabato, non ho potuto venire (per motivi di invalidita' fisica). Ma ci sono molti modi di esserci (come anche di non esserci, se mai qualcuno fosse stato la' per convenienza e disciplina di partito). Io dunque - a mio modo - ci saro' e ci saranno anche i miei gatti. Non e' uno scherzo (non si scherza su fatti tanto drammatici). E' infine noto come i gatti avvertono se una persona ha dei problemi e si trova in difficolta'. Cosi', quando io mi fermero', nell'ora stessa del corteo, per unirmi idealmente alle persone che marceranno per Giuliana, i miei due mici capiranno che c'e' un dramma in corso e mi salteranno sulle ginocchia. E sara' il loro modo per partecipare: otto zampe insieme a milioni di piedi. 4. TESTIMONIANZE. ENZO MAZZI: NON SEI SOLA, GIULIANA [Ringraziamo Enzo Mazzi" (per contatti: emazzi at videosoft.it) per questo intervento. Enzo Mazzi, animatore dell'esperienza della comunita' dell'Isolotto a Firenze, e' una delle figure piu' vive dell'esperienza delle comunita' cristiane di base, e della riflessione e delle prassi di pace, solidarieta', liberazione, nonviolenza. Tra le opere di Enzo Mazzi e della Comunita' dell'Isolotto segnaliamo almeno: Isolotto 1954/1969, Laterza, Bari 1969; Ernesto Balducci e il dissenso creativo, Manifestolibri, Roma 2002] Non sei sola, Giuliana. Potrebbe sembrare una ovvieta' puramente consolatoria. Perche' e' vero che sei avvolta da una nebbia fittissima. Ti hanno rapita, chiunque siano i sequestratori, proprio per avvolgerti nella notte, per separarti dalle relazioni e isolarti, strapparti l'anima piu' ancora che il corpo. E' il patto secolare del dominio con la solitudine. "Dio mio perche' mi hai abbandonato" e' il grido che i gestori del dominio vogliono sentir ripetere dalla bocca ansimante di tutti i crocifissi. Ieri come oggi. Non c'e' mai pace per "l'uno" finche' non ha annullato la molteplicita' delle relazioni. E tu sei una testimone forte di tale molteplicita'. Vivi per far vivere le relazioni, per aiutare i senza voce a uscire dalla solitudine di un mutismo disperante. E per far penetrare il grido del sangue di Abele nella sordita' di ogni dio. Ma il patto del dominio con la solitudine disperante e' illusione. E il grido dell'abbandono radicale e' meno potente del grido della relazione vitale la quale e' piu' forte perfino della morte. No, non sei sola. E lo sai. Le tue notti insonni sono come cullate dalle notti insonni dei tuoi cari, delle compagne e compagni del "manifesto". Nel buio profondo hai consapevolezza delle manifestazioni, della esposizione dei media, delle trattative. Ma non e' solo questo. Le tue relazioni si nutrono di una comunicazione piu' ampia e penetrante e profonda dei normali strumenti sensoriali. Senno' come potrebbero tanti che magari non ti avevano finora avvicinata che non ti avevano nemmeno mai letto trovare tanta consonanza con i tuoi scritti riproposti in questi giorni dal "manifesto"? E la consonanza con te a prima vista, delle donne somale, palestinesi dei campi profughi, afghane, irachene, di Mithal torturata nel carcere americano di Abu Ghraib? Consonanza profonda che rende "unici" i tuoi reportage. La capacita' di comunicare oltre i confini del detto e' l'arma segreta di tutti i sequestrati. E' la tua arma segreta in questo sequestro cosi' violento e oscuro. E' l'arma segreta pero' anche di tutti noi sequestrati da un dominio globale, militare finanziario mediatico perfino spirituale e religioso, che vorrebbe ridurci a bocche aperte infantili avide solo di latte, a individui isolati incapaci di stabilire reti di relazioni autonome, a solitudini in se' nemiche e confliggenti, dipendenti da una comunicazione mediata interamente dal centro. Non sei sola. S'illudono di separarci e di dividerci. Come i pipistrelli che volano nella notte, sappiamo trovare anche in questa nebbia i canali della comunicazione e della solidarieta'. 5. TESTIMONIANZE. MAO VALPIANA: IL 24 FEBBRAIO IN CORTE D'APPELLO A VENEZIA [Da Mao Valpiana (per contatti: mao at nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo. Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle della nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; un suo profilo autobiografico, scritto con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4 dicembre 2002 di questo notiziario] Cari amici, vi confermiamo che giovedi' 24 febbraio 2005 si terra' a Venezia il processo d'appello per il blocco nonviolento del "treno della morte" (che portava armi in Iraq per la guerra del Golfo) del febbraio 1991 alla stazione di Balconi di Pescantina. In primo grado i 16 imputati sono stati assolti, ma ci fu il ricorso del Pubblico Ministero. A 14 anni dal fatto la vicenda e' piu' attuale che mai. Nel frattempo i reati per cui siamo imputati sono stati depenalizzati e quindi c'e' la possibilita' che la discussione processuale duri pochi minuti con il "non luogo a procedere" o il rinvio alla magistratura civile. Comunque insieme al collegio degli avvocati (Canestrini, Corticelli, Ramadori, Chirco) riteniamo importante riempire l'aula come occasione per ribadire il nostro no alla guerra e la legittimita' dell'azione diretta nonviolenta a tutela del bene supremo della pace e a difesa della Costituzione che ripudia la guerra. Invitiamo chi ne ha la possibilita' a venire giovedi' 24 febbraio alle ore 10,30 alla Corte d'Appello di Venezia (vicino a Rialto, vicino al Mercato del Pesce) per manifestare solidarieta' agli imputati amici della nonviolenza. Mao Valpiana * Chi desiderasse approfondire la vicenda, puo' consultare il numero di "Azione nonviolenta" di gennaio-febbraio 1997, nell'archivio del sito www.nonviolenti.org 6. MATERIALI. PER UNA BIBLIOGRAFIA SULLA SHOAH (PARTE VENTISETTESIMA) JONATHAN ROSE Storico, docente universitario. Opere di Jonathan Rose: (a cura di), Il libro nella Shoah. Distruzione e conservazione, Edizioni Sylvestre Bonnard, Milano 2003. ROMANI ROSE Nato nel 1946 a Heidelberg, dal 1982 e' il presidente del Zentralrat Deutscher inti und Roma; dal 1991 fa parte dell'amministrazione del Centro di documentazione e di cultura dei sinti e dei rom tedeschi; e' membro direttivo del Movimento internazionale contro la discriminazione e il razzismo. FRANZ ROSENZWEIG Filosofo illustre, nato a Kassel nel 1886, muore nel 1929 a Francoforte; con Martin Buber ha realizzato la traduzione tedesca della bibbia ebraica. Opere di Franz Rosenzweig: Hegel e lo stato (1920), Il Mulino, Bologna 1976; La stella della redenzione (1921), Marietti, Casale Monferrato 1981 (il suo capolavoro, come e' noto); Il nuovo pensiero (1925), Arsenale, Venezia 1983. Opere su Franz Rosenzweig: segnaliamo almeno i saggi di Scholem, Levinas, Cacciari; un'agile sintesi introduttiva (con una perspicua bibliografia) e' quella di Giovanni Fornero nella Storia della filosofia fondata da Nicola Abbagnano, IV volume, secondo tomo, Utet, Torino 1994, poi vol. IX, Tea, Milano 1996 (ivi alle pp. 3-19). FRANCESCO ROSI Regista cinematografico italiano di forte impegno civile. Opere di Francesco Rosi: fondamentali i suoi film d'inchiesta e particolarmente Salvatore Giuliano (1961), Le mani sulla citta' (1963), Il caso Mattei (1972); notevoli anche Uomini contro (1970, tratto da Un anno sull'Altipiano di Emilio Lussu); Cristo si e' fermato a Eboli (1979, dal libro omonimo di Carlo Levi); La tregua (1997, dal libro omonimo di Primo Levi). Opere su Francesco Rosi: Sandro Zambetti, Francesco Rosi, Il castoro cinema, Milano. ROSSANA ROSSANDA Rossana Rossanda e' nata a Pola nel 1924, allieva del filosofo Antonio Banfi, antifascista, dirigente del Pci (fino alla radiazione nel 1969 per aver dato vita alla rivista "Il Manifesto" su posizioni di sinistra), in rapporto con le figure piu' vive della cultura contemporanea, fondatrice del "Manifesto" (rivista prima, poi quotidiano) su cui tuttora scrive. Impegnata da sempre nei movimenti, interviene costantemente sugli eventi di piu' drammatica attualita' e sui temi politici, culturali, morali piu' urgenti. Opere di Rossana Rossanda: Le altre, Bompiani, Milano 1979; Un viaggio inutile, o della politica come educazione sentimentale, Bompiani, Milano 1981; Anche per me. Donna, persona, memoria, dal 1973 al 1986, Feltrinelli, Milano 1987; con Pietro Ingrao et alii, Appuntamenti di fine secolo, Manifestolibri, Roma 1995; con Filippo Gentiloni, La vita breve. Morte, resurrezione, immortalita', Pratiche, Parma 1996; Note a margine, Bollati Boringhieri, Torino 1996. Ma la maggior parte del lavoro intellettuale, della testimonianza storica e morale, e della riflessione e proposta culturale e politica di Rossana Rossanda e' tuttora dispersa in articoli, saggi e interventi pubblicati in giornali e riviste. AMELIA ROSSELLI (AMELIA PINCHERLE MORAVIA) Madre dei fratelli Rosselli, scrittrice e drammaturga di straordinario impegno civile. "Amelia Pincherle Moravia (1870-1954), di famiglia ebraico-veneziana, sposo' il musicista Giuseppe (Joe) Rosselli e ne ebbe tre figli: Aldo, Carlo e Nello. Nei primi decenni del Novecento ebbe rinomanza come autrice di drammi e commedie, e come scrittrice di racconti per l'infanzia. Dopo l'assassinio di Carlo e Nello visse in esilio, prima in Svizzera e in Inghilterra, poi negli Stati Uniti, rientrando in Italia nel 1946. Mori' a Firenze nel 1954. Amelia Rosselli e' oggi ricordata fondamentalmente come madre dei fratelli Carlo e Nello Rosselli, gli intellettuali antifascisti trucidati in Francia nel giugno 1937 da sicari fascisti; ma fu una personalita' di rilievo nella cultura italiana del primo Novecento: apprezzata scrittrice di teatro e per l'infanzia, impegnata anche sul versante della politica e dell'associazionismo femminile. La pubblicazione di queste memorie inedite, cui la Rosselli lavoro' a piu' riprese negli anni Trenta e Quaranta per poi infine lasciarle in sospeso, rende in parte giustizia a questa ammirevole figura di donna. Le memorie constano di tre capitoli. Il primo e' il racconto spiritoso e vivace dell'infanzia dell'autrice in seno a una famiglia della borghesia ebraica veneziana; il secondo e' dedicato alla vita trascorsa a Firenze dopo la separazione dal marito, con l'attivita' letteraria, il rapporto con i figli, l'impegno patriottico durante la guerra (e il dramma della morte del figlio maggiore al fronte); il terzo, che s'arresta al 1927, racconta del sempre maggiore impegno in politica di Carlo, che di li' a poco condurra' i due fratelli al confino, e Carlo all'esilio definitivo. Questo volume non offre dunque soltanto la testimonianza della "mamma dei fratelli Rosselli", ma anche il ritratto penetrante di un ambiente sociale e di una famiglia fuori dal comune, il "romanzo di formazione" di una donna singolare, intelligente e forte, che a buon diritto puo' collocarsi nel pantheon dell'Italia civile." (dalla scheda editoriale di Amelia Rosselli, Memorie, a cura di Marina Calloni, Il Mulino, Bologna 2001). Dal bel sito internet dell'Unione femminile nazionale (per contatti: info at unionefemminile.it) riportiamo per estratti la seguente scheda: "Amelia Pincherle Moravia (nata a Venezia il 6 gennaio 1870, deceduta a Firenze il 26 dicembre 1954) fu tra le prime donne a scrivere per il teatro in Italia. Nei primi decenni del Novecento Amelia ebbe grande rinomanza come autrice di drammi e di commedie, scritte anche in dialetto veneziano. Fu inoltre nota come giornalista, scrittrice di racconti e di libri per l'infanzia, oltre che come direttrice di collana, attivista politica e interessata alla questione femminile. Amelia era nata da una famiglia ebraica della buona borghesia veneziana, che aveva partecipato alla difesa della Serenissima durante la Repubblica di Manin e ai moti risorgimentali. Dopo essersi trasferita a Roma, Amelia sposa il musicista Giuseppe (Joe) Rosselli, con cui trascorre alcuni anni a Vienna. La famiglia del marito, i Rosselli-Nathan, di tradizione repubblicana e liberale, aveva sostenuto Mazzini durante gli anni dell'esilio londinese, tant'e' che Mazzini morira' a casa loro a Pisa sotto il nome di Mr. Brown. Amelia ebbe da Joe tre figli: Aldo, Carlo e Nello. Tuttavia si separa' dal marito nel 1903, trasferendosi coi figli da Roma a Firenze. I figli di Amelia crebbero in un ambiente culturalmente stimolante, politicamente attivo e socialmente impegnato. Aldo, studente di medicina, parti' volontario per la prima guerra mondiale, morendo nel 1916 sul fronte carnico. Carlo, professore di economia, lascio' l'insegnamento per la lotta politica. Inviato al confino, riusci' a fuggire, riparando a Parigi, dove fondo' il movimento di 'Giustizia e Liberta''. Nello, storico del Risorgimento, dopo aver subito il confino, decidera' di restare a vivere in Italia, continuando - attraverso i suoi studi - la sua opposizione al regime fascista. Carlo e Nello vennero uccisi in Francia nel 1937, per mano di sicari assoldati dai fascisti. Dopo l'assassinio di Carlo e Nello, Amelia scelse volontariamente l'esilio assieme alle due nuore e ai sette nipoti. Visse prima in Svizzera e in Inghilterra, per poi trasferirsi negli Stati Uniti. Rientro' in Italia nel 1946, morendo a Firenze nel 1954. Opere di Amelia Rosselli: oltre ad articoli apparsi su 'Il Marzocco' dal 1904 al 1914, fra le opere di Amelia Rosselli si ricordano i suoi drammi teatrali: Anima, Lattes, Torino 1901; Illusione, Roux & Viarengo, Torino-Roma 1906; Emma Liona (Lady Hamilton), Bemporad, Firenze 1924. Degne di menzione sono anche le sue commedie in dialetto veneziano: El refolo, Treves, Milano 1910; El socio del papa', Treves, Milano 1912; San Marco, Treves, Milano 1914. Fra i suoi racconti si vedano: Felicita' perduta, Belforte, Livorno 1901; Gente oscura, Roux & Viarengo, Torino-Roma 1903; Fratelli minori, Bemporad, Firenze 1921. Si considerino anche i libri per l'infanzia: Topinino. Storia di un bambino, Casa Editrice Nazionale, Torino 1905; Topinino garzone di bottega, Bemporad, Firenze 1910. Per gli epistolari: Carlo, Nello e Amelia Rosselli, Epistolario familiare (1914-1937), a cura di Z. Ciufoletti, II ed., Mondadori, Milano 1997; M. Calloni e L. Cedroni (a cura di), Politica e affetti familiari. Lettere dei Rosselli ai Ferrero (1917-1943), Feltrinelli, Milano 1997; Carlo Rosselli, Dall'esilio. Lettere alla moglie 1929-1937, a cura di C. Casucci, Passigli, Firenze 1997. Non da ultimo si veda la sua (auto)biografia: Amelia Rosselli, Memorie, a cura di M. Calloni, il Mulino, Bologna 2001" (Marina Calloni). Opere su Amelia Rosselli: Cfr. Giuseppe Fiori, Casa Rosselli, Einaudi, Torino 1999. AMELIA ROSSELLI Intensa poetessa di straordinaria originalita' (Parigi 1930 - Roma 1996), figlia dell'eroe antifascista Carlo Rosselli. Opere di Amelia Rosselli: Variazioni belliche, Garzanti, Milano 1964; Serie ospedaliera, Mondadori, Milano 1969; Documento, Garzanti, Milano 1976; Primi scritti 1952-63, Guanda, Parma 1980; Impromptu, San Marco dei Giustiniani, 1981; Appunti sparsi e persi, Aelia Lelia, 1983, 1996; La libellula, SE, Milano 1985; Diario ottuso, 1996; la sua opera poetica e' ora raccolta ne Le poesie, 1997. 7. RIFLESSIONE. MOHANDAS GANDHI: SATYAGRAHA, NON "RESISTENZA PASSIVA" [Da "Quaderni Satyagraha" n. 1, aprile 2002, pp. 26-29. La traduzione dall'inglese e' di Rocco Altieri. Mohandas Gandhi e' stato della nonviolenza il piu' grande e profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della nonviolenza. Nel 1915 torno' in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guido' grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948. Sono tanti i meriti ed e' tale la grandezza di quest'uomo che una volta di piu' occorre ricordare che non va mitizzato, e che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione, della sua opera. Opere di Gandhi: essendo Gandhi un organizzatore, un giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. In italiano l'antologia migliore e' Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi; si vedano anche: La forza della verita', vol. I, Sonda; Villaggio e autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la liberta', Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton; Civilta' occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento; La cura della natura, Lef. Altri volumi sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verita'. Altri volumi ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati pubblicati sotto il titolo complessivo Devono gli ebrei farsi massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi: tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recentissimo libro di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori. Tra gli studi cfr. Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. Una importante testimonianza e' quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. Altri libri particolarmente utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L. Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci, Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem. Per abbonarsi ai "Quaderni Satyagraha" (per contatti: tel. 050542573, e-mail: roccoaltieri at interfree.it, sito: pdpace.interfree.it): abbonamento annuale 30 euro da versare sul ccp 19254531, intestato a Centro Gandhi, via S. Cecilia 30, 56127 Pisa, specificando nella causale "Abbonamento Satyagraha"] La forza indicata col termine di "resistenza passiva" e tradotta in hindi come nishkriya pratirodha non e' appropriatamente resa ne' dall'originale espressione inglese ne' dalla traduzione hindi. Un termine piu' pregnante per connotarla e' "satyagraha". Il satyagraha e' nato in Sud Africa nel 1908. Non esisteva un termine in lingua hindi per indicare la forza che i nostri compatrioti in Sud Africa esercitavano nel mettere in atto le loro rimostranze. C'era una espressione equivalente in inglese, cioe' "passive resistance", e noi usavamo questa. Comunque, il bisogno di una nuova parola per rendere questa forza straordinaria veniva sentito in maniera crescente, e fu deciso di assegnare un premio a chi avesse pensato un termine appropriato. Un uomo di lingua Gujarati ci propose la parola "satyagraha", che fu giudicata la migliore. La "resistenza passiva" riprendeva l'idea del movimento delle suffragette in Inghilterra. L'incendio di edifici da parte di queste donne fu chiamato "passive resistance" e cosi' anche il loro digiunare in prigione. Tutti questi atti potrebbero essere compresi molto bene nella "resistenza passiva", ma non sono satyagraha. Si dice della "resistenza passiva" che essa e' l'arma del debole, ma la forza, di cui si parla in questo articolo, puo' essere usata solo dal forte. Questa forza non e' resistenza "passiva"; in verita' richiede una intensa attivita'. Il movimento in Sud Africa non fu passivo, ma attivo. Gli indiani del Sud Africa credevano che la Verita' fosse il loro obiettivo, che la Verita' trionfa sempre, e con tale determinazione nello scopo si aggrapparono alla Verita' incessantemente. Sopportarono tutta la sofferenza che questa tenacia comportava. Con la convinzione che alla Verita' non si puo' rinunciare, anche a costo della morte, persero la paura di morire. In nome della Verita' la prigione appariva loro un palazzo e le sue grate la porta verso la liberta'. * Che cosa e' il satyagraha? Satyagraha non e' la forza fisica. Un satyagrahi (2) non fa soffrire l'avversario; ne' cerca la sua distruzione. Un satyagrahi non ricorre mai alle armi da fuoco. Nella pratica del satyagraha non c'e' alcuna volonta' malvagia. Satyagraha e' pura forza dell'anima. La Verita' e' l'autentica sostanza dell'anima. Percio' questa forza viene chiamata satyagraha. L'anima e' guidata dalla conoscenza. Dentro vi brucia la fiamma dell'amore. Se qualcuno ci procura sofferenza a causa dell'ignoranza, noi lo vinceremo attraverso l'amore. "La nonviolenza e' il dharma supremo" (Ahimsa paramo Dharma), e' la prova di questo potere di amare. Nonviolenza e' lo stato dormiente. Nello stato di attivo e' amore. Governato dall'amore, il mondo va avanti. In inglese vi e' un detto: "Might is Right" (3). Poi c'e' la teoria della sopravvivenza del piu' adatto. Entrambe queste idee sono in contraddizione con il principio suesposto. Nessuna delle due e' completamente vera. Se il male fosse il principale motivo-forza, il mondo sarebbe stato distrutto da lungo tempo; e ne' avrei avuto l'opportunita' di scrivere questo articolo, ne' le speranze di chi lo legge sarebbero state esaudite. Noi siamo vivi solo a causa dell'amore. Noi tutti siamo per noi stessi la prova di questo. Delusi dalla moderna civilta' occidentale, noi abbiamo dimenticato la nostra antica civilta' e adoriamo la potenza delle armi. * L'adorazione della potenza militare Noi dimentichiamo il principio della nonviolenza, che e' l'essenza di tutte le religioni. La fede nelle armi e' il contrario della religione. E' a causa della preponderanza di tale fede se in Europa sta infuriando una guerra sanguinosa. Anche in India troviamo l'adorazione delle armi. La vediamo persino nella grande opera di Tulsidas (4). Ma traspare in tutti i libri che la forza dell'anima e' la forza suprema. * Rama e Ravana Rama rappresenta l'anima, Ravana la non-anima. L'immensa potenza fisica di Ravana e' niente comparata alla forza dell'anima di Rama. Le dieci teste di Ravana sono come di paglia per Rama. Rama e' uno yogi che ha sconfitto l'egoismo e l'orgoglio. Egli e' "imperturbabile sia nell'abbondanza che nell'avversita'", non sente "attaccamento, ne' bramosia, ne' l'ebbrezza per il proprio status". Cio' rappresenta lo stadio finale del satyagraha. La bandiera del satyagraha puo' sventolare di nuovo nel cielo dell'India ed e' nostro dovere innalzarla. Se noi facciamo ricorso al satyagraha, possiamo conquistare i nostri conquistatori, gli inglesi, facendoli inchinare davanti alla nostra tremenda forza d'animo, e questo fatto sara' di beneficio per il mondo intero. Certo l'India non puo' rivaleggiare con la Gran Bretagna o con l'Europa per la forza della armi. I britannici adorano il dio della guerra e tutti possono diventare, come diventano, portatori di armi. Le centinaia di milioni in India non potranno mai portare armi. Hanno fatto propria la religione della nonviolenza. E' impossibile per il sistema varnashrama (5) sparire dall'India. * La via del varnashrama La via del varnashrama e' una necessaria legge di natura. L'India, facendone un uso giudizioso, ne ricava molti benefici. Anche i musulmani e gli inglesi in India osservano questo sistema in una certa misura. Anche fuori dall'India le persone lo seguono senza esserne consapevoli. Fintanto che l'istituto del varnashrama sara' in vigore in India, non tutti potranno portare armi. In India il piu' alto posto e' assegnato al brahmana dharma - che e' la forza dell'anima. Persino i guerrieri armati obbediscono al Brahmin. Fintanto che questo costume prevale, risulta vano per noi aspirare ad eguagliare l'Occidente nella forza delle armi. * Panacea per tutti i mali E' la nostra Kamadhenu (6). Porta bene sia al satyagrahi che al suo avversario. E' sempre vincente. Per esempio Harishchandra (7) era un satyagrahi, Prahlad (8) era un satyagrahi, Mirabai (9) era una satyagrahi. Daniele, Socrate, e quegli arabi che si sono lanciati sotto il fuoco dell'artiglieria francese erano tutti satyagrahi. Noi vediamo da questi esempi che un satyagrahi non teme per il proprio corpo, non abbandona cio' che egli pensa sia la Verita'; la parola "sconfitta" non e' compresa nel suo vocabolario, non desidera la distruzione dell'antagonista, non manifesta ira contro di lui, ma solo compassione. Un satyagrahi non aspetta gli altri, ma lancia se stesso nella lotta, facendo affidamento esclusivamente sulle proprie forze. Ha fiducia che quando il tempo verra', gli altri faranno altrettanto. La pratica e' il suo precetto. Come l'aria, il satyagraha e' onnipervasivo. E' contagioso, cio' significa che tutte le persone - grandi e piccoli, uomini e donne - possono diventare satyagrahi. Nessuno e' escluso dall'esercito dei satyagrahi. Un satyagrahi non puo' perpetrare la tirannide su alcuno, non e' soggiogabile attraverso l'uso della forza fisica, non percuote alcuno. Come chiunque puo' ricorrere al satyagraha, cosi' esso trova applicazione quasi in ogni situazione. * Prova storica La gente chiede una prova storica a sostegno del satyagraha. La storia e' in gran parte una documentazione di attivita' belliche. Le attivita' naturali vi trovano ben poco spazio. Solo attivita' non comuni ci colpiscono con stupore. Il satyagraha e' stato usato sempre e in tutte le situazioni. Padre e figlio, marito e moglie ricorrono permanentemente al satyagraha, l'uno nei confronti dell'altro. Quando un padre si arrabbia e punisce il figlio, il figlio non si difende con un'arma, vince l'ira del padre sottomettendosi a lui. Il figlio rifiuta di essere sottomesso a una norma ingiusta di suo padre, ma sopporta la punizione in cui puo' incorrere disobbedendo al padre ingiusto. Allo stesso modo, noi possiamo liberarci da una legge ingiusta del governo sfidando la legge ingiusta e accettando la punizione che ne conseguira'. Noi non dobbiamo covare rancore verso il governo. Quando noi tranquillizzeremo le loro paure, non desidereremo realizzare assalti armati contro gli amministratori, ne' privarli del potere, ma solo eliminare la loro ingiustizia, subito si conformeranno alla nostra volonta'. Ci si chiede perche' noi dovremmo chiamare ingiusta una norma. Dicendo cio', noi stessi assumiamo la funzione del giudice. E' vero che in questo mondo noi dobbiamo sempre agire come giudici per noi stessi. Ecco perche' il satyagrahi non colpisce il suo avversario con le armi. Se egli ha la verita' dalla sua parte, vincera'; se il suo pensiero e' sbagliato, soffrira' le conseguenze del suo errore. Che cosa ne viene di buono, alcuni chiedono, da una sola persona che si oppone all'ingiustizia, allorche' sara' punito e distrutto, languira' in prigione o incontrera' una fine prematura mediante impiccagione. L'obiezione non e' valida. La storia mostra che tutte le riforme sono iniziate con una persona. E' difficile che vengano frutti senza tapasya (10). La sofferenza che deve essere sopportata nel satyagraha e' tapasya nella sua forma piu' pura. Solo quando la tapasya e' capace di portare frutti noi abbiamo frutti. Cio' sancisce il fatto che quando c'e' insufficiente tapasya, il frutto ritarda. La tapasya di Gesu' Cristo, sebbene fosse senza limiti, non fu sufficiente per il bisogno dell'Europa. L'Europa ha disapprovato Cristo. A causa dell'ignoranza, non ha apprezzato il puro stile di vita del Cristo. Molti Cristi dovranno offrire se stessi in sacrificio sul terribile altare dell'Europa, e solo allora spuntera' l'alba della comprensione su questo continente. Ma Gesu' sara' sempre il primo tra questi. Egli e' stato il seminatore e a lui va riconosciuto il merito della coltivazione della messe (11). * Note 1. Data probabile dello scritto: il 2 settembre 1917. Gandhi era a Bombay per partecipare all'incontro di un comitato provinciale per valutare l'inizio di una campagna di resistenza passiva contro le leggi coercitive del governo. Traduzione dalla versione in inglese compresa nel vol. XIII di The Collected Works of Mahatma Gandhi, Publications Division, New Delhi,1964, pp. 520-526 (tutte le note sono del traduttore). 2. Colui che pratica il satyagraha. 3. La ragione e' del piu' forte. 4. Autore del "Ramacharitamanasa" (la principale opera della letteratura hindi medievale) e' un santo-poeta della regione settentrionale dell'India molto reverito e largamente letto. Secondo alcune fonti visse per 136 anni tra il 1487 ed il 1623 d. C. circa. 5. Il sistema hindu delle caste. Di se' Gandhi scriveva ("Young India", 6 ottobre 1921): "Credo nel varnashrama dharma in un senso, secondo la mia opinione, strettamente vedico ma non nel suo attuale senso popolare... Tutti sono nati per servire la creazione di Dio, il brahmin con la sua sapienza, il kshatriya (guerriero) con la sua capacita' di protezione, il vaisya con la sua abilita' mercantile, il sudra con il suo lavoro manuale. Cio' non vuol dire che, per esempio, il brahmin sia esonerato dal lavoro manuale o dal dovere di proteggere se stesso o gli altri... Il varnashrama e' autocontrollo e conservazione ed economia di energia... Non sono mai stato capace di conciliare il mio animo con l'intoccabilita'. L'ho vista sempre come una escrescenza. E' vero che ci viene dagli antenati, ma allo stesso modo ci giungono molte altre pratiche malvagie... L'intoccabilita' ripugna alla ragione ed all'istinto di misericordia, pieta' e amore". 6. E' la mitica mucca che concede qualsiasi cosa noi desideriamo. 7. Personaggio della numerosa mitologia hindu. Considerato uomo di alti principi. Famoso per dire sempre la verita' e mantenere la parola qualunque ne fosse il costo. 8. E' un personaggio della tradizione religiosa hindu (piuttosto presente anche nelle fiabe per i bambini) di cui si narra che, figlio di un principe dei demoni, la sua devozione a Vishnu lo avrebbe reso indifferente alle cose terrene ed invulnerabile al fuoco e ad ogni genere di arma e di tortura fin da bambino. 9. La piu' famosa delle poetesse bhakta dell'India settentrionale. Generalmente considerata di esempio per la sua devozione, fin da bambina, a Krishna. 10. E' la sofferenza accettata volontariamente. 11. Lo scritto prosegue con alcune considerazioni sull'educazione dei contadini analfabeti al satyagraha (pp. 524-525) e sull'uso del satyagraha (pp. 525-526). 8. LETTURE. FRANCO BARBERO: OLIO PER LA LAMPADA Franco Barbero, Olio per la lampada, Associazione Viottoli, Pinerolo (To) 2001, pp. 208, s.i.p. Meditazioni e preghiere - nutrite sempre di straordinaria saggezza, di una cultura vasta e puntuale, e soprattutto di una tenera misericordia - di una delle figure piu' vive del movimento delle comunita' cristiane di base, che scrive "da innamorato di Dio e di Gesu'". Per richieste: tel. 0121322339, o anche 0121500820, e-mail: info at viottoli.it, sito: www.viottoli.it 9. LETTURE. PHILIPPE BRETON: ELOGIO DELLA PAROLA Philippe Breton, Elogio della parola. Il potere della parola contro la parola del potere, Eleuthera, Milano 2004, pp. 176, euro 14,50. Un tema decisivo, una riflessione necessaria, un libro che vivamente raccomandiamo a tutte le persone amiche della nonviolenza; l'autore insegna alla Sorbona ed e' un acuto e prestigioso studioso dei problemi della comunicazione. Per richieste: e-mail: info at eleuthera.it, sito: www.eleuthera.it 10. LETTURE. ALPHONSE E RACHEL GOETTMANN: LE MALATTIE DELL'ANIMA Alphonse e Rachel Goettmann, Le malattie dell'anima. Diagnosi e terapia, Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 2004, pp. 240, euro 10. Un bel libro di spiritualita' nonviolenta: Alphonse Goettmann, sacerdote ortodosso, e Rachel, sua moglie, guidano il centro di spiritualita' Bethanie a Garze, in Francia (per contatti: www.centre-bethanie.org), da loro fondato nel 1976, e dirigono la rivista di meditazione e di preghiera "Le Chemin"; la traduzione e' di Etta Ragusa e Donata De Andreis Latmiral. Per richieste: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 3495843946, o anche 0864460006, o ancora 086446448; e-mail: sudest at iol.it o anche qualevita3 at tele2.it; sito: www.peacelink.it/users/qualevita 11. LETTURE. THIERRY PECH, MARC-OLIVIER PADIS: LE MULTINAZIONALI DEL CUORE Thierry Pech, Marc-Olivier Padis, Le multinazionali del cuore. Le Organizzazioni non governative tra politica e mercato, Feltrinelli, Milano 2004, pp. 104, euro 8,50. Una acuta disamina critica delle Ong, un libro utile per contrastare miti e fanatismi correnti, per valorizzare cio' che vale, far luce sulle ambiguita', esercitare il giudizio critico sempre, e sempre opporsi a cio' che non e' ammissibile. 12. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 13. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 848 del 22 febbraio 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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