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La nonviolenza e' in cammino. 840
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 840
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 14 Feb 2005 00:43:50 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 840 del 14 febbraio 2005 Sommario di questo numero: 1. Nicoletta Crocella: Giuliana 2. Voci per Giuliana 3. Per una bibliografia sulla Shoah (parte ventesima) 4. Giobbe Santabarbara: Cinque note sulle elezioni irachene 5. Susan George: La prima cosa da fare in Italia 6. Franco Rotelli ricorda Franca Ongaro Basaglia 7. La "Carta" del Movimento Nonviolento 8. Per saperne di piu' 1. INIZIATIVE. NICOLETTA CROCELLA: GIULIANA [Dal quotidiano "Il manifesto" del 12 febbraio. Nicoletta Crocella (per contatti: stellecadenti at tiscali.it), poetessa, artista, operatrice culturale, e' impegnata nell'associazione "Stelle cadenti" e nella casa editrice omonima. Tra i suoi libri segnaliamo particolarmente Attraverso il silenzio, Stelle Cadenti, Bassano in Teverina (Vt) 2000; Icone, Stelle Cadenti, Bassano in Teverina (Vt) 2002. Giuliana Sgrena, intellettuale e militante femminista e pacifista tra le piu' prestigiose, e' tra le maggiori conoscitrici italiane dei paesi e delle culture arabe e islamiche; autrice di vari testi di grande importanza (tra cui: a cura di, La schiavitu' del velo, Manifestolibri, Roma 1995, 1999; Kahina contro i califfi, Datanews, Roma 1997; Alla scuola dei taleban, Manifestolibri, Roma 2002; Il fronte Iraq, Manifestolibri, Roma 2004); e' stata inviata del "Manifesto" a Baghdad, sotto le bombe, durante la fase piu' ferocemente stragista della guerra tuttora in corso. A Baghdad e' stata rapita il 4 febbraio 2005. Dal sito del quotidiano "Il manifesto" riprendiamo, con minime modifiche, la seguente scheda: "Nata a Masera, in provincia di Verbania, il 20 dicembre del 1948, Giuliana ha studiato a Milano. Nei primi anni '80 lavora a 'Pace e guerra', la rivista diretta da Michelangelo Notarianni. Al 'Manifesto' dal 1988, ha sempre lavorato nella redazione esteri: appassionata del mondo arabo, conosce bene il Corno d'Africa, il Medioriente e il Maghreb. Ha raccontato la guerra in Afghanistan, e poi le tappe del conflitto in Iraq: era a Baghdad durante i bombardamenti (per questo e' tra le giornaliste nominate 'cavaliere del lavoro'), e ci e' tornata piu' volte dopo, cercando prima di tutto di raccontare la vita quotidiana degli iracheni e documentando con professionalita' le violenze causate dall'occupazione di quel paese. Continua ad affiancare al giornalismo un impegno anche politico: e' tra le fondatrici del movimento per la pace negli anni '80: c'era anche lei a parlare dal palco della prima manifestazione del movimento pacifista"] Fuori dalla porta della sede di "Stelle Cadenti" un collage di foto e poster di Giuliana. La strada pricipale del paese e' segnata da questa presenza, un giovane si ferma ed entra sorridendo, non conosce l'associazione, ma ha visto il poster e deve dirmi che ho fatto bene, e' un bell'omaggio, bisogna mantenere l'attenzione, vogliamo che torni. E siccome vogliamo che torni, sentire la sua analisi anche su questo fatto, e vogliamo che torni Florance Aubenas, e Husseini, vogliamo che finisca lo scenario di violenza e di guerra che ha creato le condizioni perche' questi assurdi rapimenti fossero possibili, aderiamo alla manifestazione del 19 febbraio a Roma, saremo in piazza, con voi, con Giuliana, con Florance, con tutti e tutte coloro che questa guerra non la vogliono. Nicoletta Crocella per l'associazione "Stelle Cadenti" 2. TESTIMONIANZE. VOCI PER GIULIANA [Dal sito della Casa internazionale delle donne di Roma (www.casainternazionaledelledonne.org) e da quello de "Il paese delle donne" (www.womenews.net) riportiamo alcuni interventi di solidarieta' con Giuliana Sgrena] Si e' costituita alla Casa internazionale delle donne di Roma una assemblea permanente per seguire tutte le fasi del rapimento di Giuliana Sgrena, per dare l'opportunita' alle reti internazionali delle donne che con lei hanno avuto momenti di lavoro comune e che conoscono l'impegno civile che sempre ha mosso la sua attivita' di giornalista e di scrittrice, di partecipare attivamente alla sua liberazione. Giuliana Sgrena e' una cittadina del mondo che da anni ormai rappresenta un punto di riferimento per tutte coloro che vogliono tessere relazioni tra donne di diverse culture, impegnandosi a narrare con consapevolezza le sofferenze, le lotte, le speranze di donne e uomini che vivono nei luoghi di guerra e di conflitti. Ora piu' che mai il suo impegno di giornalista a favore della pace e' necessario all'Iraq e a tutto il mondo che vuol dirsi libero. Per questo chiediamo alle istituzioni locali, nazionali, europee e internazionali di impegnarsi con tutti i mezzi e in tutte le direzioni per restituire voce a una donna che amiamo. Ci rivolgiamo a voi che la tenete prigioniera perche' sappiate che il buio delle sue notti e dei suoi giorni e' anche nostro. Le donne della Casa internazionale delle donne di Roma * Oggi assistiamo al capovolgimento di una regola, consolidata poi in quattordici secoli di Islam: il rispetto assoluto delle donne, come pure dei bambini, degli anziani e di tutti i non belligeranti. Non fosse altro che per questo, noi donne musulmane d'Italia, compagne di strada di Giuliana Sgrena, chiediamo a gran voce, anzi esigiamo la sua liberazione. Le donne musulmane d'Italia * Giuliana Sgrena e' una sincera sostenitrice del popolo iracheno e del popolo afgano: deve essere liberata subito. Abbiano appreso con dolore la notizia del sequestro della nostra carissima amica Giuliana Sgrena in Iraq. Giuliana e' stata una voce meravigliosa per il popolo iracheno e per il popolo afgano e, negli ultimi anni, ha lavorato duramente per informare il mondo sulle sofferenze di iracheni e afgani colpiti dalle cosiddette campagne di "guerra al terrorismo" lanciate dal governo statunitense. Giuliana era in Iraq per testimoniare la sofferenza dell'incolpevole popolo iracheno e per far vedere al mondo che l'invasione dell'Iraq da parte delle forze statunitensi non soltanto non ha portato nulla di buono, bensi' ha recato ulteriori dolori, sofferenze e tragedie agli sfortunati civili. Questa giornalista italiana, che ama la liberta', voleva far conoscere aspetti dell'esistenza dei bambini, delle donne e degli uomini iracheni che, di solito, altri noti mezzi di comunicazione occidentali scelgono di ignorare. Ma ora giunge dall'Iraq la dolorosa notizia che uomini armati sconosciuti hanno sequestrato la migliore e piu' autentica sostenitrice e amica dello sfortunato popolo iracheno. I sequestratori devono saperlo: hanno rapito una giornalista che rischiava la vita in Iraq per offrire un quadro reale di cio' che accade in Iraq sotto l'invasione degli Stati Uniti. Dovrebbero sapere che la nostra amata Giuliana era a fianco di milioni dei pacifisti di tutto il mondo nell'opposizione alla guerra in Iraq. Quindi, dovrebbero sapere che commettono un grave errore se ostacolano giornalisti tanto coscienziosi, che lavorano duramente per sostenere lo sventurato popolo iracheno. A nome delle sfortunate donne afgane, l'Associazione rivoluzionaria delle donne afgane (Rawa) condanna questi atti terroristici e fa appello ai rapitori affinche' la liberino al piu' presto. Siamo al fianco di chi ama la pace, in Italia come nel mondo, e preghiamo perche' la nostra amata Giuliana Sgrena sia rilasciata illesa e senza indugio. Le donne dell'Associazione rivoluzionaria delle donne afgane * Qualcuno a Baghdad vuole fermare con la violenza il cammino di Giuliana Sgrena tra le donne e gli uomini vittime della guerra e della barbarie. Giuliana che ci insegna e ci informa tanto, sempre, con un coraggio che e' di pochi. La rivogliamo, subito. L'intelligenza e un tenace amore per la pace e per la liberta' delle donne e degli uomini hanno bisogno di lei. Esprimiamo la nostra solidarieta' a tutti e tutte coloro che in questo momento sono piu' colpiti da questo rapimento, e alla redazione del "Manifesto". Saremo presenti ovunque si chieda la sua liberazione. Udi, Unione Donne in Italia * L'angoscia e la rabbia ci colpiscono insieme alla notizia del rapimento di Giuliana Sgrena, una giornalista di "genere", una donna che ha saputo farci conoscere il mondo taciuto dalle grandi firme della stampa italiana: le Invisibili, le donne primo bottino di guerra, e gli indicibili, i poveri del mondo. A lei, al "Manifesto", l'augurio di rileggerla ed abbracciarla presto, prestissimo. A tutte e tutti noi l'invito a ritrovarci in piazza, piu' determinate e determinati che mai, contro la guerra che ci rapina tutti i giorni la vita. Centro Donna Lisa * L'associazione Casa della donna di Pisa esprime profonda preoccupazione e dolore per il rapimento della giornalista Giuliana Sgrena, il cui lavoro e impegno sono sempre stati a favore della pace e delle donne, e si unisce a quante e quanti in queste ore si stanno mobilitando per ottenere la sua immediata liberazione. Giuliana Sgrena scriveva nel 2002 che "la sconfitta dei Talebani in Afghanistan non segnera' la fine della talebanizzazione nel mondo arabo". Come scrivono oggi le donne dell'Udi di Napoli anche noi crediamo che "le recenti elezioni in Iraq non aggiungono ne' tolgono nulla a questa affermazione di Giuliana Sgrena. Perche' gli occhi delle donne colgono quelle connivenze e quelle coincidenze degli integralismi d'occidente e d'oriente. Con l'attenzione ad un'attualita' che in poche ed in pochi si preoccupano di documentare. Giuliana Sgrena e' la' in Iraq a fare un lavoro indispensabile, per tuttte e per tutti, e deve tornare libera. Lei ha fatto e fara' la sua parte, ora noi facciamo la nostra". Associazione Casa della donna di Pisa * Alle colleghe giornaliste arabo-musulmane, alle irachene che domenica scorsa hanno votato sfidando la violenza e la morte per contribuire al futuro di un Iraq libero e democratico, a quante ogni giorno costruiscono ponti di dialogo e di pace tra i popoli a nord, a sud, ad est, ad ovest del Mediterraneo: facciamo sentire alta, chiara e forte la nostra voce di donne per il rilascio immediato di Giuliana Sgrena, cronista impegnata da sempre per la pace in Iraq, nel Vicino Oriente, in tutti i luoghi dove guerre e terrorismi immotivati e insensati trasformano gli esseri umani in macchine dell'odio. Traduciamo e facciamo circolare nelle redazioni e tra la gente gli articoli di Giuliana, il suo ritratto di donna, di pacifista, di cronista impegnata per la pace, il rispetto delle diversita', la tutela dei diritti dei piu' deboli, ed in particolare delle piu' deboli, le donne. Giuliana Sgrena e' una di noi, e ci rappresenta tutte. Chiediamo ai suoi rapitori di ridarcela subito, dimostrando con questo gesto di mettere al centro della politica il rispetto per le persone, la vita e non la morte. Per l'associazione Mwpn: Nella Condorelli, Isabelle Fougere, Emna Soula Atallah * Come Network internazionale delle donne contro la guerra, noi chiediamo l'immediata liberazione della giornalista e pacifista italiana Giuliana Sgrena, nostra amica, una donna coraggiosa che ha attraversato i conflitti da molti anni per raccontare la verita' dell'orrore quotidiano e la violenza della guerra. In Iraq, In Palestina, in Algeria, in Afghanistan lei e' sempre stata i nostri occhi, la nostra voce e - credendo nella necessita' della verita' - ha sempre testimoniato l'ingiustizia della guerra e dell'occupazione. Noi chiediamo che sia liberata. Giuliana e' un'amica della pace, del popolo iracheno e un'amica delle vittime della violenza in tutto il mondo. Giuliana e' una di noi. Network internazionale delle donne contro la guerra * Giuliana Libera. E' la ferma richiesta che anche noi missionarie comboniane facciamo a coloro che ovunque cercano di fermare il cammino della pace. Giuliana da sempre si e' fatta portavoce del sud del mondo. Giuliana e' il prototipo della donna amante della pace, della convivialita', del coraggio di accogliere l'altro proprio perche' diverso. Giuliana libera significa liberare il sogno di un mondo nuovo. sr. Elisa Kidane' * La sua redazione - Giuliana Sgrena lavora al "Manifesto" dal 1988 - ha titolato la prima pagina: "Una di noi". E' quello che tanti, tante soprattutto, hanno sentito quando hanno appreso la notizia del suo rapimento. A Giuliana, le donne che hanno a cuore un'informazione libera e appassionata sulle altre donne hanno sempre guardato con rispetto e fiducia. La sua disponibilita' alla relazione e al confronto, una pratica che ci piace ancora chiamare "politica", hanno segnato il suo percorso e tante volte la sua presenza ha animato i luoghi di donne. La aspettiamo tutte. E continueremo a dare notizia in questi giorni di quello che si muove, appelli e mobilitazioni, che le restituiscano la liberta'. E che a noi restituiscano una preziosa compagna di strada. La redazione di "Delt@" 3. MATERIALI. PER UNA BIBLIOGRAFIA SULLA SHOAH (PARTE VENTESIMA) ARNALDO MOMIGLIANO Arnaldo Momigliano (Caraglio, Cuneo, 1908 - Londra, 1987), illustre storico dell'antichita', costretto all'esilio dalle leggi razziali fasciste. La vastissima ed acutissima sua opera sull'antichita' classica e' un punto di riferimento imprescindibile. ATTILIO MOMIGLIANO Nato a Ceva, Cuneo, nel 1883, deceduto a Firenze nel 1952, illustre e finissimo critico e storico della letteratura, docente universitario, perseguitato dal razzismo fascista, alcuni suoi saggi e commenti hanno educato intere generazioni al gusto della poesia e al rigore morale. Opere di Attilio Momigliano: oltre alla classica Storia della letteratura italiana, segnaliamo almeno la bella raccolta di saggi Introduzione ai poeti, e soprattutto il grande commento alla Divina commedia e quello alla Gerusalemme liberata (di cui vorremmo ricordare anche la premessa dell'ottobre 1944 che rievoca in poche ma nitide parole l'epoca in cui si conobbero "le intenzioni delle orde dell'Anticristo", e "ad ogni minuto un calcio improvviso poteva spalancare la mia porta"). RODOLFO MONDOLFO Illustre filosofo e storico della filosofia italiano (Senigallia 1877 - Buenos Aires 1976), nel 1938 esule in Argentina a causa delle persecuzioni razziali. Fondamentali i suoi contributi sulla filosofia greca e sul marxismo. AUGUSTO MONTI Educatore e scrittore italiano (1881-1966), collaboratore della "Rivoluzione liberale" gobettiana, professore al liceo "Massimo d'Azeglio" di Torino, resistente, maestro di una generazione di antifascisti. Opere di Augusto Monti: cfr. almeno Realta' del Partito d'Azione (1945); I miei conti con la scuola (1965). Opere su Augusto Monti: per un avvio cfr. almeno il saggio di Norberto Bobbio, Augusto Monti o della fedelta', in Maestri e compagni, Passigli, Firenze 1994 (intervento originariamente apparso in: Atti del convegno dedicato a Monti nel centenario della nascita, Centro di studi piemontesi, Torino 1982). ELSA MORANTE Elsa Morante (1912-1985) e' stata una delle piu' grandi scrittrici italiane del Novecento. Opere di Elsa Morante: segnaliamo almeno Il gioco segreto, Garzanti, Milano 1941; Menzogna e sortilegio, Einaudi, Torino 1948; L'isola di Arturo, Einaudi, Torino 1957; Alibi, Longanesi, Milano 1958; Lo scialle andaluso Einaudi, Torino 1963; Il mondo salvato dai ragazzini, Einaudi, Torino 1968; La storia, Einaudi, Torino 1974; Aracoeli, Einaudi, Torino 1982. Si veda anche almeno Pro o contro la bomba atomica e altri scritti, Adelphi, Milano 1987; "Piccolo manifesto" e altri scritti, Linea d'ombra, Milano 1988; ed anche Le straordinarie avventure di Caterina, Einaudi, Torino 1959. Un'edizione in due volumi delle Opere e' apparsa presso Mondadori, Milano 1988. Opere su Elsa Morante: segnaliamo almeno Carlo Sgorlon, Invito alla lettura di Elsa Morante, Mursia, Milano 1972; Gianni Venturi, Elsa Morante, La Nuova Italia, Firenze 1977. BENNY MORRIS Storico israeliano, nato nel 1948, giornalista, saggista, docente universitario. Opere di Benny Morris: Vittime, Rizzoli, Milano 2001, 2003; (con Ian Black), Mossad, Rizzoli, Milano 2003; 1948, Rizzoli, Milano 2004, 2005. GUENTER MORSCH Nato nel 1952, docente alla freie Universitaet di Berlino, dal 1993 e' direttore del Sito memoriale e museo di Sachsenhausen, dal 1997 e' presidente della Fondazione siti della Memoria del Brandeburgo. ARTHUR D. MORSE Opere di Arthur D. Morse: Mentre sei milioni morivano. La "soluzione finale" e l'inerzia dell'Occidente, Mondadori, Milano 1968. 4. RIFLESSIONE. GIOBBE SANTABARBARA: CINQUE NOTE SULLE ELEZIONI IRACHENE [Non e' costume di questo foglio ospitare interventi aspramente polemici, ma il nostro collaboratore Giobbe Santabarbara ha ritenuto che fosse necessario esprimere con franchezza la seguente opinione per contrastare una vulgata che ritiene peggio che ambigua] 1. A chi taglia le teste preferiremo sempre chi le teste le conta. Agli assassini preferiamo gli elettori. Agli eserciti i seggi elettorali. E' cosi' strano? 2. Ai kurdi, agli sciiti, agli oppositori politici perseguitati dal regime di Saddam Hussein (anche, volta a volta, con la complicita' diretta o cinica l'indifferenza del nostro paese), si doveva davvero negare il diritto di votare avendone essi finalmente l'occasione? 3. Certo, in regime di occupazione militare straniera (un regime di occupazione responsabile di stragi, torture, orrori inenarrabili, e del terrorismo allevatore e maestro) le elezioni sono meno democratiche che altrove: ma e' piu' democratico impedirle? 4. La nostra azione per la pace, contro l'imperialismo razzista e stragista, contro tutti i terrorismi (di stato, di gruppo, individuali), la nostra azione per i diritti umani di tutti gli esseri umani (e primo tra tutti il diritto a non essere uccisi), sarebbe di gran lunga piu' credibile ed efficace se taluni autoproclamati rappresentanti del movimento per la pace - ancora una volta preda di una retorica dereistica - evitassero di dire le sciocchezze che continuano irresponsabilmente a ripetere contro la pratica delle elezioni per costituire istituzioni rappresentative e come modalita' di partecipazione democratica. 5. Questo pensiamo, ed e' perche' pensiamo questo e mai siamo stati corrivi con il razzismo e il totalitarismo impliciti di chi non rispetta il diritto di voto altrui quando l'inveramento e gli esiti di esso non corrispondono ai suoi desiderata, che ci permettiamo ancora una volta di dire: no alla guerra; no all'occupazione militare; no a tutti gli eserciti; no a tutti i terrorismi; no a tutte le uccisioni. Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'. 5. RIFLESSIONE. SUSAN GEORGE: LA PRIMA COSA DA FARE IN ITALIA [Dal sito del quotidiano "Il manifesto" riprendiamo la sintesi della relazione di Susan George di apertura dell'assemblea "Verso sinistra" svoltasi il 15 gennaio 2005 a Roma. Ci corre l'obbligo di segnalare che alcune delle tesi qui espresse dall'illustre studiosa sono opinabili, e che su alcune singole espressioni, analisi e proposte esprimiamo finanche un netto dissenso. Proprio per la stima che nutriamo nei confronti di Susan George ci dispiace che anch'essa dica talora cose evidentemente rozze e ingenue, retoriche ed esagerate, non sufficientemente meditate e talvolta persino piu' che discutibili. Susan George e' presidente di Attac; economista, tra i maggiori esperti internazionali dei rapporti Nord/Sud, direttrice del Transnational Institute di Amsterdam, impegnata nei movimenti ambientalisti, pacifisti, nonviolenti, di solidarieta'. Tra le opere di Susan George: Come muore l'altra meta' del mondo, Feltrinelli, Milano 1978; Il debito del Terzo Mondo, Edizioni Lavoro, Roma 1989; Il boomerang del debito, Edizioni Lavoro, Roma 1992; Il boomerang del debito estero, in Susan George, Massimo Micarelli, Antonio Papisca, Un'economia che uccide, L'altrapagina, Citta' di Castello 1993] Prima di tutto vorrei ringraziare "Il manifesto" e specialmente Rossana Rossanda per avermi offerto l'onore di intervenire in questa assemblea. Molto probabilmente questa giornata si dimostrera' di importanza storica, non solo per la sinistra italiana e per l'Italia, ma per l'intera Europa; e anche - aggiungerei - per il mondo, per ragioni che spieghero' piu' avanti. Come persona che ha sempre ammirato la grande intelligenza del popolo italiano, mi sento davvero felice e orgogliosa di essere qui, con voi, oggi. E' difficile immaginare, per il vostro paese, una situazione politica piu' grave di quella attuale. Il neoliberismo qui sta avanzando piu' velocemente e selvaggiamente che nel resto dell'Europa. Il governo privatizza il patrimonio pubblico, persino le universita', e alcuni dei vostri migliori scienziati se ne vanno all'estero. I mezzi di informazione, con la nobile eccezione del "Manifesto", sono quasi totalmente controllati dalle aziende, spesso dallo stesso Berlusconi. Questo e' forse l'unico paese al mondo in cui una persona potrebbe trascorrere un sabato come questo facendo shopping, poi leggendo un libro o un giornale, poi guardando la televisione o andando a una partita di calcio, e tutto questo senza mai abbandonare il regno di Berlusconi. Il contingente italiano in Iraq e' il terzo per numero di uomini, dopo gli Usa e la Gran Bretagna, e partecipate ad una delle piu' sporche e illegittime guerre mai combattute. Per un estraneo e' difficile comprendere come mai un popolo cosi' intelligente come quello italiano abbia potuto eleggere al governo la cosiddetta "Casa delle liberta'", cioe' un mix di Forza Italia, fascisti, razzisti e separatisti. D'altra parte, i vostri amici all'estero si sentiranno molto incoraggiati nel sapere che le forze progressiste in Italia stanno affrontando questo momento di pericolo molto seriamente, con grande coraggio e grande maturita'. So che in questa sede nessuno mette in dubbio che l'esigenza immediata piu' importante per l'Italia sia disarcionare il Cavaliere, e so che siete riuniti qui oggi per programmare un futuro diverso per il vostro paese. Sono stati scelti tre temi per il dibattito di oggi. Primo, la guerra in Iraq, la presenza delle truppe italiane la' e la necessita' di una politica estera indipendente. Secondo, la battaglia contro il neoliberismo e la privatizzazione del patrimonio pubblico; la difesa dei diritti dei lavoratori e dei servizi pubblici. Infine, la difesa e la riaffermazione della Costituzione italiana e dello stato di diritto. Affrontero' solo superficialmente le questioni nazionali, verso la fine della mia relazione. Prima mi interessa affermare che la lotta contro la guerra e la battaglia sul piano economico e sociale sono due facce di una stessa medaglia. L'Italia non deve piu' partecipare ne' alla sporca guerra di Bush ne' alla demolizione di tutte le conquiste economiche e sociali ottenute a duro prezzo da generazioni di italiani. * Ammetterete che c'e' un solo modo per ritirare la vostra partecipazione dalla guerra in Iraq e, nello stesso tempo, mantenere e migliorare lo stato sociale: sbarazzarvi di Berlusconi. E credo sia altrettanto chiaro che non potrete sbarazzarvi di lui se non sarete uniti. Nonostante tutte le differenze tra le forze della sinistra, si potrebbe dire che sono condannate ad andare d'accordo. Ma ritengo sia possibile anche una visione piu' positiva della situazione attuale. Certo, i dissensi continueranno ad esistere e nessuno dei membri dell'alleanza riuscira' ad avere tutto cio' che vuole, ma ciascuno otterra' quel che conta di piu': la caduta del Cavaliere. Non credo, onestamente, che questo sia il momento di intransigenze dottrinali. Se alcune componenti dell'alleanza preferiscono tutelare la propria purezza ideologica piuttosto che sconfiggere Berlusconi, tutto quello che posso dire e' che non sono persone veramente di sinistra. Ma non e' questo il caso, e quindi questo giudizio qui non vale. E' naturale che un'alleanza cosi' vasta susciti un ampio dibattito all'interno della sinistra italiana. Anche negli Usa abbiamo avuto un dibattito simile, doloroso, intorno alla candidatura di Ralph Nader, che contribui' senza dubbio alla vittoria di Bush nel 2000. Nel 2004, le forze che appoggiarono la sua candidatura alle precedenti elezioni lo hanno supplicato di non correre nuovamente, ma lui si e' rifiutato di ascoltarle. Durante la campagna elettorale negli Stati Uniti, milioni di americani, anche quelli solo moderatamente di sinistra, sono stati molto delusi da Kerry. Non aveva alcun piano di disimpegno dall'Iraq e su molti punti le sue posizioni erano quasi identiche a quelle di Bush. Tuttavia rimane una differenza essenziale fra loro: Kerry rispetta la Costituzione degli Stati Uniti e lo stato di diritto, mentre Bush no. Con il cosiddetto "Patriot Act", Bush ha gia' minato le liberta' fondamentali americane, inscritte nel Bill of Rights fin dal 1791. Ora ha intenzione ad andare molto oltre. Per esempio, ha annunciato che i prigionieri sospetti di terrorismo, attualmente detenuti nel campo di prigionia di Guantanamo, potrebbero essere tenuti in carcere per sempre, senza processo. Con Bush, gli Stati Uniti hanno gia' mosso i primi passi verso la tirannia. So che i miei colleghi italiani avranno molto da dire sul disprezzo di Berlusconi per la vostra Costituzione e le istituzioni democratiche. Vorrei affermare semplicemente che nell'Italia di Berlusconi - come negli Stati Uniti di Bush - sono a rischio i principi fondamentali, e se gli italiani non se ne rendono conto, o se l'opposizione giungera' divisa alle prossime elezioni, i risultati di decenni di battaglie politiche e sociali in Italia potrebbero essere spazzati via da un uomo solo. Per favore, imparate dagli errori degli altri. I progressisti americani non sono riusciti a sbarazzarsi di Bush perche' non sono stati capaci, alla fine, di mobilitarsi abbastanza diffusamente. Spero e credo che eviterete esperienze fallimentari del genere. L'esigenza di unirsi per sbarazzarsi di Berlusconi non significa, comunque, che debba cessare un serio, acceso dibattito politico; anzi, proprio il contrario. Piu' la vostra alleanza progressista si sviluppa forte e solida, maggiore sara' l'influenza che eserciterete nel dibattito con le forze moderate della coalizione. Forse non ci si possono aspettare miracoli, ma credo ancora che su due punti chiave sia possibile convincere molti riformisti: - primo, l'Italia con l'Iraq non c'entra, quindi deve ritirare le sue truppe, punto e basta; - secondo, e' necessario invertire la rotta e porre fine alle politiche neoliberiste e alla demolizione del welfare state, perche' provocano enormi diseguaglianze, miseria sociale e disastri ecologici. Vorrei soffermarmi un attimo su questi punti. * In primo luogo, la guerra. Quali sono gli obiettivi di Bush in Iraq? La risposta piu' ovvia, in una parola, e' "petrolio". Egli deve sia assicurare i rifornimenti agli Stati Uniti, che negare l'accesso al petrolio ad alcuni paesi e regioni, in particolare a potenziali rivali quali Cina o Europa. Al di la' di questi vantaggi strategici, il suo piano prevede anche la trasformazione dell'Iraq in un avamposto neoliberista nel Medio Oriente, un modello di societa' completamente privatizzata, il centro di un'area di libero scambio. Gli uomini di Bush vedono l'Iraq come una sorta di pagina bianca; un esperimento di conversione forzata alla loro dottrina. Ogni aspetto della vita nazionale irachena deve cadere sotto il controllo di una multinazionale americana come la Bechtel o la Halliburton di Dick Cheney, aiutata da collaborazionisti assoldati all'interno dello stesso Iraq. Per proteggere i loro interessi in tutto il Medio Oriente e non solo, gli Stati Uniti hanno costruito almeno dieci nuove basi militari e stanno spostando le proprie capacita' offensive e difensive dall'Europa verso quella regione. Questa invasione e' una delle piu' patenti dimostrazioni di imperialismo della storia moderna. Ha causato la morte di oltre mille lavoratori americani e decine di migliaia di iracheni, ed e' vergognoso parlare di "democrazia" in riferimento a questa occupazione. Anche se le elezioni irachene avranno effettivamente luogo, non cambieranno nulla perche' l'occupazione americana ha gia' scritto le leggi e deciso il futuro di quel paese. Tuttavia, abbiamo buone ragioni per sperare che gli Stati Uniti alla fine avranno la peggio, in parte grazie alla resistenza degli stessi iracheni, in parte - mi auguro - perche' i loeo alleati, come l'Italia, si tireranno indietro. Per tutti questi motivi, e anche per una questione di onore nazionale, dovete fare di tutto perche' l'Italia lasci l'Iraq, il che puo' accadere solo se prima riuscirete a far si' che Berlusconi lasci Palazzo Chigi. L'obiettivo politico deve essere quello di isolare Bush e Blair, ma finche' l'Italia e' dalla parte di Bush, gli oppositori europei alla guerra in Iraq, come Chirac e Schroeder, saranno in minoranza. Gli spagnoli hanno ritirato le loro truppe dall'Iraq, perche' voi no? E il disimpegno dell'Italia avrebbe un impatto politico molto piu' forte. * Inoltre, le forze progressiste hanno bisogno del contributo dell'Italia alla resistenza alla globalizzazione neoliberista. Voi siete membri del G-8, avete una popolazione di 58 milioni di persone con un buon grado di istruzione e cio' vi rende il terzo paese dell'Unione europea per numero di abitanti, appena un soffio dopo la Francia. Siete la sesta economia pu' sviluppata del mondo e avete un reddito pro capite fra i piu' alti del pianeta, pari a circa 27.000 dollari. Il Cavaliere e' leggermente al di sopra di questo livello medio ed e' fermamente deciso ad abolire la protezione sociale, distruggere i servizi pubblici e privatizzare l'intero paese. Questa nuova incarnazione del capitalismo globale e' forse la piu' brutale che il mondo abbia mai conosciuto e comporta per gli stati-nazione, in particolare in Europa, il confronto con sfide assolutamente inedite. Se permettiamo al mercato di prendere le decisioni politiche al nostro posto - il che e' esattamente cio' che propongono Berlusconi ed altri - cio' distruggera' sia la societa' che l'ambiente. Gli europei sono di fronte a una situazione completamente nuova, determinata dalla rielezione di George Bush e dalla crisi dello stato-nazione. Per almeno altri quattro anni, e forse molto di piu', sappiamo che gli Stati Uniti non aderiranno a nessuna positiva iniziativa sociale, ambientale, politica, o anche umanitaria. Peggio ancora, contrasteranno le iniziative positive altrui, qualora dovessero - a loro avviso - limitare l'influenza o i margini di scelta degli Stati Uniti. Abbiamo appena assistito a una reazione di questo tipo nel caso del disastro provocato dallo tsunami in Asia. E quindi, se quello strano animale chiamato "comunita' internazionale" vuole spostare gli equilibri della politica mondiale in favore della pace, della tutela dell'ambiente e di una politica economica al servizio dei bisogni dell'umanita', allora altri paesi oltre gli Usa dovranno porsi alla guida. E' difficile immaginare che un tale cambiamento possa aver luogo senza l'Europa, e, all'interno dell'Europa, l'Italia dovra' svolgere un ruolo fondamentale. Se gli europei progressisti intendono contrastare il potere degli Stati Uniti e le forze del mercato che stanno smantellando le nostre societa', abbiamo un'unica opzione possibile. Dobbiamo costruire coalizioni di cittadini affini, organizzazioni, sindacati e governi, abbastanza forti da andare avanti per conto proprio, verso un progresso ambientale e sociale su scala mondiale. Gli Usa tenteranno di distruggere qualsiasi alleanza di questo tipo. Oggi utilizzano Berlusconi a questo scopo e sono gia' in guerra con l'Europa, basta guardare la loro aggressiva politica monetaria e commerciale. Non sono venuta qui per fare promesse. Forse perderemo in ogni caso; forse gli Usa realizzeranno il loro programma micidiale; forse nessuno dei nostri sogni si avverera'; ma se l'Italia si dara' un governo diverso, almeno avremo migliori probabilita' di vincere. Qual e' la situazione attuale per quanto riguarda il fenomeno chiamato "globalizzazione"? Il sistema "westfaliano" degli stati-nazione indipendenti - risalente alla meta' del diciassettesimo secolo - e' profondamente in crisi, poiche' nessuno stato-nazione e' in grado, da solo, di controllare le forze della globalizzazione economica. Per esempio, l'influenza del Wto e del Fondo monetario internazionale sul futuro tasso di disoccupazione in Italia sara' maggiore di quella del vostro governo, cosi' come in un qualsiasi stato africano l'influenza del Wto e del Fondo monetario internazionale e' piu' forte del governo di quel paese. Il ruolo dello stato, comunque sia situato geograficamente, si limita sempre di piu' a cercare di far fronte ai disastri umani e ambientali creati dalle forze del mercato e dalla globalizzazione economica. * In questa situazione, un governo nazionale ha tre alternative. Nel caso peggiore, puo' accettare la globalizzazione con entusiasmo, come Berlusconi, il quale ritiene che, a prescindere dalle condizioni economiche, le persone hanno quel che meritano, e lo Stato non deve loro nulla. La maggior parte degli stati europei oggi sono piu' moderati. Cercano di mantenere alcuni servizi pubblici e traggono qualche vantaggio dalla globalizzazione, ma in fondo accettano di essere destinati a perdere molti dei loro poteri. Nessuno ha ancora immaginato e, ancor meno, tentato di realizzare la terza soluzione, cioe' il modello secondo cui uno stato puo' stringere alleanze variabili con altri stati affini, al fine di elaborare politiche piu' favorevoli agli esseri umani e al pianeta. Il paese che cercasse di sperimentare da solo questo modello dovrebbe affrontare sia l'ostilita' degli Stati Uniti che le forze della globalizzazione economica. Andrebbe incontro a un fallimento. Le coalizioni, comunque, potrebbero misurarsi con molti temi: dai problemi sanitari internazionali, le epidemie e le migrazioni di massa, alle transazioni finanziarie illecite, il riciclaggio, i disastri ecologici, la tassazione internazionale delle multinazionali, e cose del genere. I partiti politici e le organizzazioni non governative, o "societa' civile", hanno tutti un ruolo da svolgere nella costruzione di queste coalizioni. Al di la' della Nato e delle altre istituzioni in cui gli Usa mantengono una presenza dominante, fino a questo momento i governi europei hanno maturato scarsa esperienza nella costruzione di alleanze. Le Ong invece ne hanno molta, e potrebbero offrire un contributo prezioso ai partiti politici, poiche' in genere hanno lavorato molto piu' di loro su temi come i rapporti Nord-Sud e gli aiuti allo sviluppo, sulle questioni ambientali, e anche sui servizi sociali. Ecco un esempio che potrebbe rappresentare una sorta di modello embrionale di quella cooperazione tra governo, partiti politici e societa' civile di cui abbiamo bisogno. Probabilmente non saro' la piu' grande ammiratrice del presidente Chirac, tuttavia ammiro la sua determinazione nel mantenere la Francia fuori dall'Iraq e la sua decisione di proporre una tassazione internazionale e una vera riduzione del debito per aumentare gli aiuti allo sviluppo ai paesi poveri. Nel settembre scorso, insieme al presidente brasiliano Lula, al primo ministro spagnolo Zapatero e al presidente cileno Lagos, Chirac ha proposto alle Nazioni Unite di imporre una tassa sulle transazioni finanziarie internazionali, ed altri provvedimenti simili. L'idea e' partita dalla mia organizzazione, Attac. Un esperto di Attac e' stato membro della commissione costituita dalla presidenza francese per lavorare sui problemi del finanziamento dello sviluppo. La proposta finale e' stata sottoscritta da 110 capi di governo. * L'Italia potrebbe svolgere un ruolo estremamente importante in queste alleanze, in particolare per contribuire a cambiare il modo in cui l'Europa si relaziona all'80 per cento dell'umanita'. Mi sembra che Romano Prodi sia aperto all'idea di una maggiore cooperazione delle istituzioni con la societa' civile, compresi i sindacati e le Ong. Inserire nel vostro programma un simile impegno a lavorare con la societa' civile sarebbe anche un modo per rivitalizzare l'interesse degli italiani per la politica. Si tratta di un compito importante e difficile per la vostra alleanza. Secondo un sondaggio Ispo realizzato nel 2001, il 50 per cento degli italiani esprimeva "disgusto, sfiducia, o rabbia" nei confronti dei politici, mentre il 25 per cento manifestava "indifferenza o noia" verso la politica. La gente deve pensare che i politici di sinistra sono seri; deve convincersi che e' veramente possibile una politica diversa, che la collaborazione con le organizzazioni di base, delle quali si fida, e' all'ordine del giorno. D'altro canto, se l'insieme o una parte della sinistra e' divisa, si mostra litigiosa e interessata solo a questioni di potere o di prestigio, la gente sara' tentata di gettare la spugna e lasciare campo aperto all'alleanza berlusconiana di neoliberisti, fascisti, razzisti e separatisti. E loro vinceranno ancora. Questa e' l'ipotesi peggiore, ma riflettiamo su un altro scenario. Comprendo bene quanto sia intollerabile per molti di voi l'idea di realizzare un'alleanza politica con alcune forze politiche dell'opposizione che hanno contribuito, esse stesse, allo smantellamento dello stato sociale e alla privatizzazione del patrimonio pubblico. Tuttavia vi prego di vincere queste reazioni e riflettere sul ruolo dell'Italia nel mondo e sulla sua immagine all'estero, dove avete molti amici che ammirano le vostre battaglie storiche, la vostra cultura politica, la vostra civilta'. Tutti dobbiamo ragionare in termini di equilibrio dei poteri, di rapporti di forze, e di futuro. Nonostante gli arretramenti politici e le delusioni del passato, oggi dobbiamo mettere insieme tutte le forze anti-berlusconiane, perche', onestamente, in questo paese un regime fascista in cento anni e' piu' che sufficiente per chiunque. Spero che voi tutti, nonostante gli ostacoli, trascorrerete il prossimo anno e mezzo a studiare il programma di governo piu' pratico, credibile, realistico - ma anche piu' lungimirante - che sarete capaci di mettere insieme, chiamando a raccolta tutte le forze della sinistra, le Ong, i sindacati, le altre componenti della societa' civile. Sara' un lavoro difficile, ma anche innovativo, e ci sono molte persone di talento in grado di aiutarvi. Per concludere, vorrei dire che sono convinta che il modo migliore per persuadere la sinistra moderata a muoversi nella vostra direzione, per aumentare il vostro peso negli equilibri politici, e quindi per portare a compimento il vostro destino storico e' prima di tutto quello di unire le forze della sinistra progressista - rappresentata dalle persone intervenute qui oggi - e coinvolgere le Ong e i sindacati per alimentarvi di nuove idee. Sono sicura che troverete la forza e la fiducia necessarie per discutere costruttivamente tra di voi, per convincere il popolo italiano che e' urgente cambiare, e soprattutto per vincere. 6. MEMORIA. FRANCO ROTELLI RICORDA FRANCA ONGARO BASAGLIA [Dal sito del quotidiano "L'unita'" (www.unita.it) riprendiamo questo articolo del 14 gennaio 2005. Ivi esso era preceduto dalla seguente nota redazionale, che ugualmente riproduciamo: "Franca Ongaro Basaglia si e' spenta a Venezia il 13 gennaio dopo una lunga malattia. Aveva 77 anni. Insieme al marito Franco condivise l'esperienza dell'apertura del manicomio di Gorizia nel 1961, che divenne punto di riferimento per tutta una corrente di pensiero psichiatrico, e fondo' Psichiatria Democratica. Fu senatrice per la sinistra indipendente nella nona legislatura. Nata a Venezia il 15 settembre 1928, collaboro' ad una serie di pubblicazioni sulle esperienze psichiatriche in Italia e nel mondo, e curo', sempre con il marito, una serie di volumi su questi temi, tra cui Morire di classe e Crimini di pace. Franca Ongaro Basaglia scrisse anche una serie di interventi sulla questione femminile raccolti nel 1981 nel volume Una voce. Collaboro' all'enciclopedia Einaudi per la quale curo' la voce Donna, per il Cnr scrisse una storia del manicomio e della sua evoluzione per le scuole medie superiori dal titolo Manicomio perche', e curo' la raccolta degli scritti di Franco Basaglia. Franco Rotelli, psichiatra a capo dell'Azienda sanitaria di Trieste, che condivise con i Basaglia e altri colleghi l'esperienza rivoluzionaria dell'apertura del manicomio, ne ricorda la figura". Su Franca Ongaro Basaglia riproponiamo anche la seguente scheda biobibliografica gia' riprodotta nel n. 812 di questo notiziario: "Dalle avventure per i bambini alla rivoluzione nelle istituzioni I suoi primi lavori Franca Ongaro li aveva dedicati ai bambini: Le avventure di Ulisse illustrate da Hugo Pratt, e una riduzione del romanzo Piccole donne di Louise May Alcott uscirono sul "Corriere dei Piccoli" tra il '59 e il '63. In quegli stessi anni i suoi interessi si indirizzarono verso il lavoro nell'ospedale psichiatrico di Gorizia, con il gruppo che si stava raccogliendo attorno a suo marito Franco Basaglia, con il quale - nella seconda meta' degli anni '60 - scrisse diversi saggi cui contribuirono altri componenti del gruppo goriziano. Due suoi testi - "Commento a Ervin Goffman, La carriera morale del malato di mente" e "Rovesciamento istituzionale e finalita' comune" - fanno parte dei primi libri che documentano e analizzano il lavoro di apertura dell'ospedale psichiatrico di Gorizia, Che cos'e' la psichiatria (1967) e L'istituzione negata (1968). E' sua la prima traduzione italiana dei testi di Erving Goffman Asylums e Il comportamento in pubblico, pubblicati da Einaudi rispettivamente nel 1969 e nel 1971. Introdusse anche il lavoro di Gregorio Bermann La salute mentale in Cina (1972). Dagli anni `70 Franca Ongaro fu coautrice di gran parte dei principali testi di Franco Basaglia, da Morire di classe (1969) a La maggioranza deviante (1971), Crimini di pace (1975), fino al saggio "Condotte perturbate. Le funzioni delle relazioni sociali", commissionato da Jean Piaget per la Encyclopedie de la Pleiade e uscito nel 1987. Nel 1981 e `82 curo' per Einaudi la pubblicazione dei due volumi degli Scritti di Franco Basaglia. Franca Ongaro e' stata anche autrice di volumi e saggi di carattere filosofico e sociologico sulla medicina moderna e le istituzioni sanitarie, sulla bioetica, sulla condizione della donna, sulle pratiche di trasformazione delle istituzioni totali. Tra i suoi testi principali, i volumi Salute/malattia. Le parole della medicina (Einaudi, 1979), raccolta dei lemmi di sociologia della medicina scritti per la Enciclopedia Einaudi; Una voce. Riflessioni sulla donna (Il Saggiatore, 1982) che include la voce Donna della Enciclopedia Einaudi; Manicomio perche'? Emme Edizioni 1982; Vita e carriera di Mario Tommasini burocrate scomodo, Editori Riuniti, 1987. Tra i saggi, Eutanasia, in Le nuove frontiere del diritto, "Democrazia e Diritto", n. 4-5, Roma 1988; Epidemiologia dell'istituzione psichiatria. Sul pensiero di Giulio Maccacaro (Medicina Democratica, 1997); Eutanasia. Liberta' di scelta e limiti del consenso in R. Dameno e M. Verga (a cura di), Finzioni e utopie. Diritto e diritti nella societa' contemporanea, (Guerrini, 2001). Dall'84 al '91 e' stata, per due legislature, senatrice della sinistra indipendente. Nel luglio 2000 ha ricevuto il premio Ives Pelicier della International Academy of Law and Mental Health, e nell'aprile 2001 l'universita' di Sassari le ha conferito la laurea honoris causa in scienze politiche"] "Pure ho visto anche cosa vuol dire e cosa produce per persone veramente sofferenti, essere parte di un progetto, di una speranza comune di vita, coinvolti in un'azione comune dove ti senti preso in un intreccio pratico, intellettuale, affettivo, in cui serieta' ed allegria si mescolano e i problemi tuoi si sciolgono e fanno parte anche dei problemi di altri con cui li condividi. E allora anche salute e malattia possono mescolarsi con una qualita' della vita che sia umana, con legami, rapporti, riconoscimento di se' e dell'altro, complicita' nel progetto comune che potrebbe unirci anziche' dividere ed isolare". Cosi' scriveva Franca Ongaro Basaglia. Ma quale fu il progetto comune? In qualche modo Franca ne da' estrema sintesi quando mette a fuoco cio' che considera "l'inaccettabile sacrificio" dentro il contesto del progresso della medicina, cose' indicandolo: "a. l'oggettivazione dell'uomo come premessa alla scientificita' dell'intervento medico, quindi l'espropriazione delle esperienze corporee e della partecipazione soggettiva a queste esperienze; b. la tendenza a confermare come dato naturale, biologico, fenomeni legati a - e strettamente dipendenti da - condizioni ambientali, psicologiche e di relazione; c. la tendenza a rendere patologici fenomeni naturali, per poter ampliare il terreno dell'intervento". Contro questo inaccettabile sacrificio dedico' un'intera vita di pensiero e di azione. Per 25 anni ha agito e scritto con Franco Basaglia e dalla morte di lui, avvenuta nel 1980, per altri 25 anni, negli scritti, nel suo ruolo di senatore della Repubblica e girando l'Italia in lungo ed in largo, ha tenuto alto il senso di una pratica e di una teoria paradossalmente trasferite in qualche modo in una legge su cui ancora si discute. Paradossale destino quello di dover difendere una legge voluta per curare e stravolta dall'incuria e dall'abbandono da parte di politici, amministratori, tecnici. Ancora pochi mesi fa, devastato il corpo, dopo una lezione agli infermieri di Aversa, chiedeva di poter lavorare la', quando il suo corpo gia' non reggeva i gradini. * Teoria e pratica delle istituzioni, nelle istituzioni: da quella dell'essere donna a quella di essere la moglie di Basaglia, a quella di senatrice, a quella dei manicomi in cui incomincio' ad operare nella Gorizia dei primi anni '60, all'istituzione della politica, al piu' generale campo delle istituzioni sanitarie. Teoria e pratica associate organicamente nella storia di una vita, di un'impresa, di un pensiero. Una lotta di liberazione che parte da una critica della scienza, dei suoi dogmatismi, delle sue istituzioni, della sua falsa neutralita', per arrivare ad una critica ed a un coinvolgimento dell'organizzazione sociale in cui scienza ed istituzioni sono uno dei sistemi di controllo. Critica e coinvolgimento nate dallo scontro con una realta' che non deve piu' esistere: il manicomio. E che, grazie in primis a Franca e Franco Basaglia, oggi in Italia non esiste piu'. Difficile sottrarsi al fascino della commistione dell'eleganza e bellezza dei tratti fisici e dell'altissimo rigore etico, giocato ad ogni passo, in ogni sito, in qualsivoglia circostanza (e quante volte nei luoghi del massimo degrado). Il testo "Salute/malattia", scritto con Giorgio Bignami, la voce densissima di cultura critica "Follia/delirio" nell'Enciclopedia Einaudi, e tanti scritti a due mani con Franco: la medesima tensione a scoprire gli abiti ideologici che celano procedure di esclusione, di sopraffazione, di negazione dell'altro. Quarant'anni fa i primi testi sull'esclusione. Allora sorprendenti, oggi campo di politiche ufficiali di governi. Protagonista di una legge che ha allargato i confini della democrazia nel nostro Paese, ma insieme di una pratica che ha saputo evocare nei campi piu' diversi l'idea piu' alta di liberta' (liberta'-da e liberta'-per). Negli ultimi anni incontrava soprattutto le associazioni dei familiari perche' diventassero protagoniste di un cammino di emancipazione e non fossero strumentalizzate da chi, boicottando la legge, voleva e vorrebbe il ritorno al passato. L'interiorizzazione dell'aggressione da parte dei piu' deboli come il luogo principe dell'azione collettiva di emancipazione attraverso le infinite assemblee nei manicomi, e poi ovunque. * Oggi puo' sembrare che le forze politiche progressiste abbiano abbandonato i terreni vitali della scuola, della sanita', della giustizia, delle istituzioni sociali e statuali come luoghi dove inverare o svilire liberta' e democrazia. Riconosciuti dal '68, Franca e Franco Basaglia, mantenendo forte e prioritario il legame con la pratica-critica dentro le istituzioni, hanno saputo dar corpo e vita ad un movimento ideale e reale che, ben oltre il '68, ha mantenuto continuita' e presenza culturale positiva dentro le vicende ambivalenti del nostro Paese. Ha scritto: "La diffusione del disagio, di questo bisogno di vita sempre insoddisfatto dalla natura delle risposte ottenute, fa il gioco della diffusione della terapia come palliativo sintomatico, si' che l'offerta sempre presente e sempre piu' diffusa sul mercato di farmaci per tutto, ci assorbe in una dimensione in cui tutto e' malattia e tutto e' cura. In questo senso l'artificiale netta separazione tra salute e malattia e la necessita', continuamente sbandierata, di una salute senza cadute e senza incertezze, serve a produrre malattia anche dove non c'e'". Le vicende della sanita' italiana, dei processi di aziendalizzazione, di un'efficienza ridotta troppo spesso a scopo piuttosto che a mezzo, di una desertificazione nell'etica delle professioni, di una parossistica taylorizzazione dei servizi sanitari, rischiano di distruggere il patrimonio dei soggetti ed il capitale sociale che tuttora e' presente nelle strutture sanitarie e nei servizi sociali. La cultura dei diritti ha bisogno vitale di un'etica dei servizi. La capacita' di rimuovere gli ostacoli concreti all'esercizio dei diritti dei soggetti piu' deboli e' assolutamente prioritaria, rispetto alla cultura della promozione della salute che vive del fantasma prodotto dal mercato della salute eterna. La convivenza umana tra salute e malattia, tra forza e debolezza e la cura delle contraddizioni tra esse, furono il cuore del lavoro di Franca contro ogni ideologia, manicheismo, semplificazione scientista, manipolazione dei corpi, delle culture. E li' molte donne riuscirono a cogliere in Franca il meglio della cultura di genere amandone scritti e figura. I suoi libri sono li' per essere letti: l'invito e' ai giovani a rileggere La maggioranza deviante, Crimini di pace, Salute/malattia, Una voce, per ritrovare una modernita' delle contraddizioni di oggi previste nel loro esplodere molto prima, e forse per imparare a reinscriversi nella "finalita' comune" di ampliamento del tessuto delle liberta' concrete. Pochi mesi fa ha scritto: "si puo' dire che l'orrore dei manicomi non scompare solo per legge e soprattutto non 'riemerge' solo nella vecchia forma istituzionale ma nella manicomialita' che si reistituzionalizza anche nei nuovi servizi, nelle contenzioni che sono riaccettate come 'naturali' perche' risultano necessarie nell'assenza di progetti e di speranze comuni, e questo vale tanto per i sani che per i malati. Per questo occorrono una politica ed una cultura professionale che siano convinte della necessita' scientifica e semplicemente etica e umana di voler un cambiamento che si e' rivelato possibile. Ma occorrono anche partecipazione, vigilanza, governo reale della riforma e disponibilita' a capire che si tratta di un cambiamento radicale che mette in discussione ciascuno di noi, la societa' intera ed i suoi valori non soltanto nell'ambito della psichiatria. In molti casi invece si assiste ad un cambio di etichetta, da 'struttura psichiatrica' a 'centro di riabilitazione' e le cose restano esattamente come prima, come se per la 'riabilitazione' non valessero gli stessi principi di rispetto, di recupero, di reale abilitazione alla vita del degente". Sono questi tuttora terreni di azione per amministratori, tecnici e cittadini. * Concludendo, sono certo che Franca sarebbe d'accordo su una evocazione al concreto che qui voglio fare. Tra qualche settimana si inaugurera' a Capua un bellissimo Centro di salute mentale grazie all'impegno di Giovanna Del Giudice, una delle persone che le era piu' vicina. Da qui un doppio invito al Presidente della Campania, Bassolino: il primo a dedicare quel Centro al nome di Franca Basaglia; il secondo, che Franca avrebbe ben piu' a cuore, a preservare e rafforzare in quell'area un'esperienza di rinnovamento radicale e di avanzata attivita' che gia' rappresenta un punto di riferimento per tutto il sud e non solo, e che puo' essere spazzata via o seriamente sostenuta. E' in quell'Asl che Franca ha svolto la sua ultima pubblica lezione magistrale e certo vorrebbe che non andasse perduta; e quindi l'invito al presidente Bassolino che, proteggendo e sostenendo in prima persona quell'esperienza, dia senso concreto alla memoria di una grande donna. 7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 8. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 840 del 14 febbraio 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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