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La nonviolenza e' in cammino. 839
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 839
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 13 Feb 2005 00:17:36 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 839 del 13 febbraio 2005 Sommario di questo numero: 1. Giuliana Sgrena: La memoria 2. Voci per Giuliana e Florence 3. Il 6 marzo a Bologna assemblea nazionale dei Berretti bianchi 4. Per una bibliografia sulla Shoah (parte diciannovesima) 5. Luigi Benevelli: I medici e gli psichiatri tedeschi e il nazismo 6. Il lavoro di Ariane Mnouchkine 7. Lisa Clark: Una rivoluzione culturale 8. Lidia Menapace: A partire dal femminismo 9. Benito D'Ippolito: Per Simone 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento 11. Per saperne di piu' 1. MAESTRE. GIULIANA SGRENA: LA MEMORIA [Da Giuliana Sgrena, "Algeria senza democrazia", in Societa' italiana delle storiche, A volto scoperto. Donne e diritti umani, Manifestolibri, Roma 2002, p. 130. Giuliana Sgrena, intellettuale e militante femminista e pacifista tra le piu' prestigiose, e' tra le maggiori conoscitrici italiane dei paesi e delle culture arabe e islamiche; autrice di vari testi di grande importanza (tra cui: a cura di, La schiavitu' del velo, Manifestolibri, Roma 1995, 1999; Kahina contro i califfi, Datanews, Roma 1997; Alla scuola dei taleban, Manifestolibri, Roma 2002; Il fronte Iraq, Manifestolibri, Roma 2004); e' stata inviata del "Manifesto" a Baghdad, sotto le bombe, durante la fase piu' ferocemente stragista della guerra tuttora in corso. A Baghdad e' stata rapita il 4 febbraio 2005. Dal sito del quotidiano "Il manifesto" riprendiamo, con minime modifiche, la seguente scheda: "Nata a Masera, in provincia di Verbania, il 20 dicembre del 1948, Giuliana ha studiato a Milano. Nei primi anni '80 lavora a 'Pace e guerra', la rivista diretta da Michelangelo Notarianni. Al 'Manifesto' dal 1988, ha sempre lavorato nella redazione esteri: appassionata del mondo arabo, conosce bene il Corno d'Africa, il Medioriente e il Maghreb. Ha raccontato la guerra in Afghanistan, e poi le tappe del conflitto in Iraq: era a Baghdad durante i bombardamenti (per questo e' tra le giornaliste nominate 'cavaliere del lavoro'), e ci e' tornata piu' volte dopo, cercando prima di tutto di raccontare la vita quotidiana degli iracheni e documentando con professionalita' le violenze causate dall'occupazione di quel paese. Continua ad affiancare al giornalismo un impegno anche politico: e' tra le fondatrici del movimento per la pace negli anni '80: c'era anche lei a parlare dal palco della prima manifestazione del movimento pacifista"] La memoria e' determinante nell'evoluzione di un popolo. I giovani algerini sono oggi alla ricerca di una propria identita' perche' manca la memoria e si sono persi i valori che hanno determinato la lotta per la liberazione. Stabilire le responsabilita' serve a dare un senso di giustizia, a fissare i valori che si vogliono difendere, a "risarcire" almeno moralmente le vittime, ma anche a evitare vendette, altrimenti chi ha compiuto massacri si sente legittimato a continuare e chi ne e' stato vittima pretende di farsi giustizia da se'. 2. TESTIMONIANZE. VOCI PER GIULIANA E FLORENCE [Dal quotidiano "Il manifesto" abbiamo estratto alcuni tra i moltissimi messaggi di solidarieta' per Giuliana Sgrena e Florence Aubenas, e di adesione alla manifestazione per la loro liberazione che si svolgera' a Roma il 19 febbraio] Saro' con voi il 19 febbraio. E' essenziale e urgente che il popolo italiano torni a far sentire la sua voce, in difesa della pace e per la liberta' di Giuliana e Florence Aubenas, coraggiose figure di giornaliste impegnate per il ritorno della pace nell'Iraq aggredito. Pietro Ingrao * Giuliana e Florence prima di essere nostre amiche sono amiche della giustizia, della verita' e della pace. Questo significa che la loro liberta' e' garanzia per tutti: anche per chi le tiene prigioniere. Per questo vi chiediamo di liberarle. Giuliana e Florence hanno fame e sete di giustizia, cercano verita' scomode e vogliono pace e nonviolenza, ma non possono aiutare nessuno senza liberta'. La loro liberta' e' la nostra e vostra giustizia; e' la pace di tutti. Giuliana e Florence vi aspettiamo. don Luigi Ciotti, gruppo Abele * Partecipo all'ansia e all'attesa di tutta la famiglia del "Manifesto", redattori, collaboratori e lettori. Il dramma dell'Iraq si e' rivelato piu' vicino di quanto non pensassimo noi stessi. Sento il bisogno dei servizi, delle testimonianze e delle analisi di Giuliana. Ho voglia di confrontarmi ancora su certe prese di posizione che mi e' capitato di non condividere, tanto ricca e impegnata e' comunque e sempre la sua capacita' di affrontare e spiegare i gravi e complessi problemi del Medioriente e del mondo islamico. Giampaolo Calchi Novati 3. INCONTRI. IL 6 MARZO A BOLOGNA ASSEMBLEA NAZIONALE DEI BERRETTI BIANCHI [Dalla segreteria dei Berretti bianchi (per contatti: e-mail: berrettibianchi at virgilio.it, sito: www.berrettibianchi.org) riceviamo e diffondiamo. I Berretti bianchi sono una rilevante esperienza nonviolenta particolarmente impegnata nella promozione e sperimentazione della forma di intervento nonviolento in situazioni di conflitto dei Corpi civili di pace] Si svolgera' il 6 marzo a Bologna, presso il Villaggio del fanciullo, in via Scipione dal Ferro n. 4, l'assemblea nazionale dei Berretti bianchi. L'inizio dell'incontro sara' alle ore 10, con la nomina della presidenza. A seguire: - relazione introduttiva di Fabiana Bruschi; - relazione di Silvano Tartarini su "Il contributo dei Berretti bianchi alla costruzione dei Corpi civili di pace a partire dall'Italia"; - eventuali interventi di autorita' e rappresentanti di associazioni. Ore 11,30: i presenti all'assemblea si dividono in gruppi di affinita' tematici col fine di portare in assemblea plenaria un contributo scritto sul tema dei Corpi civili di pace; ogni portavoce eletto/a dal gruppo leggera' poi il contributo del gruppo che sara' rielaborato insieme agli altri; questo metodo di lavoro sara' coordinato da Gigi Ontanetti. I gruppi lavoreranno fino alle ore 15 e potranno usufruire del tempo della pausa mensa. Tra le ore 13 e le ore 14 e' aperta la mensa del Villaggio del fanciullo, orario da rispettare rigorosamente. Ore 15, parola ai portavoce ed elaborazione del documento condiviso. Ore 17, presentazione delle candidature alle cariche sociali, presentazione dei bilanci e votazioni. Nel corso della giornata e' possibile tesserarsi per l'anno 2005. Alle ore 18 la presidenza dell'assemblea concludera' i lavori della giornata. Per ulteriori informazioni: Carla Biavati, tel. 3491352944 o Silvano Tartarini, tel. 3357660623. 4. MATERIALI. PER UNA BIBLIOGRAFIA SULLA SHOAH (PARTE DICIANNOVESIMA) EUGENIO MELANDRI Religioso saveriano, giornalista, impegnato nei movimenti di pace, di solidarieta', contro il razzismo, per la nonviolenza. Tra gli animatori di "Chiama l'Africa". Opere di Eugenio Melandri: segnaliamo almeno I protagonisti, Emi, Bologna 1984. GIOVANNI MELODIA Nato a Messina nel 1915, figlio di un pastore evangelico socialista e pacifista, venne arrestato nel 1939 per attivita' antifascista, e nel 1943 fu deportato a Dachau. Segretario nazionale dell'Associazione degli ex-deportati politici, ha pubblicato numerosi studi sui lager nazisti. E' deceduto il 13 marzo 2003. Dal mensile "L'"incontro" del marzo 2003 riportiamo il seguente necrologio: "Il 13 marzo, nell'ospedale Pertini di Roma, e' deceduto dopo lunga malattia Giovanni Melodia, gia' condannato a trenta anni di carcere dal Tribunale speciale nel 1939 e deportato dai nazisti nel lager di Dachau. Animato dagli ideali di giustizia e liberta', si dedicava, sia in Italia, nel carcere di Civitavecchia, sia a Dachau, ad organizzare la resistenza al nazifascismo, con grave rischio personale. Liberato dalle forze alleate divenne prima ispettore della Postbellica, poi segretario nazionale dell'Aned che aveva contribuito a fondare. In questo compito di grande responsabilita' provvide, oltre ai bisogni dei prigionieri politici sopravvissuti, anche al recupero della memoria storica della tragedia causata dalla dittatura fascista. Negli articoli, nei dibattiti, nei libri di memorie, nelle lezioni agli studenti sulla Resistenza fuori e dentro i lager, Melodia documento' in modo validissimo la storia di tante vittime della persecuzione, della guerra e della deportazione. L'associazione nazionale degli ex deportati nei lager nazisti (Aned) ha intitolato la propria biblioteca al suo nome per riconoscenza al maestro di vita. Ad essa sono destinati i documenti ed i libri della sua biblioteca personale di Roma". Opere di Giovanni Melodia: tra i molti suoi scritti tutti utilissimi segnaliamo particolarmente Di la' da quel cancello, Mursia, Milano 1988, 1995. ALBERT MEMMI Nato a Tunisi nel 1920, scrittore, docente universitario a Parigi. Opere di Albert Memmi: Il razzismo, Costa & Nolan, Genova 1989; La statua di sale, Costa & Nolan, Genova 1991. LIDIA MENAPACE Lidia Menapace (per contatti: lidiamenapace at aliceposta.it) e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti della societa' civile, della nonviolenza in cammino. La maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. Il futurismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; L'ermetismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; (a cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001; (con Fausto Bertinotti e Marco Revelli), Nonviolenza, Fazi, Roma 2004. LUIGI MENEGHELLO Scrittore italiano, nato a Malo, Vicenza, nel 1922. Opere di Luigi Meneghello: segnaliamo particolarmente Promemoria. Lo sterminio degli ebrei d'Europa. 1939-1945, Il Mulino, Bologna 1994. YEHUDI MENUHIN Nato nel 1916, grande musicista (violinista, direttore d'orchestra, insegnante) e uomo di pace, e' scomparso nel 1999. Su Yehudi Menuhin un ricordo non banale e' quello di Luciana Castellina apparso sul quotidiano "Il manifesto" del 16 marzo 1999. ITALO MEREU Nato a Lanusei (Nuoro) il 22 febbraio 1921, illustre giurista, docente univeristario, di forte impegno democratico. Opere di Italo Mereu: segnaliamo particolarmente la sua Storia dell'intolleranza in Europa (1979), nuova edizione Bompiani, Milano 1995. MAURICE MERLEAU-PONTY Filosofo francese (1908-1961), impegnato nella Resistenza, fondatore con Sartre della rivista "Les temps modernes". Opere di Merleau-Ponty: tra le principali segnaliamo La struttura del comportamento, Bompiani; Fenomenologia della percezione, Il Saggiatore; Umanismo e terrore, Sugar; Senso e non senso, Il Saggiatore; Elogio della filosofia, Paravia, poi Editori Riuniti; Le avventure della dialettica, Sugar; Segni, Il Saggiatore; Il visibile e l'invisibile, Bompiani. Cfr. anche l'antologia curata da Franco Fergnani: Il corpo vissuto, Il Saggiatore, Milano 1979. Opere su Merleau-Ponty: un'antologia scolastica, a cura di Antonio Delogu, e' Esistenzialismo, marxismo e cristianesimo, La Scuola, Brescia 1980; tra le monografie cfr. Gian Luigi Brena, Alla ricerca del marxismo: Maurice Merleau-Ponty, Dedalo, Bari 1977; Andre' Robinet, Che cosa ha veramente detto Merleau-Ponty, Ubaldini, Roma 1973. Fondamentale ovviamente lo scritto commemorativo di Sartre, Merleau-Ponty vivo, in Jean-Paul Sartre, Il filosofo e la politica, Editori Riuniti. MARTA MESZAROS Regista cinematografica ungherese, nata a Budapest nel 1931 (figlia dello scultore Laszlo Meszaros che per sfuggire al fascismo emigro' con la famiglia in Urss e li' cadde vittima dello stalinismo). Di straordinaria finezza intellettuale, di straordinario rigore morale. Opere di Marta Meszaros: si veda almeno La settima stanza, il suo grande film su Edith Stein. MAX JOSEF METZGER Max Josef Metzger (1887-1944), cappellano militare tedesco, questa esperienza lo muto' in operatore di pace. Animatore del Movimento Internazionale della Riconciliazione. Perseguitato dal nazismo, dai nazisti fu condannato a morte e assassinato. MEIR MICHAELIS Docente di storia all'Universita' ebraica di Gerusalemme. Opere di Meir Michaelis: Mussolini e la questione ebraica, Edizioni di Comunita', Milano 1982. FRED MIELKE Opere di Fred Mielke: con Alexander Mitscherlich, Medicina disumana, Feltrinelli, Milano 1967. RADU MIHAILEANU Regista cinematografico. Opere di Radu Mihaileanu: Train de vie - un treno per vivere, Francia 1998. MASSIMO MILA Massimo Mila (1910-1988) musicologo, straordinaria figura di antifascista. Opere di Massimo Mila: segnaliamo particolarmente gli Scritti civili, Einaudi, Torino 1995. Ma si legga almeno anche la sua Breve storia della musica, sempre presso Einaudi, piu' volte ristampata. ATTILIO MILANO Nato a Roma nel 1907, trasferitosi in Palestina nel 1939, ivi mori' nel 1967. Opere di Attilio Milano: Storia degli ebrei in Italia, Einaudi, Torino 1963, 1992. STANLEY MILGRAM Psicologo sociale americano (1933-1984), ha realizzato il famoso, e terribile, "esperimento di Milgram". Opere di Stanley Milgram: Obbedienza all'autorita', Einaudi, Torino 2003. LIANA MILLU Resistente, testimone della Shoah. Opere di Liana Millu: Il fumo di Birkenau, Giuntina, Firenze 1986; Dopo il fumo: sono il n. 5384 di Auschwitz-Birkenau, Morcelliana, Brescia 1999 RASHID MIMOUNI Nato ad Algeri nel 1945, docente all'Universita' di Algeri, deceduto a Parigi nel 1995. Scrittore, impegnato contro l'integralismo. Opere di Rashid Mimouni: cfr. particolarmente Dentro l'integralismo, Einaudi, Torino. SERGIO MINERBI Sergio Minerbi, gia' ambasciatore israeliano a Bruxelles, vive in Israele dal 1947; storico, saggista, docente universitario ed esperto di economia e di rapporti Israele-Vaticano. Opere di Sergio Minerbi: L'Italie et la Palestine, 1914-1920 (1970); The Vatican and Zionism (1990); Un ebreo fra d'Annunzio e il sionismo: Raffaele Cantoni (1992); Risposta a Sergio Romano: Ebrei, Shoah e Stato d'Israele (1998); Eichmann, diario del processo (2000). ALEXANDER MITSCHERLICH Medico e psicoanalista tedesco (Monaco 1908 - Francoforte 1982), fondatore ad Heidelberg della prima clinica di medicina psicosomatica in Germania, direttore dell'IstitutoSigmund Freud di Francoforte, acuto studioso del nazismo e dell'urbanistica. Opere di Alexander Mitscherlich: con Fred Mielke, Medicina disumana, Feltrinelli, Milano 1967; Il feticcio urbano, Einaudi, Torino 1968; Verso una societa' senza padre, Feltrinelli, Milano 1970; Germania senza lutto, Sansoni, Firenze 1970; Malattia come conflitto, Feltrinelli, Milano 1977. ANDREA MOLESINI Docente universitario, traduttore, autore di libri per ragazzi. Opere di Andrea Molesini: Nero latte dell'alba. Libri che raccontano lo Sterminio, Mondadori, Milano 1993, 2001. 5. MEMORIA. LUIGI BENEVELLI: I MEDICI E GLI PSICHIATRI TEDESCHI E IL NAZISMO [Dal sito www.radio180.it riprendiamo l'introduzione al volume di Luigi Benevelli, I medici che uccisero i loro pazienti. Gli psichiatri tedeschi e il nazismo, pubblicato da Mantova Ebraica per il Giorno della Memoria 2005. Luigi Benevelli e' psichiatra a Mantova] "Coloro che non possono ricordare il passato sono condannati a ripeterlo" (Santayana) * Ringrazio il comitato mantovano che organizza le iniziative de il "giorno della memoria" di aver accolto la proposta di dedicare l'appuntamento del 2005 alle vicende che, nei territori del Reich hitleriano, portarono dal 1933 al 1945 alla sterilizzazione coatta di centinaia di migliaia di persone e alla soppressione poi, delle vite "indegne di essere vissute" di decine di migliaia di bambini ed adulti disabili, con gravi handicap o disturbi mentali. I percorsi decisionali, gli schemi, le procedure burocratiche e le tecniche sperimentati e collaudati nel corso di questo massacro organizzato furono di riferimento per la "soluzione finale" simboleggiata da Auschwitz-Birkenau. * Dal 1968 ho lavorato nei manicomi di Castiglione delle Stiviere e in quello di Dosso del Corso di Mantova e ho vissuto con impegno e passione le stagioni della "umanizzazione della psichiatria", della costruzione delle alternative all'istituto manicomiale fino alla sua chiusura ed all'affermazione dei servizi di salute mentale che si rifanno alle culture professionali ed organizzative della cosiddetta "Psichiatria di Comunita'". I temi del rispetto della dignita' della persona, dei diritti di cittadinanza di chi soffre di disturbi mentali gravi sono stati centrali nella mia esperienza professionale e nell'insieme del movimento di lotta contro il manicomio diffusosi nell'Europa Occidentale e nel Nord America, Usa e Canada, a partire dagli anni '60 del secolo appena trascorso. Sapevo che il movimento di cui facevo parte traeva ispirazione e ragioni dalla dolorosa riflessione su quanto era accaduto ad Auschwitz, una riflessione che aveva portato nel 1948 alla Dichiarazione di Ginevra della World Medical Association, l'Associazione Mondiale dei medici, e alle altre elaborazioni maturate in organismi internazionali dopo la fine della seconda guerra mondiale. Ma io, insieme a molti altri, ero quasi del tutto inconsapevole di quanto era accaduto dal 1933 al 1945 in Germania con il contributo determinante della psichiatria tedesca. La mia ignoranza di quei fatti fu certamente favorita dalla scarsa conoscenza della lingua tedesca. * Al riguardo, non e' casuale che fra i primi a scrivere in Italia di quei terribili eventi fu Agostino Pirella, lo psichiatra che dopo aver lavorato all'Ospedale Psichiatrico provinciale di Mantova, ando' a Gorizia agli inizi degli anni '60 con Franco Basaglia e fu protagonista delle vicende della "rivoluzione psichiatrica" italiana. Pirella, che conosce bene il tedesco, fu invitato da Basaglia a visitare con lui nel 1963 il manicomio di Guetersloh, famoso per l'organizzazione delle attivita' cosiddette "ergoterapiche". A quella prima visita seguirono altri incontri con psichiatri e intellettuali tedeschi, e "Fogli di Informazione", la rivista del movimento di Psichiatria Democratica e' stata l'unica rivista psichiatrica italiana a dare con continuita' notizie ed a pubblicare atti di convegni sui luttuosi avvenimenti della psichiatria tedesca al tempo del nazismo. Nel 1967 Feltrinelli traduce e pubblica in Italia il libro di Alexander Mitscherlich e Fred Mielke, Medicina disumana. Il volume che riporta parzialmente cronache e documenti del processo di Norimberga contro i medici nazisti (dicembre 1946 - estate 1947), era stato pubblicato in Germania nel 1949. La sua prima edizione, tirata in 10.000 copie, fu riservata all'Ordine dei medici della Germania Occidentale e per incanto era sparita dalla circolazione. Bisogna attendere gli anni '90 perche' si sviluppino ricerche anche in Italia, per merito soprattutto degli psichiatri triestini Bruno Norcio e Lorenzo Toresini che promuovono con l'Associazione Alpe Adria per la salute mentale il convegno di Monrupino (TS) nel febbraio 1993. * Segui' nel marzo 1995 il convegno di Bolzano su "Follia e pulizia etnica in Alto Adige" al quale partecipa lo psichiatra tedesco Klaus Dorner, autore dell'importantissimo libro Il borghese e il folle. Storia sociale della psichiatria (Laterza). Nel suo intervento, ricco di informazioni, egli racconta che nella Germania Occidentale, "a partire dal 1980, sempre piu' ospedali psichiatrici e strutture per pazienti psichiatrici iniziarono un nuovo approccio. Vale a dire: all'interno di molti ospedali psichiatrici si mise in moto un piccolo gruppo di interesse per l'argomento, formato da medici, psicologi, assistenti sociali e infermieri che hanno cercato di riconsiderare la storia della propria istituzione nel periodo del nazionalsocialismo. Si creo' quindi un movimento di storiografi non professionisti. Un movimento che dagli storiografi professionisti fu visto con molto scetticismo e diffidenza. Oggi si puo' dire che praticamente tutti gli ospedali psichiatrici hanno analizzato la propria storia. Attualmente (siamo nel 1995 - ndr) sto raccogliendo tutte queste pubblicazioni, che sono tantissime. Si tratta di circa 'tre metri' di pubblicazioni avvenute negli ultimi quindici anni. Prima non ne era apparsa nessuna. (...) A partire dal 1983 si formo' in Germania un gruppo di lavoro di storici non professionisti finalizzato a portare avanti l'analisi della 'eutanasia' nazista. Essi effettuarono scambi di opinioni e cercarono di affrontare assieme alcun problemi di ordine metodologico. A tale gruppo si aggiunsero due o tre storici 'professionisti'. Tuttavia, dal punto di vista storiografico, da parte dei professionisti a tutt'oggi non e' uscito nulla sull'argomento". E Dorner racconta un aneddoto: "In quel tempo la personalita' piu' nota fra gli storici di professione che si dedicavano alla ricerca sul nazionalsocialismo era il professor Martin Brauschart, un uomo molto intelligente e serio e a cui dobbiamo molto. Una volta, lo andammo a visitare a Monaco, e gli chiedemmo come mai la storiografia ufficiale tedesca non si interessasse del fenomeno dei crimini dei nazisti contro i malati di mente e gli handicappati psichici. La risposta da parte del nostre interlocutore fu molto candida, e per tale motivo ancor piu' credibile. Gli storici, fu la risposta, avevano ritenuto che ad occuparsi di tale argomento dovessero essere gli istituti di storia della medicina all'interno delle facolta' mediche. Egli, tuttavia, sapeva anche che detti istituti non si stavano occupando dell'argomento, ma la cosa, non lo disturbava granche'. Da questo episodio traemmo la conclusione che era vero che in Germania l'elemento portante della storia era si' la societa', che tuttavia cio' era vero con l'esclusione di alcuni gruppi che evidentemente si riteneva non facessero parte della societa' stessa". * Nel 2000 e' stato pubblicato e tradotto in italiano il libro di Alice von Platen, Il nazismo e l'eutanasia dei malati di mente. Alice von Platen aveva collaborato con Alexander Mitscherlich ed aveva pubblicato il suo volume in Germania ancora nel 1948. Anch'esso era sparito dalla circolazione e solo nel 1993 fu ripubblicato diventando un best-seller. La vicenda del libro della von Platen conferma la testimonianza di Dorner, documenta il silenzio e la rimozione della memoria nei decenni trascorsi dopo i drammatici eventi. Anche in Italia e' accaduta la stessa cosa. Sono stati operatori e psichiatri triestini, tirolesi, trentini, austriaci, sloveni e tedeschi a lavorare per primi a scavare, ricostruire il succedersi degli avvenimenti. * Nel corso degli ultimi dieci anni sono andato raccogliendo e conservando quanto veniva pubblicato sull'argomento sulle riviste psichiatriche in lingua italiana e sulle riviste mediche e psichiatriche in lingua inglese. Non conoscendo il tedesco, non ho potuto accedere alle riviste austriache e tedesche e sono consapevole del fatto che questo costituisce certamente un limite notevole nella mia documentazione. In questo testo presento una rassegna del materiale raccolto. Ho cercato di collegare la ricostruzione di natura propriamente storica con la documentazione della riflessione critica ed autocritica che e' venuta maturando dal campo della professione psichiatrica nella quale sta assumendo sempre maggiore rilevanza il segno della bioetica. Gli interrogativi piu' inquietanti non sorgono, per me, dall'antisemitismo e dal fatto che uno stato totalitario e razzista abbia organizzato il genocidio: forme di pulizia etnica sono continuate ad accadere anche dopo Auschwitz, anche in Europa. Sappiamo e dobbiamo combatterli, e si puo' fare anche con efficacia. Negli anni del primo dopoguerra, gli psichiatri tedeschi, nella loro maggioranza, avevano identificato una tipologia di pazienti definiti "cronici irrecuperabili", la cui assistenza risultava costare molto, troppo, rispetto alla quantita' di risorse disponibili e alle scarse o nulle possibilita' di miglioramento o guarigione. La decisione di eliminare queste vittime potenziali, come ricorda lo storico inglese Michael Burleigh, fu assunta dalla elite politica nazista, ma molti psichiatri parteciparono al lavoro di selezione delle persone da eliminare e di messa a punto delle procedure e delle tecniche di uccisione. Quanto e' accaduto con la soppressione delle vite "indegne di essere vissute", infatti, e' potuto accadere perche' medici, psichiatri, infermiere ed infermieri hanno attivamente collaborato per programmare, dirigere e gestire l'uccisione dei pazienti loro affidati. Il che vuol dire che operatori sanitari hanno potuto, e potrebbero ancora, occuparsi di persone con gravi disabilita', non autosufficienti, con grandi difficolta' nella vita quotidiana, nutrendo un totale disprezzo per la loro dignita' e la loro integrita'. Persone cui non si riconosce la dignita' di soggetti, ridotte a "diagnosi", a "casi". Per quasi venticinque anni gli ostacoli frapposti, gli imbarazzi, i silenzi, gli sforzi per nascondere le responsabilita' dei medici e degli psichiatri impegnati nelle campagne di sterilizzazione coatta e di "eutanasia", hanno avuto successo e, come si documenta, chi voleva sapere, alzare il velo, e' stato a volte allontanato e discriminato. Cosi' ancora oggi nella stragrande maggioranza dei trattati di psichiatria e nei testi di storia della psichiatria disponibili manca il racconto di quanto accadde in Germania dal 1933 al 1945 in nome, tragicamente, del progresso di una nazione e della salute (anche mentale) dei suoi cittadini. Ai coraggiosi che hanno operato per la verita' e la memoria va la mia riconoscenza e il mio ringraziamento perche' mi hanno aiutato a capire. Alle centinaia di migliaia di vittime violate, torturate, seviziate nei corpi, anche dopo morte, vanno il ricordo e la pieta' commossa di tutti noi. Che l'internamento manicomiale abbia fine in tutto il mondo. 6. MAESTRE. IL LAVORO DI ARIANE MNOUCHKINE [Dal sito della Terza Universita' di Roma (www.uniroma3.it) riportiamo la seguente presentazione dell'attivita' della illustre regista teatrale direttrice del Theatre du Soleil, cui l'ateneo ha conferito la laurea honoris causa] Ariane Mnouchkine, nata a Boulogne Billancourt (Parigi) nel 1939, incontra il teatro a vent'anni, nel 1959, quando fonda l'Association Theatrale des Etudiants de Paris. Dopo il primo spettacolo, Gengis Khan (1961), segue i corsi di clownerie di Jacques Lecoq e, al ritorno da un viaggio in Oriente e in America Latina, fonda il Theatre du Soleil il 29 maggio 1964, cooperativa di attori e tecnici professionisti inizialmente itinerante e senza fissa dimora, fino a quando, nel 1970 si insediera' nello spazio polivalente della Cartoucherie, una fabbrica abbandonata situata nella periferia di Parigi, nel bosco di Vincennes. Con lo spettacolo d'esordio, Piccoli borghesi di Gor'kij (1964) adattato da Adamov, il Theatre du Soleil si impone come fenomeno di rilievo destinato a divenire simbolo dell'epoca che culminera' nella contestazione del maggio francese. L'anno successivo (1965) e' la volta di Capitan Fracassa da Gauthier; due anni dopo (1967) il Soleil mette in scena La cucina di Arnold Wesker, un testo sulla lotta di classe e un'evocazione molto riuscita del multiculturalismo che affolla la cucina di un grande ristorante. Rifiutato dalle sale ufficiali, lo spettacolo e' rappresentato sulla pista del Circo Medrano e nelle fabbriche in sciopero ottenendo una risposta straordinariamente favorevole da parte degli operai. I tratti distintivi del Theatre du Soleil appaiono ben definiti fin dalla fondazione: la direzione, artistica ed esistenziale, e' quella di un teatro popolare impegnato a recuperare il rapporto vitale con il pubblico, superando ogni divisione istituzionale. Cosi' nel 1968 l'impresa si trasforma in un collettivo teatrale i cui membri ricevono tutti lo stesso salario. I principi ispiratori di questo teatro sono nelle teorie teatrali di Vilar, Brecht, e soprattutto di Artaud per la centralita' accordata all'attore e i riferimenti costanti ai teatri asiatici. Al pubblico, non isolato dalle attivita' dietro le quinte, e' permesso osservare gli attori che si preparano e si truccano prima dello spettacolo. Le rappresentazioni possono avvenire su vari palchi, disposti lungo i margini della sala, affinche' gli spettatori al centro possano condividere lo stesso mondo Immaginario degli attori. Dopo la rivisitazione del Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare (1968), Ariane Mnouchkine si stacca dai testi d'autore lasciando che la creazione artistica si liberi dall'improvvisazione dei suoi attori. Nascono cosi' I clowns (1969), costruito intorno alle complesse e molteplici abilita' artistiche degli attori, al contempo declamatori, mimi, danzatori, cantanti, marionettisti e clown; lo straordinario 1789, di cui girera' anche un omonimo film (realizzato nel 1974), dedicato alla rivoluzione francese e rappresentato nel 1970 su cinque palcoscenici diversi. Profondamente convinta che la dimensione collettiva della creativita' abbia una portata rivoluzionaria superiore a quella individuale, Ariane Mnouchkine privilegia il lavoro corale in cui svolge una funzione di sostegno, di riferimento e di sintesi, condividendo con gli attori la responsabilita' verso il pubblico. Il tutto nella certezza che l'arte, mai assoluta, deve sempre misurarsi con i propri destinatari e con la storia. Lontano da ogni retorica celebrativa, 1789 filtra gli avvenimenti storici creando un'atmosfera grottesca da parata in cui si intrecciano proclami, canzoni, letture di documenti, racconti mimati e parlati. Gli attori, autori oltre che interpreti, non cercano l'identificazione con i personaggi ma mirano a restituire la loro identita' sociale e storica attraverso gesti, atteggiamenti e voce. Lo stesso accade in 1793 (realizzato nel 1972), dove la scrittura scenica antinaturalistica lascia piu' spazio alla parola drammatica nella forma classica del coro. Quando la compagnia affronta questioni politiche, come in 1789 e 1793 e poi in L'age d'or, gli attori assumono un incarico sia collettivo sia individuale rispetto all'opera da rappresentare. Ad esempio, per la presa della Bastiglia gli attori erano sparsi tra il pubblico in modo tale che ognuno di loro potesse prender contatto con gli spettatori dando un resoconto dell'avvenimento cosi' com'era stato compreso dal "loro" personaggio. Ed era come se gli attori facessero quel resoconto ai loro concittadini parigini, in quel momento cruciale della storia. Nel 1975 viene rappresentato L'age d'or incentrato su un inconsueto Arlecchino di nazionalita' algerina e sulla storia della sua oppressione raccontata con le maschere della Commedia dell'Arte. Nel 1976 il gruppo gira per la tv francese il film Moliere, un monumentale affresco sulla vita del grande commediografo e sulla sua epoca. Dopo Mephisto tratto da Klaus Mann (1979), uno spettacolo che indaga il difficile rapporto tra arte e potere attraverso la figura di Gustav Grundgens, la ricerca del Theatre du Soleil si rivolge ad indagare il continente Shakespeare. Il viaggio sfocia in un ciclo (Les Shakespeare) di tre spettacoli: Riccardo II (1981), La notte dei re (1982) ed Enrico IV (1984), in cui si utilizzano tecniche ed elementi caratteristici del teatro indiano e giapponese. Presentata al Festival delle Olimpiadi di Los Angeles (1984) la trilogia ottiene il maggior successo di tutta la manifestazione. I successivi spettacoli Sihanouk (1985), Indiade (1987) e il film La notte miracolosa (1989), commissionato dall'Assemblea Nazionale in occasione del Bicentenario della Dichiarazione dei diritti dell'uomo, segnano il consolidamento della collaborazione drammaturgica di Ariane Mnouchkine con la scrittrice Helene Cixous e con il musicista Jean-Jacques Lemetre. Negli anni novanta il Theatre du Soleil ritorna all'universo classico con il ciclo de Gli Atridi. E' l'occasione per interrogarsi sull'attualita' dei classici e sulla condizione dell'individuo stretto fra liberta' e necessita' . I canoni rappresentativi sono quelli della tragedia: musica, danza, coro, maschere (qui risolte attraverso un maquillage fortemente contrastato alla maniera del Kabuki giapponese). Il ciclo si apre con Ifigenia in Aulide di Euripide (1990) cui seguono l' Agamennone (1990), le Coefore (1991) e Le Eumenidi di Eschilo (1992), per raccontare il mito nella sua totalita'. Per la troupe questa impresa e' la possibilita' di sperimentarsi come voce collettiva, ritrovando nel coro della tragedia greca il luogo e la metafora della ricerca della propria identita'. Nel 1993, Mnouchkine torna all'Oriente con L'India, di padre in figlio, di madre in figlia, allestimento di Rajeev Sethi da un'idea della stessa Mnouchkine, spettacolo interpretato da 32 artisti indiani (narratori, danzatori, musicisti, maghi e acrobati). Nel 1994, sempre con la collaborazione drammaturgica della Cixous, Mnouchkine mette in scena La Ville parjure ou le reveil des Erinyes dal quale, nel 1999, e' realizzato un film (dallo stesso titolo) con la regia di Catherine Vilpoux. Dopo Tartuffe di Moliere (1995) dal quale e' tratto il film Au soleil meme la nuit (1996, regia di Eric Darmon e Catherine Vilpoux in collaborazione con Ariane Mnouchkine), l'ensamble torna a un teatro di denuncia molto attento all'attualita', sempre in stretta collaborazione con la Cixous: gli spettacoli raccontano la scandalosa condizione politica del Tibet, ma anche il giro di speculazioni sulle partite di sangue infetto e la vendita di aerei da guerra ai cinesi avallata dal governo francese; uno scandalo, quest'ultimo, che nel 1997 e' rappresentato con il titolo di Et soudain des nuits d'eveil. L'11 settembre del 1999 va in scena alla Cartoucherie, Tambours sur la digue, una rappresentazione straordinaria di attori che recitano come se fossero marionette, con il testo di Helene Cixous da cui, nel 2002, e' tratto un omonimo film. Tra l'inverno del 2002 e la primavera del 2003, volgendosi al doloroso tema dei rifugiati che abbandonano la loro terra, la Mnouchkine mette in scena Le dernier Caravanserail (Odyssees) uno spettacolo composto da frammenti di vita dei personaggi provenienti dai quattro angoli del mondo che ci raccontano le loro storie: una visione impegnata e provocatoria alla quale partecipano 36 attori e altrettanti tecnici. Dopo quarant'anni, Ariane Mnouchkine dirige il Theatre du Soleil con lo stesso ardore e lo stesso idealismo degli inizi. La sua coscienza pedagogica porta ai suoi stage la partecipazione di centinaia di apprendisti attori provenienti da tutte le parti del mondo. Degli inizi la Mnouchkine ha conservato lo stesso intento provocatorio, proprio di una forte dimensione politica del teatro che si accompagna ad una maturita' artistica che e' ormai divenuta vera tradizione: quella del Theatre du Soleil. 7. RIFLESSIONE. LISA CLARK: UNA RIVOLUZIONE CULTURALE [Dal sito del quotidiano "Il manifesto" riprendiamo la sintesi dell'intervento di Lisa Clark all'assemblea "Verso sinistra" svoltasi il 15 gennaio 2005 a Roma. Lisa Clark (per contatti: lisa.clark at libero.it), amica della nonviolenza, e' impegnata nell'esperienza dei "Beati i costruttori di pace" e della "Rete di Lilliput", ed ha preso parte a molte iniziative di formazione e di intervento nonviolento] Ringrazio "Il manifesto" per questa occasione anche se mi sembra - purtroppo - che manchino molte delle voce dei movimenti per la pace che questi anni sono cresciuti e hanno lavorato insieme, hanno condiviso molte analisi e molte lotte. E anche, spero, un impegno per il futuro. Un impegno per quello che io spesso chiamo la rivoluzione culturale. Prima Mortellaro diceva della necessita' di bloccare lo sdoganamento della guerra. Lo sdoganamento della guerra e' gia' avvenuto e continua ad avvenire anche in tutto il modello economico dei nostri paesi occidentali. 956 miliardi di dollari sono stati spesi dagli stati membri dell'Onu in spese per la difesa. Quegli stessi stati membri dell'Onu hanno speso solo un miliardo e 400 milioni di dollari per il bilancio ordinario delle Nazioni Unite. Secondo me questa e' la dimostrazione del fatto che siamo in un mondo che ha i valori capovolti, che ha abbandonato i valori che tutti noi vorremmo sostenesse e quindi e' per questo che secondo me c'e' bisogno di un cambiamento totale, di un cambiamento anche all'interno delle persone che stanno in questa assemblea. Io sento dire spesso anche tra di noi la necessita' di sostenere, ad esempio, l'esercito europeo. Sostenere una posizione di questo genere vuol dire tradire il movimento per la pace e la gente che cammina per le strade con le bandiere. Non ho sentito nessuno qui oggi riprendere, ad esempio, la proposta veramente rivoluzionaria, della Convenzione permanente delle donne contro la guerra per lavorare verso un'Europa neutrale, un'Europa che si doti di una neutralita' attiva nel cercare di prevenire i conflitti le cui vittime sono quasi sempre i civili in giro per il mondo. Ciascuno di noi si impegna per la pace in modo diversi, tutti complementari tra di loro, non cerchiamo di darci primogeniture. Grazie alle occasioni che abbiamo avuto negli ultimi anni di riunirci, di contaminarci, sappiamo che ognuna di quelle azioni e' importante, sappiamo che e' importante essere in Palestina e in Israele, sappiamo che e' importante costruire reti con i paesi del sud del mondo. Ma sappiamo che e' ugualmente importante occuparsi della smilitarizzazione delle coscienze in casa nostra, e quindi lavorare di fronte alle basi militari che stanno sul nostro territorio e che sempre di piu' si appropriano del nostro ambiente e della mentalita' delle persone. Purtroppo in tanti sta aumentando un certo qualunquismo per cui ormai le cose stanno cosi' e cosi' dovranno andare avanti. Noi a questo non ci possiamo rassegnare. Voglio guardare avanti, pero' devo dire che finche' quelli che hanno fatto la guerra nel '99 non accetteranno un confronto con noi, aperto, alla pari, sara' difficile. Io credo che da parte nostra si sia incrinata una certa fiducia, e da parte nostra sara' difficile che possiamo riprendere a lavorare in futuro insieme su una base di fiducia se per lo meno non veniamo ascoltati. Ricordo le discussioni nel '99, io ero in Kossovo prima che cominciassero i bombardamenti della Nato e dicevo "non c'e' in corso nessun genocidio, qui l'importante e' avere persone per l'interposizione", questo era cio' che serviva in quella situazione dove, non dimentichiamolo, i kossovari albanesi erano veramente oppressi. La guerra del '99 ha reso la pace molto piu' lontana se non addirittura impossibile in quella parte del mondo. Credo che dobbiamo guardare al futuro, ma occorre che quelle persone che hanno fatto la guerra accettino un confronto, che non hanno accettato in questi sei anni in cui ci hanno detto che la loro era l'unica soluzione responsabile e realistica mentre invece Mortellaro ci ha ricordato che l'unico realismo e' la vita e la pace. Vorrei accennare anche al fatto che anche tra di noi manca spesso l'attenzione a tutto il resto del mondo, manca un po' troppo. La pace e' unica e non ci sara' pace se non c'e' pace per tutti gli esseri umani del mondo, se non verranno rispettati i diritti di tutti gli esseri umani. Anche noi siamo in guerra, partono da qui alcune delle armi, siamo i guerra perche' abbiamo militari italiani che fanno parte di una forza di occupazione. Non siamo in guerra contro la Repubblica democratica del Congo, eppure la Repubblica democratica del Congo che chiede a gran voce un aiuto per il suo processo di pace non ottiene risposta. In quel paese nei giorni scorsi vi e' stata una manifestazione per chiedere che venga rispettato il loro diritto a libere elezioni che sanciscano la conclusione del lungo e faticoso processo di pace, e ci sono state 16 persone uccise. Noi non ne abbiamo neanche sentito parlare. Credo che abbiamo bisogno tutti di cambiare il nostro modo di guardale le cose, di una rivoluzione culturale nel senso dei diritti di tutte le persone sulla strada della pace perche' la guerra non puo' altro che produrre e riprodurre se stessa. 8. RIFLESSIONE. LIDIA MENAPACE: A PARTIRE DAL FEMMINISMO [Dal sito del quotidiano "Il manifesto" riprendiamo anche la sintesi (piuttosto abborracciata, per la verita', cosicche' abbiamo apportato alcune minime correzioni alla trascrizione, sperando di non aver frainteso al quadrato) dell'intervento di Lidia Menapace all'assemblea "Verso sinistra" svoltasi il 15 gennaio 2005 a Roma. Lidia Menapace (per contatti: lidiamenapace at aliceposta.it) e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti della societa' civile, della nonviolenza in cammino. La maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. Il futurismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; L'ermetismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; (a cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001; (con Fausto Bertinotti e Marco Revelli), Nonviolenza, Fazi, Roma 2004] Ringrazio Lisa Clark di aver citato la Convenzione permanente di donne contro la guerra e la sua proposta di una Europa militarmente neutrale. Penso che sia un po' idealistico addebitarle il peso del fatto che il movimento per la pace non ha fermato la guerra in Iraq. Un mostro plurimillenario, che ha dalla sua la gran parte del pensiero politico e della tradizione storiografica certamente non si puo' ne' battere ne' fermare con una manifestazione. Ma se i contenuti di quella manifestazione fossero stati piu' attentamente elaborati da forze politiche e movimenti e luoghi della riflessione, certamente la guerra sarebbe stata ancor piu' impopolare e probabilmente il suo perdurare avrebbe avuto maggiori difficolta'. * Compagne e compagni: non ridete di questo esordio, vi spiego cosa vuol dire. Persino noi no global che siamo selvaggi e non conosciamo le lingue, ci vestiamo male, non frequentiamo le accademie, sappiamo che compagne e compagni significa che in ogni assemblea prima parla un compagno poi una compagna e un compagno e poi una compagna. Questo significa, e delegate e delegati significa che delegate devono esserci, altrimenti l'espressione e' inutile. Comunque questa alternanza, non e' che mi accontento di questo ma voglio anche questo, nelle assemblee dei no global ha fatto vedere che c'e' una certa ripetitivita' maschile, qualche volta anche una certa ripetitivita' femminile. Ma puo' anche succedere, come e' successo stamane, che le donne non sono state ripetitive, quindi prendete esempio perche' e' possibile essere anche abbastanza differenziate nel parlare. Voglio l'alternanza tra donne e uomini ma so che questo chiede, prima di tutto, un cambiamento radicale dei paradigma del pensiero. Bisogna uscire dal monoteismo del pensiero politico che e' forte anche a sinistra. Uscire dal monoteismo del pensiero politico significa ricordarsi che non esiste un solo agente della rivoluzione, non esiste un solo soggetto del mutamento. Ce ne sono almeno due e questo e' nelle fonti piu' antiche e insospettabili. Quando Engels scrisse L'origine della famiglia fu preso sul serio quasi solo da Leone XIII il quale prese uno spavento tale che istitui' la festa della sacra famiglia. Il papa che sdogana il sindacalismo per il mondo cattolico e' lo stesso che nel frattempo diceva ma se io apro un po' verso la sinistra sociale e accetto la critica del patriarcato qua finisce tutto, quindi almeno teniamo fermo il patriarcato. Quello che manca per uscire dal monoteismo del pensiero politico e' che accanto alla "contraddizione principale" bisogna anche sempre ricordarsi la contraddizione originaria, quella tra uomo e donna. Non sono gerarchizzabili, una e' principale, l'altra e' originaria. Sono due termini diversi, displanari, sghembi. Quella originaria e' caratterizzata da una sua permanenza e pervasivita' piu' antica ancora di quella capitalistica, anche per questo e' cosi' difficile sradicarla. Ma se non facciamo questo salto andremo avanti con i pannicelli caldi delle questioni terminologiche. Lo sforzo del pensiero per ricominciare a pensare in base due, cioe' sulla base di cose che non sono sintetizzabili ma che devono essere continuamente dialettizzabili e' una cosa epocale. E' veramente del massimo del fascino rivolto al pensiero. Mi domando, compagni, come mai con l'esercizio e il dominio sull'intelligenza questa sfida la lasciate cadere. Io penso che bisognera' misurarsi su questo. Il femminismo e' una sfida per tutto il pensiero occidentale, che e' tutto dominato dal monoteismo. * La richiesta che viene fatta sulla laicita' e' fondamentalissima. A questo punto avanzo una perplessita' sulla "camera di consultazione". Circa 15 anni fa elaborai una cosa che si chiamava "sistema pattizio fra forme politiche". Io preferisco che si parli di sistema piuttosto che di camera, anche perche' la cultura contemporanea e' sistemica. Preferisco che si parli di patto piuttosto che di consultazione perche' il patto si fa tra pari e quindi questo prevede che ci debba essere un riconoscimento di parita' tra forme della politica, non una forma della politica, il sistema dei partiti, che interpreta, consente, combina. No, sono forme della politica i nuovi movimenti, hanno una novita' teorica fondamentale, non hanno piu' un approccio alla realta' a mosaico rivendicativo, hanno un approccio olistico, cioe' politico. Chi fa il patto per l'acqua da quel patto spiega perche' c'e' il neoliberismo o la guerra. Quelli di "san precario" sanno molto di piu' dei professori universitari sui legami tra le varie politiche. La novita' e' questa: questi non sono piu' movimenti rivendicativi, sono movimenti politici. A partire dal femminismo che a partire dal punto di vista legge l'universo. La quarta assemblea dell'Onu, che e' stata anche la prima che ha condannato la globalizzazione gia' nel '95, aveva come slogan "uno sguardo di donne sul mondo" e tutti i movimenti oggi sono fatti cosi': hanno uno sguardo sul mondo. Questo approccio olistico pone una questione: come si mette insieme la cultura generalista come quella dei partiti con una cultura olistica come quello dei movimenti? E' un altro grande fascino intellettuale che abbiamo di fronte. 9. MEMORIA. BENITO D'IPPOLITO: PER SIMONE [Ringraziamo il nostro buon amico Benito D'Ippolito per averci messo a disposizione questo suo scritto, seppure appena abbozzato, della fine dello scorso mese] Ieri mattina al liceo di Tuscania con le studentesse e gli studenti amici della nonviolenza ci siamo alzati in piedi ed abbiamo ricordato con il nostro silenzio Simone Cola, vittima della guerra in Iraq. Poi abbiamo letto, anzi abbiamo cantato ma con voce sommessa, ferma e sommessa, La guerra di Piero che scrisse Fabrizio De Andre'. Poi abbiamo pianto per tutte le vittime e abbiamo continuato a studiare la nonviolenza per fermare ogni guerra, ogni strage, ogni orrore. 10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 11. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 839 del 13 febbraio 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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