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La nonviolenza e' in cammino. 837
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 837
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 11 Feb 2005 00:28:49 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 837 dell'11 febbraio 2005 Sommario di questo numero: 1. Peppe Sini: Giuliana 2. Voci per Giuliana 3. Si potrebbe 4. Per una bibliografia sulla Shoah (parte diciassettesima) 5. Clotilde Pontecorvo: Alcuni appunti per la didattica della Shoah 6. Maria G. Di Rienzo: Organizzare gruppi "centrati" 7. Una lettera al Ministro dell'Interno 8. No al commercio delle armi. Una giornata di sensibilizzazione 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. PEPPE SINI: GIULIANA [Giuliana Sgrena, intellettuale e militante femminista e pacifista tra le piu' prestigiose, e' tra le maggiori conoscitrici italiane dei paesi e delle culture arabe e islamiche; autrice di vari testi di grande importanza (tra cui: a cura di, La schiavitu' del velo, Manifestolibri, Roma; Kahina contro i califfi, Datanews, Roma; Alla scuola dei taleban, Manifestolibri, Roma); e' stata inviata del "Manifesto" a Baghdad, sotto le bombe, durante la fase piu' ferocemente stragista della guerra tuttora in corso. A Baghdad e' stata rapita il 4 febbraio 2005. Dal sito del quotidiano "Il manifesto" riprendiamo, con minime modifiche, la seguente scheda: "Nata a Masera, in provincia di Verbania, il 20 dicembre del 1948, Giuliana ha studiato a Milano. Nei primi anni '80 lavora a 'Pace e guerra', la rivista diretta da Michelangelo Notarianni. Al 'Manifesto' dal 1988, ha sempre lavorato nella redazione esteri: appassionata del mondo arabo, conosce bene il Corno d'Africa, il Medioriente e il Maghreb. Ha raccontato la guerra in Afghanistan, e poi le tappe del conflitto in Iraq: era a Baghdad durante i bombardamenti (per questo e' tra le giornaliste nominate 'cavaliere del lavoro'), e ci e' tornata piu' volte dopo, cercando prima di tutto di raccontare la vita quotidiana degli iracheni e documentando con professionalita' le violenze causate dall'occupazione di quel paese. Continua ad affiancare al giornalismo un impegno anche politico: e' tra le fondatrici del movimento per la pace negli anni '80: c'era anche lei a parlare dal palco della prima manifestazione del movimento pacifista"] Con le e gli studenti del corso di educazione alla pace del liceo di Orte mercoledi' abbiamo parlato di Giuliana, e del vivo nostro comune desiderio di saperla libera, incolume, presto. * Non mi e' facile scrivere di lei, poiche' non e' facile controllare la piena di ricordi che risalgono a ben oltre vent'anni fa, "quand'era in parte altr'uom da quel ch'i' sono", funzionario e segretario di federazione di un piccolo partito del movimento operaio che poi si suicido', il Pdup, e insieme gia' persuaso amico della nonviolenza, e le cose che penso oggi sono ancora le stesse che pensavo allora. Solo questo vorrei accennare: che nel movimento per la pace che allora sorse confluirono tante e diverse esperienze (la lotta contro le istituzioni totali e la lotta antinucleare, per esempio, nelle quali negli anni precedenti ero stato piu' coinvolto), e che anche grazie a quel movimento fu sconfitto il terrorismo - il duplice e forse triplice terrorismo - che aveva insanguinato l'Italia dalla fine degli anni sessanta; e che da quel movimento vennero non poche delle persone che animarono poi lungo gli anni ottanta l'esperienza del movimento antimafia. E sempre quel movimento pose allora all'intera cultura democratica l'esigenza della nonviolenza non piu' solo come testimonianza di pochi, ma come guida per l'azione di tutti, e come principio giuriscostituente. Fu poco ascoltato. Se ne vedono gli esiti. A quel movimento per la pace piu' che ad ogni altra cosa associo la persona di Giuliana, che conobbi allora, piu' nel movimento che nel partito; a quel movimento per la pace che ereditava soprattutto dal femminismo - il femminismo che e' l'esperienza teorica e pratica decisiva e trainante della nonviolenza in cammino -, e che ci ha cambiato la vita, come ha scritto Raffaella Bolini in un intervento che riproduciamo in questo stesso foglio. * Poi, certo, ho grate anche ad esempio alcune lettere che ci siamo scambiati in cui ci segnalavamo le scrittrici arabe che amiamo di piu'. E su un giornale a diffondere il quale tra trenta e venticinque anni fa ho dedicato tutte, tutte le mie domeniche mattina, un giornale che da molti anni non riconosco piu', divenuto com'e' cosi' sciatto e confuso e talora fin equivoco e che pure resta l'unico giornale che riesco a leggere sia pur sbuffando, e su cui leggo ormai quasi solo le cose che scrivono i superstiti vecchi radiati alla cui scuola mi misi da giovane, le cose che scriveva Giuliana fino al 4 febbraio erano sempre le prime che cercavo. E che voglio continuare a cercare, quando sara' finalmente liberata. * Perdonino i lettori queste memoriali confidenze, alle quali abitualmente non e' dedito l'estensore. Forse l'ansia per la vita e la liberta' di una persona amica (che e' insieme figura della vita e della liberta' di popoli interi: ed ogni essere umano ci sta a cuore) potra' giustificare aver scritto queste cose, averle scritte cosi', costi'. Possa essere la liberazione di Giuliana, che desideriamo con ogni nostra fibra, un passo verso la sconfitta della guerra, del terrorismo, del "disordine costituito" che condanna a sofferenze immani e cruda morte cosi' tanta parte dell'umanita' che tu non puoi dirne, o pensarvi, senza sentirtene nell'imo del tuo essere straziato. Possa l'agire quotidiano e persuaso di noi tutti essere veritieramente, consapevolmente, tenacemente orientato a contribuire a salvare la vita di Giuliana, di tutti gli ostaggi, di tutte le persone oppresse da guerra, da fame, da poteri criminali e dittature comunque travestite. Se limpido e coerente, se intransigente e nitido, se concreto e sincero, nessun gesto di pace e' inutile. 2. TESTIMONIANZE. VOCI PER GIULIANA [Dal quotidiano "Il manifesto" degli ultimi giorni abbiamo estratto alcuni tra i moltissimi messaggi di solidarieta' per Giuliana Sgrena] Giuliana e' per molte di noi un'amica ma soprattutto una compagna di viaggio e una voce preziosa da ascoltare perche' attraverso lei sono le voci delle donne negate che parlano. La solitudine del suo rapimento non puo' rimanere tale. In tante e tanti saremo a chiedere la sua liberazione. Giuliana e' una donna di pace che vuole far parte di un mondo di pace. Donne in nero * Giuliana, donna dolcissima e forte, spero che tu senta l'onda di affetto che anima le iniziative per la tua liberazione: c'e' un bene che accomuna il paese democratico nella stima per tutto quello che hai fatto con rara competenza e onesta' morale. Giancarla Codrignani, Bologna * Sono una delle tante compagne e compagni, amici di Giuliana nel movimento pacifista. Giuliana che parla dal palco di piazza del Popolo, e chiude la prima manifestazione del nuovo movimento per la pace (il 24 ottobre del 1981), quella che, dopo gli anni di piombo, cambio' la vita mia e di tanti dandoci di nuovo la voglia di lottare - e lo spazio per farlo. Giuliana che gira il mondo, sempre ficcata nei posti difficili, sempre a frugare nella complessita'. Giuliana che gira l'Italia in mille e mille iniziative e ogni volta che racconta rompe un velo, un pregiudizio - e l'Islam diventa qualcosa da comprendere, capire, approfondire - e noi a prendere appunti, contenti - perche' capire il mondo e' l'unico strumento che abbiamo per cambiarlo. Giuliana che e' un ponte di pace, con la sua rubrica fitta di mille nomi, numeri e indirizzi - e piena anche di cancellature: le donne e gli uomini ammazzati in tanti paesi per aver difeso i diritti e la giustizia. La sua rubrica, sempre a disposizione per tutti noi - quante persone sull'altra sponda del Mediterraneo abbiamo conosciuto grazie a lei, quanti legami di solidarieta' politica e concreta ci ha aiutato a costruire. Giuliana giornalista, giornalista davvero, che ti fa sentire l'informazione come un diritto primario e una risorsa immensa, non come una condanna; uno strumento per vivere liberi e consapevoli, non un veleno da cui proteggersi. Giuliana che condivide il dolore e la sofferenza degli oppressi, e anche la loro forza. Noi non abbiamo scoperto il 31 gennaio che gli iracheni vogliono prendere in mano il loro destino. Lo sappiamo da sempre. Per questo siamo stati contro la guerra, per questo siamo contro l'occupazione, per questo non accettiamo che chi sta trattando l'Iraq come una colonia faccia retorica demagogica su elezioni illegittime, volute dagli occupanti, senza osservatori, tenute contro la volonta' di una parte del paese. Giuliana, che ha sempre combattuto la costruzione dell'immagine del nemico - e oggi e' in pericolo perche' e' italiana. I frutti avvelenati della politica del nostro governo ricadono ancora una volta su tutti, anche su quelli come noi, per cui i confini non sono quelli delle nazioni, ma che segnamo la divisione fra chi e' per la giustizia e chi vuole il potere, fra chi vuole la pace e chi fa la guerra. Non ci rinchiuderete nei confini tricolori, ne' oggi che mai. Sarebbe l'aiuto piu' grande a chi, da una parte e dall'altra della barricata, vuole costruire il suo potere sull'odio e sull'intolleranza. Come a settembre, faremo fronte in tutto il mondo, nel mondo arabo e nel medio oriente con chi gia' oggi chiede la liberazione di Giuliana, di tutti gli ostaggi e di tutto il popolo iracheno, che soffre ogni giorno immani violazioni dei suoi diritti e della sua liberta'. Usciamo da questo orrore. Usciamo da questa angoscia. Hanno fatto l'inferno mentre dicono di portare pace. Il governo, che porta la responsabilita' della guerra, si impegni a fare l'impossibile per ridarci Giuliana sana e salva. Tratti, dialoghi, negozi. E finisca l'occupazione. L'Italia ritiri le truppe, subito. Togliamo una carta, per aiutare a far crollare l'intero castello della guerra. Oggi abbiamo un motivo in piu' per chiederlo. Non perdiamo la speranza, il coraggio, la lucidita'. Accettiamo di vivere l'angoscia e il dolore - e' quello che percorre il mondo. E' dalla sofferenza del mondo che nasce la forza grande e l'energia buona di Porto Alegre dei giorni scorsi - i poveri e gli oppressi che si organizzano, lottano e cambiano le cose. La strada per cambiare il mondo e' lunga, difficile e faticosa ma la stiamo camminando in tanti e in tante e cammineremo, noi e i piccoli dopo di noi come la camminarono i nostri vecchi. Giuliana cammina con noi. Abbiamo bisogno delle sue idee e della sua amicizia. E ovunque sia ora, non e' da sola. Liberatela. Raffaella Bolini, portavoce dell'Arci * Vogliamo esprimere, a nome della Societa' italiana delle storiche, la nostra solidarieta' alla famiglia di Giuliana Sgrena e alla redazione del "Manifesto". Conosciamo Giuliana e lei ci e' stata vicina e ci ha offerto il suo prezioso contributo in diverse iniziative promosse dalla Societa' sui temi dei diritti delle donne e della difesa dei diritti umani. Ci auguriamo che questa dolorosa vicenda si concluda presto e nel migliore dei modi perche' abbiamo tutte bisogno della sua intelligenza e sensibilita'. Il direttivo della Societa' italiana delle storiche * Siamo rimaste sgomente nell'apprendere la notizia del rapimento in Iraq di Giuliana Sgrena, giornalista del quotidiano italiano "Il manifesto". Conosciamo il suo importante lavoro per la pace, che ha portato anche alla denuncia degli abusi e delle torture di donne e bambini nelle prigioni irachene sotto l'attuale occupazione. Giuliana ha particolarmente a cuore le donne e i bambini. Poco dopo che le torture nel carcere di Abu Ghraib sono state rivelate dai media, abbiamo fatto pressione sui politici, e in particolare le donne deputato, per chiedere che si conoscesse la verita' su quello che stava accadendo alle donne prigioniere. Giulia Sgrena ha avuto un ruolo importante con i suoi articoli. Piu' di recente aveva intervistato donne ex prigioniere e pubblicato le loro storie di brutalita' fisica e mentale alla quale erano state sottoposte, incluse le perquisizioni corporali: le donne denunciarono di aver subito personalmente, o essere state testimoni, di stupri ma non riuscivano a parlarne. Sappiamo, sulla base della nostra esperienza di trenta anni di lavoro con le sopravvissute a stupri in tutto il mondo, che molte trovano impossibile parlare delle indegnita' di cui hanno sofferto e che l'ostilita' nei confronti delle vittime puo' essere davvero estrema se queste parlano della loro sofferenza. Alla fine di una recente intervista con una sopravvissuta ad Abu Ghraib, Giuliana aveva chiesto alla donna se non avesse paura a parlare contro i suoi carcerieri. Giuliana stessa non aveva paura di assumersi il rischio che comporta il raccogliere e pubblicare la verita' riguardo le donne e i bambini iracheni, senza autocensurarsi per far piacere alle forze occupanti. Noi chiediamo a tutti i governi, all'Onu, alle ong, di fare pressioni perche' sia immediatamente rilasciata. Chiediamo ai suoi rapitori di riconoscere il suo impegno per la pace e in difesa delle donne e dei bambini iracheni, e di liberarla presto. Tutti quelli di noi che si battono contro le uccisioni, gli stupri e le altre torture hanno bisogno che persone come Giuliana Sgrena prendano pubblicamente posizione nonostante il pericolo che corrono. Black Women's RapeAction Project and Women Against Rape * Devo a Giuliana e ai suoi scritti la bussola che ha consentito a me e ad altre, nella querelle sul velo, di evitare le trappole simmetriche del differenzialismo e del laicismo universalista. Voglio credere che sara' presto di nuovo, qui, a Roma come a Firenze, a raccontarci quei "luoghi difficili" che il suo sguardo ha tante volte illuminato anche per noi. A Pierre, a cui mi lega il ricordo di un'antica comune militanza, un abbraccio affettuoso. Anna Picciolini, Firenze * Il Comitato Immigrati in Italia, sdegnato per il sequestro di Giuliana Sgrena in Iraq avvenuto lo scorso venerdi' 4 febbraio, esprime piena solidarieta' alla giornalista italiana e alla sua famiglia. Sostiene inoltre la lotta che i colleghi del suo giornale stanno portando avanti per il suo ritorno sana e salva. Un sostegno e un'adesione che si sommano alla societa' civile italiana che mai ha accettato l'invasione colonialista di uno stato che ha provocato, e provoca ancora, migliaia di vittime innocenti in nome, ora, di una presunta "democratizzazione" degli iracheni. Proprio gli iracheni sanno molto bene che Giuliana e' una loro amica e che si e' battuta sempre per la verita' e la giustizia, denunciando al mondo la loro umiliazione. Cosi' come e' per gli iracheni un'amica, Giuliana Sgrena lo e' anche per noi del Comitato Immigrati in Italia: un'amica, una di noi (proprio molti di noi siamo stati costretti a emigrare ad ogni costo vittime di guerre e fame). Il Comitato, infine, afferma con forza la speranza di poter abbracciarla presto, assieme alla giornalista Florence Aubenas, corrispondente del quotidiano francese "Liberation" sequestrata un mese fa sempre in Iraq, impegnata anche lei come Giuliana per riportare luce e verita' nel buio imposto agli iracheni. Per il diritto di essere informati, e soprattutto per il diritto universale alla vita, il Comitato reclama con questo appello l'immediata e improrogabile liberta' delle due rare penne che scrivono dalla parte dei senza voce: Giuliana Sgrena e Florence Aubenas. Comitato immigrati in Italia 3. APPELLI. SI POTREBBE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 9 febbraio 2005 riprendiamo il seguente appello promosso dalla redazione del giornale] Si potrebbe. E' possibile vincere le paure e prendere sul serio quel che ci dicono in tanti: intorno a Giuliana e' scattato un sentimento di solidarieta' che chiede la liberazione della nostra compagna. In tante citta' gia' si vede il segno di questo scatto, quasi la volonta' di trasformare un moto in un movimento. Come se una donna prigioniera, con un volto che tutti hanno imparato a riconoscere, avesse la forza di risvegliare i sentimenti della maggioranza della popolazione, contraria alla guerra e a ogni terrore, e forse, oggi, pronta a battersi con parole e azioni di pace per far cessare l'una e l'altro. Guerra e terrore che non sono finiti quando l'ha decretato Bush, ne' quando una parte della popolazione irachena ha sfidato bombe e autobombe per andare a votare. E' frutto anche di quella guerra il rapimento di Florence e Giuliana e di chi oggi e' nelle mani di chissachi', in un inferno iracheno fatto di oppressione e autobombe che allungano l'elenco dei civili ammazzati. Si potrebbe organizzare una manifestazione nazionale per la pace e la liberazione di Giuliana, ci dicono in tanti, servirebbe a tenere alta l'attenzione. Si potrebbe fare a Roma, sabato 19 febbraio, sperando che si trasformi nella festa per l'avvenuta liberazione di Giuliana. Si potrebbe. 4. MATERIALI. PER UNA BIBLIOGRAFIA SULLA SHOAH (PARTE DICIASSETTESIMA) HEINRICH MANN Nato a Lubecca nel 1871 e deceduto a Santa Monica in California nel 1950, scrittore tedesco, fratello di Thomas, critico del militarismo e del nazionalismo, democratico, esule. KLAUS MANN Nato a Monaco nel 1906, si tolse la vita a Cannes nel 1949. Figlio di Thomas, saggista e narratore, esule, militante antinazista. Tra le sue opere segnaliamo particolarmente Mephisto (1936), Il vulcano (1939), La svolta (libro pubblicato postumo nel 1952). THOMAS MANN Nato a Lubecca nel 1875 e deceduto a Zurigo nel 1955, scrittore tedesco, fratello di Heinrich, ebbe il Premio Nobel per la letteratura nel 1929. Il nazismo lo costrinse all'esilio e lo privo' della cittadinanza tedesca: Thomas Mann sempre piu' si impegno' nella difesa della civilta', della democrazia e della dignita' umana. Opere di Thomas Mann: tra le sue opere qui segnaliamo in particolare La montagna incantata, la tetralogia di Giuseppe e i suoi fratelli, Doktor Faustus. Opere su Thomas Mann: segnaliamo in particolare i saggi di Lavinia Mazzucchetti. CESARE MANNUCCI Cesare Mannucci (Milano, 1926), laureato in giurisprudenza e storia e filosofia, negli anni Cinquanta ha collaborato con Ferruccio Parri a "Mondo economico", a "Nord e Sud", la rivista diretta da Francesco Compagna, e al "Mondo" di Mario Pannunzio. Entrato nel movimento Comunita' di Adriano Olivetti nel 1955, ne ha diretto centri culturali, ed e' stato vicedirettore di "Comunita'". Tra le sue opere principali: Lo spettatore senza liberta' (1962), La societa' di massa (1967,1971), Antisemitismo e ideologia cristiana sugli ebrei (1982), e il recente L'odio antico. RAFFAELE MANTEGAZZA Pedagogista, docente all'Universita' di Milano Bicocca, con Andrea Canevaro, Luciano Casali, Fausto Ciuffi, Enzo Collotti, Paolo De Benedetti, Daniele Novara, Liliana Picciotto e Frediano Sessi fa parte del comitato scientifico del Centro Studi "Primo Levi" presso la Fondazione Fossoli. Tra le opere di Raffaele Mantegazza: Teoria critica della formazione. Espropriazione dell'individuo e pedagogia della resistenza, Unicopli, 1995; Filosofia dell'educazione, Bruno Mondadori, 1998; (con Brunetto Salvarani), Le strisce dei lager. La Shoah e i fumetti, Unicopli, 2000; L'odore del fumo. Auschwitz e la pedagogia dell'annientamento, Citta' Aperta, 2001; Pedagogia della resistenza. Tracce utopiche, Citta' Aperta, 2003; Pedagogia della morte. L'esperienza della morte, Citta' Aperta, 2004. HERBERT MARCUSE Filosofo, nato a Berlino nel 1898, fa parte della scuola di Francoforte; costretto all'esilio dal nazismo, si trasferisce in America; sara' uno dei punti di riferimento della contestazione studentesca e dei movimenti di liberazione degli anni '60 e '70. Muore nel 1979. Opere di Herbert Marcuse: segnaliamo almeno Ragione e rivoluzione, Il Mulino; Eros e civilta', Einaudi; Il marxismo sovietico; L'uomo a una dimensione, Einaudi; Saggio sulla liberazione, Einaudi. Opere su Herbert Marcuse: oltre le note monografie di Perlini e di Habermas, cfr. Hauke Brunkhorst, Gertrud Koch, Herbert Marcuse, Erre Emme, Roma 1989; cfr. inoltre gli studi complessivi e le monografie introduttive sulla scuola di Francoforte di Assoun (Lucarini), Bedeschi (Laterza), Jay (Einaudi), Rusconi (Il Mulino), Therborn (Laterza), Zima (Rizzoli). JACQUES MARITAIN Filosofo cattolico (Parigi 1882 - Tolosa 1973), promotore di una rinnovata valorizzazione del pensiero di Tommaso d'Aquino, costruttore di pace. Opere di Jacques Maritain: segnaliamo particolarmente Umanesimo integrale, Borla; ed Il contadino della Garonna, Morcelliana. Opere su Jacques Maritain: segnaliamo per un primo orientamento Lodovico Grassi, Jacques Maritain, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1993; Italo Mancini, Come leggere Maritain, Morcelliana, Brescia 1993; Piero Viotto, Introduzione a Maritain, Laterza, Roma-Bari 2000. Indirizzi utili: Institut international "Jacques Maritain", via Quintino Sella 33, 00187 Roma; "Cahiers Jacques Maritain", 21, rue de la Division-Leclerc, Kolbsheim 67120, France. RAISSA MARITAIN Raissa Maritain, nata Raissa Oumancoff a Rostov sul Don, il 31 agosto 1883; nel 1893 la famiglia si trasferisce a Parigi per sfuggire alle persecuzioni antiebraiche. Pensatrice, poetessa, mistica, e' stata la compagna e collaboratrice di Jacques Maritain. E' deceduta a Parigi il 4 novembre 1960. Opere di Raissa Maritain: tutti gli scritti di Raissa Maritain nella edizione definitiva in lingua originale si trovano nei volumi XIV e XV di Jacques e Raissa Maritain, Oeuvres Completes, Editions Universitaires, Fribourg - Editions Saint Paul, Paris, 1993-1995. Opere su Raissa Maritain: E. Bortone, Raissa Maritain, Libreria editrice salesiana, Roma 1972; M. A. La Barbera, Silenzio e parola in Raissa Maritain, Omnia editrice, Palermo 1980; J. Suther, Raissa Maritain, pilgrim, poet, exile, Fordham University Press, New York 1990; M. Zito, Gli anni di Meudon, Istituto Orientale di Napoli, Napoli 1990; AA. VV., Simone Weil e Raissa Maritain, L'Antologia, Napoli 1993; L. Grosso Garcia, El amor mas aca' del alma, Ediciones Ensayo, Caracas 1997 MICHAEL R. MARRUS Storico, docente all'Universita' di Toronto. Opere di Michael R. Marrus: L'Olocausto nella storia, Il Mulino, Bologna 1994. PIERO MARTINETTI Filosofo italiano (1872-1943), e' uno dei dodici docenti universitari che nel 1931 rifiuto' il giuramento al fascismo. La sua riflessione costituisce un contributo notevole all'elaborazione di una cultura della nonviolenza. Opere su Piero Martinetti: Amedeo Vigorelli, Piero Martinetti, Bruno Mondadori, Milano 1998; cfr. inoltre Giorgio Boatti, Preferirei di no, Einaudi, Torino 2001. FERRUCCIO MARUFFI Nato a Torino nel 1924, antifascista, partigiano, deportato a Mauthausen, tra i fondatori dell'Aned, testimone della Shoah, e' autore di vari libri. Opere di Ferruccio Maruffi: Codice Sirio, La pelle del latte, (con Mauro Begozzi) Francesco Alberini. Un resistente nel lager, La fanciulla vestita di blu, Laggiu' dove l'offesa, Fermo posta Paradiso: tutti i volumi sono disponibili presso la Stamperia Ramolfo Editrice, Carru' (Cuneo). MARIA MASSARIELLO ARATA Nata nel 1912 e deceduta nel 1975, antifascista, docente, deportata a Ravensbrueck. Opere di Maria Massariello Arata: Il ponte dei corvi. Diario di una deportata a Ravensbrueck, Mursia, Milano 1979. MARIE-ANNE MATARD-BONUCCI Storica francese, dirige il "Centre d'Etudes et de Recherches sur l'Italie meridionale", negli ultimi anni si e' dedicata a ricerche sull'antisemitismo e sulla storia degli ebrei in Italia. GERT MATTENKLOTT Docente alla Freie Universitaet di Berlino. Opere di Gert Mattenklott: Ebrei in Germania. Storie di vita attraverso le lettere, Milano 1992. 5. MATERIALI. CLOTILDE PONTECORVO: ALCUNI APPUNTI PER LA DIDATTICA DELLA SHOAH [Dal sito www.ucei.it/giornodellamemoria.2004 riprendiamo questo testo. Clotilde Pontecorvo e' docente all'Universita' "La Sapienza" di Roma. Tra le opere di Clotilde Pontecorvo: Una scuola per i bambini, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1990; (a cura di), La condivisione della conoscenza, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1993; (a cura di), Un curricolo per la continuita' educativa dai quattro agli otto anni, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1989, 1990; (a cura di), Writing development. An interdisciplinary view, John Benjamins, Amsterdam 1997; con Anna Maria Ajello, Cristina Zucchermaglio, Discutendo si impara, La Nuova Italia Scientifica, Roma 1991, Carocci, Roma 1999; con Maurizio Pontecorvo, Psicologia dell'educazione. Conoscere a scuola, Il Mulino, Bologna 1986; con Luigia Fuse' (a cura di), Il curricolo: prospettive teoriche e problemi operativi, Loescher, Torino 1981, 1990; con Gastone Tassinari, Luigia Camaioni (a cura di), Continuita' educativa dai quattro agli otto anni, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1990; con Anna Maria Ajello, Cristina Zucchermaglio (a cura di), I contesti sociali dell'apprendimento. Acquisire conoscenze a scuola, nel lavoro, nella vita quotidiana, Led Edizioni, Milano 1995; con Margherita Orsolini, B. Burge, L. Resnick (eds), Children's early text construction, Hillsdale, NJ 1996; con E. Ferreiro, N. Moreira, I. Garcia Hidalgo, Cappuccetto Rosso impara a scrivere. Studi comparativi in tre lingue romanze, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; (a cura di) Writing Development. An interdisciplinary view, John Benjamins Publishinh Company, Amsterdam 1997; con A. Fasulo, Come si dice? Linguaggio e apprendimento in famiglia e a scuola, Carocci editore, Roma 1999; (a cura di), Manuale di psicologia dell'educazione, Il Mulino, Bologna 1999] 1. Evitare la rappresentazione realistica dell'orrore. Utilizzare invece le rappresentazioni mediate, offerte da monumenti, musei, testi letterari, opere d'arte. 2. Evitare resoconti troppo analitici e raccapricccianti. 3. Evitare quindi anche il racconto di eventi, che possano essere troppo persecutori. 4. Adeguare le proposte alle possibilita' di comprensione e di empatia degli allievi, che sono variabili in funzione dell'eta' e della maturita' psicologica. 5. Favorire lo sviluppo di somiglianze e differenze con i perseguitati di allora: in questo ambito possono darsi dei processi di identificazione e a questo scopo si possono usare le storie delle vicende di bambini (quali quelle raccontate da Lia Levi) o di ragazzi, per quegli aspetti meno angosciosi e piu' comprensibili: ad esempio, il dover celare la propria identita', il dover trovare un rifugio per nascondersi, l'essere costretti a lasciare la propria casa e affrontare delle fughe un po' avventurose. 6. Far vivere in modo reale qualche aspetto della discriminazione: quella che e' sempre in agguato in qualsiasi gruppo nei confronti dei diversi o in generale del gruppo estreaneo, ed ha luogo facilmente anche nei gruppi di bambini piccoli, oltreche' di ragazzi. Va anche ricordato che c'e' stato qualcuno che si puo' avvantaggiare (economicamente o socialmente: vedi esclusione dalle scuole, dalle universita', dagli uffici pubblici) della discriminazione contro gli ebrei o altri "diversi". 7. Collegare questa esperienza alle discriminazioni di allora e di adesso, nei confronti degli ebrei, ma anche degli altri, attuali "diversi". 8. Ricordarsi che tutti i cattolici nel nostro paese, bambini e adulti, ricevono una prima informazione (gia' molto distorta) sugli ebrei come popolo antico, attraverso le vicende della vita e soprattutto della morte di Gesu': questa e' stata (per secoli) la base di quell'antigiudaismo cristiano bimillenario, magistralmente ricostruito e condannato da Jules Isaac e da noi narrato assai bene da Cesare Mannucci (libro molto utile per qualsiasi insegnante italiano). 9. Consentire ai bambini e ai ragazzi (di qualsasi eta') di esprimere tutti i loro dubbi e interrogativi sulle cose (per molti versi incredibili) che sono loro raccontate. A partire dalle loro domande farli discutere tra loro quanto piu' liberamente possibile. Va ricordato che su questa tematica, possono entrare in gioco pregiudizi, a volte trasmessi direttamente o inconsapevolmente dal linguaggio (si pensi alla connotazione negativa del termine "ebreo" o "giudeo", erratamente associato a Giuda Iscariota, o "rabbino", cosi' come e' usato negli stadi italiani). 10. Far riflettere i bambini e in modo particolare i ragazzi piu' grandi sulla funzione della memoria, che e' in parte individuale (basta fare una piccola esercitazione su un ricordo personale, magari dell'estate precedente), in parte familiare o del gruppo-classe, ma in parte anche collettiva e pubblica: questo del resto e' uno dei significati di questa giornata che non a caso si chiama "della memoria": come ricordo collettivo del fattore unificante della Repubblica Italiana e della piu' vasta Europa libera, che sono nate dalla lotta contro il fascismo e il nazismo, e quindi dal rifiuto di ogni discriminazione, di tipo razziale o etnico. Alla memoria collettiva servono i luoghi (i ghetti, i campi di sterminio, ad esempio), i monumenti, le opere d'arte, i musei. 11. Collegare l'antisemitismo al razzismo, che allora venne alimentato (in Italia) dalle vicende della guerra d'Etiopia: si veda la mostra e il volume su "La menzogna della razza". Puo' essere efficace citare la frase di Einstein, che a chi gli chiedeva qual era la sua razza, rispondeva: "razza umana". Ai ragazzi piu' grandi puo' essere offerta anche una storia culturale essenziale del razzismo e dell'antisemitismo, nei loro sviluppi piu' recenti in Francia, in Germania, e in Europa in genere. 12. E' essenziale che gli insegnanti - qualunque sia l'eta' dei bambini - dedichino a questa tematica (quando l'hanno gia' definita tra loro) un incontro con i genitori dei loro allievi, per informarli del loro programma e per coinvolgerli, laddove sia possibile: possono esserci ancora dei nonni che sono in grado di portare delle testimonianze significative, attraverso i loro ricordi. Ma possono esserci anche posizioni contrarie e presenza di pregiudizi: e' bene essere preparati, facendo riferimento alla legge dello Stato, che ha istituito la giornata dalla memoria, approvata dal Parlamento italiano all'unanimita'. 6. FORMAZIONE. MARIA G. DI RIENZO: ORGANIZZARE GRUPPI "CENTRATI" [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per questo intervento. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza; e' coautrice dell'importante libro: Monica Lanfranco, Maria G. Di Rienzo (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003] Cos'e' un gruppo "centrato"? Si tratta di un piccolo gruppo di persone in cui le discussioni avvengono in maniera facilitata. Lo si usa sia per apprendere di piu' sulle opinioni relative ad una determinata istanza, sia come guida per le azioni future. Esempi: alcuni genitori si riuniscono per discutere i bisogni dei bambini che frequentano il medesimo nido d'infanzia, si scambiano i loro punti di vista sull'andamento delle cose, ed eventualmente propongono idee migliorative. Oppure un gruppo di anziani si riunisce al locale centro diurno a loro dedicato: cosa pensano i diretti interessati del programma che viene offerto? Quali sono i loro suggerimenti? O ancora: volete aprire un rifugio per senzatetto in uno dei quartieri della vostra citta'. Chiamate ad una riunione i vostri prossimi "vicini di casa": sono preoccupati a causa del vostro progetto nel quartiere? Lo conoscono a sufficienza? Come tenere insieme i vostri interessi ed i loro? Un gruppo centrato e' differente dai soliti gruppi in due modi di base: 1. ha uno specifico e ristretto soggetto di discussione. Lo scopo e' rimanere su quello, e non affrontare altri argomenti; 2. vi e' la presenza di un facilitatore, e la discussione e' pianificata accuratamente al fine di creare un ambiente sereno, in cui le persone si sentano e siano libere di parlare. Chi partecipa al gruppo viene incoraggiato ad esprimere le proprie opinioni ed a rispondere alle domande degli organizzatori, oltre che agli altri membri del gruppo. Grazie proprio alla loro struttura, i gruppi centrati consentono di reperire un gran numero di informazioni in un tempo relativamente breve. * Quando dovreste usarlo? Quando state considerando l'idea di introdurre ovunque un nuovo programma o servizio; quando la principale preoccupazione che avete al momento concerne la profondita' delle opinioni altrui (e non il semplice accordo o disaccordo generico sulla proposta); quando volete porre domande a cui sarebbe difficile dare risposta tramite un questionario o altri metodi d'indagine; quando sentite di aver bisogno di ulteriori conoscenze del "clima" che si sta creando attorno ad una vostra idea; quando siete in grado di spendere tempo, capacita' e risorse per chiamare attorno a voi altre persone disposte a conversare all'interno di un gruppo facilitato. Per capirci meglio: se in citta' c'e' un'epidemia particolarmente virulenta di influenza, voi non avete bisogno di organizzare un gruppo "centrato" per discuterne: controllare l'epidemia e' qualcosa che non dipende dalle opinioni dei cittadini, ma piuttosto dalle strutture sanitarie. Organizzare il gruppo potrebbe esservi utile se avete in mente di capire come le strutture sanitarie funzionano in risposta alla crisi, ma questa e' un'altra istanza rispetto all'epidemia. Se invece nel quartiere ci sono stati numerosi episodi vandalici, la discussione di un gruppo centrato di persone che hanno subito danneggiamenti, e dei loro vicini di casa, potrebbe essere fruttuosa. E se nel quartiere il Comune ha intenzione di abbattere vecchi edifici per costruire un campo di calcio, la discussione fra coloro che verranno toccati direttamente dalla decisione e' indispensabile. * Come si organizza un gruppo centrato? 1. Prima di iniziare, rivalutate i vostri scopi. Chiedetevi perche' volete organizzare il gruppo, e cosa sperate di apprendere. Considerate che vi sono altri metodi per ottenere le informazioni e vedete se si adattano meglio alla situazione. 2. Trovate una persona in gamba per facilitare l'incontro. Questo ruolo non puo' essere assegnato a caso, in un gruppo centrato. La persona che vi serve deve: avere esperienza nella facilitazione, sapere almeno qualcosa dell'istanza in discussione, sapersi mettere in relazione ai membri del gruppo, lavorare con voi alla definizione del risultato che volete ottenere. 3. Affidate a qualcuno il compito di prendere appunti. E' una questione che sembra piccola, e percio' viene spesso dimenticata, ma dovete assicurarvi che le idee espresse durante l'incontro non vadano perdute. In alternativa, potete chiedere al gruppo di registrare l'incontro e averne quindi un rendiconto assai accurato: tenete pero' presente che la presenza del registratore ha spesso un effetto inibitorio, e sbobinare prende molto piu' tempo del redigere un verbale da appunti scritti. 4. Decidete chi invitare. Idealmente, coloro che invitate al gruppo di discussione dovrebbero essere un campione rappresentativo delle persone le cui opinioni vi interessa molto conoscere. Si tratta dei negozianti del centro cittadino? Compilate una lista completa dei nomi. Selezionate un numero rappresentativo, per tipo, grandezza, titolarita', eccetera. Non basatevi su quelli che considerate "migliori" o "peggiori". Volete avere notizie da tutte le tipologie presenti, percio' assicuratevi di fare il possibile in questo senso. Potete anche organizzare piu' gruppi, con differenti tipi di persone, se pensate che ne valga la pena. 5. Riflettete sugli incentivi. Il che significa: cosa offrite alle persone per indurle a partecipare, perche' dovrebbero venire all'incontro? E' possibile che alcune persone vengano per il desiderio di dare una mano, perche' la questione le preoccupa, o perche' pensano che incontreranno altra gente interessante, o che impareranno qualcosa. Tutte queste ragioni sono vere, ma spesso non sono sufficienti. Nell'invito, cercate di includere l'offerta di qualcosa che mostri la vostra gratitudine per la fiducia e l'impegno degli individui che avete chiamato, un piccolo dono, i rinfreschi durante la riunione, l'opportunita' di un riconoscimento pubblico, eccetera. 6. Definite i particolari della riunione e cio' che intendete chiedere. Una volta stabiliti giorno, ora, luogo e lunghezza dell'incontro, preparate la lista delle domande. Questo non significa che le reciterete una alla volta come una litania, la lista e' semplicemente la vostra guida nel dialogo. 7. Andate personalmente ad invitare le persone che avete scelto. Telefonare, scrivere, mandare un e-mail sono tutti buoni sistemi. Bussare alla porta e' il migliore. 8. Come condurre il gruppo. Una sequenza tipica del fluire della discussione in un gruppo centrato si presenta come segue: ringraziare le persone presenti; ribadire lo scopo del gruppo e dell'incontro; spiegare come la discussione procedera', e convenire sulle regole della stessa; porre una domanda di apertura ("In generale cosa pensate di...?"); riassumere cio' che si pensa di aver udito in risposta e chiedere al gruppo se e' proprio quello cio' che e' stato detto; chiedere se c'e' ancora qualcuno che ha commenti da fare sulla questione; passare ad una seconda domanda. E' chiaro che il compito del facilitatore e' di sollecitare le opinioni, non di giudicarle, vero? Quando a tutte le domande e' stata data risposta, chiedete ancora una volta se qualcuno ha altro da dire: serve a sostenere le persone piu' timide, che magari non hanno ancora parlato. Dopo di che, informate il gruppo dei passi che intendete fare successivamente, ovvero cosa possono aspettarsi ora voi facciate con le informazioni che avete raccolto. 9. Analizzate i dati dopo l'incontro. Guardate nel dettaglio le informazioni che avete ottenuto. Emergono degli schemi ricorrenti? Ci sono temi comuni? Sono state sollevate questioni a cui non avevate pensato? Quali conclusioni vi sembrano piu' vere? Non affidate questo lavoro ad una sola persona: ognuno di noi ha i suoi comodi pregiudizi e ognuno di noi sbaglia, percio' e' molto importante confrontare interpretazioni e conclusioni. Raccogliere informazioni utili era la ragione per cui avete messo in piedi il gruppo. Adesso le avete e sta a voi l'opportunita', e la responsabilita', di usarle al meglio in relazione al problema di cui vi occupate. 10. Condividete i risultati con il gruppo centrato. Vi hanno offerto il loro tempo e la loro disponibilita', e dare loro un segnale di ritorno e' il minimo. Potete farlo con le telefonate, le lettere o le e-mail, come preferite. A volte e' anche possibile riunire di nuovo il medesimo gruppo: considerate che alcuni di coloro che vi hanno partecipato potrebbero essere ora molto piu' interessati all'istanza di quanto lo fossero in precedenza e magari desiderano essere maggiormente coinvolti nelle vostre attivita', percio' date loro l'opportunità di farlo. Molto spesso esperienze di questo tipo sono dei magnifici "generatori di attivismo". 7. DOCUMENTI. UNA LETTERA AL MINISTRO DELL'INTERNO [Il responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo ha inviato l'8 febbraio la seguente lettera al Ministro dell'Interno] Al Ministro dell'Interno, e per opportuna conoscenza: al Presidente della Repubblica Italiana, al Presidente del Senato della Repubblica, al Presidente della Camera dei Deputati, al Presidente del Consiglio dei Ministri * Oggetto: proposta di inserire nei curricula formativi delle forze dell'ordine la conoscenza e l'uso delle risorse messe a disposizione dalla nonviolenza. * Egregio signor Ministro, vorrei sottoporre alla sua attenzione la proposta di formare il personale delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso delle risorse che la nonviolenza mette a disposizione particolarmente delle persone e delle strutture che devono operare in situazioni talora critiche e conflittuali in difesa dei diritti umani, della democrazia, del diritto, della civile convivenza, della sicurezza pubblica. La nonviolenza e' un effettuale inveramento dei principi sanciti dalla Costituzione della Repubblica Italiana, cosi' come dalle principali carte giuridiche internazionali, tra cui - ovviamente, ed eminentemente - la Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948. Sarebbe di enorme utilita' che tutti gli operatori addetti alla sicurezza pubblica, alla difesa dei diritti di tutte le persone, all'applicazione delle leggi del nostro ordinamento giuridico democratico, avessero nel loro bagaglio formativo e nella loro strumentazione operativa una adeguata conoscenza e capacita' di applicazione dei valori teoretici ed assiologici come delle tecniche ermeneutiche ed operative che la nonviolenza mette a disposizione. Come forse le sara' gia' noto in alcune importanti citta' italiane gia' da tempo strutture adibite a compiti di polizia (come, ad esempio, Guardia di Finanza e Arma dei Carabinieri a Palermo, Corpo di Polizia Municipale a Milano) hanno avviato percorsi formativi alla conoscenza e all'uso della nonviolenza; analogamente in alcuni paesi stranieri tali esperienze sono da anni pienamente valorizzate nei curricula formativi dei corpi di polizia locali e nazionali. Le sara' anche noto che gia' da anni parlamentari di tutte le forze politiche - sottolineo: di tutte le forze politiche - hanno promosso una proposta di legge tesa a sostenere l'introduzione dello studio della nonviolenza nella formazione degli operatori delle forze dell'ordine. Per opportuna conoscenza mi permetto di inviarle anche una documentazione essenziale al riguardo. Ringraziandola per l'attenzione, ed auspicando un impegno suo, del suo Ministero, del Governo e del Parlamento, affinche' la nonviolenza possa divenire al piu' presto materia di studio e strumento di lavoro per le forze dell'ordine del nostro paese, la saluto cordialmente, e resto naturalmente a sua disposizione per ogni eventale chiarimento ed ulteriore informazione, cosi' come per metterle a disposizione ulteriore documentazione che potesse esserle utile. 8. INIZIATIVE. NO AL COMMERCIO DELLE ARMI. UNA GIORNATA DI SENSIBILIZZAZIONE [Dalla segreteria della Rete Lilliput (per contatti: mservettini at lillinet.org) riceviamo e diffondiamo] Sabato 12 febbraio 2005 una giornata di sensibilizzazione e d'informazione sul tema degli armamenti e sull'impatto che essi hanno per lo sviluppo nel mondo. Agices, Assobotteghe e Rete Disarmo promuovono una giornata di sensibilizzazione in tutte le botteghe del commercio equo e solidale d'Italia con incontri, distribuzione di materiali ed eventi per far conoscere l'impatto negativo che le armi hanno su un modello di sviluppo reale che sia basato sulla giustizia, quello cioe' che il Commercio equo e solidale intende promuovere nei paesi del Sud del mondo. L'intenzione di questo evento, frutto del lavoro d'elaborazione di Agices, di Assobotteghe e della Rete Italiana per il Disarmo, e' di portare anche all'interno dell'ambiente del commercio equo una riflessione sul tema degli armamenti. La parte preponderante di questo momento di sensibilizzazione ed azione visibile vertera' sull'impatto altamente negativo che le armi hanno nei confronti di uno sviluppo equo e sostenibile nei paesi del Sud del mondo. Come sostiene Paolo Chiavaroli, presidente dell'Agices: "la giornata e' coerente con gli obiettivi di fondo del commercio equo e solidale ponendosi come intento la costruzione di una societa' piu' equa e nonviolenta". Si vuole mettere in evidenza con dati, considerazioni e proposte come la diffusione incontrollata e pazza delle armi sia in forte antitesi con un miglioramento delle condizioni di vita basato sulla giustizia: il modello che il commercio equo e solidale da anni promuove nei paesi del Sud del mondo. Per questo si e' scelto di valorizzare lo spazio d'incontro e di diffusione informativa che le botteghe sono in grado di garantire, integrandolo con le conoscenze specifiche degli organismi facenti parte della Rete Italiana per il Disarmo. Marco Bindi per Assobotteghe afferma: "le botteghe hanno un'importanza fondamentale nel tessere una rete di relazioni nel movimento italiano ed e' una strategia vincente quella di avere in ogni citta' un punto d'incontro, di riferimento per le organizzazioni e anche per la societa' civile; luoghi dove trovare materiali, conoscenza e compentenze e dove condividere lo spirito e la voglia di cambiare le cose". Obiettivo principale di questa giornata e' la riflessione e l'approfondimento, reso possibile soprattutto dall'incontro di esperienze diverse e convergenti per la costruzione di un mondo di giustizia. A partire da quest'incontro sara' possibile articolare azioni comuni, dirette a cambiare nel concreto la situazione incontrollata delle armi nel mondo: cio' non e' possibile senza un'adeguata conoscenza dei meccanismi d'esclusione e violenza che il sistema attuale continua a riprodurre. * Alcuni dati Ogni giorno, milioni di donne, di uomini e di bambini vivono nel terrore della violenza armata; ogni minuto, uno di loro resta ucciso. Ogni anno in Africa, Asia, Medio Oriente e America latina si spendono in media 22 miliardi di dollari per l'acquisto di armi, somma che avrebbe permesso a questi paesi di ridurre la mortalita' infantile e materna (cifra stimata: 12 miliardi di dollari l'anno) ed eliminare l'analfabetismo (cifra stimata: 10 miliardi di dollari l'anno). Il totale delle spese militari mondiali in un anno e' di 956 miliardi di dollari, mentre la spesa complessiva (in 11 anni) per raggiungere gli obiettivi del millennio per lo sviluppo sarebbe di 760 miliardi: si raggiungerebbero spendendo solo il 10% in meno in spese militari all'anno * L'Asia In tutta la regione oltre il 50% delle armi viene venduto dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza Onu, mentre solo 8 miliardi di dollari sono inviati in queste zone come aiuti ufficiali allo sviluppo. L'Asia e' al secondo posto, dopo il Medio Oriente, come maggiore acquirente di armi convenzionali, secondo fonti del Dipartimento di Stato americano nel biennio 1990-2000 la regione ha comprato armi per un valore di 130 miliardi di dollari. Inoltre: - Corrisponde al 100% il livello di militarizzazione dal 1994 al 2001; - Il 52% della popolazione non ha accesso alla sanita'; - Il 23% dei ragazzi e il 39% delle ragazze e' analfabeta; - e' del 50% la percentuale di bambini con meno di 5 anni sottopeso; - sono 284 i milioni di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno. * L'Africa Sono 7 milioni le armi leggere circolanti in Africa occidentale e oltre 30 milioni le armi leggere circolanti in tutta l'Africa, almeno una ogni 20 abitanti. L'80% di queste armi e' in mano a civili; e' del 47% l'aumento delle spese militari dell'Africa Sub-Sahariana dal 1995 al 2001. * Gli aiuti allo sviluppo Il totale degli aiuti allo sviluppo erogati nel 2002 dai paesi del comitato assistenza sviluppo Ocse e' di 58 miliardi di dollari, contro i 192 miliardi di dollari di vendite totali di armi delle cento maggiori compagnie mondiali. La spesa pro capite per aiuti allo sviluppo in Europa (nel 2002) e' di 61 dollari per ogni cittadino contro 358 dollari a testa in spese militari. La spesa complessiva per il Progetto di Sviluppo del Millennio e' di 760 miliardi di dollari contro 1.200 miliardi di dollari del progettato Sistema Difensivo di Missili Balistici Usa. una giornata nelle botteghe del mondo per dire insieme no alle armi, si' ad uno sviluppo umano e sostenibile basato sulla giustizia. * Per contatti: - Francesco Vignarca, Segreteria Rete Disarmo, tel. 3283399267, e-mail: segreteria at disarmo.org - Paolo Chiavaroli, presidente Agices, tel. 3356914928, e-mail: presidenza at agices.org - Marco Bindi, Assobotteghe, tel. 3204398967, e-mail: wymarco42 at supereva.it Il materiale di approfondimento e' disponibile nel sito www.disarmo.org L'elenco botteghe aderenti in Italia e' disponibile nello stesso sito. 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 837 dell'11 febbraio 2005 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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