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La nonviolenza e' in cammino. 790
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 790
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sun, 26 Dec 2004 00:35:48 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 790 del 26 dicembre 2004 Sommario di questo numero: 1. Luce Fabbri: La bambina 2. Tiziana Plebani: Sulla riparazione 3. Brunetto Salvarani: Senza sortilegi 4. Augusto Cavadi: Guerra, canta che ti passa 5. Judy Grahn: Si possa noi abbracciare 6. Maria Luigia Casieri: Un profilo di Emilia Ferreiro 7. John Lennon: La guerra e' finita, se lo volete 8. Letture: Amnesty International, Identita' negata 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento 10. Per saperne di piu' 1. POESIA E VERITA'. LUCE FABBRI: LA BAMBINA [Ringraziamo di cuore Gianpiero Landi (per contatti: gplandi at racine.ra.it) per averci inviato questa poesia inedita di Luce Fabbri. Giampiero Landi e' un prestigioso studioso e valoroso militante libertario. Luce Fabbri, pensatrice e militante anarchica, educatrice profonda e generosa, un punto di riferimento per tutti gli amici della dignita' umana e della nonviolenza. Nata il 25 luglio 1908, figlia di Luigi Fabbri (il grande militante e teorico libertario collaboratore di Errico Malatesta), dal 1929 in esilio dapprima a Parigi, poi a Bruxelles e via Anversa in America Latina, a Montevideo in Uruguay, ove da allora risiedera' (ma ancora sovente molto viaggiando); la morte la coglie il 19 agosto 2000, operosa fino alla fine, sempre attiva, generosa, mite, accogliente; sempre lucida, sempre limpida, per sempre Luce. Opere di Luce Fabbri: per un primo avvio segnaliamo l'ampia e preziosa intervista a cura di Cristina Valenti: Luce Fabbri, vivendo la mia vita, apparsa su "A. rivista anarchica" dell'estate 1998 (disponibile anche nella rete telematica alla pagina web: http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/247/22.htm; ora anche nel sito: www.arivista.org). Tra le sue opere in volume ed in opuscolo segnaliamo: a) scritti politici: Camisas negras, Ediciones Nervio, Buenos Aires 1935; (con lo pseudonimo Luz D. Alba), 19 de julio. Antologia de la revolucion espanola, Coleccion Esfuerzo, Montevideo 1937; (con Diego Abad de Santillan), Gli anarchici e la rivoluzione spagnola, Carlo Frigerio Editore, Lugano 1938; La liberta' nelle crisi rivoluzionarie, Edizioni Studi Sociali, Montevideo 1947; El totalitarismo entre las dos guerras, Ediciones Union Socialista Libertaria, Buenos Aires 1948; L'anticomunismo, l'antimperialismo e la pace, Edizioni di Studi Sociali, Montevideo 1949; La strada, Edizioni Studi Sociali, Montevideo 1952; Sotto la minaccia totalitaria, Edizioni RL, Napoli 1955; Problemi d'oggi, Edizioni RL, Napoli 1958; La libertad entre la historia y la utopia, Ediciones Union Socialista Libertaria, Rosario 1962; El anarquismo: mas alla' de la democracia, Editorial Reconstruir, Buenos Aires 1983; Luigi Fabbri. Storia d'un uomo libero, BFS, Pisa 1996; Una strada concreta verso l'utopia, Samizdat, Pescara 1998; La libertad entre la historia y la utopia. Tres ensayos y otros textos del siglo XX, Barcelona 1998; b) volumi di poesia: I canti dell'attesa, M. O. Bertani, Montevideo 1932; Propinqua Libertas, di prossima pubblicazione; c) scritti di storia e di critica letteraria: Influenza della letteratura italiana sulla cultura rioplatense (1810-1853), Ediciones Nuestro Tiempo, Montevideo 1966; L'influenza della letteratura italiana sulla cultura rioplatense (1853-1915), Editorial Lena & Cia. S. A., Montevideo 1967; La poesia de Leopardi, Instituto Italiano de Cultura, Montevideo 1971; Machiavelli escritor, Instituto Italiano de Cultura, Montevideo 1972; La Divina Comedia de Dante Alighieri, Universidad de la Republica, Montevideo 1994. Ad essi si aggiungono i saggi pubblicati nella "Revista de la Facultad de Humanidad y Ciencias" di Montevideo, e gli interventi e le interviste su molte pubblicazioni, e le notevoli traduzioni - con impegnati testi propri di introduzione e commento - (tra cui, in volume: di opere di Nettlau, di Malatesta, del padre Luigi Fabbri, e l'edizione bilingue commentata del Principe di Machiavelli). Opere su Luce Fabbri: un punto di partenza e' l'utilissimo dossier, Ricordando Luce Fabbri, in "A. rivista anarchica", n. 266 dell'ottobre 2000, pp. 28-41] E' ormai lontano il giorno in cui mi hanno estirpato il tuo sorriso: da quella piaga aperta sgorga sangue che mi ristagna dentro e sale, impulso cieco, fino in gola. Ma quando mordo il tempo verso il nulla, la bimba che hai dimenticato viene e mi osserva: il mio stame s'impiglia nel suo sguardo e in questo tenue abbaglio di poesia. 2. RIFLESSIONE. TIZIANA PLEBANI: SULLA RIPARAZIONE [Ringraziamo Tiziana Plebani (per contatti: plebani at marciana.venezia.sbn.it) per averci messo a disposizione questo suo intervento di riflessione dopo la rivelazione degli orrori del carcere di Abu Ghraib, apparso su "Via Dogana" nel fascicolo di settembre 2004. Tiziana Plebani, bibliotecaria e storica, e' attiva nella Rete di donne per la pace di Mestre e Venezia; tra le sue opere: Il genere dei libri; Corpi e storia. "Via Dogana", come e' noto, e' una delle riviste la cui lettura e' fondamentale (per informazioni e contatti cfr. il sito: www.libreriadelledonne.it). La Luisa cui la lettera e' indirizzata e' naturalmente Luisa Muraro] Cara Luisa, riprendo la nostra corrispondenza ferma a quel primo scambio della fine di maggio. Ti chiedevo allora di parlarmi di quella parola che era emersa in te come in me a seguito degli orrori di Abu Ghraib: riparazione. Letti i giornali, viste le immagini, avevo sentito il bisogno di fare silenzio rispetto al clamore e allo sguardo voyeuristico dei media e domandare perdono, assumere dentro di me l'offesa, l'umiliazione subita da quegli uomini come ferita che lacera il tessuto comune, che mette in pregiudizio la possibilita' della convivenza, ipoteca sul futuro della vita stessa. Arretrare, non esprimere un giudizio, non schierarsi ma rimanere ad ascoltare questo dolore. Di cio' avevo parlato alle amiche e inviato, pur timidamente, alle reti di donne e di persone impegnate nella costruzione di processi di pace la richiesta di pensare insieme a un gesto di donne e uomini che fosse capace di esprimere una riparazione verso il mondo arabo, che potesse trasmettere la presa in cura di quei corpi e sentimenti violati, un gesto d'amore che sapesse ricordare la nostra comune vulnerabilita', il bisogno che ci lega gli uni agli altri e la dipendenza dai luoghi di vita. Anche se non l'ho detto per pudore, avrei voluto sedermi insieme a chi vive in questa citta', abitata da tanti stranieri, nella piazza che evoca ancora il valore dell'alleanza delle culture, e pregare. Io, laica, avrei voluto pregare insieme ad altri, non per un Dio, bense' per celebrare pubblicamente il lutto, ridonando dignita' agli offesi e ai morti tutti, senza distinzione di appartenenza. Dalla rete era arrivata una prima risposta: il 7 maggio alcune donne di Palermo si erano recate alla moschea della loro citta', presentando le condoglianze all'Iman e ai fedeli presenti, ed esprimendo la loro vergogna (1). Era un gesto e vi abbiamo pensato (2), ma qui non c'e' una moschea e non avevamo in atto alcuna relazione con la comunita' araba. Inoltre che rapporto c'e' tra gli uomini arabi che vivono qui e quelli feriti laggiu'? Come mantenere vivo il senso della singolarita' di vite, luoghi e contesti, non omologando loro e noi allo stesso tempo? Qualcuna qui poneva poi il problema dell'immediata associazione con il nodo palestinese e della presenza in citta' della comunita' ebraica. Avevo poi saputo, Luisa, che nella trasmissione di Gad Lerner avevi nominato questa stessa parola, riparazione, ed ero rimasta profondamente colpita da questa comunanza di pensiero tanto da scriverti per saperne di piu'. * Nel frattempo, come sai, altre cose orribili sono successe, a una ferita si e' risposto con un'altra violenza e altre ancora, il dibattito si e' addensato e spostato, anche grazie alle elezioni; insomma il quadro generale e' gia' diverso e il gesto di riparazione pare ormai lontano, obsoleto, se non ridicolo. Bisognava farlo subito, mi e' stato detto; e' stato gia' inghiottito dal passato. Lo scenario mondiale che ci viene proposto sembra sempre piu' una partita di ping pong, dove i colpi si susseguono senza tregua: quando ci fermiamo a riflettere e ci prendiamo il tempo, nuovi scenari, nuove simbologie chiedono la nostra attenzione e l'interpretazione di cio' che stiamo vivendo. Ma e' proprio cosi'? Non conviene invece fermarsi davvero e staccare gli occhi da questa partita che sembra sovrastarci ma che riprende fotograficamente solo una parte dell'orizzonte e coinvolge una squadra assai ridotta di giocatori. Il resto delle persone pensa a vivere la propria vita e a costruirvi un senso. Pochi giorni fa e' stata qui a Venezia Tara Gandhi e, in un seminario aperto ai giovani, ha risposto a chi le chiedeva se tutto era cambiato dopo l'11 settembre che in India loro hanno cosi' tanti problemi e violenze quotidiane che non hanno avuto il tempo di stare troppo a pensare alle torri gemelle: egregio esempio di un decentramento non solo spaziale ma del pensiero. * Quando ci siamo riunite, all'indomani di Abu Ghraib, nel piccolo gruppo di riflessione della Rete di donne per la pace, alla mia urgenza Franca Marcomin aveva replicato domandandoci se veramente fosse cambiato qualcosa: le torture ci sono sempre state, le donne aguzzine anche, l'umiliazione sessuale come forma di dominio sui corpi pure. Cos'e' allora che fa sembrare il tutto piu' insostenibile? Non v'e' dubbio che sia in relazione, come e' stato detto, con l'esistere di questa scena mondiale globalizzata, dove cio' che succede in un luogo si riverbera con immediatezza dovunque e nella crudezza del potere delle immagini; certamente riguarda inoltre la crescita della nostra aspirazione alla pace, che ha riempito la piazze di tutto il mondo. Dipende poi dalla frattura che l'11 settembre ha provocato nell'immaginario del mondo occidentale, come molti e molte insistono ad affermare. Dunque rispetto al prima ci sono delle novita' indiscutibili che la nostra sensibilita' coglie e che giustificano l'allarme. Tuttavia credo sia opportuno accogliere il ragionamento di Judith Butler (3) che indica il rischio insito nel far scaturire il racconto dell'oggi dalla distruzione delle torri gemelli, svuotando cio' che e' successo dai legami col passato, azzerando la storia, considerando lutto e ferita cio' a cui solo si e' attribuita tale dignita'. * Cara Luisa, come vedi, proprio per l'attenzione all'origine della narrazione, ho voluto ripercorrere il tratto di percorso che ci ha coinvolte e che pare partire da Abu Ghraib, ma che ha radici ben piu' lontane, raccogliendo tutto quello che si e' sedimentato strada facendo attraverso gli scambi avvenuti e i contributi di molte (4). Si tratta di un patrimonio su cui bisognera' soffermarsi, e questa mia lettera e' un invito a farlo piu' compiutamente, prendendosi il tempo che merita: un patrimonio che dovremo valutare con attenzione perche' molti sono i temi e le controversie venute alla luce nel dibattito (5), per nulla moderato ne' pacificato e che mostra tutt'altro che lontananza o indifferenza. Sgombrato e' il campo dall'estraneita', parola che forte era risuonata, voglio ricordare, nelle prese di posizione di molte donne sulla prima guerra che ha coinvolto il nostro paese, quella jugoslava dell'inizio del 1990; anche l'esperienza del silenzio, del mutismo, e' oltrepassata. La parola che molte hanno preso esprime quindi cio' che ha osservato Donatella Massara (6), ovvero la liberta' acquisita "di pensarsi come soggetti politici... misurando i rapporti e i valori nelle cose che stanno accadendo, che sono gia' sapendo che eppure non sono mai uguali". * In questo serbatoio di riflessioni e pensieri e' da segnalare il rumore quasi assordante provocato dalla caduta "pubblica" del mito dell'innocenza femminile. In realte' proprio nei movimenti delle donne per la pace, inizialmente intrappolati in esso si e' sviluppato un altro ordine del discorso, con l'abbandono della naturalezza per il terreno di pratica della nonviolenza e della gestione del conflitto, coniugate con il sapere della differenza sessuale (7). Quindi la consapevolezza che e' ora maturata in altre ha prodotto lo strappo degli ultimi brandelli del velo consolatorio. Tuttavia mi preoccupano alcuni toni del discorso: qualcuna pare stesse aspettando al varco le sue simili, con rancore prende Lyndie England, questi rari esempi, come un fallimento del genere femminile nel suo insieme. Qualcuna sembra soddisfatta, liberata dall'aspettativa di un compito salvifico; altre parlano ancora di donne che abitano panni maschili, assorbite dalla logica del dominio. Rabbia, disgusto, sollievo: un grumo di sentimenti che va sciolto, per il bene di tutte e di tutti. Concediamoci liberta' e dignita' di scelta, di responsabilita', smettiamo di tenere sotto tutela le altre. Uscite dalla riserva di caccia le donne abitano il mondo, bene, male, come possono, come vogliono. Alcune sono cariche sino all'esplosione di ambizioni, di desiderio illimitato (altre, in altri contesti, esplodono davvero). Fa parte dell'ambigua liberta' dell'occidente, qualcuna dice, ed e' vero; sono un prodotto dell'emancipazione femminile, e anche questo e' vero: ma colpevolizzare la nostra storia che ci permette di aver parola sul mondo, e fare di ogni erba un fascio non ci aiutera' ad affrontare la vera posta in gioco che e' la complessita'. Bisognera' invece accettare di esservi dentro sino al collo e di averne in parte determinato il quadro con le nostre scelte. * Mi chiederai a questo punto, Luisa, che ne e' stato del gesto riparatore? E' scomparso dall'orizzonte di senso? No, non lo e' perche' di gesti, immagini e simboli diversi abbiamo necessita' come del pane, come delle parole. Il gesto dell'inizio quindi forse potra' esserci ma nella consapevolezza di dover riattraversare questa citta' abitata da comunita' diverse, alla ricerca non tanto delle identita' o delle differenze, ma delle pratiche quotidiane che rendono abitabili i luoghi, per iniziare a porre le basi di q uella che Judith Butler ha chiamato una politica che prende le mosse dalla nostra comune vulnerabilita'. E della tua "riparazione" che ne e'? Attendendo tue nuove, ti invio i miei piu' cari saluti Tiziana Plebani Venezia 10 luglio 2004 * Note 1. Monica Lanfranco mi aveva risposto, riportando questa notizia nella mailing list "Lisistrata", poi pubblicata anche dal "Paese delle donne". Ho cercato recentemente di mettermi in contatto sinora senza fortuna con le donne di Mezzocielo di Palermo. 2. Lidia Menapace, ad esempio, aveva proposto di seguire tale esempio. 3. Un libro davvero prezioso: Judith Butler, Vite precarie. Contro l'uso della violenza in risposta al lutto collettivo, Roma, Meltemi, 2004. 4. Penso ai i lucidi articoli di Ida Dominjanni sul "Manifesto", al sito della Libreria delle donne di Milano, che oltre a riportare una selezione degli articoli piu" interessanti, ha inserito il mio appello nella sezione "La posta in gioco", e alle risposte pervenute, al sito di DeA, che ha presentato una ricca messe di articoli, e quello della Libera Universita' delle donne. Voglio anche segnalare l'articolo di Umberto Galimberti del 22 maggio apparso in "D donna", La tortura delle donne. 5. Una delle questioni piu' spinose e' certo quella dei "limiti" della idea occidentale di liberta', specie se vista con altri occhi. 6. Donatella Massara, Quando il dibattito delle donne abita il mondo, nel sito della Libreria delle donne di Milano, "La posta in gioco", o nel sito da lei curato Donne e conoscenza storica. 7. Si veda il recente volume Donne disarmanti, a cura di Monica Lanfranco e Maria G. Di Rienzo, Napoli, Intra Moenia, 2003 e il mio saggio: Corpi di pace, corpi di guerra. 3. RIFLESSIONE. BRUNETTO SALVARANI: SENZA SORTILEGI [Ringraziamo Brunetto Salvarani (per contatti: brunetto at carpinet.biz) per questo testo. Brunetto Salvarani, teologo ed educatore, da tempo si occupa di dialogo ecumenico e interreligioso, avendo fondato nel 1985 la rivista di studi ebraico-cristiani "Qol"; ha diretto dal 1987 al 1995 il Centro studi religiosi della Fondazione San Carlo di Modena; saggista, scrittore e giornalista pubblicista, collabora con varie testate e fa parte del Comitato "Bibbia cultura scuola", che si propone di favorire la presenza del testo sacro alla tradizione ebraico-cristiana nel curriculum delle nostre istituzioni scolastiche; e' direttore della "Fondazione ex campo Fossoli", vicepresidente dell'Associazione italiana degli "Amici di Neve' Shalom - Waahat as-Salaam", il "villaggio della pace" fondato in Israele da padre Bruno Hussar; e' tra i promotori dell'appello per la giornata del dialogo cristiano-islamico. Ha pubblicato vari libri presso gli editori Morcelliana, Emi, Tempi di Fraternita', Marietti, Paoline] Quando si affaccia la fine di un anno, le domande sono di rito: sei cresciuto, e non solo di peso? hai conosciuto giorni da segnare in rosso? ti sei imbattuto in un paio di ragioni per amare la terra tanto da restarle fedele? Rispondere e' un problema. Quasi come cimentarsi a scrutare i fondi di caffe', i numeri di Babilonia o i tarocchi di Calvino per pronosticare il domani. Ti guardi indietro e aumentano i rimpianti, si accavallano le rabbie e il faro ritorna intermittente. Ma in mezzo alla sabbia delle delusioni, qui e la', affiorano conchiglie come piccoli gesti carichi di attesa, i sorrisi che ti hanno regalato, le ore per musiche e letture, e le solitudini cercate che ti hanno suggerito che sei irrilevante ma indispensabile. Cari amici, che cosa posso dirvi? Forse appena acqua in bocca, perche' solo noi sappiamo che il buio d'un Natale gia' passato (qualche volta) puo' persino illuminarci il cuore. 4. RIFLESSIONE. AUGUSTO CAVADI: GUERRA, CANTA CHE TI PASSA [Ringraziamo Augusto Cavadi (per contatti: acavadi at lycos.com) per averci messo a disposizione questo suo testo apparso nel settimanale messinese "Centonove" del 17 dicembre 2004. Augusto Cavadi, prestigioso intellettuale ed educatore, collaboratore del Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo, e' impegnato nel movimento antimafia e nelle esperienze di risanamento a Palermo, collabora a varie qualificate riviste che si occupano di problematiche educative e che partecipano dell'impegno contro la mafia. Opere di Augusto Cavadi: Per meditare. Itinerari alla ricerca della consapevolezza, Gribaudi, Torino 1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a questioni inevitabili, Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo, Augustinus, Palermo 1990; Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad. portoghese 1999; Ciascuno nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera, Augustinus, Palermo 1991; Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad. portoghese 1999; Le nuove frontiere dell'impegno sociale, politico, ecclesiale, Paoline, Milano 1992; Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa puo' fare ciascuno di noi qui e subito, Dehoniane, Bologna 1993, nuova edizione aggiornata e ampliata Dehoniane, Bologna 2003; Il vangelo e la lupara. Materiali su chiese e mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A scuola di antimafia. Materiali di studio, criteri educativi, esperienze didattiche, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Essere profeti oggi. La dimensione profetica dell'esperienza cristiana, Dehoniane, Bologna 1997; trad. spagnola 1999; Jacques Maritain fra moderno e post-moderno, Edisco, Torino 1998; Volontari a Palermo. Indicazioni per chi fa o vuol fare l'operatore sociale, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1998, seconda ed.; voce "Pedagogia" nel cd- rom di AA. VV., La Mafia. 150 anni di storia e storie, Cliomedia Officina, Torino 1998, ed. inglese 1999; Ripartire dalle radici. Naufragio della politica e indicazioni dall'etica, Cittadella, Assisi, 2000; Le ideologie del Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001; Volontariato in crisi? Diagnosi e terapia, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2003; Gente bella, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2004. Vari suoi contributi sono apparsi sulle migliori riviste antimafia di Palermo. Indirizzi utili: segnaliamo il sito: http://www.neomedia.it/personal/augustocavadi (con bibliografia completa)] In queste settimane, passando per centinaia di classi siciliane, i bidelli consegnano agli insegnanti l'ultima circolare dell'Assessore regionale. I giornali vi hanno accennato, ma solo leggendola con i propri occhi (e' in bella mostra nel sito ufficiale www.regione.sicilia.it/beniculturali/pi) ci si puo' rendere conto della stagione da incubo che stiamo attraversando: "Il 12 novembre scorso e' stato celebrato l'anniversario dei caduti di Nassirya. (...) In un momento cosi' tormentato in cui il terrorismo e' divenuto una sorta di nuova guerra mondiale con effetti indistinti su tutta la popolazione, compresi donne, bambini e anziani, avverto la necessita' di sottolineare che la scuola, piu' che mai, deve essere vissuta dai nostri ragazzi come centro della cultura e della vita. (...) Recuperare il significato di alcuni simboli quali l'Inno di Mameli e la bandiera italiana, che contraddistinguono la nostra identita' nazionale, non ha il significato della vuota retorica. Al contrario cio' si traduce per i ragazzi in una opportunita' per recuperare la nostra tradizione, intesa come storia attraverso cui e' possibile cogliere l'evoluzione dei valori, su cui si fonda la nostra cultura e la nostra identita'. (...) Al fine di non rendere vane queste idealita' e di non disperdere la memoria della recente visita del nostro Presidente della Repubblica, mi auguro che i docenti delle scuole elementari e medie inferiori della Regione Siciliana vogliano favorire, attraverso la pratica del canto, la conoscenza e la diffusione dell'Inno di Mameli, che e' espressione alta dell'amore verso il nostro Paese". * Alcuni insegnanti abboccano all'amo perche' gli si scalda il cuore al ricordo di quando erano piccoli e i loro maestri, stentando ad uscire davvero dal clima del regime in cui erano stati formati, li schieravano in palestra (magari con l'ausilio di qualche sano scappellotto) allineati e coperti. Ma altri insegnanti si guardano stupefatti. Devono spiegare ai bambini che il terrorismo e' brutto e cattivo (e lo e') senza accennare al terrore esercitato da Stati ricchi che scatenano le guerre contro Stati che nulla hanno a che fare col terrorismo? Di essere fieri di appartenere a uno Stato che legittima e supporta l'uso di "armi di distruzione di massa" contro regimi accusati, a torto, di esserne detentori? Di dover cantare un Inno che, nel corso delle ultime due guerre mondiali, ha accompagnato alla morte (altrui e propria) milioni di concittadini mandati al macello da governi stupidi e immorali? Di dover cercare la loro identita' civica in un pezzo di stoffa tricolore che sventola beffarda ai balconi di amministrazioni colluse e inefficienti; di istituti scolastici ignari delle norme di sicurezza, di igiene e di benessere; di ospedali pubblici degradati e degradanti per i malati che sono costretti al ricovero? Di dover essere orgogliosi di uno Stato che incoraggia gli evasori fiscali, premia i costruttori di ville abusive, alza la voce contro le trasgressioni dei miserabili per distrarre l'attenzione dai condoni per i potenti? Di dover cantare in modo che gli passi anche solo la voglia incipiente di chiedere l'effettiva attuazione del diritto allo studio per i capaci e meritevoli, pur se economicamente sfavoriti? * Tutto questo, peraltro, senza un minimo accenno alla realta' effettiva della maggior parte delle scuole elementari e medie di citta' come Palermo o Catania o Mazara del Vallo dove il multiculturalismo, il meticciato, il festival dei colori delle pelli e dei suoni delle lingue sono, per fortuna, un dato di fatto consistente e irreversibile. Dunque senza neppure il piu' vago sospetto che coltivare l'identita' nazionale ha senso solo come presupposto e ponte verso la coscienza di essere cittadino europeo e, in ultima e decisiva istanza, cittadino del mondo. Sara' vero, come e' stato autorevolmente sostenuto, che le tragedie della storia tendono a ripetersi e che la seconda volta hanno i caratteri della farsa. Ma qualcosa, in questo caso, ci impedisce di riderne. 5. POESIA. JUDY GRAHN: SI POSSA NOI ABBRACCIARE [Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per averci messo a disposizione la sua traduzione di questo testo di Judy Grahn. Judy Grahn, nata nel 1940 a Chicago, poeta, femminista, archeologa, docente universitaria, attivista e organizzatrice del movimento gblt (fece parte del famoso "picchettaggio" alla Casa Bianca, nel 1963, con la Mattachine Society). Fra i suoi lavori piu' famosi vi sono The Work of a Common Woman, e A Woman is Talking to Death] Grande Madre, Grande Spirito, Grande Madre-Padre Dio, si possa noi abbracciare coloro la cui divinita' e' una pietra parlante, un albero sacro o una renna. Si possa noi abbracciare coloro la cui divinita' e' una complessa narrazione storica di martirio, sofferenza e redenzione. Si possa noi abbracciare coloro la cui divinita' e' immanente in una danza di gioia, nel suono del tamburo, o in un sapiente tatuaggio scolpito nella carne del sacro corpo umano, conoscendo il tuo come il piu' grande di tutti i corpi. Grande Spirito, Grande Padre-Madre Dio, Grande Madre, si possa noi abbracciare coloro la cui divinita' e' il mantenimento di giuste leggi, e si possa noi abbracciare coloro la cui divinita' e' lo spezzare leggi ingiuste. Si possa noi abbracciare coloro la cui divinita' e' un essere sensuale, e coloro la cui divinita' e' il respiro di un suono, e coloro la cui divinita' e' il costruire talismani o gioielli, o uno splendido tessuto, o un disegno sulla sabbia, o le nostre vite come immagini nel vento, conoscendo che tuo e' il dono dell'azione meditata. Grande Madre-Padre Dio, Grande Spirito, Grande Madre Danzante, si possa noi abbracciare coloro la cui divinita' sgocciola sangue secco nell'eterno cortile delle ossa, il cortile della non realta' di ogni corpo, e si possa noi abbracciare, solo stando seduti con tutti gli esseri. E si possa noi abbracciare coloro la cui divinita' e' presente nel tenero bacio di un dio bambino, e nella benedizione di tutte le relazioni, conoscendo che tu sei la rete di sangue rosso che sostiene le nostre brevi vite in questa lunga Terra. Grande Madre, Grande Spirito, Grande Padre-Madre Dio, si possa noi abbracciare i nostri stessi cuori, possano i nostri cuori allargarsi come grembi, possano i nostri cuori tendersi verso il tuo cuore, tu che hai il cuore piu' grande. Si possa noi abbracciare. 6. MAESTRE. MARIA LUIGIA CASIERI: UN PROFILO DI EMILIA FERREIRO [Proponiamo un paragrafo dell'introduzione del lavoro di Maria Luigia Casieri, Il contributo di Emilia Ferreiro alla comprensione dei processi di apprendimento della lingua scritta, Roma 2004; il frammento che qui riproduciamo e' alle pp. 9-18 del volume primo. Maria Luigia Casieri (per contatti: nbawac at tin.it), nata a Portici (Na) nel 1961, insegna nella scuola dell'infanzia ed e' una delle principali animatrici del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo. Ha organizzato a Viterbo insieme ad altri il "Tribunale per i diritti del malato"; assistente sociale, ha svolto un'esperienza in Germania nell'ambito dei servizi di assistenza per gli emigrati italiani; rientrata in Italia si e' impegnata nel settore educativo; per dieci anni ha prestato servizio di volontariato in una casa-famiglia per l'assistenza ai minori; dal 1987 e' insegnante di ruolo nella scuola per l'infanzia; ha preso parte a varie iniziative di pace, di solidarieta', per i diritti; ha tenuto relazioni a convegni e corsi di aggiornamento, e contribuito a varie pubblicazioni; dopo anni di lavoro, ha recentemente concluso la realizzazione di un "opus magnum" in 5 volumi su Il contributo di Emilia Ferreiro alla comprensione dei processi di apprendimento della lingua scritta. Emilia Ferreiro, argentina, docente in Messico, psicolinguista e psicopedagogista illustre, e' una delle piu' grandi studiose viventi del processi di alfabetizzazione; e' di fondamentale importanza il suo contributo sul tema dell'apprendimento della lettura e della scrittura da parte dei bambini. Tra le molte opere di Emilia Ferreiro si veda in primo luogo l'ormai classico volume scritto in collaborazione con Ana Teberosky, La costruzione della lingua scritta nel bambino, Giunti, Firenze 1985] Emilia Ferreiro, nata in Argentina nel 1937, e' tra i primi studenti, e ben presto docenti, del corso di Psicologia a Buenos Aires, quando ancora la facolta' non aveva identita' autonoma ma faceva parte della facolta' di lettere e filosofia. Nel corso di psicologia dell'ateneo bonaerense era allora dominante la tradizione psicoanalitica, soprattutto basata sulla conoscenza di Freud e Melanie Klein; ma la Ferreiro con altri colleghi cercava di aprire nuovi spazi di studio, di ricerca e di approfondimento che non fossero giocati sul prevalere delle dimensioni fantasmatiche e racchiusi nei limiti della psicologia del profondo. Le alternative erano limitate. La psicologia generale era di fatto coincidente con la psicologia sperimentale. Anche questo approccio, data l'impostazione che allora lo caratterizzava, non la persuadeva. Aveva lavorato infatti nell'Ospedale di Cliniche partecipando alla somministrazione di test e sin da allora emergeva quella che sara' una delle caratteristiche peculiari del suo impegno di ricercatrice: la consapevolezza della non neutralita' della scienza, l'esigenza profonda, intellettuale e morale, di schierarsi, di assumere un impegno di lotta per la giustizia, l'uguaglianza, i diritti, a partire dalla propria collocazione. Spirito critico, che sapeva coniugare analisi intellettuale a scelte culturali e politiche, molto prima che nascesse l'odierna polemica sui test di misurazione dell'intelligenza si rese conto che la funzione clinica degli psicologi non faceva che sanzionare cio' che la scuola aveva decretato e finiva con lo svolgere un ruolo di selezione sociale e di espulsione dal sistema scolastico. Non prosegui' il suo lavoro sui WISC. La lettura del libro di Jean Piaget, L'intelligenza del bambino, fu un incontro stimolante, offriva un approccio finalmente convincente e fu ricco di future aperture. Emilia Ferreiro insegnava Piaget all'Universita' di Buenos Aires, quando il colpo di stato la porto' all'Universita' di Ginevra. * L'esperienza ginevrina, raccontata con toni caldi e spesso ironici, talvolta aneddotici ma sempre ricchi di spessore, nel testo-intervista condotto da Daniel Goldin nel 1999, e' centrale nella formazione e nella successiva evoluzione dell'opera di Emilia Ferreiro. Intenerisce il candore con cui vengono raccontate le circostanze, le occasioni, i timori, gli imbarazzi e le segrete difficolta', che fecero di quel trovarsi la', con quelle persone, il volano di un'avventura intellettuale che fara' di Emilia Ferreiro "un gigante sulle spalle di un altro gigante". Collaboro' con Baerbel Inhelder che le aveva chiesto di tenere lezioni sugli psicoanalisti americani della tradizione della Psicologia dell'Io nella convinzione che questa potesse costituire il trait-d'union tra psicoanalisi e psicologia genetica. Fu allora che inizio' la collaborazione con Hermine Sinclair che si occupava di analisi del linguaggio e con cui pubblico' piu' di un articolo. E' da questa collaborazione e da questo interesse che nascera' la scelta dell'oggetto della tesi di dottorato, realizzata sotto la direzione di Piaget, e il successivo interesse per la lingua scritta. Nel frattempo era entrata al Centro di Epistemologia Genetica, come anche il marito Rolando Garcia (l'illustre fisico che con Piaget pubblico' gli studi sulla causalita' nel bambino e sull'epistemologia delle scienze). All'epoca si stava appunto studiando la causalita' e la trasmissione del movimento e le fu affidato come tema di ricerca il movimento browniano. Fu sua partner di ricerca Alina Szeminska con cui si instauro' un rapporto di collaborazione che ando' molto oltre il mero rispetto dei ruoli istituzionali e a cui Emilia Ferreiro tributa (forse non senza l'umilta' e la generosita' che la contraddistinguono) il merito di gran parte della sua personale affermazione e il successo del suo lavoro di ricerca. Nel 1970 discuteva la tesi di dottorato sulle relazioni temporali nel linguaggio dei bambini, arrivando a ridefinire le relazioni tra logica e linguaggio all'interno di una teoria generale dell'organizzazione delle azioni e l'autonomia del linguaggio come "sistema di simboli socialmente costituiti" rispetto agli altri aspetti che Piaget attribuisce allo sviluppo della funzione semiotica nel bambino. Il lavoro sulla lingua scritta consentira' di mantenere a oggetto di indagine un sistema di simboli socialmente organizzati, pur spostando l'attenzione dall'ambito della lingua parlata a quello della lingua scritta. * Questo nuovo oggetto di indagine emerse nel ritorno in Argentina, dove l'appello drammatico della realta' faceva sembrare lezioso occuparsi di problemi relativi alle frasi subordinate. Il ruolo della scuola, l'incidenza delle aspettative dei docenti sul linguaggio infantile emergono prepotentemente insieme alle problematiche delle difficolta' di apprendimento e dell'insuccesso scolastico. Dal 1973 (o dal 1974 a seconda delle fonti) inizia quella ricerca che seppe dare spazio all'imprevisto, all'inatteso, al non noto, e che costituira' uno spartiacque nella comprensione dei processi di apprendimento della lingua scritta, nella comprensione della scrittura come oggetto di conoscenza, nelle politiche di alfabetizzazione soprattutto dell'America Latina, nelle pratiche scolastiche di insegnamento, e che culminera' con la pubblicazione nel 1979 del libro scritto insieme ad Ana Teberosky e che a tutt'oggi non puo' essere ignorato da nessuno che si occupi dell'argomento. Il testo si apre con una approfondita analisi dei dati dell'Unesco sulla situazione mondiale dell'analfabetismo. La lucida consapevolezza delle contraddizioni, la denuncia delle ingiustizie e delle disuguaglianze, quand'anche non siano oggetto preminente dei suoi scritti e delle sue attivita', ne costituiscono il sostrato e la motivazione profonda. Intorno a quelle attivita' di ricerca si costitui' dunque un gruppo di giovani ricercatori, che un nuovo colpo di stato disperse in molte parti del mondo e a cui forse si deve il progressivo nascere dell'interesse per l'attuazione di ricerche comparative. * Il ritorno a Ginevra di Emilia Ferreiro la vede occupare il ruolo di professore associato all'Universita', mentre dal 1977 inizia la sua collaborazione con Margarita Gomez Palacio, responsabile in Messico del Plano Nuevo Leon, un piano di ricerca, diagnosi e recupero dei bambini in difficolta' d'apprendimento. La ricerca si svolge a Monterrey dal 1977 al 1978 e mira a comprendere le difficolta' che determinano l'insuccesso scolastico, insuccesso individuato come fonte determinante del perpetuarsi dell'analfabetismo e del fallimento delle campagne di alfabetizzazione. L'attivita' di ricerca in collaborazione con Margarita Gomez Palacio prosegue ancora alcuni anni, dando luogo alla pubblicazione di un paio di libri, mentre e' responsabile del Sistema de Educacion Especial, ovvero di quel settore del sistema dell'istruzione che si occupa dei bambini che non riescono a rimanere all'interno del sistema ordinario di formazione. E' dal 1977 al 1981 che, insieme alle attivita' di ricerca che muovono dall'esigenza di comprensione delle difficolta' di apprendimento, si fa strada un tema nuovo, quello relativo alla concettualizzazione della scrittura della pluralita' e della negazione. Ancora una volta la metodologia seguita consente l'emergere dell'inaspettato, quando affiora un problema imprevisto, quello della scrittura della falsita' che mostra di essere conflittuale con lo statuto di verita' della parola scritta. * Emilia Ferreiro si rivolge per la prima volta ad un gruppo di adulti analfabeti. Per la prima volta si assume l'idea che gli analfabeti non siano dei bambini e non siano degli ignoranti ma, pur non padroneggiando la chiave per la comprensione del sistema di scrittura convenzionale, possiedano una quantita' di idee e ipotesi sia sulla lingua scritta che sul funzionamento del sistema di rappresentazione. Finora le campagne di alfabetizzazione non avevano mai trovato il modo di occuparsi di cosa pensino gli adulti analfabeti sulla scrittura e quindi non esistevano strumenti per comprenderne le difficolta' e, soprattutto, per poter offrire le informazioni rilevanti a partire dai saperi gia' da loro elaborati. * Quando Margarita Gomez Palacio accetto' la docenza alla Universidad de las Americas non si interrompe l'influenza esercitata da Emilia Ferreiro sulla Sep, ovvero la Secretaria de Educacion Publica. Ben presto e sempre di piu' risultera' contraddittorio occuparsi dei processi di apprendimento dei bambini trascurando il ruolo esercitato dalla scuola nel favorire o, piu' frequentemente, nell'ostacolare o addirittura impedire lo spontaneo e motivato percorso di apprendimento dei bambini. Vi sono saggi vibranti in cui Emilia Ferreiro, documenti alla mano, statistiche e protocolli di interviste svolte con i bambini, denuncia quanto sforzo e quanta strada di costruzione di apprendimenti complessi alcuni bambini abbiano compiuto sulla comprensione del funzionamento del sistema di rappresentazione del linguaggio e sulle funzioni e proprieta' della lingua scritta, incompresi, nella piu' assoluta solitudine, spesso senza neppure poter contare su quello che piu' tardi chiamera' il ruolo di informante dell'adulto. La Ferreiro ci mostra talvolta uno spaccato da cui drammaticamente emerge che particolarmente i bambini che prima del loro ingresso nella scuola elementare poche o nulle opportunita' di contatto con la cultura scritta hanno avuto, ciononostante hanno appreso: straordinariamente hanno appreso, valorizzando quel poco di informazioni mal poste, conquistando giorno dopo giorno la costruzione di propri saperi per essere prima incompresi e infine "respinti" da quegli stessi docenti che avrebbero dovuto favorirne e garantirne gli apprendimenti. Le prime ricerche sulla scuola iniziano dunque da un'analisi dei dati di insuccesso relativi ad una specifica situazione scolastica, comparati con i processi di concettualizzazione attuati dagli stessi bambini per andare a verificare quali effettivamente fossero i fattori di apprendimento che determinano le difficolta' e gli esiti finali di insuccesso che danno luogo alla pratica della bocciatura. Di qui l'interesse di indagine si sposta anche sulla conoscenza di alcune pratiche scolastiche quali il dettato. * Emerge gia' dalle brevi righe che precedono uno degli aspetti di maggior rilievo dell'opera di Emilia Ferreiro, quella di appassionata e instancabile quanto appassionante divulgatrice dei concetti che con l'attivita' di ricerca scientifica andava formalizzando. Ad un linguaggio brillante e pamphlettistico, alla tagliente ironia dei testi divulgativi, si accompagna il rigore delle argomentazioni chiare e sistematiche svolte nei rapporti di ricerca. Intanto il lavoro in Messico aveva significato il ritorno di Emilia Ferreiro in America Latina, dove attualmente lavora presso il Dipartimento di Ricerca Educativa (Die) del Centro di Ricerca e Studi Avanzati (Cinvestav) presso l'Istituto Politecnico Nazionale (Ipn) di Citta' del Messico. Negli anni ottanta e novanta collabora con l'Unesco nell'ambito del "Proyecto Principal de Educacion de America Latina y el Caribe" per affrontare congiuntamente il problema dell'analfabetismo in America Latina fortemente correlato con il problema dell'alto tasso di ripetizione nei primi anni di scuola primaria. Nella cornice del "Proyecto Principal" Emilia Ferreiro convoca e incontra un gruppo di operatori a vario titolo impegnati nei diversi progetti con ruoli di responsabilita', per arrivare ad un primo bilancio delle problematiche affrontate, dei risultati emergenti, delle prospettive future. Accanto all'impegno pubblicistico e divulgativo, realizzato attraverso la partecipazione a simposi e convegni internazionali destinati a diversi uditori (dai pediatri, agli editori, agli insegnanti e alfabetizzatori) e la collaborazione ad una pluralita' di riviste, si fa strada progressivamente un impegno editoriale non limitato alla pubblicazione di libri di cui e' di volta in volta autrice o curatrice. * I campi di indagine si ampliano e si approfondiscono penetrando di volta in volta specifici momenti della concettualizzazione infantile con cui si intrecciano tematiche relative al rapporto tra oralita' e scrittura, e alle loro unita' costitutive, alla rappresentazione del calcolo, al rapporto tra sistema grafico e ortografico, alla dinamica tra influenza dell'ambiente e delle costruzioni endogene, alla storia della scrittura, alla presenza di elementi ideografici nei sistemi alfabetici di scrittura, alle funzioni della punteggiatura, all'emergere di nuove tecnologie di scrittura. Emilia Ferreiro promuove il dibattito e riunisce studiosi di diverse discipline accomunati dal condiviso interesse per la lingua scritta, finanche attraverso la conduzione di una collana pubblicata dall'editore Gedisa. Il progetto editoriale della collana "Lenguaje-escritura-Alfabetizacion" mira a fare di questi tre ambiti un campo interdisciplinare di indagine. * Ha pubblicato articoli scientifici in varie riviste specializzate e particolarmente in riviste di lingua inglese: Journal of Education, International Journal of Psychology, European Journal of Psychology of Education, The Annals of the American Academy of Political and Social Sciences, Harvard Educational Review, Publishing Research Quarterly, Human Development, Language and Education; in riviste di lingua francese: Archives de Psychologie, Revue Suisse de Psychologie, Etudes de Linguistique Appliquee, Psychologie Francaise; in riviste di lingua italiana: Eta' Evolutiva, Rassegna di Psicologia, Rivista di Psicolinguistica Applicata; in riviste di lingua portoghese: Cadernos de Pesquisa (Brasile); in riviste di lingua spagnola: Revista Latinoamericana de Lectura "Lectura y Vida" (Argentina), Infancia y Aprendizaje, Textos de Didactica de la Lengua y de la Literatura, Substratum (Spagna). Fa anche parte dei comitati editoriali di varie riviste specializzate pubblicate in Argentina, Francia, Gran Bretagna, Italia, Spagna e Usa. Ha pubblicato libri e capitoli di libri con case editrici in spagnolo: Siglo XXI, Gedisa, Paidos, Fondo de Cultura Economica, Aique; con case editrici in portoghese: Artes Medicas, Atica, Cortez; in inglese: Cambridge University Press, Heineman, Ablex, Pergamon Press, John Benjamins, Lawrence Erlbaum, Mouton, Hampton Press, Falmer Press, Kluwer, Curzon Press; in italiano: La Nuova Italia, Raffaello Cortina; in francese: Presses Universitaires de France, Nathan, Presses Universitaires de Lyon, Peeters, Presses Universitaires de Bordeaux, Hachette. Ha inoltre tenuto corsi, conferenze, seminari, ed ha svolto attivita' di consulenza presso universita' e istituzioni preposte all'educazione in vari paesi. Per la sua attivita' Emilia Ferreiro ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali. Tra gli altri ha ricevuto lauree honoris causa dalle universita' di Buenos Aires, Argentina (1992), di Rio de Janeiro, Brasile (1995), di Cordoba, Argentina (1999), di Rosario, Argentina (2000), del Comahue, Argentina (2003), di Atene, Grecia (2003). E' stata inoltre insignita della Guggenheim Fellowship (1972), dell'International Citation of Merit de la International Reading Association (1994), dell'Orden Andres Bello (nel grado "banda de honor" primera clase) da parte del governo del Venezuela (1997), dell'Orden al Merito Educativo nel grado di Gran Oficial da parte del governo del Brasile, con cerimonia di consegna da parte del presidente Fernando Henrique Cardoso (2001), della Medalla Rectoral y diploma de Visitante Ilustre da parte dell'Universidad de Chile (2003), del Nombramiento de "Maestra ilustre", da parte della Secretaria de Educacion del governo della citta' di Buenos Aires (2003); dal 1993 e' inoltre membro del Reading Hall of Fame (International Reading Association). E' inoltre Investigador Nacional (del livello 3, il massimo) del Sistema Nacional de Investigadores de Mexico (dal 1985), e membro regolare della Academia Mexicana de Ciencias (dal 1992). E' professore titolare del Departamento de Investigaciones Educativas del Cinvestav (Centro de Investigaciones y Estudios Avanzados) dell'Ipn (Instituto Politecnico Nacional) di Citta' del Messico (dal settembre 1979; dal 1997 e' Investigador Cinvestav 3-F, la qualifica massima). E' stata invitata a presentare i suoi lavori in conferenze internazionali in vari paesi dell'America Latina (Argentina, Brasile, Uruguay, Venezuela, Peru', Costa Rica, Colombia, Cuba), in Canada, USA, Israele e in Europa (Svizzera, Francia, Spagna, Inghilterra, Olanda, Italia, Portogallo, Grecia). E' stata visiting professor in istituzioni di educazione superiore in Europa: Universita' di Roma, Universidad Autonoma de Madrid, Ecole Pratique des Hautes Etudes alla Sorbona, Parigi. Ugualmente e' stata visiting professor in istituzioni di educazione superiore in America Latina: Centro de Estudios Avanzados de la Universidad de Buenos Aires; Universidad Federal de Pernambuco (Brasil); Universidad de la Republica (Uruguay); Universidad Nacional Autonoma de Mexico (UNAM), e Colegio de Mexico in cui ha tenuto la prestigiosa Catedra Torres Bodet. E' stata altresi' membro delle commissioni di valutazione del Sistema Nacional de Investigadores de Mexico (periodo 1995-1998), del Consejo de Investigaciones Cientificas y Tecnologicas de Argentina, delle Fondazioni W. K. Kellogg e Guggenheim, dell'Unesco. Attualmente e' membro dei CIEES (Comites Inter-institucionales de Evaluacion de la Educacion Superior), Mexico. E' la promotrice e il centro di una rete internazionale di ricercatori impegnati nella sperimentazione e nello sviluppo delle proposte teoriche, metodologiche ed interpretative da lei elaborate. 7. POESIA E VERITA'. JOHN LENNON: LA GUERRA E' FINITA, SE LO VOLETE [Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: mao at sis.it) per averci inviato questi versi di John Lennon, indimenticabile musicista e amico della nonviolenza] E cosi' e' Natale Cos'e' successo? Un altro anno e' finito E ne sta gia' iniziando uno nuovo. E cosi' e' Natale Spero vi divertiate Vicini e lontani Vecchi e giovani Buon Natale E buon anno nuovo Speriamo sia buono E senza paure. E cosi' e' Natale Per i deboli e per i forti Per i ricchi e per i poveri Il mondo e' cosi' ingiusto E allora buon Natale Ai bianchi e ai neri Ai gialli e ai rossi Smettiamo ogni guerra Buon Natale E buon anno Speriamo sia buono E senza paure. E cosi' e' Natale Cos'e' successo? Un altro anno e' finito E ne sta gia' iniziando uno nuovo. E cosi' e' Natale Spero vi divertiate Vicini e lontani Vecchi e giovani Buon Natale E buon anno nuovo Speriamo sia buono E senza paure. La guerra e' finita, se lo volete La guerra e' finita, adesso Buon Natale. 8. LETTURE. AMNESTY INTERNATIONAL: IDENTITA' NEGATA Amnesty International, Identita' negata. La discriminazione sessuale nel mondo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2003, pp. 32, euro 3. Un utile opuscolo con un opportuno appello di in sei punti. Per contattare la sezione italiana di Amnesty International: e-mail: info at amnesty.it, sito: www.amnesty.it 9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 10. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 790 del 26 dicembre 2004 Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su: nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe Per non riceverlo piu': nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe In alternativa e' possibile andare sulla pagina web http://web.peacelink.it/mailing_admin.html quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su "subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).
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