La nonviolenza e' in cammino. 773



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 773 del 9 dicembre 2004

Sommario di questo numero:
1. Benito D'Ippolito: Felicia
2. Nanni Salio: Dieci buone ragioni per abbonarsi ad "Azione nonviolenta"
3. Maria G. Di Rienzo: Organizzarsi per il cambiamento. Il potere di base e
dieci regole d'oro
4. Incontri
5. Agenda "Giorni nonviolenti 2005"
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'

1. LUTTI. BENITO D'IPPOLITO: FELICIA
[E' deceduta Felicia Bartolotta Impastato, madre di Peppino Impastato,
luminosa testimone e combattente contro la mafia, per la verita' e la
giustizia, per un'umanita' di libere e liberi, di eguali. Volto di donna
della nonviolenza in cammino. Il nostro amico Benito D'Ippolito ha scritto
queste righe in memoria]

Sento alla radio che non e' piu' viva
Felicia Bartolotta Impastato.

So che la radio mente: Felicia
Bartolotta Impastato e' ancora qui.

Perche' se e' vero che la nostra lotta
contro la mafia non e' ancora finita
allora Felicia qui deve essere ancora.

Poi, quando avremo vinto,
potra' lei anche prendere riposo.

E adesso poso la penna. E piango.

2. STRUMENTI. NANNI SALIO: DIECI BUONE RAGIONI PER ABBONARSI AD "AZIONE
NONVIOLENTA"
[Ringraziamo Mao Valpiana, direttore di "Azione nonviolenta", per averci
permesso di pubblicare come anticipazione questo intervento di Nanni Salio
(per contatti: regis at arpnet.it). Torinese, segretario dell'Ipri (Italian
Peace Research Institute), Giovanni Salio si occupa da diversi anni di
ricerca, educazione e azione per la pace, ed e' tra le voci piu' autorevoli
della nonviolenza in Italia. Opere di Giovanni Salio: Difesa armata o difesa
popolare nonviolenta?, Movimento Nonviolento, Perugia; Scienza e guerra (con
Antonino Drago), Edizioni Gruppo Abele, Torino 1982; Ipri, Se vuoi la pace
educa alla pace, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1983; Le centrali nucleari e
la bomba, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984; Ipri, I movimenti per la pace,
Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986-1989; Progetto di educazione alla pace,
Edizioni Gruppo Abele, Torino 1985-1991; Le guerre del Golfo, Edizioni
Gruppo Abele, Torino 1991; Il potere della nonviolenza, Edizioni Gruppo
Abele, Torino 1995; Elementi di economia nonviolenta, Movimento Nonviolento,
Verona 2001. "Azione nonviolenta" e' la rivista mensile del Movimento
Nonviolento fondata da Aldo Capitini nel 1964, e costituisce un punto di
riferimento per tutte le persone amiche della nonviolenza. La sede della
redazione e' in via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax:
0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org;
l'abbonamento annuo e' di 25 euro da versare sul conto corrente postale n.
10250363, oppure tramite bonifico bancario o assegno al conto corrente
bancario n. 18745455 presso BancoPosta, succursale 7, agenzia di Piazza
Bacanal, Verona, ABI 07601, CAB 11700, intestato ad "Azione nonviolenta",
via Spagna 8, 37123 Verona, specificando nella causale: abbonamento ad
"Azione nonviolenta"]

Se quarant'anni vi sembran pochi: fondata da Aldo Capitini nel 1964, "Azione
nonviolenta" ha continuato assiduamente a promuovere il meglio della cultura
nonviolenta.
Se vuoi la pace... metti mano al portafoglio: l'abbonamento e' prezioso per
sostenere concretamente, sul piano economico, la rivista e potenziarla
ulteriormente.
Se vuoi la pace... studia la pace: la rivista offre la possibilita' di
seguire passo passo la crescita della cultura della nonviolenza in Italia e
nel mondo. Anche la nonviolenza si impara.
Se vuoi la pace... educa alla trasformazione nonviolenta dei conflitti: e'
quanto ti permette di fare la rubrica curata mensilmente da Angela Dogliotti
Marasso.
Se vuoi la pace... sostieni i movimenti nonviolenti: la rivista e'
espressione del Movimento Nonviolento, senza il quale non c'e' continuita'
nella politica della nonviolenza.
Se vuoi la pace... nutriti di nonviolenza: ricerca, educazione, e azione
sono tre momenti fondamentali che la rivista segue nel promuovere una
cultura della nonviolenza.
Se vuoi la pace... suona musica di pace: e' quanto ci propone mensilmente
Paolo Predieri nella sua rubrica per veicolare la nonviolenza anche
attraverso la musica.
Se vuoi la pace... sostieni tutte le forme di obiezione di coscienza: Sergio
Albesano ci aiuta a mantenere viva la memoria storica delle varie forme di
obiezione di coscienza.
Se vuoi la pace... costruisci immaginari di pace: dalle montagne di pace, ai
musei per la pace, alla letteratura, la fotografia, l'arte, la rivista ci
offre spunti per ampliare gli orizzonti.
Se vuoi la pace... diffondi "Azione nonviolenta": e' la logica conclusione
dei punti precedenti: dacci una mano, con generosita' e continuita'.

3. FORMAZIONE. MARIA G. DI RIENZO: ORGANIZZARSI PER IL CAMBIAMENTO. IL
POTERE DI BASE E DIECI REGOLE D'ORO
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
questo intervento. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici
di questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista,
giornalista, regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto
rilevanti ricerche storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento
di Storia Economica dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel
movimento delle donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta'
e in difesa dei diritti umani, per la pace e la nonviolenza; e' coautrice
dell'importante libro: Monica Lanfranco, Maria G. Di Rienzo (a cura di),
Donne disarmanti, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2003]

Ci sono quattro metodi fondamentali per affrontare i problemi relativi al
cambiamento sociale: l'organizzarsi nella comunita', il sostegno ad
un'istanza, il fornire un servizio, lo sviluppare un'attivita'.
Non ci sono metodi giusti o metodi sbagliati, fra i quattro: ogni gruppo per
il cambiamento sociale sceglie continuamente fra essi, a volte si
specializza in uno di essi, oppure usa una combinazione dei quattro metodi.
La cosa importante e' che sappiate cio' che state facendo, ovvero che il
mezzo di volta in volta scelto si accordi con i fini, la missione e la
visione del vostro gruppo.
L'organizzarsi nella comunita' e' caratterizzato dalla mobilitazione dei
volontari, con dei sottogruppi dalle abilita' "particolari" (addetti stampa,
tecnici, ecc.) che hanno il solo compito di aiutare i volontari ad essere
efficaci nelle loro azioni. E' un fare insieme, un fare "con" le persone.
Questo tipo di organizzazione per il cambiamento prevede spesso un confronto
di qualche sorta: delle persone vogliono qualcosa e lo chiedono tutte
insieme, altre persone che potrebbero dare questo qualcosa diventano nervose
e si rifiutano di darlo... Le vostre tecniche di intervento potrebbero
includere incontri con direttori di aziende o membri dei governi locali, il
disegno di programmi alternativi a quelli che vi vengono imposti, azioni
dirette nonviolente per bloccare comportamenti negativi o distruttivi.
Il sostegno ad un'istanza ed il fornire un servizio sono entrambi
caratterizzati dal fare "per" le persone. E' il tipo di lavoro che puo'
svolgere un avvocato, ad esempio, presentando la situazione dal punto di
vista della violazione delle leggi per coloro che non sono in grado di
valutarla tecnicamente in questo modo. Oppure e' il lavoro dei formatori
alla facilitazione degli incontri o all'azione diretta nonviolenta, o di chi
presta soccorso alla popolazione civile negli scenari di guerra. Un gruppo
per il cambiamento sociale puo' fornire servizi di consulenza alle persone
sui temi di propria competenza, o mostrare il proprio sostegno ad un'istanza
senza esservi direttamente coinvolto (con una dichiarazione pubblica, un
comunicato stampa, eccetera).
Lo sviluppare un'attivita' e' un metodo che mette il gruppo nella condizione
di produrre o commerciare oggetti fisici. Generalmente, un gruppo prende
questa decisione perche' il normale corso degli eventi non incontra delle
aree di bisogno: gli "operatori di mercato" non prenderanno in mano la
questione, ad esempio, perche' il profitto legato ad essa sarebbe troppo
basso. Scegliere di sviluppare un'attivita' richiede che i membri del gruppo
acquisiscano particolari capacita' relative al tipo di intervento che hanno
in mente.
*
In questo articolo ci concentreremo sul primo dei quattro metodi.
Percio': cosa significa "organizzarsi nella comunita'"?
Si tratta di un processo di costruzione di potere. Proprio cosi'. Questo
potere, il "potere insieme", e' cio' di cui avete bisogno per far funzionare
le cose, il dominio e' cio' che vi opprime, di cui non avete bisogno e che
non intendete replicare. Organizzarsi nella comunita' significa coinvolgere
le persone che ne fanno parte nell'identificazione dei problemi che
condividono; significa chiarificare quali sono le persone e le strutture che
possono contribuire alla soluzione dei problemi individuati e confrontarsi
con esse tramite la negoziazione, o la pressione delle azioni dirette
nonviolente; e significa costruire una struttura di base in cui si pratichi
democrazia diretta e che sviluppi la capacita' di discutere e affrontare i
problemi della comunita'.
L'organizzarsi nella comunita' non e' di per se' una tecnica per risolvere i
problemi: coloro che usano la contrapposizione ad ogni costo e gli incontri
e le azioni di massa per nutrire il proprio personale bisogno di potere, e
saltano i passi del coinvolgimento e del controllo democratico nello
scegliere istanze e metodi d'azione, non si chiamano attivisti per il
cambiamento sociale, si chiamano demagoghi. Le loro organizzazioni sono
semplicemente delle frodi, senza questo aspetto che umanizza e rende
praticabile lo sforzo per il cambiamento.
L'organizzarsi nella comunita' non e' un processo che trova il suo fine in
se stesso: se non ottiene benefici concreti non durera' a lungo. I gruppi
che si accontentano di passare il tempo in interminabili assemblee, in cui i
soliti noti parlano del sesso degli angeli o della loro bravura, sono
destinati a svanire nell'oblio. Brutalmente: le persone mettono impegno nei
gruppi di base per avere dei risultati; in primo luogo, devono vedere nel
gruppo un potenziale per il cambiamento che interessa loro, in secondo
luogo, devono percepire che il loro personale coinvolgimento fa la
differenza, ha un impatto tangibile. Se mi si da' l'impressione che il
gruppo otterra' comunque quel che vuole, e che il mio personale apporto non
conta per ottenerlo, allora facilmente me ne restero' a casa.
L'organizzarsi nella comunita' non e' "una cosa da buoni vicini", un metodo
minoritario o una sciocchezza da anni '60, buono solo per gruppi di
ispirazione religiosa, bello ma non sufficientemente politico, eccetera
eccetera. Molti vi diranno questo, pero', o ve l'hanno gia' detto. Al di la'
delle loro motivazioni specifiche, ve ne sono due di comuni, che sottendono
tali commenti: chi ha etichettato l'organizzarsi nella comunita' come "fuori
tempo" o "fuori luogo" si sente a disagio per il vostro progetto, e ne ha un
po' paura. Prendere il potere nelle proprie mani, mentre queste mani sono
strette a mani altrui, significa prendere su di se' un grande carico di
responsabilita' personale. Non vi tediero' con gli esempi storici, ma
pensate che ora, proprio ora, l'organizzarsi nella comunita', questa scienza
dello stare insieme, del discutere, del negoziare, sta dispiegando la sua
forza e la sua bellezza nei barrios di San Antonio, nei ghetti di Baltimora,
nelle "communidades" del Brasile... Queste persone stanno lottando e
vincendo. Anche noi possiamo farlo.
*
Come la comunita' si muove
Gli individui si muovono ed organizzano, in prima battuta, per interesse
personale: un organizzarsi efficace deve pero' saper sviluppare un senso
"piu' largo" di tale interesse, ed ecco dove la speranza entra nel quadro.
Dobbiamo diventare costruttori di orizzonti, perche' ogni giorno alle
persone viene insegnato che non c'e' modo di vedere un cambiamento,
qualsiasi cosa esse facciano. Troppi politici tradiscono e inquinano il
senso del loro servizio alla comunita' ogni giorno, i ricchi diventano
sempre piu' ricchi, i potenti sfuggono alle conseguenze delle loro azioni:
in questo modo, ci viene insegnato ad abbassare i nostri orizzonti, a
raggrinzirci in quel piccolo spazio dove riusciamo (o crediamo di riuscire)
ad avere un impatto. L'organizzarsi nella comunita' cerca di insegnare alle
persone, attraverso l'esperienza, che esse possono essere efficaci in sfere
sempre piu' ampie. Il loro quartiere, la loro citta', la loro nazione, il
mondo intero. In questo modo, l'idea del "se'" e dell'interesse personale
vengono ridefinite e spuntano il "tu ed io", il "noi", il "se' in
relazione".
L'organizzarsi nella comunita' e' un processo dinamico, che richiede
attenzione e sforzo costante: l'apertura della visione, l'allargarsi
dell'orizzonte, devono finire per rispecchiarsi nell'arena politica. Voi
potete osservare l'aspetto dinamico nello stadio iniziale della costruzione
di un gruppo. All'inizio, vi saranno persone che vorranno affrontare le
"grandi" istanze, ed altre che identificheranno scopi piu' facilmente
raggiungibili. Se il gruppo si rivolge a questi ultimi, e' probabile che
ottenga un successo e, assieme ad esso, la forza e l'entusiasmo per
continuare. Inoltre, l'autoapprendimento che deriva dall'esperienza comune
avra' mostrato come la "piccola" cosa che abbiamo ottenuto (le biciclette
comunali, ad esempio) sia legata alla "grande" (la mobilita' urbana, l'uso
dell'auto e quindi del petrolio, la connessione petrolio/guerra, ecc.).
*
Imparare a gestire il conflitto
Parecchi dei problemi che il gruppo identifichera' come condivisi nella
comunita' possono essere risolti semplicemente tramite un determinato
coordinarsi, aiutando le persone a "centrarsi" sull'istanza, a vederla ed
interrogarla. La maggior parte dei problemi fondamentali per una comunita',
pero', hanno profonde radici nell'avidita' e nel dominio, e c'e' chi trae
profitto da essi. E' probabile che costoro non riconosceranno la giustezza
della nostra causa al primo incontro con noi, e nemmeno al secondo e, forse,
neppure quando le nostre azioni li avranno forzati a consultare la propria
coscienza. Se un gruppo non acquisisce le abilita' necessarie alla gestione
dei conflitti, e' altrettanto probabile che si ritirera' di fronte alla
durezza della risposta. Se il confronto non e' uno degli attrezzi che sapete
maneggiare, non risolverete le istanze che lo richiedono.
*
Definire l'istanza
Tipicamente, quando guardiamo la questione per la prima volta, essa ci
appare come una matassa inestricabile fatta di nodi: rimostranze,
irritazione, brutte situazioni, ingiustizie, oppressione, crisi, confusione.
Definire l'istanza e' fare in modo che la comunita' possa organizzarsi
attorno ad essa, ovvero dare ad essa una forma chiara e degli scopi precisi.
Una formula semplice per farlo e' contenuta nella sigla ISR: che sta per
Immediato, Specifico, Realizzabile.
Immediato significa che le persone percepiscono un immediato beneficio
dall'organizzarsi, sia esso la prospettiva di godere del miglioramento, o la
prospettiva di vedere la situazione peggiorare a causa della loro inazione.
"Domani arrivano i bulldozer, pensi di partecipare all'azione diretta per
bloccarli?", e' una domanda migliore da fare di "Ti piacerebbe dare una mano
al processo di pianificazione nella nostra comunita'?".
Specifico si riferisce sia al problema sia alla sua soluzione. Gli edifici
vecchi e pericolanti sono un problema. Quel determinato edificio che
vogliamo transennato subito e riadattato entro i prossimi mesi e'
un'istanza.
Realizzabile significa che, per quanto possibile, valuteremo assieme a cio'
che e' necessario a mettere in moto l'azione gli aspetti dei suoi possibili
risultati. Ci faremo percio' le seguenti domande: Chi sono le persone
direttamente affette dal problema, e come possiamo raggiungerle (se non
sono, com'e' augurabile, gia' presenti)? Quanto li affligge la situazione, e
quanto sono disposti a tenere duro? Sono stati addestrati all'azione diretta
nonviolenta, o combattere a insulti e sassate e' l'unica opzione che
conoscono? Chi beneficia dal mantenere le cose cosi' come stanno? Che costi
percepiranno, costoro, dal doverci venire incontro? Chi altri e'
marginalmente interessato, o ferito, dalla situazione cosi' com'e'? Come la
soluzione che abbiamo in mente cambiera' queste equazioni? Possiamo pensare
che la nostra azione ci guadagnera' consenso nell'opinione pubblica e nuovi
amici attivisti?
*
Le dieci regole d'oro dell'organizzazione
1. Nessuno verra' all'incontro che avete organizzato se non gli/le date una
ragione per venirci.
2. Nessuno che non sappia dell'incontro potra' venire all'incontro.
3. Se un'organizzazione non accetta l'idea di poter cambiare, crescere,
modificarsi, morira'.
4. Tutti/e sono leader.
5. Il successo piu' importante e' il gruppo stesso.
6. A volte, "vincere" e' "perdere".
7. A volte, "vincere" e' "vincere".
8. Se non lotti per quello che vuoi, non lo vuoi abbastanza.
9. Celebra.
10. Divertiti.
*
La prima regola vi sembra lapalissiana, suppongo. Eppure io continuo ad
osservare gruppi con esperienza e talento che la ignorano a proprio danno, e
a danno delle cose di cui intendono occuparsi. Dare alle persone un motivo
per venire all'incontro significa due cose: primo, che interpretate la
questione di cui intendete parlare come in relazione a loro stesse. Cio'
vuol dire presentare loro tale questione in un modo semplice e che le tocchi
personalmente, sapendo cosa rispondere alla (di solito) inespressa domanda:
"Cosa c'e' li', per me?". Si tratta di usare piu' approcci, andando oltre
l'ovvio. Per esempio, se vi state occupando di un parco cittadino
disastrato, da rimettere in ordine, le persone che hanno figli che
potrebbero andarci a giocare saranno facilmente attratte dal vostro
progetto. Ma come coinvolgere quelli che non hanno bambini? E quelli che
vivono troppo distanti dal parco per beneficiare direttamente del suo
ripristino?
Un esempio di telefonata al proposito:
"Buonasera, sono Giacomo Rossi, e la sto chiamando per conto del Comitato
Città Solidale. Lei ha bambini alla scuola materna o alle elementari?
Se la risposta e' si': I suoi bambini sono mai andati a giocare al Parco del
Fiume? (ascoltate) Si sono mai feriti o sono stati in pericolo a causa delle
attrezzature rotte che ci sono li'? (ascoltate) Lei pensa che il Parco
andrebbe rimesso in ordine? Bene, e' quello per cui stiamo lavorando.
Abbiamo invitato all'incontro l'assessore al verde pubblico e vorremmo
mostrargli che molti cittadini vogliono il ripristino del Parco. Lei pensa
di poter venire all'incontro?
Se la risposta e' no: Ha notato che i bambini del quartiere giocano in
strada, mettendo in pericolo loro stessi e gli automobilisti? (ascoltate) Sa
che il Parco del Centro Storico ha nuove attrezzature per cui il Comune ha
speso piu' di 5.000 euro? E che sono dieci anni che non spendono un
centesimo per il nostro Parco? Stiamo organizzando un incontro per discutere
di questo, domani sera alle 19,30 nell'Aula Magna delle Magistrali. Abbiamo
invitato all'incontro l'assessore al verde pubblico e vorremmo mostrargli
che molti cittadini vogliono il ripristino del Parco. Lei pensa di poter
venire all'incontro?".
Questi due approcci cercano di interpretare il problema dal punto di vista
della persona con cui state parlando, e di catturare il suo interesse in
modo sufficiente a farla uscire di casa domani sera.
Il secondo aspetto della ragione per venire all'incontro e' cio' che
accadra' durante l'incontro stesso. Se alle persone che vengono si chiede
solo di occupare una sedia, e non di partecipare, se non hanno possibilita'
di fare domande o di raccontare la loro storia, troveranno molto facile
andarsene. L'agenda di qualsiasi incontro dovrebbe sempre prevedere uno
spazio per le storie individuali, che danno volto umano al problema. La
signora Verdi deve poter venire al microfono a raccontare di come suo figlio
Andrea si e' infilzato un chiodo nel piede in quel Parco. Chi organizza
dovrebbe poi chiedere a quanti altri hanno avuto bambini feriti di alzare la
mano o di venire al microfono. Se l'incontro si restringe ad un monologo di
chi lo presiede ed al corrispettivo monologo degli eventuali amministratori
cittadini presenti, il vostro risultato, gratificazione dell'ego dei
parlanti a parte, e' pari a zero.
*
La seconda regola appare ancor piu' ovvia della prima. E di nuovo io
continuo ad osservare gruppi per il cambiamento sociale che analizzano la
scarsa partecipazione alle loro iniziative avendola beatamente ignorata.
Pubblicizzano ad esempio l'incontro tramite la newsletter elettronica, e lo
fanno il giovedi' sera per la data di sabato pomeriggio. Chi non e' iscritto
alla newsletter (chi dunque non e' gia' un sostenitore, un simpatizzante, o
un attivista) non avra' altri modi per sapere dell'incontro; chi e' iscritto
potrebbe aver gia' pianificato altre cose, per sabato pomeriggio, e non gli
si da' neppure il tempo di riorganizzarsi (c'e' un giorno a disposizione da
quando si legge l'avviso). Vi regalo questa percentuale statistica: per ogni
100 persone che hanno ricevuto la notizia dell'incontro in tempo utile (da
newsletter, giornali, volantini) ed un contatto personale al proposito (una
telefonata, o un invito da individui che conoscono) almeno 10 verranno. Lo
so, organizzarsi e' un lavoro duro: ma non ci sono scorciatoie che tengano.
Un gruppo che non pianta i semi di una comunicazione efficace non dovrebbe
sorprendersi della scarsita' del raccolto.
*
La terza regola e': cio' che non e' in grado di trasformarsi avvizzisce. Una
buona comunicazione portera' nuove persone al gruppo e tali persone devono
essere messe in grado di fare qualcosa da subito, perche' e' per questo che
sono venute. Percio' bisogna accoglierle, chiedere loro di raccontare di se'
e dei propri talenti e desideri, sapere che cosa pensano dell'ultima azione
che avete organizzato, e come vogliono ora mettersi all'opera: possono fare
qualche telefonata per il prossimo incontro? Possono disegnare il volantino
per la raccolta fondi? (eccetera).
Ogni istanza di cui vi occupate dovrebbe portare fra voi nuovi membri della
comunita', e dovete sapere da subito che alcuni dei "vecchi" non resteranno
o avranno meno tempo da mettere a disposizione, a causa dei naturali
processi della loro vita (un trasloco, il cambiamento di occupazione, la
nascita di un bimbo). Se nel gruppo non entrano nuove persone, questo
normale restringimento vi sara' fatale.
*
La quarta regola, ovvero l'affermare che tutti/e sono "leader", non e' solo
un'enunciazione di principio, tesa a condividere il potere nelle relazioni,
e' un banale dato di fatto. Pensate a quante volte avete visto o
sperimentato direttamente situazioni del genere: Giovanni, sacerdote famoso
per il suo impegno sociale, membro del nostro gruppo, si e' improvvisamente
ammalato e non puo' partecipare alla conferenza stampa. Marta non e' un
"personaggio" per i media, ma e' l'unica del gruppo disponibile quella
mattina, tocca a lei, non c'e' niente da fare, e la cosa e' fra mezz'ora,
quindi... Oppure: caro Daniele, se non vai all'incontro con gli altri gruppi
ci saranno solo quelli che vogliono lo scontro con la polizia a parlare ai
nostri concittadini, e la nostra voce non si sentira': lo so che doveva
andarci Rita, ma ha avuto problemi a casa...
Convincete delle persone a fare un passo avanti, anche in situazioni
disagevoli, e date ad esse una possibilita'; sostenetele e apprezzatene lo
sforzo, anche se quando hanno preso il microfono per la prima volta
tremavano come foglie: ho visto dozzine di questi individui "comuni"
trasformarsi in oratori appassionati e capaci, semplicemente perche' era
stata data loro fiducia.
*
La quinta regola dice che il successo piu' importante e' il vostro stare
insieme. Dovreste celebrare il semplice fatto di essere ancora un gruppo,
viste le difficolta' che avete affrontato, non e' vero? E poi dovreste
riflettere su come state insieme, su che metodi vi date per dialogare ed
agire, su quanto essi sono inclusivi ed efficaci. Un gruppo diretto da un
"capo", o da  una manciata di "capi", che prevede volontari e beneficiari
privi di parola non e' un gruppo per il cambiamento sociale, e non da'
l'opportunita' alle persone di prendere decisioni per se stesse. Nessun
cambiamento viene da benintenzionati "esterni" che sanno come risolvere il
vostro problema senza interpellarvi... abbiamo gia' numerosi partiti
politici, oltre a qualche associazione sedicente rivoluzionaria, che
recitano questa parte.
*
La sesta regola potrebbe risultarvi un po' oscura, a prima vista. Ho usato i
termini vincere/perdere per brevita', ma quelli esatti sarebbero "ottenere
qualcosa, o tutto, di cio' che ci siamo proposti", e "non ottenerlo". Un
gruppo che sostiene di non aver mai perso una lotta ha probabilmente una
visione assai ristretta ed una capacita' d'azione limitatissima, o e' molto
ingenuo. Una parte importante del vostro lavoro per il cambiamento sociale
e' la capacita' di vedere le cose cosi' come sono, ovvero ad esempio il
capire che quel politico intervenuto al vostro incontro, che ha parlato per
venti minuti dell'importanza di rispondere ai bisogni dei cittadini, non ha
pero' detto che sosterra' il vostro progetto, ed anzi ne ha prospettato uno
del tutto diverso.
Dopo di che, dobbiamo essere attenti a quel che chiediamo, e a cosa
realmente vogliamo. Mettiamo che il nostro gruppo si impegni perche' piu'
associazioni vengano ammesse dal Comune al forum dei cittadini:
l'amministrazione, infatti, usualmente privilegia quelle di categorie
economiche e quelle che le sono politicamente vicine. Il gruppo fa tanto di
quel rumore che il Comune decide di ammetterlo al forum: adesso possiamo
accedere a dei fondi, e vediamo che sono davvero limitati, ma abbiamo "fatto
la fame" per tanto tempo, ce lo meritiamo, no? Nessun altro gruppo viene
chiamato, la nostra istanza sembra non avere piu' senso. Possiamo contestare
il forum dei cittadini, in questo momento? Perderemmo prestigio, perderemmo
risorse. Ora abbiamo rispettabilita' ed accettazione, ufficialmente. E'
vero, non volevamo questo in origine, ma in fondo, se le altre associazioni
vogliono essere ascoltate in quella sede, potremmo far loro da tramite...
Alcuni nostri attivisti, intanto, cominciano a pensare che chi si prende i
gettoni di presenza per far parte del forum potrebbe ben spendere quei soldi
per le telefonate informative, e smettono di farne. I nostri tradizionali
sostenitori si chiedono il senso della nostra presenza ad un forum che
abbiamo piu' volte dichiarato inefficace, troppo ristretto e persino
illegittimo, e cominciano a sottrarre il loro consenso. Le nostre azioni
sono piu' titubanti, meno pervase di energia; preferiamo discutere al forum
di cio' che accade in citta', e non piu' con i nostri concittadini: il
nostro gradimento nella cosiddetta opinione pubblica scema. Pero' ci citano
sui giornali locali. In breve ci riduciamo, come numero, a chi partecipa al
forum ed a coloro che sostengono questa opzione, mentre gli altri lasciano
il gruppo. Abbiamo "vinto", abbiamo "perso"? A voi la risposta.
*
La settima regola e' fatta per tirarvi su di morale dopo che il cinico di
turno nel vostro gruppo avra' detto: "Va bene, abbiamo ottenuto 30 posti
letto e la mensa comunale per l'accoglienza ai migranti, ma ragazzi, ci sono
altre dozzine di persone la' fuori che non sanno dove andare a dormire!".
Si', e continueremo a lottare insieme con loro per avere appartamenti a
basso costo ed altri posti letto, ma adesso trenta persone sanno dove andare
a dormire, va bene? E questo e' un successo, e va riconosciuto come tale.
Non dovete mai scoraggiarvi: nessuno puo' condurre una campagna per il
cambiamento sociale, giorno dopo giorno, senza coltivare la speranza. Questa
regola, ovvero riconoscere i propri successi, vi porta direttamente alla
nona, ma non senza passare per l'ottava.
*
L'ottava regola. Abbiamo accennato precedentemente a cosa sia l'organizzarsi
nella comunita', ovvero costruzione di potere condiviso. Chi ha esperienza
di attivismo sa benissimo che e' possibile mantenersi molto occupati,
scrivendo ad esempio tanti e bellissimi e nobili comunicati, e non arrivare
da nessuna parte. Se non definite chiaramente i vostri scopi, e non lottate
per ottenerli, non raggiungerete mai risultati apprezzabili. Se non scendete
nell'arena politica, ad agire positivamente il conflitto, non state
lavorando per il cambiamento sociale, ma per qualcosa d'altro. Quando invece
lo fate, ci saranno quelli pronti a definirvi troppo esigenti, seccanti,
utopisti malnati, portatori di segrete istanze maligne, e vi urleranno cose
del tipo "Perdio, portateveli a casa voi, gli sfrattati, se vi piacciono
tanto!". Bene: cio' significa avete individuato e "toccato" i centri del
potere, che le vostre argomentazioni sono efficaci, che c'e' sostegno
attorno a voi. Quando urlano, e' perche' non hanno nessuna argomentazione
sensata da opporvi.
*
La nona regola. Celebrare serve a vedere la meta' piena del bicchiere.
Spesso basta un individuo pessimista ad abbassare il morale di tutto il
gruppo. Provate a riflettere sulle cose che avete compiuto fino ad ora come
gruppo: quante ragioni avete per celebrare? Resterete sorpresi, dopo averlo
fatto, perché ce ne sono un mucchio. E allora, scriveteci un volantino e
distribuitelo in citta', organizzate una festa di piazza, condividete la
"vittoria" con la comunita': i vostri successi diverranno anche loro,
diverranno "nostri".
*
La decima regola. Qualcuno resta sempre sorpreso quando parlo di
divertimento in relazione alle lotte sociali. Parecchi attivisti hanno una
visione funerea del loro impegno, dove un caffe' insieme ed un sorriso sono
intollerabili perdite di tempo, per la loro inesausta mentalita' aziendale
(produrre!). Ma condividere la propria visione del mondo, le proprie
speranze e paure, davanti ad un birra al pub, magari scherzandoci sopra, e'
una parte importantissima dell'organizzazione. E' il filo della vostra
umanita', che invisibile vi tiene insieme durante l'azione diretta, durante
i confronti con il dominio, durante le durezze che affrontate: questo filo
ama dispiegarsi anche durante le gioie che spartite. Lavorare insieme puo'
essere piacevole, e deve esserlo se desiderate che il gruppo continui ad
esistere. E usare l'umorismo per presentare un'istanza, o con un oppositore
durante un dialogo, puo' essere assai efficace: il divertimento e' potente.
*
Pianificare le azioni
Ogni gruppo dovrebbe farlo accuratamente e in modo partecipato. In primo
luogo, dovete definire l'istanza, gli scopi della campagna, i vostri
potenziali alleati, i vostri oppositori. Il miglior piano che possiate fare
individua chi puo' darvi cio' che volete (un'istituzione privata o pubblica,
un'amministrazione, eccetera). Questo "chi" dev'essere a portata di mano: un
gruppo di Aosta non puo' costruire l'intero piano d'azione solo
sull'influenzare qualcuno a Roma perche' prenda una decisione, ma deve
individuare nel locale su "chi" fare pressione perche' quella decisione sia
presa. Piu' conoscenze avete riguardo a tale soggetto locale, piu' potrete
sviluppare efficaci tecniche d'azione.
Quando ragionate sulla vostra campagna, non dimenticate mai di cercare di
dare risposta ai vari "e se..." che salteranno fuori. Generalmente, ogni
mossa puo' avere tre uscite: se avete invitato il sindaco a discutere con
voi, egli puo' venire, puo' rifiutarsi di venire (o neppure rispondervi), o
puo' mandare qualcuno a rappresentarlo. Il gruppo puo' quindi decidere come
agire in ognuna delle tre eventualita'; se il sindaco viene come sara'
accolto, dove lo faremo accomodare, quanto tempo gli daremo per parlare, lo
lasceremo parlare per primo o solo in replica alle nostre domande, gli
chiederemo di restare per tutto il tempo dell'assemblea o di lasciarci ad un
certo punto? Se ha deciso di non venire, andremo noi in consiglio comunale,
o andremo a fargli una sorpresa mentre gioca al suo tennis club preferito?
Se manda un sostituto, lo accetteremo o no? E cosi' via.  Allo stesso modo,
ci sono tre possibili risposte del sindaco alle vostre richieste: si', no, e
forse. Se dice di si', come possiamo fissare lo specifico impegno che
prende? C'e' un seguito, a quel si', su cui possiamo spingerci? Se dice no,
abbiamo pensato a modi per fargli cambiare idea? Possiamo chiedergli di fare
pressione su qualcun altro perche' la decisione sia presa? Se dice forse,
siamo pronti a ribattere che vogliamo maggior chiarezza, e a spingerlo a
prendere una posizione netta? Quando vi dicono "forse", dovete capire che il
risultato immediato del "forse" e' un "no", e dovete essere pronti a
respingere questo tipo di risposte e a buttare sul piatto il vostro passo
successivo: "forse" e "no" significano che noi torneremo a chiederle queste
medesime cose lunedi' sera, signor sindaco, pubblicamente, durante il
consiglio comunale; "forse" e "no", signor sindaco, significano che noi
chiederemo al governo di far rispettare le leggi alla sua amministrazione,
che da oggi in poi stazioneremo a staffetta nell'area che ci interessa, che
domani indiremo una conferenza stampa, eccetera. Ma non dite mai che farete
una determinata cosa se non siete in grado di farla: la vostra credibilita'
ne risulterebbe indebolita per lunghissimo tempo.
*
Utilizzare i fallimenti
Si', un fallimento fornisce di solito una buona quantita' di materiale
riciclabile: ci permette di imparare dai nostri errori e di costruire
qualcosa persino sulle reazioni negative della controparte. Una storia
realmente accaduta, ad esempio: molti genitori di alunni di una scuola
elementare erano preoccupati dalla velocita' delle automobili sul tratto di
strada che bambine e bambini dovevano per forza attraversare per entrare
nell'edificio. Mancava, sulla strada, un'adeguata segnaletica, un semaforo,
dei limitatori di velocita'. I genitori firmarono una petizione, ma non
erano interessati a fare dell'attivismo nel senso vero e proprio. Furono
consigliati da un'attivista di prendere appuntamento con l'assessore alla
viabilita' pubblica, per consegnargli personalmente la petizione. A
portarla, assieme all'attivista, fu una sola madre, peraltro incinta di
sette mesi, una signora mite e gentile che non trovando altri genitori
all'appuntamento era parecchio delusa, decisa a tornare a casa, e a spedire
le firme per posta. L'attivista insiste' per andare all'appuntamento in
Comune. L'assessore non si presento', e al suo posto parlo' con la signora
un giovane ingegnere maleducato e sprezzante, che la fece aspettare quasi
un'ora prima di riceverla, la tratto' come un'idiota, disse che non spettava
ai genitori di occuparsi di viabilita', e cosi' via. In auto, riportandola a
casa, l'attivista le ripeteva: "Ha sentito che modi? Incredibile. E la
comunita' paga uno stipendio a questo tizio. L'assenza dell'assessore, poi,
e' non solo una scortesia, ma la precisa volonta' di non ascoltare i
cittadini. No, lei deve chiamare gli altri genitori, me lo prometta, e
raccontare loro come e' stata trattata. Per di più e' incinta, e l'ha fatta
aspettare in piedi nel corridoio. Davvero, lei deve raccontare questa
cosa...". La signora lo fece. Altri genitori lo raccontarono ad altre
persone, qualcuno lo racconto' a un giornalista locale. Quando la signora
aveva raccontato la sua storia non piu' di sei volte, ovvero a sei persone
differenti, essa era gia' tornata indietro come un razzo, e al successivo
incontro sulla situazione di quella strada davanti alla scuola elementare i
genitori erano 75 e i bambini quasi 100. La segnaletica arrivo' subito dopo.
Vedete come puo' essere utile un fallimento?
*
Gli accordi
Quando un incontro e' disegnato per ottenere un accordo con qualcuno, va
strutturato in modo da poter stringere quell'accordo ufficialmente, su
carta, con la stampa presente, eccetera. Potete per esempio chiedere al
convenuto (il sindaco, l'assessore, il direttore) di firmare un accordo
generale che incorpori le vostre richieste: se lo fa, la sua risposta e'
veramente "si'". Se non lo fa, di solito chiedera' una revisione del testo,
diverra' molto piu' specifico su cio' che intende veramente fare, e a volte
firmera' la versione rivista (e in questo modo voi sapete esattamente su
cosa si impegna, e su cosa no). Potete anche redigere un documento che
contenga una lista di domande, alle quali il vostro ospite risponda si' o
no, e poi lo firmi.
*
La valutazione
Valutare i risultati dei vostri sforzi e' un punto critico
dell'organizzazione. Non aspettate che la faccenda sia conclusa, per vedere
se le cose hanno funzionato. Nel frattempo portate avanti la vostra
campagna, ritagliate uno spazio nelle riunioni in cui rispondere a queste
domande:
1. Le nostre tecniche ci stanno portando i risultati che desideriamo, ovvero
siamo piu' vicini all'ottenimento dei nostri scopi?
2. Cosa sta funzionando, e cosa non sta funzionando?
3. Le nostre azioni ci stanno guadagnando sostegno nella comunita'?
La valutazione potra' portarvi a conclusioni diverse, per esempio potreste
scoprire che la ragione per cui non vi avvicinate allo scopo e' che il
soggetto da influenzare per ottenere il cambiamento non e' quello che avete
scelto, che la tempistica delle azioni non e' stata perfetta, o che le
tecniche erano giuste, ma non sufficientemente ripetute. In ogni caso, non
abbiate paura di cambiare strada, se avete scoperto che quella seguita sino
ad ora non porta in nessun luogo. I vostri sforzi devono creare il
cambiamento che desiderate, e sapere cosa funziona e cosa non funziona vi
rendera' più efficaci non solo in questa campagna, ma molto di piu' nelle
prossime che programmerete.

4. INCONTRI
A Venezia fino all'11 dicembre
Dall'8 e fino all'11 dicembre 2004 si svolge a Venezia, nella  sede della
scuola grande san Giovanni evangelista, il quarto Salone dell'editoria di
pace, promosso dalla "Fondazione Venezia per la Ricerca sulla Pace". Il piu'
importante appuntamento annuale di questo genere in Italia, fondamentale
occasione di incontro, ricco di presentazioni di libri, dibattiti, mostre ed
altre iniziative di riflessione ed azione per la pace, cui partecipano oltre
150 case editrici e molti dei piu' importanti studiosi ed attivisti per la
pace e la nonviolenza italiani ed internazionali. Un appuntamento da non
perdere.
Per informazioni e contatti: gbenzoni at tin.it
*
A Torino il 9 dicembre
Giovedi' 9 dicembre, alle ore 18, presso il Centro studi Sereno Regis, via
Garibaldi 13, a Torino, si terra' un incontro sul tema: "Israele-Palestina:
la violenza non e' una soluzione", presentazione della campagna
internazionale promossa dal MAN, movimento nonviolento francese, per una
forza internazionale di intervento civile. L'incontro e' a cura di Angela
Dogliotti Marasso, Maria Chiara Tropea e Gianni D'Elia nell'ambito del ciclo
di incontri "Osservatorio internazionale sulla nonviolenza".
Per informazioni: e-mail: paolocand at inwind.it, regis at arpnet.it, sito:
www.cssr-pas.org
*
Ad Agropoli il 10 e 11 dicembre
Per iniziativa dell'Associazione "Amici di Danilo Dolci" il 10-11 dicembre
si svolgeranno ad Agropoli due giornate di iniziative collegate alla
presentazione ed assegnazione del Premio nazionale "Danilo Dolci".
Parteciperanno, tra gli altri, Giuseppe Lembo, presidente dell'Associazione;
Pietro, presidente di Nomadelfia; Enzo Di Paola, della scuola di Mirto;
Ernesto Scelza, dell'Ufficio di pacedella Provincia di Salerno; Giuseppe
Casarrubea, storico; Giuseppe Barone, autore de "La forza della
nonviolenza"; Marco Lombardi, del quotidiano "La Repubblica"; Silvia
Acocella, dell'Universita' Federico II di Napoli; Raimondo Di Maio, editore;
Paolo Varvaro, dell'Universita' Federico II di Napoli; Alberto Castiglione,
regista del documentario "Danilo Dolci: memoria e utopia"; Amico Dolci,
musicista; Mao Valpiana, direttore di "Azione nonviolenta"; Enzo Marzo,
direttore di "Critica liberale"; Mario Esposito, presidente
dell'associazione "Il simposio delle Muse". Molte ed assai qualificate le
iniziative.
Per informazioni: www.associazionedanilodolciagropoli.it
*
A Sulmona l'11 e 12 dicembre
Si svolgera' a Sulmona, l'11 e 12 dicembre 2004, presso l'Auditorium del
Palazzo dell'Annunziata, un convegno sul tema "Potere e pace: attualita' di
Celestino V" nei giorni dell'anniversario della sua rinuncia al pontificato.
Interverranno tra gli altri: Raniero La Valle, giornalista e scrittore; don
Adriano Sella, coordinatore del movimento "Gocce di Giustizia"; Giovanni
Bachelet, docente all'Universita' "La Sapienza" di Roma; Giovanni Salio,
direttore del "Centro studi Sereno Regis" di Torino; don Tonio Dell'Olio,
segretario nazionale di "Pax Christi".
Vi saranno anche una rappresentazione teatrale della piccola compagnia
teatrale del Corridoio - Pianella, e una visita all'eremo di Celestino V sul
monte Morrone.
Per informazioni: tel. 3495843946 (Pasquale), 3401547502 (Anna), 3339698792
(Mario), 0864460006 (Pasquale e Tonino, ore ufficio), 086453515 (Sara, ore
pasti); e-mail: sudest at iol.it
*
A Terni l'11 dicembre
Per iniziativa di Pax Christi e dell'associazione "Sulla strada", e con il
patrocinio del Comune, si svolgera' sabato 11 dicembre a Terni una giornata
di incontri sul tema "Pace e giustizia nelle nostre mani". Tra le altre
iniziative, alle ore 15,30 presso l'auditorium Palazzo Primavera si
svolgera' un colloquio con la partecipazione di padre Alex Zanotelli, Lidia
Menapace, Giancarla Codrignani, Peppe Sini, don Carlo Sansonetti.
Per informazioni: pxterni at virgilio.it, sullastrada at iol.it

5. STRUMENTI. AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI 2005"
Segnaliamo la pubblicazione dell'agenda "Giorni nonviolenti 2005", edita
dalle benemerite Edizioni Qualevita. Un utilissimo strumento di lavoro per
tutte le persone amiche della nonviolenza.
L'agenda e' di 432 pagine, formato 15x20, copertina a colori, prezzo di
copertina euro 9,50.
Per ordinazioni: 1 copia euro 9,50; 3 copie euro 8,80 cad.; 5 copie euro
8,10 cad.;10 copie euro 7,55 cad.; 25 copie euro 7,00 cad.; 50 copie euro
6,50 cad.; 100 copie euro 5,25 cad.; oltre 100 copie euro 4,65 cad.
(comprese spese di spedizione).
Indirizzare le richieste a: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2, 67030
Torre dei Nolfi (AQ), tel. e fax: 0864460006 o anche 3495843946, e-mail:
qualevita3 at tele2.it o anche: sudest at iol.it, sito:
http://italy.peacelink.org/qualevita

6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

7. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it, sudest at iol.it,
paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 773 del 9 dicembre 2004

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