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Natale 2004: Lettera aperta alle persone e alle comunità del Friuli Venezia Giulia
- Subject: Natale 2004: Lettera aperta alle persone e alle comunità del Friuli Venezia Giulia
- From: "chiara" <chiara.panzera at libero.it>
- Date: Thu, 16 Dec 2004 15:23:07 +0100
Limiti e importanza del dialogo
Da tre anni, a Natale, continuiamo a rivolgerci a voi tutti in forma
dialogante e interrogante, per comunicare riflessioni e vissuti, allo scopo di
sostenerci e incoraggiarci. Nessun intento di far da maestri, ma per esigenza
di riflettere pubblicamente, a partire da nostre particolari valutazioni ed
esperienze, dentro la complessità della storia. Siamo consapevoli
dell'importanza che ha la parola, ma anche della sua inutilità, ambiguità ed
equivocità quand'essa fosse svuotata di coerenza e ridotta a chiacchiera o
maschera. Ricorrenze significative Sono passati quasi 40 anni dal documento del
Concilio Vaticano II "Gaudium et Spes". Ci riconosciamo pienamente nelle
significative espressioni del suo inizio: «Le gioie e le speranze, le tristezze
e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri e di tutti coloro che soffrono,
sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di
Cristo e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. La
loro comunità, infatti, è composta di uomini i quali, riuniti insieme in
Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno
del Padre, ed hanno ricevuto il messaggio di salvezza da proporre a tutti.
Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con
il genere umano e con la sua storia». Oscar Romero, vescovo e voce dei poveri e
degli oppressi, 25 anni fa veniva ucciso: in lui riconosciamo profezia e
martirio, testimonianza capace di incoraggiare e sostenere la fedeltà al
Vangelo e ai poveri.
AMBITI DI PREOCCUPAZIONE E IMPEGNO
Urgenza di presenza ecclesiale profetica
In quanto persone appartenenti alla chiesa, ci rendiamo prima di tutto conto
del rischio di insignificanza che ogni giorno corriamo, nella società più vasta
dove siamo chiamati ad essere sale e luce. Il chinarsi sulle miserie dell'uomo
per curarle è importante, ma quanto importante anche il far di tutto perché
l'uomo non cada e perché il male sia chiaramente e preventivamente individuato
e combattuto, evitando connivenze e silenzi dettati da opportunismo. In tutte
le Diocesi sono presenti e operanti le Caritas; gli organismi di Justitia e
pax, al contrario, o non ci sono o esercitano un ruolo raramente significativo.
Con gli impoveriti
Siamo interrogati dall'impoverimento del pianeta e dalla morte per fame, sete,
malattie di bambini: ogni minuto per cento di loro c'è la morte, mentre nello
stesso momento si investe 1 milione di euro per vecchi e nuovi sistemi d'arma.
Sempre più numerosi sono i poveri anche nel nostro Paese, nella nostra Regione.
Il precariato nel lavoro e in genere l'insicurezza sociale, come anche la
tendenza alla delega al privato in tutti i settori del sociale, particolarmente
nella formazione professionale, hanno ricadute pesanti sul presente e ancor di
più sul futuro dei nostri giovani. L'ostentazione della ricchezza che si
esprime in beni di lusso, in privilegi e in potere, da parte di classi sociali
risparmiate dalle attuali regole fiscali, è avvertita con indignazione e rabbia
da molti: percepiamo tali atmosfere come un insulto premeditato alla pazienza
di chi meno ha e può.
Ruolo della politica
La politica, linguaggio essenziale della costruzione del bene comune,
laboratorio di forme di convivenza tra interessi, storie, forze diverse tra
loro, avrebbe bisogno di un cambio di marcia, di affidarsi al principio
responsabilità, e invece spesso è copertura meschina di poteri forti e
corporativi, è salottiera sospensione del tempo, mentre urgente sarebbe
l'agire. Anche nella nostra Regione, comunque, è uno dei mestieri meglio
pagati. La riscrittura dello Statuto Regionale riteniamo debba accogliere,
riconoscere, armonizzare la specificità delle diverse componenti con apertura
all'Europa e al mondo, data l'interdipendenza planetaria sempre più evidente e
pervasiva. Si ripresentano invece etnocentrismi e chiusure particolaristiche
incuranti di nuovi scenari e opportunità. La nostra Regione è "luogo di grazia"
proprio perché snodo di lingue, culture, istituzioni, e fedi diverse e dunque
possibile laboratorio di dialogo tra coloro che, ieri nemici, oggi
contribuiscono alla costruzione dell'Europa dei popoli.
Educazione alla sobrietà
Avvertiamo l'esigenza di un'educazione permanente a uno stile di vita
essenziale, esigente, sobrio da parte della chiesa, delle singole comunità
cristiane, reso visibile nelle strutture parrocchiali, nei luoghi di culto,
nelle celebrazioni dell'eucaristia e del perdono, che dicono molto di noi e del
Dio a cui ci affidiamo. Sperimentiamo tante volte come la povertà scelta sia
fonte di esperienze di libertà che rimandano al senso radicale dell'esistere
quale consegna, ma anche dono/offerta capace di inceppare il perverso
meccanismo che riduce produzione a consumo, relazioni e cose a merce.
Esprimiamo forte contrarietà all'insediamento di casinò nel nostro territorio:
il denaro, frutto del lavoro, pensato per creare e sostenere occupazioni,
opportunità sociali e culturali, sarebbe invece giocato, nella convinzione di
poterlo riavere moltiplicato per giocarlo di nuovo in una sequenza che fa
crescere illusioni, avventure, sprechi e dipendenze.
No alla guerra
Ridiciamo un no convinto alla guerra, alla guerra preventiva. Ribadiamo che la
compassione per le vittime, la spiritualità. la cultura della nonviolenza
attiva, il dialogo, la trattativa possono costruire strade di salvezza. Nella
nostra Regione poche le parole critiche di persone, gruppi e istituzioni nei
confronti di strutture, quali la base Usaf di Aviano, la cui potenza simbolica
consolida - nel modo di immaginare le relazioni tra popoli - l'uso delle armi
più avanzate quale modalità privilegiata, mentre una volta di più, nella guerra
in Iraq, è stata sperimentata la loro impotenza a risolvere i problemi e la
loro terribile efficacia ad ingigantirli. Siamo convinti che la scelta della
nonviolenza attiva debba insistere e crescere in primo luogo nei cuori, nelle
coscienze, nelle comunità di fede prima che diventare prassi politica,
esercizio attivo dell'uso persuasivo della ragione. Diversamente, quando vanno
di scena la guerra e i signori della guerra, non sono credibili mediazioni,
forze di interposizione, gesti di solidarietà che riaprano il dialogo. In
questo tempo abbiamo assistito con raccapriccio all'uso della religione quale
legittimazione suprema della contrapposizione ostile, dello scontro tra civiltà
e della guerra. Il Dio che conosciamo e sperimentiamo, con umiltà, quello
mostratoci da Gesù, è il Dio dell'incontro, dell'amore per i nemici, della
compassione, dell'amore creativo che persegue tutte le strade della pace:
blasfemo è pensarlo e dichiararlo dalla parte di progetti violenti ed
egemonici. Le celebrazioni eucaristiche non sono di certo rese più ricche dalla
presenza di armi, né le benedizioni rendono più sopportabili carri armati,
cacciabombardieri e navi da guerra. La giusta pietà per chi perde la propria
vita in vicende di guerra, non dovrebbe mai prestarsi, nei luoghi e riti sacri,
ad esibizioni di trionfalismo patriottico od esaltazione della guerra stessa.
Accoglienza e rispetto del diverso
Sperimentiamo ogni giorno, nell'incontro con persone diverse e tribolate, la
necessità di riscrivere per le nostre vite la buona notizia di Gesù che
accoglie, non allontana; ascolta, non evita; conforta, non discrimina; perdona,
non condanna. L'avere a cuore la chiesa quale segno del Risorto ci costringe a
vigilare sulle forme dichiarate o mimetizzate di potere che insistono dentro di
noi e che si manifestano in condanne morali generalizzate o contro soggetti
deboli della società. Avvertiamo profondo imbarazzo nei confronti di
fondamentalismi religiosi che separano senza misericordia e intelligenza buoni
da cattivi, giusti da fuorviati: è carica di mistero la storia di ognuno per
essere classificabile in modo assoluto. Dall'altra assistiamo a intrecci
confusi, pericolosi sia per la fede che per la laicità, tra religione, società,
civiltà, politica. Una autentica fede salvaguarda la laicità e una autentica
laicità è aperta alla misura della fede e garantisce il suo dirsi storico.
Nella nostra Regione incontriamo tanti segni di accoglienza e di concreta
attenzione con chi vive la sofferenza fisica e psichica, con chi si trova in
carcere, con chi percorre un cammino di liberazione da dipendenze, con chi
condivide situazioni di dolore e di fatica. Riconosciamo in questi segni, così
poco appariscenti e ancora meno raccontati, il tessuto positivo su cui si regge
la nostra società. Si vorrebbe che altrettanta attenzione e rispetto fossero
riservati anche a quanti fanno scelte di vita diverse da quelle che la chiesa
insegna. Il "non giudicate" del Signore non è solo un astenersi freddo o
distacco sdegnato da chi non è come tu vorresti che fosse, ma un atteggiamento
di rispettosa attenzione e disponibilità a comprendere il mistero profondo
dell'uomo. La presenza di immigrati è sempre più diffusa nella nostra Regione e
tante sono le esperienze di accoglienza e di inserimento, anche se puntuali si
presentano rifiuti, resistenze, difficoltà. La proposta di legge regionale sull¿
Informazione e cultura
I mezzi televisivi di informazione - salvo sempre più rare eccezioni - soffrono
la dialettica, ostentano l'effimero come evento assoluto, parlano più allo
stomaco che alla testa, disinformano, sono repliche gli uni degli altri,
offendono l'intelligenza, manipolano o banalizzano la realtà. Guardiamo con
favore e partecipazione a tutte le iniziative che rivelano un Friuli Venezia
Giulia attento alla profondità spirituale e culturale, consapevole della sua
identità e aperto al mondo, abitato da diversità linguistiche di tutto il
pianeta.
Comunità e festa
Manifestiamo la speranza e ci sentiamo impegnati perché la domenica diventi
sempre più giorno della festa, del riposo, della famiglia, dell'amicizia e
della comunità cristiana, per chi vive questa dimensione. Nonostante i tanti
motivi di preoccupazione, riteniamo doveroso oggi, più che mai, far leva sulla
virtù della speranza. Là dove il male si manifesta in tutta la sua oscenità
inquinante e violenza distruttrice, emerge quasi sempre, un bisogno
inarrestabile di riscatto, di vita.
Dalla nostra terra anche oggi possono partire segnali significativi in tale
direzione.
Alex Cogliati -Trieste
Mario Vatta -Trieste
Piero Facchinetti -Gorizia
Alberto De Nadai -Gorizia
Luigi Fontanot- Gorizia
Andrea Bellavite -Gorizia
Pierluigi Di Piazza -Udine
Franco Saccavini -Udine
Federico Schiavon -Udine
Giacomo Tolot -Pordenone
Alessandro Paradisi -Pordenone
Piergiorgio Rigo -Pordenone
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