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Vogliono cambiare il codice penale militare: ma possiamo  ancora fermarli
- Subject: Vogliono cambiare il codice penale militare: ma possiamo  ancora fermarli
 
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>
 
- Date: Mon, 22 Nov 2004 17:45:41 +0100
 
Vogliono cambiare il codice penale militare italiano.
Su proposta del centrodestra il Senato approvato una "riforma" dalle gravi 
ripercussioni sulla libertà di informazione.
Scrivere su Internet un articolo su una base militare e scattare delle foto 
a corredo potrebbe costare più caro che falsificare un bilancio aziendale, 
dopo le recenti norme che il centrodestra ha approvato.
Per un giornalista raccontare i retroscena della guerra a Nassiriya 
diventerà un'attività a rischio.
Diffondere su Internet tutto questo sarà un grosso problema.
La riforma ha terminato il suo suo iter al Senato ma non e' ancora stata 
approvata: ora la parola passa alla Camera.
Se tutto ciò va in porto, arrivano le manette per chi raccoglie 
informazioni sulla dislocazione, i movimenti e le operazioni delle forze 
armate. Per chi le divulga (anche su Internet) la pena minima è di 5 anni. 
Le notizie che le autorità ufficiali negano di far conoscere assumono il 
carattere di notizie "riservate": infatti chi "procura notizie concernenti 
la forza, la preparazione o la difesa militare, la dislocazione o i 
movimenti delle forze armate, il loro stato sanitario, la disciplina e le 
operazioni militari e, ogni altra notizia che, essendo stata negata, ha 
tuttavia carattere riservato".
Per effetto delle norme approvate ieri diventano "operativi", cioé 
pienamente in vigore anche gli articoli 72 e 73 del codice penale militare 
italiano là dove la legge recita che viene punita con la reclusione 
militare "l'illecita raccolta, pubblicazione e diffusione di notizie militari".
Il giornalista che verrà accusato di questi "reati" potrà essere condannato 
ad una pena variante tra i due e i dieci anni di carcere, ovviamente 
militare. Non è tutto. Se queste notizie verranno "divulgate" la pena potrà 
essere raddoppiata e arrivare fino a venti anni di carcere. Il minimo della 
condanna per il cronista che osa scrivere qualcosa che disturba è in questo 
caso di cinque anni.
Per maggiori informazioni:
http://italy.peacelink.org/mediawatch/articles/art_8205.html
E' necessario pertanto mobilitare i parlamentari, i giornalisti e tutto il 
mondo dell'informazione perché questo bavaglio è inaccettabile.
Associazione PeaceLink
http://www.peacelink.it