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Ultime rivelazioni: una base Usa a Taranto, oggi le trattative. PeaceLink lancia l'allarme.
- Subject: Ultime rivelazioni: una base Usa a Taranto, oggi le trattative. PeaceLink lancia l'allarme.
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti@peacelink.it>
- Date: Mon, 12 Jan 2004 18:43:08 +0100
Il Corriere del Mezzogiorno dell'11 gennaio 2004 - allegato regionale del
Corriere della Sera - ha pubblicato un articolo a firma di Nazareno Dinoi
che ha come titolo "Base Usa a Taranto, investimento da 600 milioni di
dollari". Oggi e domani una funzionaria dell'ambasciata americana è a
Taranto per trattare.
La notizia conferma e arricchisce con nuovi elementi quanto già PeaceLink
aveva scoperto il 20 settembre 2000 sul sito del Pentagono e cioè che a
Taranto era diventata il nodo telematico del sistema C4i americano, un
sistema di coordinamento e spionaggio militare che collegherà la base
navale direttamente alla Us Navy oltre Altantico (precisamente il Navy
Center for Tactical System Interoperability che ha base a San Diego in
California), scavalcando la catena di comando Nato.
La notizia - data in esclusiva nazionale da PeaceLink - aveva suscitato da
una parte un'interrogazione parlamentare del senatore Semenzato (componente
di una commisione difesa che era completamente all'oscuro della faccenda) e
dall'altra parte le impacciate smentite dell'on.Minniti (braccio destro di
D'Alema) e della Marina Militare, smentite che rasentavano il grottesco
essendo il comunicato di PeaceLink supportato da in una pagina web
ufficialmente del Pentagono.
Si è poi scoperto sulla stampa specializzata che il sistema C4i coinvolge
anche la portaerei Garibaldi.
L'attuale notizia della nuova base Usa a Taranto arriva dopo i recenti
scavi archeologici da cui giunge conferma che sotto la nuova base navale -
in costruzione in località Chiapparo - esiste un villaggio neolitico. Chi
si è presentato per fotografare il sito archeologico non avrebbe potuto
farlo essendo il luogo - contemporaneamente - sito di esclusivo interesse
militare. Non osiamo pensare che cosa sarà di questo bene archeologico e
turistico in una città in cui l'espansione edilizia è in passato avvenuta
dando "sepoltura" ad un anfiteatro che ora giace nel centro cittadino sotto
le fondamenta dei suoi palazzi.
Citiamo tutto questo per sottolineare che il superprogetto militare Usa
rischia di provocare a Taranto la fine di ogni prospettiva commerciale e
turistica. A Taranto rimarra in eredità un solo futuro certo: quella di
città a rischio nucleare e di bersaglio per devastanti azioni
terroristiche. Ricordiamo che tutti i sommergibili americani sono a
propulsione nucleare.
Questo è il futuro che ci vogliamo scegliere?
Recentemente il sindaco di Taranto Rossana Di Bello ha dichiarato che le
priorità di sviluppo della città saranno due: il porto commerciale e il
turismo. Per il turismo la dice lunga la fine che farà con ogni probabilità
il villaggio neolitico... Per il porto commerciale è bene citare i dati
(resi pubblici su Internet) del "Piano di emergenza per le navi a
propulsione nucleare" (classificato come "riservato" dalla Marina Militare)
il quale piano prevede, nel capitolo intitolato "Misure da applicare allo
scopo di evitare incidenti e pericoli di collisione durante la manovra di
unità militari a propulsione nucleare", un esplicito divieto di transito
civile. Vi si legge testualmente: "Unità mercantili: il traffico sarà
sospeso. Maridipart provvederà a richiedere alla Capitaneria di Porto la
sospensione del traffico precisando inizio e durata della sospensione (...)
La Capitaneria di Porto prenderà provvedimenti intesi a ritardare la
partenza di unità mercantili." Inoltre la Capitaneria dovrà "far sostare il
traffico in arrivo fuori dal porto ed in posizione tale da non intralciare
le unità militari a propulsione nucleare".
Gli americani andarono via da Taranto all'inizio degli anni sessanta dopo
aver installato intorno a Gioia del Colle trenta missili Jupiter a testata
nucleare, ognuna della potenza pari a 100 volte quella di Hiroshima. Due di
quei missili rischiarono di esplodere a causa di fulmini. Quando andarono
via gli americani la città tirò un sospiro di sollievo ma oggi l'on.
Ostillio (centrosinistra), che a quei tempi aveva quattro anni, sembra
rimpiangere le ricadute occupazionali di una presenza americana. Gli
chiediamo se troverà una sola assicurazione che stipulerà a Taranto una
polizza di risarcimento in caso di incidente nucleare: ogni assicurazione
le esclude esplicitamente a priori. E che Taranto abbia rischiato grosso lo
testimonia il passato. Nel 1968 il sommergibile atomico americano Scorpion
passò da Taranto il 10 marzo per esplodere il 22 maggio nell'Oceano
Atlantico. Un'altra catastrofe fu sfiorata il 22 settembre 1975 con lo
scontro fra l'incrociatore Belknap e la portaerei Kennedy nello Jonio in
quanto divampò un incendio a bordo le fiamme arrivarono a pochi metri dai
missili nucleari Terrier provocando il più grave SOS nucleare della Us Navy.
Va ricordato che in caso di incidente o disastro i trattati bilaterali
Usa-Italia non consentono alcuna azione penale italiana verso i militari
Usa, come ha dimostrato la tragedia del Cermis.
Taranto temiamo possa diventare una colonia americana, esposta a tutti i
rischi e senza alcun potere di controllo, come dimostra la base Usa della
Maddalena in cui non è possibile il monitoraggio della radioattività in
quanto le autorità americane non autorizzano analisi ravvicinate.
La mitilicoltura e la pesca a Taranto avrebbero il futuro segnato da una
spada di Damocle radioattiva.
Lo Statuto di Taranto, all'articolo 1, parla di città operatrice di pace
libera da armi di terminio di massa.
Per noi la campagna elettorale è già cominciata: metteremo su Internet i
candidati e la forze politiche che non si schiereranno contro il pericolo
nucleare di una Base Usa a Taranto.
E se la base Usa si farà, cari politici, ricordatevi Scanzano. Non saremo
la colonia di nessuno.
Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink