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RossoNotizieNet n. 44 - 27 novembre 2003



ROSSONotizieNet
numero  44 - 27 novembre 2003

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periodico elettronico dell'Associazione Culturale Punto Rosso
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Sommario


- Appello "Africa, Asia e America Latina a Mumbay 2004"
- Riapre Piazze Solidali
- Dibattito a Milano sul lavoro con Zipponi, Agostinelli, Marazzi e altri
(16 dicembre 2003)
- Prossimi corsi della Lup
- In una Uniome Europea allargata alla Turchia, quale posto per i Kurdi?
(Roma 10 dicembre)
- Punto Rosso Carrara: dibattico con Chiesa e Dinucci
- Novità Edizioni Punto Rosso
- Biblioteca Minima
- Materiali:
Agostinelli sul Forum Sociale Europeo di Parigi
Saggio di Samir Amin su Geopolitica dell'imperialismo (in allegato)

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AFRICA, ASIA E AMERICA LATINA A MUMBAY (BOMBAY) 2004

QUARTO FORUM SOCIALE MONDIALE

Dal 16 al 21 Gennaio 2004

Il Forum Sociale Mondiale sta diventando oggi l'unica e concreta
alternativa alla devastante applicazione dell'idea neoliberista di
globalizzazione, il luogo morale, culturale e politico in cui i popoli
pensano e costruiscono alternative concrete a questa situazione
insostenibile.

Rispetto alle tre edizioni precedenti, quest'anno c'è una novità
importante: il Forum si svolgerà in India, toccando quindi per la prima
volta il continente asiatico, così centrale e determinante nella
definizione dei futuri equilibri mondiali.

Ciò sicuramente non riduce, ma se possibile rende ancora più presente la
necessità di sostenere economicamente movimenti ed associazioni delle aree
più svantaggiate del pianeta, affinché possano partecipare al Forum
nonostante la scarsità di mezzi.

Si tratta di organismi africani, latinoamericani e asiatici, con
un'attenzione particolare alle aree geografiche più pesantemente colpite
dagli sconvolgimenti di questi anni, come i paesi arabi e mediorientali. In
particolare vorremmo favorire la presenza di esponenti afgani e iracheni di
organismi democratici di quei martoriati paesi.

E' essenziale riuscire a raccogliere 25.000 euro per contribuire alle spese
burocratiche, di viaggio e di pernottamento di studiosi e di militanti di
queste organizzazioni.

Le sottoscrizioni debbono pervenire al conto corrente postale N. 37398203
intestato ad Associazione Culturale Punto Rosso - Via Morigi 8 - 20123
Milano, specificando come causale "Africa, Asia e America Latina a Bombay";
oppure mediante bonifico bancario sul c/c N. 10438 dell'Associazione
Culturale Punto Rosso presso Banca Popolare di Milano Ag. 18 - Meravigli
ABI 05584 CAB 01618.

Firmatari:

SAMIR AMIN, FRANCOIS HOUTART, GIORGIO RIOLO, JOSE' LUIZ DEL ROIO, VITTORIO
AGNOLETTO, MARIO AGOSTINELLI, PIERO BASSO, GIOVANNI BERLINGUER, MARCO
BERSANI, FAUSTO BERTINOTTI, RAFFAELLA BOLINI, LORIS CAMPETTI, SALVATORE
CANNAVO', FEDERICO CERATTI, GIULIETTO CHIESA, GIORGIO CREMASCHI, ROSARIO
LEMBO, ROBERTO MAPELLI, ALESSANDRA MECOZZI, EMILIO MOLINARI, LUCIANO
MUHLBAUER, ANGELA PASCUCCI, ALFONSO PECORARO SCANIO, GUGLIELMO RAGOZZINO,
ROSSANA ROSSANDA, RAFFAELE K. SALINARI, CESARE SALVI, PIERO SANSONETTI,
SABINA SINISCALCHI, PIERLUIGI SULLO, LUIGI VINCI, ALBERTO VITALI, ALEX
ZANOTELLI.

Testate che hanno collaborato: Il manifesto, Liberazione, Carta, Le monde
diplomatique, Solidarietà internazionale, Terres des hommes, Altreconomia.

L'appello è assunto dal Coordinamento Italiano del Forum Sociale Europeo.


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RITORNA PIAZZE SOLIDALI

Siete venuti in 130.000 in Duomo e ci avete chiesto: ma a Natale dove
siete? Eccoci!
Ritorna "PIAZZE SOLIDALI" dal 2 al 24 dicembre a Milano in largo Paolo
Grassi (metrò 2 uscita Lanza). Dietro al Nuovo Piccolo Teatro.
Tutti i giorni dalle 11 alle 21

Il tema di questa edizione: i popoli in cammino
Acra e Acea insieme a
Abarelà Nandre, Amani, Arci, Calcutta Village Project, Coopi, Dimensioni
Diverse, Legambiente, Libera, Mag2 Finance,Pax Christi, Punto Rosso-Forum
Mondiale delle Alternative, SocialPress/Progetto Comunicazione onlus
(Milano), Sviluppo Umano

ti aspettano per mostrarti la realtà dei progetti di commercio equo e
solidale e della cooperazione con il Sud del Mondo.

Non è Natale se non è equo e solidale!

Per arrivarci
MM2 (linea verde) uscita Lanza
Tram 3-4-12-14
Autobus 61-43-70

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Dibattito pubblico




IL LAVORO, LA SOCIETÀ, LE ALTERNATIVE


QUALE RUOLO DEL MONDO DEL LAVORO NELLA COSTRUZIONE

DI UNA ALTERNATIVA DI SOCIETÀ?

QUALI RAPPORTI TRA CONFLITTUALITÀ DEL LAVORO E MOVIMENTI SOCIALI?



MERCOLEDÌ 17 DICEMBRE ORE 20.45


CASA DELLA CULTURA - VIA BORGOGNA 3 - MILANO




ne discutono

MARIO AGOSTINELLI (Punto Rosso-Fma)

MAURIZIO ZIPPONI

(segretario generale Fiom Milano, autore di Si può! Operai, precari,
impiegati e imprese in un nuovo sistema, Mursia)

CHRISTIAN MARAZZI (Università di Bellinzona - Svizzera)

GIANNI MEAZZA (Laboratorio Lavoro Rete di Lilliput)



Coordinano (in qualità di docenti del corso Lup sul lavoro e le sue
trasformazioni nell'Italia postfordista)

ANDREA FUMAGALLI (Università di Pavia)

ROBERTO ROMANO (Centro Studi Cgil Lombardia)



Organizzano

Libera Università Popolare, Associazione Culturale Punto Rosso-Forum
Mondiale delle Alternative




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LUP - LIBERA UNIVERSITA' POPOLARE - PROSSIMI CORSI



ATTENZIONE!!!! Per motivi tecnici il corso di filosofia, QUATTRO GRANDI
OPERE DEL MARXISMO OCCIDENTALE, viene spostato a dopo le vecanze natalizie.
A breve vi comunicheremo le nuove date con inizio a gennaio 2004.



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Ciclo monografico

LA DEMOCRAZIA



Secondo corso
LE TRASFORMAZIONI DEL LAVORO E IL CONFLITTO CAPITALE-LAVORO NELL'ITALIA
POSTFORDISTA.



Durata: 4 incontri. Luogo: Punto Rosso
Orario: 18.30-20.30.
Quota di iscrizione: 20 Euro



Giovedì 20 Novembre 2003
Le origini della flessibilità.
Il legame tra flessibilità del lavoro, globalizzazione e accumulazione
flessibile : una ricostruzione storica del periodo '68-'73, del perché il
capitale ha bisogno di frammentare il lavoro. Quanto è ancora centrale la
compressione di diritti e salari ai fini del profitto (cioè, c'è ancora una
centralità del lavoro nei processi di accumulazione)? E' ancora il lavoro
la chiave di volta dei processi economici?
Relatore: Andrea Fumagalli (Università di Pavia)



Giovedì 27 Novembre 2003
La precarietà e le sue conseguenze sulle persone (e sulla società)
Ricognizione statistico-analitica della flessibilità in Italia. La
relazione tra flessibilità e occupazione. Il modello di sviluppo italiano,
il lavoro cognitivo e la flessibilità. Le conseguenze sociali della
precarietà: povertà, insicurezza, instabilità. Relatore: Roberto Romano
(centro studi Cgil Lombardia)



Giovedì 4 Dicembre 2003
Postfordismo e lavoro immateriale
Che cos'è il lavoro linguistico-cognitivo e quali potenzialità apre:
cooperazione, condivisione dei saperi, creatività, possibilità di
riappropriazione del proprio lavoro. Quali spazi reali per queste
opportunità? Quanto sono realmente diffuse queste forme di lavoro? Quanto
pesano, quanto determinano? Che possibilità hanno di tradursi in
alternativa?
Relatore: Andrea Fumagalli (Università di Pavia)



Giovedì 11 Dicembre 2003
Postfordismo e precarietà
L'individualizzazione del rapporto di lavoro. Alienazione, lavoro cognitivo
ed appropriazione capitalistica delle conoscenze collettive.
L'irrigidimento autoritario del comando d'impresa. Il rapporto tra lavoro e
consumo, tempo di lavoro e tempo di vita.
Relatore: Andrea Fumagalli (Università di Pavia)






Terzo corso


STORIA DEL PENSIERO POLITICO.
I GRANDI MODELLI DELLA DEMOCRAZIA OCCIDENTALE: TEORIA E STORIA. I PARTE



Durata: 4 incontri. Luogo: Punto Rosso
Orario: 18.30-20.30.
Quota di iscrizione: 15 Euro



martedì 25 Novembre 2003
Platone, Aristotele e la polis greca
Relatore: Mario Vegetti (Università di Milano)



martedì 2 Dicembre 2003
Machiavelli e la Repubblica
Relatore: Monica Quirico (Università di Torino)



martedì 9 Dicembre 2003
Spinoza e lo Stato ebraico
Relatore: Vittorio Morfino (Università di Milano)



martedì 16 Dicembre 2003
Rousseau e la Rivoluzione francese
Relatore: Francesco Muraro



STORIA DEL PENSIERO POLITICO.
I GRANDI MODELLI DELLA DEMOCRAZIA OCCIDENTALE: TEORIA E STORIA.
II PARTE



Durata: 4 incontri. Luogo: Punto Rosso
Orario: 18.30-20.30.
Quota di iscrizione: 15 Euro



Giovedì 15 Gennaio 2004
La filosofia del diritto di Hegel e la critica di Marx
Relatori: Giorgio Riolo e Roberto Mapelli (Punto Rosso)



Giovedì 22 Gennaio 2004
Lenin, Kautsky e Rosa Luxemburg
Relatore: Vittorio Morfino (Università di Milano)



Giovedì 29 Gennaio 2004
Tocqueville e la democrazia in America
Relatrice: Monica Quirico (Università di Torino)



Giovedì 5 Febbraio 2004
Stuart Mill e il liberalismo
Relatrice: Antonella Besussi
(Università di Milano)



Quarto corso
LA NASCITA DELLA DEMOCRAZIA
MODERNA. I PARTE: 1750-1850



Durata: 3 incontri. Luogo: Punto Rosso
Orario: 18.30-20.30.
Quota di iscrizione: 10 Euro



Mercoledì 3 Dicembre 2003
Gli Stati Uniti
Relatore: Bruno Cartosio
(Università di Bergamo)



Mercoledì 10 Dicembre 2003
La Francia
Relatrice: Loredana Scalcon (insegnante)



Mercoledì 17 Dicembre 2003
L'Inghilterra
Relatore: Giorgio Giovannetti (storico)


LA NASCITA DELLA DEMOCRAZIA
MODERNA. II PARTE: 1850-1945



Durata: 3 incontri. Luogo: Punto Rosso
Orario: 18.30-20.30.
Quota di iscrizione: 10 Euro



Mercoledì 21 Gennaio 2004
Gli Stati Uniti
Relatore: Bruno Cartosio (Università di Bergamo)



Mercoledì 28 Gennaio 2004
La Francia
Relatrice: Loredana Scalcon (insegnante)



Mercoledì 4 Febbraio 2004
L'Inghilterra
Relatore: Giorgio Giovannetti (storico)




Per iscriversi basta segnalare telefonicamente la propria intenzione e poi
iscriversi materialmente alla prima lezione.




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conferenza



In una Unione Europea allargata alla turchia: quale posto per i Kurdi?

Roma, 10 dicembre 2003

c/o  rappresentanza in Roma del Parlamento Europeo

Promossa da Ufficio d'Informazione del Kurdistan

in collaborazione con On. Silvana Pisa ed On. Elettra Deiana



Saluti ed introduzione

I SESSIONE Ore 15.00 - 16.15



Quale prospettiva per una soluzione della Questione Kurda?

Moderatore Angela BELLEI

Esponente del KongraGel

Iacopo VENIER, PDCI

Tom BENETOLLO, ARCI

Sen. A. FORLANI, CDU

On. L. MORGANTINI, PRC




II SESSIONE Ore 16.30 - 18.15

Diritti umani nell'UE caso Ocalan e deputati DEP

Moderatore avv. Arturo SALERNI

Avv. Giuliano PISAPIA*

Mauro PALMA, CPT

On. Luigi VINCI, PRC

Mark Muller, KHRP  Londra

Marco ANSALDO, giornalista

Avv. Mario LANA, Pres. Unione Forense Diritti Umani

Avv. M. SAKAR, difensore di A. Ocalan

Avv. S. KENTRIDGE, difensore di N. Mandela*


III SESSIONE Ore 18.30 - 20.00

L'allargamento dell'UE alla Turchia nel semestre di presidenza italiana

Moderatore On. Marco PEZZONI



Sen. F. MARTONE, Verdi

On. V. CALZOLAIO, D.S.

On. Dario RIVOLTA, F.I.

On. Gianpaolo GOBBO*, Lega

Emilio MOLINARI, già Sen.della Repubblica



Discussione aperta






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IMPERO,
GUERRA INFINITA,
POTERE NUCLEARE

LUNEDI' 15 DICEMBRE
ORE 17,30
SALA DEL COMUNE
PIAZZA 2 GIUGNO
CARRARA

INCONTRO CON

GIULIETTO CHIESA
GIORNALISTA, PRESIDENTE MEGACHIP

MANLIO DINUCCI
SAGGISTA, AUTORE DEL LIBRO
"IL POTERE NUCLEARE"




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NOVITA' EDIZIONI PUNTO ROSSO


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AA.VV.
Questione agraria e globalizzazione


Cruciale per l'avvenire dell'umanità, la questione agraria è al cuore delle
contraddizioni e delle aberrazioni dell'attuale globalizzazione. Le
politiche del libero scambio, imposte nelle condizioni di estrema
ineguaglianza, accrescono i divari: sovraproduzione da una parte,
malnutrizione dall'altra. I problemi sociali e ambientali causati dal
modello agricolo dominante sono palesi: crollo dei prezzi internazionali,
esodo rurale massiccio, pauperizzazione, carestie ricorrenti nel sud, crisi
alimentare al nord...
Questa dinamica è a favore delle transnazionali dell'industria alimentare,
ma penalizza centinaia di milioni di piccoli contadini.
La problematica dell'acesso alla terra rinvia alle differenti concezioni
della riforma agraria: da una parte quelle in sontonia con la
liberalizzazione dei mercati, dall'altra quelle per una vera
democratizzazione dell'agricoltura. L'articolazione sul piano
internazionale di numerosi movimenti contadini locali rimette la questione
delle alternative al centro dei dibattiti. Saggi sulla questione agraria
nel mondo e sulle sue implicazioni teoriche e politiche. Collana Quaderni
di Alternatives Sud, pp. 260, 13 Euro



François Houtart
La tirannia del mercato e le sue alternative


I testi presentati in questo lavoro cercano di smontare il discorso
classico sul mercato che presenta quest'ultimo come dimostrazione e come
unico meccanismo capace di risolvere i problemi economici e sociali
dell'umanità.
In Europa, la forma di mercato esistente, vale a dire il mercato
capitalistico, viene messo in discussione soltanto da una minoranza.
Diventa dunque importante mettere a disposizione di un pubblico il più
vasto possibile delle analisi che permettano di comprendere i meccanismi di
funzionamento del "capitalismo reale". Collana Libri/FMA n 9, pp. 224, 13
Euro




Forum Mondiale delle Alternative
a cura di F. Houtart, S. Amin

La globalizzazione delle resistenze. Lo stato delle lotte 2002/2003

Il libro raccoglie i contributi di diversi autori da tutte le parti del
mondo sullo stato delle lotte nei diversi continenti e alcuni saggi sui
temi principali della resistenza alla globalizzazione capitalistica e sulle
sue alternative.


Collana Libri FMA/8, pp. 420, 15 Euro.

Pubblicato in collaborazione con Terre Des Hommes



Indice

1. Lo stato dei Luoghi - Lo stato delle lotte
1. L'Asia dell'Est. 2. La Cina. 3. Il Sudest asiatico. 4. L'india. 5. Il
Mondo Arabo e il Medio Oriente. 6. L'Africa Subsahariana. 7. L'America
Latina. 8. L'America del Nord. 9. L'Europa dell'Est. 10. L'Europa
Occidentale

2. Le poste in gioco globali delle lotte contemporanee
1. Il petrolio chiave del dominio economico. 2. L'acqua, sfida globale
dell'avvenire, tra privatizzazione e bene comune dell'umanità. 3. Il debito
estero, meccanismo di estrazione delle ricchezze. 4. La lotta contro la
povertà, utilità politica di un argomento nel nuovo ordine mondiale. 5. I
movimenti delle donne per un'altra globalizzazione. 6. La militarizzazione
del mondo e le nuove condizioni della pace

3. L'ampiezza delle sfide, riflessioni sulle origini e i percorsi delle
resistenze e delle lotte
1. La dimensione economica. 2. La dimensione sociale. 3. La dimensione
culturale. 4. La dimensione politica

4. La ricerca delle alternative
1. Il paradigma dello sviluppo. 2. Progetti e livelli delle alternativie



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Atilio A. Boron

IMPERO & IMPERIALISMO
Una lettura critica di Michael Hardt e Antonio Negri



L'imperialismo attuale non è lo stesso di trent'anni fa. E' cambiato, ma
non è diventato il suo contrario, come ci propina la mistificazione
neoliberista.
Esso continua ad opprimere i popoli e le nazioni, seminando ad ogni passo
dolore, distruzione e morte. Nonostante i cambiamenti conserva la sua
identità e struttura e continua a perpetuare la sua funzione storica nella
logica dell'accomulazione mondiale del capitale. Le sue mutazioni, la sua
volatile e pericolosa compresenza di tradizione e innovazione, richiede la
costruzione di un nuovo approccio che ci permetta di capire la natura
attuale dell'imperialismo.
Questa continuità dei paradigmi fondamentali dell'imperialismo - non
necessariamente della sua fenomenologia - viene ignorata nell'opera di
Hardt e Negri, tanto che in nome di tale negazione essi definiscono
l'Impero.
Cercheremo, con questo libro, di dimostrare che, come le Mura di Gerico non
crollarono di fronte al suono delle trombe di Giusuè e dei suoi sacerdoti,
così nemmeno la realtà dell'imperialismo svanisce davanti alla fantasia dei
filosofi.

Atilio A. Boron è docente di Teoria politica e sociale all'Università di
Buenos Aires (UBA)
ed è segretario della CLACSO (Consiglio latinoamericano di scienze sociali)

Collana Libri Varia, pp. 160, 10 Euro.




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BIBLIOTECA MINIMA

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ROMANO GASPAROTTI - I MITI DELLA GLOBALIZZAZIONE. GUERRA PREVENTIVA E
LOGICA DELLE IMMUNITA' - prefazione di Pietro Barcellona

EDIZIONI DEDALO, BARI 2003, pp. 219, ¤ 15



Un libro che affronta la costellazione dei problemi attorno alle nozioni di
globalizzazione, alternative, postmodernismo, guerra, culture, alterità
ecc. in un modo insolito, ma molto fecondo. Un libro che raccomandiamo con
piacere scritto da un animatore delle attività del Punto Rosso nell'area di
Venezia.



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MAURIZIO ZIPPONI - SI PUO' OPERAI, PRECARI, IMPIEGATI E IMPRESE IN UN NUOVO
SISTEMA - MURSIA MILANO 2003, pp. 252, ¤ 12,50



Un libro scritto in collaborazione con Lella Bellina da un protagonista
delle più recenti vicende sindacali e politiche dell'area lombarda. I
lavoratori non solo come specie umiliata e vilipesa, da proteggere, ma
soggetti delle proposte alternative (come per esempio la trasformazione
dell'area di Arese), dell'innovazione, della possibile ricomposizione con
il precariato e con tutte le figure della flessibilizzazione.



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Vincenzo Accattatis, Il giudice nello stato liberaldemocratico, Firenze, Il
Ponte Editore, 2003

pp. 186; Euro 10. Isbn 88-88861-07-6



La difficile lotta per la realizzazione dell'indipendenza della
magistratura in Italia; la politicizzazione della magistratura e la
possibile iscrizione dei magistrati ai partiti politici; l'azione delle
lobbies sulla magistratura; la corruzione dei giudici; il sistema delle
raccomandazioni; l'iscrizione dei giudici alle logge massoniche; le "toghe
rosse" sono i temi affrontati in questo libro. In appendice il "caso
Berlusconi", in Italia e in Europa.

In definitiva, una breve storia dell'indipendenza della magistratura con
l'ottica di mettere a fuoco i molti problemi, politici e sociali, che
questa comporta. Una storia, cioè, delle ombre dello Stato
liberaldemocratico che, pur in presenza di una Costituzione di ispirazione
antifascista, non è riuscito a rinnovarsi.



Vincenzo Accattatis ha svolto le funzioni di giudice del lavoro e di
giudice di sorveglianza presso il tribunale di Pisa. È stato privato delle
funzioni di giudice di sorveglianza per aver preso iniziative giudicate
eterodosse. La relativa vicenda è documentata in Magistrati scomodi. Un
tentativo di epurazione (Bari, Dedalo, 1974) e in Crimini di pace (Torino,
Einaudi, 1975). Collabora a quotidiani e riviste. Per la Feltrinelli ha
diretto le collane «Politica e giustizia» e «Il socialismo giuridico». Fra
i suoi libri piú recenti, Governo dei giudici e giudici del governo,
Milano, Angeli, 1998, e Quale Europa?, Milano, Edizioni Punto Rosso, 2000




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MATERIALI

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FSE Parigi 2003

di Mario Agostinelli



Premessa



"Non è stato facile prendere l'eredità dell'immenso successo di Firenze".
Con queste parole Michel Rousseau, segretario di Euromarches-marches
europeennes ed uno degli organizzatori del Forum Sociale Europeo 2003 di
Parigi, inizia la sua lettera di ringraziamento e di compiacimento
indirizzata a quanti hanno dato vita alla cinque giorni di Paris-St. Denis-
Bobigny-Ivry dei movimenti sociali dell'Europa. C'è tutta la soggezione per
la sorpresa magnifica, quasi impossibile da ripetere, con cui si era usciti
dai dibattiti della Fortezza da Basso e si era riconsegnata Firenze alla
pace con un fiume di un milione di persone, dopo averla liberata dalla
paura e dall'ira animosa e ridicola delle Fallaci, degli Zeffirelli, dei
Berlusconi. E c'è una parte anche del rammarico con cui, a distanza di un
anno - quasi un secolo di questi tempi! - si registrano le sfasature tra
movimento e politica, tra società ed istituzioni, tra aspirazioni mature al
cambiamento e la violenza oscurantista del terrorismo e della guerra. Uno
stare in campo fiducioso della democrazia mentre i poteri convergono sulla
visione unilaterale di una elite mondiale che non cerca il consenso. A mio
avviso non si sta rendendo giustizia a ciò che questo movimento duraturo,
in grado di emergere ad ogni appuntamento significativo, radicato in forme
sconosciute alle esperienze che l'hanno preceduto, costituisce per la
ricostruzione di uno spazio pubblico in cui la rappresentanza, la
democrazia ed i diritti valgano in sé e non come appendici residuali del
mercato, che ha preso in mano le sorti e traccia una rovinosa direzione di
marcia per il pianeta. A dire il vero, questo è il movimento che prende
atto dei guasti e dei fallimenti del neoliberismo e con la radicalità
suggerita dal realismo si rifiuta di agire solo a valle, negli spazi
ritagliati dal capitalismo compassionevole o dalle guerre umanitarie, ormai
diventati tout court corporativismo populista e guerra infinita e
preventiva.

Penso che in Italia, in particolare, l'urgenza drammatica del caso
Berlusconi contribuisca ad assumere solo in chiave tattica le novità sul
fronte sociale ed a far dimenticare che non si vince a sinistra solo per
accorte manovre degli stati maggiori. Basterebbe riflettere sul fatto che
il più alto grado di unità e di alterità al Governo è proprio venuto in
questi ultimi anni attorno a contenuti - pace, partecipazione, diritti del
lavoro, beni pubblici, libertà di informazione, uguaglianza di fronte alla
giustizia - che sono state al centro delle iniziative più vaste degli
ultimi trentanni, ma su cui le alleanze politiche nel centro sinistra
continuano a glissare. Così l'intera nostra stampa, con la sola eccezione
di Liberazione ed, in parte, del Manifesto, non ha dato risalto alcuno agli
eventi parigini, al contrario della stampa d'Oltralpe o di quella spagnola
e tedesca, che dedicavano intere pagine alla riflessione e non solo alla
cronaca. Sembrerà un paradosso, ma Fassino, che l'anno scorso dichiarava
poco felicemente di non aver preso parte alla manifestazione fiorentina
"per non metterci il cappello", quest'anno ha convocato senza esitazioni
l'assemblea congressuale dei DS per la lista unica alle europee proprio in
concomitanza con il più grande appuntamento di massa del continente.
D'altra parte gli stessi intellettuali italiani sono rimasti alla finestra
e non solo per quella sottile pretesa di autosufficienza culturale che
anima un poco gli organizzatori francesiŠ Certo, l'organizzazione
decentrata, nelle tre banlieuses separate da ore di collegamenti
metropolitani ha nuociuto all'unitarietà delle presenze ed alla
comunicazione tra i 53000 iscritti distribuiti su 55 plenarie, 250
seminari, un centinaio di laboratori, assistiti da 2000 volontari e 1200
interpreti. Certo, la maggiore disponibilità verso la manifestazione dello
stesso Governo francese ha caricato di minore tensione i lavori del Forum e
ne ha quindi ridotto l'impatto esclusivamente conflittuale che piace così
tanto alla rappresentazione mediatica che da noi va per la maggiore. Certo,
il movimento francese esprime un pluralismo meno ampio di quello italiano,
una maggiore rigidità culturale, una presenza meno militante delle
ispirazioni religiose che si contaminano con le formazioni laiche, un
raccordo più incerto con il movimento sindacale. Certo, bisognerà
riflettere sulla opportunità di appuntamenti talmente vasti da annacquare
la caratteristica forse più proficua del "movimento dei movimenti", che è
quella di mettere in comunicazione e relazione temi, esperienze e
appartenenze anche distanti, ma riconducibili alla potentissima categoria
del contrasto alla guerra e al liberismo. Ed in futuro potrebbe essere
utile organizzare approfondimenti tematici lasciando ai forum territoriali
continentali o subcontinentali il ruolo insostituibile di "fiera", di
incontro, di scambio e di autoidentificazione in un progetto comune. Ma
tutto questo non spiega la sottovalutazione con cui il dibattito
politico-sociale italiano ha attraversato Parigi, quasi non si preoccupasse
di prenderne in consegna le conclusioni. Proprio per ciò vorrei in queste
note riprendere almeno alcune delle novità più rilevanti.



1.      L'Europa dal basso



"Il potere costituente sta nelle mani e nella volontà dei cittadini
europei, ma in questo momento si sta elaborando un progetto di Costituzione
Europea al di fuori della società civile: questo progetto non risponde alle
nostre aspirazioni; noi lottiamo per un'altra Europa". Affermazioni molto
impegnative, che sono contenute nel documento dell'assemblea finale del 16
Novembre e che dovrebbero per lo meno trovare qualche eco nel dibattito che
segue le riunioni affannose  e le polemiche tra i governi della CIG sotto
la presidenza di Berlusconi. In effetti le critiche mosse dal FSE sono
state riprese da Fitoussi, da Lazar, da Habermas, da Derrida e perfino,
indirettamente, da Dahrendorff, ma l'attenzione puntigliosa che le
assemblee hanno dedicato ai contenuti della futura Costituzione non si è
affatto tradotta in lotta politica al tavolo delle forze e delle idee che
hanno trovato convergenza sulla Convenzione e che stancamente dibattono
lontano ormai da un'Europa federale e di democrazia sociale .E'
estremamente significativo come anche organizzazioni moderate e interne
alla prassi istituzionale, come il Movimento Federalista Europeo, si siano
invece rivolte direttamente ai partecipanti di Parigi con un appello per
convocare una convenzione costituente a sovranità popolare in piena
consonanza di contenuti, a testimonianza di una avvenuta contaminazione:
"un'Europa di pace che ripudia la guerra, una cittadinanza cosmopolita
legata alla residenza, un'Europa sociale e dei diritti". E' in virtù di una
autentica vitalità che il FSE coglie l'orizzonte continentale come
contenitore spazio-temporale di rivendicazioni fino ad ora difese e
rielaborate solo in ambito nazionale, mentre sono invece in via di
smantellamento su scala globale. Corrisponde ad un salto di qualità
dell'iniziativa e ad una testimonianza di lucidità, dal momento che la
costruzione europea è un passaggio di civiltà prodotto dalle generazioni
precedenti ed in particolare da quella antifascista, che aveva individuato
nel lavoro e nel ripudio della guerra i tratti fondanti del patto sociale
per il futuro. Non è per caso che "bella ciao" è diventata "la" canzone
delle ragazze e dei ragazzi del movimento. A Parigi, assai più che a
Firenze - e non poteva che essere così dal momento che si sta
materializzando una costituzione "octroyee" a dispetto di un protagonismo
sociale tutt'altro che sopito - si è identificato un percorso di aggancio
tra lotte e campagne di massa e caratteri di nuova civiltà di una
costruzione dell'Europa che incrocia la globalizzazione. Non propaganda, né
un discorso generico sui valori dell'occidente, né l'equivoco di una terza
via, ma la praticabilità della pace senza se e senza ma di fronte alla
dimensione nuova della guerra, dello ius soli di fronte alla limitazione
della cittadinanza ai soli nativi, del diritto al lavoro e della piena
occupazione di fronte alla precarietà strutturale e al ridimensionamento in
atto della tradizione giuslavorista. Va poi detto che in particolare
l'apporto francese e tedesco alla discussione ha portato in luce il legame
diretto tra servizi pubblici e universalità del welfare; ha fatto emergere
il conflitto tra crescita economica e valorizzazione della natura; ha fatto
assumere la diversità culturale come dimensione della stessa libertà di
informazione e del diritto alla comunicazione. Sono temi che erano restati
in ombra nella discussione precedente e che ora troveranno collocazione
nell'elaborazione del Forum europeo per la democrazia costituzionale. In
definitiva, rispetto alla Convenzione europea e ai lavori della CIG, a
Parigi è andata in porto una duplice operazione: quella di disvelare i
tratti di dottrina liberista assunti in un progetto di costituzione tenuto
finora gelosamente al riparo da un dibattito pubblico e quella di
denunciare la stabilizzazione  di un governo sovranazionale degli
esecutivi, che interrompe il circuito della rappresentanza e della
sovranità popolare riconosciuto dalle Costituzioni dei singoli Paesi
dell'Unione. Con queste convinzioni e con la messa a disposizione
dell'elaborazione dei tavoli tematici e delle campagne in corso, si è di
fatto aperto anche un confronto in piena autonomia tra il movimento e
l'insieme delle istituzioni democratiche di ciascun territorio e nazione,
che potrebbero a loro volta essere portate a confliggere con il deficit
democratico e sociale delle future istituzioni europee. La giornata di
"azione per un'altra Europa" decisa per il 9 Maggio, data prevista per la
ratifica della Costituzione, rappresenta una novità con cui dovrà alla fine
fare i conti un testo controverso, deludente e contorto prodotto dalla
Convenzione, ma che per l'opinione pubblica sembra finora in discussione
solo da destra. Per la preparazione di quella scadenza, il FSE si rivolge
in particolare al movimento sindacale europeo, che ha già in parte risposto
affermativamente con il dispiegamento di FIOM e IG Metall alla testa del
corteo del 16 Novembre.



La critica al concetto di crescita



Raramente, quanto al Forum parigino, si è assistito ad una critica così
estesa al concetto di crescita. Occorre dire che, al pari
dell'accelerazione per la dimensione europea, anche su questo aspetto viene
ad  incidere un fatto oggettivo portato dall'esterno, che è costituito
nella fattispece dallo sconvolgimento climatico e dall'inquietante canicola
dell'estate europea del 2003. Alle parole supponenti e autoconsolatorie di
Bush- "la crescita è la chiave del progresso ambientale, in quanto fornisce
le risorse che consentono di investire nelle tecnologie appropriate: è la
soluzione, non il problema" -  Latouche, Altvater, Ravaioli, Ferrante,
Navarro, Stupples, e Diakos hanno cercato risposte nella decrescita e nel
rallentamento, con una rottura di non poco conto con la tradizione della
stessa sinistra. Si tratta della crisi del concetto quantitativo di
"massimizzazione" che ha dominato l'economia classica ed il processo di
industrializzazione basato sui combustibili fossili fino alla sua
estremizzazione liberista, confermata quando i conflitti con l'ambiente e
con la società ne esigevano invece il superamento. L'economia tradizionale
non tiene in alcun conto il fatto che materia ed energia entrano nel ciclo
economico produttivo per uscirne degradati e con minor valore: si è così
scoperto che l'aumento della produttività del lavoro a scapito della
produttività della natura è connaturato al modo di produzione capitalistico
e al sistema d'impresa, ma non crea solo guasti nell'immediato sul piano
sociale , bensì si rivela una scelta insostenibile nel lungo periodo.
Essendo inevitabile in termini fisici la decrescita della produzione al
passare del tempo, occorre orientarsi a produrre valore con meno materia,
con meno energia, con maggiore lentezza, aumentando l'efficienza assai più
che la produttività dei processi. Si tratta di un mutamento enorme a
livello delle politiche industriali, dell'estensione dell'economia sociale,
della riappropriazione del proprio tempo e di una riconsiderazione della
riduzione dell'orario di lavoro, della definizione dei beni comuni come
l'acqua e l'energia da sottrarre alla commercializzazione ed alla
privatizzazione. Occorre convincersi che la produzione di qualsiasi bene o
servizio, in termini di consumo di materia e di degrado dell'energia,
comporta un'opportunità in meno per gli esseri viventi che verranno dopo di
noi. Si tratta di un'estensione intergenerazionale del concetto di
solidarietà a cui la politica che conosciamo non ci ha affatto abituato e
che obbliga ad uno spostamento del nostro orizzonte temporale. Siamo oggi
costretti a rivedere la nostra concezione dello sviluppo, a sentirci parte
di un destino comune con quelle risorse e quell'energia che sono in grado
di ordinare il mondo vivente, ma solo a costi sopportabili, limitandone il
degrado e consentendone la ricostruzione della base rinnovabile. A fronte
del progressivo esaurirsi delle fonti fossili occorrerà fasare sempre di
più i tempi della produzione e del consumo a quelli del flusso solare e dei
grandi cicli naturali come quello dell'acqua, elemento vitale per
eccellenza. E' in questa consapevolezza ancora abbozzata che si è
sviluppato prima nel Forum Mondiale ed ora anche in quello europeo un
dibattito sull'economia

del tutto irrituale e una riflessione sulla "bioeconomia", una disciplina
che ha incontrato nel passato solo sporadiche attenzioni negli ambienti
scientifici ed universitari del mondo occidentale. La riprova di uno sforzo
a tutto campo viene dal progetto varato a St. Denis di un contratto
mondiale per la conservazione e la qualità dell'energia, in analogia con il
contratto mondiale per l'acqua. La follia della guerra e della corsa agli
armamenti ha così trovato una conferma anche come crimine
energetico-ambientale e come distruzione inferta anche alle generazioni
future.



La presenza delle donne



Gli attenti bilanciamenti degli organizzatori del Forum prevedevano come
condizione per una corretta rappresentanza anche il pluralismo di genere.
Ad ogni presidenza e ad ogni gruppo di relatori spettava un pacchetto di
proposte secondo equilibri riconosciuti e concordati. Ma questo utile
formalismo è stato in effetti travolto durante tutta la manifestazione da
un protagonismo assai significativo da parte delle donne e dal peso assunto
dalla iniziativa di avvio del Forum: una assemblea per i diritti delle
donne tenuta a Bobigny il 12 Novembre. Più di 5000 delegate provenienti da
44 Paesi hanno riempito una sala stracolma ed hanno discusso della
prospettiva di uguaglianza, sotto il cui profilo è stata posta la questione
di genere, in cinque gruppi dal titolo estremamente indicativo: donne e
guerra, donne e violenza, diritto al lavoro, donne e migranti, donne e
potere. Oltre all'inaspettata affluenza è stata la qualità delle
testimonianze e delle proposte che ha dato un carattere all'evento, facendo
pesare i contenuti del documento finale sull'esito di tutte le plenarie dei
giorni successivi. Come contributo dall'Europa alla imprevedibile novità
della sessione sul patriarcato che si terrà al Forum Mondiale in India, è
stato denunciato il dominio maschile che attraversa i rapporti sociali e
sessuali nelle culture, nelle religioni, nei comportamenti e come
discriminazione irrisolta nella società e nella famiglia. Questo dominio è
stato tuttavia attualizzato e nei fatti riproposto come chiave di lettura
anche della società europea in evoluzione, con la sua sottovalutazione
della sfera della riproduzione, le tensioni sui nodi dell'emigrazione, la
difficoltà nell'incontro fra le culture, a partire dall'acutissima
prossimità e attualità della questione femminile nel mondo islamico.
Sfuggendo a tentazioni minoritarie, è stato avanzato il principio
dell'uguaglianza tra i sessi come valore dell'identità democratica europea
, da riprendere nel testo costituzionale superando il concetto più debole
di parità. Quando poi nella sala di Bobigny è giunta la notizia della
strage di Nassirya, le donne italiane hanno legato l'emozione ed il dolore
alla richiesta secca del ritiro delle truppe in Iraq. "Via i signori della
guerra, via la guerra dalla storia, via l'Europa dalla guerra" sono le
affermazioni del volantino che esse hanno distribuito già nella serata
davanti all'ambasciata italiana. Molti altri temi, dal lavoro,
all'informazione, all'immigrazione hanno ricevuto contributi di rilievo.
Tuttavia queste note non si propongono di essere in tutto esaurienti,
quanto di evocare la sostanza dentro e dietro l'evento. Concludere una
riflessione sulle giornate di Parigi con l'accenno alla presenza femminile
corrisponde alla certezza di essere in presenza di una fase di crescita e
consolidamento di questo movimento, costretto dalle "nebbie della guerra" a
temprarsi nei suoi orientamenti, a cercare la sua identità e il suo profilo
più su se stesso che nell'immagine che la potenza dei media gli vorrebbe
assegnare. Il timore che un ceto politico professionale potesse occupare la
ribalta della cronaca non ha mai impensierito il movimento femminista che
cercava nella pratica delle relazioni concrete il punto di verità sulla
propria crescita ed il proprio potere. Oggi questo timore non deve sfiorare
nemmeno noi, dato che fa ancora differenza per la gente comune limitarsi a
partecipare solo ai momenti elettorali o essere invece soggetto di
proposte, di processi democratici effettivi e di lotte con cui si
costruisce solidarietà e si conquista giustizia ed uguaglianza. Il
movimento dei movimenti, che i Francesi hanno opportunamente ribattezzato
"altermondiale", rappresenta innanzitutto questo. In tal senso,
l'elaborazione di rivendicazioni sempre più organiche e il diffondersi di
una radicalità aperta all'ascolto e ad un continuo confronto emanano un
autentico fascino costituente. Le rappresentazioni che il corteo dava di sé
ai Campi Elisi non possono non costituire un argomento di discussione anche
per la crisi di rappresentanza della sinistra: "siamo la stoffa dei sogni"
era scritto su uno striscione; "siamo diversi e plurali e questa è la
nostra forza" è scritto nel documento finale.  Perché qui da noi tanto
silenzio?




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