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Democrazia. La parola a Pericle



da www.articolo21.com

Democrazia. La parola a Pericle
di Daniela Binello

Paolo Rossi, uno degli affabulatori escluso dalla tv di questi tempi, ci
ha regalato ieri sera una chicca d’interesse culturale. All’Ambra
Jovinelli di Roma, nella serata dedicata all’informazione libera e a
una  giustizia indipendente, a cui hanno preso parte esponenti di
Articolo 21 (tutto per merito del nostro “S.Ge.D.E.O.”, Secrétaire
Général Directeur Exécutif Organisateur, Tommaso Fulfaro) e di
Magistratura Democratica (presieduta da Livio Pepino) _ ma non
aspettatevi da me alcun riassunto di ciò che è stato detto: sarebbe il
surrogato di una serata tutta da vivere di persona ridotto a una mera
cronaca col “riporto” _ Paolo Rossi, quel saltimbanco sboccato e
irriverente, quel genialoide di talento e di 50 anni che vorremmo
volentieri vedere incluso nel palmarès del ministero dello spettacolo
(senza la delega allo sport però) _  si è esibito per noi in un reading
a modo suo. Un’esibizione sfiziosa, gioiosa, con quel certo retrogusto
pensieroso e, a tratti, dolente. Sapete, quelle cose che “ti riempiono
il cuore” (fate voi se preferite, ad esempio, il cervello).

Rossi ha letto uno stralcio del discorso da “La guerra del Peloponneso,
libro II” di Tucidide. Il tema è la democrazia spiegata agli ateniesi.
La parola a Pericle, politico ateniese del 495_429 a.C.

“Il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: per questo è
detto democrazia. Le leggi assicurano una giustizia eguale per tutti
nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo i meriti
dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora egli sarà, a
preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, non come un atto di
privilegio, ma come una ricompensa al merito, e la povertà non
costituisce un impedimento. La libertà di cui godiamo si estende anche
alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non
infastidiamo mai il nostro prossimo se preferisce vivere a modo suo. Ci
è stato insegnato di rispettare i magistrati, e le leggi, e di non
dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono un’offesa. E
ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte la cui
sanzione risiede solo nell’universale sentimento di ciò che è giusto e
di buon senso. La nostra città è aperta al mondo; noi non cacciamo mai
uno straniero. Noi siamo liberi di vivere proprio come ci piace, e
tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un
cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle
proprie faccende private. Un uomo che non si interessa dello Stato non
lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché soltanto pochi siano in
grado di dar vita a una politica, noi siamo tutti in grado di
giudicarla. Noi non consideriamo la discussione un ostacolo sulla strada
dell’azione politica. Crediamo che la felicità sia il frutto della
libertà e la libertà sia solo il frutto del valore”.

Pericle

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daniela binello
giornalista - roma
blusole.db@flashnet.it