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Per la vita di Afsaneh Noruzi



A persone e movimenti impegnati per la pace e i diriti umani
alle istituzioni democratiche
ai mezzi d'informazione

PER LA VITA DI AFSANEH NORUZI

Vi inviamo il seguente appello, che appare anche nel numero odierno del
nostro notiziario "La nonviolenza e' in cammino".

Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo

Viterbo, 25 ottobre 2003

Mittente: Centro di ricerca per la pace
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

* * *

APPELLI. AMNESTY INTERNATIONAL: PER LA VITA DI AFSANEH NORUZI
[Dal sito di Amnesty International (www.amnesty.it) riprendiamo questo
appello. Sulla vicenda di Afsaneh Noruzi cfr. anche l'articolo di Giuliana
Sgrena gia' pubblicato nel n. 709 de "La nonviolenza e' in cammino" e che
qui sotto riproduciamo di nuovo]
Afsaneh Nouroozi e' a rischio immediato di esecuzione dopo che la sua
condanna a morte e' stata confermata dalla Corte suprema. Il leader supremo
dell'Iran, l'ayatollah Sayed Ali Khamemei, e' l'unica autorita' del paese in
grado di concedere la clemenza.
Afsaneh Nouroozi e' stata arrestata nel 1997 a seguito dell'omicidio del
capo dei servizi di sicurezza della polizia di Kish, nell'Iran meridionale.
A quanto sembra, agi' per autodifesa, difendendosi da un tentativo di
stupro. Si trova attualmente nella prigione di Bandar Abbas, le cui cattive
condizioni di detenzione sono ampiamente note.
Nel corso del 2003 Amnesty International ha accertato 83 esecuzioni, anche
se il totale effettivo puo' essere assai piu' elevato.
*
The Leader of the Islamic Republic, His Excellency Ayatollah Sayed Ali
Khamenei,
The Presidency, Palestine Avenue, Azerbaijan Intersection, Tehran
Islamic Republic of Iran
Your Excellency,
We are members and supporters of Amnesty International, the non-governmental
organization which since 1961 has been working in defense of human rights
wherever they are violated.
We would like to draw your attention to the case of Afsaneh Nouroozi, who is
at imminent risk of execution after the death sentence against her was
upheld by the Iranian Supreme Court.
We recognize the rights and responsibilities of governments to bring to
justice those suspected of criminal offences. Nevertheless, we oppose the
death penalty as the ultimate violation of the right to life and of the
right not to be subjected to cruel, inhuman or degrading treatment or
punishment.
We respectfully remind you of Iranķs obligations under Article 6 of the
International Covenant on Civil and Political Rights and the Universal
Declaration of Human Rights, which states in Article 3: "Everyone has the
right to life, liberty and security of person".
For all these reasons, we ask you to use your powers of clemency to commute
Afsaneh Nouroozi's death sentence.
While thanking you for your attention we remain.
Yours sincerely,
Nome e indirizzo

APPELLI. PEPPE SINI: PER LA VITA DI AFSANEH NORUZI
Noi diciamo che occorre salvare la vita di Afsaneh Noruzi.
La nostra opposizione alla pena di morte non si basa su argomenti accessori
(la possibilita' di errori giudiziari, la crudelta' delle forme di
uccisione) ma sul nocciolo stesso di essa: il fatto che uccidere un essere
umano e' inammissibile sempre.
Ed a maggior ragione quando a compiere l'omicidio e' un'istituzione pubblica
che dovrebbe essere sempre preposta a difendere la vita delle persone, non a
sopprimerle; giacche' se le istituzioni, il cui unico fine e la cui unica
legittimita' e' nella funzione di promuovere e sostenere la civile
convivenza (il con-vivere, il vivere insieme; il vivere delle persone,
quindi), tradendo questo mandato viceversa uccidono, con cio' stesso non
solo commettono il crimine supremo, ma legittimano chiunque a fare
altrettanto, disgregano ogni possibilita' di societa', di civilta', di
convivenza.
*
Occorre parlar chiaro: noi sosteniamo la superiorita' morale della scelta
della nonviolenza, del preferir morire anziche' uccidere; ma riconosciamo
senza esitazioni ad ogni essere umano che gli e' consentito l'esercizio
della legittima difesa in stato di necessita', fino al culmine tragico
dell'uccidere per salvare da morte se stessi o altri. Non per questo
uccidere diventa un diritto, ne' un dovere, ma puo' essere talvolta nella
percezione di taluno nella piu' critica delle situazioni una tragica estrema
orribile necessita'. E puo' essere anche una non voluta sciagurata
conseguenza di un tentativo affannoso e disperato di difendersi.
Ma quel che e' consentito ad ogni essere umano in situazioni estreme non
puo' essere consentito alle istituzioni, che peraltro solo per metafora sono
vive, che non sono esseri viventi, e unici ed insostituibili come e' ogni
essere umano.
Cosi' la pena di morte e' un crimine sempre; e a maggior ragione - va da
se' - la guerra. Cosi' ogni condannato a morte deve essere salvato.
Cosi' noi diciamo che occorre salvare la vita di Afsaneh Noruzi.
*
Noi diciamo che occorre salvare la vita di Afsaneh Noruzi.
E non solo perche' il crimine di cui e' accusata, se pur lo ha commesso, si
puo' configurare come legittima difesa in stato di necessita', o - se si
vuole - come "eccesso colposo" di legittima difesa in stato di necessita'.
Noi diciamo che occorre salvare la vita di Afsaneh Noruzi perche' a nessun
essere umano deve essere tolta la vita, e se non possiamo piu' resuscitare
il violentatore ucciso, possiamo e quindi dobbiamo salvare la vita della sua
vittima, della sua assassina (se tale fosse).
*
Noi diciamo che occorre salvare la vita di Afsaneh Noruzi e di tutte le
persone condannate a morte in tutte le parti del mondo: in Iran come negli
Stati Uniti d'America, in Cina come a Cuba.
Noi diciamo che occorre salvare la vita di Afsaneh Noruzi.
Tante possono essere le forme di intervento. Amnesty International ne
propone una, sua tradizionale, e molte volte rivelatasi efficace.
Affinche' questa vita umana, questa concreta persona umana, sia salva, molte
forme democratiche e nonviolente di impegno possono essere esperite: in
primo luogo scriverne ai mass-media nostri e internazionali perche' di
questa vicenda l'opinione pubblica sia avvertita; chiedere ai nostri
legislatori e governanti di chiedere anch'essi - e con atti ufficiali  ai
loro omologhi iraniani che Afsaneh Noruzi non sia uccisa; promuovere
iniziative di riflessione e testimonianza, di incontro e mobilitazione.
Tanti sono i modi democratici e nonviolenti, a ciascuna e ciascuno di fare
qualcosa.
Noi diciamo che occorre salvare la vita di Afsaneh Noruzi. Noi diciamo che
occorre salvare la vita di ogni essere umano.

APPELLI. GIULIANA SGRENA: PER LA VITA DI AFSANEH NORUZI
[Riproduciamo ancora una volta questo articolo estratto dal quotidiano "Il
manifesto" del 18 ottobre 2003. Giuliana Sgrena, intellettuale e militante
femminista e pacifista tra le piu' prestigiose, e' tra le maggiori
conoscitrici italiane dei paesi e delle culture arabe e islamiche; autrice
di vari testi di grande importanza (tra cui: a cura di, La schiavitu' del
velo, Manifestolibri, Roma; Kahina contro i califfi, Datanews, Roma; Alla
scuola dei taleban, Manifestolibri, Roma); e' stata inviata del "Manifesto"
a Baghdad, sotto le bombe, durante la fase piu' ferocemente stragista della
guerra tuttora in corso]
Se ti stuprano ti lapidano, se ti difendi fino all'estremo di uccidere il
tuo aggressore ti impiccano.
Una triste sorte che accomuna le donne di diversi continenti, vittime dei
pregiudizi maschili che incoraggiano la violenza sessuale accanendosi invece
contro chi la subisce in nome della legge islamica. La stessa legge che in
caso di omicidio prevede persino l'annullamento della sentenza capitale se
la famiglia offesa accetta un risarcimento monetario.
Una possibilita' che non avra' Afsaneh Noruzi, iraniana di 32 anni, che tra
pochi giorni sara' impiccata. Afsaneh e' stata condannata a morte per aver
ucciso un ufficiale di polizia che aveva tentato di violentarla.
Il fatto e' avvenuto nel 1997 sull'isola di Kirsh, nel Golfo persico, meta
turistica iraniana. Asfaneh era ospite con la sua famiglia di un conoscente
che viveva in un appartamento adiacente e che approfittando dell'assenza del
marito della donna aveva cercato di violentarla, lei si era difesa
accoltellandolo.
La condanna e' stata implacabile: alla forca. Inutilmente l'avvocato di
Afsaneh Noruzi nel corso del processo si e' appellato ad un articolo del
codice penale islamico che prevede una reazione "proporzionata" per
difendere "la propria vita, il proprio onore, la propria castita',
proprieta' o liberta'" in caso di mancata assistenza da parte delle
autorita'. La donna, che si trova nel carcere di Bandar Abbas, e' stata
condannata il 15 marzo e la condanna e' stata confermata dalla Corte suprema
e notificata il 28 settembre.
Inutile anche l'appello della figlia quindicenne di Afsaneh, Mahdiye
Jahanghiri, che ha scritto una lettera all'ayatollah Mahmud Hashemi
Shahrudi, ultraconservatore, per chiedere "umilmente" la revisione del caso.
Per salvare la vita di Asfaneh si sono mobilitate anche tre deputate
iraniane vicine al presidente riformista Mohammed Khatami. Jamileh Kadivar,
Azam Naseripour e Tahereh Rezazadeh hanno scritto al capo dell'apparato
giudiziario, l'ayatollah Shahrudi, sostenendo che "uccidendo il suo
aggressore, Afsaneh Noruzi non ha fatto altro che compiere il proprio dovere
umano e islamico per difendere il proprio onore di donna musulmana".
In Iran, secondo le organizzazioni per i diritti umani, ogni anno vengono
eseguite tra le 150 e le 200 condanne a morte: negli ultimi anni diverse
donne sono state lapidate per relazioni extraconiugali. L'anno scorso cinque
donne sono state giustiziate, quattro delle quali per aver ucciso il marito.
Amina, la nigeriana condannata a morte per aver avuto una figlia da una
relazione extraconiugale, e' stata salvata grazie alla mobilitazione
internazionale: Amnesty international si e' occupata anche del caso di
Afsaneh Noruzi.
Ma perche' Afsaneh viene lasciata morire senza che il mondo esprima il
proprio orrore e la propria pressione sulle autorita' iraniane?

* * *